Il 1o Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro

Superando.it del 19-05-2017

Il 1o Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro

È stato presentato dall’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) il “1o Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, prezioso documento voluto per analizzare l’efficacia della normativa in tale materia – che verrà d’ora in poi presentato con scadenza annuale – dedicato a un fenomeno come quello infortunistico o delle malattie professionali, che oltre a causare costantemente numerose vittime, provoca anche annualmente la disabilità di svariate migliaia di persone
Copertina del 1o Rapporto sulla Salute e la Sicurezza nei Luoghi di Lavoro dell’ANMIL

L’immagine scelta per la copertina del Rapporto prodotto dall’ANMIL.

«Negli ultimi anni l’attenzione di media, istituzioni e cittadini è molto cresciuta verso il tema della sicurezza sul lavoro, ma, al di là dei meri dati statistici che con impegno l’INAIL diffonde periodicamente, è nostra convinzione che il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali e le problematiche legate alla loro prevenzione meritino una più approfondita valutazione, analizzando l’efficacia della normativa in materia»: così, nei giorni scorsi a Roma, insieme ai principali esponenti istituzionali in materia, i rappresentanti dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) hanno presentato il 1° Rapporto sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, prezioso documento dedicato a un fenomeno come quello infortunistico o delle malattie professionali, che oltre a causare costantemente numerose vittime, provoca anche annualmente la disabilità di svariate migliaia di persone.

«Già da diversi mesi – spiegano dall’ANMIL -, un nostro gruppo di esperti si è dedicato allo studio dei principali interventi del legislatore, della giurisprudenza, della prassi amministrativa e del mondo della ricerca in materia di salvaguardia della salute dei lavoratori e della loro sicurezza in àmbito lavorativo che hanno caratterizzato in modo significativo l’anno precedente e la metà dell’anno in corso. I risultati di tale lavoro – che ha rivolto lo sguardo al contesto nazionale, senza tuttavia perdere di vista la prospettiva europea ed internazionale – costituiscono il nucleo di questo nostro Primo Rapporto, che intendiamo d’ora in poi presentare con scadenza annuale, per comprendere come sia cambiato nell’ultimo decennio il lavoro nel nostro Paese, con i Decreti 81 e 106*, fornendo in tal modo a tutti gli addetti ai lavori un servizio informativo e culturale aggiornato e completo, con l’auspicio di contribuire all’innalzamento del livello di conoscenza, di spirito critico e di quella consapevolezza che il tema merita, considerati i valori costituzionali che lo governano». (S.B.)

* Il riferimento è al Decreto Legislativo 81/08 (“Testo unico in materia di sicurezza e salute sul lavoro”) e del Decreto Legislativo 106/09 (“Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”).

Immobile confiscato alla mafia diventa Informagiovani in lingua dei segni

Immobile confiscato alla mafia diventa Informagiovani in lingua dei segni

Aperto a Palermo uno sportello che offre il servizio in Lis (lingua dei segni). Sarà attivo il lunedì e il mercoledì dalle 15 alle 18.30. Fornirà informazioni su mobilità all’estero, servizio volontario europeo, campi di volontariato nel Sud del mondo

da Redattore Sociale 19 maggio 2017

ROMA – Spesso i terreni confiscati alle mafie sono destinati a progetti davvero originali. E’ il caso dello sportello Informa Giovani, che a Palermo offre anche l’interpretariato in lingua dei segni. Il progetto, ancora in fase sperimentale, sarà presentato oggi alle 15, in via Sampolo 42, proprio in quell’immobile confiscato alla mafia e concesso per 10 anni all’ InformaGiovani dal comune di Palermo. Lo sportello in Lis funzionerà a partire da giugno, tutti i lunedì dalle 15 alle 18.30, reso accessibile ai non udenti attraverso un sistema di interpretariato online e in tempo reale gestito in modo volontario.

Lo spazio rappresenterà un luogo dove i giovani potranno sentirsi a casa: si offriranno infatti informazioni su opportunità di mobilità all’estero, sul Servizio volontario europeo, sul servizio civile nazionale e internazionale, su campi di volontariato nel sud del mondo e più in generale su bandi e opportunità di lavoro. Il tutto attraverso i volontari che lavorano nella struttura. Sarà un luogo di incontro e condivisione per coloro che sono interessati a nuove iniziative e collaborazioni o che comunque lavorano coi giovani, ma soprattutto uno spazio aperto alle iniziative ed eventi che verranno proposti.

Attraverso collaborazioni con altre associazioni e realtà del territorio saranno progressivamente attivati altri punti in diversi quartieri della città. Ma il sogno dell’associazione è quella di estendere il servizio in tutto il territorio nazionale. Per informazioni, contattare l’indirizzo info@informa-giovani.net e il numero 393.9629434 dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 18:00. (Paolo Cocuroccia)

WE_WelcomeEurope

WE_WelcomeEurope
60 anni dei Trattati di Roma, la Ministra Fedeli e il Sottosegretario Gozi premiano le vincitrici e i vincitori del concorso

(Roma, 19 maggio 2017) L’Europa vista dai giovani attraverso foto e video. Centinaia di studentesse e studenti italiani, le loro idee, il linguaggio multimediale per raccontare l’Europa, la sua storia e il suo futuro. Tutto questo è “WE_WelcomeEurope”, il concorso di idee rivolto alle scuole secondarie di I e II grado italiane, promosso in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, che oggi ha visto a Palazzo Chigi la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, e il Sottosegretario alle Politiche e agli Affari europei, Sandro Gozi premiare le giovani vincitrici e i giovani vincitori.

Al concorso, promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno partecipato circa 200 istituti scolastici italiani che hanno presentato oltre 250 progetti tra video (70%) e album fotografici (30%) per raccontare la loro visione di Europa. Alle studentesse e agli studenti è stato infatti chiesto di realizzare un video o un album fotografico capace di raccontare i punti di forza dell’Europa di oggi, per immaginare e costruire l’Europa del domani.

“La scuola deve sostenere le giovani e i giovani a rafforzare la loro conoscenza e la loro consapevolezza di cittadinanza europea, intesa come appartenenza ad una cultura, a valori, a una storia e ad un percorso comuni – ha sottolineato la Ministra Valeria Fedeli -. Lo può fare attraverso concorsi come questo, con attività didattiche specifiche, con scambi e gemellaggi all’estero. I finanziamenti che stiamo mettendo in campo come Ministero vanno proprio in questa direzione. Alle ragazze e ai ragazzi dobbiamo consentire di essere protagonisti dell’Europa che verrà, di prendere parte in modo attivo e con consapevolezza al dibattito sul suo futuro”.

“Col concorso – ha spiegato il Sottosegretario Sandro Gozi – abbiamo chiesto agli studenti cosa farebbero e da cosa partirebbero se dovessero oggi creare per la prima volta l’Unione europea: quali valori, quali bisogni, quali obiettivi comuni? Cosa non rifare? Cosa fare diversamente? E abbiamo chiesto agli studenti di ripensare l’Europa con il loro linguaggio, la multimedialità, la creatività tipica dei giovani. Le loro indicazioni sono molto importanti perché ci dimostrano che l’Europa fa parte della loro quotidianità. I giovani puntano sull’Europa, ma l’Europa deve puntare di più sui giovani. E’ per questo che abbiamo proposto di moltiplicare per dieci il bilancio dell’Erasmus, è per questo che vogliamo moltiplicare per dieci l’Europa migliore, l’Europa delle opportunità”.

I vincitori del concorso sono:

  • per la scuola secondaria di I grado, vincitore della categoria video è l’Istituto Comprensivo San Giorgio di Mantova, classe 2°D con “Idee volanti”; vincitori a pari merito della categoria album fotografico l’Istituto Comprensivo Leonardo da Vinci di Roma, classe 3°B con “Obiettivo Europa” e l’Istituto Comprensivo Virgilio di Roma, Sezione Ospedaliera Bambino Gesù con “Abbattiamo Muri costruiamo Ponti”.
  • per la scuola secondaria di II grado, vincitori a pari merito della categoria l’Istituto Istruzione Superiore Denina di Saluzzo, sezione Rivoira di Verzuolo provincia di Cuneo, classi 5 A e 5 B + studente Liceo Bodoni di Saluzzo con “Senza confini” e l’Istituto Tecnico Statale Pietro Branchina di Adrano (Catania), classe 5° B, Turismo B con “Una giornata agli studenti dedicata”.

I video e gli album fotografici premiati sono pubblicati sul sito del Dipartimento per le Politiche Europee www.politicheeuropee.it

Eccessivo fervore per la tecnologia

da Il Sole 24 Ore

Eccessivo fervore per la tecnologia

di Pietro Bordo

Da molti anni i test d’ingresso delle superiori dimostrano che il 70% dei ragazzi ha competenze linguistiche scarse.
Qualche anno fa il Miur ha condotto uno studio scientifico sugli elaborati di lingua italiana degli studenti della maturità ed ha rilevato che il 75% di loro non sa scrivere bene; anzi, scrive male.
In un paese normale la logica conseguenza di quanto appena detto sarebbe stata un’indagine sull’insegnamento della lingua italiana dai sei ai quattordici anni, con qualche conseguenza significativa per cambiare qualcosa che evidentemente non va.
Invece nella scuola italiana c’è soprattutto un gran fervore sull’argomento tecnologia, sempre più presente nei collegi docenti e nei pensieri del Miur. Sembra che grazie ad essa il futuro sarà radioso per tutti.
Ma è proprio così?
L’ultimo rapporto Ocse, settembre 2015, Students, computer and learning, dice, in pratica, che i Paesi che hanno fatto grandi investimenti nelle dotazioni tecnologiche delle loro scuole non hanno risultati apprezzabili nelle performance in lettura, matematica o scienze. E la tecnologia non ha avuto neanche effetti rilevanti per quanto riguarda l’inclusione e nel recupero degli studenti più poveri e disagiati.
“Technology can amplify great teaching but great technology cannot replace poor teaching”.
Paesi che hanno un uso più capillare del digitale a scuola hanno visto addirittura un peggioramento nelle capacità di lettura.
La scuola digitale quindi non mantiene fede alle promesse della tecnologia.
Anche se, sempre l’Ocse, non c’è dubbio che le competenze digitali rappresentino un elemento fondamentale per l’inclusione in una società in cui la tecnologia è sempre più pervasiva.
Quindi – è il consiglio dell’Ocse – bisogna investire ancora di più nell’istruzione e nella didattica: la tecnologia non è efficace se utilizzata in maniera sostitutiva rispetto alla didattica. Riempire le aule di computer, insomma, risulta alla fine di scarsa utilità.
Ricordiamo la recente lettera aperta di 600 docenti universitari al Presidente del consiglio, alla ministra dell’Istruzione e al Parlamento italiano, promossa dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità. «È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana».
E non dimentichiamoci una frase di Socrate, che diceva più o meno così: “Se soffre la grammatica soffre l’anima”.
Infine, un barlume di speranza: l’iniziativa della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, febbraio 2017, di «promuovere nelle scuole una riflessione su come migliorare la conoscenza della lingua italiana, che è alla base del nostro sentirci una comunità». Anche perché la conoscenza della lingua italiana è propedeutica a tutti gli altri apprendimenti.
Certo, al fine di migliorare tale conoscenza non aiuta il fatto che in tante scuole primarie italiane è previsto che allo studio della lingua italiana siano dedicate sole sei delle quaranta ore che i bambini settimanalmente passano a scuola.
Incredibile, ma vero.

Scuola e sport, ipotesi precompilata

da Il Sole 24 Ore

Scuola e sport, ipotesi precompilata

di A.Gal.

I costi scolastici e le spese per l’attività sportiva dei figli potrebbero debuttare nella prossima dichiarazione precompilata. L’agenzia delle Entrate e Sogei stanno valutando «il rapporto costi benefici» della trasmissione di questi dati che, provenendo da «soggetti non tutti perfettamente informatizzati, soprattutto le associazioni sportive periferiche, rischiano di originare una bassa affidabilità dell’informazione”» ha detto Paolo Savini al convegno “Le nuove forme di dialogo tra fisco e imprese” organizzato ieri al Mef. La qualità del dato che confluisce nella precompilata è un «obiettivo imprescindibile per l’Agenzia» perché «deve costituire in primo luogo un servizio per il contribuente e non invece un problema da risolvere».

Proprio l’esperienza di Sogei nei primi due anni di analisi dei dati della precompilata – 900 milioni di file gestiti e verificati in 20 giorni di calendario – dimostra che la collaborazione con i soggetti “fonte” può aiutare a ribaltare il rapporto con il contribuente «contribuente che talvolta – ha detto Maurizio Verginelli di Sogei – trova attraverso la precompilata scontrini e fatture di cui aveva perso traccia».

I margini di perfezionamento restano comunque ampi, dalle spese per l’amministratore di condominio al debutto quest’anno, ai quadri a) e b) su terreni e fabbricati, dove la percentuale di errore rimane sensibilmente alta per problemi spesso risalenti allo switch carta/digitale. Da sottolineare il ruolo dei Caf che hanno ormai raggiunto il 75% delle deleghe per scaricare la precompilata (14,8 milioni nel 2016). Mauro Soldini lancia però l’allarme: «A fronte della gestione di questa mole di dati, abbiamo subito un taglio del 24% dei trasferimenti dello Stato, con il rischio di un’ulteriore riduzione del 30% nel prossimo triennio: per usare una metafora, stanno tagliando le gambe agli sherpa».

Mobilità, in bilico l’assegnazione provvisoria per tutti. Appello al Miur: le cattedre ci sono

da La Tecnica della Scuola

Mobilità, in bilico l’assegnazione provvisoria per tutti. Appello al Miur: le cattedre ci sono

Il Governo ci ha trattato come “giovani alle prime esperienze lavorative senza vincoli familiari”, obbligandoci all’assunzione anche a mille chilometri da casa.

Ora ci dia la possibilità di tornare a casa. A chiederlo sono i docenti del Comitato 8000EsiliatiFaseB GaE, che da alcuni mesi stanno tampinando il Governo perche si ritengono “fortemente penalizzati”, perche assunti con la Buona Scuola lontano da casa (mentre chi era più giovane e sotto in graduatoria è rimasto nella propria provincia): ora chiedono di ottenere una sistemazione più congrua alle loro aspettative e in linea con le regole sul reclutamento precedenti alla Legge 107/15.

Gli insegnanti si dicono esasperati: ricordano che sono stati “precari per almeno un decennio, non sono giovani alle prime esperienze lavorative senza vincoli familiari, ma professionisti con figli e impegni familiari da mantenere, cosa già non banale con lo stipendio da insegnanti nella propria regione, figuriamoci fuori sede”.

Poi, fanno notare alla ministra che “negli ultimi mesi ci sono stati 4 suicidi tra gli insegnanti separati dalle loro famiglie: quanti ancora ne dobbiamo vedere per riuscire a capire che bisogna porre rimedio a tutti gli errori della 107?”.

Ricordano anche che “se avessero voluto già negli anni precedenti avrebbero potuto volontariamente decidere di spostarsi al Nord per avere la certezza dell’immissione in ruolo. Ma non lo hanno ritenuto indispensabile, perché ogni anno hanno avuto incarichi nella propria provincia, perché erano ai primi posti nelle gae e perché al sud gli alunni ci sono”.

Fanno anche la cronistoria di quanto accaduto nel 2015: “dopo la loro immissione in ruolo a settembre 2017, a distanza di soli due mesi, sono state create 50000 cattedre di potenziamento per nuove immissioni in ruolo. Queste cattedre non sono nate con lo scopo di soddisfare le richieste delle scuole (ptof) e di potenziarne realmente l’offerta formativa, ma sono state create ad hoc per soddisfare tutte le domande di immissione in ruolo di coloro che non avevano trovato una cattedra di diritto a livello nazionale”.

“Questo a svantaggio dei docenti della fase B, che in molti casi non hanno potuto usufruirne, nemmeno durante la mobilità dell’anno successivo, perché il potenziamento è stato dato su altre tipologie di ruoli o su altre classi di concorso”.

“Altra beffa è stata la priorità in fase di mobilità straordinaria di chi da anni aveva scelto volontariamente una sede lontana dalla propria residenza per ottenere il ruolo. Docenti nella stragrande maggioranza ultimi nelle graduatorie della provincia di appartenenza e quindi costretti a spostarsi in altre regioni per riuscire a lavorare”.

Ricordano anche che “con la mobilità straordinaria è stato tolto il vincolo dei tre anni a tutti i docenti immessi in ruolo nei due anni precedenti (e di questo nessuno parla), ma ci si sconvolge invece se quest’anno viene tolto il vincolo agli immessi in ruolo con la 107 (al fine di rimediare agli errori fatti). Inoltre, per due anni di seguito quelli che si definiscono immobilizzati hanno ottenuto la deroga al vincolo per le assegnazioni provvisorie (anche questo sembra che nessuno lo abbia notato)”.

“Ultima beffa – continua il Comitato 8000EsiliatiFaseB Gae – è la trasformazione per il prossimo anno scolastico delle cattedre da organico di fatto ad organico di diritto: queste per il 60% andranno per nuove immissioni in ruolo, in gran parte a chi volontariamente non ha voluto fare domanda nel 2015. Il Miur quindi premierà chi ha boicottato la Buona Scuola e penalizzerà chi invece l’ha accettata”.

“È giusto che ci siano nuovamente le immissioni in ruolo, ma queste non dovrebbero andare a discapito di chi si trova ingabbiato da una serie di “sviste” (o forse scelte?) che non hanno mai sanato il meccanismo perverso della legge 107, che ha penalizzato il merito”.

Infine, pongono le loro richieste sull’immediato: l’aver ottenuto per l’anno corrente le assegnazioni provvisorie sta di nuovo a dimostrare che gli alunni al centro-sud ci sono ed è a loro che gli 8000EsiliatiFaseB vogliono dare continuità didattica.

“Augurandoci che non succeda ciò che è avvenuto a settembre 2016 (spostamenti di docenti a fine settembre a causa dei ritardi da parte del Miur), si ritiene doveroso, al fine di garantire una continuità didattica al sud (gli alunni non sono di serie B ed hanno diritto di continuare con i loro docenti), che venga nuovamente data la possibilità a tutti di poter produrre domanda di assegnazione provvisoria anche per l’a.s. 2017/2018 e che si trovi soluzione – concludono dal  8000EsiliatiFaseB Gae – per riuscire a far rientrare definitivamente nelle loro province tutti i docenti immessi in ruolo con la legge 107″.

Chiamata diretta: scontro sindacati/ANP, molti collegi non votano

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta: scontro sindacati/ANP, molti collegi non votano

Sulla questione della cosiddetta chiamata diretta si profila uno scontro fra Anp e sindacati del comparto.
Cgil, Cisl, Uil e Snals rivendicato il risultato ottenuto con il CCNI dell’11 aprile e sostengono che essere riusciti ad ottenere il coinvolgimento dei collegi dei docenti è uno straordnario passo in avanti che consentirà di tenere sotto sotto controllo la discrezionalità dei dirigenti scolastici.

L’Anp per parte sua sostiene che le delibere dei collegi in materia di criteri e requisiti non sono affatto vincolanti.

Nelle ultime ore i responsabili dei dirigenti scolastici dei 4 sindacati del comparto hanno diramato un comunicato congiunto per ribadire che “le procedure per il passaggio dei docenti dall’ambito alle scuole definite dal CCNI sulla mobilità non rappresentano una limitazione delle prerogative dirigenziali ma consentono invece al dirigente scolastico di svolgere appieno i compiti di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane che legge e contratto gli affidano”.

Nel diffondere il comunicato Flc-Cgil non manca di polemizzare con forza con l’ANP:  “Non sono accettabili – sostiene la Fcl – interpretazioni del CCNI che considerino quello del collegio un semplice parere non vincolante o che prevedano l’individuazione discrezionale da parte del dirigente scolastico dei criteri comparativi con cui misurare i requisiti definiti nella delibera o che infine consentano il ricorso a colloqui per valutare la rispondenza dei docenti presenti nell’ambito alle finalità del POF triennale. Si tratta di interpretazioni fuorvianti non contemplate dal contratto, impugnabili davanti al giudice del lavoro”.

Curiosamente, però, in questo ultimo documento non viene riproposta l’interpretazione contenuta nelle linee guida di qualche giorno fa secondo cui il caso di parità di requisiti il docente da chiamare è necessariamente quello con il punteggio più elevato.

Al netto delle polemiche fra ANP e sindacati del comparto va detto che in diverse scuole in cui i dirigenti hanno messo ai voti delibere costruire secondo le indicazioni dei sindacati del comparto i collegi hanno votato contro o si sono astenuti.
Non è detto, quindi, che tutto fili liscio come Cgil, Cisl, Uil e Snals prevedono. Potrebbe insomma accadere che il CCNI sulla “chiamata diretta” incontri difficoltà ad essere applicato non tanto per l’opposizione dell’Anp, quanto piuttosto per la mancata condivisione da parte degli stessi docenti.

Decreti L.107/15, disabilità e sostegno: restano le principali criticità

da La Tecnica della Scuola

Decreti L.107/15, disabilità e sostegno: restano le principali criticità

Il CDM ha licenziato il Testo finale della Delega sull’inclusione della Buona Scuola lo scorso 13 aprile, ma la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del tanto atteso D.Lgs n. 66/17 è avvenuta solo il 16 maggio.

Il Decreto entrerà definitivamente in vigore il 31 maggio p.v. ed i suoi contenuti non presentano novità di rilievo rispetto a quanto già anticipato dal nostro Giornale nelle scorse settimane.

Innanzitutto, estremamente positivo ed apprezzabile è stato lo sforzo dell’Esecutivo nell’accogliere taluni suggerimenti provenienti dalle organizzazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, quali l’inserimento dell’associazionismo di riferimento tra gli interlocutori dei processi di inclusione scolastica insieme alle famiglie, o anche quello dell’Osservatorio per l’Inclusione Scolastica tra i soggetti che esprimeranno un parere sulla valutazione della qualità dei servizi delle istituzioni scolastiche; e bene anche il recepimento della Classificazione ICF.

Infatti, con il D.Lgs n. 66/17 pubblicato in GURS qualche giorno fa, la famiglia partecipa a tutte le fasi: dalla formulazione del profilo di funzionamento dell’alunno (che sostituisce la valutazione diagnostica funzionale, come chiesto dalle associazioni) alla quantificazione delle risorse da assegnare. Su richiesta delle famiglie, poi, il Piano educativo individualizzato (Pei) entra a far parte del profilo di funzionamento.

Se la prima bozza introduceva la valutazione diagnostico-funzionale (che andava a sostituire gli attuali profilo dinamico funzionale e diagnosi funzionale), adesso, il testo finale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale parla di un «profilo di funzionamento secondo i criteri del succitato modello bio-psico-sociale dell’ICF, ai fini della formulazione del progetto individuale (di cui all’articolo 14 della legge 8 Novembre 2000 n. 328), nonché per la definizione del Piano Educativo Individualizzato (PEI).

In verità, c’è un po’ di confusione, poiché nel PEI non paiono esserci cenni al sostegno didattico (art .7), mentre i sostegni – incluso quello didattico – sembrano dover essere contenuti nel profilo di funzionamento: quindi a determinare e quantificare le ore di sostegno sarà pare l’unità di valutazione multidisciplinare, oggi sì arricchita di componenti rispetto alla bozza iniziale ma comunque non composta dalle persone che effettivamente conoscono il ragazzo e con un assetto prevalentemente medico.

Una delle novità più significative del testo finale pubblicato in Gazzetta, a parere dello scrivente, è il fatto che la valutazione dell’inclusione scolastica sia parte integrante della valutazione della scuola, tramite indicatori che l’Invalsi andrà a definire. Alla stesura di questi indicatori, razie all’intervento delle principali Associazioni di e per disabili, parteciperà, come detto sopra, anche l’Osservatorio per l’inclusione scolastica istituito presso il Miur (art. 15).

Un discorso più approfondito richiede la “delicata“ questione relativa alle nuove modalità di formazione iniziale dei docenti per il sostegno della scuola dell’infanzia, di quella primaria e di quella secondaria di primo e secondo grado ed alle nuove procedure del loro reclutamento.

Dopo la pubblicazione in GURS dei Decreti attuativi della Buona Scuola, la materia è ora disciplinata dall’art 12 del D.Lgs n. 66/17 sulla promozione dell’inclusione scolastica (formazione iniziale dei docenti per il sostegno della scuola dell’infanzia e primaria) e dall’art 10 del D.Lgs n. 59/17 sulla formazione ed il reclutamento del personale docente (formazione iniziale degli insegnanti specializzati della secondaria di primo e secondo grado).

La formazione iniziale universitaria specifica degli insegnanti per il sostegno della scuola dell’infanzia e primaria sarà caratterizzata da un aumento dei crediti formativi sulla Didattica inclusiva e sulla Pedagogia speciale dagli attuali 60 a 120 (art 12 D.Lgs n. 66 del 2017).

In sostanza, i futuri docenti specializzati della scuola dell’infanzia e di quella primaria, durante il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria, oltre ai 31 crediti formativi già previsti dal normale piano di studi, dovranno conseguire ulteriori 60 cfu sulle Didattiche dell’inclusione. Successivamente, potranno accedere ad un apposito Corso di specializzazione in Pedagogia speciale e Didattica dell’inclusione, con il rilascio di altri 60 cfu. Infine, il superamento di tale Corso, costituirà titolo abilitante per l’insegnamento sui posti di sostegno della scuola dell’infanzia e di quella primaria.

Per la formazione iniziale degli insegnanti specializzati della secondaria di primo e di secondo grado, bisogna invece fare riferimento ad un altro Decreto attuativo della Buona Scuola, e precisamente all’art 10 del D.Lgs 59/17, quello relativo cioè alle nuove modalità di reclutamento del personale docente.

Oggi chi vuole diventare insegnante curricolare e per il sostegno della scuola secondaria deve abilitarsi, dopo la laurea, attraverso un tirocinio formativo (TFA). L’abilitazione dà accesso alle graduatorie di istituto per le sole supplenze. Per entrare in ruolo, infatti, bisogna attendere e superare un concorso. Dal 1999 il primo concorso bandito in tempi recenti è stato quello del 2012 seguito, poi, da quello del 2016. Con lunghi periodi di attesa e di vuoto, senza certezze per le e gli aspiranti docenti.

Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del nuovo decreto e la sua definitiva entrata in vigore, tutte le laureate e tutti i laureati potranno partecipare ai concorsi, a patto che abbiano conseguito 24 crediti universitari in settori formativi psico-antropo-pedagogici o nelle metodologie didattiche. I concorsi avranno cadenza biennale, il primo sarà nel 2018.

Dunque, per diventare docente per il sostegno della scuola secondaria di primo e secondo grado, occorrerà superare un concorso ordinario.

I requisiti per accedere al concorso sono i seguenti:

  • laurea magistrale o o a ciclo unico, oppure diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con la classe di concorso;
  • certificazione del possesso di almeno 24 crediti formativi universitari o accademici, acquisiti in forma curricolare o extra curricolare, nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche, garantendo comunque il possesso di almeno sei crediti in almeno tre dei seguenti quattro ambiti disciplinari: pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione; psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche;
  • attestazione delle competenze linguistiche, corrispondenti almeno al livello B2 del Quadro comune europeo, ai sensi dell ‘articolo 7, comma 1, del decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270, e delle competenze informatiche e telematiche.

Il concorso prevede tre prove scritte ed un colloquio orale:

prima prova scritta: ha l’obiettivo di valutare il grado delle conoscenze del candidato sulla specifica disciplina, scelta dall’interessato tra quelle afferenti alla classe di concorso. Il superamento della prima prova è condizione necessaria per accedere alla prova successiva;

seconda prova scritta: ha l’obiettivo di valutare il grado delle conoscenze del candidato sulle discipline antropo-psico-pedagogiche e sulle metodologie e tecnologie didattiche. Il superamento della seconda prova è condizione necessaria per accedere alla prova successiva;

prova aggiuntiva: è scritta ed è sostenuta dopo la seconda prova scritta, al fine di valutare il grado delle conoscenze di base del candidato sulla pedagogia speciale sulla didattica per l’inclusione scolastica e sulle relative metodologie;

prova orale: consiste in un colloquio che ha l’obiettivo di valutare il grado delle conoscenze del candidato in tutte le discipline facenti parte della classe di concorso, nonché di accertare la conoscenza di una lingua straniera europea e il possesso di abilità informatiche di base.

Vinto il concorso, si potrà accedere al nuovo percorso triennale FIT (formazione, inserimento e tirocinio), che si concluderà con la stipula del contratto a tempo indeterminato. In pratica, il FIT manda definitivamente in soffitta il precedente TFA.

Durante il primo anno, sarà necessario conseguire un Diploma di specializzazione, dopo la frequenza di un Corso in Didattica dell’inclusione e Pedagogia speciale, con il rilascio finale di 60 cfu.

I futuri docenti specializzati della scuola superiore di I° e di II° potranno completare la loro formazione, nel corso del secondo anno del percorso FIT, attraverso tirocini diretti ed indiretti e supplenze presso istituzioni scolastiche del loro ambito territoriale di appartenenza, con l’acquisizione di ulteriori 40 crediti formativi e, nel terzo ed ultimo anno del FIT, tramite la graduale acquisizione di autonome funzioni di docente per il sostegno con supplenze su posti vacanti o disponibili in scuole dell’ambito scolastico di riferimento.

Durante il periodo di formazione e di tirocinio, il contrattista percepirà uno stipendio di 600 Euro lorde, che aumenterà gradatamente fino all’arruolamento definitivo.

Il superamento del percorso triennale di FIT e delle relative “prove intermedie” e della valutazione complessiva finale, determinerà la definitiva messa in ruolo del docente di sostegno della secondaria di primo e secondo grado.

I docenti assunti a tempo indeterminato sui posti di sostegno possono chiedere il passaggio sui posti comuni dopo 5 anni (come gli attuali) di appartenenza nelle sezioni dei docenti per il sostegno didattico (art 14 del D.Lgs n. 66/17). Nel computo dei 10 anni si considera anche il servizio prestato sul posto di sostegno in epoca antecedente all’assunzione in ruolo a tempo indeterminato, purché il predetto servizio sia stato svolto in costanza del possesso dello specifico titolo di specializzazione.

Il decreto n. 59/17 prevede una fase transitoria che, in prosecuzione con il Piano di assunzioni della Buona Scuola, dovrebbe continuare ad offrire risposte al precariato storico. Saranno esaurite innanzitutto le Graduatorie ad esaurimento e quelle dell’ultimo concorso del 2016. Ci saranno delle procedure concorsuali specifiche per chi sta già insegnando come supplente da tempo. Per le docenti e i docenti abilitati della seconda fascia delle graduatorie di istituto ci sarà un concorso nel 2018 con una prova orale seguita – quando si verificherà disponibilità di posti – da un anno di servizio con una valutazione finale. I partecipanti entreranno in ruolo, dunque, dopo una ulteriore verifica in classe. Le iscritte e gli iscritti nelle terze fasce di istituto, quelli con 3 anni di servizio, potranno accedere a concorsi con uno scritto e un orale, se vincitori accederanno al percorso FIT facendo il primo e terzo anno.

Come dire che per la piena entrata a regime del nuovo sistema ci vorranno diversi anni. D’altra parte, la possibilità stabilita dall’art 14 del D.Lgs n. 66/17 attuativo della Buona Scuola di garantire la continuità didattica dei docenti di sostegno, attraverso la possibilità di confermare per più volte nel corso dell’anno scolastico successivo lo stesso docente con contratto determinato, non depone a favore dell’eliminazione di uno dei mali storici dell’inclusione scolastica italiana e cioè la “supplentite” e di certo non fa ben sperare in termini di qualità del modello.

A ciò si aggiunga che, a mio avviso, resta il ”rebus” della mancata previsione della medesima formazione universitaria iniziale specifica per i docenti per il sostegno della scuola dell’infanzia e primaria e quelli della superiore di I e II grado. Su tale parte del decreto, ritengo che il MIUR debba necessariamente intervenire.

In ogni caso, mi pare che si sia esagerato più sul “quanto” della formazione che sul “come”, trascurandone la qualità ed i contenuti specifici.

Anche a formazione generalizzata di tutto il personale scolastico sulle singole disabilità stabilita dall’art. 13 del decreto n. 378, pare un po’ lacunosa, in quanto non prevede alcun obbligo di osservarla. A tal proposito, per ovviare a ciò, il recente “Piano Triennale di Formazione Obbligatorio” per i docenti curricolari e di sostegno in servizio potrebbe costituire un ottimo strumento e una preziosa opportunità da cogliere da parte di tutte le Istituzioni scolastiche, facendo individuare dai loro Collegi docenti l’inclusione scolastica tra le loro “priorità” tematiche.

Invece, valuto positivamente il mantenimento ad un massimo di 20 alunni per classe in presenza di ragazzi con disabilità da parte del testo del D.Lgs n. 66 pubblicato in Gazzetta. Infatti, tale disposizione recepisce quanto previsto dagli articoli 4 e 5 del D.P.R. n. 81 del 2009, intendendo contrastare il proliferare delle classi “pollaio” tanto deleterie per gli alunni con disabilità. Però, resta il fatto che il Decreto non stabilisce l’inderogabilità del numero di 20 alunni per classe in presenza di disabili, prevedendo che ciò avvenga soltanto in virtù della generica dicitura “di norma”.

Circa la spinosa questione della continuità, mentre la prima bozza di decreto prevedeva un vincolo decennale sul sostegno per gli insegnanti, ora nel testo pubblicato qualche giorno fa sulla GURS, all’art. 14, il Governo ha deciso di mantenere l’attuale “vincolo quinquennale”, nelle more di superarlo definitivamente, al momento dell’entrata a regime della nuova disciplina della formazione iniziale e del reclutamento degli insegnanti. Inoltre, come sopra accennato, i contratti a tempo determinato potranno poi essere reiterati “a docenti supplenti più volte nel corso dell’anno scolastico successivo», in caso di fruttuoso rapporto docente-alunno e con il consenso delle famiglie.

Inoltre, all’articolo 14 dello Schema iniziale di Decreto 378 (continuità didattica) si aggiunte oggi nel testo definitivo del Decreto n. 66/17 uscito in Gazzetta nei giorni scorsi che «al fine di garantire la continuità didattica durante l’anno scolastico, si applica l’articolo 462 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994»: almeno per tutto l’anno l’insegnante di sostegno dovrebbe rimanere lo stesso.

A parere di chi scrive, sulla continuità didattica, qualche ombra rimane, e cioè che il neonato Decreto non prevede nulla per contrastare il fatto che più del 40% degli attuali docenti per il sostegno sono supplenti e hanno incarichi precari “in deroga”. Per ovviare, bisognerebbe rivedere i criteri degli organici dei docenti specializzati, che dovrebbero poter transitare dal presente organico di fatto a quello di diritto delle scuole e prevedere un serio e strutturale Piano di assunzione attraverso appositi concorsi.

In merito alla continuità “negata”, ritengo che il MIUR si sia dimenticato inspiegabilmente della raccomandazione della medesima legge della Buona Scuola che indicava di “vincolare il docente di sostegno all’intero ciclo d’istruzione dell’alunno con disabilità”.

Sull’altro tema “caldo” delle Deleghe, e cioè la valutazione degli alunni con disabilità in sede di Esame di Stato, dopo la pubblicazione dei Decreti attuativi della Buona Scuola in Gazzetta, le mie considerazioni sono positive.

Infatti, l’articolo 12 del D.Lgs. n. 62/17, sulla valutazione degli alunni con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento, che aveva creato molte perplessità nella sua bozza iniziale, viene ora stabilito: per gli alunni con disabilità certificati il consiglio di classe o i docenti contitolari della classe, possono prevedere per lo svolgimento delle prove standardizzate misure compensative o dispensative, adattamenti della prova o l’esonero dalla prova.

All’esame di Stato che conclude il primo ciclo di istruzione, il vecchio testo diceva che le prove differenziate – qui stava la preoccupazione – «se equipollenti a quelle ordinarie, hanno valore ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma finale», mentre ora, secondo quanto pubblicato in Gazzetta ufficiale, «le prove differenziate hanno valore equivalente ai fini del superamento dell’esame e del conseguimento del diploma».

In definitiva, per quanto finora esposto, questo testo definitivo della Delega sull’inclusione della Buona Scuola, pubblicato sulla GURS in questi giorni, è da ritenersi “vecchio” dal punto di vista culturale e pedagogico.

Esso, infatti, non fa esplicito riferimento all’articolo 24 (Educazione) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e considera ancora “staticamente” la didattica inclusiva come una prerogativa soltanto degli alunni/studenti con disabilità e non come una preziosa risorsa al servizio dei bisogni educativi di tutti e di ciascuno.

L’attenzione alle differenze individuali di ciascun alunno da parte di tutto il contesto e non solo del docente di sostegno per le necessità degli allievi con disabilità: ecco la vera discriminante pedagogica, lo spartiacque su cui non ha “colpevolmente” insistito il D.Lgs n. 66/17 per transitare definitivamente dalla vecchia dimensione integrativa della scuola italiana alla nuova cultura dell’inclusione “per tutti” (for all).

Adozioni libri di testo, le indicazioni per l’a.s. 2017/2018

da La Tecnica della Scuola

Adozioni libri di testo, le indicazioni per l’a.s. 2017/2018

Sono confermate anche per l’a.s. 2017/2018 le medesime regole degli anni passati per le adozioni dei libri di testo.

Con la nota 5371 del 16 maggio il Miur ha pertanto riepilogato gli aspetti principali da tenere presenti:

Riduzione tetti di spesa scuola secondaria (d.m. n. 781/2013)

I tetti di spesa relativi alla classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado sono ridotti del 10 per cento solo se nella classe considerata tutti i testi sono stati adottati per la prima volta a partire dall’anno scolastico 2014/2015 e realizzati nella versione cartacea e digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi; gli stessi tetti di spesa sono ridotti del 30 per cento solo se nella classe considerata tutti i testi sono stati adottati per la prima volta dall’anno scolastico 2014/2015 e realizzati nella versione digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi.

Il collegio dei docenti motiva l’eventuale superamento del tetto di spesa, consentito entro il limite massimo del 10%.

Termini per le adozioni

Le adozioni dei testi scolastici, da effettuarsi nel rispetto dei tetti di spesa stabiliti per le scuole secondarie di primo e di secondo grado, sono deliberate dal collegio dei docenti.

I Dirigenti scolastici devono esercitare la necessaria vigilanza affinché le adozioni dei libri di testo di tutte la discipline siano deliberate nel rispetto dei vincoli normativi, assicurando che le scelte siano espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia professionale dei docenti.

I docenti, compatibilmente con le esigenze di servizio e nel pieno rispetto del regolare svolgimento delle lezioni, potranno incontrare gli operatori editoriali scolastici accreditati dalle case editrici o dall’Associazione nazionale agenti rappresentanti promotori editoriali (ANARPE).

Con specifico riguardo alla scuola primaria, è opportuno che le scuole individuino un locale dove i docenti possano consultare le proposte editoriali; i dirigenti scolastici avranno cura di consentire il ritiro, da parte dei promotori editoriali, delle copie dei testi non adottati entro il prossimo mese di settembre.

Infine, il Miur ricorda  il divieto di commercio dei libri di testo.

Comunicazione dei dati adonzionali

A tale proposito, seguirà apposita nota.

Alternanza scuola-lavoro, parte il monitoraggio delle attività svolte nell’a.s. 2016/2017

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola-lavoro, parte il monitoraggio delle attività svolte nell’a.s. 2016/2017

Parte oggi, 18 maggio, il monitoraggio dei percorsi di alternanza scuola-lavoro realizzati nell’a.s. 2016/2017.

Lo ha comunicato il Miur con la nota prot. n. 1193 del 17 maggio, dichiarando la necessità di procedere ad una completa e corretta acquisizione dei dati così da monitorarne lo stato di realizzazione, in particolar modo per gli studenti delle classi terze e quarte per i quali l’alternanza è obbligatoria. In caso di corsi già attivati in via sperimentale nell’a.s. 2014/2015 (ante lege n. 107/2015) i dati devono comunque essere comunicati anche con riferimento agli studenti delle classi quinte.

Le funzioni per la trasmissione delle informazioni sono attive nell’area “Alunni – Gestione Alunni – Alternanza scuola lavoro”. I dati già comunicati negli anni precedenti sono già caricati.

Per inserire i dati le scuole devono utilizzare le seguenti tre funzioni:

  1. “Gestione Aziende”: la scuola inserisce le informazioni sulle aziende con le quali ha stipulato le convenzioni e le relative strutture presso le quali si svolgono i percorsi.
  2. “Percorsi di alternanza scuola-lavoro”: la scuola inserisce i dati relativi ad ogni specifico percorso attivato quali: descrizione del percorso, tipologia, durata prevista, data inizio, data fine, ore previste in aula e presso struttura, fonti di finanziamento, strutture associate.
  3. “Alunni in alternanza scuola-lavoro”: la scuola associa i percorsi precedentemente definiti al singolo alunno o a gruppi di alunni della classe.

Dal 19 giugno 2017 sarà disponibile una scheda che visualizza i dati di alternanza di ogni studente frequentante la scuola, riferiti anche ai percorsi degli anni scolastici precedenti.

La chiusura delle funzioni è prevista per il 30 settembre 2017.

La Cassazione conferma: le paritarie devono pagare Imu e Tasi se non sono no-profit

da La Tecnica della Scuola

La Cassazione conferma: le paritarie devono pagare Imu e Tasi se non sono no-profit

Le scuole paritarie devono pagare Imu e Tasi se non svolgono attività a titolo gratuito o con la richiesta di un importo simbolico. Sono soggetti anche al pagamento delle sanzioni tributarie irrogate dalle amministrazioni locali, per omesso versamento dei tributi. Questo è quanto ha deciso la Corte di Cassazione con l’ordinanza n.10754 del 3 maggio scorso.

Per i giudici – riporta Italia Oggi – per escludere il carattere economico dell’attività didattica svolta dalla scuola paritaria non basta “Il rispetto delle condizioni quali il soddisfacimento degli standard di insegnamento o l’accoglienza di studenti disabili”. Necessario è che l’attività dell’ente no profit “sia svolta a titolo gratuito, ovvero dietro versamento di un importo simboli, tale da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio.

L’esenzione per il pagamento dell’Imu-Tasi. Pertanto spetta a quegli immobili che non svolgono un’attività commerciale e l’onere di provare l’attività no-profit spetta al contribuente. La distinzione tra attività commerciale e attività non commerciale ai fini dell’esenzione della tassa sugli immobili non può essere desunta sulla base di ciò che attestano i documenti sull’attività dell’immobile ma vanno analizzate in concreto poiché anche quelle attività che rientrano nell’elenco delle esenzioni, tra cui l’istruzione, se svolte con modalità commerciali fanno scattare l’obbligo di pagamento dell’imposta.

Il fatto rivelatore dell’esercizio di attività commerciale può essere rappresentato dalla retta imposta agli alunni. Il regolamento, infatti, stabilisce che si tratta di attività non commerciale, esente quindi dal pagamento dell’Imu, quando la retta media pagata per gli studenti non superi il costo medio per studente fissato dal Miur in 5.739,17 euro per le scuole materne e 6,914,17 euro per le superiori.

Presidi ancora in rivolta: valutateci per lo stress e pagateci come gli altri dirigenti pubblici

da La Tecnica della Scuola

Presidi ancora in rivolta: valutateci per lo stress e pagateci come gli altri dirigenti pubblici

Continuano ad oltranza le proteste dei dirigenti scolastici, che non intendono accettare il sistema di valutazione proposto dal Ministero.

Stavolta sono i presidi piemontesi a puntare i piedi, gettando ancora benzina sul fuoco nelle ultime settimane di attività didattica.

“Invieremo una diffida perché il direttore generale non proceda alla valutazione dei dirigenti e faccia invece seguito alla valutazione dello stress da lavoro correlato che non è mai stata fatta per noi”, annunciano sulla pagina torinese de La Repubblica i sindacati Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl scuola e SnalsConfsal del Piemonte.

Si è svolto anche un incontro presso il liceo “Gioberti” di Torino che ha visto circa 70 presidi riuniti per discutere della burocrazia, dei contratti degli insegnanti, le forniture del materiale e molti altri argomenti che vanno a rafforzare la tesi portata avanti dai Ds, ovvero che è in atto una trasformazione negativa del ruolo del preside, che lo vedrebbe oggi come un amministratore invece che come un coordinatore dei docenti. Ne è sicura Lorenza Patriarca, preside e rappresentante sindacale dei dirigenti per Uil Scuola: “dovremmo occuparci dei ragazzi, assegnare i docenti migliori rispetto alle esigenze della classe e rapportarci con le famiglie. Già per fare questo, con le scuole così sovradimensionate, non abbiamo abbastanza tempo, figurarsi metterci a fare la gestione amministrativa”, si legge sul quotidiano torinese.
“Ci sono colleghi che si ammalano e altri che prendono ansiolitici, sottolinea Patriarca.

Insomma, i presidi sono decisi a uscire le unghie e non transigere davanti alle difficoltà a cui stanno andando incontro.
Tuttavia, i presidi in questione non sembrano intenzionati a partecipare allo sciopero indetto dall’Udir per il 25 maggio, anche se però per lo stesso giorno è previsto un altro incontro con il direttore regionale, in cui chiariranno ancora una volta che non compileranno i documenti per la loro valutazione: “vanno consegnanti entro giugno, spiega Sergio Arduino della Cisl Scuola, ma se le cose non cambieranno non lo faremo. Non si può fare una valutazione annuale e basata solo sulla carta e non sulla realtà della scuola”.

Ricordiamo, a titolo riepilogativo, che un altro dei temi delicati che riguarda la protesta dei dirigenti in tutta Italia è la questione della equiparazione della retribuzione dei presidi con quella delle altre dirigenze pubbliche, rivendicazione storica dell’ANP che non sarà facile ottenere, dal momento che il costo è decisamente consistente (non meno di 250-300 milioni).

Per il 17 maggio è già in programma un incontro fra il sottosegretario De Filippo e i sindacati, dove esistono i margini per prevedere che l’Amministrazione prometterà un intervento ad hoc in modo da consentire ai sindacati di rasserenare la categoria.

In caso contrario il 25 maggio ANP e Udir potrebbero  “fare il botto” portando in piazza una bel numero di dirigenti scolastici, sempre più stanchi e delusi.

Ragazze: hanno poca stima e sono vittime di bullismo

da Tuttoscuola

Ragazze: hanno poca stima e sono vittime di bullismo

Uno studente su 5 denuncia difficoltà economiche in famiglia; per 6 su 10 la scuola è fonte di stress; per il 49,6% frequentarla e avere una buona istruzione è importante per trovare un buon lavoro in futuro. E ancora, l’85% ha fiducia in se stesso, mentre il 16% pensa di essere un vero fallimento e il 38% a volte si sente inutile. In generale l’autostima dei maschi è molto più alta di quella delle coetanee, l’80% contro il 66%. Infine, le tre cose più importanti per essere felici sono famiglia, amici e amore. È lo spaccato che emerge dalla ricerca presentata oggi a Cagliari nell’Istituto Buccari-Marconi “Poveri di futuro? I ragazzi ci parlano”. Obiettivo del progetto di ricerca – avviato un mese fa dalla Fondazione Emanuela Zancan in collaborazione con Sardegna Solidale, e culminato nella realizzazione di un quaderno con i risultati dell’indagine – quello di fare il punto sulla povertà educativa in Sardegna.

“Non è solo una questione di reddito – ha spiegato il direttore della fondazione, Tiziano Vecchiato – ci siamo rivolti direttamente ai ragazzi e attraverso un questionario online abbiamo raccolto le diverse voci”. All’indagine hanno partecipato 32 classi prime e 500 ragazzi (14-15 anni) degli istituti Buccari-Marconi di Cagliari, Pertini per i Servizi sociali di Cagliari, Istituto Einaudi di Senorbi’, Istituto De Villa di Sassari, Istituto A. Segni di Ozieri e il liceo classico De Castro di Oristano. Un campione rappresentativo per genere (54% maschi e 46% femmine), tipo di scuola (202 ragazzi dei licei, 221 di Istituti tecnici e 77 di Istituti professionali) e territorio (I ragazzi provengono da 96 Comuni dell’Isola, solo il 24% vive in città). I temi dell’indagine: la famiglia (povertà economica, instabilità e livello di dialogo), il benessere scolastico e le relazioni in classe, il denaro, la povertà emotiva e relazionale (bullismo), le attività extrascolastiche (social, internet, volontariato), le aspettative per il futuro.

In generale le difficoltà economiche risultano più diffuse tra gli studenti di scuole professionali, solo il 56% ritiene di poter parlare dei propri problemi in famiglia, e sono più in difficoltà i figli di separati o divorziati. Quanto alle relazioni in classe, la situazione è critica nei professionali dove solo uno studente su tre valuta positivamente i propri compagni. Capitolo bullismo: il 54% degli intervistati dichiara di aver subito almeno una volta negli ultimi sei mesi un atto di bullismo e il 50% ammette nello stesso arco di tempo di averlo compiuto. Le femmine subiscono di più (il 68% almeno una volta negli ultimi sei mesi, contro il 48% dei maschi). In genere sono vittime dell’atteggiamento di coetanee dello stesso sesso: il 27% riferisce di essere stata ignorata dal gruppo, mentre sono molto frequenti le offese di tipo verbale come bugie e falsità.

Chiamata diretta: entro domani delibera collegio per definizione criteri scuola primaria

da Tuttoscuola

Chiamata diretta: entro domani delibera collegio per definizione criteri scuola primaria

Con nota dello scorso 19 aprile il MIUR ha ricordato alle istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado che la contrattazione definita in data 11 aprile ha introdotto la necessità di una deliberazione del Collegio dei docenti, su proposta del Dirigente scolastico, sul numero e la specifica dei requisiti da considerare utili ai fini dell’esame comparativo delle candidature dei docenti titolari su ambito territoriale.

I primi a doversi esprimere in tal senso sono i docenti di scuola primaria, che dovranno deliberare sei tra i criteri indicati nella contrattazione entro domani, 19 maggio.

Entro il successivo 27 maggio i dirigenti scolastici con plessi di scuola primaria dovranno pubblicare gli avvisi per il passaggio di titolarità da ambito territoriale a scuola.

Si ricorda che gli esiti della mobilità per i docenti di scuola primaria dovrebbero essere pubblicati, secondo quanto stabilito dall’Ordinanza annuale, il prossimo 9 giugno. È comunque possibile che, per evitare di convocare più collegi docenti, nella stessa riunione vengano deliberati anche i criteri per gli altri gradi di istruzione.