Ieri oggi domani

Ieri oggi domani
Maurizio e Sergio … tra passato e futuro…

di Maurizio Tiriticco e Sergio Bailetti

 

Maurizio – La mia Roma sta morendo! Emma Bonino recentemente ha detto: “Roma soffoca per la pessima qualità dei servizi. Sembra che nessuno si renda conto dell’effetto devastante che tutto questo ha nella vita delle persone”. Mi chiedo: che sarà di qui a dieci anni? Caro Sergio! Perché sono costretto a rimpiangere gli anni trenta?

Perché negli anni trenta, caro Maurizio, eri adolescente e, nonostante il fascismo, avevi la vita davanti a te e tutti i sogni ti facevano compagnia. Ora si dorme poco e si sogna di meno; però sei diventato grande, veramente grande….solo un po’ acciaccato, ma questa è un’altra storia. Sergio

Caro Sergio! Io non ci casco nella formula di “ai miei tempi”, tanto cara ai vecchietti, e CONFERMO FATTI VERI E POSITIVI… Il ’44 Roma libbberataaa… il pane BIANCO;, il ’45, la Liberazione; il ’46, Costituente e Referendum; il 27 dicembre ’47 (a memoria!!!) la Costituzione! Poi gli anni Cinquanta, che segnarono una svolta profonda e positiva nella nostra società! Il giorno successivo era sempre migliore di quello precedente. Le lotte contadine e operaie erano tante e la Celere di Scelba sparava pure, ma “si andava avanti” e questa percezione era diffusa non solo nei Tiriticco che nel 1953, a 25 anni FU IN GRADO di “mettere su famiglia”… di comprarsi la MACCHINAAA… gli amici mi venivano a trovare sorpresi del citofono e del frigorifero!!! Lavoravo a l’UNITA’, il “giornale dei lavoratori” e non mi pagavano, poi cominciai a insegnare – oggi sarebbe impossibile dire “domani insegno”…

Non ci casco nel giochetto che “ora sono vecchio e vedo tutto nero” e dico “ai miei tempi”. Ho tutti gli strumenti intellettuali – ancora oggi, domani non so – per sapere che ALLORA il domani lo costruivamo e che OGGI il domani non è più nelle nostre mani! Siamo passati da De Gasperi e Togliatti a Berlusconi e Renzi, per non dire dei Salvini che negli anni Cinquanta non potevano essere neanche immaginati! C’erano i missini e, in effetti, facevano tanta tenerezza! Anch’io, marxista, gramsciano e comunista di ferro, per certi versi, ero un “nostalgico”!!! Hai letto il mio BALILLA MOSCHETTIERE!!! Il dramma di oggi è che, tra i laccioli dell’UE e l’imposizione di sbarchi continui, non siamo più in grado di… non dico PROGETTARE il futuro, ma neanche di PROGRAMMARE il giorno dopo! L’incertezza e la paura sono estremamente diffuse! A Roma salire sulla metropolitana è un atto di coraggio!!! Uscire di casa la sera in periferia è rischioso! Il centro della città è un suk!!! Sono realtà! In parte saranno anche percezioni, lo so, ma hanno una loro origine e sono preoccupanti! Ed IO sono preoccupato, non per me, che tra poco me ne andrò!!! La Roma di Nicolini e di Petroselli – e di Cederna anche – ora è la Roma di Raggi e di Salvatore Romeo, Raffaele Marra, Renato Marra! E la ciliegina – pare pulita – di Luca Bergamo!!! Sembra che il “sole che sorge libero e giocondo” abbia deciso di non domare più i suoi cavalli sui “colli nostri” sennò gli extracomunitari se li mangiano! Sono vecchio, ma non rincoglionito… ancora! Domani non so! Mi chiederò: ma chi è questo Sergio Bailetti??? Chi lo conosce? Maurizio

Maurizio caro, abbiamo vissuto insieme su questa terra dal dopoguerra in poi (io parto da lì, per età). In quegli anni cenavo spesso con una tazza di latte e orzo, perché c’era solo quello; parecchi sono migrati via. Mio padre sindacalista con Di Vittorio organizzava le prime riunioni, ospitando nella nostra casa popolare i compagni venuti dalle fabbriche di tutt’Italia. Allora i pavimenti delle nostre due camere si riempivano di giacigli improvvisati e poi… via alle riunioni o alle manifestazioni. Poi il boom economico mi ha permesso di studiare e studiare ancora. La DC con la spinta del PCI ha consentito per molti della mia generazione una scalata sociale importante e quasi tutti abbiamo potuto scegliere quello che avremmo voluto fare. La prima 500, le prime vacanze in tenda, la possibilità di metter su famiglia presto, l’impegno sociale a 360°. A quei tempi la FIAT assumeva oltre 10.000 operai al mese, la pubblica amministrazione pure, la ricostruzione prima e il made in Italy poi avevano bisogno di braccia e cervelli. Ma, come dici tu, c’era una spinta ideale, un profondo anelito di libertà, di solidarietà, di fratellanza…di futuro. E c’erano persone che davano corpo e sostanza a questi ideali: nella cultura, nella politica, nel lavoro.

Mi hai portato in una discussione in cui non riesco a sintetizzare il mio pensiero come vorrei. Anche io non dico mai “ai miei tempi…”. Sono consapevole che nulla, o quasi nulla, è riproponibile della nostra esperienza, alla faccia dei Corsi e Ricorsi o della più moderna Teoria dei cicli. Credo, però, che il problema fondamentale è che non siamo in grado di leggere con occhi nuovi la situazione attuale per poterla interpretare e, magari, gestirla. Domina l’individualismo più sfrenato. Il capitalismo camaleonticamente ha assunto nuovi aspetti: quello finanziario. Mentre prima c’eravamo noi di qua e loro di là, ora il capitalismo finanziario non ha una vera e propria identità: “si svolgono milioni di transazioni finanziarie al secondo” che decidono le sorti di aziende e dei loro lavoratori, e mettono padroni e operai dalla stessa parte. Le dimensioni planetarie del nuovo capitalismo aumentano lo sfruttamento di popoli e classi sociali senza che, almeno apparentemente, si possa arginare la sua pandemia.

In Parlamento, tra Camera e Senato, ci sono 22 partiti. Le trattative per Alitalia o i taxi vedono decine di sigle sindacali che litigano tra loro. Moderni Orazi e Curiazi si fronteggiano trivialmente in tv, alimentando l’antipolitica oltre che l’audience dei volponi provocatori che conducono i talk show col fine di aumentare il budget pubblicitario. Ma ci rendiamo conto che le televisioni regalano centinaia di migliaia di euro a dei cretini che indovinano stronzate dentro un pacco e poi ci lamentiamo dei barconi e del suk a Roma?!. Partirei anche io per un Paese dove ci sono premi le cui briciole sono più grandi del reddito di una vita.

Le nuove generazioni crescono in questo brodo. Hanno visto nei film tante volte palazzi e grattaceli saltare in aria che le “Due torri” non fanno loro effetto. Ogni sera tutto il palinsesto televisivo è costellato di film che fanno scuola per nuovi Bataclan. Vogliamo parlare dei videogiochi? Quanto guadagni se ne ammazzi 1, 10, 1000 con spade, pistole, mitra? Falcone e Borsellino in quale film hanno lavorato?

La massificazione culturale, la quarta rivoluzione industriale, il mercato mondiale, la comunicazione planetaria condiziona come una nuova era geologica post-glaciale: ora è tutto liquido. Non ci sono più i blocchi di ghiaccio di riferimento, gli argini o i confini entro cui raccogliere, mantenere e rinforzare la propria identità, il proprio gruppo politico, il proprio sindacato, la comunità di appartenenza: oggi è tutto liquido. Nei liquidi, i fluidi, anche molto diversi, si confondono e si omogeneizzano e, soprattutto, prendono la forma di colui che li contiene (come dice Camilleri ne “La forma dell’acqua”).

Però c’è sempre chi la sa più degli altri e ci spiega la storia, passata e futura. Non ci sono più capi carismatici capaci di aggregare attorno ad un ideale, ma tanti capetti che si creano uno spazio personale (per poter essere magari eletti col sistema proporzionale). Enrico Berlinguer (ora in procinto di essere fatto Santo!!!) nel suo percorso,verso il Compromesso storico, oltre che dai Servizi segreti, fu “accompagnato” da puri e duri come: il Partito Comunista Internazionalista, Gruppi Comunisti Rivoluzionari, Lotta Comunista, Partito Comunista d’Italia (marxista-leninista), Avanguardia Operaia, Movimento Studentesco, Unione dei Comunisti Italiani (marxisti-leninisti), Potere Operaio, Lotta Continua, Autonomia Operaia, Cristiani per il Socialismo, Movimento Lavoratori per il Socialismo.

Più vicini ai nostri giorni ci sono altri duri e puri, tra cui spicca il “contributo” dato da Bertinotti con Rifondazione Comunista al nascente Ulivo, il Partito dei comunisti italiani, quello che fu di Diliberto, ora Partito Comunista d’Italia, poi il Partito Comunista dei Lavoratori. E poi: Sinistra Ecologia Libertà, L’Altra Europa con Tsipras, Essere comunisti, i Verdi, l’Italia dei Valori, Rivoluzione Civile di Ingroia, gli Arancioni di Luigi De Magistris. Poi c’è il neonato Possibile, di Pippo Civati, i gruppi di Futuro a Sinistra, di Stefano Fassina, Articolo1-MDP.

Tutti rivoluzionari! Qualcuno dei quali supera pure la fatidica soglia dei parenti e amici. Il nostro Paese è davanti ad un bivio, forse l’ultimo. Smettere di guardarsi l’ombelico e riformare, riformare, riformare la nostra società da un Paese a socialismo ir-reale ad un paese moderno dove domini la competenza nella politica, nel lavoro, nell’imprenditorialità, nella giustizia, nel welfare, nella burocrazia, nella diplomazia… Il percorso sarà lungo, non facile, e sarà possibile realizzarlo soltanto lavorando insieme, ricordando che l’Ottimo è nemico del Buono (come mi diceva spesso il nostro capo del tempo in cui io e te “eravamo in servizio”, P. Capo). Sergio

Finché rimarrà l’ultimo dei solitudinarizzati

Finché rimarrà l’ultimo dei solitudinarizzati

di Vincenzo Andraous

Ogni giorno, giornali e televisioni, ci informano di comportamenti trasgressivi, dirompenti, devastanti, che investono l’esistenza dei più giovani, ragazzini, adolescenti, giovani adulti esacerbati, ci raccontano una quotidianità che solo apparentemente sta a significare un’età scombinata dal ribellismo e dalla fascinazione della regola infranta, della mano stretta a pugno, degli aggettivi scambiati per sostantivi. C’è qualcosa di più e soprattutto in meno dentro questi atteggiamenti spavaldi, continuamente contaminati dalle giustificazioni e dalle attenuanti calate all’ultimo momento. Di certo non è un buon servizio che noi adulti ben allineati e ordinati offriamo loro. Accade sovente che per una sorta malcelata di qualunquismo, di sempre meno tempo a disposizione per i propri pargoli, di presunzione e una qualche vanità, è implicito declinare ogni eventuale responsabilità, in fondo sono problematiche che non ci appartengono, al limite sono impatti e cadute che colpiscono l’altro, gli altri, quelli dall’altra parte della nostra coscienza. Viene furbescamente bene affermare che questa gioventù è cosa ben diversa da quella nostra, “questi” rappresentano il dardo scagliato dalla paura dell’insignificanza, a ruota quindi l’assenza di qualsivoglia comprensione per una pausa, c’è soltanto la spinta, la scossa al basso della schiena. Forse però, forse, c’è pure dell’altro, non solamente l’irresponsabilità di un’azione seppure reiterata, di un male imposto, senza fremito di pietà.

Forse c’è dell’altro, cioè una prossimità ottusa e conclusa che non aiuta, non accompagna per giusto verso, non rende l’idea di una solidarietà costruttiva, quella che affianca, che accetta la fatica e il sudore, passo dopo passo, una gamba avanti l’altra, un piede affaticato dopo l’altro, il braccio intorno alle spalle, fino alla stretta di mano. Forse c’è veramente un’assenza persistente in questo cammino, percorso, un’assenza primaria di attenzione, soprattutto di cura, nei riguardi di chi arranca e inciampa, un’assenza ingiustificata e colpevole, nel non percepire i segnali, i suoni, i rumori, fin’anche i silenzi che non accettano ulteriori sottomissioni o accantonamenti.

Giovanissimi padroni del momento rubato, degli attimi incendiati, del presente così malridotto da significare un futuro privo di responsabilità. La roba e i beveroni come oasi in cui ritrovarsi, il sesso usato come pietra sopra ogni fiore, il gioco e l’azzardo per rifocillarsi nell’inevitabile scivolone.

Ogni ragazzo sta pronto come una molla all’avventurarsi, è poco propenso a rimanere fermo sulle gambe ad aspettare. Spesso dall’altra parte del ponte non c’è nulla ad attendere il nuovo arrivato, non c’è nessuno a rallentarne la corsa, a tentare di ammorbidire i toni. Permangono i cumuli di aggettivi, di sostantivi, appesi al cappio delle più misere parole. Dietro, oppresse e tumefatte, stanno le emozioni, imbrigliate e sconosciute. Una sassata di rimbalzo all’altra, finchè non rimane nuovamente l’ultimo solitudinarizzato a pagare il dazio più alto.

PROMUOVERE IL TERRITORIO NEL PARTENARIATO CON LE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

PROMUOVERE IL TERRITORIO NEL PARTENARIATO CON LE ISTITUZIONI SCOLASTICHE

(Paolo Palomba*) – Nell’ambito delle iniziative di promozione del
territorio programmate dal Comune di Presicce, rientra la diciottesima edizione dell’evento estivo intitolato “PRESICCE IN MOSTRA – PERCORSI NEL BORGO”, articolata nelle giornate del 23 Luglio e del 6 Agosto 2017.

Si tratta di due giorni dedicati alla presentazione – in forma integrata e sistematica – dello scrigno di risorse storiche, artistiche e culturali
consolidate nella tradizione locale, attraverso la valorizzazione di
tradizioni, gusti, mestieri, arte e musica presenti nella genuinità del
Salento.
L’evento, concretizzato dal Comune di Presicce in un percorso
storico-culturale interessante e variegato, registra il supporto di tutta la cittadinanza.

È prevista la collaborazione della Pro Loco presiccese, nonché
l’azione di partenariato curata dalla comunità educante dell’Istituto
di Istruzione Secondaria Superiore “Bottazzi” di Casarano, che
partecipa al sodalizio con i contributi di studentesse e studenti
afferenti alle Sedi Coordinate di Ugento (Servizi per l’Enogastronomia e
l’Ospitalità Alberghiera), Racale (Servizi Commerciali – Promozione
Commerciale e Pubblicitaria) e Taurisano (Produzioni Tessili-Sartoriali),
guidati da una delegazione dei rispettivi docenti.

Gli allievi del “Bottazzi”, in particolare, orienteranno il grande
pubblico nella rivisitazione della cultura locale, riproponendo
creativamente costumi e tradizioni, nello scenario della corti presenti nella “Città dell’olio”, sperimentando le potenzialità di
laboratori espositivi opportunamente progettati.

Con questo approccio, pertanto, ogni visitatore sarà coinvolto in
originali percorsi di riscoperta, affidandosi alle coordinate proposte da hostess e steward speciali: gli allievi della sede coordinata di Racale, infatti, cureranno l’itinerario di fruizione partecipata delle risorse presenti nel borgo, nel rapporto con l’ambiente inteso non solo come spazio fisico, ma anche come tessuto di relazioni umane dirette a promuovere in situazione le risultanze dei percorsi di studio.

Per l’occasione, si potrà assistere alla sfilata di abiti d’epoca,
cuciti negli stili dell’arco temporale che va dal Quattrocento ai primi
anni dell’Ottocento: tale atelier comprende la presentazione degli esiti di una ricerca di Storia del costume – con relativa progettazione e confezione -, realizzata dalle allieve dell’Indirizzo Produzioni Tessili-Sartoriali, attivo nella sede coordinata di Taurisano.

Il repertorio della manifestazione include l’opportunità di riscoprire
il patrimonio di bellezze naturali e antropiche presenti nella location
suggestiva dei cortili aperti, consentendo di rivivere le emozioni del
folklore, con balli, musiche popolari, canti e rappresentazioni
artistiche, armonizzate in un bouquet di fragranze e attrazioni diffuse tra piazzette, vicoli, originali architetture e trappeti a grotta (frantoi ipogei).

Le tappe di “Presicce in Mostra” ascrivono esilaranti proposte di show cooking, progettate in angoli e panel dedicati, dove si potranno degustare i sapori della tradizione gastronomica tipica, grazie all’intervento degli studenti della Sede Coordinata di Ugento, che si cimenteranno nella preparazione della “Pisciammare”, piatto ricco di ingredienti locali, la cui ricetta sarà svelata e realizzata contestualmente.

“Tutto ciò che fa sistema, che fa territorio, che fa cultura è foriero
di grandi speranze – commenta il prof. Salvatore NEGRO, Dirigente
Scolastico dell’Istituto “Bottazzi” di Casarano -. Coltiviamo la
speranza che potrebbe portarci a sognare: la speranza del futuro, la
speranza del presente rappresentata dalle nostre e dai nostri giovani, che incontrano il loro territorio per co-costruire cultura e valori condivisi.
Se questo rappresenta l’alternanza scuola-lavoro, allora siamo sulla
strada giusta”.

In tale scenario di sinergie interistituzionali, armonizzate anche sulla
funzione strategica e propulsiva della comunicazione pubblica, la Terra del Salento si trasforma in aula aperta, diventa cioè una scuola senza frontiere in cui far convergere buone pratiche di governance e valori multiculturali, tesaurizzando competenze, abilità e conoscenze maturate da nostri futuri professionisti in formazione.

Paolo PALOMBA
*Responsabile Comunicazione Istituzionale
IIS “F. Bottazzi” – Casarano (LE)