M. Bettini, A che servono i Greci e i Romani?

Come in un’esplorazione…

 di Antonio Stanca

Maurizio Bettini è nato a Bressanone, in provincia di Bolzano, nel 1947, ha settant’anni, si è laureato in Lettere Classiche nel 1970 presso l’Università di Pisa e da qui è cominciata quella carriera universitaria che nel 1985 sarebbe culminata nell’incarico di Professore Ordinario di Filologia Greca e Latina all’Università di Siena. In questa città nel 1986 ha fondato il “Centro Antropologia e Mondo Antico” che molti collegamenti ha instaurato, negli anni, con altri Centri di altre parti del mondo. Dal 1992 Bettini tiene seminari presso il Dipartimento di Studi Classici dell’Università di Berkeley, in California. Per la casa editrice Einaudi cura la rubrica “Mythologica”. Collabora con la pagina culturale del quotidiano “la Repubblica”.

Oltre a molte opere di saggistica, cominciate a comparire agli inizi degli anni ’80, Bettini ha scritto libri per la scuola e romanzi.

Il suo saggio più recente, A che servono i Greci e i Romani?, è stato pubblicato quest’anno da Einaudi (pp.147, €12,00).

Come negli altri saggi anche in questo l’autore si mostra ampio nelle argomentazioni, ricco nei riferimenti storici, culturali, letterari, artistici, preciso nei richiami, nei confronti tra eventi, autori, opere del passato più lontano e più vicino, sicuro nelle citazioni, nelle datazioni. Molto s’impara leggendo Bettini, molto si aggiunge a quanto si sapeva dell’antichità, molto si scopre. E che riesca a porgere tanto nella maniera chiara, facile, a volte ironica, che è propria della sua scrittura, non può che tornargli come un ulteriore motivo di merito.

A legare il lettore alle opere del Bettini saggista interviene anche un’esposizione che, oltre ad essere facile, è sempre nuova, sempre pronta ad incuriosire specie quando si tratta di proporre, indicare i modi opportuni perché i giovani, gli studenti di oggi provino interesse per la cultura classica, greca o latina. E’ stato questo un argomento centrale nell’intera attività del Bettini docente e saggista. Non poteva mancare in quest’ultima opera. Fin dall’inizio l’autore mette in evidenza che l’Italia è risultata il paese più ricco di storia e cultura antiche tra i dodici paesi del mondo che sono stati esaminati. E’ importante, quindi, che quanto ha fatto parte del passato italiano, quanto della sua classicità greca e romana sia giunto fino a noi, venga conosciuto ancora oggi, è importante che s’instauri quella “memoria culturale” capace di farci sentire gli eredi di tanta storia, di tanta cultura, di non farcele considerare finite ma ancora valide, utili per la nostra vita, la nostra formazione umana, morale, civile, sociale e per quella dei nostri figli. Uno sviluppo, una continuazione dobbiamo considerarci di quanto è avvenuto nella nostra antichità, delle tante generazioni che nei secoli si sono succedute e formate su di essa. Dobbiamo pensare che pochi altri paesi come l’Italia sono in possesso di tanti posti, biblioteche, musei, dove sono state conservate le testimonianze del passato, di tanti monumenti, di tante figurazioni, di tanti segni che di esso attestano.

In verità nell’Italia dei tempi recenti il compito di mantenere in vita tali ricordi, di trasmettere il loro significato, la loro lezione, è rimasto affidato alla scuola. E qui il Bettini trova molto da ridire perché, in effetti, la scuola italiana ha operato in modo da ridurre la conoscenza, l’importanza della classicità greca e romana che è costitutiva della nostra storia. L’ha trasformata nel solo apprendimento del greco e del latino, della traduzione di queste lingue e nella conoscenza della storia letteraria della quale sono espressione. Non si è curata e non si cura di estendere tali conoscenze, di avviare presso gli studenti dei percorsi che li facciano giungere a sapere di tutto quanto faceva parte della vita dei loro antenati greci e romani, di come fossero le loro case, le loro famiglie, di quali fossero le loro società, le loro religioni, le loro credenze, gli usi, i costumi. Di carattere antropologico dovrebbe essere, secondo Bettini, lo studio condotto a scuola per il greco e il latino. Attraverso le due lingue gli studenti dovrebbero imparare a recuperare, a ricostruire i luoghi, gli ambienti, le persone, le cose di quelle lingue, i modi di vivere, le regole, i principi di allora. Più interessante sarebbe, così, il loro studio mentre ora non lo è ed anche per questo i licei classici sembrano destinati a non essere più frequentati. Se, invece, l’insegnamento del greco e del latino venisse ammodernato, se gli interessi perseguiti dalla scuola non fossero solo di carattere linguistico e letterario ma comprendessero altri più ampi, più estesi, se fossero rivolti ad instaurare con quelle antichità un rapporto di confronto, di paragone, a far scoprire le analogie e le differenze, a far sentire i giovani vicini e lontani, uguali e diversi da esse, se il loro studio diventasse una loro esplorazione alla maniera propria degli antropologi, sicuramente l’attenzione nei loro riguardi aumenterebbe e di molto. Molto piacere suscita scoprire che a distanza di millenni certi modi di fare, d’intendere sono rimasti uguali mentre altri sono completamente cambiati. E molti sono i consigli che il Bettini porge per procedere in tal senso durante gli anni di scuola.

Da antropologo oltre che da filologo si muove l’autore di questo libro, tutti i mezzi possibili suggerisce affinché nello studio del greco e del latino si operi come in un’esplorazione e soprattutto affinché non succeda che un’eredità così importante vada smarrita. Sarebbe molto grave dato il valore che ha rappresentato, la funzione che ha svolto.

Non si può pensare di porre fine a tanta storia, a tanta cultura, a tanta vita solo perché non ci si vuole impegnare a mantenerle, solo perché la scuola non svolge quanto serve per farle amare dai giovani.

Questo, secondo Bettini, dovrebbe essere compito di chi, politici o altri, è incaricato del sistema scolastico, del suo svolgimento. Né si può pensare che sia ancora possibile attendere dal momento che i problemi relativi al fenomeno sono ormai gravi e rischiano di diventarlo al punto da non poter essere risolti.

500 MILIONI DI EURO ALLE PARITARIE E LA SCUOLA PUBBLICA ANNASPA

500 MILIONI DI EURO ALLE PARITARIE E LA SCUOLA PUBBLICA ANNASPA  
“Mentre la scuola pubblica annaspa con docenti che percepiscono stipendi tra i più bassi della categoria in tutta Europa e personale ridotto all’osso nelle segreterie delle scuole e negli uffici amministrativi, ci lascia basiti l’annuncio del sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, dell’arrivo di oltre 500 milioni di euro per gli istituti paritari”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che sottolinea come di anno in anno i fondi destinati alle scuole paritarie aumentino sempre di più.
“Non si tratta di una questione ideologica – prosegue Di Meglio replicando alle affermazioni di Toccafondi – ma ricordiamo al sottosegretario che l’articolo 33 della Costituzione stabilisce che ‘Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato’. Siamo convinti che la scuola pubblica statale meriterebbe ben altre risorse economiche”.
“Così come ha reperito questi nuovi e cospicui fondi di cui beneficeranno le scuole paritarie, il Governo dovrebbe impegnarsi con altrettanta solerzia nel trovare risorse quantomeno dignitose per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, visto che per il biennio 2016-2017 ammontano a poco più di 30 euro lordi pro-capite, mentre per il 2018 non risultano ancora stanziate. Senza dimenticare – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – che gli insegnanti italiani stanno ancora aspettando lo scatto di anzianità del 2013”.  

Le scienze della vita e i biofotoni

“Le scienze della vita e i biofotoni nel cambiamento del riduzionismo meccanico della scienza “, Paolo Manzelli​ , Presidente ONG-Egocreanet , <egocreanet2016@gmail.com>

INTRODUZIONE AL CONVEGNO  su ” BIOFOTONI ED ENERGIA PER LA VITA”

– c/o Accademia dei Georgofili , in Firenze del 28/sett/2017 .

I* PARTE

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Il termine «meccanica» (gr. mechané, macchina),  denota il paradigma della scienza che si occupa essenzialmente dello studio del «moto», le cui concezioni sono state estese alle scienze della vita dando credito ad una similitudine tra “uomo e la macchina” determinando un evidente riduzionismo della scienza.

Nel mondo greco antico, sotto l’influsso del pensiero platonico, il meccanicismo fu trattato con enfasi piuttosto negativa, e a volte persino dispregiativa, in quanto la meccanica, fu intesa come arte materialistica sperimentale (téchne),che si opponeva all’elevarsi del  “mondo  delle idee , unica aspirazione teorica  atta a  favorire la creativita’ del cambiamento del pensiero nella comprensione della vita. (1)

Purtroppo oggi si valuta come di grande rilevanza la innovazione tecnologica quale miglioramento utile delle conoscenze acquisite,nel mentre un sostanziale conservatorismo limita il cambiamento concettuale necessario a superare le residue concezioni meccaniche le quali nelle loro applicazioni determinano entropia nell’ ambiente, sconvolgendo sistematicamente l’ ordine naturale della vita nel nostro pianeta.

Nella scienza dell’ epoca industriale dal 1600 al 1800 , il paradigma  «meccanico» viene sostenuto dalla corrente filosofica- di René Descartes,( Cartesio ) che isolo’  arbitrariamente il soggetto osservatore dal oggetto osservato, facendo seguito ai successi di Isaac Newton basati sul concetto di “forza” (F=ma), cosi che i sostenitori di un “universo equiparato ad una macchina” sulla base della dicotomia tra soggetto ed oggetto della percezione , hanno potuto storicamente privilegiare ogni spiegazione sistematicamente ricondotta alla somma delle sole azioni di causa ed effetto meccanico, generato dal  “contatto” tra corpi materiali” cosi cheil gioco del biliardo diviene un modello appropriato del riduzionismo meccanico.

Questo meccanicismo “ basato sul concetto di “Forza”,  si trovò già in difficoltà nella descrizione della gravitazione quale ” azione a distanza priva di contatto”  temendo di scorgere in questo concetto un residuo delle antiquate qualità occulte della alchimia e dalle concezioni sulla vita relative alle  “energie sottili ” proprie della antica medicina cinese  . Pertanto fisica geommetria e filosofia della scienza condivisero la strategia di ridurre tutto l’ osservabile ad una concezione meccanica in modo da  ricondurre ogni azione alle sole interazioni tra energia e materia che hanno determinato l’ orientamento della scienza chimica e biologica sulla base della  teoria atomico-molecolare che ancora fa testo nelle universita’.

In vero il meccanicismo inizio a entrare in crisi gia’ verso  la metà del ottocento  con l’elettromagnetismo di Maxwell, teoria che non trova simulazioni  utili per essere ricondotta alla meccanica. Pertanto per superare questa irriducibilità dell’ elettromagnetismo al paradigma meccanico si oppose una corrente radicale di pensiero detta del  “Energetismo” che in contrapposizione al meccanicismo, propose di interpretare la stessa materia come una forma condensata di energia del campo elettromagnetico.  Questo movimento, cercando di eliminare il “concetto di forza” ed evidenziare il concetto di Energia, ha trovato in Max Plank, agli inizi del 900 , un netto superamento delle concezioni lineari di causa ed effetto, in quanto Plank per primo ammise che la Energia era una quantita’ discontinua in quanto composta di pacchetti ( detti: Quanti ); cio dette inizio ad una profonda rivisitazione critica della scienza fisica che condusse Albert Einstein  a descrivere la Energia come salti tra livelli di frequenze energetiche ( E= hf) e interpretare nella “Relativita Ristretta” del 1905 (E= mc2) la interazione a distanza come trasformazione di uno spazio-tempo curvo anziche ortogonale di tipo cartesiano.

Nel 1926 Erwin Schrodinger descrisse una equazìone,che porta il suo nome, nell’ intento di conciliare la meccanica classica con la fisica quantistica . Tale equazione dette origine alla “Meccanica-Quantistica” in quanto essa fu concepita in modo che quando la lunghezza d’ onda diviene tanto lunga da poter essere considerata lineare, allora la soluzione della equazione da’ un risultato classico-deterministico, mentre in relazione al microcosmo quantico essa da’ un risultato probabilistico relativo alla collocazione delle particelle quantiche in una ristretta regione nello spazio.

Questo algoritmo di Schroedinger permise di rivalutare le concezioni meccaniche creando un nuovo arbitrario dualismo tra la trattazione del “macrocosmo e quella del microcosmo” ,permesso dalla possibilita’ di ammettere che durante le misurazioni quantiche-probabilistiche, fosse possibile  annullare la componente “non localizzabile” delle onde elettromagnetiche”,  definendo questo trucco  come il “crash” o collasso della funzione  d’ onda.

La equazione di Schroedinger non riusci invece a conciliare anche frattura tra  la meccanica quantistica e gli sviluppi della ricerca sulla “relatività generale” proposti  da Einstein ; cio’ per due essenziali ragioni : l’ una come conseguenza del fatto che Einstein persisteva nel descrivere  il campo gravitazionale in termini geometrici usando la nozione di curvatura dello spazio-tempo, mentre l’altra ragione è correlata alla diversita’ intrinseca della  natura della simultaneita’ di esistenza tra onde e particelle , da un lato  quella corpuscolare, localizzabile nello spazio, e dall’altro quella della energia delle onde  di fatto “non localizzabile” puntualmente nello spazio.

Schroedinger fu il primo chiedersi criticamente come la impostazione specificatamente eseguita “ad hoc “ per ottenere un risultato preordinato, fosse falsificabile e descrisse il suo dubbio nel libro dal titolo “Cosa è la vita ” nel quale  inoltre egli ricerco’ una soluzione ideale capace di correlare  la diversita’  tra localizzazione e delocalizzazione delle particelle quantistiche. Egli propose come “esperimento mentale” la possibilita che due o piu  particelle quantiche potessero sovrapporsi come onde e compenetrasi come particelle creando una nuova funzionalita quantistica (Entanglement= intrigo) capace di descrivere la transizione reversibile tra corpuscoli e campo di onde elettromagnetiche, cosi da  permette ad un sistema di particelle di trasferire informazione ed energia  simultameamente entro la ampia estensione del campo elettromagnetico. (2)

Immediatamente Einstein descrisse la soluzione ipotetica dell’ entanglement proposta da Schroedingernel 1935, come una ‘spaventosa azione a distanza‘. Ma diversamente dal diniego di Einstein tale ipotesi fu successivamente dimostrata essere una alternativa reale ed eseguibile dall’ esperimento riproducibile realizzato negli anni 80 da Anton Zeilinger che fu pubblicato sulla rivista Nature Communications, e che pertanto apri’ nuove prospettive di sviluppo della “coerenza quantistica” intesa come intrigo di piu sistemi. .

La verifica dell’ Entanglement tra due o piu onde/particelle quantiche dette “bosoni”, dal nome del fisico S. N. Bose, che hanno spin intero (0, 1, 2,…) e stata confermata piu volte a distinzione delle particelle dette dai Fermioni ( dal nome di E.Fermi) come l’ elettrone ed altre delle particelle ,con Spin quantico 1/2, le quali veicolano la materia ma che diversamente dai bosoni possiedono un intrinseco carattere impenetrabilita’ correlato al principio di esclusione di Pauli.

Pertanto la formazione di sistemi coerenti di fotoni del campo elettromagnetico della luce , apre la scienza  contemporanea ad  uno modo nuovo di capire come la bio-coerenza quantistica agisca nel sistema vivente , in quanto basata sull’ entanglement di gruppi di piu fotoni capaci di comunicare a distanza energia ed informazione.

La complessita di tali argomenti è difficilmente divulgabile ma fu proprio la Bio-Coerenza Quantistica a cui pose attenzione il gruppo di ricerca di Friz-.Albert Popp alle precedenti scoperte sui biofotoni al fine di trovare una piu completa relazione funzionale tra il campo elettromagnetico e la vita come inizialment proposto dalle intuizioni di Schroedinger. (3) In particolare le moderne ricerche sulla biofotonica pongono in evidenza come i biofotoni vengono rilasciati  e assorbiti dal DNA nelle sue operazioni di duplicazione e trascrizione genetica, cosi’ che i biofotoni possono essere recepiti da sistemi di regolazione del metabolismo delle cellule, tessuti e organi all’interno del corpo e del cervello, in modo da servire come rete di comunicazione di energia ed informazione funzionale alla vitalita’ di ciascun organismo e come  regolazione diffusa a distanza in tutti i processi di comunicazione biologica ( genetica ed epigenetica)  della vita .

Della suddetta importante tematica discuteremo ampiamente al convegno sul tema “Biofotoni ed Energia per la Vita” , evento che avra un carattere culturale divulgativo e promozionale per una migliore conoscenza cosciente di cosa sia la qualita della vita e delle relative prospettive di ne prevenzione e miglioramento del benessere in una nuova dimensione olistica ed ecologica  finalizzata al superamento delle obsolete concezioni   e quanto-meccaniche .

→ A conclusione del Convegno , Egocreanet (NGO) e collaboratori propongono la creazione di una “Fondazione di Ricerca e sviluppo (no-Profit)” quale aggregazione di artisti, ricercatori e associazioni , mass-media ed istituzioni nazionali ed internazionali , finalizzata a dare sviluppo e alla ricerca ed alla innovazione sui BIOFOTONI E LA VITA , allo scopo di  favorire sinergie trans-disciplinari tra la ricerca ed il mondo della impresa e della cultura e della istituzioni pubbliche, sul rinnovamento strategico delle scienze della vita.Le attivita della FONDAZIONE si concentreranno nel promuovere iniziative e progetti, mirati a sviluppare programmi di ricerca e di formazione sul tema ” Biofotoni e la Vita”, e si dedicheranno alla ricerca ed al management di finanziamenti e di agevolazioni orientati ad aumentare l’ impatto sociale culturale ed economico generato dalla diffusione del cambiamento strategico e della innovazione sostenibile delle scienze della vitaLa Governance della Fondazione, sara affidata con modalita’ flessibili ad un comitato organizzatore scientifico e tecnologico internazionale a cui attualmente si chiede preliminare ed informale adesione.La sede della costituenda FONDAZIONE  , inizialmente sara’ ancora  quella di EGOCREANET (ONG) c/o Incubatore Univerita ed Impresa della Universita di Firenze

.
Paolo Manzelli 23/07/2017 Firenze

Biblio on Line:

(1) : http://disf.org/meccanica

(2)- www.click.vi.it/sistemieculture/What%20Means%20Life.ppt

(3) – http://venezian.altervista.org/Scienzarte/58._Biofotoni_e_la_vita.pdf

Toccafondi: “In arrivo i 500 milioni di euro per le paritarie ”

da La Stampa

Toccafondi: “In arrivo i 500 milioni di euro per le paritarie ”

Il il sottosegretario al Miur: «Continueremo a combattere quelle scuole che chiamiamo “diplomifici” tese a rilasciare diplomi senza corrispondere ai requisiti della legge»
Sono in arrivo i contributi alle scuole paritarie, che complessivamente ammontano a più di 500 milioni di euro: lo ha reso noto il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi.
L’esponente del Governo spiega che sono stati «trasferite agli Uffici scolastici regionali le risorse» e quindi «in questi giorni al via i versamenti alle scuole». «Fondamentali controlli e riconoscimento dei contributi – aggiunge Toccafondi – chi si ostina ideologicamente a negare la parità scolastica è fuori dalla realtà e dalla storia».

«Con oggi partono i contributi alle singole scuole per 494.221.795 euro – precisa – che rappresentano i fondi destinati alle scuole paritarie ai quali vanno ad aggiungersi i 23,4 milioni per gli alunni con disabilità e i 50 milioni per le scuole materne. Mai nessuno Governo aveva destinato tanta attenzione alla parità scolastica, così come mai nessuno ha mai fatto come noi controlli serrati al sistema delle paritarie tanto da proporre 47 chiusure di riconoscimento della parità scolastica ad altrettante scuole». (

«Crediamo nel sistema di istruzione nazionale – prosegue il sottosegretario al Miur – che è formato da scuole statali e scuole non statali paritarie. In quasi tutto il mondo questo sistema riceve contributi statali e in molti stati la copertura del costo è totale, solo nel nostro paese ancora si dibatte ideologicamente su questo tema».

«Il lungo percorso caratterizzato da contrasti e tagli e che ha acceso diatribe – prosegue – trova finalmente sbocchi concreti, riconoscendo il valore pubblico dell’educazione non statale e allo stesso tempo dando equa interpretazione alla norma per assicurare un servizio che le scuole paritarie svolgono nel rispetto dei requisiti di legge. Non dimentichiamo, quello delle scuole paritarie è un servizio che passa dal riconoscimento della libertà di scelta per le famiglie e che la spesa fatta per l’istruzione dei figli ha un valore pubblico».

«Soprattutto è bene ricordare che il Sistema delle scuole paritarie è scuola a tutti gli effetti e rappresenta la seconda gamba del Sistema Istruzione, ponendosi come obiettivo prioritario proprio l’espansione dell’offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall’infanzia lungo tutto l’arco della vita. Abbiamo combattuto e continueremo a combattere quelle scuole che chiamiamo “diplomifici” tese a rilasciare diplomi senza corrispondere ai requisiti della legge. Con questa dotazione finanziaria, oggi, finalmente la seconda gamba del sistema può funzionare a pieno regime» conclude.

Maturità, a settembre via alla sessione suppletiva

da Il Sole 24 Ore

Maturità, a settembre via alla sessione suppletiva

di Laura Virli

Con il Dm 487 del 7 luglio 2017 il Miur ha stabilito i tempi supplementari per quei candidati che non hanno potuto sostenere o completare le prove nella sessione suppletiva o, comunque, prima del termine di chiusura dei lavori delle commissioni.
La sessione straordinaria è quindi l’ultima spiaggia per quei maturandi che, date le loro condizioni, non sono riusciti a prendere parte non solo alla sessione ordinaria di maturità 2017, ma anche alle relative prove suppletive di luglio.
Nel decreto è chiaramente esplicitato che i candidati intenzionati a partecipare alle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato a livello nazionale per l’anno accademico 2017/2018, saranno ammessi con riserva a dette prove, in quanto ammessi a sostenere gli esami di Stato di istruzione secondaria di secondo grado nella sessione straordinaria 2017.

Prerequisiti di accesso
L’accesso alla sessione straordinaria è previsto, a domanda, in seguito all’insorgenza di un grave impedimento documentato che impedisca al candidato di partecipare alle prove, come ad esempio una malattia; tale condizione deve essere certificata durante l’esame con visita fiscale oppure può essere riconosciuta dalla commissione che ne dà comunicazione al direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale.

Calendario
Secondo il calendario fissato dal dicastero di viale Trastevere per questo anno scolastico, la prima prova scritta si svolgerà il 20 settembre 2017, la seconda prova il 21 settembre, la terza prova il 25 settembre. I colloqui inizieranno dopo la correzione e la valutazione degli elaborati delle prove scritte e la pubblicazione degli esiti degli scritti.
I candidati che non dovranno svolgere alcuna prova scritta, sosterranno la prova orale il 20 settembre.

Indicazioni operative
I direttori degli Usr provvederanno alla convocazione delle commissioni nella stessa composizione in cui hanno operato nella sessione ordinaria; i lavori inizieranno il 18 settembre presso gli istituti ove sono presenti candidati che hanno chiesto di sostenere gli esami nella sessione straordinaria.
Saranno, invece i dirigenti scolastici degli istituti sedi d’esame per la sezione straordinaria a fornire comunicazione scritta ai candidati interessati circa le date di svolgimento delle prove.
Ai componenti delle commissioni spetterà una quota del compenso forfetario in misura proporzionale alla durata complessiva delle operazioni d’esame della sessione ordinaria.

Studenti tenuti alla «riservatezza», e voti all’alternanza: ecco la Carta con i diritti e doveri

da Il Sole 24 Ore

Studenti tenuti alla «riservatezza», e voti all’alternanza: ecco la Carta con i diritti e doveri

di Claudio Tucci

L’esperienza di alternanza scuola-lavoro dovrà essere «coerente con l’indirizzo di studio seguito» dal ragazzo. La formazione “on the job” potrà svolgersi anche «durante la sospensione delle attività didattiche» (quindi, pure in estate o a Natale) o, persino, «all’estero»; e per la validità del percorso «è richiesta la frequenza da parte dello studente di almeno tre quarti del monte ore previsto dal progetto» (le durate indicative – fissate dalla riforma Renzi-Giannini del 2015 – sono almeno 400 ore negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali, almeno 200 ore nei licei).

Gli alunni, poi, dovranno essere seguiti da due tutor, uno scolastico, uno aziendale (nelle pmi, di solito è lo stesso imprenditore), e i ragazzi andranno accolti in «ambienti di apprendimento favorevoli alla loro crescita». Ma gli studenti avranno anche degli obblighi: rispettare le «regole di comportamento, funzionali e organizzative» dell’impresa che li ospita, e mantenere la «riservatezza» su «dati, informazioni e conoscenze» acquisite durante il periodo formativo “on the job”.

Il provvedimento
Dopo una gestazione di oltre un anno, è pronta la Carta dei «diritti e doveri» degli alunni in alternanza: il provvedimento, 7 articoli totali, elaborato dal Miur, ha ricevuto l’ok dei ministeri del Lavoro e della Funzione pubblica, e la prossima settimana, salvo sorprese, sbarcherà sul tavolo della conferenza Stato-Regioni per il via libera finale.
Le nuove regole entreranno in vigore a settembre, proprio quando l’alternanza obbligatoria raggiungerà la quinta superiore, coinvolgendo, a regime, poco più di 1,4 milioni di ragazzi.

«La Carta è, nei fatti, l’ultimo tassello normativo per il decollo dell’alternanza – ha spiegato Carmela Palumbo, dg per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del Miur -. Diamo delle indicazioni puntuali a istituti e imprese perchè vogliamo percorsi formativi di assoluta qualità. Certo, ci sono anche doveri che gli studenti dovranno rispettare: la scuola on the job è infatti istruzione a tutti gli effetti, e il periodo di apprendimento sul campo entrerà nella valutazione complessiva del comportamento dell’alunno».

Le novità
La bozza di articolato, che si applica pure agli studenti in alternanza dei percorsi di istruzione e formazione professionale, erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali di Stato, conferma come a ragazzo e genitori debbano essere date «ampie e dettagliate» informazioni sull’esperienza di studio e di lavoro; e al termine del percorso gli studenti potranno esprimersi sull’efficacia dell’esperienza svolta (andrebbe declinato un pò meglio il richiamo alle competenze acquisite e all’importante funzione di orientamento al mondo del lavoro che deve svolgere anche la stessa scuola).

Salute e sicurezza
Lo studente in alternanza è equiparato, a tutti gli effetti, a un lavoratore: l’azienda, pertanto, è tenuta ad adempiere alla formazione in tema di salute e sicurezza, integrando le prime nozioni generali erogate dall’istituto scolastico. All’alunno dovrà essere garantita la sorveglianza sanitaria (ove richiesta); e i ragazzi dovranno, comunque, essere assicurati presso l’Inail e coperti per la responsabilità civile verso terzi. Se necessario, dovranno essere dotati, pure, di dispositivi di protezione (per contenere in parte gli oneri in capo ai datori si apre alla possibilità di stipulare accordi ad hoc tra ministero, Inail e Asl).

In ogni caso, per tutelare i ragazzi, il rapporto alunno/tutor aziendale non dovrà essere superiore a 5 a 1 per attività “a rischio alto”; 8 a 1 se il rischio è “medio”; 12 a 1 se invece è “basso” (sarà così nella quasi totalità dei percorsi “on the job”). Per garantire il rispetto della Carta dei «diritti e doveri» sono previste apposite commissioni territoriali, composte da studenti, docenti e genitori (le aziende, fondamentali per ospitare ragazzi, non sono – purtroppo – menzionate)

Istruzione tecnica e professionale, ok a revisione dei regolamenti Gelmini

da Il Sole 24 Ore

Istruzione tecnica e professionale, ok a revisione dei regolamenti Gelmini

di Cl. T.

Via libera definitivo in consiglio dei ministri alla revisione dei due regolamenti di riordino dell’istruzione tecnica e professionale approvati nel 2010. L’intervento è stato necessario a seguito di una pronuncia del Tar del Lazio dell’8 aprile del 2013 con cui il Tribunale amministrativo ha annullato parte dei i regolamenti n. 87 del 2010 (sull’istruzione professionale) e n. 88 del 2010 (sull’istruzione tecnica) perché incompleti: mancavano le motivazioni a sostegno della revisione del quadro orario dei percorsi di studio. Con il via libera di oggi si integrano le norme, rendendole più chiare e ottemperando a quanto richiesto dai giudici amministrativi.

Regolamento istruzione professionale
Nel frattempo, il ministero sta predisponendo il nuovo regolamento per l’istruzione professionale previsto dal decreto legislativo 61 del 2017, uno degli otto decreti attuativi della legge 107 del 2015, la Buona Scuola. Il provvedimento darà una più chiara identità agli istituti professionali, innovando e rendendo più flessibile la loro offerta formativa, superando l’attuale sovrapposizione con l’istruzione tecnica e mettendo ordine in un ambito frammentato tra competenze statali e regionali.

Una rivoluzione copernicana per svecchiare l’insegnamento

da la Repubblica

Una rivoluzione copernicana per svecchiare l’insegnamento

di Piergiorgio Oddifreddi

Una  volta Andrew Wiles, il matematico più famoso del mondo per la sua dimostrazione del teorema di Fermat, venne in Italia. Un rotocalco gli chiese un’intervista, ma a una condizione: parlare di tutto, meno che di matematica. La cosa ovviamente lo lasciò perplesso e divertito, visto che quello era l’unico argomento su cui sarebbe valsa la pena di intervistarlo. Ma era anche l’unico argomento che si poteva supporre i lettori avrebbero saltato a piè pari.

Cosa spinge l’uomo comune a prendere immediatamente le distanze non solo dal matematico di professione, ma anche dal professore di matematica, confessando senza ritegno all’uno e all’altro: “Io non ho mai capito niente di matematica”? Probabilmente la paura nei confronti di una materia che ci propone ansiogenamente i suoi problemi, ci sfida bullescamente a mostrare la nostra “nobilitade” intellettuale, ci redarguisce insofferente se meniamo il can per l’aia, e ci svergogna spietatamente non appena proviamo a barare.

Come si possono dunque portare i bambini e gli adolescenti di oggi, che diventeranno gli uomini di domani, a convivere felicemente con la matematica, o addirittura ad amarla? Soltanto con una “rivoluzione copernicana” dell’insegnamento e della divulgazione, che capovolga l’anacronismo dei metodi e dei contenuti con i quali ancora essa viene insegnata e diffusa. O, per parlare più precisamente, vilipesa e martoriata.

La matematica si trova oggi nella situazione in cui era la musica decenni fa, prima dell’introduzione del metodo Suzuki: quando, cioè, l’interesse, il divertimento e il piacere del futuro esecutore erano considerati irrilevanti, o addirittura deleteri, e dovevano cedere il campo ai tecnicismi fini a sé stessi. Non a caso le scuole musicali si chiamavano “conservatori”, e conservatori rimangono troppo spesso oggi i programmi di matematica delle scuole, i metodi della sua didattica e gli aspetti che ne emergono nella narrazione mediatica.

Con queste premesse, non c’è da stupirsi che la matematica sia odiata e temuta: semmai, ci sarebbe da stupirsi che non lo fosse. L’attuale “crisi delle vocazioni” degli insegnanti di matematica riflette una consapevolezza di queste carenze, che si possono risanare soltanto mediante un “piano Marshall” che immetta risorse massicce nella diffusione di nuovi metodi di insegnamento e nell’elaborazione di nuovi programmi di studio, ormai adottati in molti Paesi meno conservatori, ma ancora lontani da venire nel nostro, che apprezza le rovine dell’antichità ma si disinteressa delle costruzioni della modernità.

Matematica senza prof quattromila cattedre vuote “È crisi delle vocazioni”

da la Repubblica

Matematica senza prof quattromila cattedre vuote “È crisi delle vocazioni”

La docenza viene snobbata da chi sceglie questa materia. L’allarme dei dirigenti scolastici “L’università deve farsi carico del problema”

I numeri non fanno paura solo agli studenti. Non attirano nemmeno i professori, almeno non abbastanza. È emergenza insegnanti di matematica nella scuola: non si trovano. E le cattedre di ruolo rimangono vuote. Il problema è avvertito soprattutto alle medie, dove quest’anno si è creata una voragine: 3.817 posti rimasti vacanti dopo i trasferimenti, soprattutto al Nord con la Lombardia che da sola arriva a 1.072. Nemmeno le prossime immissioni in ruolo colmeranno del tutto il “buco”: i vincitori del Concorso 2016 non saranno sufficienti e le graduatorie ad esaurimento per la classe di matematica e scienze alla secondaria di primo grado sono già svuotate da tempo. È la rivista Tuttoscuola ad aver fatto i conti utilizzando i dati del ministero all’Istruzione. E a lanciare l’allarme: “A concorsi ormai quasi completati in tutta Italia saranno disponibili alla nomina circa 2.200 professori iscritti in graduatoria, un numero insufficiente per ricoprire tutti i quasi quattromila posti liberi”. Dunque per oltre 1.600 posti non assegnati sarà necessario ricorrere a supplenti e non sarà comunque facile trovarli. E magari saranno gli stessi bocciati al concorso, che sono tanti. In Lombardia per matematica e scienze alle medie i promossi sono stati 372 per 915 posti, in Piemonte sono stati 234 su 552 posti, in Toscana e in Sardegna 39 su rispettivamente 197 e 99 posti.

Un problema che preoccupa i presidi, agita i sindacati. E che la ministra Valeria Fedeli non elude: «La mancanza di alcune professionalità nella scuola è anche il frutto dello svilimento, negli anni, del valore della docenza dovuto alla scarsa attenzione che c’è stata nei confronti del sistema di istruzione, sia in termini di investimenti, che di capacità di visione ». Il nodo non è solo nello scarso appeal (e stipendio) offerto da una cattedra, in particolare alle medie. È a monte: pochi laureati in matematica. Appena 1.016 nel 2014-15 contro i 36mila nell’area scientifica. Il doppio rispetto ai 574 che si contavano nel 2007. Ma comunque pochi. «I dirigenti scolastici disperati ci chiamano chiedendo i nostri laureati o laureandi. Alle superiori facciamo fatica a trovare supplenti, spesso ricorriamo a nostri ex studenti neolaureati, ma non è semplice», ammette Domenico Squillace, preside del liceo scientifico Volta a Milano. «Appena escono dall’università li prendiamo,ma c’è un problema di riconoscimento sociale alle lauree scientifiche », spiega Stefano Versari, direttore dell’ufficio scolastico dell’Emilia Romagna. A Bologna quasi un posto di ruolo in ogni scuola media rimarrà vacante. Il mercato del lavoro, ma soprattutto il mondo della ricerca, sottrae i matematici alla scuola. Un quarto dei laureati prosegue col dottorato, dice l’indagine 2016 di AlmaLaurea. Scuote la testa Giorgio Bolondi, ordinario di matematica alla Libera università di Bolzano. Il professore ha presieduto la commissione nazionale per l’insegnamento della matematica e quest’anno è stato responsabile della prova Invalsi di matematica: «L’università si deve far carico del problema: non laureiamo abbastanza matematici, i nostri corsi di laurea in molti casi hanno ancora come figura di riferimento l’insegnante di matematica della scuola della riforma Gentile e vedono l’insegnante come un sottoprodotto del matematico. Di conseguenza non sviluppano o reclutano risorse sufficienti per questo lavoro di formazione ».

Cambiare la formazione universitaria, dunque. E rilanciare il ruolo sociale degli insegnanti. La ministra insiste su questo punto: «Le assunzioni straordinarie, il successivo concorso, le nuove modalità di reclutamento per la scuola secondaria, il piano nazionale per la formazione degli insegnanti, il rinnovo del contratto ormai prossimo: tutte azioni che vanno in questa direzione».

Paritarie, studenti indignati per i 500 milioni: inaccettabile finanziare chi dà diplomi agli impreparati

da La Tecnica della Scuola

Paritarie, studenti indignati per i 500 milioni: inaccettabile finanziare chi dà diplomi agli impreparati

Non hanno convinto le motivazioni espresse dal sottosegretario Gabriele Toccafondi, sui 500 milioni di euro ceduti dallo Stato per le scuole paritarie.

Per Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, si tratta di un atto incomprensibile.

E’ inaccettabile come, in una situazione di profonda precarietà del sistema d’istruzione pubblica nel nostro paese – ha detto il rappresentante Uds – la priorità del Ministero dell’istruzione sia quella di continuare a finanziare le scuole paritarie”.

“Viviamo in un paese – ha continuato Manfreda – che non garantisce ancora un reale sistema di diritto allo studio per tutti gli studenti, a prescindere dalla loro provenienza socio-economica. Un sistema d’istruzione che invece che aggregare e avvicinare i giovani alla conoscenza e all’istruzione, li allontana con sistemi didattici obsoleti e un sistema di valutazione che non fa altro che mettere in competizione. Il sistema d’istruzione non statale si basa soprattutto sulle rette che le famiglie versano”.

Ora, ha detto ancora il coordinatore Uds, “continuare a finanziare cospicuamente questo sistema, che nella maggior parte dei casi si caratterizza come sistema che tende a conferire il diploma anche senza aver realmente raggiunto dei livelli d’istruzione positivi, togliendo così la possibilità di ulteriori finanziamenti alle scuole pubbliche, è per noi una tendenza che va assolutamente capovolta, soprattutto se la mole del finanziamento in questione supera di gran lunga la disponibilità di un fondo fondamentale come quello per il Diritto allo studio, istituito dai recenti decreti legislativi della 107, pari a 30 milioni”.

Per il leader dell’Unione degli Studenti, quindi, “serve un pesante ripensamento del modello d’istruzione nel nostro paese e che ad un ripensamento teorico vada necessariamente affiancato un piano nuovo e più strutturato di finanziamenti”.

Assegnazioni provvisorie scuola secondaria, solo preferenze di scuola e provincia

da La Tecnica della Scuola

Assegnazioni provvisorie scuola secondaria, solo preferenze di scuola e provincia

È utile ricordare che il numero delle preferenze per utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per la scuola secondaria sono 15.

Da domani mattina sarà disponibile sul portale Istanze Online del Miur il modulo denominato “Mobilità su organico di fatto 2017/2018 scuola secondaria di I grado” e il modulo denominato “Mobilità su organico di fatto 2017/2018 scuola secondaria di II grado”. Entrando su questi moduli si potranno compilare, sempre se ci sono le condizioni contrattuali per farlo, la domanda di utilizzazione provinciale, di utilizzazione verso un’altra provincia e di assegnazione provvisoria verso una sola provincia. Le condizioni per fare domanda di utilizzazione provinciale e interprovinciale sono specificate nell’art.2 dell’ipotesi di CCNI sulle utilizzazioni del 21 giugno 2017. Mentre le condizioni per richiedere assegnazione provvisoria verso una sola provincia (ovviamente anche diversa da quella di titolarità), sono riportate nell’art.7dell’ipotesi di CCNI sulle utilizzazioni del 21 giugno 2017.

È utile sapere che l’assegnazione provvisoria può essere richiesta per una sola provincia indicando fino ad un massimo di 15 preferenze per i docenti della secondaria di primo e secondo grado, solo nel caso di assegnazione interprovinciale sarà possibile esprimere anche il codice sintetico della provincia dopo quello delle scuole del comune di ricongiungimento o eventualmente di scuole di altri comuni.

Si ricorda che la mancata indicazione delle preferenze relative alle scuole del comune di ricongiungimento preclude la possibilità di accoglimento da parte dell’ufficio delle eventuali altre preferenze, o altre classi di concorso o posti di grado diverso, ma non comporta l’annullamento dell’intera domanda di assegnazione provvisoria. Pertanto, in tali casi l’ufficio si limiterà a prendere in considerazione soltanto le preferenze analitiche relative a specifiche scuole del comune di ricongiungimento e per la stessa classe di concorso o posto di titolarità. Per cui è utile sapere che è necessario inserire nella sezione I delle preferenze del per la domanda di utilizzazione o assegnazione provvisoria per la scuola secondaria, i codici analitici delle relative scuole del comune di ricongiungimento, prima di inserire altre preferenze, questo per evitare un possibile l’annullamento di tutte quelle preferenze successive a quelle riferibili alle scuole del comune di ricongiungimento.