La valutazione dei dirigenti va corretta e semplificata

La valutazione dei dirigenti va corretta e semplificata

In occasione della riunione dell’Osservatorio Nazionale per la valutazione dei dirigenti della scuola, tenutasi ieri 19 gennaio presso il MIUR, l’Amministrazione ha condiviso con i componenti del tavolo tecnico i primi dati grezzi relativi alla compilazione del portfolio da parte dei dirigenti. Il dott. Previtali li ha illustrati riservandosi di compiere una più approfondita analisi sul completo set di dati una volta reso disponibile.
Peraltro, come sottolineato dall’ANP, si tratta di dati relativi solo ad una popolazione parziale, dal momento che molti dirigenti hanno aderito alla protesta in corso astenendosi dalla compilazione, anche in considerazione del fatto che per l’anno scolastico 2016/17 non ci sarebbero stati effetti sulla retribuzione.
L’INVALSI ha poi fornito una prima restituzione del questionario Q1 di monitoraggio, relativo alla quarta azione del PON PRODIS “Strumenti e metodi per la promozione della professionalità del dirigente scolastico”, che si prefigge di misurare l’impatto del sistema di valutazione dei dirigenti.
Successivamente, i Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali del Piemonte, Toscana e Calabria hanno riferito circa l’andamento della procedura valutativa nei loro territori.
Il rappresentante ANP al tavolo, riservandosi di condividere nella seduta successiva le osservazioni puntuali che emergeranno dalla lettura ragionata dei dati forniti, ha fermamente espresso la necessità di rivedere con la massima urgenza la procedura di valutazione nel suo complesso.
L’ANP, infatti, ritiene assolutamente necessario semplificare notevolmente la struttura del portfolio e rendere trasparente ed omogeneo, su tutto il territorio, l’operato dei Nuclei di Valutazione. Deve inoltre essere garantita una composizione equilibrata dei Nuclei di cui non possono far parte componenti privi di qualifica dirigenziale. Maggiore cura, poi, va data alla formazione dei Nuclei e degli stessi dirigenti destinatari della valutazione: questi ultimi, infatti, hanno diritto di avere piena contezza dei meccanismi, degli strumenti e dei criteri adottati in ogni fase del processo in cui saranno coinvolti.
In mancanza di tali correzioni, l’azione di protesta dell’ANP non sarà revocata ma, semmai, rinforzata.

FUORI DALLE GAE I DIPLOMATI MAGISTRALE

ADUNANZA PLENARIA: LA GIUSTIZIA CHE TRIONFA, OBBLIGANDO IL MIUR A PORRE FUORI DALLE GAE I DIPLOMATI MAGISTRALE

Riferiamo in ordine all’epocale vittoria conseguita in Adunanza Plenaria dai precari storici delle graduatorie ad esaurimento contro i cd. “Diplomati Magistrale”.

Tale Alto Consesso ha, infatti, sentenziato l’indiscutibile sconfitta giudiziaria dei c.d. DM, cioè la loro doverosa esclusione dalle graduatorie ad esaurimento.

In dette graduatorie, pertanto, hanno diritto di rimanere – sino all’ottenimento dell’immissione in ruolo – esclusivamente i precari storici, ovvero quei docenti che da diversi anni, e in diversi casi da alcuni decenni, hanno dedicato la loro vita all’insegnamento, hanno studiato ulteriormente rispetto al semplice conseguimento della maturità magistrale, hanno quindi superato un concorso, un corso o un percorso universitario.

La vittoria conseguita in Adunanza Plenaria, se è sicuramente il frutto dello studio e della rappresentanza processuale posta a sostegno dei tanti docenti precari storici intervenuti ad opponendum nel procedimento amministrativo incardinato presso il Consiglio di Stato, costituisce certamente l’unico giusto epilogo giudiziario che potesse ripristinare la Giustizia, precedentemente violata con tante ordinanze cautelari e  sentenze di merito di dubbia portata giuridica.

Detto in altri termini, il Supremo Collegio della Giustizia amministrativa, nel condividere le tesi studiate ed elaborate dagli scriventi Avv. Antonio Gabrieli e Avv. Giada Ficarelli, col pregiato ausilio del collega Avv. Mariano Alteri che le ha rappresentate giudizialmente, ha sancito ciò che prepotentemente emergeva dal diritto stesso: le graduatorie ad esaurimento non sono create per permettere l’accesso a chi vorrebbe insegnare col semplice titolo del diploma. L’insegnamento è una delle professioni più importanti per l’intera collettività; agli insegnanti della nostra scuola pubblica affidiamo l’educazione e l’istruzione dei nostri figli, di conseguenza, servono specifiche competenze, acquisibili attraverso lunghi e impegnativi percorsi di studio che non possono essere surrogati attraverso la sola maturità magistrale, nella maggior parte dei casi conseguita anche un ventennio/trentennio prima, senza esser mai riusciti a superare un’ulteriore valutazione da parte dello Stato.

I precari storici inseriti nelle GaE, da noi assistiti, piaccia o non piaccia ai c.d. DM, sono tutti professionisti che hanno dedicato la propria vita all’insegnamento. Essi hanno superato un concorso, conseguito un’abilitazione a seguito di un corso ovvero che si sono laureati con profitto  in Scienze della Formazione Primaria.

In altre parole, la vittoria epocale conseguita in Adunanza Plenaria rappresenta il trionfo delle tesi difensive da noi portate avanti, ma è altresì la constatazione che per fare l’insegnante nella scuola pubblica e meritarsi un contratto a tempo indeterminato non è sufficiente il possesso di un semplice diploma di maturità magistrale.

Per i nostri figli ci vuole una più alta qualifica e un maggior merito. Ci vuole dunque più attenzione e controllo da parte dello Stato.

Non sfugga, infatti, che tra i tanti sconfitti DM c’è chi non ha mai lavorato nella scuola, ma che dopo anni e anni passati come casalinga o svolgendo altra attività lavorativa, ha ben pensato di svoltare la propria esistenza, pretendendo di andare a insegnare in virtù del possesso di un mero diploma di maturità conseguito trent’anni prima, spodestando immeritatamente chi aveva invece dedicato la propria vita all’insegnamento e alla propria formazione professionale.

L’Adunanza Plenaria ha, di fatto, evitato anche questo.

Non sfugga al Ministero, ai politici in cerca di voti e desiderosi di speculare sulla scuola, i quali offrono in campagna elettorale inappropriate e illegittime sanatorie, che tra i c.d. Diplomati Magistrale ci sono anche queste desolanti situazioni.

Tra i cd. D.M. si celano anche persone che non hanno mai insegnato, ma che di fatto stanno sottraendo il lavoro a chi si è addirittura laureato in Scienze della Formazione Primaria.

Insomma, diversi meri diplomati magistrale che per trent’anni hanno fatto altro nella vita, infischiandosene della pedagogia e della didattica, si trovano a sottrarre il lavoro a chi si è laureato e ha per giunta superato severe procedure concorsuali o corsi abilitanti per poter garantire ai discenti una più alta professionalità.

L’istruzione è una cosa seria. Se lo ricordino i politici tutti. Ogni ipotesi di sanatoria, infatti, rappresenterebbe l’antitesi della legalità, l’opposta sensata scelta che farebbe il vero buon padre di famiglia!

Ad ogni modo, oltre a tali considerazioni in punto di fatto, non si può sottacere la correttezza, in punto di diritto, della ricostruzione storico-giuridica svolta dall’Adunanza Plenaria e la piena condivisibilità delle statuizioni affermate dal Supremo Collegio della Giustizia Amministrativa nella storica sentenza n. 11/2017.

L’Adunanza Plenaria, infatti, ha riconosciuto punto per punto l’infondatezza delle tesi dei c.d. Diplomati Magistrale e l’impossibilità per questi di ambire all’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento.

La vittoria conseguita in Adunanza Plenaria già ha prodotto evidenti risultati per i nostri assistiti, evitando che 100.000 diplomati magistrali potessero senza alcuna ulteriore valutazione e/o preparazione arrogarsi il diritto di insegnare ai bambini dell’infanzia e della scuola primaria.

Nulla possono valere, a sommesso avviso degli scriventi, i pretestuosi ricorsi in Cassazione ovvero alla Corte di Giustizia Europea, al fine di inficiare l’operato dell’Adunanza Plenaria.

Tutti i DM sappiano che i precari storici già inseriti nelle GaE ci hanno già richiesto di resistere giudizialmente alle eventuali avverse azioni ideate a soli scopi dilatori.

Contro le dilatorie avverse azioni, sono allo studio iniziative per chiedere la condanna per lite temeraria personale di ogni singolo DM che vorrà pretestuosamente dilatare i tempi dell’esecuzione della sentenza n. 11/2017 A.P..

Nei precari storici delle GaE oramai vi è consapevolezza della propria forza e del proprio buon diritto, pertanto essi sanno bene che non devono più lasciar agire i DM indisturbati nelle aule dei Tribunali, perché la verità emerge anche grazie agli interventi ad opponendum.

Per quanto attiene agli sbandierati ricorsi in sede europea, si osserva che il lamentato abuso dei contratti a termine dei DM in sede comunitaria, non può trovare riscontro contro i precari storici per una molteplicità di argomentazioni giuridiche avvallate dai più grandi esperti del diritto.

Anche in punto di fatto, si badi, le pretese europee dei DM non potrebbero mai trovare accoglimento, atteso che prima di ogni loro ipotesi di sfruttamento bisogna garantire la tutela del diritto dei precari storici già inseriti a pieno titolo nelle GaE.

Sicuramente la lamentela europea di un DM, non può danneggiare chi è indubbiamente da stabilizzare prima di ogni altra categoria: i precari storici delle GaE.

Infine, sia concesso di fare un’osservazione sui numeri delle parti coinvolte.

Se il fronte dei DM può contare su oltre circa 43.000 persone, dalla nostra parte vi sono oltre 100.000 persone interessate dalla vicenda.

Oltre ai 26.000 precari storici inseriti nelle GaE vi sono oltre 70.000 tra laureati in Scienze della Formazione primaria e vincitori di concorso che meritano di ricevere doverosa attenzione e protezione dal parte del Ministero e da parte di tutti i politici.

I laureati in Scienze della Formazione Primaria si sono formati attraverso studi universitari, nei quali la pedagogia e la didattica continua a rappresentare il fulcro dell’insegnamento. Costoro insegnano da diversi anni, con passione e alta professionalità, attraverso le graduatorie d’istituto, e oggi sono ormai stanchi di dover sopportare ancora le assurde pretese provenienti dai dei meri diplomati magistrale.

In sintonia con la più importante Giurisprudenza Europea, dopo la stabilizzazione dei precari storici, lo stato dovrà stabilizzare i docenti attraverso appositi concorsi, ma che non potranno mai essere riservati ai DM. Il merito ha la sua importanza.

La laurea la si consegue con serio studio e dedizione, e vale più di un diploma conseguito più di vent’anni prima!

D’altro canto, se i Diplomati Magistrale ante 2001/2002 avessero voluto realmente insegnare si sarebbero dovuti dotare di un  giusto merito e un’adeguata giusta preparazione, in altri termini, in un ventennio avrebbero potuto anche studiare e superare un concorso o laurearsi. In venti e più anni chi invece ha creduto nell’insegnamento come professione si è dato da fare. E’ ora che lo Stato garantisca e salvaguardi il vero merito!

Ogni differente scelta del Governo comporterebbe un sicuro danno erariale derivante dal colossale contenzioso che i precari storici, uniti ai laureati in SFP e ai vincitori di concorso, avanzerebbero immediatamente contro lo Stato Italiano per salvaguardare il loro buon diritto.

Il dado è tratto: per i meri DM non c’è posto nelle GaE, così come non vi è possibilità per loro  auspicare  sanatorie o  concorsi riservati.

In ogni caso, per accelerare la fuoriuscita dei DM dalle GaE, i primi di febbraio si avvieranno delle procedure ad hoc, che di certo richiameranno al dovere tutte le parti coinvolte, probabilmente facendo perdere il sonno a diversi Diplomati Magistrale.

Avv. Antonio Gabrieli

Avv. Giada Ficarelli

Cellulari e tablet in classe, via libera della ministra Fedeli. Ecco i 10 comandamenti

da Il Fatto Quotidiano

Cellulari e tablet in classe, via libera della ministra Fedeli. Ecco i 10 comandamenti

Dieci punti destinati a far discutere il pianeta istruzione diviso tra chi vorrebbe il divieto assoluto dell’uso come in Francia e chi pensa che possano essere un’opportunità se cambia il modo di fare lezione. In cantiere anche altre due novità: il curriculum di educazione digitale e il coding

Sì al telefonino in classe il decalogo del ministero

da la Repubblica

Sì al telefonino in classe il decalogo del ministero

In Francia, Macron ne ha appena vietato l’uso, l’Italia lo sdogana Fedeli: “Il futuro siamo noi. I modelli educativi cambiano”

Ilaria Venturi

Si potranno usare per documentare, con video e foto, una gita, per tracciare percorsi col Gps durante una visita, per conoscere, grazie alle mappe, una città. Saranno utili per riassunti via twitter, per risolvere problemi matematici a colpi di touch: invece di alzare la mano, si preme il tasto sullo schermo dal banco. Potrà anche capitare nel bel mezzo di una lezione di sentirsi dire dal prof: “Prendete il cellulare, accendetelo, andate su Minecraft (il videogioco per costruire mondi, ndr): ora realizziamo insieme un museo e una biblioteca». Ecco come smartphone e tablet portati da casa saranno permessi in classe.

La svolta, annunciata a settembre dalla ministra Valeria Fedeli, ora fa un passo avanti. Il gruppo di esperti nominato dal ministero ha chiuso i lavori e definito una sorta di decalogo su come usare a scuola i dispositivi mobili degli alunni, lasciati sino ad oggi spenti negli zaini.

Il presidente Macron ha appena bandito, al rientro dalle vacanze natalizie, i telefonini dalle scuole francesi. Noi li sdoganiamo per fare lezione, dopo che una circolare a firma del ministro Fioroni nel 2007 li aveva vietati sull’onda dei primi casi di cyberbullismo. «Il primo segnale che la scuola italiana è al centro del futuro», dichiara la ministra che oggi a Bologna, alla tre giorni dedicata alla scuola digitale, annuncerà le linee guida che si tradurranno («spero prima del nuovo governo») in una nuova circolare. Fuor di retorica, Valeria Fedeli precisa: «La proibizione all’uso personale dei cellulari a scuola rimane, stiamo regolando il loro uso didattico, sotto il controllo del docente».

La ministra parte da un presupposto: «La natura del digitale cambia i comportamenti di una società e i modelli educativi. Di qui la necessità di assumerci questa responsabilità: dare contenuti certificati alla didattica digitale e governare fenomeni che comunque coinvolgono i nostri ragazzi fuori dalla scuola. Per fare questo sarà importante dare ai docenti una formazione adeguata, chiamare in causa anche università e case editrici. La scuola deve diventare anticorpo della società nei confronti di verità confuse, dibattiti superficiali, fake news, informazioni prive di fondamento scientifico». È l’assunto degli esperti: «Il telefonino è nelle mani di tutti, rifiutare che entri a scuola non è la soluzione. Meglio negoziare un uso responsabile». Per questo l’indicazione agli istituti è di adottare una “politica di uso accettabile”: un regolamento condiviso, e non calato dall’alto, che dica chiaramente cosa si può fare e cosa rimane proibito, quando accenderli, come evitare i furti, come non discriminare chi non ce l’ha o non scatenare la corsa all’ultimo modello. Il tutto coinvolgendo i consigli di classe e, soprattutto, spiegando bene agli studenti e alle famiglie regole e motivazioni. Vale per tutti gli ordini di scuola, in particolare per le medie e superiori. Ma anche alla primaria si potrà chiedere di portare un tablet da casa — spiegano gli autori del documento — e di condividerlo coi compagni per imparare grazie a piattaforme digitali dedicate. Anche i videogiochi, quelli educativi, sono ammessi. Aule che così si trasformano all’istante in laboratori informatici. Purché s’insegni, insistono le linee guida, a usare questi strumenti in modo critico. E se arrivano messaggi e i ragazzi si distraggono? «Insegnate loro a disattivare le notifiche, a non rispondere perché non è il momento: sono loro i padroni del mezzo. Dobbiamo regolamentare ed educare all’uso: vale anche per i docenti nel rapporto con le studentesse », avverte la ministra riferendosi al caso degli abusi sessuali al liceo Massimo di Roma.

Per fare tutto questo, viene detto agli istituti di dotarsi di connessioni in grado di reggere. Il piano nazionale per la scuola digitale ha messo sul piatto un miliardo e 200mila euro, ne sono stati spesi la metà.

«Avrei voluto fare più in fretta — ammette Fedeli — ma è un investimento che deve andare avanti». Per arrivare a una vera e propria educazione civica digitale. Anche su questo gli esperti hanno già scritto un sillabo per le scuole.

Scuola, contratto ancora in alto mare

da la Repubblica

Scuola, contratto ancora in alto mare

Forse la firma arriverà dopo le elezioni del 4 marzo. Mancherebbero 12 degli 85 euro di aumento, a fronte della trasformazione in obbligatorie di attività che finora erano volontarie. In discussione anche le sanzioni disciplinari, diventate più stringenti dopo gli ultimi casi di molestie

Salvo Intravaia

Si allungano i tempi per il rinnovo del contratto della scuola. Il lungo braccio di ferro tra governo (che contratta per il tramite dell’Aran: l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) e sindacati riprenderà la prossima settimana. L’ultimo incontro si è svolto ieri, 17 gennaio, e, stando alle dichiarazioni dei rappresentanti dei lavoratori, nella vertenza è stato fatto solo un piccolo passo avanti. Così, la firma del contratto si allontana e non è detto che arriverà, come spera l’esecutivo, entro il 4 marzo: quando gli italiani verranno chiamati alle urne. Al centro dell’attenzione il documento top secret, ma su cui trapelano diverse indiscrezioni e fake news sui social, che l’Aran ha consegnato martedì scorso alla controparte per la discussione del giorno successivo. Un articolato che contiene le proposte del governo alle parti sociali. Ma i motivi che dividono i due fronti sono ancora troppe. Ecco quali.

• I SOLDI NEL PIATTO
È forse la parte meno impegnativa di tutta la trattativa: il governo aveva promesso, in media, 85 euro lordi al mese di aumento ma all’appello ne mancherebbero 12 circa. Si potrebbe chiudere a 73 da spalmare in un triennio: 13 nel primo anno, 20 nel secondo e 40 nel terzo anno. Cifre lorde che si dimezzerebbero in tasca ai docenti. I sindacati premono perché le cifre vengano incrementate includendo nell’aumento i 200 milioni di euro previsti dalla Buona scuola per premiare i docenti migliori e i 383 milioni che finanziano i 500 euro a docente per la formazione professionale. In questo caso gli aumenti medi potrebbero toccare quota 130 euro, sempre lordi. Ma due delle più importanti novità della riforma varata dal governo Renzi verrebbero sterilizzate e la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha fatto capire che siamo lontani da questa ipotesi.

• NUOVI ONERI IN VISTA
Quella dei nuovi carichi di lavoro dei docenti dopo il rinnovo del contratto sta alimentano una serie di indiscrezioni incontrollate. Ecco come stanno le cose. Per i docenti, secondo il volere dell’Aran, gli obblighi aumenterebbero. E non di poco. Oltre alle ore frontali di cattedra (18 per la scuola media e superiore, 24 per la scuola elementare (22+2) e 25 per la scuola dell’infanzia) e a tutte le attività funzionali all’insegnamento (preparazione delle lezioni e correzione dei compiti, per citarne alcune), cui si aggiungerebbero il tutoraggio per le attività di Alternanza scuola-lavoro e la formazione in servizio, diventano obbligatori altri due gruppi di attività: quelle per il Potenziamento dell’offerta formativa e quelle Organizzative e amministrative. Per tradurre dal sindacalese, se il preside chiama un docente a collaborare per fare parte dello staff di presidenza, per la somministrazione dei test Invalsi, per l’orientamento degli alunni o per le ore di recupero, a prescindere dalla remunerazione delle stesse, il docente non potrà rifiutarsi. In altre parole, la miriade di attività che i docenti svolgono oltre quelle istituzionali, al momento volontarie, diventerebbero obbligatorie. Un aspetto su cui i sindacati contano di fare battaglia e, eventualmente, di fare naufragare la trattativa.

• LE SANZIONI DISCIPLINARI
Sarà l’argomento della discussione per il prossimo incontro. Reso ancora più stringente dallo scandalo che ha coinvolto un docente di 53 anni del liceo scientifico paritario Massimiliano Massimo di Roma e un’alunna di 15 anni dello stesso istituto tra i quali c’è stata una relazione sentimentale con tanto di sms compromettenti. È proprio il tema dei social che il nuovo contratto potrebbe regolamentare: gruppi whatsapp di classi con i docenti e “amicizie” sui social. L’Aran vorrebbe calare sul mondo della scuola le stesse regole previste per tutti gli altri dipendenti dello Stato. Ma i rappresentanti sindacali spiegano che la scuola ha le sue specificità e occorre declinare apposta le sanzioni a carico di maestre e prof.

• LE RELAZIONI SINDACALI
Nell’incontro di ieri è stato fatto solo “qualche passo in avanti, ma resta ancora molto da fare”, hanno dichiarato a fine seduta Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals. La posta in gioco, per il sindacato, è alta: recuperare alla contrattazione tutta una serie di materie – come l’assegnazione dei docenti alle sedi – che la norma Brunetta del 2009 ha sottratto al confronto assegnandole ai presidi. Per i rappresentanti dei lavoratori si tratta di uno degli aspetti più importanti di tutta la partita, anche perché a breve (dal 17 al 19 aprile) nelle scuole ci sarà la verifica elettorale: il rinnovo della Rappresentanza sindacale unitaria. Ma anche su questo tema le distanze sono ancora enormi.

Personale ATA, i posti disponibili dopo le domande di pensionamento

da La Tecnica della Scuola

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Comportamenti scorretti dei docenti, le sanzioni esistono già

da La Tecnica della Scuola

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Contributi, è importante controllare che siano stati correttamente versati

da La Tecnica della Scuola

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Esame di terza media 2018: come sarà la prova d’italiano? Alcuni consigli per le tracce

da La Tecnica della Scuola

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Le madri della Costituzione: scadenza concorso 16 marzo 2018

da La Tecnica della Scuola

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Stipendi docenti, l’Italia è l’unico paese in Europa con il blocco. Tutti i dati

da La Tecnica della Scuola

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Smartphone a scuola: sì all’utilizzo in classe, ecco il decalogo

da Tuttoscuola

Smartphone a scuola: sì all’utilizzo in classe, ecco il decalogo

La svolta è stata annunciata lo scorso settembre dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Ora si fa un’ulteriore passo avanti. E mentre in Francia il presidente Macron li vieta, qui in Italia il gruppo di lavoro istituto dal Miur stila un decalogo sull’utilizzo degli smartphone a scuola. Ma la Ministra precisa: «Resta la proibizione all’utilizzo personale dello smartphone in classe. Stiamo regolando l’uso didattico sotto il controllo del docente». Oggi, 19 gennaio, Fedeli ne parlerà a Bologna, nel corso di “Futura, l’iniziativa dedicata all’innovazione digitale nelle scuole, realizzata dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Comune di Bologna. Intanto Repubblica fornisce un’anticipazione della relazione.

Secondo quanto riporta il quotidiano nazionale, gli esperti sono chiari: lo smartphone oggi è nelle mani di tutti e vietarne l’utilizzo non è la soluzione. Meglio, invece, insegnare ai ragazzi a utilizzarlo nel modo più corretto e responsabile.

Che gli adolescenti infatti vivano di pane e smartphone non è certo una novità, e sicuramente è un fatto che non può essere ignorato. Sono i numeri a parlare: secondo i più recenti dati Ipsos raccolti per Save The Children, il 97% degli intervistati tra gli 11 e i 17 anni – in pratica la quasi totalità – ha un cellulare (il 26% in più rispetto a 4 anni fa). In prima media quasi tutti ne hanno già uno, considerando che l’età media per il possesso di uno smartphone è stimata intorno agli 11 anni e mezzo. A questo aggiungiamo pure che il 47% degli intervistati racconta di essere connesso alla rete 24 ore su 24.

Chiudere gli occhi di fronte a questi dati vorrebbe dire lasciare tutti questi ragazzi in balia di uno strumento potentissimo di cui ignorano potenzialità i rischi. Ed ecco che il Miur decide di correre ai ripari: «La natura del digitale cambia i comportamenti di una società e i modelli educativi – dichiara la Ministra -. Di qui la necessità di assumerci questa responsabilità: dare contenuti certificati alla didattica digitale e governare fenomeni che comunque coinvolgono i nostri ragazzi fuori dalla scuola. Per fare questo – aggiunge Fedeli dalle pagine di Repubblicasarà importante dare ai docenti una formazione adeguata, chiamare in causa anche università e case editrici. La scuola deve diventare anticorpo della società nei confronti di verità confuse, dibattiti superficiali, fake news, informazioni prive di fondamento scientifico».

L’indicazione per le scuole, intanto, è quella di adottare un regolamento condiviso che dica chiaramente cosa sì può fare con lo smartphone a scuola e cosa resta invece proibito: quando accenderlo, come evitare i furti e le discriminazioni verso chi non ne possiede uno. Tutto ciò coinvolgendo consigli di classe e famiglie degli studenti. Per ora gli esperti hanno quindi stilato un decalogo valido per tutti i gradi di istruzione, in particolare per le scuole medie e superiori, anche se pure alla scuola primaria si potrà chiedere agli alunni di portare un tablet e di condividerlo con i compagni. Ammessi anche i videogames, a patto che siano educativi. Le notifiche dovranno esser disattivate in modo che i ragazzi non vengano distratti, in orario scolastico, dai messaggi ricevuti. E comunque dovranno essere educati a non rispondere a questi nell’immediato.

Ovviamente le scuole dovranno dotarsi di connessioni che funzionino correttamente, in grado di reggere. Di seguito il decalogo riportato da Repubblica per l’utilizzo degli smartphone a scuola.

Smartphone a scuola, il decalogo

1. Accettare il cambiamento tecnologico;
2. dotarsi di un regolamento;
3. utilizzare il wi-fi;
4. condividere la sperimentazione;
5. chiarire cosa si può fare e cosa no;
6. disabilitare le notifiche;
7. è il docente che decide come utilizzare lo smartphone;
8. solo uso didattico;
9. spiegare alle famiglie i motivi;
10. educare all’utilizzo etico.

Scuola digitale: scrivere, leggere e far di coding

da Tuttoscuola

Scuola digitale: scrivere, leggere e far di coding

Quattro regioni, 4 città, 23 scuole coinvolte, 4 università interessate, 700 studentesse in gara, 175 team in competizione, 50 docenti referenti, 23 dirigenti scolastici, 276 ore di formazione erogate, 4 HACKATHON, 32 ore di maratona digitale, 3177 km percorsi, 12 giorni di tour, 1 super coach americana, 4 coach senior italiane, 9 tutor d’aula, oltre 1000 volte cliccato il tasto salva, 22 coding girls club attivati.
Il tour nazionale CodingGirls, promosso dalla MISSIONE DIPLOMATICA USA in Italia, e da Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con Microsoft è  partito il 6 novembre scorso  da Napoli alla presenza di ShawnBaxter, Console per la stampa e la cultura, del Consolato degli Stati Uniti d’America a Napoli, per poi giungere in altre tre città Roma, Catania e Milano. Ne abbiamo parlato nel numero di gennaio di Tuttoscuola.

Clicca qui e sfoglia il numero di gennaio di Tuttoscuola

Il 6 e 7 novembre, in quattro scuole napoletane le ragazze hanno programmato, si sono sfidate in un Hackathon ed hanno dato vita ai primi “Club di Coding” al femminile, dove, successivamente, le neo-formate studentesse-mentor organizzeranno incontri di CODING e creatività per le loro compagne e per le giovanissime alunne degli istituti comprensivi del territorio.

Le ragazze sono state “allenate al pensiero computazionale con esercizi di CODING” per sostenere la Maratona di Programmazione in programma per  il 7 novembre  a Napoli all’IISS Francesco Saverio NITTI.

Gli allenamenti intensivi – in sole 24 ore sono state preparate per affrontare la competizione dell’HACKATHON – sono stati gli strumenti a disposizione della squadra di coach, guidata dall’americana Emily Thomforde, Code Educator and Science Technology Engineering Art and Mathematics(STEAM) Specialist. per proiettare 120 studentesse provenienti da quattro scuole napoletane, l’ITI Giordani-Striano, il Liceo Cuoco, il Liceo Vico ed il Liceo Nitti.

Il coding utilizzato come strumento strategico per combattere l’analfabetismo digitale, e non solo, ma anche in una visione prospettica di prevenzione dell’abbandono scolastico e di prevenzione della disoccupazione femminile.

Le ragazze campane che abbandonano gli studi sono sempre di meno, ma non basta: nonostante la Regione Campania in 10 anni abbia abbassato i valori della dispersione scolastica di oltre 11 punti, scendendo dal 28,4% al 17,3%, è ancora lontana dall’obiettivo del 10% fissato dall’Unione europea per il 2020. In Campania sebbene crescano le giovani donne laureate (una su quattro), purtroppo non diminuiscono le ragazze al di fuori del circuito formativo e lavorativo, oltre il 36 per cento ed una ragazza campana su due è disoccupata.

Dunque, la scommessa è utilizzare il coding per superare gli stereotipi di genere, appassionare le donne alla programmazione, permettere alle studentesse di sperimentare in prima persona l’uso attivo delle nuove tecnologie, per entrare in un mercato lavorativo in grandissima espansione.

“Leggere, scrivere e far di CODING”, sono fattori fondamentali per il futuro delle giovani donne, perché programmare ti allena alla logica, perché la logica ti fa diventare una “problem solver efficace”, perché chi risolve i problemi scopre che lavorare in squadra è essenziale, perché il team è più forte del singolo, ha più risorse.

Così, linea di codice dopo linea di codice, blocco dopo blocco, trascinamento dopo trascinamento, script dopo script, con CodingGirls, le ragazze si sono allenate alle STEM, hanno visto il dietro le quinte dell’informatica, dei videogiochi e smitizzato l’idea che l’informatica sia una roba per soli uomini, noiosa, e troppo difficile.

L’evoluzione inarrestabile delle competenze richieste dal mondo del lavoro spinge sempre più i giovani a imparare a muoversi con competenze trasversali che sappiano fornire l’interpretazione necessaria per risolvere i problemi. Trasferire la logica sottostante alla programmazione sviluppando il pensiero computazionale significa mettere in condizione le studentesse di comprenderne le potenziali applicazioni e sviluppare capacità di affrontare problemi complessi

Il digitale “mette in tasca strumenti potenti”, che conosciamo poco a fondo, e che usiamo più passivamente che attivamente, CodingGirls ha l’ambizione di portare le ragazze attraverso il mondo delle STEM rendendole protagoniste, in contatto con le loro passioni, emozioni per arrivare a plasmare la materia fluida del digitale ai loro bisogni, per costruire, in qualsiasi contesto lavorativo, le loro future carriere.

Se è vero che le esperienze personali sono quelle che cambiano e formano le nostre menti, idee e modi di pensare, e sono sempre le nostre esperienze che ci danno una prima percezione del mondo che ci circonda, allora è anche vero che l’approccio educativo all’apprendimento delle STEM, che utilizza la Scienza, la Tecnologia, l’Ingegneria e la Matematica come punti di accesso per guidare  gli studenti nella ricerca e nel pensiero critico, unitamente al coding, consente la scoperta delle tante giovani menti appassionate, capaci, determinate, ambiziose, le tante intelligenze ed eccellenze scolastiche pronte a cogliere le opportunità che la società mette loro a disposizione. Abbiamo approfondito questa tematica nel numero di gennaio di Tuttoscuola in un articolo firmato da Annunziata Campolattano, Dirigente scolastico IISS Francesco Saverio Nitti di Napoli.

Futura: festa del Piano Nazionale per la Scuola Digitale

Piano Scuola Digitale, dal 18 al 20 gennaio a Bologna arriva “Futura” tre giorni di dibattiti, incontri, racconto di buone pratiche
Il 19 l’intervento della Ministra Fedeli

La scuola digitale ‘invade’ la città di Bologna. Dal 18 al 20 gennaio va in scena “Futura”, una tre giorni di iniziative formative, dibattiti, racconto di buone pratiche pensata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e realizzata in collaborazione con il Comune di Bologna per fare il punto sui temi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e sulla sua attuazione, a due anni dall’introduzione avvenuta con la legge 107 del 2015. Il Piano ha stanziato oltre un miliardo di euro per promuovere l’innovazione all’interno delle scuole in termini di metodologie didattiche, di competenze da offrire alle nuove generazioni, di formazione dei docenti, di infrastrutture. L’evento di Bologna sarà lo spunto per guardare al futuro della scuola, ma anche per consentire alle migliori esperienze di raccontarsi e di confrontarsi in un’ottica di arricchimento reciproco.

Il titolo dell’iniziativa – “Futura” – parte da un omaggio ad uno dei cittadini più famosi di Bologna, Lucio Dalla, ma si ispira al contempo al percorso tracciato dal PNSD per la scuola “futura”, la scuola del domani, della quale passo dopo passo si stanno ponendo le basi con investimenti e azioni specifiche già nel presente. “Futura” sarà un’occasione di studio, di riflessione, di confronto, di definizione di interventi, di scambio sull’innovazione digitale al servizio del sistema di istruzione e formazione italiano. In una dimensione sia nazionale che internazionale. Durante “Futura” tutte e tutti i partecipanti potranno imparare e conoscere, approfondire e acquisire nuove competenze attraverso esperienze pratiche.

“Dal 18 al 20 gennaio il futuro invade Bologna – dichiara la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli – e lo fa attraverso un grande evento dedicato alla scuola che si mette in gioco, che si fa promotrice del cambiamento, che si chiede come sostenere le nuove generazioni nel loro percorso di crescita, che le orienta e fornisce loro contenuti e strumenti per governare i tempi che verranno. Una scuola che si rinnova nelle metodologie didattiche, negli spazi di apprendimento, trovando nel digitale la sua strada verso un domani di sviluppo sano, equo e sostenibile. Le giornate di ‘Futura’ saranno una straordinaria occasione di protagonismo delle idee, delle ambizioni di tutte e tutti coloro che compongono la comunità scolastica. Un’occasione di studio, di lavoro e di ricerca.
Di festa. Perché stiamo ponendo le basi di un cambiamento necessario e ormai irrimandabile. E lo stiamo facendo attraverso le migliori risorse a disposizione del Paese: le nostre giovani e i nostri
giovani”.

Piazza Maggiore, Palazzo Re Enzo, Palazzo D’Accursio, la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, l’Urban Center: tutta Bologna sarà teatro di innovazione, scenario e coprotagonista di attività, laboratori, atelier, incontri, gare che coinvolgeranno studentesse e studenti, insegnanti e animatori digitali (figure nate proprio con il Piano Nazionale Scuola Digitale), dirigenti scolastici, formatori, esperti, imprese, cittadine e cittadini.

Saranno oltre 200 i workshop di formazione gratuita, prevista e istituita dalla legge 107 del 2015, tenuti da circa 100 formatori, ai quali potranno partecipare fino a 6.800 tra docenti e dirigenti scolastici. Oltre 400 gli istituti scolastici che si sono già candidati a partecipare alle iniziative in programma, articolate in sette differenti aree dove sono previsti: incontri istituzionali, conferenze, appuntamenti con testimonial, la condivisione delle migliori pratiche, gare di robotica e droni, fablab, esperienze di realtà immersiva. Oltre 3.000 i metri quadri che saranno ‘invasi’ dalla scuola digitale per tre giorni.

L’appuntamento istituzionale con la Ministra Valeria Fedeli, con il Presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e con il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, è fissato per venerdì 19 gennaio alle 17 a Palazzo Re Enzo. Al centro dell’incontro, il punto sul PNSD, i risultati dei gruppi di lavoro ministeriali sull’uso dei dispositivi personali in classe e sulle metodologie didattiche innovative. Ma non solo: come difendersi dalle fake news? Come prevenire e contrastare fenomeni come il cyberbullismo? Come introdurre il pensiero computazionale negli ordinamenti scolastici? Come diffondere etica, tecnologia e consapevolezza digitale come base per una piena cittadinanza? Come portare creatività ed educazione all’imprenditorialità in ogni scuola? Saranno questi i temi che verranno discussi con insegnanti, esperti, rappresentanti delle istituzioni, mondo delle associazioni e delle imprese. Sarà possibile seguire l’evento in streaming sulla pagina Facebook del MIUR e sul sito www.miur.gov.it.

Ma il calendario di iniziative ed eventi è fitto. Si comincia giovedì 18 gennaio (alle 11:30, a Palazzo Re Enzo) con gli Youtuber di EduTube, associazione nata con l’intento di promuovere la cultura, le arti e la ricerca scientifica e tecnica sul web e con Erik Thorstensson, fondatore di Strawbees, un sistema ideato per sviluppare nelle nuove generazioni un bagaglio di competenze per il futuro attraverso l’esplorazione pratica e il lavoro con design, costruzione, elettronica e programmazione. Alle 16 sarà la volta di Giacomo Stella, professore ordinario di Psicologia Clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia e direttore scientifico di SOS Dislessia, che discuterà del rapporto tra innovazione e disturbi dell’apprendimento. “Make Rap Make the Difference” è il titolo dell’incontro con il rapper-educatore Daniele Vitrone, alias Diamante, ideatore di una metodologia didattica innovativa in grado, attraverso la “grammatica del rap”, di coinvolgere studentesse e studenti, di fare emergere le loro capacità e i loro talenti nascosti, di motivarli e arginare fenomeni di dispersione scolastica e abbandono. Alle 18.15, invece, i Millennials si racconteranno: condivideranno le loro esperienze innovative in diversi ambiti tra i quali cibo, media, relazioni internazionali, si confronteranno ed esporranno il modo in cui hanno deciso di fronteggiare la propria sfida con il futuro.

Venerdì 19, a partire dalle 9.30, Alessandro Bogliolo, professore di Sistemi per l’elaborazione delle informazioni dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”, discuterà di come introdurre la pratica
del pensiero computazionale a scuola. Mentre il giorno dopo, il 20 gennaio, alla stessa ora l’architetto Mario Cucinella, Siv Marit Stavem, Norwegian Director of education and training e delegata OCSE, Beate Weyland, professoressa di didattica presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano e i tre più giovani progettisti vincitori del concorso di idee per
#ScuoleInnovative (Federico Zaunier, Vincenzo Bernardelli e Aurora Perra) si confronteranno sul modo in cui l’architettura fa scuola, su come incide sui livelli e le modalità di apprendimento delle alunne e degli alunni.

Filo conduttore delle iniziative in programma sarà anche l’educazione alla sostenibilità, come prevista dall’Agenda 2030 dell’Onu. Ragazze e ragazzi potranno discuterne nell’ambito dell’Hackathon dedicato, Hack 2030, una gara di idee che li vedrà protagonisti, e con Enrico Giovannini, coordinatore del gruppo di lavoro Miur per l’Educazione alla Sostenibilità, nel corso della mattina del 20 gennaio, a partire dalle 12.30. L’idea di un progresso attento al pianeta sarà al centro di installazioni artistiche che si troveranno per le strade di Bologna.

Il video di presentazione di “Futura”:
https://youtu.be/5e9beloJuWQ


Scuola, Fedeli a ‘Futura’: “La sfida dell’innovazione si vince
sviluppando spirito critico e responsabilità”

Alla tre giorni per il Piano Nazionale Scuola Digitale
presentati primi risultati dei gruppi di lavoro sull’uso dei device
personali a scuola e sulle metodologie didattiche innovative

Da lunedì on line un Curriculum di Educazione civica digitale
Annunciati 25 milioni per la formazione dei docenti
Il pensiero computazionale entrerà nelle Indicazioni Nazionali
Lanciata la Coalizione per l’imprenditorialità

“L’innovazione è decisiva per governare il cambiamento. È una sfida che non si vince semplicemente acquistando tecnologia o introducendo nuovi contenuti o obiettivi formativi. Si vince sviluppando spirito critico e responsabilità, si vince investendo con decisione sulla cura della qualità, che riguarda l’organizzazione, la didattica e l’innovazione metodologica. Si vince puntando sulle competenze”. Lo ha detto la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, intervenendo nel corso di “Futura”, la tre giorni di dibattiti, laboratori, racconto di buone pratiche sul Piano Nazionale Scuola Digitale, in corso a Bologna. “Governare lo sviluppo di ogni forma sempre più sofisticata di tecnologia e intelligenza artificiale e orientarlo all’interesse generale è una sfida immane e fondamentale, che deve vedere fianco a fianco istituzioni, scuola, università e mondo della ricerca, imprese, terzo settore, politica”.

Oltre 3.000 le docenti e i docenti iscritti ai laboratori, più di 2.000 i visitatori, 3.000 i metri quadri messi a disposizione per la manifestazione. Questi i numeri di “Futura”, che si chiuderà domani sera. Oggi pomeriggio l’evento istituzionale con la Ministra Valeria Fedeli, aperto dai saluti del Sindaco di Bologna, Virginio Merola, e dell’Assessore alla Scuola, Formazione professionale, Università e Ricerca, Lavoro della Regione Emilia-Romagna, Patrizio Bianchi. L’evento è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del Ministero ed è stato visto da oltre 22.000 utenti unici.

“Grazie al Piano Nazionale Scuola Digitale l’innovazione è diventata possibile in ogni scuola e tantissime istituzioni scolastiche sono già in grado di mostrare esperienze di innovazione – ha sottolineato la Ministra -. Oggi quelle digitali sono competenze indispensabili per stare con consapevolezza e positività nel mondo globale, per non subire i cambiamenti, per governarli e orientarli su prospettive utili al Paese. La natura dell’innovazione, della scuola e per la scuola, è quindi prima di tutto culturale”.

Nel corso dell’evento di Bologna, la Ministra ha annunciato un investimento da 25 milioni di euro per la formazione delle e degli insegnanti sulla cultura, i temi, le metodologie digitali. “Rispondiamo così ad una delle criticità della prima fase del Piano Nazionale Scuola Digitale, la formazione delle e dei docenti – ha sottolineato -. Lavoriamo per fornire a tutte e tutti i docenti le stesse opportunità di aggiornamento, per metterli nelle condizioni di abbracciare progressivamente l’innovazione e il digitale come chiavi per affrontare il cambiamento e poter così accompagnare sempre meglio la crescita di studentesse e studenti”.

A Bologna sono stati poi presentati i primi risultati dei gruppi di lavoro attivati dal MIUR sulla mappatura di metodologie didattiche innovative e sull’uso dei dispositivi personali mobili a scuola. “Ho voluto il gruppo sulla mappatura delle metodologie per mettere tutto il sistema educativo nelle condizioni di approfondire un corpus comune di innovazione metodologica: abbiamo bisogno di fare un punto chiaro e scientificamente validato rispetto alle tantissime pratiche in corso nella scuola”.

“Il secondo gruppo ha lavorato per fare definitivamente chiarezza su un tema su cui abbiamo lasciato le scuole in sospeso per troppo tempo: l’utilizzo di dispositivi personali mobili a scuola”, ha spiegato Fedeli. Il lavoro finale è stato consegnato in questi giorni alla Ministra e viene anticipato da un decalogo di sintesi (in allegato) che sarà inviato alle istituzioni scolastiche, insieme al documento completo realizzato dagli esperti, “dopo una fase di ulteriore confronto, allargando la discussione con chi poi deve realizzare il cambiamento”, ha chiarito Fedeli. “Non è compito del Ministero o della scuola decidere se i device sono bene o male, ma lo è insegnare ad usarli nel modo più utile e corretto. Per permettere a ogni ragazza e ogni ragazzo di avere esperienze sicure, libere e consapevoli, contrastando in modo positivo e attivo, non con divieti ma proprio con l’educazione, ogni tipo di dipendenza, anche dagli strumenti tecnologici. Voglio ribadire in ogni caso, che resta proibito, come stabilito dalla circolare del 2007 dell’allora Ministro Fioroni, l’uso personale di ogni tipo di dispositivo in classe, durante le lezioni, se non condiviso con i docenti a fini didattici”.

Durante l’evento è stato poi annunciato che da lunedì, sul sito MIUR www.generazioniconnesse.it, sarà disponibile il primo Curriculum di educazione civica digitale per le scuole di ogni ordine e grado.

La Ministra ha poi lanciato alcuni altri interventi. “Provvederemo ad introdurre strutturalmente il pensiero computazionale negli ordinamenti scolastici – ha detto – Dopo lo straordinario risultato del progetto sperimentale ‘Programma il Futuro’, che ha coinvolto tantissimi docenti e 1,6 milioni di ragazze e ragazzi, vincendo riconoscimenti europei, siamo pronti al passo successivo”. Lanciata una grande Coalizione per l’educazione all’imprenditorialità, composta da oltre 40 soggetti. “Dobbiamo aiutare studentesse e studenti a sviluppare il proprio spirito di iniziativa, capire cosa significa fare di una propria passione la sfida di una vita, come farlo sfruttando le opportunità del digitale, come impegnarsi per innovazione e sviluppo sostenibile”, ha detto Fedeli che ha anche lanciato “un investimento su una radio digitale che metta in rete le tante esperienze esistenti nelle scuole, per valorizzare anche in questo modo i processi di innovazione in corso”.

Nel 2018, ha concluso, “ci sarà il primo monitoraggio completo del Piano Nazionale Scuola Digitale. E abbiamo deciso di istituire un Premio nazionale della scuola digitale, per coinvolgere tutte le scuole a competere sulle migliori innovazioni che ciascuna scuola produce e rendere così stabile la condivisione di progetti ed esperienze. La sfida che abbiamo davanti è affascinante. Quando il futuro, rappresentato dal progresso delle tecnologie, incontra il mondo della scuola, la combinazione è potente. Una combinazione che influenza giornalmente la vita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e che proprio per questo deve essere sapientemente governata e condotta. È un compito gravoso, ma al tempo stesso stimolante, per tutte e tutti”.


Piano Nazionale Scuola Digitale, a Bologna si chiude “Futura”. Oltre 9.000 presenze, fra cui più di 3.000 i docenti partecipanti ai laboratori. 860 le iniziative dedicate all’innovazione in tutta Italia

(Sabato, 20 gennaio 2018) A Bologna la scuola digitale ha lanciato la sfida del cambiamento. In migliaia tra studentesse e studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, esperti, cittadine e cittadini hanno deciso di raccoglierla. Sono oltre 9.000 le presenze finali registrate a “Futura”, la tre giorni di iniziative formative, dibattiti, racconto di buone pratiche pensata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e realizzata in collaborazione con il Comune di Bologna per fare il punto sui temi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e sulla sua attuazione. Più di 3.000 le insegnanti e gli insegnanti iscritti ai circa 200 workshop di formazione gratuita, 1.900 le visitatrici e i visitatori registrati prima dell’evento, 2.000 quelli che hanno fatto la registrazione sul posto partecipando così alle iniziative legate alla manifestazione, entrando in contatto con le buone pratiche delle scuole italiane. Più di 2.000 le studentesse e gli studenti coinvolti, 3.000 i metri quadri messi a disposizione nella città di Bologna per l’iniziativa. In tutta Italia, poi, durante la tre giorni dedicata al PNSD si sono svolte oltre 860 iniziative organizzate dalle scuole.

Ma non solo numeri. Protagoniste di “Futura” sono state soprattutto le idee e le proposte di innovazione digitale nella scuola. Quelle già in atto, quelle che verranno. Il coding usato dalle ragazze e dai ragazzi di una scuola secondaria di primo grado per elaborare un programma di giochi interattivi attraverso il quale gli allievi della scuola primaria possono imparare l’inglese. La banda di quattro robot che suona secondo la programmazione effettuata dalle studentesse e dagli studenti. I dispositivi tecnologici open source per i non vedenti, come la stampante braille low cost, progettati e realizzati nel laboratorio scolastico. O ancora, le esperienze innovative dei Millennials, l’Hackathon sui temi dell’Agenda 2030 dell’Onu, gli incontri con le esperte e gli esperti su metodologie didattiche innovative.<<<<<<< ativa bolognese è stata occasione di condivisione e di studio, di acquisizione di nuove competenze attraverso esperienze pratiche. E di lancio di interventi e azioni per fare del digitale un’opportunità di crescita per le nuove generazioni. Nel corso dell’incontro di ieri con la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, sono stati presentati i primi risultati dei gruppi di lavoro ministeriali sull’uso dei device personali a scuola e sulle metodologie didattiche innovative. E sono state annunciate, inoltre, ulteriori misure a sostegno degli istituti scolastici: un Curriculum di Educazione civica digitale on line, 25 milioni per la formazione delle e dei docenti sul digitale, il pensiero computazionale nelle Indicazioni Nazionali, la Coalizione per l’imprenditorialità. “L’innovazione è decisiva per governare il cambiamento. È una sfida - ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli durante l’evento istituzionale di ieri - che non si vince semplicemente acquistando tecnologia o introducendo nuovi contenuti o obiettivi formativi. Si vince sviluppando spirito critico e responsabilità, si vince investendo con decisione sulla cura della qualità, che riguarda l’organizzazione, la didattica e l’innovazione metodologica. Si vince puntando sulle competenze. Governare lo sviluppo di ogni forma sempre più sofisticata di tecnologia e intelligenza artificiale e orientarlo all’interesse generale è una sfida immane e fondamentale, che deve vedere fianco a fianco istituzioni, scuola, università e mondo della ricerca, imprese, terzo settore, politica”.<<<<<<< <<<<<< ;<<<<< t;<<<< gt;<<< ><< p>< /p>