CONTRATTO: SU FUNZIONE DOCENTE E ORARIO DI LAVORO

CONTRATTO, GILDA: SU FUNZIONE DOCENTE E ORARIO DI LAVORO NON ARRETREREMO DI UN PASSO
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, spiega la posizione espressa dall’Assemblea nazionale riunitasi a Roma il 26 e 27 gennaio per discutere del rinnovo contrattuale 
“La bozza di articolato prodotta dall’Aran, fatta circolare e neppure ancora discussa, è del tutto inaccettabile. Se il contratto dovesse assomigliare a questa bozza, noi non potremmo assolutamente sottoscriverlo. E deve essere chiaro che non saremmo disponibili a firmarlo neanche se le risorse stanziate per l’aumento stipendiale aumentassero, perché per il nostro sindacato funzione docente e orario di insegnamento sono punti fondamentali di cui chiediamo il pieno rispetto. Se non si scioglieranno questi nodi, non si andrà da nessuna parte”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che sintetizza così la posizione espressa dall’Assemblea nazionale riunitasi a Roma il 26 e 27 gennaio per discutere del rinnovo del contratto.
“Da molti anni nelle scuole italiane la categoria degli insegnanti è oberata da una mole di lavoro che non le compete e che viene camuffata come funzione docente. In realtà – denuncia Di Meglio – stiamo assistendo all’introduzione di una strisciante forma di lavoro nero che porta gli insegnanti a restare a scuola a disposizione dei dirigenti scolastici molte più ore di quelle dedicate all’insegnamento. Si tratta di tempo in cui i docenti vengono impiegati per svolgere compiti a cui non corrisponde alcun riconoscimento economico o per i quali vengono retribuiti 3 euro l’ora, meno di quanto percepisce una colf. È una situazione indegna che deve finire” ammonisce il coordinatore della Gilda che ricorda quanto sancito da una direttiva europea recepita dall’ordinamento italiano: “È orario di lavoro tutto il tempo che il prestatore d’opera passa a disposizione del datore di lavoro. Si tratta di un concetto molto importante e sarebbe auspicabile che nel contratto questa norma fosse richiamata per far capire che l’insegnante è sì un lavoratore intellettuale, ma che ha anche diritto al suo tempo, cioè al bene più prezioso che ha l’essere umano”. 
Sul versante economico, Di Meglio ribadisce che “neppure i già miserabili 85 euro medi pro capite ci sono, perché il ministero dell’Economia ha calcolato su base percentuale (il 3,48%, ndr) le risorse da destinare agli incrementi in busta paga. Poiché la scuola ha gli stipendi più bassi di qualunque altro comparto del pubblico impiego, se gli aumenti vengono assegnati su base percentuale anziché in termini assoluti, i famosi 85 euro scendono a 72 euro medi. Così – commenta amaramente il coordinatore nazionale – si realizza un’ulteriore beffa ai danni degli insegnanti rispetto agli altri pubblici dipendenti, perché la forbice si allarga invece di restringersi”. 
La differenza di trattamento non risparmia neanche il personale amministrativo: “Un collaboratore scolastico ha una retribuzione inferiore rispetto al suo omologo in servizio all’università”.
Per sanare questa sperequazione, la Gilda indica una strada precisa: far confluire nelle retribuzioni le risorse stanziate dalla legge 107/2015. “Ciò consentirebbe di pareggiare il conto e anche di ottenere un certo risultato politico. Se queste condizioni si concretizzeranno, si potrà sperare in un esito positivo. Altrimenti – avverte Di Meglio – la strada per il rinnovo del contratto diventerà davvero impervia”.
“Non mi sorprende che il Governo voglia chiudere presto la partita del contratto, in campagna elettorale è costume della politica cercare di catturare il consenso comprandolo con i soldi che ha a disposizione. La politica spera che, in cambio di qualche euro, l’elettore sia più clemente. Ma è risaputo – conclude il coordinatore della Gilda – che la fretta è una cattiva consigliera”.

Progetto Russia

SCUOLA/ “Progetto Russia” oggi alla Farnesina

Snals-Confsal ha incontrato la delegazione moscovita

 

Il segretario Serafini: “Avviato proficuo scambio culturale tra le nostre scuole”

 

 

Roma, 29 gennaio. Oggi, al Ministero degli affari esteri, lo Snals-Confsal ha incontrato una delegazione delle scuole di Mosca. L’incontro, promosso dal segretario generale del sindacato autonomo, Elvira Serafini, ha sancito una lunga e proficua collaborazione tra le scuole della città di Taranto e quelle della capitale moscovita, che nel 2001 ha dato vita al Progetto Russia.

Finalità del Progetto Russia: realizzare incontri tra insegnanti, creare iniziative di formazione congiunta, promuovere lo studio reciproco di italiano e russo, organizzare scambi di docenti e soggiorni di studenti. Negli anni, decine di studenti delle scuole di Taranto hanno conseguito la certificazione in lingua russa, con esami in sede tenuti da docenti delle università di Mosca e di San Pietroburgo.

L’evento di oggi ha decretato il successo di questo scambio interculturale e la sua alta qualità formativa, ma non solo. Ha indicato chiaramente un ampliamento di prospettiva da parte del sindacato Snals che sempre più punterà, come ha dichiarato Serafini, sugli scambi interculturali e sulla promozione della lingua italiana: “Mentre si palesa in modo chiaro il disinteresse dei partiti per la nostra scuola, sempre più costretta, di riforma in riforma, in una visione asfittica e burocratica, ci è parso opportuno indicare un cambio di rotta, un’apertura ad altri paesi, ad altre esperienze e ad altre culture”.

Per un approccio ai testi latini

Per un approccio ai testi latini *

di Maurizio Tiriticco

L’accesso diretto ai testi classici costituisce certamente per l’insegnamento e l’apprendimento della lingua e della cultura latina un fine interessante ed utile. Ovviamente non costituiscono un buon abbrivio mesi e mesi di insulse esercitazioni con tutte quelle puellae quae portant rosas ad aras… o con quegli improvidi nautae che hanno sempre a che fare con quelle infinite procellae quae maria fortiter vexant,… quando poi non occurrunt in furentes piratas! E’ il modo migliore per fare odiare il latino!

Il mondo latino ci offre di per sé, senza ricorrere ad infelici invenzioni, infiniti esempi di letteratura interessante e agevole anche per principianti. E non bisogna pensare soltanto alle favole di Fedro o ad alcuni passi di Cornelio e di Svetonio. E’ noto come in genere tali autori siano stati sempre considerati “facili” e per ciò spesso presentati nelle prime classi del ginnasio di un tempo; in effetti, anche autori del genere presentano a volte notevoli difficoltà.

Nei periodi in cui la lingua latina si forma o si trasforma è possibile trovare testi agevoli e interessanti per tutto ciò che contengono implicitamente e che evocano.

Forniamo alcuni esempi soltanto, desunti dalla cultura delle origini, esempi che dovranno essere certamente contestualizzati, modularizzati con altri contenuti di storia, di storia del pensiero e del costume, dei primitivi culti pagani, con il greco e così via. Sono esempi scelti a caso, ma interessanti, a nostro avviso, per la loro semplicità di lettura e di immediata comprensione.

Molto dipende, ovviamente da come sono presentati dagli insegnanti e dai metodi di lavoro che si sceglieranno. Certamente, si tratta di testi che – come si suol dire – vanno molto al di là di quello che dicono a livello esplicito, e che contengono elementi di cultura e di civiltà a volte non immediatamente evidenti, ma che un attento lavoro di analisi guidato dagli insegnanti potrà mettere alla luce.

Dindia Macolnia fileai dedit. Novios Plautius med Romai fecid, dalla cista Ficoroni ritrovata in Preneste. Una madre, una figlia un artigiano, un portaoggetti di bronzo in una città del Lazio; uno spaccato di vita di cinquecento anni (?) prima di Cristo.

Si membrum rupsit, ni cum eo pacit, talio esto, dalle Leggi delle XII Tavole; uno stimolo per un discorso sul diritto antico, sul taglione, su una primitiva amministrazione della giustizia.

Virùm mihi Camèna insecè versùtum... L’incipit del poema di Livio Andronìco in versi saturni. L’Odysseus dell’Andra moi ennepe Mousa polutropon (l’incipit dell’Odissea omerica) diventa il nostro Ulixes. E, ad abundantiam, potremmo anche richiamare un altro incipit, quello del nostro neoclassicismo: Musa quell’uom dal multiforme ingegno… di Ippolito Pindemonte.

Quasi pila in coro ludens datatim dat se et communem facit… E’ il noto frammento della Tarentilla di Nevio: la donna che si offre a tutti, uno lo bacia, a un altro “fa il piedino”… ma il tutto senza alcuna palese volgarità.

Fatò Metèlli Ròmae consulès fiùnt, così si scaglia Nevio contro la famiglia dei Metelli; sullo sfondo le guerre puniche ed il primo teatro romano! Ma la risposta della grande famiglia non si fa attendere: Malòm dabùnt Metèlli Naeviò poètae.

E non possiamo non ricordare quello struggente frammento neviano, tratto dal Bellum Poenicum, ancora in versi saturni, in cui il poeta, rievocando le origini leggendarie di Roma, rappresenta la fuga da Troia delle mogli di Anchise e di Enea: Amborum uxores / noctu Troiad exibant capitibus opertis / flentes ambae, abeuntes lacrimis cum multis.

Mùsae, quae pedibùs magnùm pulsàtis Olympum, un altro incipit; questa volta in esametri: sono gli Annales di Ennio, l’alter Homerus della poesia latina. La lingua fa un passo in avanti, Ennio amplia il discorso di Nevio e vuole celebrare Roma al di là della vicenda punica.

Ed ora qualche esempio del tardo latino, quando la lingua dei classici comincia a cambiare, a corrompersi, diranno alcuni, ma… esiste una lingua migliore di un’altra? Questo già può costituire un interessante spunto di discussione.

Adriano è stato l’imperatore esteta e il viaggiatore per eccellenza, e l’amico Floro così lo riprende: “Ego nolo Caesar esse, ambulare per Britannos, latitare per Germanos, Scythicas pati pruinas“. Ma Adriano prontamente gli risponde e lo riprende: “Ego nolo Florus esse, ambulare per tabernas, latitare per popinas, culices pati rotundos“. E come non ricordare quella “Animula vagula blandula hospes comesque corporis, quae nunc abibis in loca pallidula, rigida, nudula, nec, ut soles, dabis iocos… E’ un frammento dolcissimo, che Adriano, colto, curioso, raffinato, avrebbe scritto, stando al suo biografo, poco prima di morire.

Di tutt’altra pasta sono i primi apologisti cristiani. Come non ricordare la veemenza di un Tertulliano (II-III secolo) contro l’impero e contro i persecutori! Evviva il martirio: Semen est sanguis Christianorum! E i pericoli che possono venire dalle donne! La donna è, secondo Tertulliano, un essere che Dio ha voluto inferiore; essa è diaboli ianua, porta del demonio: tu, donna, hai con tanta facilità infranto l’immagine di Dio che è l’uomo. A causa del tuo castigo, cioè la morte, anche il figlio di Dio è dovuto morire; e tu hai in mente di adornarti al di sopra delle tuniche che ti coprono la pelle? I libelli famosi: De exhortatione castitatis, De virginibus velandis, De cultu feminarum: è bene che le donne portino il velo sempre, per non dare scandalo in pubblico. Del resto anche Ambrogio (IV secolo) si preoccupò di raccomandare alla sorella Marcellina (De virginibus) l’osservanza di casti costumi! E che dire di quel Giovanni di Antiochia (IV secolo) detto Crisostomo, χρυσόστομος, il Boccadoro, che così si esprimeva: “Che altro è una donna se non un nemico dell’amicizia, una punizione inevitabile, un male necessario, una tentazione naturale, una calamità desiderabile, un pericolo domestico, un danno dilettevole, un malanno di natura dipinto di buoni colori?”. Insomma, un buon materiale per un dibattito sulle pari opportunità!

Ma vi sono anche i poeti cristiani meno “arrabbiati”, se si può dir così. Ricordiamo quell’inno al mattino di Prudenzio (alcuni vi vedono l’Orazio dei cristiani), un linguaggio facile e pulito in dimetri giambici: Nox et tenebrae et nubila, / confusa mundi et turbida, / lux intrat, albescit polus, / Christus venit, discedite! Caligo terrae scinditu / percussa solis spiculo, / rebusque iam color redit / vultu nitentis sideris.

E alla fine del IV secolo incontriamo Eutropio con il suo Breviarium ab urbe condita, commissionatogli dall’imperatore Valente: un testo facile, senza pretese critiche, destinato ad un pubblico senza troppe esigenze. E’ utile per un approccio semplice e facile alla lingua latina.

Fecisti patriam diversis gentibus unam; / profuit iniustis te dominante capi; / dumque offers victis proprii consortia iuris. / Urbem fecisti, quod prius orbis erat. Siamo nel V secolo d. C. e Rutilio Namaziano, il gallo-romano, decisamente anticristiano si esalta alla missione dell’impero e non avverte che il 476 è alle porte!

E non può mancare Agostino, il numida. Siamo alla fine del IV secolo e Agostino in un giardino milanese, forse forte per la predicazione di Ambrogio, vive un momento intensissimo del suo itinerario spirituale: Et ecce audio vocem de vicina domo cum cantu dicentis et crebro repetentis quasi pueri an puellae nescio: “Tolle lege, tolle lege” (ed ecco all’improvviso dalla casa vicina il canto di una voce come di bambino, o di bambina forse, una cantilena: “Prendi e leggi, prendi e leggi”). E Agostino apre il Vangelo e legge a caso: “Non più bagordi e gozzoviglie, letti e lascivie, contese e invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non fate caso alla carne e ai suoi desideri”. E’ un passo dell’Epistola ai Romani.

Il cristianesimo, dunque, avanza. Ma quanta commozione possiamo nutrire per gli sconfitti! Giuliano, l’imperatore che è nipote di Costantino, vuole restaurare il paganesimo! E per questo porterà sempre con sé il marchio della apostasia. Ferito a morte in battaglia contro i Persiani (363), affida agli astanti il suo testamento. Ecco l’incipit del racconto che ne fa Ammiano Marcellino, un soldato di Antiochia, nel suo Rerum gestarum libri: Quae dum ita aguntur, Iulianus in tabernaculum iacens, circumstantes allocutus est demissos et tristes: “Advenit o soci nunc abeundi tempus e vita impendio tempestivum, quam reposcenti naturae, ut debitor bonae fidei redditurus, exulto…”. Qualche anno dopo (378) Teodosio proclamerà il cristianesimo religione di Stato!

Ma è sempre bene ricordare che con il passar del tempo (VI e VII secolo) la latinità si afferma anche in Europa. A Siviglia c’è Isidoro, in Gallia c’è Gregorio, in Bretagna c’è Beda il Venerabile, noto anche per aver profetizzato che, quando fosse caduto il Colosseo, sarebbe caduta Roma e con essa sarebbe caduto il mondo! “Quamdiu stabit Colyseus / Stabit et Roma; / Quando cadet Colyseus / Cadet et Roma; / Quando cadet Roma / Cadet et mundus”. Anche se sembra che il Colyseus di Beda fosse in realtà la colossale statua di Nerone, posta tra l’Anfiteatro flavio e il Tempio di Venere.

Si diffondono anche i Vangeli, che portano la buona novella della pace, della giustizia, dell’amore: Vade, vende omnia quae habes, da pauperibus et habebis thesaurum in caelis (Matteo, 19, 21). La loro lettura è assai agevole, semplice e lineare perché i destinatari sono tutte le popolazioni del mondo antico! Scritti in greco, poi in siriaco, in arabo, ed anche in latino, grazie alla Vulgata di san Gerolamo, forse come lingua franca per tutte le popolazioni dell’Impero!

E perché, poi, non andare a quei testi di un “primitivo” volgare, laddove è possibile cogliere quelle trasformazioni che pian piano hanno condotto da un latino, certamente non classico e parlato da tutti, a quella lingua che poi Dante ha nobilitato nel De vulgari eloquentia? Ricordiamo la scritta murale della basilica di San Clemente in Roma, Falite dereto co lo palo Cervoncelle / Albertel trai / Fili de le pute traite. Ricordiamo anche il cosiddetto indovinello veronese, tratto da un codice della Biblioteca Capitolare, Se pareba boves / alba pratalia araba / et albo versorio teneba / et negro semen seminaba, nonché il notissimo Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti, la Carta capuana, databile al 960, che costituirebbe il primo documento di un volgare che ormai si avvia a diventare il nostro italiano.

Ciò che abbiamo rappresentato sono delle pure e semplici spigolature alla ricerca di testi né “aulici” né “paludati”, che poi sono quelli che hanno sempre terrorizzato i poveri studenti e che in un certo senso fanno tremare le vene e i polsi! Sono spunti di testi che – lo ribadiamo – se opportunamente contestualizzati e modularizzati, possono costituire numerosi motivi per “imparare facendo” e, oseremmo dire, anche divertendosi! Solo in seconda battuta, a nostro avviso, dovremmo giungere a proposte didattiche più impegnative.

Per quello che riguarda il latino, il greco e la cultura classica, potrebbero effettuarsi due scelte. La prima potrebbe essere una scelta di base, comune a tutti gli alunni – crediamo ad un latino per tutti! – senza però ricadere nell’errore di quella indicazione dell’articolo 2, commi 3 e 4, della Legge 1859/62 con la quale, per contentare sia i conservatori del latino che gli abolizionisti, si misero in seria crisi insegnanti e alunni Il testo recita testualmente: “Nella seconda classe l’insegnamento dell’italiano viene integrato da elementari conoscenze di latino, che consentano di dare all’alunno una prima idea delle affinità e differenze tra le due lingue. Come materia autonoma, l’insegnamento del latino ha inizio in terza classe: tale materia è facoltativa”. Le conseguenze furono che gli alunni non impararono più né il latino né l’italiano! Negli anni successivi si corse ai ripari; i due commi vennero abrogati con la Legge 348/77; e con i programmi del ’79 si scelse la strada del “riferimento all’origine latina della lingua e alla sua evoluzione storica” (punto c. delle indicazioni programmatiche dell’italiano).La seconda scelta, che potremmo definire avanzata, sarebbe destinata a quegli alunni che dimostrano interesse per approfondimenti e ricerche mirate.

Si tratta di ipotesi che, se ben progettate ed avviate, potrebbe restituire allo studio delle nostre origini quella dignità che le è sempre stata negata. Di fatto, da un lato la bolsa retorica di una male intesa classicità e, dall’altro, la sua repulsa hanno costituito da sempre una polarizzazione che ha avuto conseguenze disastrose non solo per gli studi classici. ma anche per gli studi in generale.

La messe di testi e di autori che ci viene offerta dal mondo classico, anche nei confronti di una sua attualizzazione, è enorme. Insegnanti che siano veramente padroni della cultura e delle lingue classiche non avrebbero alcuna difficoltà nella selezione di contenuti finalizzati ad un apprendimento quale da noi ipotizzato e proposto.

Basti pensare a quanta parte della classicità abbiamo perduta, dal punto di vista dei contenuti di insegnamento, in forza del fatto che la classicità dovrebbe essere sinonimo soltanto di un’aurea perfezione. Ma la perfezione, come è noto, non solo non esiste, ma finisce sempre con l’essere qualcosa di noioso e di stucchevole. E la scelta dei contenuti, anche da parte ministeriale, mirava sempre agli autori del periodo aureo!

Molti anni fa, per l’uso delle scuole, si censuravano quei testi latini che si definivano troppo spinti e non presentabili ai giovani. E vi era anche una pretesa giustificazione: il mondo che esprimevano Muzio Scevola, Orazio Coclite, Cincinnato e le tante Lucrezie e Cornelie mal si conciliava – secondo una certa visione tutta di maniera – con i carmina priapea e con certi versi audaci di Catullo, per non dire poi dello sconcerto che provocavano certi affreschi pompeiani! Del resto, già nel medio evo solerti e pudicissimi copisti avevano provveduto a cassare codici poco “edificanti” per riscriverci sopra canti liturgici! Anche se poi qualche chierico birichino in una chiosa non troppo evidente a prima vista (la si ritrova spesso sui margini dei codici!) aggiungeva qualcosa del suo scurrile parlar quotidiano!

Ma oggi, con l’evoluzione dei costumi, che consente di parlare con libertà anche di temi che una volta erano considerati assai scabrosi, la lettura delle rocambolesche avventure di Encolpio e Gitone, e dei quel birbante di Eumolpo, o degli amori di Lucio e Fotide, non costituisce più un insulto alla morale!

E’ indubbio che il Satyricon e le Metamorfosi costituiscono due pilastri della narrativa mondiale. La gustosissima rappresentazione della cena di Trimalchione, dal Satyricon di Petronio, od il finissimo humour della novella della matrona di Efeso o le vicende di Apuleio con la vedova Pudentilla, ed ancora la stupenda favola di Amore e Psiche sono dei veri e propri gioielli della capacità narrativa.

Dalla cena del Satyricon si possono anche evincere una serie di indicazioni sulla cultura alimentare dei Romani. E sarebbe anche opportuno, se si vuole sperimentare concretamente di quali alimenti disponevano i Romani e come li cucinavano, vedere il De re coquinaria di Apicio, il noto cultore della crapula di età tiberiana. E’ un manoscritto a cui la tradizione ha messo copiosamente le mani con molti rifacimenti – l’interesse per questo genere di cose è sempre stato vivissimo, anche in quel primo medioevo che molti ci descrivono squallido e triste! – ma che costituisce ancora oggi una fonte preziosa di informazione ghiotte, e non solo sotto il profilo linguistico! Un bel pranzo confezionato sulle ricette di Apicio costituirebbe l’esito godereccio di un modulo di studio veramente trasversale e operativo!

Sottrarre simili testi ad un giovane che abbia il piacere della lettura è indubbiamente una violenza! Una scelta di questo genere implica sempre una assunzione di responsabilità da parte dell’insegnante: occorre sempre valutare se il piacere della lettura ha il fine in se stesso oppure se diventa soltanto una giustificazione per ricercare quei passi scabrosi che un certo tipo di morale difficilmente può accettare. Ma va anche detto che il panorama letterario è vastissimo, e le fonti infinite. Tutta la latinità ci offre un repertorio che spesso solo una cattiva didattica è stata capace di rendere repulsivo a migliaia di studenti.

In così vasto repertorio è possibile rintracciare e costruire gli itinerari formativi più diversi. Ne diamo solo alcuni esempi, senza alcun ordine gerarchico, su ciascuno dei quali è possibile avviare un percorso modulare anche pluridisciplinare nel quale interagiscano lettura e comprensione di contenuti letterari, storici, ecc. con approcci ed eventuali approfondimenti grammaticali, anche sotto il profilo di un progressivo affinamento morfologico e di un arricchimento lessicale. Ecco alcune indicazioni in proposito, che si prestano moltissimo a quelle attività di drammatizzazione che costituiscono una delle tecniche più motivanti e coinvolgenti ai fini di un apprendimento efficace.

 

  1. Lettura, traduzione, confronto e messa in scena di testi teatrali latini e moderni

 

Anche se non disponiamo di testi compiuti di atellane e fescennini, possiamo selezionare testi da qualche scena di Plauto: il duetto di Mercurio e Sosia, ad esempio, dall’Amphitruo; lo spassoso dialogo tra Euclione e Megadoro, dall’Aulularia, con eventuali riferimenti con l’Arpagone dell’Avaro di Molière e con il film “L’avaro”, del 1990, diretto nel 1990 da Tonino Cervi, con Alberto Sordi. Costituirebbero paralleli interessanti, anche se sceneggiati!

 

  1. La ricerca e la scoperta di opere meno note e singolari, per soggetto e per stile

 

Si può ricorrere ad alcune scene della Apocolokyntosis, la zucchificazione di Claudio, un’operetta che non è affatto di un Seneca minore! Un vero filosofo sa anche ridere. Si pensi al lamento funebre del coro che intona èdite fletus, fùndite planctus e che così prosegue: .resonet tristi clamore forum / cecidit pulchre cordatus homo / quo non alius fuit in toto / fortior orbe / ille citato vincere cursu / potera Celeres… Altro che con rapida corsa, lui che era zoppo! Una presa in giro gustosissima! Oppure si pensi all’incontro tra Ercole e Claudio, che è di una vivacissima comicità. E non mancheranno i confronti con il Claudio di Tacito e quello di Svetonio, ovviamente sempre con la tecnica della drammatizzazione.

 

  1. La scoperta del Cicerone privato

 

E sarebbe anche possibile drammatizzare la vita privata di un grande oratore: le lettere di Cicerone, a volte così semplici, a volte sommesse e dimesse a confronto del periodare delle grandi cause. Comunque, non si dimentichi che in taluni casi sono difficili da comprendere e tradurre, forse più di altre opere considerate più impegnative. Si pongano alcuni testi a confronto: da un lato l’uomo che si preoccupa della famiglia, della salute di Terenzia, che vuole avere notizie da Attico e da Tirone sulle faccende domestiche, sul bilancio familiare, e, dall’altro, l’intrepido accusatore di Verre, di Catilina, di Antonio!

 

  1. Scene di vita quotidiana

 

Ci sono anche i bei testi di Plinio il vecchio e quelli della corrispondenza di Plinio con Traiano (uno spaccato vivissimo della vita amministrativa di Roma e delle sue province), con tutti i riferimenti alle persecuzioni anticristiane. Superfluo ricordare i possibili collegamenti con il Traiano dantesco e con quel Panegirico con cui Alfieri bolla una pretesa arrendevolezza di un Plinio servile nei confronti di un Traiano tiranno! E c’è una lettera bellissima di Plinio a Tacito sulla morte dello zio, Plinio il vecchio, durante l’eruzione del Vesuvio del ’79. Evidenti i possibili collegamenti letterari con la Ginestra leopardiana, con Svevo, e quelli scientifici e archeologici: un’ampia messe di materiale per una rappresentazione scenica e per la confezione di un CDrom!

Sempre in tema di sceneggiature, non si può dimenticare come e quanto certa poesia oraziana si presti alla drammatizzazione. C’è la satira del seccatore che offre anche numerosi spunti per la scenografia, la via Sacra, il Foro, le pendici del Campidoglio e quell’accenno agli Orti di Cesare in Trastevere. Soluzioni analoghe si possono anche trovare nella satira del viaggio a Brindisi: quanti paralleli tra la via Appia di allora e i nostri percorsi autostradali! Si può ricostruire una carta geografica dell’antica via e sovrapporla su una carta di oggi. Luoghi, nomi, situazioni! Per non dire poi del Carmen saeculare, che Orazio scrisse in onore della grandezza della Roma augustea. Famosissimi quei versi “Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius”, in italiano “Sole che sorgi libero e giocondo, sui colli nostri i tuoi cavalli doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”, che Giacomo Puccini tradusse in musica!

 

  1. Sceneggiature letterarie e ludiche

 

Strettamente legato alla drammatizzazione è il gioco di ruolo. La drammatizzazione richiede un copione da costruire e da realizzare nelle sue diverse parti. Il gioco di ruolo si affida più che altro a un canovaccio dove, appunto, sono assegnati dei ruoli da seguire – ed anche, a volte, da scambiare – ma da costruire poi nella azione effettiva; il che richiede una particolare inventiva ed immaginazione, ma è l’azione stessa che le sollecita e le fa esprimere. Ambedue le tecniche favoriscono una ricerca ed una produzione linguistica non indifferente, più aderente al testo nel primo caso, più affidata alla spontaneità nel secondo. La lite tra Romolo e Remo, le vicende di Mario e Silla, di Cesare e Pompeo… non possono diventare interessanti giochi di ruolo, costruiti dagli studenti anche con un latino semplice e famigliare?

 

  1. La ricerca sul territorio

 

Un’altra attività potrebbe essere quella della ricerca sul campo o in situazione. Basti considerare che non c’è località nel nostro Paese, piccola od estesa che sia, che non offra spunti per delle ricognizioni finalizzate a ritrovare quali testimonianze ci abbiano lasciato i Romani, o i Latini o quei popoli che prima o dopo di essi hanno vissuto ed operato. Dai Volsci ai Longobardi, dagli Equi ai Franchi, dai Sanniti agli Ostrogoti, chi non ha lasciato testimonianze, monumenti, lapidi, scritti vari ai quali accedere per ricostruire, conoscere, eventualmente riconoscersi!? Com’è noto, alla scuola dell’autonomia viene riconosciuto uno spazio curricolare locale, che può integrarsi ed interagire con il curricolo nazionale.

Si tratta di attività che si possono condurre con alunni di qualsiasi fascia di età. La questione è una soltanto: si vogliono fare dei latinisti – e questa era la presunzione del liceo di una volta, per tutte le ragioni che conosciamo – oppure, come è più giusto, si vuole aprire una finestra sulla nostra storia civile e morale, alla ricerca di origini dalle quali si possono anche prendere tutte le distanze del caso, ma che pur sempre vivono ancora nei nostri modi di essere, di pensare, di parlare?

Si tratta, a nostro avviso di aiutare i nostri giovani a riannodare le fila con quel mondo classico che una cattiva didattica, pretenziosa e seriosa, ha reso spesso ostico, incomprensibile e fastidioso!

Se è vero che tutto si può insegnare a tutti, è anche vero che è quanto mai necessario insegnare ai nostri giovani un passato che… è anche qui. Basta svoltare l’angolo! Ma, con una didattica assolutamente nuova!

 

* Il testo è una rielaborazione del primo modulo del master “Didattica della Lingua Latina”, fruibile in modalità e-learning, prodotto da Baicr Scuola IaD, Università di Roma “Tor Vergata”, coordinato da Fabio Stock, curato da Luciano Favini e Maurizio Tiriticco. Si tratta di un percorso di studio e di approfondimento sui temi fondamentali della cultura e della didattica del latino, rielaborati alla luce dell’attuale riflessione sulle radici della classicità e sui valori fondamentali della civiltà occidentale.

NO AL CONTRATTO DELLA MISERIA

NO AL CONTRATTO DELLA MISERIA: SCIOPERO PER LA DIGNITÀ DELLA SCUOLA IL 23 FEBBRAIO

 

In 12 anni (perché a causa della triennalizzazione della parte economica non sono 10) di blocco contrattuale, persino secondo gli esperti CGIL (come dimostrano le tabelle della FLC di Torino), rispetto all’aumento del costo della vita abbiamo perso in media almeno 15.000 euro netti. Ora sappiamo che ‘a recupero’ (a chi andrà bene) ne arriveranno solo 300 (collaboratori, assistenti e docenti Infanzia e Primaria, in media, avranno meno). Sappiamo che gli ‘aumenti’ del contratto saranno persino inferiori a quelli già sottoscritti per parte del pubblico impiego (35 euro medi netti, anziché 45) e quasi la metà del comparto ‘sicurezza’, e che con molta probabilità decorreranno da Aprile (se non da Maggio) senza altro ‘recupero’. Del resto questo è quanto venne sottoscritto nel Novembre 2016 da Cgil, Cisl, Uil, Snals & C., a pochi giorni dal voto sul referendum (l’ ‘endorsement’ sindacale per un rinnovo che stiamo ancora aspettando e che tuttavia non bastò a Renzi per vincere).

Per non parlare dell’attività di tutor per l’alternanza scuola-lavoro che il contratto inserisce nella funzione docente rendendola di fatto obbligatoria e gratuita o delle multe ad libitum gestite dai dirigenti. È ovvio che si tratta di soluzioni che la Ministra ha deciso di attuare per annullare ogni possibile forma di dissenso.

A fronte di una vergogna del genere, assistiamo al teatrino delle ‘trattative’ (che in realtà non possono prescindere da quanto già deciso), ai ‘fumogeni’ sulla del tutto presunta ‘contrattabilità del ‘bonus’ (modo per indorarne la pillola), all’assurdo della ‘spalmabilità’ contrattuale dei 500 euro della carta del docente (che, tassati, diventerebbero 300 netti) e ad altre amenità che coinvolgerebbero addirittura il Fondo di Istituto (già più che dimezzato da quando nacque).

Occorre che la categoria faccia sentire la propria protesta. Per questo l’Unicobas ha oggi proclamato lo sciopero generale della scuola per il 23 Febbraio, per una grande iniziativa unitaria insieme ai Cobas, che scendono in campo oggi, all’Usb ed alla scuola militante e di base.

La piattaforma di questo sciopero s’inserisce in una lotta di lunga durata, volta a far crollare la L. 107/2015 (cattiva scuola di Renzi), restituire a tutti la titolarità di istituto, eliminare la chiamata diretta dei docenti e l’umiliazione del ‘bonus’ discrezionale, ridurre il numero di alunni per classe che dal 2015 invece di diminuire è salito, sganciare la Scuola dal mondo impiegatizio ed agganciarla all’Università, perché solo così, fuori dai diktat del Dl.vo 29/1993 (che non vale per gli Atenei, la Magistratura ed il comparto sicurezza) si può ricominciare a pretendere retribuzioni nella media europea. Per istituire in via definitiva un doppio canale di reclutamento, sempre aperto, che elimini la sperequazioni tra precari e la guerra fra poveri che ingrassa solo avvocaticchi ed azzeccagarbugli i quali hanno fatto credere agli ingenui colleghi delle varie “fazioni contrapposte”, che un ricorso amministrativo si possa sostituire alla lotta e ad un progetto unitario. Per una soluzione politica per i diplomati magistrali che, dopo essere stati assunti, ora rischiano il posto o la permanenza nelle GAE, ma anche per una perequazione con la copertura immediata di circa 7.000 cattedre da parte degli abilitati, lasciati nella disoccupazione da Renzi solo perché proditoriamente esclusi dalle GAE pur avendo più titoli e servizio di tanti neo-assunti. Un canale di reclutamento destinato al personale precario, docente ed ata, per almeno il 50% dei posti, concorso per titoli e servizio, che deve superare le Gae, con regole eque: 12 punti per anno maturato e 12 punti per ogni abilitazione già conseguita o concorso superato, senza l’obbligo per gli abilitati di sostenere nuovi concorsi per esami. Una piattaforma unitaria per il precariato, per superare le forme di reclutamento previste dalla delega collegata alla legge 107/15, compresa la vergogna del blocco delle supplenze dopo i 36 mesi.

Occorre infine un sistema pensionistico sano ed equo, sganciando la previdenza dall’assistenza. Una svolta di carattere sociale, contro il massacro della Scuola, della Sanità e del welfare, contro i regali alla casta dei partiti, agli speculatori, agli sfruttatori ed alle banche.

Stiamo lavorando per una grande manifestazione unitaria.

Questa è una fase cruciale, ci saranno presto le elezioni RSU: una nostra lista in ogni scuola cambierebbe del tutto i rapporti di forza. Ma dobbiamo ricordare alla categoria che se (a partire dal 14 Febbraio) non viene sottoscritta materialmente dai colleghi in ogni scuola non è possibile votarla. I sindacati ‘pronta-firma contano sulla nostra assenza, così che restino unicamente i soliti noti, i quali, a causa della vergognosa legge sulla ‘rappresentanza sindacale’, sono gli unici a poter fare assemblee in orario di servizio per presentare il proprio programma e trovare chi si candida nelle loro liste. Così il gioco si perpetuerebbe all’infinito.

Occorre eliminare questa dittatura. Nessuno può impedire le nostre candidature (liberamente scelte nelle scuole). Non possono impedire che si presentino le nostre liste. Del resto, dopo il massacro della dignità dell’istruzione pubblica, non è accettabile un’altra vittoria elettorale di Cgil, Cisl, Uil, Snals & C. Queste elezioni decidono chi rappresenterà la Scuola per altri 3 anni nella contrattazione nazionale.

Senza una vittoria del sindacalismo di base, quale sarebbe poi l’immagine della scuola? Quella di insegnanti e personale Ata privi persino del coraggio di presentare una lista nuova e diversa nell’istituto dove lavorano per quella stessa paura di esporsi che contraddistingue il sistema incivile della mafia? Così la scuola perderebbe infine persino il diritto di lamentarsi, ennesimo territorio senza ratio, fra servi anemici e ‘combattenti’ da tastiera incapaci di rivendicare con dignità il proprio ruolo (un ruolo professionale centrale per il futuro del Paese).

Non sarebbe paradossale, dopo tutte le denunce delle follie della L.107/15, tradottasi spesso unicamente in una ‘messianica’ attesa delle elezioni perché cambia la politica del Paese, se s’affermasse l’incapacità (a questo punto cronica) di cambiare la rappresentanza sindacale per aver votato i sindacati di partito proprio nella scuola dove si passa la maggior parte della vita? Siamo al momento della verità: o il qualunquismo dei politicamente analfabeti che ‘parifica’ in negativo tutti i sindacati (scambiando l’Unicobas per i firmatari del contratto miserabile e viceversa) o la presa di coscienza, lo scatto d’orgoglio, l’impegno e la liberazione!

Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell’Unicobas Scuola&Università)

Stipendi dirigenti scolastici

SCUOLA – Stipendi dirigenti scolastici, gli aumenti della Legge di Stabilità vanificati dai tagli dei Contratti integrativi regionali

Da un’analisi dettagliata dei Cir in via di approvazione definitiva, si scopre che sono molti i tagli e poche le risorse aggiuntive in arrivo per i nostri capi d’istituto. Vale per tutti il caso della Lombardia dove, a causa del decremento del Fondo unico nazionale, nonché della retribuzione variabile ed accessoria, da dividere per i nuovi prossimi assunti attraverso il concorso nazionale, e venendo meno pure l’una tantum della Legge 107/2015, si arriverà al paradosso di perdere circa 5.750 euro rispetto agli attuali compensi annuali.

Per questi motivi il sindacato ritiene che, assieme alla protesta ad oltranza, la via del tribunale rimanga l’unica al momento percorribile: Udir attraverso apposito ricorso intende recuperare tutti gli arretrati sinora non percepiti. Il giovane sindacato ha deciso di avviare un apposito ricorso al Tar Lazio per l’incremento del Fondo Unico nazionale ed è pronto ad impugnare tutti i Contratti Integrativi Regionali che saranno sottoscritti: aderisci al ricorso gratuito.

Nascondono amare sorprese i contratti regionali sottoscritti nelle ultime settimane per incrementare gli stipendi dei nostri dirigenti scolastici: da un’analisi dettagliata dei Cir – che dovrà essere vistato dagli organi di controllo, stipulato in via definitiva, inviato infine alle Ragioneria territoriale della regione – si scopre che si tratta di molti tagli e poche risorse aggiuntive. Vale per tutti il caso della Lombardia dove, a causa del decremento del Fondo unico nazionale, nonché della retribuzione variabile ed accessoria, da dividere per i nuovi prossimi assunti attraverso il concorso nazionale per capi d’istituto, e venendo meno anche l’una tantum della Legge 107/2015, si arriverà al paradosso di perdere circa 5.750 euro rispetto agli attuali compensi annuali.

Partendo da questa eredità negativa si andrà quindi a sottoscrivere il nuovo contratto di categoria; se ci atteniamo alle risorse stanziate dalla Legge di stabilità, finalizzate all’armonizzazione della retribuzione di posizione/quota fissa, con il prossimo Ccnl si prevede un incremento medio lordo per dirigente scolastico pari a 9.461 euro. Quindi, facendo un conguaglio tra aumenti e perdite, i presidi lombardi sono destinati a percepire mediamente 285 euro lordi al mese, corrispondenti a 170 euro netti. Peraltro da assegnare solo a regime, quindi solo nell’anno scolastico 2020/2021.

Anche nelle altre regioni c’è poco da ridere. Come in Sicilia, dove le Ragionerie territoriali del Mef hanno agito in modo diverso da una provincia all’altra nell’applicazione del Contratto integrativo regionale 2015/2016; ne consegue che quando questo verrà messo in pagamento, si avranno situazioni diversificate. In quelle dove lo stipendio mensile è stato adeguato, è stata infatti pagata la retribuzione di risultato, sono stati liquidati gli arretrati e adeguato l’importo mensile della posizione variabile. In tali province l’aumento della posizione variabile varierà tra i 570 euro e i 1.080 euro lordi. Laddove, invece, non è stato adeguato l’importo mensile della posizione variabile, gli incrementi saranno davvero risibili: tra gli 85 euro e i 160 euro sempre lordi, arretrati retribuzione di risultato a parte.

Per quanto riguarda i compensi annui di tutta l’Isola, partendo dai Contratti integrativi regionali 2015/2016 fino alla situazione a regime, il saldo è negativo: confrontando la situazione attuale con quella a regime, si prevede che un dirigente scolastico siciliano andrà a perdere 5.130 euro. Anche in questo caso vanno considerate le nuove risorse stanziate dalla Legge di Stabilità, finalizzate all’armonizzazione della retribuzione di posizione/quota fissa, sempre pari a 9.461,14 euro a dirigente. Il conguaglio, tenendo conto delle due somme, sarà di 4.329,93 in attivo. Ovvero circa 330 euro lordi al mese, pari a 200 euro netti, e sempre dal 2020/21. Dei famigerati aumenti che dovevano condurre verso l’equiparazione con gli stipendi degli altri dirigenti, dunque, non c’è traccia.

Per questi motivi il sindacato ritiene che la via del tribunale sia l’unica al momento percorribile, assieme alla protesta ad oltranza: Udir attraverso apposito ricorso intende infatti recuperare tutti gli arretrati sinora non percepiti. Inoltre, il sindacato ha deciso di avviare ricorso al Tar Lazio anche per l’incremento del Fondo Unico nazionale. La giovane organizzazione sindacale, che opera a tutela dei dirigenti scolastici, è pronta anche ad impugnare tutti i Contratti Integrativi Regionali che saranno sottoscritti. Aderisci al ricorso gratuito. Il giovane sindacato dei ds mette inoltre a disposizione specifici modelli di diffida, puntando al recupero di una serie di ‘voci’ e diritti sino a oggi negati: Recuperi Erariali, Trattenuta TFR/TFS, Trattenuta ENAM, Indennità di vacanza contrattuale, RIA, FUN. Per informazioni, si può contattare il numero 331.7713481. Per una consulenza gratuita, scrivere all’indirizzo e-mail segreteria@udir.it. Per aderire ai ricorsi su RIA, FUN, CIR consultare il sito internet www.udir.it.

“La scuola deve adeguarsi ormai assumiamo tecnici”

da La Stampa

“La scuola deve adeguarsi ormai assumiamo tecnici”

La sferzata del presidente di Confindustria Cuneo: «Questo è il futuro»
matteo borgetto
cuneo

«Cari genitori, qualsiasi percorso scolastico individuerete per i vostri ragazzi, avrete fatto una buona scelta, perché tutte le nostre scuole sono eccellenti e qualificate. Ma nostro dovere è evidenziarvi questa realtà. Perché sono queste le persone che troveranno subito lavoro una volta terminati gli studi». È la lettera alle famiglie del presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, in vista delle iscrizioni alle Superiori e che ha aperto un dibattito di valenza nazionale.

«Mai detto che i ragazzi non debbano andare al liceo e poi all’università – sottolinea Gola, 51 anni, imprenditore del settore informatica -. Mio figlio frequenta lo Scientifico, l’ho consigliato in base alle prospettive che potrei offrirgli, così come se fossi stato un artigiano del legno lo avrei indirizzato verso una scuola professionale. Il punto è che Confindustria ha responsabilità sociali e morali, prima che economiche. La cosa più giusta, è fare capire alle famiglie quali figure le nostre aziende hanno intenzione di assumere nei prossimi anni». Tecnici e operai, che nel settore industriale cuneese hanno anche un’altra forma di garanzia: il 91,5% dei nuovi assunti firma un contratto a tempo indeterminato, contro il 16,5% di chi trova lavoro in altri comparti. «L’imprenditore, quando assume – continua Gola -, lo fa perché considera il nuovo entrato una persona della famiglia, un soggetto in cui credere. E spesso gli offre le migliori condizioni contrattuali, o comunque di stabilità».

Anche se in settori che riguardano una minoranza di giovani, l’indagine di Confindustria Cuneo evidenzia altre figure di difficile reperimento. Nella Granda, su 3.790 nuovi laureati richiesti dal mondo del lavoro nel 2017, più del 33% non è stato trovato sia per assenza di candidati, sia per la loro preparazione inadeguata. Mancano ingegneri industriali (55% di richieste disattese), architetti (77,7%), chimici (76%) e informatici (54,2%). «Serviranno sempre ingegneri e architetti – aggiunge Gola – ma le principali necessità sono di operai specializzati. E va cambiato anche un concetto: non sono più gli operai sfruttati Anni ’60, ma persone con competenze tecniche, creatività e manualità, oltre che molto ben pagate, perché spesso vengono impiegate all’estero». Ribadisce la «libera scelta dei ragazzi e delle loro famiglie», e conclude: «Il lavoro è dignità. Trovarlo subito dopo la scuola, in un’Italia dove un giovane su tre è disoccupato, non è cosa da poco».

Alternanza, il dirigente garante delle regole per la sicurezza

da Il Sole 24 Ore

Alternanza, il dirigente garante delle regole per la sicurezza

di Franco Portelli

Il Miur ha predisposto una guida operativa per gli istituti coinvolti nelle attività di alternanza scuola lavoro. Nella stessa sono contenute anche preziose indicazioni in merito agli adempimenti necessari in relazione alle delicate tematiche riguardanti la sicurezza. L’impostazione in chiave “duale” dei percorsi comporta un sistematico impegno, sia dell’istituzione formativa sia del datore di lavoro, nelle fasi di progettazione, attuazione, monitoraggio e verifica delle attività. I dirigenti scolastici devono prestare particolare attenzione nella predisposizione delle convenzioni relative ai singoli progetti di alternanza.

Le convenzioni, infatti, regolano i rapporti e le responsabilità dei diversi soggetti coinvolti nei percorsi in alternanza, comprendendo anche gli aspetti relativi alla tutela della salute e della sicurezza dei partecipanti. Il numero di soggetti coinvolti varia in base al tipo di progetto da realizzare. Il caso più semplice è rappresentato dalla compresenza di soli due soggetti: la scuola (o una rete di scuole) e la singola struttura ospitante. Per la stipula dell’accordo risulta fondamentale il ruolo del dirigente scolastico.

Le collaborazioni hanno come obiettivo la co-progettazione dei percorsi formativi che impegnano congiuntamente scuola e mondo del lavoro. I soggetti ospitanti devono essere in possesso di capacità strutturali. Devono quindi avere spazi adeguati per consentire l’esercizio delle attività previste in alternanza scuola lavoro e, in caso di studenti con disabilità, il superamento o l’abbattimento delle eventuali barriere architettoniche. Il dirigente deve, inoltre, aver cura di verificare che siano in possesso di adeguate capacità tecnologiche, quindi che abbiano la disponibilità di attrezzature idonee per l’esercizio delle attività previste nella convenzione, in regola con le norme vigenti in materia di verifica e collaudo tecnico, tali da garantire, per ogni studente, un’esperienza adeguata e diretta del processo di lavoro in condizioni di sicurezza.

Il Miur ha pubblicato la nota 2691 del 15 novembre 2017, avente per oggetto “Attivazione Piattaforma per la gestione dell’alternanza scuola-lavoro”. Nell’anno scolastico 2017/2018, in cui l’alternanza entra a regime completo, viene resa disponibile, come strumento di supporto alle scuole, una Piattaforma di gestione dell’alternanza scuola-lavoro destinata all’utilizzo da parte di scuole, strutture ospitanti, studenti e famiglie. Oltre a contenere le informazioni sugli adempimenti per attivare i percorsi di alternanza la piattaforma contiene una serie di esperienze di alternanza presenti sul territorio nazionale. La piattaforma è integrata con il Registro nazionale dell’alternanza scuola lavoro, realizzato da Unioncamere e costituisce il punto di incontro tra l’offerta dei percorsi di alternanza da parte delle strutture ospitanti e la domanda delle scuole. Attraverso la piattaforma è possibile co-progettare i percorsi di alternanza, produrre i patti formativi e gestire le presenze delle studentesse e degli studenti attraverso i registri.

Alternanza è un ponte verso il futuro

da Il Sole 24 Ore

Alternanza è un ponte verso il futuro

di Enrico Netti

Sono gli studenti delle scuole superiori i protagonisti del progetto di alternanza scuola-lavoro che l’associazione Thumbs Up sta realizzando in tutta Italia dopo avere vinto un bando della Fondazione Cariplo. Il progetto è «Un ponte verso il futuro» che oltre a Thumbs Up vede come protagonista Gft Italia, filiale della multinazionale tedesca che opera nell’ambito del digital banking.

«Sono due le caratteristiche chiave dell’iniziativa – racconta Anna Venturino, ad di Thumbs Up -. La presenza di un’azienda partner come, per esempio, Gft Italia che offre l’opportunità agli studenti di fare una reale esperienza di lavoro e, contestualmente, la possibilità di compiere un percorso di orientamento personale».

Nel 2017 Thumbs Up ha implementato il modello di intervento «Un ponte verso il futuro» che ha già coinvolto circa 1.500 studenti di 15 istituti superiori. «All’inizio del progetto 400 ragazzi sono stati sfidati dall’azienda a ideare un prodotto e a sviluppare il relativo piano di marketing con momenti di confronto e verifica. – spiega Dante Laudisa, direttore marketing e comunicazione Gft Italia -. È stata una vera esperienza di lavoro, in cui gli studenti hanno avuto l’occasione di imparare a lavorare in team, a rispettare le scadenze, a fare una presentazione scritta e orale, a lavorare su abilità trasversali e contemporaneamente su competenze specifiche. Bisogna pensare a una experience che sia perfetta per l’utente e all’utilizzo in linea con servizi sempre più pervasivi».

Al termine del percorso i migliori progetti saranno premiati. Alcuni spunti creativi, se sostenibili, saranno anche fonte d’ispirazione per progetti concreti con il coinvolgimento dei diretti interessati.

Per informazioni: www.thumbsupweb.org e www.gft.com/it.

Don Mazzi: “Con il sistema scolastico di oggi i casi di abusi sessuali si moltiplicheranno. Bisogna cambiare”

da La Tecnica della Scuola

Don Mazzi: “Con il sistema scolastico di oggi i casi di abusi sessuali si moltiplicheranno. Bisogna cambiare”

A febbraio è tempo di sciopero nel mondo della scuola

da La Tecnica della Scuola

A febbraio è tempo di sciopero nel mondo della scuola

Crea, connetti e condividi il rispetto

“Crea, connetti e condividi il rispetto: un’Internet migliore comincia con te”:  presentati i dati della ricerca “EU Kids Online per MIUR e Parole O_Stili”


Il 58% degli 11-17enni non difende le vittime quando legge messaggi d’odio o offensivi sul Web

Aumentano le esperienze negative in Rete: dal 6% del 2010 al 13% del 2017

Fedeli: “Il 6 febbraio al via al MIUR il Tavolo tecnico su bullismo e cyberbullismo: 1 mln per interventi di contrasto”

Aumenta la percentuale di ragazze e ragazzi che vivono esperienze negative navigando in Internet: erano il 6% nel 2010, sono diventati il 13% nel 2017. Il 31% degli 11-17enni dichiara di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi rivolti a singoli individui o gruppi di persone, attaccati per il colore della pelle, la nazionalità̀ o la religione. Di fronte all’hate speech il sentimento più diffuso è la tristezza (52%), seguita da rabbia (36%), disprezzo (35%), vergogna (20%). Ma nel 58% dei casi gli intervistati ammettono di non aver fatto nulla per difendere le vittime.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca “EU Kids Online per MIUR e Parole O_Stili” su rischi e opportunità di Internet per bambini e ragazzi, condotta dall’OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione) dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’ATS Parole Ostili (formata da Associazione Parole O_Stili, Università Cattolica e Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo).

L’indagine è stata presentata oggi a Roma in occasione dell’evento “Crea, connetti e condividi il rispetto: un’Internet migliore comincia con te”, organizzato dal MIUR per lanciare il programma di iniziative sulla navigazione sicura e responsabile in Rete previsto nella prima settimana di febbraio. Data centrale sarà quella del 6 febbraio: a Roma, al teatro Brancaccio, si celebrerà il Safer Internet Day 2018, la Giornata internazionale dedicata alla navigazione sicura in Rete e alle opportunità che questa può offrire alle ragazze e ai ragazzi. L’evento è organizzato in Italia dal Consorzio Generazioni Connesse, attivato per promuovere un corretto uso della Rete e contrastare il cyberbullismo e coordinato dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del MIUR. A Roma saranno presenti 700 studentesse e studenti. Tutte le scuole sono state invitate a organizzare eventi, attività di formazione e informazione destinate agli alunni e alle famiglie. Il 6 febbraio, in concomitanza con il Safer Internet Day si terrà anche la seconda edizione della Giornata nazionale “Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo”.

Altro evento di rilievo nazionale sarà quello previsto il 9 febbraio a Milano, con l’iniziativa “Parole a scuola”, una giornata di formazione gratuita per docenti sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi organizzata dall’ATS Parole O_Stili, che si terrà presso la sede milanese dell’Università Cattolica.

“La prima settimana di febbraio sarà ricca di iniziative e momenti di riflessione: faremo un bilancio delle azioni messe in campo quest’anno, ma lanceremo anche i prossimi passi. I dati che presentiamo oggi sono un ulteriore strumento per orientare la nostra azione e ci dicono con chiarezza che, vista anche la frequenza sempre più elevata con cui le ragazze e i ragazzi navigano in Rete durante la giornata, come comunità educante dobbiamo fare la nostra parte. Dobbiamo far sì che abbiano le competenze per un uso corretto e attivo degli strumenti di navigazione, ma anche per orientarsi e saper leggere in modo consapevole le informazioni che trovano in Rete – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli -. Non partiamo però da zero: il MIUR è già fortemente impegnato affinché le ragazze e i ragazzi possano avere una piena cittadinanza digitale. La Rete è una grande opportunità, ma dobbiamo fare in modo chele nostre giovani e i nostri giovani sappiano riconoscere e isolare i rischi e le situazioni problematiche che possono verificarsi navigando”.

Il 2017 è stato un anno molto importante per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, per l’educazione a un uso consapevole e appropriato della Rete, anche sul fronte del linguaggio, ha ricordato la Ministra. “Penso all’approvazione della prima legge dedicata a questi temi, la 71 del 2017, che attribuisce a una pluralità di soggetti compiti e responsabilità ben precisi, ribadendo il ruolo centrale delle scuole. Proprio in attuazione di quella legge, il 6 febbraio prossimo, nella stessa giornata in cui celebreremo il Safer Internet Day, avvieremo i lavori del Tavolo tecnico inter-istituzionale, insediato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e coordinato dal MIUR, che elaborerà un Piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e realizzerà un sistema di raccolta di dati per monitorare l’evoluzione di questi fenomeni, avvalendosi anche della collaborazione della Polizia postale e delle comunicazioni e di altre Forze di polizia. Abbiamo a disposizione 1 milione di euro per le azioni di contrasto”.

Fra le iniziative centrali di quest’anno, ha proseguito Fedeli, “ci sono collaborazioni importanti come il Protocollo siglato con Parole O_Stili per favorire buone pratiche di comunicazione non ostile nelle scuole, a partire da un prezioso strumento come il Manifesto elaborato e proposto dall’Associazione.Le nuove generazioni devono imparare a prendere consapevolezza dei loro diritti, della loro libertà, della loro dignità che nessuno può e deve oltraggiare. Anche in Rete. Per riuscire nel risultato è fondamentale una grande alleanza educativa che ci veda insieme, scuola, famiglie, istituzioni, territori, media, uniti per raggiungere questo obiettivo”.

I dati della ricerca

Accesso e usi

Lo smartphone è il principale strumento con cui ragazze e ragazzi accedono a Internet: è usato quotidianamente per andare online dal 97% dei 15-17enni e dal 51% dei bambini di 9-10 anni. Se l’88% dei ragazzi italiani usa Internet a casa ogni giorno, il 44% lo usa quotidianamente quando è fuori  per recarsi da qualche parte (per strada, sui mezzi pubblici, etc.) e il 42% mentre è fuori per conto proprio. Fra gli adolescenti di 15-17 anni, la percentuale di chi usa tutti i giorni Internet quando è fuori casa sale al 74%. Cresce anche il numero di ragazzi di 9-17 anni che usa Internet tutti i giorni a scuola (26%), soprattutto fra gli adolescenti di 15-17 anni (49%). Le attività online più diffuse sono quelle relative alla comunicazione e all’intrattenimento: il 77% delle ragazze e dei ragazzi di 9-17 anni usa internet tutti i giorni per comunicare con amici e familiari, poco più della metà guarda video online e visita quotidianamente il proprio profilo sui social media. Il 37% usa Internet quotidianamente per fare i compiti a casa.

I rischi

Dalla ricerca presentata oggi emerge che sono in aumento i ragazzi che hanno avuto esperienze su Internet che li hanno turbati: dal 6% del 2010 al 13% nel 2017. Il 31% degli intervistati (fascia 11-17 anni) ha dichiarato di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi contro un individuo o un gruppo, attaccati per il colore della loro pelle, nazionalità̀ o religione. Di fronte a questi contenuti le ragazze e i ragazzi hanno provato tristezza (52% dei casi), disprezzo (36%), rabbia (35%) e vergogna (20%). Nonostante ciò il 58% del campione afferma di non aver fatto nulla. Il 42%, comunque, ha cercato di aiutare la vittima. Sono poi il 6% le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi di 9-17 anni che sono stati vittime di cyberbullismo nell’ultimo anno, il 19% quelli che vi hanno assistito. In questo caso i ragazzi si dividono equamente fra quanti hanno cercato di aiutare la vittima (49%) e quanti non hanno fatto nulla (50%). Aumenta l’esposizione a siti o blog con discussioni legate a contenuti negativi razzisti e discriminatori (33% degli intervistati).

“Nella convinzione del fondamentale ruolo svolto dai docenti nell’educazione dei giovani ad un uso consapevole e rispettoso del web, si è voluto organizzare per loro, in Università Cattolica, il prossimo 9 febbraio, “Parole a scuola”, una giornata di confronto su queste tematiche. L’iniziativa rientra a pieno titolo nell’attività di Terza Missione sociale dell’Ateneo, essendo volta a favorire l’applicazione della conoscenza per contribuire al miglioramento del tessuto sociale del nostro Paese”, dichiara Antonella Sciarrone Alibrandi, Prorettore vicario dell’Università Cattolica.

Le risposte ai rischi

Ancora alto il numero di ragazze e ragazzi che adottano risposte passive ai rischi di Internet, ignorando il problema o sperando che si risolva da solo (35%). Nel 25% dei casi non parlano con nessuno delle esperienze su Internet che li hanno turbati o fatti sentire a disagio, nel 27% dei casi risolvono il problema chiudendo semplicemente la pagina web o l’app che stanno leggendo/utilizzando. Il 22% di chi ha avuto un’esperienza negativa su Internet ha reagito bloccando un contatto sui social network. Il 10% ha modificato le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa. Solo il 2% ha segnalato contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme. Ma se si decide di rivolgersi a qualcuno, i problemi causati dalla Rete si affrontano o con gli amici (47%) o con i genitori (38%).

“Parole a scuola”, l’iniziativa per promuovere un uso corretto delle tecnologie

Il 9 febbraio a Milano la Ministra Valeria Fedeli illustrerà in modo più approfondito la ricerca “EU Kids Online per Parole O_Stili” a circa 2.000 docenti di scuole di ogni ordine e grado provenienti da tutto il territorio nazionale, in occasione di “Parole a scuola”, un’iniziativa organizzata dall’ATS Parole O_Stili in collaborazione con il MIUR e che vedrà una giornata di formazione gratuita sul tema delle competenze digitali e dell’ostilità nei linguaggi.

Dopo una fase plenaria, in cui saranno presenti la Ministra Fedeli e la Presidente della Rai Monica Maggioni, gli insegnanti parteciperanno a 30 tra lezioni frontali e workshop per un totale di 3.600 ore di formazione gratuita.

L’entusiasmo dei docenti nella collaborazione al progetto e degli studenti nella conoscenza dei 10 principi sono il segnale più autentico che il Manifesto della Comunicazione non Ostile può essere uno strumento didattico molto valido. Aiuta a scoprire le tante opportunità della rete ma facilita la consapevolezza che il “virtuale” può diventare un pericolo nel “reale” dei ragazzi”, dichiara Rosy Russo, ideatrice del progetto Parole O_Stili.

Durante la giornata del 9 febbraio, inoltre, l’Associazione Parole O_Stili consegnerà ai docenti oltre 100 schede didattiche, uno strumento operativo per affrontare i temi dell’educazione e della cittadinanza digitale attraverso i 10 principi del Manifesto della comunicazione non ostile, già adottato e diffuso dal MIUR nelle scuole italiane con l’avvio dell’anno scolastico in corso.

Parole a scuola | 9 febbraio 2018 | ore 9.30 – 17.00 | Università Cattolica, Largo Gemelli,

Programma e iscrizioni su: http://paroleostili.com/parole-a-scuola-il-programma/

Avviso 29 gennaio 2018

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Avviso 29 gennaio 2018

Oggetto: 19° Bando di concorso MIUR – Assocalzaturifici a.s. 2017-2018. “AFRICA. In cammino verso il futuro”

Si ricorda alle istituzioni scolastiche interessate che il termine ultimo per presentare domanda di partecipazione al 19° concorso MIUR – Assocalzaturifici “AFRICA. In cammino verso il futuro” è fissato per il giorno 30 aprile 2018.

Il concorso è stato bandito con nota prot. 0008602 dell’11 luglio 2017, ed è destinato agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, nonché agli studenti frequentanti i corsi ITS, IFTS e Agenzie formative specializzate nei corsi post diploma e post laurea a orientamento moda e calzaturiero; verranno premiati i migliori progetti ed elaborati su argomenti attinenti la calzatura.

XXVII Settimana della cultura scientifica

Si svolge dal 29 gennaio al 2 febbraio 2018 la XXVII Settimana della cultura scientifica. Anche quest’anno sarà possibile seguire convegni e seminari su metodi per la crescita della cultura tecnico-scientifica nella scuola, aggiornamento permanente delle e dei docenti, attualità, storia delle scienze e delle tecniche, fondamenti e implicazioni etico-politiche della ricerca; orientamento sul ruolo dei media e molto altro.

Obiettivo dell’iniziativa è mobilitare tutte le competenze e le energie del Paese per favorire la più capillare diffusione di una solida e critica cultura tecnico-scientifica, tramite manifestazioni aperte al vasto pubblico.

Sul sito del Miur, http://www.miur.gov.it/web/guest/settimana-della-scienza, è disponibile la Lettera di lancio, firmata dalla Ministra Valeria Fedeli, insieme al relativo “Memorandum”.

Per poter proporre un’iniziativa, occorrerà inserire i relativi dati, dalle ore 10.00 del 12 gennaio alle ore 15.00 del 22 gennaio 2018, secondo le indicazioni contenute nella guida scaricabile all’indirizzo https://roma.cilea.it/Sirio/.

Come per le precedenti edizioni, pur lasciando libertà di scelta per altre tematiche di interesse scientifico, si suggeriscono alcuni temi focali per gli eventi:

1. Donne e Scienza. A 150 dalla nascita di Marie Curie;
2. Scienza ed Europa. In occasione del 60esimo anniversario dei trattati di Roma;
3. Scienza e tecnologie per la sicurezza del territorio: monitoraggio e prevenzione, mitigazione del rischio, resilienza;
4. Tecnologie di ieri, tecnologie di oggi: i passi delle scienze;
5. Evoluzioni dinamiche: mutamenti e adattamenti di esseri umani, ambiente, natura;
6. Impatto delle nuove tecnologie nella trasformazione del mercato del lavoro;
7. Scienza e tecnologie per il governo delle città.


XXVII SETTIMANA DELLA CULTURA SCIENTIFICA
29 gennaio – 2 febbraio 2018

Che cosa è la Settimana
Scopo della Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica è di mobilitare tutte le competenze e le energie del Paese per favorire la più capillare diffusione di una solida e critica cultura tecnico-scientifica.
In particolare, la Settimana stimola l’apertura di efficaci canali di comunicazione e di scambio tra l’universo della società civile (che vede in prima fila il mondo della scuola), da un lato, e l’articolato complesso del Sistema Ricerca (università, enti di ricerca pubblici e privati, musei, aziende, associazioni, ecc.), dall’altro.
Si tratta di un compito di importanza decisiva, non solo perché contribuisce alla crescita culturale del Paese, ma anche perché costituisce uno dei presupposti per il pieno esercizio dei diritti democratici dei cittadini, i quali sono chiamati a compiere sempre più spesso scelte (ambiente, genetica, energia, ecc.) che, per essere davvero autonome e responsabili, implicano una solida cultura scientifica di base.
Le Settimane costituiscono anche lo strumento per sperimentare e promuovere l’ambizioso progetto elaborato e sostenuto dal MIUR di dar vita a un sistema nazionale di istituzioni permanenti (musei, centri e città della scienza e della tecnica, università, accademie, ecc.), impegnate nel compito di garantire ai cittadini un’informazione tecnico-scientifica aggiornata e certificata, provvedendo nel contempo alla valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico del quale è ricchissimo il nostro Paese.
La Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica mira in modo del tutto particolare a favorire la partecipazione dei giovani in età scolare alle iniziative in programma. Infatti, è soprattutto ai giovani che possono essere affidate le speranze di un radicale rinnovamento e di un proficuo arricchimento della cultura di base del nostro Paese.
Presso università, industrie, enti pubblici e privati, ecc., vi sono laboratori e musei specialistici che possono mostrare agli studenti l’attività di ricerca scientifica nel nostro Paese, di ieri e di oggi. I giovani potranno osservare direttamente gli strumenti di lavoro, le esperienze e le attività di ricerca e incontrare i ricercatori. Ne può quindi risultare un’esperienza importante per i giovani, capace di influenzare anche le loro scelte future, offrendo un orientamento verso un indirizzo preciso, di studio e di lavoro.
L’iniziativa nazionale delle Settimane (che ha offerto il modello alle Settimane Europee della Cultura Scientifica, promosse nel 1993 dalla CEE per iniziativa del Commissario Europeo per la Ricerca, Antonio Ruberti) si avvale del determinante contributo dei numerosissimi soggetti pubblici e e privati che mettono in cantiere annualmente numerosi eventi offerti al pubblico, nonché dell’incoraggiamento, del supporto e del coordinamento, su scala locale e regionale, che può essere garantito dalle Regioni, dalle amministrazioni comunali e provinciali.

Che cosa offre il programma della Settimana
Convegni e seminari su temi di storia delle scienze e delle tecniche, di attualità scientifica, di riflessione sui fondamenti delle scienze e sulle implicazioni etico-politiche della ricerca scientifica e tecnologica; iniziative di orientamento sul ruolo dei media per la diffusione della cultura tecnicoscientifica, sui metodi per garantire l’aggiornamento permanente degli insegnanti e per far crescere e qualificare il tasso di cultura tecnico-scientifica nel mondo della scuola; riflessioni e sperimentazioni sul ruolo e sui sempre più vasti campi di applicazione delle nuove tecnologie (per la tutela dei beni culturali, per la didattica e la formazione, per la salute e il recupero dell’handicap, ecc.); manifestazioni destinate ad approfondire il tema del rapporto tra diffusione della cultura tecnico-scientifica e crescita delle opportunità di occupazione per i giovani.
Mostre, filmati, cicli di conferenze, forum telematici ecc., su temi di divulgazione scientifica, anche in prospettiva storica.
Presentazione di nuovi progetti, allestimenti, servizi (aperture straordinarie, visite guidate, ecc.)o pacchetti didattici presso i musei scientifici (tecnico-scientifici, naturalistici, medici, etno-antropologici, storici ), gli orti botanici e i parchi naturali, le scuole e gli istituti di ogni ordine e grado che possiedano gabinetti scientifici d’interesse storico e didattico.
“Laboratori aperti” presso le strutture universitarie di ricerca, gli enti di ricerca e le imprese pubbliche e private impegnate nell’innovazione.
Corsi di aggiornamento per insegnanti su tematiche di frontiera della ricerca scientifico- tecnologica.
Programmi di turismo scientifico per le scuole di ogni ordine e grado; iniziative e manifestazioni nel campo della cultura e dell’educazione ambientale.
Mostre, spettacoli teatrali, musicali e multimediali nel campo delle arti visive e “minori”, nell’ambito delle relazioni arti-scienza, storia-scienza e società-scienza, sulle “immagini” della scienza e della tecnica nell’arte, nella letteratura, nella storia e in generale su questioni interdisciplinari.
Qualunque altra manifestazione o forma di comunicazione suggerita dalla creatività dei proponenti, purché efficace in funzione dell’obiettivo di divulgare una seria cultura tecnico-scientifica di base.
Indicazioni per gli organizzatori delle manifestazioni della Settimana
Per poter partecipare alla XXVII Settimana occorrerà inserire i dati relativi alle manifestazioni, dalle ore 10.00 del 12 gennaio alle ore 15.00 del 22 gennaio 2018, secondo le indicazioni contenute nella guida scaricabile all’indirizzo https://roma.cilea.it/Sirio/
Insieme ai dati informativi sarà possibile inserire testi e foto.
Si ricorda inoltre che,nell’ambito della propria autonomia, i soggetti proponenti le singole iniziative sono responsabili della correttezza dell’informazione prodotta e si assumono interamente gli oneri finanziari di organizzazione e promozione.
E’ dunque necessario:
– Presentare iniziative appropriate, per contenuti, per metodologie divulgative e per capacità di coinvolgere un vasto pubblico, in coerenza con gli obiettivi culturali della Settimana;
– Ricercare il massimo coinvolgimento degli insegnanti e degli studenti, a tal fine si raccomanda di predisporre, ove possibile, materiali didattici.