L’eredita’ della legge Basaglia

Redattore Sociale del 19-03-2018

L’eredita’ della legge Basaglia 40 anni dopo e il rischio di nuove forme di esclusione

Attraverso le testimonianze di chi ha subito contenzione ed elettroshock e di chi lavora nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura, un excursus di quella che è la salute mentale oggi nel numero di marzo di SuperAbile Inail.

ROMA. La psichiatria a 40 anni dalla legge Basaglia, un’intervista ad Andrea Caschetto sul suo ultimo libro Come se io fossi te (edito da Chiarelettere), la storia di Marco Dolfin, chirurgo che opera con una carrozzina verticalizzabile nonché grande nuotatore, le Paralimpiadi invernali di Pyeongchang dove l’Italia è in cerca di medaglie dopo la brutta figura di quattro anni fa. E poi ancora sport, con il campionato di baseball per ciechi targato Aibxc, tempo libero e tanta cultura. È uscito il numero di marzo di SuperAbile Inail, la rivista sui temi della disabilità pubblicata dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro consultabile anche online.

Nel 1978 entrava in vigore la legge 180, quella che di fatto ha portato alla chiusura dei manicomi. Attraverso le testimonianze di chi ha subito contenzione ed elettroshock e di chi lavora nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura, ecco un excursus di quella che è la salute mentale oggi. E anche se non c’è più nessun ospedale psichiatrico con reti e filo spinato dove poter rinchiudere i “malati”, e ci sono associazioni e cooperative sociali che si occupano di gestire tempo libero, inserimenti lavorativi, case famiglia o gruppi appartamento per tutti quelli che sono fuori e non vivono per conto proprio (che sono la maggioranza), esiste ancora il rischio di nuove forme di esclusione, meno evidenti e più nascoste ma con identici meccanismi di privazione dei diritti della persona.

Copertina superabile – marzo 2018
Andrea Caschetto, invece, ha viaggiato mezzo mondo. Dopo un operazione al cervello, ora si ricorda solo le cose a breve termine o le grandi imprese, come il suo ultimo tour in Argentina insieme ad Azzurra, una carrozzina che porta il nome di una sua vecchia fiamma, da cui è nato la sua nuova fatica letteraria, perché «le persone si comportano in modo differente quando vedono una persone in sedia a rotelle», dice. Oltre a essere un elogio alla diversità, il libro però esprime anche il desiderio di superare questa parola. «Dovremmo ricordarci che abitiamo tutti lo stesso mondo e viviamo tutti sotto lo stesso cielo. Per questo mi piacerebbe sostituire le parole “disabilità” e “diversità” con il termine “pluriabilità”. Anch’io non voglio essere etichettato come uno che ha problemi di memoria, ma come una persona che ha l’abilità di ricordarsi le cose in maniera differente».

Sul numero di marzo si parla anche di SocialArt, un nuovo connubio tra design e artigianato che coinvolge una settantina di persone disabili impiegate in cooperative sociali del vicentino e del padovano, e di pattinaggio integrato grazie alle polisportive Orizon di Bologna e Lepis di Piacenza. Non mancano poi le recensioni di libri – tra cui Sesso e disabilità: un’attrazione segreta, che rappresenta una prima indagine su un mondo sommerso dei devoti, individui sessualmente attratti da specifici deficit o malformazioni fisiche – nonché il cinema, la musica, le altre notizie culturali e le curiosità. Come la storia di Martina, massaggiatrice shiatsu con la sindrome di Down, o il gioco dell’oca dell’accessibilità “Ciak si aggira” per sensibilizzare i più piccoli sulle barriere architettoniche. (mt)

“Lea va a scuola” con tutti gli altri bambini

Vita.it del 19-03-2018

“Lea va a scuola” con tutti gli altri bambini

In occasione della XIII edizione del World Down Syndrome Day che si celebra il 21 marzo, Coordown lancia una nuova campagna di comunicazione internazionale con l’obiettivo di sostenere l’inclusione scolastica perché l’educazione inclusiva è un diritto umano ed è “tempo di rimuovere le barriere” così da dare a tutti un punto di partenza comune: #IncludeUsFromTheStar.

Una scuola inclusiva, in cui tutti e ciascuno abbiano uno spazio e dove sia possibile valorizzare al meglio ogni alunno. Una scuola che al tempo stesso stimoli competenze emotive e relazionali attraverso il confronto con la diversità, che è parte integrante del nostro mondo. Questa è la scuola a cui tutti gli studenti hanno diritto, compresi quelli con sindrome di Down e altre disabilità. Ma la realtà spesso è un’altra: ci sono diversi Paesi che negano o limitano il diritto degli studenti con disabilità a studiare in classi regolari e anche l’Italia – che oltre quarant’anni fa aveva abolito le classi speciali – ha ancora molta strada da fare (vedi news)

Non è quindi un caso che Coordown, il coordinamento nazionale della Associazioni delle persone con sindrome di Down, in occasione del XIII World Down Syndrome Day (che si celebra il 21 marzo – data simbolica dal momento che 21/3 è rappresentativa della Trisomia 21) lanci una campagna di comunicazione internazionale dedicata proprio all’inclusione scolastica. Con il video “Lea goes to school”, un libro animato realizzato con le illustrazioni e che racconta la storia di una bambina con sindrome di Down alle prese con il primo giorno di scuola.

Il video è in inglese, ma è possibile attivare i sottotitoli in italianoApparentemente il suo percorso è segnato: una scuola speciale, degli amici speciali e in futuro, da grande una casa e anche un lavoro “speciali”. Ma Lea ha le idee chiare sul suo futuro e il suo presente. La strada che vuole percorrere non ha nulla di speciale e inizia dove inizia la storia di tutti i bambini: a scuola. Il video evidenzia, infatti, l’importanza dell’istruzione inclusiva fin dalla prima scolarizzazione e lancia un messaggio molto chiaro: “Include us from the start” (Includici fin dall’inizio) ovvero dall’educazione scolastica. Ma l’educazione inclusiva non è solo una semplice aspirazione, è un diritto umano fondamentale di ogni bambino. A sancirlo la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall’Assemblea generale nel 2006, ratificata dall’Italia nel 2009 e sottoscritta da 176 Paesi. L’articolo 24 invita i governi ad accelerare la trasformazione dei loro sistemi educativi con l’obiettivo proprio di garantire un’istruzione inlcusiva a tutti gli studenti con disabilità.
Lea Va A Scuola Frame «Vorrei guardare avanti con fiducia e confidare in un futuro di reale inclusione sociale, che può generarsi solo attraverso la conoscenza, perché senza questa l’individuo è più vulnerabile. È quindi dalla scuola che dobbiamo partire, è lì che si gettano le basi per una vita civile» osserva Antonella Falugiani, presidente di CoorDown Onlus. «Se il 21 marzo di ogni anno il mondo celebra la Giornata sulla sindrome di Down, se sentiamo la necessità di sensibilizzare e muovere coscienze per difendere dei diritti, è perché il lavoro da fare è ancora tanto».

I benefici di un’educazione inclusiva sono sostenuti da quarant’anni di ricerche scientifiche, che dimostrano – sottolinea una nota stampa – come i bambini con disabilità intellettiva raggiungano maggiori risultati accademici e sociali quando sono educati insieme ai loro pari senza disabilità. L’apprendimento in gruppi eterogenei aiuta tutti: gli studenti senza disabilità, che imparano il valore della diversità sviluppando più difficilmente atteggiamenti discriminatori, e gli alunni disabili, che migliorano il rendimento scolastico e le competenze relazionali, proseguono più volentieri gli studi e hanno maggiori chance di trovare poi un lavoro e una propria dimensione di autonomia.

«Occorre un radicale cambiamento di prospettiva: un sistema scolastico capace di coinvolgere tutti, anche gli alunni con disabilità, genera circoli virtuosi e diventa uno strumento fondamentale per abbattere barriere e luoghi comuni, ma soprattutto aiuta i nostri ragazzi a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, passaggio cruciale nel percorso verso l’autonomia. La scuola è il luogo da cui dobbiamo ripartire per costruire una società realmente inclusiva», conclude Fulagiani.
Social Card WDSD18 Il filmato è stato realizzato con Dsi – Down Syndrome International con il contributo di Down Syndrome Australia, Down’s Syndrome Association (UK), All Means All – The Australian Alliance for Inclusive Education e Movimento Down (Brasile), con il patrocinio dello UN Special Rapporteur on the rights of persons with disabilities e con il sostegno della Lega Basket Serie A e la collaborazione dell’agenzia Publicis New York i cui executive creative directors, Luca Lorenzini e Luca Pannese si dicono convinti che « il linguaggio che viene scelto per comunicare debba sempre essere in linea con l’argomento trattato. L’anno scorso abbiamo scelto di sottolineare con la comedy quanto ridicolo fosse il termine “special needs”. Quest’anno, dal momento che parliamo?di scuola e bambini, abbiamo deciso di utilizzare l’illustrazione. Raccontiamo, con il linguaggio che utilizzerebbe un libro per bambini, la storia di Lea, una piccola studentessa che vorrebbe andare a scuola con i suoi coetanei. È un argomento complesso e con molte sfaccettature, ma abbiamo cercato di raccontarlo in modo che fosse comprensibile a tutti. Come ogni anno, la collaborazione con CoorDown è stata meravigliosa e come ogni anno siamo felici di sostenere le persone con sindrome di Down nella battaglia per i propri diritti».

Il filmato “Lea goes to school” sarà ufficialmente presentato in occasione della World Down Syndrome Day Conferenze in programma proprio il 21 marzo a Ginevra nella sede delle Nazioni Unite. La campagna di Coordwon ha un hashtag ufficiale #IncludeUsFromTheStart e una pagina web

di Antonietta Nembri

Percorsi sensoriali oltre la vista

Redattore Sociale del 19-03-2018

Disabilita’. “Percorsi sensoriali oltre la vista”, al Sant’Anna di Pisa si valuta il vino

PISA. Valutare la qualita’ “intrinseca” di un prodotto come il vino, superando le apparenze e utilizzando soltanto olfatto e gusto: e’ l’obiettivo di una ricerca coordinata da Susanna Bartolini, ricercatrice in arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e svolta in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della sede provinciale di Lucca. La ricerca prende il via dopo il successo ottenuto con la realizzazione dei “Percorsi sensoriali oltre la vista” che, tra il 2015 e il 2016, ha visto coinvolte persone con disabilita’ visive a supporto della valorizzazione dei frutti di nicchia tipici della lucchesia, come mele, pere, pesche, susine, albicocche. Anche in quel caso, persone ipovedenti erano state chiamate ad esprimersi sulla qualita’ di frutti mettendo in campo due sensi come olfatto e gusto.

Il nuovo progetto-laboratorio dedicato ai vini ha l’obiettivo di ampliare le abilita’ di giudizio sulla qualita’ di un prodotto, superando quelle apparenze che potrebbero influenzare il giudizio. Il gruppo di assaggiatori non vedenti, che si e’ cimentato con la valutazione sensoriale dei frutti, sara’ chiamato a esprimere giudizi sulla qualita’ dei vini, attraverso degustazioni guidate, utilizzando olfatto e gusto. Sara’ Francesca Venturi, docente di Analisi Sensoriale per il corso di studio in Viticoltura ed Enologia dell’Universita’ di Pisa e socia della startup NexFood, a guidare le sedute di addestramento degustazione attraverso incontri di carattere teorico e pratico. Gli incontri, ospitati alla Scuola Superiore Sant’Anna, serviranno a fornire ai partecipanti le nozioni base per seguire una degustazione guidata di differenti tipologie di vino. In tutto, saranno proposte degustazioni guidate di vini bianchi, rosati, novelli, rossi a diverso grado di affinamento e spumanti, fornendo anche le informazioni tecniche di base, per interpretare al meglio le caratteristiche organolettiche dei vini proposti.

“Con questo nuovo progetto-laboratorio – commenta Susanna Bartolini – si intende verificare l’effettiva possibilita’ di “addestrare” alla degustazione tecnica dei vini persone con disabilita’ di carattere visivo, per ampliare in maniera significativa le loro prospettive di integrazione lavorativa, spostando l’attenzione dai limiti alle potenzialita’ positive delle persone che presentano deficit di carattere visivo” .(DIRE)

CONCORSO ABILITATI

CONCORSO ABILITATI, GILDA A MIUR: PROROGARE SCADENZA DOMANDE   
La Gilda degli Insegnanti chiede al Miur una proroga dei termini per presentare le domande di partecipazione al concorso riservato agli abilitati. 
“Il numero molto elevato di accessi alla piattaforma Istanze Online – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – ha mandato in tilt il sistema informatico, causando un notevole rallentamento delle operazioni. Per consentire a tutti gli aspiranti candidati di espletare la procedura necessaria per partecipare al concorso, chiediamo dunque a viale Trastevere di concedere qualche giorno in più rispetto alla scadenza dei termini fissata per il 22 marzo”.
“Ci auguriamo che il Miur potenzi il sistema di inoltro telematico – conclude Di Meglio – così da evitare che gli stessi disguidi, che ormai stanno diventando cronici, si ripetano ad aprile per la presentazione delle domande relative alla mobilità”.

Graduatoria interna di istituto è “unica” per i docenti con titolarità su scuola che di ambito. Pubblicate entro l’11 maggio

da Orizzontescuola

Graduatoria interna di istituto è “unica” per i docenti con titolarità su scuola che di ambito. Pubblicate entro l’11 maggio

di redazione

Le regole per la composizione delle graduatorie di istituto: chi ne fa parte, chi è escluso, quando saranno pubblicate

La graduatoria di istituto sarà “unica” e comprenderà sia i docenti titolari di scuola che i docenti titolari di ambito

Il neo immesso in ruolo a settembre 2017 sarà graduato nell’attuale sede di servizio in quanto potrebbe essere dichiarato perdente posto

Negli istituti di I e II grado ai fini della formulazione della graduatoria non c’è distinzione di “sedi associate” o di “diversi organici” (con alcune eccezioni come CPIA, sedi carcerari e corsi serali).

Saranno invece esclusi dalla graduatoria i docenti individuati dai punti

  • I (emodializzati e non vedenti),
  • III (disabilità personale e cure continuative),
  • IV (assistenza al familiare disabile) e
  • VII (amministratori degli Enti Locali e consiglieri di pari opportunità) di cui all’art.13 commi 1 e 2 del CCNI sulla mobilità ma solo a determinate condizioni le quali si evincono facilmente dai modelli di autocertificazione che mettiamo a disposizione.

Ricordiamo altresì che le suddette graduatorie si formulano e si dovranno pubblicare all’Albo entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di trasferimento, in base alla tabella allegata al CCNI con le precisazioni concernenti i trasferimenti d’ufficio, tenendo presente che debbono essere valutati soltanto i titoli in possesso degli interessati entro il termine previsto per la presentazione della domanda di trasferimento.

Considerato che il termine ultimo di presentazione delle domande per il personale docente è il 26 aprile , come riferito in sede di sottoscrizione del Contratto, la graduatoria interna di istituto andrà pubblicata entro l’11 maggio 2018 ( i 15 giorni partono dal 27 aprile)

L’educazione all’imprenditorialità entra in aula

da Il Sole 24 Ore

L’educazione all’imprenditorialità entra in aula

di Claudio Tucci

Il Miur, recependo l’obiettivo chiave di promuovere e sviluppare le abilità imprenditoriali – definite dalla Commissione Europea con la Comunicazione 2012 «Ripensare l’istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socio economici» e rinnovate nella Comunicazione 2016 «A new skills agenda for Europe» – condivide l’idea che le competenze di imprenditorialità possano affiancare le competenze disciplinari nel secondo ciclo di istruzione, per far si che i giovani diventino cittadini attivi, creativi e dotati di spirito di iniziativa.

L’iniziativa
E quindi, viene promosso un percorso di educazione all’imprenditorialità orientato in
particolare all’acquisizione, da parte degli studenti, di una forma mentis imprenditoriale, intesa come capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione, la valutazione e l’assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali.

L’obiettivo di un percorso di educazione all’imprenditorialità è anche quello di sviluppare negli studenti attitudini, conoscenze, abilità e competenze, utili non solo per un loro eventuale impegno in ambito imprenditoriale, ma in ogni contesto lavorativo e in ogni esperienza di cittadinanza attiva. Si tratta pertanto di competenze trasversali e di competenze per la vita.

Come cambia la didattica
Per la scuola secondaria di secondo grado, il percorso potrà essere costruito già a partire dal primo biennio, intervenendo sul potenziamento delle attitudini degli allievi su alcune abilità, quali la creatività, la consapevolezza di sé, la motivazione.
Nel secondo biennio e nell’ultimo anno il percorso sviluppa abilità e competenze tipiche dell’educazione all’imprenditorialità attraverso insegnamenti aggiuntivi e il potenziamento di quelli già presenti nel curricolo.

Licei musicali, illegittimo il taglio delle ore

da Il Sole 24 Ore

Licei musicali, illegittimo il taglio delle ore

di Cl. T.

Il taglio di un’ora di primo strumento nel biennio iniziale (sia per la prima, sia per la seconda classe) è del tutto irregolare. La normativa primaria, infatti, così come da subito denunciato dall’Anief, resta il DPR n. 89 del 15 marzo 2010, dove si parla chiaramente di 3 ore di strumento (due ore di primario e uno di secondario) per il biennio dei licei musicali.

La sentenza del Tar Lazio
Il Tar Lazio la pensa così. In sostanza un’ora di lezione frontale per il primo strumento musicale è stata sostituita – osserva il Tar – con un’ora di ascolto e, tuttavia, la normativa in materia non prevede alcuna ora di “ascolto” nella disciplina «Esecuzione e interpretazione» né evidentemente l’ascolto può essere ricondotto comunque all’esecuzione e all’interpretazione dello strumento musicale e, pertanto, sebbene l’ascolto rappresenti una parte della didattica all’interno del liceo musicale, lo stesso non può prevalere in termini di ore di insegnamento impartite ai discenti, rispetto alle attività tecnico-pratiche, che rappresentano, appunto, la finalità principale della predetta tipologia di liceo, considerazione quest’ultima utile a respingere anche la tesi che l’interpretazione comprenda anche l’ascolto sotto il profilo della percezione in gruppo della postura e dell’esecuzione singola. La riduzione dell’orario di insegnamento frontale del primo strumento è stata considerata, dunque, dal tribunale amministrativo, come un’azione illegittima «dichiaratamente motivata da parte dell’amministrazione con le carenze della dotazione organica che, tuttavia, non costituisce una valida motivazione a supporto della scelta di non rispettare il piano di studi predisposto in sede normativa per la sezione musicale dei licei».

Pacifico (Anief): bene i giudici, il Miur ledeva diritti studenti
«Il Tar Lazio – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – conferma le nostre tesi e l’illegittimità dell’operato del Miur che agiva in aperto contrasto con la normativa primaria e violava palesemente il diritto all’istruzione degli alunni dei licei musicali. Non possiamo che essere soddisfatti di questa sentenza».

Statali, Comuni, scuola e sanità trovano l’aumento a «elastico»

da Il Sole 24 Ore

Statali, Comuni, scuola e sanità trovano l’aumento a «elastico»

di Gianni Trovati

Dopo otto anni di blocco e lunghi mesi di trattative, i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici hanno cominciato a passare dalle parole ai fatti. Chi lavora nei ministeri, nelle agenzie fiscali o negli enti pubblici non economici come l’Inps e l’Aci ha ricevuto gli arretrati una tantum (da 370 a 712 euro) il 1° marzo e gli aumenti nel cedolino dello stesso mese.

Negli altri settori l’attesa non dovrebbe essere lunga: gli accordi sono stati firmati tra il 9 e il 23 febbraio e, dopo i passaggi in Corte dei conti e Consiglio dei ministri per il via libera finale, dovrebbero far sentire i propri effetti sulle buste paga di aprile: più o meno nei giorni in cui gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici voteranno il rinnovo delle Rsu nei loro uffici.

La corsa pre-elettorale, anche se non ha avuto grosse ricadute sul voto degli statali, è riuscita insomma a sbloccare uno stallo pluriennale. Ma ha contribuito a un inedito assoluto per i rinnovi contrattuali: gli aumenti “con l’elastico”. Le buste paga di oltre due dei tre milioni di dipendenti pubblici entrano infatti in una sorta di altalena che vede aumentare gli stipendi in questi mesi, per poi perdere un pezzo a partire dal 1° gennaio prossimo.

A muovere l’altalena è il cosiddetto «elemento perequativo», cioè un tassello aggiuntivo pensato per sostenere un po’ i redditi più bassi. Aggiuntivo ma temporaneo, con il risultato che – si vedano le tabelle elaborate dal Sole 24 Ore sulla base dei nuovi contratti - i dipendenti di regioni e sanità (un milione di persone in tutto) perderanno da gennaio una ventina di euro al mese, cioè circa il 25% dell’aumento. E una sorte simile toccherà a chi occupa gli scalini più bassi nella gerarchia statale e agli insegnanti con meno anzianità. Un dato chiave emerge chiaro proprio dai numeri qui a fianco: per la natura «perequativa» dell’aumento ballerino, a perdere di più sarà chi guadagna meno.

La corsa ai rinnovi, in un calendario scandito dagli appuntamenti elettorali, aiuta a spiegare le origini di questo yo-yo retributivo. La storia inizia con l’intesa firmata dal governo Renzi con i sindacati il 30 novembre 2016 che, quattro giorni prima del referendum costituzionale, aveva promesso a tutti i dipendenti pubblici «aumenti medi» da 85 euro lordi al mese. L’attuazione di quell’accordo, però, ha dovuto fare i conti con i meccanismi dei rinnovi contrattuali. Nonostante le intenzioni iniziali di distribuire gli aumenti con un sistema a “piramide rovesciata” (più soldi a chi guadagna meno), alla fine si è imboccata la classica strada dell’intervento lineare: strada dettata dalle pressioni sindacali, ma anche dalla difficoltà tecnica di prevedere davvero scansioni diverse.

Come in tutti i rinnovi del passato, quindi, si sono fatti un po’ di calcoli per trovare la percentuale di aumento, uguale per tutti, da applicare alle retribuzioni medie di ogni settore.

Il numero magico, plasmato sui dipendenti ministeriali finanziati direttamente dalla legge di bilancio, è stato individuato nel 3,48 per cento. Di qui il primo problema: la stessa percentuale, nella maggioranza degli altri settori della Pa, produce un aumento più basso degli 85 euro medi promessi dall’accordo, perché gli stipendi sono più leggeri.

È nata anche da qui l’esigenza di puntellare i redditi più bassi con l’elemento perequativo, che ha racimolato risorse nei vari settori per raggiungere o almeno avvicinare l’obiettivo degli 85 euro.

L’«elemento perequativo» è stato sostenuto anche con l’esigenza di sterilizzare l’effetto degli aumenti contrattuali sul diritto al bonus da 80 euro. Ma i numeri dicono che il rapporto fra i due fattori è casuale, e quasi inesistente. All’inizio del confronto sui nuovi contratti, i calcoli dell’Aran hanno individuato 309mila dipendenti “a rischio” perché i loro stipendi si collocavano nella fascia fra 24mila e 26mila euro, quella in cui il bonus Renzi scende al crescere del reddito. A loro, l’aumento (lordo) portato dai contratti sarebbe costato la perdita parziale o totale degli euro (netti) garantiti dal bonus.

Del problema si è occupata l’ultima manovra, che ha alzato da 24mila a 24.600 euro la soglia sopra la quale il bonus Renzi comincia ad alleggerirsi, e da 26mila a 26.600 quella da cui si azzera. La mossa riguarda anche i dipendenti privati, risolve (in parte) il problema degli statali, ma non riguarda la maggioranza degli stipendi più bassi rafforzati dall’aumento temporaneo (26mila euro significano 2mila euro lordi per 13 mensilità).

La questione, insomma, è destinata a tornare d’attualità con la prossima manovra, che dovrebbe anche trovare i soldi per un altro rinnovo contrattuale perché le intese dei mesi scorsi riguardano il triennio 2016-2018. Ma le incognite che circondano governo e conti pubblici rendono vano ogni vaticinio sul punto.

Deroghe alla «Buona Scuola» su bonus merito e mobilità dei prof

da Il Sole 24 Ore

Deroghe alla «Buona Scuola» su bonus merito e mobilità dei prof

di Eugenio Bruno

C’è un effetto collaterale non di poco conto atteso dal rinnovo del maxi-comparto istruzione: l’introduzione di deroghe contrattuali, più o meno legittime, ai principi della Buona Scuola. Innanzitutto su merito e mobilità.

Partiamo da qui. Dopo due anni di eccezioni introdotte per via pattizia, che hanno portato ad altrettante “girandole” di cattedre e professori, il nuovo contratto ristabilisce il vincolo triennale per gli spostamenti dei docenti. In linea con quanto previsto dalla legge 107 del 2015 per provare ad assicurare la continuità didattica ai ragazzi. Fin qui nessun problema, dunque. Se non fosse che le norme contrattuali si riferiscono solo ai cambi di provincia o di scuola. Ma non a quelli da ambito ad ambito. Vale a dire i bacini di docenti da cui i presidi possono attingere per la chiamata diretta e per il potenziamento dell’offerta formativa.

Ancora più rilevante, sia dal punto di vista ideologico che da quello monetario, è la modifica che interessa la valorizzazione dei prof. Per un duplice ordine di motivi. Da un lato, un terzo delle risorse stanziate dalla riforma al merito degli insegnanti viene destinato all’«elemento perequativo» e alla «retribuzione professionale docente»: due escamotages che consentiranno anche agli 1,1 milioni di dipendenti della scuola di avvicinarsi o sfondare il muro degli 85 euro di aumento previsti per il resto della Pa (su cui si veda altro articolo nella pagina accanto). Ciò significa che 70 milioni (che dal 2019 diventano 40) saranno attribuiti “a pioggia” anziché su base individuale. Dall’altro lato, si consente ai sindacati di co-determinare i criteri generali per l’attribuzione dell’incentivo (ad esempio gli importi minimi e massimi). Laddove la riforma Renzi-Giannini aveva volutamente evitato di citare la contrattazione collettiva e affidava ai comitati istituiti nelle scuole e presiedute dai dirigenti scolastici il compito di definire i criteri di valutazione.

In questa sede un accenno lo meritano anche due peculiarità con cui il nuovo Codice disciplinare viene declinato nella scuola. Si pensi alla stretta su chat e molestie: i docenti che dovessero violare la fiducia accordatagli, mettendo in atto comportamenti o molestie di carattere sessuale nei confronti dei loro alunni, sarebbero da subito licenziabili (oggi al più scatta una sospensione cautelare). Mentre per l’uso improprio in senso più ampio degli strumenti di comunicazione con alunni e famiglie bisognerà aspettare l’apposita sequenza contrattuale prevista per il nuovo Codice.

Spazio infine a due norme di civiltà.  Come il “diritto alla disconnessione”, e cioè il divieto di essere contattati al di fuori dell’orario di lavoro, e la possibilità per le donne vittime di violenza di affiancare ai congedi retribuiti un’aspettativa ad hoc.

Istat: ancora troppe barriere per alunni disabili, crescono ricorsi

da Il Sole 24 Ore

Istat: ancora troppe barriere per alunni disabili, crescono ricorsi 

Ancora troppe barriere architettoniche e poche gite con pernottamento per gli alunni disabili che nell’anno scolastico 2016-2017 sono quasi 160 mila nelle scuole italiane (il 3,5% del totale degli alunni), di cui più di 90 mila nella scuola primaria (3,2%) e circa 69 mila nella scuola secondaria di primo grado (4%). Lo afferma un report dell’Istat.

Un prof di sostegno ogni due alunni disabili
Gli insegnanti per il sostegno rilevati dal Miur, riferisce l’Istat, sono più di 88 mila, 6 mila in più rispetto allo scorso anno, con un rapporto leggermente inferiore a 1 insegnante ogni 2 alunni con disabilità. Sia alle elementari che alle medie svolgono prevalentemente attività di tipo didattico con l’alunno, mentre è residuale la quota di insegnanti per il sostegno impegnati prioritariamente in una attività di tipo assistenziale (intorno al 3% in entrambi gli ordini scolastici).

Al Sud raddoppiano i ricorsi da parte delle famiglie
Hanno presentato ricorso al Tribunale civile o al Tar per ottenere l’aumento delle ore sostegno, il 6,7% delle famiglie degli alunni della scuola primaria e il 4,7% di quelle della scuola secondaria di primo grado. Per entrambi gli ordini scolastici nelle regioni del Mezzogiorno la quota delle famiglie che ha fatto un ricorso è circa il doppio rispetto a quella delle regioni del Nord.

Quattro studenti su 10 cambiano prof
È del 16,8% la stima degli alunni con disabilità della scuola primaria che hanno cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell’anno scolastico, percentuale che sale al 17,4% per gli alunni con disabilità della scuola secondaria di primo grado. Le percentuali aumentano drasticamente, dice l’Istat, se si analizzano i cambiamenti di insegnante per il sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,1% degli alunni nella scuola primaria e il 37,2% in quella secondaria di primo grado.

Ancora troppe barriere architettoniche
Nelle scuole primarie, il Mezzogiorno è la ripartizione geografica con la percentuale più bassa di scuole con scale a norma (il 69%) e la minore presenza di servizi igienici a norma: la percentuale si ferma al 67,8% nelle scuole primarie e al 73,7% in quelle secondarie di primo grado; il Nord ha, invece,la percentuale più elevata di caratteristiche a norma dei plessi scolastici. Le scuole sono, invece, poco accessibili in tutto il territorio nazionale se si considera la presenza di segnali visivi, acustici e tattili.

In gita dalla mattina alla sera
È buona la partecipazione degli alunni con disabilità a uscite didattiche brevi organizzate dalla scuola. Gli alunni che non partecipano a questo tipo di attività sono, infatti, solo il 5,1% nella scuola primaria e il 9,4% nella secondaria di primo grado. La partecipazione alle gite con pernottamento è, invece, meno frequente: alle medie non partecipa il 21,9% degli alunni con sostegno, alle elementari il 10,3%.

Uscire da scuola soli, plebiscito per il sì

da Il Messaggero

Uscire da scuola soli, plebiscito per il sì

Hanno aderito alla nuova norma oltre il 95% delle famiglie.

 Finiti i tempi del fatti mandare dalla mamma: gli adolescenti sotto i 14 anni escono da soli, in piena autonomia. Soprattutto da scuola. Oltre il 95%, infatti, tutti i giorni torna a casa da solo. A rivelarlo, certificando un’abitudine evidentemente consolidata, è stata la norma introdotta nel mese di dicembre scorso per gli studenti delle scuole medie: nella legge di Bilancio, si prevedeva infatti la possibilità per i genitori di autorizzare l’uscita autonoma da scuola dei minori di 14 anni. Hanno aderito alla nuova norma oltre il 95% delle famiglie. Vale a dire che la stragrande maggioranza dei ragazzi che frequentano le scuole medie, in Italia, sono considerati autonomi al punto che possono uscire senza essere accompagnati, a piedi o con l’autobus. E questo avviene da Nord a Sud, comprese le grandi metropoli considerate maggiormente a rischio anche per il traffico cittadino.

SENZA PAURA

Nella scuola media Belli di Roma e nella sede di Col di Lana, ad esempio, hanno aderito all’uscita autonoma tutti i 1100 studenti iscritti. Qualcuno viene comunque preso dai famigliari ma, sulla carta, non è necessario. Stessa adesione, del 100%, nella scuola media di via Bagnera in viale Marconi: possono uscire da soli 800 ragazzi su 800. «Oltre il 90% torna a casa autonomamente spiega la preside della scuola Dante in zona Prati, Valeria Defina . Siamo in una zona centrale con molti negozi e attraversamenti pedonali, non è una zona isolata. I ragazzi di seconda e terza media non hanno problemi, quelli di prima hanno bisogno di ambientarsi: fino a gennaio vengono accompagnati, poi acquisiscono la loro indipendenza». Stessa situazione anche nelle periferie, come ad esempio nella scuola media dell’istituto comprensivo di Fidene dove tutti i 277 iscritti escono da soli: «La nostra scuola è il centro del quartiere assicurano dalla segreteria vanno tutti via a piedi o si organizzano in gruppi spontanei». Spesso infatti i ragazzini escono da soli da scuola ma poi tornano a casa in gruppi, per farsi compagnia ma anche per far stare un po’ più tranquilli mamma e papà. Altissima adesione anche nella scuola media Cornelia dove, su 980 iscritti, oltre il 95% esce da solo al termine delle lezioni: «Molti prendono anche l’autobus sottolinea la preside Simona di Matteo non ha aderito solo chi non ha una perfetta autonomia». Spesso sono i ragazzi diversamente abili ad aver bisogno comunque di essere accompagnati a casa. Ma non sempre è così: «Abbiamo 420 iscritti e tutti i genitori hanno firmato per farli uscire da soli spiega da Milano la direzione della scuola Iqbal Masih anche i disabili e i bambini con bisogni educativi speciali. Abbiamo anche la doppia autorizzazione per i ragazzi che frequentano la scuola il pomeriggio, con corsi extrascolastici: il nostro istituto è aperto tutto il giorno». Oltre il 95% di ragazzini autonomi anche nella Ilaria Alpi della periferia sud-ovest di Milano dove i casi isolati, per cui vengono i genitori, sono stati valutati con la famiglia. Stessa situazione anche a Napoli dove alla media Giuseppe Fiorelli la maggior parte dei ragazzi, circa il 95%, va a casa sola così come accade nella scuola di San Giuseppe Vesuviano, la Ammendola De Amicis, dove i genitori hanno aderito in massa: «Altrimenti non sappiamo come fare – spiega una mamma se i genitori lavorano, chi va a ritirare i figli da scuola?». Nelle grandi città si stanno organizzando anche gruppi di accompagno, come il progetto Pedibus già avviato a Roma, dove le cooperative esterne ritirano i ragazzi all’uscita da scuola e li accompagnano a casa in gruppo, facendo un percorso unico. Ma allora, vista la autonomia dei ragazzini italiani, perché il ministero ha ritenuto necessaria un’autorizzazione delle famiglie? Si tratta di una necessità dettata da una sentenza della Corte di Cassazione che, dando ragione al Tribunale di Firenze, ribadiva la responsabilità della scuola e del ministero dell’istruzione per la morte di un bambino di 11 anni, avvenuta nel 2002, investito dall’autobus fuori dall’istituto scolastico. La scuola quindi, senza autorizzazione scritta, è responsabile anche fuori dai cancelli dell’istituto per un ragazzo sotto i 14 anni.
Lorena Loiacono

 

Decreto Direttoriale 19 marzo 2018, AOODGRUF 282

Decreto Direttoriale 19 marzo 2018, AOODGRUF 282

Concorso pubblico, per esami, a n. 253 posti, per l’accesso al profilo professionale di funzionario amministrativo-giuridico-contabile, area III, posizione economica F1, del ruolo del personale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per gli uffici dell’Amministrazione centrale e periferica.