I QUIZ INVALSI ALLE MEDIE: UNA INTOLLERABILE FARSA

I QUIZ INVALSI ALLE MEDIE: UNA INTOLLERABILE FARSA  CHE SCONVOLGE E DANNEGGIA GRAVEMENTE IL LAVORO SCOLASTICO

La scuola media italiana sta per affrontare i “nuovi” quiz INVALSI CBT (“Computer Based” svolti per via telematica): ma se i Signori Invalsi pensavano di riconquistare la fiducia dei docenti italiani eliminando i quiz dall’esame e l’umiliante lavoro di tabulazione che verrà fatto in automatico dai computer, hanno veramente sbagliato, perché mai come quest’anno i quiz sono sentiti come un pesantissimo intralcio alla normale attività didattica e come uno tsunami che sta investendo la quotidiana organizzazione delle scuole.

Il dott. Ricci, responsabile INVALSI, si lamenta in una sua recente letterina di alcuni organi di stampa che insisterebbero troppo sulle difficoltà che le scuole stanno affrontando e loda invece quelle scuole che “con fortissimo senso istituzionale stanno lavorando alacremente per predisporre le attrezzature informatiche che consentano lo svolgimento delle prove”. Non sapevano i Signori Invalsi che i pc disponibili non sarebbero bastati per tutti gli alunni? Non sapevano che la qualità della connessione nelle scuole italiane (ma nel paese in generale) è più che deficitaria? Non sapevano che ormai le classi sono talmente numerose che le aule di informatica non sono fruibili nemmeno per la normale attività didattica? Lo sapevano, eccome se lo sapevano… infatti danno le loro cattedratiche diposizioni: gli alunni possono svolgere i quiz anche a gruppi; se dovesse mancare la connessione, è possibile interrompere la prova e riprendere con “prova nuova” (e se mancasse due o più volte?); è necessario affiancare al docente somministratore un docente esperto di tecnologie… Ma se sapevano tutto questo, non immaginavano il caos che avrebbero prodotto?

Dove sono tutti questi docenti a disposizione nelle scuole? Non ci sono e così i presidi stanno commettendo tutta una serie di illegittimità di cui potrebbero essere chiamati a rispondere: prolungamento arbitrario dell’orario di lavoro per docenti e ATA (in violazione del CCNL), prolungamento arbitrario di obbligo di frequenza per gli alunni (senza nessuna delibera degli organi competenti),  migrazione di intere classi in altri plessi o addirittura in altri Istituti, smistamento programmatico delle classi e/o entrate e uscite con perdita delle ore di lezione, modalità di copertura delle assenze del personale non contemplate dalla normativa e che si configura a tutti gli effetti come interruzione di pubblico servizio. Non si vergognano i Signori Invalsi? Credono di scaricare tutte queste responsabilità sui presidi e, a cascata, sui docenti italiani? Oppure contano effettivamente su questo? Sul “senso istituzionale” di chi a scuola ci vive davvero? Continuano a scavare un solco che diventa sempre più profondo con il mondo della scuola.

Perché è già chiaro a tutti che nelle prossime settimane si produrrà un disservizio prolungato mai visto nella scuola italiana e di cui i Signori Invalsi come al solito non si curano affatto, lontani come sono dalla realtà concreta e quotidiana delle scuole. E tutto questo non per una sola giornata, ma per tutti i giorni delle prove (che variano da scuola a scuola a seconda dei potenti mezzi informatici disponibili) che da quest’anno sono tre (italiano, matematica, inglese). Un vero e proprio caos che in alcune scuole si protrarrà per anche più di due settimane e che intaccherà non solo le classi terze, ma i problemi organizzativi finiranno per interrompere l’attività didattica anche nelle altre classi. In un paese normale si parlerebbe di interruzione di pubblico servizio, mentre ai Signori Invalsi pare tutto sia permesso.

Parlare di rilevazione “oggettiva” in queste condizioni è veramente ridicolo: alunni che svolgeranno le prove in orari diversi, in date diverse, con alle spalle programmi svolti in maniera disomogenea, con pc che in qualche caso funzioneranno e in altri no, con tempi di somministrazione che non saranno in grado di funzionare sempre  e garantire i fatidici 90 minuti a prova; e se non bastasse i nostri alunni sosterranno non un’unica prova uguale per tutti, ma prove diversificate   (ci saranno prove random che però non saranno infinite e che circoleranno da subito e sulla cui equiparazione senz’altro si potranno avanzare molti dubbi).

In realtà il subbuglio che si sta vivendo nelle scuole certifica, in questo caso certamente in modo oggettivo, il grado di condizionamento negativo che l’INVALSI e le sue ideologiche ed antiscientifiche metodiche esercitano sulla didattica e sull’organizzazione stessa delle scuole.

E secondo i Signori Invalsi le scuole dovrebbero poi tenere conto di questi risultati? Confrontarli tra scuola e scuola? E basare su di esse i propri piani di miglioramento? E sarebbero queste le misurazioni delle famose “competenze”? Un quiz e via? Mentre nei corsi di aggiornamento (anche questi spesso senza retribuzione) continuano a inculcarci una misurazione delle competenze di lungo periodo?

Ormai l’INVALSI è alla farsa e come tale va considerato: un carrozzone pubblico che continua a distruggere la scuola italiana e che va al più presto abolito.

Ma al di là del caos organizzativo restano ferme e preponderanti le critiche ad un sistema di valutazione degli apprendimenti mirato in modo preponderante all’accertamento dell’acquisizione di competenze addestrative decontestualizzate, mettendo in secondo piano tutto ciò che non è misurabile, ma che costituisce il cuore del nostro fare scuola: cogliere i nessi, sviluppare analisi in profondità, confrontare tesi diverse sullo stesso argomento, sviluppare una visione di insieme dei fenomeni, contestualizzare… . Ma quello che non si può contare, conta nella formazione dei nostri studenti come cittadini consapevoli e non solo come forza lavoro precaria e flessibile che deve rapidamente imparare, deve saper fare diversi lavori e poi rapidamente abbandonarli per impararne altri, senza chiedersi per chi, come e per quale scopo si produce. Non dimentichiamo che i quiz Invalsi puntano esplicitamente a condizionare la didattica con effetti retroattivi, sia tramite il Sistema nazionale di valutazione che con l’inserimento dei risultati delle prove di ogni studente, distinti per ogni disciplina, nella certificazione delle competenze che lo accompagna dopo l’Esame di terza media e del suo curriculum dopo l’Esame di Stato. Per cui i quiz Invalsi avranno (stanno già avendo) effetti negativi sulla qualità della scuola pubblica italiana, come peraltro è già avvenuto all’estero.

Invitiamo tutti i docenti e il personale ATA a dichiarare la propria indisponibilità ad arbitrari (e spesso nemmeno retribuiti!) prolungamenti di orario. Nemmeno un’’ora per la farsa INVALSI!

Al Polo tattile multimediale di Catania tutte le visite diventano gratuite

Redattore Sociale del 05-04-2018

CATANIA. Al Polo tattile multimediale di Catania gratuite tutte le visite: a cominciare dal 10 aprile, in occasione della Notte dei musei, quando la visita guidata si concluderà con l’analisi di cinque abiti-costumi realizzati dall’Accademia di Belle Arti con il rivelatore di colori. Lo ha deliberato il Consiglio d’amministrazione della Stamperia regionale Braille di Catania. “Finora – ha spiegato il presidente della Stamperia, Nino Novello – le visite al Polo da parte delle scolaresche avevano un costo molto ridotto. Ma poiché la scuola rappresenta una frontiera di straordinaria importanza per l’inclusione di ciechi e ipovedenti, abbiamo deciso di rendere completamente gratuite le gite d’istruzione in questa struttura che consente di scoprire il mondo dei non vedenti attraverso il Museo Tattile, il Giardino sensoriale, il Bar al Buio e un laboratorio con tutte le più recenti innovazioni tecniche”.

“Saranno gratuite – ha aggiunto Gaetano Minincleri, presidente regionale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti e componente del cda – anche le visite in occasione di appuntamenti periodici come la Notte dei Musei e la Domenica al Museo, quando il biglietto costava due euro e cinquanta. Queste visite stanno riscuotendo molto successo in particolare tra le famiglie con bambini e uno dei nostri obiettivi è quello dell’integrazione e della conoscenza del mondo dei non vedenti”. Gratuità dunque a partire dall’appuntamento di aprile con la “Notte dei Musei”, che si svolgerà martedì dieci per la concomitanza con l’evento dedicato alla Moda dall’Ice-Agenzia.

“Il Polo – ha detto il direttore generale Pino Nobile – rimarrà aperto dalle 19 alle 24 e non si pagherà nulla per fruire della visita guidata, che, grazie a un accordo con l’Accademia di Belle Arti, si concluderà con una sosta nello show room dove su cinque manichini saranno esposti abiti-costumi che i visitatori, bendati, analizzeranno con il cosiddetto Color test, il rivelatore di colori”. Saranno inoltre a disposizione campioni delle pregiate stoffe utilizzate per realizzare i cinque abiti, disegnati, tagliati e cuciti a cura della cattedra di Storia del Costume diretta dalla docente Maria Liliana Nigro. Gli abiti-costumi fanno parte della collezione esposta nell’ultima mostra dedicata a Sant’Agata.

Inoltre il Polo offrirà, come sempre, un tour che dà la possibilità di “toccare con mano” i plastici di palazzi – dal Teatro Massimo Bellini al Palazzo degli Elefanti, dal Colosseo alla Moschea Blu di Istanbul – e i quadri (in rilievo) dipinti da Michelangelo e Caravaggio, e sculture come il David di Donatello. Questi manufatti sono stati tutti realizzati nei laboratori tiflologici della Stamperia Regionale Braille di Catania, da oltre trent’anni impegnata nell’integrazione scolastica, sociale e lavorativa di ciechi e ipovedenti. Oltre al Museo Borges, poi, il Ptm offre come detto anche le esperienze del bar al buio e del giardino sensoriale che consentono di constatare come, senza la vista, gli altri sensi vengano esaltati; e uno Show room con tutti i più moderni ausili per non vedenti: dal Color test, appunto, agli orologi, dalle tastiere per pc a mille altri oggetti.

Invalsi, quando un test di logica è senza logica

da Il Fatto Quotidiano

Invalsi, quando un test di logica è senza logica

di

Da oggi 4 aprile partono le prove Invalsi, le prime su pc. Le prime che non saranno svolte nel corso dell’esame di terza media. Fino al 21 aprile le scuole potranno organizzare le prove per i 574.600 ragazzi coinvolti.

Le criticità sono ancora molte, nonostante le rassicurazioni del Ministero. Dubbi e perplessità – le medesime degli scorsi anni – con delle novità poco rassicuranti. Le hanno chiamate “computer based”, ovvero sul pc. Eppure dal censimento delle strutture informatiche effettuato da Invalsi “le postazioni effettive nelle scuole risultano 216mila, il che significa che è a disposizione un computer ogni 2,5 studenti circa”. Insomma non il massimo. Senza considerare che frequentemente i pc in dotazione sono evidentemente obsoleti.

C’è poi il problema connessione Internet. In molti casi la connettività non è adeguata, perché troppo lenta “e quindi esposta a problemi continui che rischierebbero, come avvenuto nelle simulazioni, di bloccare i test Online”.

Ancora, poco risalto è stato dato al fatto che nei 15 giorni nei quali saranno somministrate le prove, la didattica non potrà che subire dei rallentamenti. La questione, nota a molti insegnanti, sembra non aver preoccupato più di tanto il Miur.

“La scuola italiana è oggetto da anni […] di una vera e propria ossessione quantitativa e classificatoria”, ha scritto il segretario Flc Cgil Francesco Sinopoli, spiegando che “I processi valutativi messi in campo quotidianamente dalle scuole e correlati con storie, percorsi, contesti, sono di fatto pesantemente messi in discussione dall’uso pervasivo delle prove standardizzate – da un lato – utilizzando il paravento della trasparenza e della qualità del servizio, e – dall’altro – accusando gli insegnanti di inaffidabilità se non di vera e propria disonestà intellettuale”.

Ma ad essere contraria non è soltanto la Cgil. Un sondaggio condotto da La Tecnica della Scuola ha rilevato che il 77,2% dei lettori ritiene le prove Invalsi inutili e prive di senso, perché non andrebbero realmente a valutare la preparazione degli studenti.

Da quest’anno viene meno anche un elemento caratterizzante delle prove precedenti. Non più prove uguali per tutti, ma diverse da studente a studente. Venendo meno la contemporaneità delle prove per tutti, ecco la necessità di ricorrere a quiz differenti anche se tutti uguali per livello di difficoltà e struttura. I contenuti della prova d’italiano e di matematica saranno in perfetta continuità con quelli delle prove degli anni passati, mentre quelli della prova d’inglese – che costituisce la new entry – sono in linea con quanto previsto dal Quadro comune europeo di riferimento delle lingue.

Ci saranno il 10% di domande in meno rispetto alle edizioni precedenti e 15 minuti in più. Così gli studenti avranno a disposizione 90 e non più 75 minuti.

Ma a parte il numero dei quesiti e i tempi per risolverli rimane il consueto dubbio. Lo stesso in fondo espresso dal segretario della Cgil e da tanti addetti ai lavori. Il dubbio che queste prove, troppo spesso, non riescano a fornire una valutazione attendibile dei ragazzi. Ne restituiscano un profilo difforme da quello formulato sulla base delle competenze tradizionali. Senza contare che con queste prove si richiede agli alunni di dare dimostrazione, più che di una preparazione specifica, di una capacità logica che molti di loro non possono avere.

Nonostante “tagli” insensati e riforme scriteriate, programmi e didattica sono ancora indirizzati – a torto o a ragione – a fornire una preparazione nella quale le nozioni hanno una loro rilevanza. Una preparazione nella quale i processi logici, seppur suggeriti dagli insegnanti, hanno difficoltà crescenti ad essere esplicitati. La scuola media generalmente fatica ad agevolare la crescita della funzione logica dei ragazzi, semplicemente perché né la scuola primaria né in molti casi le famiglie li hanno avviati in questo esercizio.

Anche in considerazione di questo appare quasi inspiegabile comprendere perché il Miur costringa i ragazzi a sostenere le prove Invalsi, poco tempo prima dell’esame finale. La sensazione che ci sia un corto circuito tra la situazione reale delle classi (nelle scuole) e quella immaginata al Ministero, si rinsalda.

Tra molte incertezze un dato incontrovertibile. Lo Stato continua ad utilizzare una modalità di valutazione che penalizza gli alunni. Senza alcun rispetto.

Per essere studenti più bravi mai in classe prima delle 8,30

da La Stampa

Per essere studenti più bravi mai in classe prima delle 8,30

Ricerca americana rivela i danni delle nostre abitudini quotidiane in contrasto con l’orologio biologico: è emergenza da jet lag sociale
nicla panciera
milano

Entrare a scuola più tardi migliora il rendimento? Sì, parola di scienziati. Posticipare l’orario delle lezioni – cominciandole mai prima delle 8.30 – ha conseguenze positive sulle prestazioni della maggioranza degli studenti, in particolare dei cosiddetti «gufi», i nottambuli che la mattina faticano a ingranare. Le evidenze scientifiche si vanno accumulando da tempo: i ripetuti sfasamenti tra i ritmi imposti dalla società e il nostro orologio biologico possono avere pesanti conseguenze sulla salute, si pensi a chi lavora su turni. Oggi sappiamo che il jet lag sociale condiziona le capacità cognitive. E la scuola dovrebbe tenerne conto.

Il maxi studio

Condotto su oltre 15 mila studenti della Northeastern Illinois University di Chicago, quello appena pubblicato su «Scientific Reports» è il più ampio studio mai realizzato sull’impatto dei ritmi circadiani su apprendimento e rendimento scolastico. Gli autori hanno suddiviso i soggetti in tre gruppi sulla base del cronotipo: gufi setorini, allodole mattutine e quelli senza una marcata propensione naturale, e ne hanno monitorato le attività per 2 anni grazie al loro accesso a un sistema di gestione dell’apprendimento online.

Ebbene, i ragazzi con un orologio biologico non allineato con gli orari delle lezioni hanno ottenuto votazioni inferiori negli esami. E non si tratta di un fenomeno marginale.

Solo due studenti su cinque presentavano una sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e gli impegni accademici. Quasi il 50% degli studenti si sarebbe messo al lavoro più tardi di quanto consentito dalle lezioni e il 10,4% ne avrebbe invece anticipato l’inizio. Con il risultato che «il 60% andava incontro a un jet lag giornaliero di almeno 30 minuti» scrivono gli autori. Inoltre, tanto maggiore è lo sfasamento, tanto minore il successo accademico, specialmente per i gufi.

I ritmi personali

Tutti i processi del nostro organismo sono scanditi da un ritmo endogeno, chiamato free-running, o a corsa libera, perché può funzionare indipendentemente da sincronizzatori esterni come l’illuminazione, l’attività fisica, il cibo. Alla cronobiologia è stato assegnato il Premio Nobel per la Medicina dell’anno scorso, andato ai genetisti Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young. «Due secoli fa, con l’illuminazione elettrica è avvenuta la prima grande rottura rispetto al nostro antico orologio biologico – spiega Beatrice Zucchi, studiosa dell’Università di Ferrara -. Oggi, un nuovo grande sconvolgimento è in atto, dovuto alle tecnologie e ai dispositivi digitali che ci tolgono il sonno».

Già nel 2014, la American Academy of Pediatrics aveva raccomandato agli istituti scolastici di non cominciare le lezioni prima delle 8,30. Negli Stati Uniti, alcune scuole aprono alle sette, le prime sessioni congressuali anche alle sei e mezza. Il posticipo dell’orario di inizio, scrivono i pediatri statunitensi, sarebbe un’«efficace contromisura per contrastare la rottura dei ritmi circadiani e la carenza cronica di sonno, problema di salute pubblica». In Italia, l’Università di Ferrara sta lavorando a un progetto dedicato all’analisi del legame tra cronotipo degli studenti, calendario delle lezioni, orari degli esami ed esiti ottenuti.

Primo giorno di prove Invalsi, test per 65mila studenti

da Il Sole 24 Ore

Primo giorno di prove Invalsi, test per 65mila studenti

di Al. Tr.

Sono 65mila gli studenti che ieri, con gli auguria della ministra Fedeli, hanno svolto la prova Invalsi, ovvero l’11,2% del totale degli alunni di terza media (574.600) chiamati a sostenere il test necessario per l’ammissione all’esame finale. Una delle novità di quest’anno è stata la formula “computed based” , insieme al fatto che le prove non saranno distribuite su due giorni ma si avrà tempo fino al 21 aprile. Questo per consentire a quelle scuole che non hanno in dotazione sufficienti Pc per tutti gli alunni, di spalmare la prova nel tempo. Dal censimento delle strutture informatiche effettuato da Invalsi, infatti, le postazioni effettive nelle scuole risultano 216 mila, quindi vuol dire che è a disposizione un computer per 2.5 studenti. Secondo Invalsi la giornata di ieri è trascorsa senza eccessivi intoppi, ma Gilda ha denunciato «turnazioni e disagi sia per gli studenti che per gli insegnanti».

Invalsi: problemi di connessione, ma li abbiamo risolti
«Il criterio con cui si stanno svolgendo le prove – spiega il responsabile nazionale dell’Area prove Invalsi, Roberto Ricci – è lo stesso col quale funzionano i server che forniscono un servizio a moltissimi utenti contemporaneamente. Il cloud, la fornitura di servizi attraverso internet non centralizzato ma distribuito, prevede 60 cluster, ovvero unità più piccole distribuite geograficamente. Attraverso i cluster viene dunque fornito il servizio. Tutto questo meccanismo sta in piedi – ha voluto sottolineare – perché le scuole stanno lavorando meravigliosamente. I dirigenti stanno facendo rete tra loro e ricordo che le scuole che sono state dotate di pc e di internet se lo ritroveranno anche in futuro». E ammette: «Circa 100 scuole hanno avuto problemi di connessione che sono stati risolti grazie ai nostri consigli, sono previste infatti delle procedure in caso di mal funzionamento della rete».

Gilda: notevoli disagi
Meno entusiastici i commenti della Gilda: «Turnazioni, migrazioni verso altri istituti muniti di strumentazioni informatiche e connessioni internet, cambi di orari: sono notevoli i disagi per gli studenti e i docenti delle scuole medie impegnati nelle prove Invalsi – denuncia Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. «Se tutto filerà liscio – aggiunge il sindacalista – bisognerà ringraziare soprattutto i docenti e il loro senso del dovere: per consentire lo svolgimento dei test, infatti, l’orario settimanale delle lezioni, e quindi anche l’orario di servizio degli insegnanti, ha subito modifiche decise spesso unilateralmente dai dirigenti scolastici».

Da quest’anno anche la prova di inglese
La prova viene svolta in un orario a scelta della scuola compreso tra le 7.30 e le 19.30 e tra le novità c’è quella che alle prove di italiano e matematica quest’anno si aggiunge anche il test di lingua inglese. Quest’ultimo sarà diviso in due fasi: 45 minuti per l’ascolto del testo, 5 minuti di pausa, e poi 45 minuti per la lettura. Novanta minuti anche per svolgere la prova italiano e per quella di matematica. Le domande però saranno di meno rispetto agli anni scorsi: non più 45 , ma tra le 37 e le 38 che verranno prese da una banca dati di 500 domande per ogni materia.

Amnesty: bullismo in crescita, per gli italiani è «colpa» dei social

da Il Sole 24 Ore

Amnesty: bullismo in crescita, per gli italiani è «colpa» dei social

di Alessia Tripodi

Per sette italiani su 10 il fenomeno del bullismo è in crescita. Ma per quasi la metà degli intervistati (il 45%) l’incremento si è verificato a causa della «grande cassa di risonanza fornita dai social media». È quanto emerge dall’indagine “Gli italiani e le discriminazioni”, realizzata da Amnesty International in collaborazione con la Doxa per fotografare il pensiero dei connazionali sui fenomeni discriminatori. Lo studio – che indaga anche la percezione su omofobia e violenza sulle donne – è stato realizzato on line su un campione rappresentativo di mille persone ed è stato presentato ieri a Roma, in occasione del lancio della campagna di raccolta fondi Amnesty con il 5X1000.

Per 1 su 4 bullismo sempre presente
Per il 26% degli intervistati, dice l’indagine, la crescita del bullismo è dovuta al costante «clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media». Mentre 1 italiano su 4 è convinto che il fenomeno sia sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce. Ma secondo i dati Amnesty, in Italia, un ragazzo o una ragazza su 2, tra gli 11 e i 17 anni, ha subìto episodi di bullismo e circa il 20% ne è vittima assidua, cioè subisce prepotenze più volte al mese .

Iniziative Amnesty per le scuole
Amnesty International è attiva dal 2016 con un progetto pilota che ha l’obiettivo di ridurre i casi di bullismo in tutti i settori della vita scolastica. All’iniziativa, spiega l’organizzazione, hanno preso parte 16 scuole in Italia, Irlanda, Polonia e Portogallo, impegnando quasi 3mila persone tra insegnanti, studenti e genitori, coinvolti con eventi formativi, attività di sensibilizzazione e azioni mirate a creare partecipazione e networking.
I giovani e gli insegnanti intervistati nel processo di valutazione, spiega l’organizzazione, hanno notato un miglioramento sostanziale del clima scolastico e la riduzione degli episodi di bullismo che, quando presenti, sono stati affrontati tempestivamente. A fine ottobre 2017, poi, Amnesty ha lanciato la campagna di raccolta fondi “No al bullismo” . Obiettivo: dare il via a un programma di sensibilizzazione ed educazione ai diritti umani all’interno delle scuole italiane.

Formazione docenti: nessun monte ore annuale obbligatorio, ruolo Collegio docenti e disposizioni nuovo CCNL

da Orizzontescuola

Formazione docenti: nessun monte ore annuale obbligatorio, ruolo Collegio docenti e disposizioni nuovo CCNL

di redazione

Nonostante diversi chiarimenti, anche ministeriali, molti docenti continuano a chiedere se vi sia, riguardo alla formazione obbligatoria, un monte ore stabilito da svolgere annualmente.

OBBLIGATORIETÀ MONTE ORE

Ribadiamo che, alla luce della normativa vigente, non c’è alcun obbligo di ore di formazione da svolgere, se non quelle deliberate dal Collegio docenti.

Ultimo chiarimento, in ordine di tempo, è stato fornito dal Miur con la nota n. 25134 del 01/06/2017, in cui si sottolinea ancora una volta che non c’è alcun obbligo di ore da svolgere, come già chiarito in una precedente nota.

Le attività formative dei docenti, scrive l’Amministrazione, sono inserite nel Piano formativo d’istituto che è parte integrante del PTOF, elaborato dal Collegio Docenti sulla base degli indirizzi del dirigente scolastico.

L’obbligatorietà, ribadisce il Miur, non si traduce in un numero di ore da svolgere ogni anno, ma nel rispetto del contenuto del Piano.

Sono, pertanto, le scuole a modulare e quantificare l’impegno orario in relazione alla tipologia delle attività previste.

NUOVO CCNL

Il nuovo contratto non ha introdotto alcuna novità in merito alle ore da svolgere e all’obbligatorietà della formazione, per cui le ore che i docenti dedicano alla formazione rientrano nelle ore funzionali all’insegnamento (attività collegiali, di programmazione, verifica e informazione alla famiglia).

COLLEGIO DOCENTI

Spetta al Collegio docenti promuovere iniziative di aggiornamento e definire il Piano di formazione.

Il Collegio delibera contenuti, modalità, procedure di svolgimento e criteri di partecipazione alla formazione, pertanto spetta allo stesso definire le Unità Formative, così come declinate nella nota Miur del 15 settembre 2016.

PERMESSI 

Il docente continua ad essere titolare del diritto alla fruizione di massimo 5 giorni di permesso per la formazione con esonero dal servizio.

La fruizione dei permessi va contrattata dalla RSU dell’istituzione scolastica.

Nuovi percorsi istruzione professionale, avviso per individuazione 2 scuole polo nazionali. Candidature entro il 30 aprile

da Orizzontescuola

Nuovi percorsi istruzione professionale, avviso per individuazione 2 scuole polo nazionali. Candidature entro il 30 aprile

di redazione

Il Miur ha pubblicato un Avviso relativo alla realizzazione e diffusione delle misure di accompagnamento ai nuovi percorsi di istruzione professionale (introdotti con il D.lgs. 61/2017), per la definizione dei profili professionali in uscita da ciascun percorso.

Nello specifico, l’Avviso è stato emanato per individuare 2 scuole polo nazionali, capofila di reti dei seguenti indirizzi:

  • Gestione delle acque e risanamento ambientale;
  • Arti ausiliarie delle professioni sanitarie – Odontotecnico.

DESTINATARI

Può partecipare all’avviso e, quindi, presentare la candidatura per l’indirizzo “Gestione delle acque e risanamento ambientale”, una rete di scuole, già costituita (al momento dell’invio della candidatura), composta da almeno tre istituzioni scolastiche presso cui sia attivo, nell’a.s. 2017/2018, qualsiasi indirizzo di studi di istruzione professionale.

La candidatura per l’indirizzo “Arti ausiliarie delle professioni sanitarie – Odontotecnico” può essere presentata da una rete di scuole, già costituita (al momento dell’invio della candidatura), composta da almeno tre istituzioni scolastiche presso cui sia attivo, nell’anno scolastico corrente, l’indirizzo “Servizi socio-sanitari”, previsto dal DPR n. 87/2010, nella sua articolazione “Arti ausiliarie delle professioni sanitarie – Odontotecnico”.

MODALITÀ E TERMINI DI PARTECIPAZIONE

La presentazione della candidatura è di competenza della scuola capofila di rete ed è deliberata dalla rete medesima secondo quanto previsto nell’atto costitutivo.

La candidatura deve essere accompagnata dala seguente documentazione:

  • allegati 2 (Formulario di candidatura)
  • allegato 3 (Budget finanziario di progetto);
  • atto costitutivo della rete;
  • delibera, o altro atto documentale della rete, concernente l’adesione al presente Avviso mediante la scuola capofila;
  • deliberazioni e pareri degli organi competenti delle singole istituzioni scolastiche della rete, recanti l’assenso all’adesione al presente Avviso.

La candidatura è presentata attraverso la piattaforma dedicata, secondo quanto indicato nella stessa.

La presentazione della candidatura deve essere accompagnata dall’indicazione del  nominativo del Dirigente scolastico della scuola capofila e del referente del progetto, con i relativi recapiti telefonici (preferibilmente cellulare) e gli indirizzi di posta elettronica (di cui uno istituzionale e uno alternativo).

La candidatura va presentata entro le ore 12,00 del 30 aprile 2018.

Per tutti i dettagli scarica l’Avviso e gli allegati

Rinnovo contratto, riviste le relazioni sindacali: dall’informazione alla contrattazione integrativa. Cosa cambia

da Orizzontescuola

Rinnovo contratto, riviste le relazioni sindacali: dall’informazione alla contrattazione integrativa. Cosa cambia

di Avv. Marco Barone

Il nuovo CCNL scuola entra nello specifico soprattutto delle relazioni sindacali. Relazioni che nel corso di questi ultimi dieci anni, nel comparto scuola, sono state fortemente ridimensionate a causa di provvedimenti legislativi che hanno visto una centralizzazione della materia lavoristica sottraendola alla contrattazione e circoscrivendo in modo limitato gli ambiti di potere e di intervento soprattutto delle RSU.

Occorre premettere che per quanto non espressamente previsto dal nuovo CCNL, continueranno a trovare applicazione le disposizioni contrattuali dei CCNL dei precedenti comparti di contrattazione e le specifiche norme di settore, in quanto compatibili con le disposizioni ivi considerate e con le norme legislative, nei limiti del d. lgs. n. 165/2001.

Il contratto pur avendo validità fino al 31 dicembre 2018 alla scadenza, si rinnova tacitamente di anno in anno qualora non ne sia data disdetta da una delle parti con lettera raccomandata almeno sei mesi prima della scadenza. In caso di disdetta, le disposizioni contrattuali rimangono integralmente in vigore fino a quando non siano sostituite dal successivo contratto collettivo.

Nella parte generale e comune si afferma che il sistema delle relazioni sindacali “ è lo strumento per costruire relazioni stabili tra amministrazioni pubbliche e soggetti sindacali, improntate alla partecipazione attiva e consapevole, alla correttezza e trasparenza dei comportamenti, al dialogo costruttivo, alla reciproca considerazione dei rispettivi diritti ed obblighi, nonché alla prevenzione e risoluzione dei conflitti”.

L’articolo 5 dedica spazio all’Informazione:

  • L’informazione è il presupposto per il corretto esercizio delle relazioni sindacali e dei relativi strumenti.
  •  Fermi restando gli obblighi in materia di trasparenza previsti dalle disposizioni di legge vigenti e dal presente contratto, l’informazione consiste nella trasmissione di dati ed elementi conoscitivi, da parte dell’amministrazione, ai soggetti sindacali al fine di consentire loro di prendere conoscenza delle questioni inerenti alle materie di confronto e di contrattazione integrativa previste nei successivi artt. 6 e 7.
  •  L’informazione deve essere data nei tempi, nei modi e nei contenuti atti a consentire ai soggetti sindacali, secondo quanto previsto nelle specifiche sezioni, di procedere a una valutazione approfondita del potenziale impatto delle misure da adottare ed esprimere osservazioni e proposte.
  • Sono oggetto di informazione tutte le materie per le quali i successivi articoli prevedano il confronto o la contrattazione integrativa, costituendo presupposto per la loro attivazione.
  • I soggetti sindacali ricevono, a richiesta, informazioni riguardanti gli esiti del confronto e della contrattazione integrativa, durante la vigenza del contratto collettivo nazionale di lavoro.
  • Nelle Istituzioni scolastiche ed educative l’informazione di cui al comma 4 è data dal dirigente scolastico in tempi congrui rispetto alle operazioni propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico.

L’articolo 6 introduce il concetto di confronto.

Art. 6 Confronto

  • Il confronto è la modalità attraverso la quale si instaura un dialogo approfondito sulle materie rimesse a tale livello di relazione, al fine di consentire ai soggetti sindacali di esprimere valutazioni esaustive e di partecipare costruttivamente alla definizione delle misure che l’amministrazione intende adottare.
  • Il confronto si avvia mediante l’invio ai soggetti sindacali degli elementi conoscitivi sulle misure da adottare, con le modalità previste per la informazione. A seguito della trasmissione delle informazioni, amministrazione e soggetti sindacali si incontrano se, entro 5 giorni dall’informazione, il confronto è richiesto da questi ultimi, anche singolarmente. L’incontro può anche essere proposto dall’amministrazione contestualmente all’invio dell’informazione. Il periodo durante il quale si svolgono gli incontri non può essere superiore a quindici giorni. Al termine del confronto, è redatta una sintesi dei lavori e delle posizioni emerse.
    L’articolo 7 entra nel merito della Contrattazione integrativa riportando principi che poi verranno richiamati nel dettaglio nella sezione dedicata alla scuola. Da segnalare l’istituzione presso l’ARAN dell’Osservatorio a composizione paritetica con il compito di monitorare i casi e le modalità con cui ciascuna amministrazione adotta gli atti definiti unilateralmente.

Art. 7
Contrattazione integrativa

  1.  La contrattazione integrativa è finalizzata alla stipulazione di contratti che obbligano reciprocamente le parti.
  2. Le clausole dei contratti sottoscritti possono essere oggetto di successive interpretazioni autentiche, anche a richiesta di una delle parti, con le procedure di cui al presente articolo. La procedura di interpretazione autentica si avvia entro sette giorni dalla richiesta. Il termine di durata della sessione negoziale di interpretazione autentica è di trenta giorni dall’inizio delle trattative. L’eventuale accordo sostituisce la clausola controversa sin dall’inizio della vigenza del contratto integrativo.
  3. Il contratto collettivo integrativo ha durata triennale e si riferisce a tutte le materie indicate nelle specifiche sezioni. I criteri di ripartizione delle risorse tra le diverse modalità di utilizzo possono essere negoziati con cadenza annuale.
  4. L’amministrazione provvede a costituire la delegazione datoriale, ove prevista, entro trenta giorni dalla stipulazione del presente contratto.
    L’amministrazione convoca la delegazione sindacale, per l’avvio del negoziato, entro trenta giorni dalla presentazione delle piattaforme e comunque non prima di aver costituito, entro il termine di cui al comma 4, la propria delegazione.
  5. Fermi restando i principi dell’autonomia negoziale e quelli di comportamento indicati dall’art.8, qualora, decorsi trenta giorni dall’inizio delle trattative, eventualmente prorogabili fino ad un massimo di ulteriori trenta giorni, non si sia raggiunto l’accordo, le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione sulle materie indicate nelle specifiche sezioni.
  6. Qualora non si raggiunga l’accordo sulle materie indicate nelle specifiche sezioni ed il protrarsi delle trattative determini un oggettivo pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa, nel rispetto dei principi di comportamento di cui all’art. 8, l’amministrazione interessata può provvedere, in via provvisoria, sulle materie oggetto del mancato accordo, fino alla successiva sottoscrizione e prosegue le trattative al fine di pervenire in tempi celeri alla conclusione dell’accordo. Il termine minimo di durata delle sessioni negoziali di cui all’art. 40, comma 3-ter del d. lgs. n. 165/2001 è fissato in 45 giorni, eventualmente prorogabili di ulteriori 45.
    Il controllo sulla compatibilità dei costi della contrattazione collettiva integrativa con i vincoli di bilancio e la relativa certificazione degli oneri sono effettuati dall’organo di controllo competente ai sensi dell’art. 40-bis, comma 1 del d. lgs. 165/2001. A tal fine, l’Ipotesi di contratto collettivo integrativo definita dalle parti, corredata dalla relazione illustrativa e da quella tecnica, è inviata a tale organo entro dieci giorni dalla sottoscrizione. In caso di rilievi da parte del predetto organo, la trattativa deve essere ripresa entro cinque giorni. Trascorsi quindici giorni senza rilievi, l’organo competente dell’amministrazione può autorizzare il presidente della delegazione trattante di parte pubblica alla sottoscrizione del contratto.
  7. Ai sensi dell’art. 40-bis, comma 2 del d. lgs. n. 165/2001, le amministrazioni ivi previste, conclusa la procedura di controllo interno di cui al comma 8, trasmettono entro dieci giorni l’Ipotesi di contratto collettivo integrativo, corredata da una apposita relazione tecnico-finanziaria ed una relazione illustrativa certificate dai competenti organi di controllo previsti dal comma 8, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che ne accertano, congiuntamente, entro trenta giorni dalla data di ricevimento, la compatibilità economico-finanziaria. Decorso tale termine, che può essere sospeso in caso di richiesta di elementi istruttori, la delegazione di parte pubblica può procedere alla stipula del contratto integrativo. Nel caso in cui il riscontro abbia esito negativo, le parti riprendono le trattative. 10. I contratti collettivi integrativi devono contenere apposite clausole circa tempi, modalità e procedure di verifica della loro attuazione. Essi conservano la loro efficacia fino alla stipulazione, presso ciascuna amministrazione, dei successivi contratti collettivi integrativi.
  8. Le amministrazioni sono tenute a trasmettere, per via telematica, all’ARAN ed al CNEL, entro cinque giorni dalla sottoscrizione definitiva, il testo del contratto collettivo integrativo ovvero il testo degli atti assunti ai sensi dei commi 4 o 5, corredati dalla relazione illustrativa e da quella tecnica.
    E’ istituito presso l’ARAN, entro 30 giorni dalla stipula del presente CCNL, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, un Osservatorio a composizione paritetica con il compito di monitorare i casi e le modalità con cui ciascuna amministrazione adotta gli atti definiti unilateralmente ai sensi dell’art. 40, comma 3- ter, d. lgs. n. 165/2001. L’Osservatorio verifica altresì che tali atti siano adeguatamente motivati in ordine alla sussistenza del pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa. Ai componenti non spettano compensi, gettoni, emolumenti, indennità o rimborsi di spese comunque denominati. L’Osservatorio di cui al presente comma è sede di confronto su temi contrattuali che assumano una rilevanza generale, anche al
    fine di prevenire il rischio di contenziosi generalizzati. 13. Le materie di contrattazione integrativa, i livelli e i soggetti sono definiti nelle specifiche sezioni.

Art. 8
Clausole di raffreddamento

  1. Il sistema delle relazioni sindacali è improntato a principi di responsabilità, correttezza, buona fede e trasparenza dei comportamenti ed è orientato alla prevenzione dei conflitti.
  2. Nel rispetto dei suddetti principi, nei primi trenta giorni del negoziato relativo alla contrattazione integrativa le parti non assumono iniziative unilaterali né procedono ad azioni dirette; compiono, inoltre, ogni ragionevole sforzo per raggiungere l’accordo nelle materie demandate.
  3. Analogamente, durante il periodo in cui si svolge il confronto di cui all’art. 6 le parti non assumono iniziative unilaterali sulle materie oggetto dello stesso.

Settore Scuola, la contrattazione nel dettaglio nella singola Istituzione scolastica, su cosa si può contrattare?

Art. 22
Livelli, soggetti e materie di relazioni sindacali per la Sezione Scuola

  1.  La contrattazione collettiva integrativa di cui al presente articolo è finalizzata ad incrementare la qualità dell’offerta formativa, sostenendo i processi di innovazione in atto, anche mediante la valorizzazione delle professionalità coinvolte.
  2. La contrattazione integrativa per il settore scuola si svolge:
    c) a livello di istituzione scolastica, tra il dirigente scolastico e la RSU e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie del presente CCNL, che costituiscono la parte sindacale.

Sono oggetto di contrattazione integrativa:

a livello di istituzione scolastica ed educativa:
c1) l’attuazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;
c2) i criteri per la ripartizione delle risorse del fondo d’istituto;
c3) i criteri per l’attribuzione di compensi accessori, ai sensi dell’art. 45, comma 1 del d.lgs. n. 165/2001 al personale docente, educativo ed ATA, inclusa la quota delle risorse relative all’alternanza scuola-lavoro e delle risorse relative ai progetti nazionali e comunitari, eventualmente destinate alla remunerazione del personale;
c4) i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale, ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi dell’art. 1, comma 127, della legge n. 107/2015;
c5) i criteri e le modalità di applicazione dei diritti sindacali, nonché la determinazione dei contingenti di personale previsti dall’accordo sull’attuazione della legge n. 146/1990;
c6) i criteri per l’individuazione di fasce temporali di flessibilità oraria in entrata e in uscita per il personale ATA, al fine di conseguire una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare;

c7) criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale nel rispetto degli obiettivi e delle finalità definiti a livello nazionale con il Piano nazionale di formazione dei docenti;
c8) i criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione);
c9) riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche e dei processi di informatizzazione inerenti i servizi amministrativi e a supporto dell’attività scolastica;

5. Le materie a cui si applica l’art. 7 (contrattazione integrativa), comma 6( le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione ) ( omissis) c1, c5, c6, c7, c8, c9.

6. Le materie a cui si applica l’art. 7 (contrattazione integrativa), comma 7 ( l’amministrazione interessata può provvedere, in via provvisoria, sulle materie oggetto del mancato accordo) sono quelle di cui ai punti ( omissis) c2, c3, c4

7. Fermi restando i termini di cui all’art. 7 (contrattazione integrativa), commi 6 e 7, la sessione negoziale di contrattazione integrativa è avviata entro il 15 settembre e la durata della stessa, ai sensi dei citati commi 6 o 7, non può comunque protrarsi oltre il 30 novembre.

8. Sono oggetto di confronto ai sensi dell’art. 6: b) a livello di istituzione scolastica ed educativa:
b1) l’articolazione dell’orario di lavoro del personale docente, educativo ed ATA, nonché i criteri per l’individuazione del medesimo personale da utilizzare nelle attività retribuite con il Fondo d’Istituto;
b2) i criteri riguardanti le assegnazioni alle sedi di servizio all’interno dell’istituzione scolastica del personale docente, educativo ed ATA;
b3) i criteri per la fruizione dei permessi per l’aggiornamento.
b4) promozione della legalità, della qualità del lavoro e del benessere organizzativo e individuazione delle misure di prevenzione dello stress lavorocorrelato e di fenomeni di burn-out.

Sono oggetto di informazione ai sensi dell’art. 5 (Informazione), comma 5, oltre agli esiti del confronto e della contrattazione integrativa già previsti dal predetto comma:
b) a livello di istituzione scolastica ed educativa:
b1) proposta di formazione delle classi e degli organici;
b2) criteri di attuazione dei progetti nazionali ed europei

Da segnalare per quanto concerne l’assemblea sindacale che questa può essere ai sensi dell’articolo 23 anche dalla RSU nel suo complesso e non dai singoli componenti, con le modalità dell’art.
4 del CCNQ del 4 dicembre 2017; dalla RSU, congiuntamente con una o più organizzazioni sindacali rappresentative del comparto ai sensi del CCNQ del 4 dicembre 2017.

Dunque anche in questa sessione negoziale non emerge alcuna apertura sulla possibilità di indire l’assemblea come singolo componente della RSU. Nonostante la Cassazione del 2017 a Sezioni Unite n. 13978 abbia affermato che “ la democrazia, se richiede pur sempre decisioni a maggioranza, al di fuori del momento decisionale presuppone – anzi – il conflitto dialettico (o confronto) degli interessi e delle idee, conflitto pur sempre governato da regole e destinato poi a comporsi in decisioni adottate a maggioranza, ma la cui potenziale fecondità è connaturata alla democrazia medesima. In breve, è proprio l’insistito richiamo (che si legge in larga parte della dottrina) al principio di maggioranza o di democrazia sindacale maggioritaria a dimostrare, invece, che là dove si parli di (mere) assemblee, vale a dire di momenti di confronto che precedono e preparano quelli decisionali propriamente detti, la tutela delle voci singole (ed eventualmente dissenzienti) è irrinunciabile.”

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