Per il 2017/2018 sono 6.200 i posti finanziati dal MIUR
È stato pubblicato oggi il bando per l’ammissione alle Scuole di specializzazione di area sanitaria per l’anno accademico 2017/2018. Il testo è disponibile sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, su www.universitaly.it. La prova nazionale si terrà il prossimo 17 luglio. I contratti di formazione medica specialistica finanziati con risorse statali per il 2017/2018 sono 6.200 (erano 6.105 l’anno scorso). A questi andranno aggiunti i posti finanziati con risorse regionali, con risorse di altri enti pubblici e/o privati, i posti riservati alle categorie previste dal decreto legislativo 368/1999.
Con un successivo provvedimento, integrativo del bando emanato oggi, saranno indicati, una volta definito il fabbisogno dei medici specialistici per il triennio 2017/2020, i posti disponibili per ciascuna Scuola di specializzazione attivata. Per la definizione del fabbisogno è infatti necessario acquisire l’accordo della Conferenza Stato-Regioni, che non è ancora stato raggiunto in quanto nella seduta dello scorso 10 maggio le Regioni hanno chiesto il rinvio su questo punto. Il MIUR, in base al regolamento 130 del 2017, è comunque tenuto ad adottare a pubblicare il bando per l’accesso nelle Scuole di specializzazione entro il 31 maggio di ciascun anno.
Nel frattempo, a partire da venerdì 25 maggio 2018 sarà possibile effettuare le operazioni di iscrizione al concorso del 17 luglio, esclusivamente on line, accedendo al portale www.universitaly.it. La prima parte della procedura di iscrizione si chiuderà alle ore 15.00 di martedì 5 giugno 2018. Sarà poi possibile perfezionare il pagamento del relativo bollettino fino a una settimana dopo la pubblicazione del decreto integrativo contenente la suddivisione dei posti per scuola. Così come, sempre successivamente alla pubblicazione del decreto integrativo, le candidate e i canditati che vogliono concorrere per i posti finanziati con contratti aggiuntivi regionali o di altri enti che prevedono requisiti ad hoc dovranno attestarne il possesso. A questo scopo sarà aperta un’apposita finestra di dialogo nell’area della domanda di concorso.
La prova d’esame si svolge in modalità informatica, è la stessa su tutto il territorio nazionale e consiste in una prova scritta che prevede la soluzione, in un tempo di 3 ore e 30 minuti, di 140 quesiti a risposta multipla, ciascuno con cinque possibili risposte. I quesiti riguardano argomenti caratterizzanti il Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e argomenti legati ai settori scientifico disciplinari di riferimento delle diverse tipologie di scuola.
Per lo svolgimento della prova, candidate e candidati avranno a disposizione computer non connessi a internet, sui quali sarà possibile operare esclusivamente attraverso un mouse, con una procedura di autenticazione che renderà lo svolgimento attribuibile unicamente alla candidata o al candidato.
Il punteggio complessivo attribuito a ciascuna candidata e a ciascun candidato (massimo 147 punti) è stabilito in relazione alla somma del punteggio attribuito ai titoli (massimo 7 punti) e al punteggio conseguito nella prova (massimo 140 punti). Il punteggio relativo ai titoli si compone di: voto di laurea (massimo 2 punti), curriculum (massimo 3 punti), altri titoli (massimo 2 punti).
Il presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo propone un’unione di forze per immaginare la scuola del futuro agendo innanzitutto sulla formazione di dirigenti e docenti
flavia amabile
roma
Bisogna unirsi per realizzare la «nuova scuola», è l’appello lanciato dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, oggi presidente della Compagnia San Paolo e autore del libro «Leadership per l’innovazione nella scuola». Non è affatto la richiesta dell’ennesima riforma al prossimo governo. «Il mondo della scuola non è in grado di tollerarne altre».
La nuova scuola ipotizzata da Francesco Profumo nel libro è già un gruppo di studio nato nel 2016, al Festival EDUCA. L’obiettivo è di aprire e condividere idee e riflessioni su come creare la scuola del futuro. Il libro è la raccolta del lavoro finora realizzato.
Si parte da una premessa: «I bambini che hanno iniziato le scuole elementari nel
2017 finiranno le scuole medie nel 2025 e le scuole superiori nel 2030. Ci vorrebbe una sfera di cristallo per sapere quali saranno le conoscenze e le competenze richieste alle cittadine e ai cittadini di domani, perché si tratta di immaginare come sarà la vita del futuro e quali lavori saranno richiesti. Dobbiamo ripartire da qui – tutti insieme dirigenti scolastici, insegnanti, famiglie e decisori politici, istituzioni pubbliche e private – dai sogni e dai bisogni dei ragazzi, per capire con loro quali strumenti e quali mezzi possano accompagnarli verso un futuro che sarà nelle loro mani».
Tutti insieme quindi, secondo Francesco Profumo, si dovrà immaginare una nuova scuola per una società altrettanto nuova. I punti cardine del patto realizzato dai sostenitori della «nuova scuola», sono: formazione dei dirigenti scolastici, formazione dei docenti e messa a regime delle buone pratiche. «La scuola – avverte Profumo – deve essere prima di tutto formativa e meno informativa. Le informazioni a disposizione di tutti oggi sono molte e facilmente reperibili, ma in forma non organizzata. Gli studenti sono in grado di ricercare in autonomia le informazioni di cui necessitano, ma la scuola attuale deve dare loro delle abilità aggiuntive: da quelle logico-deduttive a quelle di analisi critica e di sintesi». Inoltre, «non ha senso partire dagli strumenti tecnologici di oggi, ma occorre costruire una nuova cultura, quella digitale, senza dimenticare che il progetto sarà tanto migliore quanto più saremo capaci di disarticolarlo dal tema tecnologico».
Il volume “Leadership per l’innovazione nella scuola” sarà presentato oggi a Roma, all’istituto Luigi Sturzo, via delle Coppelle 35. Saranno presenti Francesco Profumo, Franco Bassanini, Sabrina Bono, Salvatore Giuliano, Giovanni Biondi.
Via la chiamata diretta, e «nuovo» reclutamento che leghi i prof al territorio
di Claudio Tucci
Via la chiamata diretta. Revisione del sistema di reclutamento per superare il precariato e legare, di più e meglio, i docenti al territorio, con l’obiettivo, in questo caso, di evitare la girandola dei trasferimenti, ogni anno, che penalizzano gli studenti (ma anche gli stessi insegnanti, costretti per la cattedra a vivere “con una valigia” in mano).
Le proposte
La bozza di contratto di governo messa nero su bianco da M5S-Lega dedica un capitolo intero alla scuola. E leggendo con attenzione non mancano le dichiarazioni di intenti (per ora, però, con toni più da campagna elettorale che da vera e propria compagine di governo). Nel documento, si richiama la necessità valorizzare la formazione dei professori (ma non si spiega come); e, sull’alternanza scuola-lavoro, si apre una riflessione sull’opportunità di migliorare i corsi “on the job”, rendendoli davvero di qualità. La chiamata diretta, uno dei capisaldi della legge 107, viene definita un strumento «tanto inutile, quanto dannoso». Si apre quindi la via a un suo superamento.
Un passaggio, a parte, viene riservato anche sul raccordo con il mondo del lavoro: qui, si ribadisce la linea di far decollare la formazione superiore di tipo professionale, visti, probabilmente, gli esiti positivi in termini di inserimento occupazione dei giovani.
Condivisione di buone pratiche, nasce il portale dei Licei classici
di Al. Tr.
Diffondere la cultura umanistica attraverso il Web e favorire il rinnovamento degli studi classici. Con questo obiettivo è nato il Portale della Rete Nazionale dei Licei Classici, uno strumento di comunicazione tra le scuole messo a punto dal Miur per la condivisione delle buone pratiche.
Docenti ed esperti a confronto
Il sito è stato presentato ieri a Roma nel corso di un seminario al quale sono iscritti 300 docenti e che proseguirà i suoi lavori anche oggi, in un secondo appuntamento che si svolgerà presso l’università Roma Tre. Durante il seminario studiosi, ricercatori ed esperti approfondiranno il tema della ragione dalle diverse angolazioni degli ambiti disciplinari che compongono il curricolo del liceo classico: la natura, la cultura, la tecnologia. I docenti avranno anche la possibilità di confrontarsi nel corso di una serie di tavoli tematici dedicati a didattica per competenze, didattica integrata, didattica integrata per contenuti in lingua straniera, benessere-stile di vita-cultura in movimento. Il confronto, spiega il ministero, punta a «favorire la costruzione di possibili percorsi di innovazione didattica, un’innovazione che passa attraverso la conoscenza approfondita e consapevole di ciò che il liceo classico ha rappresentato e rappresenta per la scuola italiana e per la formazione delle nuove generazioni».
«Un ambiente per condividere buone pratiche »
«La rete delle scuole aderenti è formata da 310 istituti – ha sottolineato Elisa Colella, ideatrice e coordinatrice della Rete nazionale dei licei classici e dirigente scolastica a Catania – Uno dei principali obiettivi che ci eravamo dati, insieme al Miur, è avere un ambiente di condivisione di buone pratiche. Ora, con un finanziamento di 80 mila euro, è stato realizzato, tra le altre cose, il Portale dei licei classici». «Abbiamo progettato questo portale ensando ad una città dove le persone si incontrano scambiando opinioni, emozioni ed esperienze», ha detto l’ingegner Francesco Colace, che ha curato tecnicamente la nascita del portale.
Accordo Lega-M5S, donne in pensione a 57 anni e 35 di contributi
di redazione
Contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle concluso, mancano solo alcuni ritocchi e la presentazione della rosa dei candidati premier da consegnare al Presidente della Repubblica.
Molti i punti affrontati e molte le polemiche attorno a questioni calde, tra le quali quella delle pensioni. Ieri vi abbiamo dato l’anticipo relativamente all’idea di istituire una quota 100. Nelle ultime copie del contratto tra i due schieramenti compare pure una estensione della sperimentazione “Opzione donna”.
Opzione donna
Nel del contratto si legge che i due schiaramenti punteranno a prorogare la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili.
Quota 100
Resta in piedi l’idea di rivedere la legge Fornero con l’introduzione della possibilità di andare in pensione con 41 anni di servizio contributivo e di puntare anche su una estensione dei lavori usuranti. Per il progetto, la bozza del contratto prevede lo stanziamento di 5miliardi di euro annui.
Maturità 2018/19, il credito scolastico varrà 40 punti
di Elisabetta Tonni
L’anno scolastico che si sta concludendo sarà l’ultimo per gli esami di maturità in cui il Consiglio di classe potrà assegnare fino a un massimo di 25 punti per ogni studente.
Lo scrive il Sole24Ore.it ricordando che dal prossimo anno il percorso scolastico peserà per 40 punti sul credito.
Come ben sanno studenti e professori, il credito scolastico considera l’andamento dell’alunno nei tre anni precedenti l’esame di stato del percorso secondario di secondo livello. Finora è stato compreso fra un minimo di 10, equivalente alla sufficienza in tutte le materie, fino a un massimo di 25 punti, pari cioè a un nove pieno complessivo. Va ricordato che altre valutazioni personali o socio-familiari possono influire sul riconoscimento del credito formativo.
All’attribuzione del punteggio, in senso positivo, possono concorrere anche le attività extracurriculari, come la partecipazione a corsi particolari oppure iniziative di volontariato o di formazione in lingue straniere (inglese) o la sfera informatica.
Per quanto riguarda le attività extra scolastiche che hanno influenza sul credito formativo per l’anno in corso, la data di presentazione della documentazione comprovante l’attività è scaduta proprio ieri. Entro il 15 maggio andavano presentati gli attestati dei percorsi aggiuntivi presso la segreteria della scuola, affinché il Consiglio di classe possa esaminarli e valutarli durante gli scrutini.
Bullismo e cyberbullismo: alla scuola si chiede tanto e non si danno strumenti e fondi adeguati
di redazione
Si è svolto ieri un seminario sul bullismo e cyberbullismo presso la Sala Argento del Salone Internazionale del libro di Torino. L’incontro è stato promosso dalla Regione Piemonte e ha visto la partecipazione di Gianna Pentenero, assessora all’Istruzione e Formazione professionale della Regione Piemonte, Leonardo Filippone, dirigente Ufficio IV dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, dell’avvocato Maria Giovanna Musone, del consigliere regionale Domenico Rossi e dei dirigenti scolastici Nadia Tantardini e Stefania Rubatto.
Segue il contributo di Giovanna Musone:
“In questo intervento snul bullismo vorrei riportare fatti che si verificano sempre più di frequente per poi riflettere sulla reale efficacia delle leggi emanate, che si prefiggono l’obiettivo di iniziare a disciplinare il fenomeno per poi prevenirlo.
Fino a qualche anno fa la cronaca riportava di minori vittime di bullismo perché presi di mira da altri compagni, emarginati, derisi o esclusi dal gruppo in quanto fragili o diversi. Col tempo il fenomeno ha assunto ben più gravi connotazioni, sfociando nell’aggressione fisica, nella violenza, anche di tipo sessuale, nello stalking e in varie altre forme di persecuzione personale, tutte dirette a ledere irrimediabilmente la dignità dell’individuo. Ulteriore degenerazione si è avuta più di recente con i numerosissimi casi di aggressione, fisica o verbale di minori nei confronti degli adulti, docenti e personale scolastico.
Sempre ai fini di porre l’attenzione su quanto accade nel quotidiano, sembra utile riportare quanto appreso negli ultimi giorni. Segnalazioni di genitori che chiedono consigli perché un compagno della propria figlia ha diffuso sulle diverse chat di gruppo delle foto di nudo della ragazza. Per casi così cosa può consigliare il legale interpellato se non di querelare, rivolgendosi immediatamente alla polizia postale? Affichè la Magistratura disponga misure urgenti e cautelari, come un sequestro delle apparecchiature e delle chat intervenute tra i ragazzi.
Dando uno sguardo al quadro normativo che disciplina tali fenomeni, abbiamo: un codice penale che ben chiarisce i reati e le pene, prevedendo anche alcune depenalizzazioni, una procedura penale minorile che distingue quando i fatti sono commessi da minori infraquattordicenni e da chi invece ha superato i 14 anni e poi c’è l’ultima legge sul bullismo, la n. 71 del 2017 a cui sono seguite le diverse leggi regionali. ( Queste ultime leggi che non centrando al cuore del problema non lo risolvono, ma al più lo circoscrivono).
L’incipit della neo legge sul bullismo è la definizione di cyberbullismo, intendendo per esso “Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiurie, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, trattamento illecito dei dati personali ecc”. Quando genericamente si definiscono come cyberbullismo reati come l’aggressione, la molestia e il furto di identità o lo stalking, si limita inevitabilmente la portata dei fatti e la gravità dei comportamenti che li generano. Senza dimenticare che alcune di tali fattispecie sono contemplate, peraltro, già come reati dal codice penale.
Cosa potrebbe fare, poi, la vittima di un furto di identità o di una aggressione? Secondo la legge, che accomuna erroneamente aggressioni, molestie e diffamazioni, la vittima potrebbe chiedere l’oscuramento del video dal sito internet al gestore del sito e comunque entro 48 h rivolgersi al Garante della Privacy. Tuttavia, non scioglie il nodo su più interrogativi : laddove non avessimo un unico gestore perché il video si è diffuso a macchia d’olio sui social network o se il video girasse sulla chat di gruppo ? (Vieppiù, il reclamo al Garante della Privacy è un procedimento farraginoso, che prevede anche il pagamento di un contributo per l’avvio della pratica) .
E ancora la nuova legge prevede la possibilità di richiedere l’intervento del Questore, che potrebbe procedere con un ammonimento per il responsabile, con il rischio di creare conflitti di competenza tra autorità amministrative e giudiziarie relativamente a situazioni e fatti che sarebbero di competenza esclusiva della Magistratura. La legge continua richiamando il ruolo della scuola nelle attività di prevenzione, la quale dovrebbe agire congiuntamente alla polizia postale. Innanzitutto, la scuola viene chiamata in causa troppe volte e per tantissime questioni, dimenticando il suo prioritario compito che è, come scritto nella Costituzione, offrire al cittadino il servizio dell’istruzione.
Quando, poi, la polizia postale dovesse conoscere fatti gravi di molestia, aggressioni, lesioni alla dignità personale o di istigazioni al suicidio, informa immediatamente la Magistratura e quindi dovrebbe essere marginale una sua attività di prevenzione. E ancora, la legge dice la scuola deve individuare un referente per le iniziative contro il bullismo, ma dimentica di specificare: ”Chi, come e perché, ma soprattutto da quale budget dovrà attingere per poter adempiere a tale compito”.
Sia la legge nazionale quanto le regionali prevedono, infatti, uno stanziamento di fondi del tutto insufficienti rispetto alle incombenze attribuite. Ogniqualvolta, però, le norme coinvolgono direttamente o indirettamente l’istituzione scolastica il tutto si tramuta in una attribuzione di responsabilità per il personale scolastico, creando fortissime aspettative per le famiglie e per la collettività. La scuola non potrà addurre a sua discolpa l’insufficienza dei fondi perché per l’utenza se non fa è automaticamente inefficiente. E ancora la legge prevede che il Dirigente dovrà informare da subito le famiglie dei minori coinvolti in situazioni di cyberbullismo. In realtà, è già insito nel concetto di pubblico ufficiale sia del Dirigente che del docente non solo la necessaria informativa alle famiglie, ma anche alla Magistratura quando questi apprenda di notizie fondate di reato.
L’unica parte condivisibile della legge è quella in cui si dà importanza all’educazione alla legalità impartita dalla scuola. Ma anche questa andrebbe realizzata, non tanto come educazione, che senz’altro spetta ai genitori ex codice civile, bensì una istruzione alla legalità ad opera del docente di diritto, specializzato e formato. Appare condivisibile e da sostenere, nell’ottica di una proficua prevenzione della violenza, il progetto di legge della senatrice Ginetti, che prevede l’insegnamento del diritto da parte dei docenti delle discipline giuridiche, in ogni ordine di scuola e fin dalle scuole medie. Progetto di legge sostenuto dall’associazione professionale dei docenti di diritto, l’Apidge.
E se nonostante le opere di prevenzione il minore dovesse commettere un reato di violenza?
Ebbene, in tal caso non potrebbe di certo passare il concetto di impunità del minore reo, sarebbe diseducativo e contro i principi del nostro diritto penale, che prevedono la pena come rieducativa e non contemplano, invece, una rieducazione del condannato senza un accenno alla pena. Una legge non può essere una dichiarazione di intenti, ma dovrebbe sempre contenere un precetto, la cui violazione determina l’irrogazione di una sanzione. Su tale punto, insieme alla ex deputata Camilla Sgambato presenteremo un progetto di legge di modifica alla procedura penale minorile, al fine di attuare pienamente la Convenzione di Lanzarote a tutela del minore vittima di violenza. La proposta contempla, infatti, l’applicazione certa delle misure di sicurezza – già previste dal codice penale – anche al minore infraquattordicenne, quando questi sia colpevole di reati di violenza e la possibilità per le persone offese di costituirsi parte civile nel processo penale minorile, ipotesi non contemplata dalla attuale procedura penale minorile.
Il 26 aprile 2007 l’Unione Europea ha dichiarato il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia e contro ogni forma di atteggiamento pregiudiziale basata sull’orientamento sessuale.
I principi fondamentali che ispirano la giornata sono il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. In questo senso, la scuola è costantemente impegnata nel realizzare al suo interno una reale inclusione in grado di valorizzare le singole individualità e ha il compito di educare le nuove generazioni alla cultura del rispetto, al superamento delle differenze e dei pregiudizi e alle pari opportunità.
Al riguardo il 27 ottobre 2017 il MIUR ha presentato il “Piano nazionale per l’educazione al rispetto” volto a promuovere nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un insieme di azioni educative e formative per assicurare l’acquisizione e lo sviluppo di competenze trasversali, sociali e civiche, che rientrino nel più ampio concetto di educazione alla cittadinanza attiva e globale.
All’interno del Piano sono state presentate e diramate alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado le Linee guida, un documento di indirizzo che fornisce alle scuole spunti di riflessione per promuovere nelle scuole “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le altre discriminazioni”.
Inoltre, attraverso la piattaforma www.noisiamopari.it, le scuole possono inviare e condividere le iniziative realizzate e che in questo modo possono essere divulgate come buone pratiche.
Come scritto in precedenza, il 17 maggio sarà disponibile il cedolino, con esigibilità il 23, per i docenti di ruolo e per i supplenti al 30 giugno o 31 agosto. Mentre, probabilmente a fine mese arriverà un cedolino speciale dedicato agli arretrati. Per quanto riguarda proprio gli arretrati, è bene specificare che questi saranno disponibili anche per i supplenti brevi e saltuari.
Arretrati per supplenti brevi
Infatti, anche se NoiPa non ha ancora fornito alcuna data, i supplenti brevi avranno a disposizione un cedolino speciale con gli arretrati forse fra la fine di maggio e i primi di giugno, mentre il 18 maggio, salvo diverse indicazioni da parte del portale, dovrebbe avvenire l’emissione speciale con lo stipendio dei supplenti brevi. Tale emissione avrà esigibilità 10 giorni dopo circa.
I numeri
A tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori sarà riconosciuto l’aumento stipendiale previsto dall’intesa del 30 novembre 2016 tra Governo e Organizzazioni sindacali, anche grazie alla previsione di un apposito intervento perequativo, che interessa soprattutto le qualifiche iniziali.
Il contratto definitivo, firmato ad aprile, inoltre, per valorizzare ulteriormente la professionalità delle docenti e dei docenti delle istituzioni scolastiche e dell’AFAM e il fondamentale ruolo che rivestono nella società, assegna loro un ulteriore riconoscimento economico, che consente di giungere a un incremento stipendiale complessivo medio di 96 euro al mese per i docenti delle scuole (gli aumenti vanno da 80,40 euro a 110) e di 105 euro al mese per i docenti dell’AFAM. Più di quanto previsto dall’intesa di novembre. Per gli ATA delle scuole l’incremento medio è di 84,5 euro (si va da un minimo di 80 a 89 euro), per l’università di 82 euro, per ricercatori e tecnologi di 125 euro, per l’area amministrativa della ricerca di 92 euro, per l’ASI di 118 euro.
Salvaguardato, per le fasce retributive più basse, il bonus di 80 euro. Non solo incrementi stipendiali. Con la firma del contratto scuole, università, enti di ricerca e istituzioni AFAM si avvantaggeranno anche di regole innovative per migliorare l’organizzazione del lavoro e tutelare e riconoscere l’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori.
Emissione ed esigibilità
L’emissione e l’esigibilità rappresentano rispettivamente l’inizio e la fine della procedura relativa al pagamento delle competenze.
Più precisamente l’emissione corrisponde alla fase in cui NoiPa raccoglie ed elabora tutte le informazioni utili al pagamento.
Esistono 3 differenti tipi di emissione:
Ordinaria: elaborazione stipendio mensile;
Urgente: elaborazione arretrati a credito o stipendi relativi a periodi passati;
Speciale: elaborazione competenze personale scuola e volontari Vigili del fuoco e altre tipologie particolari di arretrati.
L’esigibilità rappresenta invece la data in cui viene effettuato l’accredito del pagamento presso il proprio istituto di credito.
Si tratta quindi della fase in cui l’importo spettante si rende disponibile al beneficiario.
Le date di esigibilità sono le seguenti.
23 di ogni mese: rata ordinaria;
27 di ogni mese: rata ordinaria comparto Sanità;
entro 10 giorni lavorativi dal termine Emissione Urgente e Speciale.
LA GUIDA ALLA LETTURA DEL CEDOLINO
Il cedolino è un documento che riporta le voci inerenti i dettagli di pagamento e/o le ritenute relative allo stipendio di un lavoratore dipendente, in un determinato mese.
Per tutti gli amministrati gestiti da NoiPA, è disponibile il cedolino della rata stipendiale in formato elettronico, derivante dalle elaborazioni delle informazioni inerenti le competenze fisse ed accessorie.
Tale documento è consultabile accedendo direttamente all’area riservata del portale, nella sezione “Documenti Personali”, inserendo le credenziali di accesso (codice fiscale e password) o utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi (CNS). Il cedolino relativo ad ogni rata rimane disponibile nell’area riservata per i 15 mesi successivi alla pubblicazione.
Il cedolino NoiPA in formato elettronico è disponibile per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione, anche per quelli non in possesso di casella di posta elettronica istituzionale.
NoiPA calcola mensilmente gli emolumenti della rata stipendiale per circa un milione e mezzo di dipendenti, elaborando le informazioni su competenze fisse ed accessorie.
Come accedere a NoiPa
Per usare NoiPA devi avere già registrato un account personale.
Entra su NoiPa con il tuo account, dopo aver digitato noipa.mef.gov.it
Sulla home page del sito web clicca sul pulsante Entra, si trova in alto a destra.
Poi digita il tuo codice fiscale e la tua password e poi clicca sul pulsante Login.
Una volta entrato su Noi PA clicca sull’icona dell’area riservata. E’ l’icona in alto a destra con la forma del lucchetto.
Per visualizzare i cedolini dello stipendio clicca sul simbolo + vicino alla voce Documenti disponibili. Si trova nel menù laterale a sinistra.
Si apre un sottomenù con altre voci; per visualizzare i cedolini dello stipendio clicca su Archivio cedolini.
La prima pagina
Ecco la guida alla lettura (fonte NoiPa)
La prima pagina è costituita dalle seguenti sezioni:
1. INTESTAZIONE
In questa sezione ci sono, oltre al logo del Ministero dell’Economia e Finanze, le informazioni identificative del cedolino, ovvero:
RATA DI RIFERIMENTO, indicativa di mese e anno di retribuzione
ID CEDOLINO, con numerazione progressiva convenzionale
2. AREA INFORMATIVA SUPERIORE
La sezione riporta tutte le informazioni relative all’anagrafica del dipendente, all’Ente di appartenenza, alla posizione giuridico economica del lavoratore, al dettaglio delle detrazioni e agli estremi di pagamento.
ANAGRAFICA DEL DIPENDENTE: contiene i dati anagrafici dell’intestatario del cedolino ovvero cognome e nome, codice fiscale, data di nascita, domicilio fiscale e numero di partita. In particolare, il numero di partita è un codice di iscrizione che identifica in modo univoco il dipendente nel sistema NoiPA.
ENTE DI APPARTENENZA: riporta i dati dell’amministrazione di appartenenza ovvero ufficio responsabile, codice fiscale dell’Ente e ufficio di servizio
POSIZIONE GIURIDICO ECONOMICA: contiene i dati giuridico-economici del dipendente quali il livello di inquadramento professionale, la tipologia di liquidazione spettante (TFS/TFR), la tipologia del contratto di lavoro (ad es. tempo indeterminato), la qualifica professionale e la Cassa Previdenziale cui il lavoratore è iscritto. Tali informazioni identificano la posizione professionale del dipendente e sono necessarie per calcolare l’importo economico spettante. A titolo esemplificativo il primo carattere del codice della qualifica individua il comparto di contrattazione collettiva di appartenenza, come ad esempio: “X” identifica il comparto Ministeri; “K” il comparto Scuola, “L” i Dirigenti, “H” i Magistrati, “W” i vigili del Fuoco, ecc. I dati della posizione giuridico economica sono evidenziati nell’immagine sottostante.
DETTAGLIO DELLE DETRAZIONI: tali dati indicano l’importo totale delle detrazioni sia di base che per carichi di famiglia. Tale importo diminuisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) calcolata, in base alle aliquote vigenti, sull’imponibile fiscale al netto delle ritenute previdenziali.
ESTREMI DI PAGAMENTO: riporta le informazioni relative alle modalità di pagamento dello stipendio (ad es. accredito su c/c bancario, codice IBAN, indirizzo filiale e data di esigibilità della valuta).
3. DATI RIEPILOGATIVI DELLA RETRIBUZIONE
In questa sezione vengono indicati i dati di riepilogo delle retribuzione, ovvero i soli importi totali riguardanti:
COMPETENZE FISSE: stipendio base e altri assegni
COMPETENZE ACCESSORIE: assegni accessori
RITENUTE: suddivise in previdenziali e fiscali e altri tipi di ritenute
CONGUAGLI PREVIDENZIALI E FISCALI
Viene data evidenza dei totali lordi e netti, e anche del quinto cedibile.
4. AREA INFORMATIVA INFERIORE
La sezione contiene gli importi progressivi e i codici bidimensionali necessari alla certificazione del cedolino.
IMPORTI PROGRESSIVI: l’imponibile e l’IRPEF dell’anno corrente (AC), l’imponibile e l’IRPEF dell’anno precedente (AP) e le aliquote IRPEF media e massima.
La seconda pagina
La seconda pagina del cedolino è composta dalle informazioni riepilogative già presenti nella prima pagina e da ulteriori elementi di dettaglio:
1. INTESTAZIONE DEL CEDOLINO
Riporta i medesimi campi dell’intestazione della prima pagina ovvero la rata di riferimento e l’ID del cedolino.
2. AREA INFORMATIVA SUPERIORE
Riporta le informazioni già presenti nella prima pagina; nello specifico l’anagrafica della persona e l’Ente di appartenenza
3. DATI DI DETTAGLIO DELLA RETRIBUZIONE
COMPETENZE FISSE: stipendio e altri eventuali assegni (ad esempio indennità di amministrazione, assegno al nucleo familiare, arretrati a credito, ecc.)
COMPETENZE ACCESSORIE: ogni tipo di assegno accessorio (ad es. per lavoro straordinario)
RITENUTE: previdenziali, fiscali al netto delle detrazioni e altri tipi di ritenute (ad es. ritenute sindacali)
CONGUAGLI FISCALI E PREVIDENZIALI: ad es. addizionale regionale all’IRPEF, addizionale comunale saldo e addizionale comunale acconto, ecc.
4. AREA INFORMATIVA INFERIORE
Riporta i medesimi importi progressivi della prima pagina logica
La vicenda legata agli ITP continua a tenere banco, con le varie sentenze che ancora non hanno portato ad una direzione univoca in merito al titolo abilitante degli insegnanti tecnico pratici. Adesso arriva una sentenza del Tribunale del Lavoro di Pordenone, che riconosce il titolo abilitante di questa categoria di lavoratori della scuola e di conseguenza il diritto ad essere inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento.
Come riporta la sentenza segnalata dall’avvocato Solidoro, “la categoria degli insegnanti tecnico pratici (ITP)… ricomprende tutti quei docenti che sono muniti di competenze teorico-pratiche, ai quali sono affidati specifici incarichi di docenza normalmente espletati con attività didattiche che si svolgono prevalentemente nei laboratori. L’accesso all’insegnamento per tali materie ha richiesto unicamente il possesso del diploma di scuola secondaria superiore”.
Il legale sottolinea il fatto che il docente ITP in questione potrà partecipare al prossimo ed imminente piano delle assunzioni a seguito del proprio inserimento nelle GAE. Ne deriva, di conseguenza, che la vicenda dei docenti ITP ai fini dell’inserimento nelle GAE, è ancora aperta e tale sentenza potrà costituire un importante precedente.
Inoltre è bene ricordare che gli insegnanti ITP sono docenti per i quali non sono mai stati indetti con cadenza annuale i corsi di abilitazione ordinari. Per questo molti Tribunali hanno negli ultimi anni dato ragione agli ITP, proprio perchè l’abilitazione in questo caso non è dipesa da loro.
Gli inserimenti con riserva nelle Graduatorie di istituto
Ma la giustizia sta decidendo anche sull’inserimento degli ITP in seconda fascia d’istituto. A titolo di esempio, il giudice del Lavoro di Lagonegro ha sancito la forza abilitante del titolo conseguito dal docente ITP, che era entrato nei ruoli scolastici nell’anno 2001 tramite il cosiddetto doppio canale, sulla classe C270 Laboratorio di Elettrotecnica, anche se il medesimo risultava inserito nelle graduatorie anche sulla classe C290 Laboratorio di Fisica. Rientrante tra i titoli acquisiti di cui alla tabella C del DM 39/98.
Di conseguenza, il docente potrà svolgere le docenze sulle ore residue sulla classe di concorso C290 Laboratorio di Fisica.
Inoltre, il Tribunale del Lavoro, come riporta il legale Angelo Tuozzo, dopo aver ripercorso gli ultimi provvedimenti giurisprudenziali della giustizia ammnistrativa, ha concluso “che le pronunce conformi.. sopra richiamate ai sensi dell’art. 118 disp att. C.p.c., impongono, la disapplicazione degli atti (di cui viene in rilievo incidenter tantum l’illegittimità) adottati dalla PA per negare al ricorrente il diritto all’insegnamento sulla classe di concorso C290, per 5 ore residue…, in quanto il ricorrente risulta in possesso di titolo avente valore abilitante all’insegnamento sulla classe C/290”.
Nel corso dell’incontro di informativa tra Miur e OO.SS. dello scorso 14 maggio, concernente le operazioni di attribuzione degli incarichi dirigenziali, l’Amministrazione ha illustrato la nota con le indicazioni per gli USR su criteri e modalità di conferimento e mutamento degli incarichi dirigenziali per l’a.s. 2017/2018.
Secondo quanto riporta la FLC CGIL, la scadenza per le domande di mutamento di incarico e per la mobilità interregionale è fissata al 20 giugno 2018, mentre il 16 luglio 2018 è il termine per il completamento delle operazioni da parte delle Direzioni Regionali che dovranno inviare le domande di mobilità interregionale agli USR di destinazione, corredate di assenso, entro il 3 luglio 2017.
Rispetto alle operazioni di mobilità interregionale,la nota ribadisce il vincolo di 6 anni di permanenza nella regione di assunzione a seguito del concorso, mentre, per i dirigenti che sono stati assunti in regioni diverse da quelle in cui hanno partecipato allo stesso concorso, resta il vincolo è ridotto a tre anni (DM attuativo del comma 92 dell’art.1 della legge 107/2015).
Nel corso dell’incontro, i Sindacati hanno anche richiesto al MIUR di sollecitare i direttori generali degli USR ad accogliere tutte le richieste di permanenza in servizio presentate dai dirigenti scolastici; questo per contenere le carenze di organico che nell’a.s. 2018/2019 porteranno a circa 2000 le scuole affidate in reggenza, con un aggravio di lavoro eccessivo per i poco più di 6400 dirigenti in servizio.
Stanno avviandosi alla conclusione le prove Invalsi 2018: infatti, fino al 19 maggio le seconde classi di scuola superiore gli studenti dovranno sostenere i test, quest’anno più che mai osteggiati da docenti e alunni. E se per quanto riguarda gli alunni abbiamo già scritto, anche sui docenti, la contrarietà verso le prove Invalsi è decisamente diffusa, per diversi motivi.
Lavoro supplementare gratuito
Tralasciando le varie problematiche relative alla mancanza di pc per la somministrazione dei test e di polemiche legate a strafalcioni, c’è anche il problema, sollevato anche dal sindacato Cobas, del lavoro supplementare a cui vanno incontro docenti e personale ATA. Lavoro, per lo più, come segnalatoci da più lettori, non remunerato. Eppure, come riporta Il Fatto Quotidiano, dei 18 milioni di euro annui elargiti dal Ministero dell’Istruzione all’Invalsi, e sui quali la Magistratura contabile (e forse anche l’altra…) potrebbe dare un’occhiuta occhiata a 360 gradi, ancora una volta il personale docente, i dirigenti e gli Ata si sono prodigati in termini di puro volontariato obbligatorio.
Lezioni saltate e disservizi
I disservizi e le difficoltà per portare avanti le prove rappresentano altri problemi sollevati dai docenti, sia alle scuole medie, che alla primaria e superiore.
In particolare si parla di migrazione di intere classi in altri plessi o addirittura in altri Istituti, smistamento delle classi e/o entrate e uscite con perdita delle ore di lezione.
Quindi in definitiva i problemi sono:
– prolungamento arbitrario dell’orario di lavoro per docenti e ATA (in violazione del CCNL),
– prolungamento arbitrario di obbligo di frequenza per gli alunni (senza nessuna delibera degli organi competenti),
– migrazione di intere classi in altri plessi o addirittura in altri Istituti,
– smistamento programmatico delle classi e/o entrate e uscite con perdita delle ore di lezione,
– modalità di copertura delle assenze del personale non contemplate dalla normativa e che si configura a tutti gli effetti come interruzione di pubblico servizio.
Le prove Invalsi
Ricordiamo che dal 7 al 19 maggio a sostenere le prove Invalsi saranno i ragazzi delle seconde superiori,che dovranno seguire il nuovo impianto delle prove, introdotto nel nostro ordinamento scolastico con il decreto legislativo n. 62 del 13 aprile 2017, prevede che gli studenti svolgano i test nell’arco di circa due settimane, lasciando la scelta del giorno, a eccezione delle classi campione, alle scuole.
L’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo lancia un appello: bisogna unirsi per realizzare la «nuova scuola». Non si tratta di una nuova riforma, anche perché «Il mondo della scuola non è in grado di tollerarne altre».
Creare la scuola del futuro
L’obiettivo- si legge su La Stampa che recensisce il libro di Profumo: “Leadership per l’innovazione nella scuola”– è di aprire e condividere idee e riflessioni su come creare la scuola del futuro.
Quali strumenti e mezzi per il futuro dei giovani
La premessa è suggestiva: «I bambini che hanno iniziato le scuole elementari nel 2017 finiranno le scuole medie nel 2025 e le scuole superiori nel 2030. Ci vorrebbe una sfera di cristallo per sapere quali saranno le conoscenze e le competenze richieste alle cittadine e ai cittadini di domani, perché si tratta di immaginare come sarà la vita del futuro e quali lavori saranno richiesti. Dobbiamo ripartire da qui – tutti insieme dirigenti scolastici, insegnanti, famiglie e decisori politici, istituzioni pubbliche e private – dai sogni e dai bisogni dei ragazzi, per capire con loro quali strumenti e quali mezzi possano accompagnarli verso un futuro che sarà nelle loro mani».
I punti su cui intervenire
Una nuova scuola per una società altrettanto nuova, attraverso dei punti cardine: formazione dei dirigenti scolastici, formazione dei docenti e messa a regime delle buone pratiche.
«La scuola – avverte Profumo sull’articolo della Stampa- deve essere prima di tutto formativa e meno informativa. Le informazioni a disposizione di tutti oggi sono molte e facilmente reperibili, ma in forma non organizzata. Gli studenti sono in grado di ricercare in autonomia le informazioni di cui necessitano, ma la scuola attuale deve dare loro delle abilità aggiuntive: da quelle logico-deduttive a quelle di analisi critica e di sintesi».
Cultura digitale
Inoltre, «non ha senso partire dagli strumenti tecnologici di oggi, ma occorre costruire una nuova cultura, quella digitale, senza dimenticare che il progetto sarà tanto migliore quanto più saremo capaci di disarticolarlo dal tema tecnologico».
All’indomani del varo dell’ipotesi di CCNL 2016-2018, sottoscritta il 9 febbraio scorso soltanto dai sindacati scuola di Cgil, Cisl e Uil, Tuttoscuola per prima aveva rilevato che l’eventuale non sottoscrizione del Contratto definitivo avrebbe comportato l’esclusione dalla contrattazione integrativa a tutti i livelli dei due sindacati non sottoscrittori (Gilda e Snals).
Tutti i precedenti contratti, come quest’ultimo, hanno sempre previsto che alla contrattazione integrativa potevano partecipare soltanto i sindacati firmatari del CCNL.
Più precisamente, la disposizione è riportata nell’art. 22 del CCNL 2016-2018, ora definitivamente sottoscritto (solamente dai tre sindacati confederali), che così recita:
La contrattazione integrativa per il settore scuola si svolge: a) a livello nazionale, tra la delegazione costituita dal MIUR e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria firmatarie del presente CCNL; b) a livello regionale, tra il dirigente titolare del potere di rappresentanza nell’ambito dell’ufficio o suo delegato e i rappresentanti territoriali delle organizzazioni sindacali firmatarie del presente CCNL; c) a livello di istituzione scolastica, tra il dirigente scolastico e la RSU e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali firmatarie del presente CCNL, che costituiscono la parte sindacale.
Va detto che il dispositivo è presente da sempre in tutti i contratti pubblici e si riferisce non tanto alle relazioni sindacali, bensì alla contrattazione integrativa.
Ma i due sindacati rappresentativi non firmatari non ci stanno.
Gilda ha annunciato il ricorso alla Corte di giustizia europea e lo Snals ha preso una decisa posizione con il seguente comunicato stampa.
“Con condotta contraria ai canoni della correttezza che dovrebbero ispirare le relazioni sindacali – soprattutto nei rapporti tra le OO.SS. – FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA stanno esercitando pressioni sull’Amministrazione al fine di estromettere la nostra sigla da tutti i modelli relazionali in quanto non firmataria del vigente CCNL.
In ordine alla questione dell’ammissione alla contrattazione integrativa, si comunica che lo SNALS ha proposto ricorso al Giudice del Lavoro. Quanto invece all’informativa e al confronto, si rappresenta che, a norma del vigente CCNL (art. 4, 5 e 6), le dette forme di partecipazione sindacale sono esclusivamente subordinate al solo possesso del requisito della rappresentatività, a prescindere da ogni questione di firma; così come, del resto, lo stesso diritto ad essere ammessi alla contrattazione integrativa, come dimostrato nel ricorso presentato all’autorità giudiziaria.
In tale senso si comunica che la competente Direzione Generale del MIUR ha correttamente invitato lo SNALS-CONFSAL, unitamente alle altre sigle sindacali, ad una importante riunione di informativa sulle tematiche del personale AFAM celebratasi in data 9/5/2018.
Si coglie dunque l’occasione per ribadire come lo SNALS-CONFSAL non accetterà alcuna forma di discriminazione, contraria ai principi di cui agli artt. 3, 39 e 97 della nostra Costituzione, oltre che dello stesso testo unico del Pubblico Impiego, D. Lgs. 165/2001, in forza dei quali l’organizzazione sindacale ha diritto di partecipare alle relazioni sindacali laddove maggiormente rappresentativa, ancorché del tutto legittimamente abbia ritenuto, con atto di coraggio, di non condividere un testo contrattuale giudicato per i suoi contenuti economico-normativi non soddisfattivo del diritto e degli interessi dei lavoratori del comparto”.
Il Segretario Generale Elvira Serafini
È facile prevedere che da questo momento le relazioni sindacali, soprattutto a livello di istituzione scolastica, saranno accompagnati da fibrillazioni.
Se ne parlerà all’inizio del prossimo anno scolastico quando partirà la contrattazione integrativa d’istituto.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.