Dal gioco alla presa in carico: arriva a Bergamo il laboratorio per bambini autistici

Redattore Sociale del 21-11-2018

Dal gioco alla presa in carico: arriva a Bergamo il laboratorio per bambini autistici

Al via a dicembre il progetto “Giochiamoci” dell’associazione “Autismo È”: un laboratorio per bambini e adolescenti autistici, dove imparare con il gioco “strategie per vivere nel mondo dei neurotipici”. Salvi (Autismo È): “Hanno un quoziente intellettivo sopra la norma, ma difficoltà nelle relazioni sociali”.

MOZZO (BG). “L’autismo non è una malattia ma una modalità di funzionamento differente”. Parte da qui Silvana Salvi dell’associazione “Autismo È” per parlare del progetto “Giochiamoci”, al via a dicembre nella sede dell’associazione di Mozzo, in provincia di Bergamo. Si tratta di un laboratorio di gioco dove vengono strutturati piccoli gruppi da 3-5 ragazzi autistici, con la finalità di strutturare le loro abilità sociali proprio perché “anche se in Italia viene trattato in medicina serve in realtà la presa in carico psicoeducativa” dice Salvi. “Non si parla affatto solo di giocare o di un laboratorio – spiega – ma di imparare ad usare una regola, a rispettare l’attesa, il contatto fisico, la verbalizzazione”. Per fare ciò “bisogna lavorare di fantasia” passando dai giochi in scatola ad altri più complicati e strutturati pensati dagli operatori stessi per “lavorare sotto profilo dell’immagine invece che in forma verbale” ribadisce Silvana Salvi. “Alcuni di questi ragazzi non leggono le mimiche facciali, per esempio, non guardano negli occhi, altri sono dotati di iper udito. Bisogna insegnare loro delle strategie per vivere e relazionarsi con il mondo dei neurotipici”.

L’associazione “Autismo È” gestisce progetti che vanno dalla formazione scolastica, all’escursionismo in montagna per “sperimentarsi” negli spazi esterni, fino al centro bowling che esiste proprio a Mozzo e offre queste attività a “bambini, adolescenti, giovani e giovani adulti e di tutto lo spettro autistico: una schiera di persone che vanno dal basso all’altissimo funzionamento, con anche una compagine legata alla sindrome di Asperger e serve quindi un lavoro segmentato”. Un lavoro che per “Giochiamoci” partirà dalla presa in carico dei giovani in accordo con la famiglia, per fare prima una valutazione e strutturare in seguito dei percorsi individuali. Che dovranno tener conto del fatto che “questi bambini, quasi tutti, hanno delle dinamiche di funzionamento intellettivo molto elevato, con un quoziente al di sopra della norma, ma le difficoltà della loro vita stanno nel costruire relazioni sociali”. A collaborare in questo percorso anche la psicopedagogista Enza Crivelli e il neuropsichiatra Oreste Ferrari, membri dell’equipe abilitativa dell’associazione bergamasca, ma sopratutto due delle figure responsabili per l’autismo nel Polo di Neuropsichiatria “Il Tubero” di Anffas a Crema, centro specialistico che esiste in Lombardia da oltre vent’anni. (Francesco Floris)

È partita «ScuolaDigitaleTIM» per avvicinare gli studenti all’internet of things e alla robotica

da Il Sole 24 Ore

È partita «ScuolaDigitaleTIM» per avvicinare gli studenti all’internet of things e alla robotica

Ha preso il via da L’Aquila «ScuolaDigitaleTIM», il progetto nazionale promosso da Tim, assieme al Miur, che avvicina i ragazzi della scuola secondaria di primo grado ai concetti chiave delle nuove tecnologie, all’internet of things, alla robotica. L’iniziativa toccherà anche le città di Milano, Roma, Catania, Padova, Firenze, Napoli, Bari, Torino, Bologna, Matera, Genova, Udine, Cosenza e Cagliari.

L’iniziativa
Nelle aule degli istituti scolastici aderenti, ScuolaDigitaleTIM coinvolgerà circa 3mila studenti dagli 11 ai 13 anni in laboratori basati sul modello di creative-learning, durante i quali i ragazzi attraverso l’uso di sensori e attuatori (motori, luci e suoni) saranno guidati nella realizzazione di piccoli prototipi elettronici e di un vero e proprio robot che, interagendo tramite Bluetooth, svelerà i principi dell’IoT e della comunicazione Machine 2 Machine. Il corso ha l’obiettivo di stimolare la creatività e la passione degli studenti trasformandoli da passivi fruitori di tecnologia a utilizzatori consapevoli e attivi.

Formazione
Parallelamente alla formazione in aula, Tim renderà disponibili contenuti multimediali attraverso la piattaforma scuoladigitale.tim.it. Lo scopo è di rendere accessibile a chiunque i contenuti didattici che l’iniziativa intende veicolare. Il portale si rivolgerà quindi sia a chi avrà partecipato alle lezioni in aula, offrendo ulteriori spunti di approfondimento, sia a tutti i potenziali ragazzi interessati, alle loro famiglie e ai docenti: 9 video-lezioni, “card didattiche” (schede stampabili a casa o consultabili su PC, tablet e smartphone, con attività pratiche) ed un’area commenti moderata.

A conclusione del progetto sarà lanciato il contest online “Share the code”, aperto a tutti gli studenti in target con l’obiettivo di raccogliere prototipi realizzati con le competenze acquisite.
«ScuolaDigitaleTIM» è stata avviata nel 2016 e si è rivolta inizialmente ai docenti della scuola di ogni ordine e grado con l’obiettivo di avvicinarli agli strumenti digitali. Nella prima edizione l’iniziativa ha coinvolto 4.500 insegnanti con oltre 200 incontri realizzati su tutto il territorio nazionale. Il progetto è realizzato con la collaborazione di Codemotion.

I bimbi migranti e rifugiati nel mondo potrebbero riempire mezzo milione di aule

da Il Sole 24 Ore

I bimbi migranti e rifugiati nel mondo potrebbero riempire mezzo milione di aule 

I bambini migranti e rifugiati nel mondo potrebbero riempire mezzo milione di aule scolastiche. E’ quanto emerge dal Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione (Globale Education Monitoring Report) 2019 dell’Unesco su “Migrazioni, spostamenti forzati e educazione”, illustrato ieri a Berlino alla presenza del direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay.

In Italia gli appuntamenti sono per il 27 novembre prossimo a Roma presso l’Accademia dei Lincei e il 28 novembre, a Milano all’Università Cattolica del Sacro Cuore, incontri ai quali
parteciperà l’ex ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini attuale vice direttore generale Unesco settore Education.

Il rapporto mostra che il numero di bambini migranti e rifugiati in età scolare è cresciuto del 26% dal 2000 a oggi. Il diritto di questi bambini all’educazione di qualità, anche se sempre più riconosciuto sulla carta, è sfidato quotidianamente nelle aule e cortili delle scuole e addirittura negato da alcuni governi. Nei due anni successivi il momento chiave rappresentato dalla dichiarazione di New York per rifugiati e migranti nel 2016, i rifugiati hanno perso 1,5 miliardi di giorni di scuola. Tuttavia, c’è stato progresso nell’inclusione dei rifugiati nei sistemi educativi nazionali, come visto in otto dei dieci paesi che ospitano il numero più elevato di rifugiati. I campioni in questo campo sono paesi a basso reddito come Ciad, Etiopia e Uganda. Canada e Irlanda sono tra i leader globali nell’attuazione delle politiche di educazione inclusiva per gli immigrati.

Come affermato dal direttore generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, «tutti perdono quando l’educazione dei migranti e dei rifugiati viene ignorata. L’educazione è la chiave per
l’inclusione e la coesione».

Rifugiati

Metà delle persone costrette a muoversi al mondo sono sotto l’età di 18 anni. Eppure, molti paesi li escludono dai loro sistemi educativi nazionali. I bambini richiedenti asilo detenuti in paesi come Australia, Ungheria, Indonesia, Malesia e Messico, hanno accesso limitato o nessuno accesso all’istruzione.

Immigrati

La quota di studenti immigrati nei paesi ad alto reddito è aumentata dal 15% al 18% tra il 2005 e il 2017. Attualmente il loro numero di 36 milioni, è equivalente all’intera popolazione scolare in Europa. Al ritmo attuale, potrebbe salire al 22% entro il 2030. Ma ai bambini immigrati non si danno buone possibilità di successo. Nel 2017, nell’Unione europea, il numero di giovani nati all’estero che aveva abbandonato precocemente l’educazione era il doppio di quello dei nativi. Gli studenti immigrati di prima generazione nei paesi dell’Ocse avevano 32% di meno di probabilità di ottenere le competenze di base in lettura, matematica e scienze nel 2015 rispetto ai nativi.

«Quasi tutti i paesi stanno per firmare due Patti Globali sui rifugiati e migranti, che contengono diversi impegni chiave in materia di educazione. Questo potrebbe essere il punto di svolta tanto atteso», ha commentato Manos Antoninis, direttore del rapporto Gem.

Giornata Infanzia, rinnovata Carta diritti dei figli dei detenuti

da Il Sole 24 Ore

Giornata Infanzia, rinnovata Carta diritti dei figli dei detenuti 

Ieri in occasione della Giornata mondiale dell’Infanzia, l’Autorità garante, il ministero della Giustizia e l’associazione Bambinisenzasbarre hanno rinnovato la Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti. Tra gli obiettivi, arrivare a evitare la permanenza dei bambini in carcere.

L’intesa
Le parti si sono impegnate affinché i minorenni che vivono con i genitori in una struttura detentiva abbiano libero accesso alle aree all’aperto, al mondo esterno, agli asili nido e alle scuole. Si prevedono strutture educative di assistenza, personale specializzato, formazione per i genitori nello sviluppo delle capacità genitoriali. Quanto alle visite dei figli minorenni ai genitori detenuti, c’è l’impegno a mettere in campo una serie di azioni necessarie a proteggere i legami familiari. Tra gli obiettivi, l’individuazione di una sede detentiva che garantisca il contatto diretto genitore-figlio, la regolarità delle visite e spazi adatti a bambini e ragazzi per i colloqui. Inoltre si lavorerà affinché sia possibile per i minori di 14 anni avere un accompagnatore nei casi in cui l’altro adulto di riferimento non fosse disponibile. Nel protocollo anche la previsione di gruppi di esperti a sostegno dei più piccoli per valutare come vivono l’esperienza della visita e consentire il contatto anche con altri mezzi.

Bonafede: «Garantire affettività»
«Sono rimasto particolarmente colpito – ha dichiarato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – dalla tragedia di Rebibbia, dove una detenuta ha ucciso i suoi due bambini. Dobbiamo creare le condizioni – ha aggiunto – perché anche ai minori con un genitore detenuto possa essere garantita l’affettività derivante dalla prosecuzione del legame familiare». E così come per gli altri bambini, «il principale diritto dei figli dei detenuti è mantenere il legame affettivo con il genitore anche attraverso incontri e contatti regolari» ha commentato la Garante per l’Infanzia, Filomena Albano.

Contabilità, novità anche per le gare

da ItaliaOggi

Contabilità, novità anche per le gare

Il nuovo regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 16 novembre scorso. Il provvedimento è entrato formalmente in vigore il 17 novembre scorso, ma le nuove disposizioni si applicheranno dal 1° gennaio 2019.

Carlo Forte

Il nuovo regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 16 novembre scorso. Il provvedimento è entrato formalmente in vigore il 17 novembre scorso, ma le nuove disposizioni si applicheranno dal 1° gennaio 2019. Per assicurare l’uniforme applicazione e interpretazione delle nuove disposizioni l’amministrazione centrale emanerà una circolare esplicativa in tempo utile. Il nuovo testo, più snello del precedente, recepisce le novità normative che sono state introdotte in questi anni, in particolare quelle relative agli appalti, facendo ad esempio chiarezza sul tema delle soglie per l’affidamento di lavori, servizi e forniture da parte delle scuole. È prevista anche una maggiore trasparenza nella stesura del programma annuale e, più in generale, nella rappresentazione dei fatti contabili e gestionali: dovranno essere esplicitate con chiarezza le finalità e le voci di spesa cui vengono destinati i contributi volontari versati dalle famiglie o le risorse reperite attraverso le raccolte di fondi, anche quelle effettuate attraverso l’adesione a piattaforme di finanziamento collettivo (crowdfunding).

Tra le principali novità, tempistiche di programmazione della spesa più precise e, in particolare, l’innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti da 2mila a 10mila euro. Le gare invece, dovranno essere indette con almeno 5 soggetti concorrenti, per le forniture di importo compreso tra più di 10 mila euro e 135 mila euro. Il ministero dell’istruzione accompagnerà l’entrata in vigore del nuovo regolamento con un’apposita circolare attuativa che espliciterà, articolo per articolo, le novità in campo, con specifiche istruzioni operative in materia contabile e con riferimento all’acquisto di beni e servizi.

Mobilità, tutti titolari su scuola E ritorna la fase comunale

da ItaliaOggi

Mobilità, tutti titolari su scuola E ritorna la fase comunale

Le novità annunciate dal miur in fase di contrattazione

Marco Nobilio

Titolarità su scuola per tutti e ripristino della fase comunale. È quanto emerso nel secondo incontro sulla contrattazione per la mobilità, che si è tenuto il 15 novembre scorso a viale Trastevere tra i rappresentanti del ministero dell’istruzione e dei sindacati firmatari del contratto, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams. L’amministrazione ha informato i sindacati della propria disponibilità a ripristinare i diritti dei docenti in materia di mobilità, anche in vista della cancellazione definitiva della chiamata diretta e degli ambiti territoriali. Cancellazione che avverrà tramite un apposito provvedimento legislativo. In VII commissione al senato sono stati presentati due disegni di legge in tal senso: il 753, primo firmatario Mario Pittoni (Lega) e 763, prima firmataria Maria Laura Granato (M5S). Entrambi i disegni di legge sono in sede redigente. L’intenzione del governo di disporre la cancellazione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali si evince proprio dal fatto che i disegni di legge sono stati assegnati in sede redigente. L’esito di tale procedura consisterà nel fatto che il provvedimento, quando sarà assegnato all’esame dell’aula, sarà votato in blocco, senza procedere articolo per articolo. E ciò accelererà notevolmente i tempi di approvazione.

Le due proposte di legge, peraltro, non sono identiche, ma sono comunque conciliabili tra loro: il disegno di legge Pittoni prevede, infatti, la cancellazione della chiamata diretta, il disegno di legge Granato prevede espressamente anche la cancellazione degli ambiti. È probabile, quindi, che l’inizio dell’esame da parte della commissione del solo ddl Granato comporti l’assorbimento del ddl Pittoni. Che peraltro è perfettamente conciliabile con le disposizioni previste dal ddl Granato. La cancellazione della chiamata diretta comporterà il ripristino del diritto di tutti i docenti alla sede di titolarità. E ciò avverrà sia all’atto dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, sia all’esito delle procedure di mobilità. Pertanto, i docenti non titolari che non parteciperanno alle operazioni di mobilità oppure se parteciperanno ma non otterranno l’accoglimento della domanda, otterranno la titolarità sulla scuola dove sono titolari di incarico triennale non appena le nuove disposizioni entreranno in vigore. Mentre i docenti che presenteranno la domanda di mobilità e se la vedranno accogliere, otterranno la titolarità sulla scuola dove saranno trasferiti oppure su quella alla quale saranno assegnati per effetto di un passaggio di ruolo o di cattedra.

L’amministrazione ha anche intenzione di ripristinare la fase comunale dei movimenti. Ciò vuole dire che I trasferimenti e i passaggi all’interno del comune avranno nuovamente la precedenza sui trasferimenti e i passaggi dei docenti provenienti da altri comuni. L’amministrazione e sindacati stanno anche lavorando alla possibilità di prevedere, nel prossimo contratto, i trasferimenti anche per i docenti di musica dei licei musicali.

Sciopero scuola, proclamato per il 30 novembre

da Orizzontescuola

Sciopero scuola, proclamato per il 30 novembre
di redazione

Il Miur, con nota n. 32334 del 20 novembre 2018, ha comunicato lo sciopero proclamato dall’USB PI- Scuola.

Lo sciopero si svolgerà il 30 novembre e riguarda tutto il personale del comparto scuola: di ruolo e non, docente e non docente, dirigente e all’estero.

Le scuole devono comunicare lo sciopero alle famiglie e agli alunni. Devono inoltre comunicare tramite SIDI le seguenti informazioni:

– il numero dei lavoratori dipendenti in servizio;
– il numero dei dipendenti aderenti allo sciopero anche se negativo;
– il numero dei dipendenti assenti per altri motivi;
– l’ammontare delle retribuzioni trattenute.

nota

Pensioni, prescrizione contributi. Operazione INPS “estratto conto”

da Orizzontescuola

Pensioni, prescrizione contributi. Operazione INPS “estratto conto”
di redazione

Per le pensioni, l’INPS ha lancato l’operazione “estratto conto” in modo che i lavoratori abbiano una posizione assicurativa completa, congruente e certificata.

Sistemare estratto conto contributivo

Pensioni, l’obiettivo è sistemare l’estratto conto contributivo, in modo da evitare la prescrizione. Ad essere interessati anche alcuni insegnanti.

Chi sono i lavoratori interessati

I soggetti interessati sono tutti i lavoratori della Gestione pubblica iscritti alla Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL), Cassa Pensioni Sanitari (CPS), Cassa Pensioni Insegnanti (CPI), Cassa Pensioni Ufficiali Giudiziari (CPUG) e Cassa Trattamenti Pensionistici dello Stato (CTPS).

La mia pensione futura

Per la pensione, il controllo dell’estratto conto dei contributi sarà possibile innanzitutto per un primo gruppo  di 500mila dipendenti pubblici appartenenti agli enti locali e, successivamente, a tutti i restanti contribuenti.

Invio buste arancione

Permette di controllare il proprio estratto conto contributivo e simulare l’importo della propria pensione futura.

Cosa fa l’INPS

L’INPS, in costanza di una posizione assicurativa completa, congruente e certificata, attribuisce all’iscritto le prestazioni alle quali ha diritto. Ciò è certificato dall’estratto conto contributivo.

Cosa fa il datore di lavoro

  • trasmette all’INPS i dati anagrafici e previdenziali dei propri dipendenti
  •  verifica la correttezza di tali dati
  • si occupa anche di eseguire la sistemazione della singola posizione assicurativa.

Cosa può fare il lavoratore

Per la pensione il controllo dell’estratto conto dei contributi è affidato anche al lavoratore:

  • consulta il proprio estratto conto online;
  • verifica incongruenze o scoperture nei periodi di servizio e nelle retribuzioni presenti nel conto;
  • segnala al proprio datore di lavoro e all’INPS gli eventuali errori o le scoperture riscontrate con la Richiesta di Variazione Posizione Assicurativa (RVPA) e dà impulso alle attività di verifica e correzione

La nota INPS del 20 novembre 2018

Chi è obbligato  a verificare entro il 31 dicembre 2018

Iscrizione studenti: operazioni propedeutiche delle scuole

da Orizzontescuola

Iscrizione studenti: operazioni propedeutiche delle scuole
di Giovanna Onnis

La circolare sul’iscrizione studenti inviata alle scuole dal MIUR in data 8 novembre 2018, avente come oggetto le iscrizioni a tutte le scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2019/2020, fornisce tutte le indicazioni e le istruzioni necessarie alle famiglie e alle istituzioni scolastiche.

La tempistica stabilita per la presentazione delle domande di iscrizione risulta anticipata rispetto allo scorso anno e le istanze devono essere presentate dal 7 gennaio al 31 gennaio 2019, mentre l’anno scorso è stato possibile presentarle dal 16 gennaio al 6 febbraio

Azioni propedeutiche all’iscrizione

Prima dell’iscrizione vera e propria è indispensabile che siano attuate delle azioni propedeutiche da parte delle Regioni, degli Uffici Scolastici Regionali, delle Istituzioni scolastiche e delle famiglie, senza le quali non risulterà possibile effettuare l’iscrizione secondo le regole stabilite dal MIUR

Ruolo delle Regioni

Le Regioni hanno l’importante compito di programmazione della rete scolastica, che deve essere completata e resa pubblica con largo anticipo rispetto ai termini di presentazione delle domande di iscrizione.

Le Regioni, infatti, attraverso il piano di dimensionamento, oltre a istituire, accorpare e/o trasformare le istituzioni scolastiche, provvedono ad arricchire l’offerta formativa, attivando nuovi indirizzi presso le scuole secondarie di secondo grado.

Ruolo degli Uffici Scolastici Regionali

Gli Uffici Scolastici Regionali, nel dialogo istituzionale con le Regioni e gli Enti locali, come chiarisce la CM n.18902/2018, hanno il fondamentale ruolo di tutelare il diritto all’apprendimento attraverso un’azione tendente a realizzare un’offerta formativa razionale e omogenea.

Pertanto, gli Uffici Scolastici Regionali dovranno fare in modo che tale processo si svolga nei tempi normativamente previsti e avranno il compito di fornire il proprio contributo alla distribuzione complessiva sul territorio dell’offerta formativa, che contempla istituzioni scolastiche statali e paritarie.

Ruolo delle Istituzioni scolastiche

Le istituzioni scolastiche sono tenute alla predisposizione, approvazione e pubblicazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa 2019/2022 (PTOF) entro i termini stabiliti dalla normativa, al fine di fornire tempestive e utili informazioni relative all’offerta formativa proposta.

Il PTOF, essendo il documento di progettualità scolastica, rappresenta, infatti, un importante strumento di comunicazione tra la scuola e le famiglie, soprattutto nella fase delle iscrizioni.

Al riguardo, come chiarisce la succitata circolare sulle iscrizioni 2019/2020 e come tempestivamente segnalato da OrizzonteScuola, il MIUR con la nota n.17832 del 16 ottobre 2018, recante indicazioni per la predisposizione del PTOF 2019/2022, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche tempi più distesi, ha stabilito di far coincidere il termine utile per l’approvazione da parte del Consiglio di Circolo/Istituto del PTOF 2019/2022 con la data di apertura delle iscrizioni per l’anno scolastico 2019/2020, cioè entro il 7 gennaio 2019.

L’aggiornamento del PTOF, con regolare pubblicazione sul sito della scuola e sul portale del MIUR “Scuola in Chiaro”, rappresenta un adempimento importante e utile alle famiglie che si apprestano ad effettuare l’iscrizione dei propri figli per il prossimo anno scolastico 2019/2020.

La possibilità di prendere visione del PTOF delle diverse Istituzioni scolastiche consente, infatti, di effettuare scelte più consapevoli sulla scuola nella quale iscrivere i propri figli.

Prima dell’avvio delle iscrizioni, le istituzioni scolastiche devono aggiornare, quindi, le informazioni che le caratterizzano attraverso la funzione del portale SIDI “Scuola in chiaro” nell’Area “Rilevazioni” e curano la redazione del proprio modulo di iscrizione online attraverso l’apposita funzionalità disponibile sul portale SIDI nell’area “Gestione Alunni”, percorso “Iscrizioni online”.

Il modulo della domanda di iscrizione, in base alle indicazioni fornite dal MIUR, è strutturato in una parte generale, uguale per tutte le scuole, contenente i dati anagrafici di alunni/studenti, e in una parte che

ogni scuola può personalizzare con la richiesta di informazioni specifiche, attinte da un elenco di voci predefinite o anche aggiunte dalla scuola.

Dopo la predisposizione da parte delle scuole, il modulo di domanda viene reso disponibile ai genitori attraverso l’applicazione internet “Iscrizioni on line”, cui si può accedere direttamente dal sito web www.iscrizioni.istruzione.it

Ruolo delle famiglie

Prima di procedere con l’iscrizione online le famiglie devono effettuare la registrazione sul sito www.iscrizioni.istruzione.it, che, come stabilisce la circolare ministeriale, può essere fatta a partire dal 27 dicembre 2018, in quanto prima di tale data la funzione non sarà ancora attiva.

Tramite la registrazione le famiglie potranno disporre delle credenziali indispensabili per accedere al servizio “Iscrizioni online” disponibile nel portale del MIUR www.iscrizioni.istruzione.it

Il sistema “Iscrizioni online” avviserà in tempo reale, tramite posta elettronica, dell’avvenuta registrazione che, ribadiamo, è propedeutica all’iscrizione scolastica ed è indispensabile per poterla effettuare.

Tutte le indicazioni

Aumenti di stipendio 2019: per molti docenti e Ata saranno dimezzati

da La Tecnica della Scuola

Aumenti di stipendio 2019: per molti docenti e Ata saranno dimezzati
Di Reginaldo Palermo

Se durante l’iter parlamentare non si dovessero trovare correttivi, gli eventuali (e peraltro modesti) aumenti stipendiali per i dipendenti pubblici di cui il Governo sta parlando potrebbero risultare ampiamente ridotti.

Il meccanismo del “bonus Renzi”

Come è noto attualmente tutti i dipendenti pubblici e privati con uno stipendio fino a 24.600 euro godono di una riduzione fiscale di 960 euro annui (80 mensili): si tratta del famoso “bonus Renzi” che attualmente costa alle casse dello Stato una decina di miliardi all’anno.
Il bonus non viene riconosciuto a chi ha uno stipendio superiore a 26.600 euro all’anno, mentre chi sta nella fascia compresa fra 24.600 e 26.600 ne usufruisce ma in modo proporzionale.
E’ ovvio, quindi che per chi già oggi ha uno stipendio superiore al tetto massimo  (26.600) non cambierà nulla.
Ma per chi per chi ha un reddito esattamente uguale a 24.600 euro potrebbe profilarsi una vera e propria beffa.
Supponiamo infatti che nel 2019 l’insegnante che oggi è a 24.600 euro annui abbia un aumento di 400 euro arrivando quindi a 25.000.
Ovviamente gli sarà ricalcolato il “bonus” secondo questa semplice formula
(26.600-25.000): 2000 [la differenza fra 26.600 e 24.600] x 960
Cioè: 1.600:2000×960 =0,8 x 960 = 768

Aumento di 400 euro, taglio del bonus di 192

Nel concreto, quindi, chi si trova in quella posizione stipendiale avrà un aumento di 400, ma il suo bonus scenderà da 960 a 768 euro: in pratica l’aumento di 400 euro si ridurrà nei fatti a soli 208 euro.
Proprio per evitare che gli aumenti contrattuali fossero di fatto erosi da una diminuzione del bonus, nella legge di bilancio dello scorso anno venne introdotta una norma per portare il tetto massimo da 26.000 a 26.600 euro.
Ma quest’anno non è prevista nessuna misura in tal senso; ecco perchè chi ha uno stipendio prossimo ai limiti che danno diritto al “bonus Renzi” deve stare in guardia: alla resa dei conti l’eventuale aumento potrebbe risultare molto più modesto di quanto annunciato.

Programma Erasmus+, le date per presentare le candidature nel 2019

da La Tecnica della Scuola

Programma Erasmus+, le date per presentare le candidature nel 2019
Di Lara La Gatta

L’Agenzia Nazionale Erasmus+ INDIRE ha pubblicato l’Invito a presentare proposte 2019 e la Guida del programma 2019, con le informazioni utili per candidarsi e ottenere finanziamenti nell’ambito del Programma Erasmus+, il programma dell’Unione Europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport 2014-2020.

Per quanto riguarda, in particolare, le istituzioni scolastiche, le date da tener presenti per presentare le candidature sono:

  • 5 febbraio 2019: Mobilità individuale nei settori dell’IFP, dell’istruzione scolastica e dell’istruzione per adulti
  • 21 marzo 2019: Partenariati strategici nel settore dell’istruzione e della formazione.

Documenti da scaricare:

Diplomati magistrale, stop ai trionfalismi: la cautela è d’obbligo

da La Tecnica della Scuola

Diplomati magistrale, stop ai trionfalismi: la cautela è d’obbligo
Di Dino Caudullo

Tutto sembrava essere finito a dicembre dello scorso anno, quando l’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato aveva detto, senza mezzi termini, che i diplomati magistrale non hanno alcun titolo all’accesso nelle graduatorie ad esaurimento, ma qualche giorno fa è giunta una nuova rimessione all’Adunanza plenaria per rimeditare sul principio di diritto che impedirebbe appunto l’accesso alle Gae ai diplomati magistrale.

In questi giorni, in attesa di conoscere il contenuto dell’ordinanza della VI sezione del Consiglio di Stato, che rimette nuovamente la questione all’Adunanza plenaria, e che certamente analizzeremo in dettaglio, si sono susseguiti innumerevoli dibattiti ed incontri pubblici per analizzare i possibili scenari che si prospettano, anche alla luce dell’avvio da parte del Miur del concorso straordinario.

Tra gli addetti ai lavori, naturalmente, la cautela è d’obbligo, tenuto conto che il quadro, dal punto di vista giuridico e strettamente processuale (è pendente anche il ricorso innanzi alle Sezioni unite della Corte di Cassazione avverso la sentenza dell’Adunanza plenaria dello scorso dicembre) è quantomai complesso.

Minor cautela, tuttavia, si riscontra sul web, e sui social in particolare, dove si leggono proclami trionfalistici su pronunce giudiziarie che avrebbero risolto definitivamente la questione.

Facciamo riferimento ai diversi annunci che circolano da giorni sulle maggiori piattaforme social, dove si annuncia una clamorosa decisione del Tar Lazio che, pronunciandosi nel merito di un ricorso, avrebbe disposto l’inserimento in Gae di numerosi docenti muniti di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002.

Ad una lettura poco attenta, o comunque non tecnica, la notizia appare a dir poco clamorosa, a fronte del fosco quadro giurisprudenziale in materia, riaccendendo facili – e non giustificati – entusiasmi.

Tuttavia, ad una semplice lettura del provvedimento cui si fa riferimento, si svela subito l’equivoco.

Si tratta in realtà, di una delle ormai tante pronunce del Tar che, adeguandosi al recente orientamento del Consiglio di Stato (vedi per tutte le sentenze del 12 giugno scorso), ha dichiarato l’illegittimità dei decreti di aggiornamento delle Gae, laddove non prevedono possibilità di reinserimento dei docenti depennati per non aver presentato domanda di aggiornamento.

È evidente, a ben vedere, che si tratta di una fattispecie ben diversa rispetto a quella che riguarda migliaia di diplomati magistrale, che non sono mai stati inseriti e che oggi rivendicano il diritto all’inserimento – per la prima volta – nelle Gae.

Onde evitare di suscitare facili entusiasmi, o ancor peggio, indurre in errore chi in assoluta buona fede decide il proprio destino in base a queste notizie, diciamo, poco attente al dettaglio, sarebbe auspicabile una maggiore cautela da parte di chi, certamente non operatori del diritto (i quali non potrebbero mai confondere le fattispecie dei depennati con i diplomati magistrale) si sbilancia con proclami trionfalistici ingiustificati.

Nella ormai annosa vicenda dei diplomati magistrale ci sono in ballo i destini di 60 mila famiglie, così come in altre vertenze altrettanto delicate (vedi l’accesso degli ITP nella II fascia delle graduatorie di istituto) e non è accettabile la leggerezza con cui qualcuno affronta l’argomento.

Piano didattico personalizzato (PDP), va redatto entro novembre. Ecco un modello

da La Tecnica della Scuola

Piano didattico personalizzato (PDP), va redatto entro novembre. Ecco un modello
Di Fabrizio De Angelis

Il Piano didattico personalizzato (PDP) è un documento dedicato agli gli studenti con DSA, citato all’interno della legge 170/2010 e delle linee guida seguenti. Si tratta della programmazione didattica riservata agli alunni con difficoltà di apprendimento.

Tale documento che compila la scuola, rappresenta un patto d’intesa fra docenti, famiglia e istituzioni socio-sanitarie dove devono essere esplicitati gli interventi didattici individualizzati e personalizzati, gli strumenti compensativi e le misure dispensative che servono all’alunno per raggiungere autonomia in ambito scolastico.

Quando va redatto?

Il piano didattico personalizzato, per quanto riguarda gli studenti con diagnosi già consegnata e protocollata presso la scuola, viene redatto dal Consiglio di Classe all’inizio di ogni anno scolastico entro il primo trimestre, quindi generalmente tale documento deve essere pronto entro la fine di novembre.

In generale il percorso che deve seguire il PDP è il seguente:

– Incontro dei docenti con la famiglia e lo specialista

– Stesura del documento da parte del Consiglio di Classe

– Condivisione con la famiglia

Ricordiamo che il piano didattico personalizzato può essere modificato durante l’anno in base alla necessità. Infatti durante il percorso di apprendimento, l’alunno in seguito all’osservazione ed al monitoraggio può mostrare dei cambiamenti che pertanto necessitano di essere registrati nel documento, al fine di adeguare le strategie all’alunno alla luce dei nuovi dati.

PDP: non è sempre obbligatorio

Bisogna sottolineare per quanto riguarda il PDP, che questo non è sempre obbligatorio: infatti, in base alla L. n. 170/10, al decreto attuativo n. 5669/11 ed alle Linee Guida annesse, per gli alunni con DSA è prevista obbligatoriamente la stesura di un PDP contenente gli strumenti compensativi e le misure dispensative necessarie al successo scolastico dell’alunno. Tale documento ha pieno valore formale e quanto in esso stabilito dev’essere garantito anche in sede di verifiche e di esami finali.
Per quanto riguarda gli alunni BES la direttiva ministeriale del 27/12/12  distingue tre sottocategorie di BES: disabilità, Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) ed evolutivi specifici e svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale. Il documento può essere redatto anche in presenza di altri BES, diagnosticati o meno.

In quest’ultima categoria di BES, possono esserci deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD); in altri casi, invece, sono riconducibili a diverse forme di svantaggio derivante da disagi economici e sociali, linguistici o culturali, come ad esempio i bambini e i ragazzi che vivono importanti forme di marginalità o che sono da poco arrivati in Italia.

In tutti questi casi il PDP non è obbligatorio, ma è deciso dal Consiglio di Classe e può avere anche carattere temporaneo, per brevi periodi durante l’anno scolastico.

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Tempo pieno: la riforma delle riforme per la scuola primaria. È la priorità?

da Tuttoscuola

Tempo pieno: la riforma delle riforme per la scuola primaria. È la priorità? 

In mezzo secolo di vita il tempo pieno nella scuola primaria è cresciuto gradualmente in consensi delle famiglie, numero di iscritti e aumento di posti di docente, raggiungendo nel 2017-18, rispetto al dato complessivo nazionale, il 35,7% di alunni iscritti e il 33,6% di classi funzionanti.

Governi di centrodestra e di centrosinistra hanno sostenuto la crescita.

L’attuale governo vuole fare di più, molto di più: generalizzare ovunque il tempo pieno, come ha dichiarato il vice-premier Di Maio.

Un simile obiettivo non era nemmeno previsto nel programma elettorale del Movimento (“Smantellare la riforma Gelmini significa anche ripristinare il tempo pieno e le compresenze nel primo ciclo d’istruzione: il MoVimento 5 Stelle intende lavorare affinché la scuola primaria italiana torni ad essere un’eccellenza nel mondo”), né tantomeno nel contratto di governo dove nemmeno appare il termine tempo pieno.

Ma tant’è, se la Lega e il ministro Bussetti sono d’accordo.

La generalizzazione del tempo pieno sarebbe importante, ammesso che sia richiesta da tutte le famiglie, ma non è una priorità. Ci sono altre priorità in questo momento da realizzare, come, ad esempio, la stabilizzazione dei posti di sostegno e la formazione specialistica dei docenti preposti, il superamento delle reggenze, il reclutamento.

Ma c’è un’altra questione, appunto, ben più rilevante: l’assenso delle famiglie.

La generalizzazione del tempo scuola per l’intera giornata, che imposta dall’alto assumerebbe un sapore da pianificazione statalista di altri tempi e luoghi, potrebbe non trovare d’accordo migliaia di famiglie che rivendicherebbero il diritto di scelta educativa.

Un’ipotesi, comunque, che richiederebbe investimenti e condizioni che oggi non sembrano sussistere.