La crociata di Federmeccanica in difesa dell’alternanza della legge 107

La crociata di Federmeccanica in difesa dell’alternanza della legge 107: una visione sbagliata
È partita nei giorni scorsi l’offensiva di Federmeccanica, l’associazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria, in difesa dell’alternanza scuola-lavoro come riordinata dalla Legge 107. Le proposte sono molto semplici: mantenimento del numero di ore previste nei tecnici e nei professionali (400 ore nel triennio), riconoscimento di un credito di imposta per le spese fatte dalle aziende coinvolte nell’alternanza.
Insomma al meglio Federmeccanica intende l’alternanza come strumento di inserimento nel mercato del lavoro.
Non è così. Ribadiamo che l’alternanza è una metodologia didattica che contribuisce alla formazione integrale del cittadino nella quale la dimensione dell’esperienza in contesti reali come quelli lavorativi è importante. Ma non è strumento di addestramento al lavoro.
Anche noi vogliamo ripensarla ma per ragioni opposte a quelle di Federmeccanica.
Non si tratta della semplice riduzione delle ore. Nella legge di bilancio chiediamo che venga finalmente ripristinata la piena responsabilità delle istituzioni scolastiche nella progettazione, attuazione e valutazione dei percorsi in alternanza, che venga resa obbligatoria l’adesione ad un codice etico da parte dei soggetti ospitanti, che vengano eliminate definitivamente le norme che riguardano l’obbligo di frequenza per l’accesso agli esami di stato.
E che a fronte di una vera autonomia progettuale si investano più risorse e non meno a supporto di chi è impegnato nella costruzione dei percorsi di alternanza.
La FLC CGIL continuerà in questa battaglia a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola e delle studentesse e degli studenti.

Carta d’intenti MIUR con Ministero della Giustizia, CSM, ANAC, DNA, ANM

È stato firmato oggi al MIUR il rinnovo della Carta di intenti fra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Giustizia, il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, la Direzione Nazionale Antimafia, l’Associazione Nazionale dei Magistrati. Obiettivi dell’intesa: educare le studentesse e gli studenti alla legalità, al rispetto dei diritti e dei doveri di ogni cittadino e delle regole, promuovere la loro partecipazione alla vita civile del Paese, favorire il contrasto alla criminalità organizzata.

A siglare l’accordo, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, e il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Francesco Minisci.

“Stiamo offrendo ai nostri giovani una straordinaria opportunità di crescita, che potenzia il ruolo e la missione educativa della scuola. La Carta d’intenti che abbiamo firmato oggi – ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti – testimonia la volontà e la determinazione che accomuna così tanti rappresentanti delle maggiori istituzioni del nostro Stato: mostrare ai ragazzi che senza legalità, senza rispetto delle regole, senza giustizia non c’è coesione sociale. Non c’è spazio per la crescita sana di un individuo, di una comunità e di un Paese. In altre parole, non si può essere cittadini attivi e responsabili. Voglio ringraziare i magistrati e tutti i professionisti di alto livello che diventeranno interlocutori privilegiati, maestri, guide degli studenti in questo percorso formativo”.

“Siamo in un momento storico – ha continuato il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – in cui tutte le istituzioni decidono di unirsi, di stare insieme per investire sul futuro di questo Paese. È un fatto importante. Stiamo intervenendo sull’idea di giustizia in Italia: spesso la intendiamo come entità con cui ci si confronta da adulti se qualcosa è andato male, individuiamo come luoghi della giustizia soltanto ed esclusivamente le aule di un tribunale. Invece la prima sfida è rilanciare un concetto di giustizia che parta dai banchi di scuola. Parlo della mia esperienza: ho conosciuto i primi magistrati in classe e so che questi incontri rimangono impressi nella mente dei ragazzi. Dobbiamo portare avanti iniziative educative che vanno in questa direzione e spiegare ai giovani che non c’è possibilità di scelta né libertà in una società dominata dalla mafia. Il rispetto delle regole rappresenta il momento di garanzia migliore per la libertà”.

Campagne informative sugli strumenti a disposizione per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata. Seminari e attività di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva per i giovani, le scuole, le famiglie e le Istituzioni. Un programma di iniziative per rendere più continuo e costante il contatto tra le aule dei tribunali e le aule scolastiche, attraverso la conoscenza diretta dei magistrati e del loro lavoro quotidiano. Sono solo alcune delle misure contenute nell’Accordo. In più, la Carta d’intenti mira a fornire una rete di supporto ai minori e ai nuclei familiari destinatari di provvedimenti giudiziari dei tribunali per i minorenni, per garantire concrete alternative di vita.

“Oggi è una giornata importante per chi vive il sistema giustizia, ma soprattutto per voi ragazzi: – ha dichiarato il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini, rivolgendosi agli studenti presenti – ci sono qui persone che vogliono seguirvi in un percorso di educazione alla legalità, ma siete voi che dovete darvi da fare, perché il mondo del futuro sarà vostro. Bisogna imparare ad avere rispetto degli altri e delle regole. Bisogna avere pazienza, essere disposti all’ascolto e a scambiarsi le idee. Tutto questo serve a creare una comunità. E se la comunità è forte, riesce a respingere coloro che la attaccano. È a scuola che dobbiamo formare questa coscienza. Siete coloro che hanno in mano il domani del nostro Paese”.

“Come Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo condividiamo con tutti i soggetti coinvolti e con i ragazzi ciò in cui abbiamo sempre creduto. Ovvero che il valore della libertà è fondamentale per la crescita della nostra democrazia e per l’affermazione effettiva della legalità. Chi crede nella libertà crede nella difesa dei diritti degli altri. E credere fermamente in questo significa non avere paura, perché vuol dire che siamo convinti che la nostra più grande ricchezza non è quella economica ma è il patrimonio che la nostra Costituzione ci ha assegnato”, ha affermato Federico Cafiero De Raho, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, che ha anche annunciato il tema del Concorso per accedere al prossimo viaggio della Nave della Legalità: “gli studenti approfondiranno il tema del contrasto del crimine attraverso la cooperazione giudiziaria, che non riguarda solo la giustizia, ma anche la solidarietà e la condivisione, ulteriori valori di grandissima importanza per la nostra civiltà”.

“Stiamo dando un segnale importante: non daremo tregua ai mafiosi – ha detto il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Francesco Minisci – né ad ogni forma di illegalità, lo Stato italiano è più forte. Ma è chiaro che se vogliamo veramente incidere non possiamo sottovalutare la fase della prevenzione, grazie alla quale è possibile avere effetti positivi ad ampio raggio e sul lungo termine e che ci consente di limitare gli spazi delle distorsioni e del reato. Che ci fa guardare con speranza verso il futuro. Ed è per questo che come ANM siamo impegnati da anni nelle scuole e organizziamo la ‘Notte bianca della legalità’, un percorso formativo di cui siamo molto orgogliosi”.

Durante l’evento, il Ministro Marco Bussetti, il Ministro Alfonso Bonafede e il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone hanno poi premiato le scuole vincitrici del Concorso “Whistleblower: un esempio di cittadinanza attiva e responsabile”: il Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” di Torino, l’Istituto Tecnico Statale “Archimede” di Catania e l’Istituto di Istruzione Superiore “Stanga” di Cremona. Menzioni speciali per l’IPSSEOA “F. Buscemi” di San Benedetto del Tronto, l’ITIS “Alessandro Volta” di Trieste e il Liceo Statale “E. Majorana” di Milano.

“Questo Concorso – ha sottolineato Cantone – rappresenta una delle tante iniziative che portiamo avanti per coinvolgere gli studenti su questioni di particolare rilevanza. Crediamo che l’adesione delle scuole sia fondamentale anche per far comprendere ai più giovani che le istituzioni non sono lontane e che sono fatte di persone che partecipano alla vita della comunità. Grazie a questa intesa, organizzeremo nuove attività perché siamo convinti che dobbiamo puntare sull’educazione come strumento per affrontare alcuni problemi che ci portiamo dietro da tempo. L’Italia ne ha parecchi sul fronte delle mafie e della corruzione. Ma ha anche tantissime potenzialità tra cui rientrano queste attività per la diffusione della cultura della legalità, indispensabile per cambiare al meglio la mentalità del Paese”.

CHIAMATA DIRETTA

CHIAMATA DIRETTA, GILDA PRESENTA EMENDAMENTI A DDL GRANATO

La Gilda degli Insegnanti promuove con un’ampia sufficienza il disegno di legge Granato su ambiti territoriali e chiamata diretta e, per migliorarla ulteriormente, propone quattro modifiche. Gli emendamenti sono stati illustrati dalla delegazione del sindacato in occasione dell’audizione in VII Commissione del Senato: il primo punta a tipizzare la prassi della riarticolazione della cattedra orario esterna a domanda del docente interessato; il secondo e il terzo mirano a prevenire l’uso improprio del potere dei dirigenti scolastici di assegnare i docenti alle classi, ai plessi e alle sezioni staccate se ubicate in altri comuni; il quarto interviene sull’assegnazione dei docenti ai posti di potenziamento, sollecitando che avvenga in base alle istanze degli insegnanti interessati, fatto salvo il principio della continuità didattica e il criterio del maggior punteggio nella graduatoria di istituto.

“La FGU-Gilda degli Insegnanti – si legge nel documento presentato a palazzo Madama – esprime parere favorevole all’abolizione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali, istituti inutili, dannosi, odiosi e probabilmente incostituzionali, introdotti dalla legge 107/2015. Valutiamo positivamente il ripristino della sede di titolarità dei docenti, la costituzione delle reti di scuole e il limite a due comuni contermini ai fini della formazione delle cattedre orario esterne. Valutiamo con favore – continua il sindacato – anche il ripristino del diritto di scelta della sede per i vincitori dei concorsi in applicazione del principio del maggiore punteggio in graduatoria”.

“Esprimiamo, invece, qualche riserva sulla regionalizzazione dei ruoli del personale, qualora tale riorganizzazione dovesse costituire il presupposto dell’introduzione di trattamenti difformi, da regione a regione, per quanto riguarda lo stato giuridico ed economico dei docenti e la relativa contrattualizzazione, che riteniamo debba rimanere saldamente incardinata nell’alveo statale”.

Alla deriva del sapere

Alla deriva del sapere

di Giovanni Fioravanti

Il sapere non sta attraversando un buon momento. Gli apprendisti stregoni si moltiplica-no. Quasi che il sapere anziché renderci liberi ci trasformi in vittime della sua tirannia.

Che il momento non sia favorevole al sapere, ci aveva già avvertito Tom Nichols con il suo “La conoscenza e i suoi nemici”, riecheggiando “La società aperta e i suoi nemici” di Karl Popper. Perché ciò a cui si guarda con sospetto e con resistenza sono sempre i pas-si che si fanno verso il cambiamento, verso il futuro che ti porta via quello che avevi prima.

È lo stesso meccanismo del sapere che ti priva dell’ignoranza e, a volte, ti accorgi che sarebbe stato molto più comodo non sapere.

Non possiamo più tornare alla presunta ingenuità e bellezza della società chiusa, il nostro sogno del cielo non può essere realizzato sulla terra. Platone ci ha fregato.

Diffidare del sapere ha fatto sempre bene alla narrazione umana che non avrebbe potuto progredire senza interrogarsi del proprio sapere, ma a sapere bisogna contrapporre sape-re e non congetture.

È la società chiusa che nega che il sapere accumulato dalla tradizione possa essere falsificato. O si possa anche solo pensare di metterlo in questione, sono le sette, le chiese e le confraternite, che non ammettono altro al di fuori di sé. Come il populismo e il sovrani-smo, propri delle società chiuse, nemiche delle società aperte.

Ma se possiamo dubitare e mettere in discussione la scienza, lo dobbiamo alla ragione cartesiana e illuminista, alla fiducia nella razionalità dell’uomo che ha portato la società occidentale a diventare per prima una società aperta, una società che ha reso libere le facoltà critiche della persona.

Sono le nostre capacità di usare la ragione che ci hanno consentito di progredire metten-do in discussione i nostri saperi. Ma la ragione dell’uomo ha bisogno di fatti, non di opi-nioni, della ricerca e della scoperta, per riprendere altre strade ancora verso la ricerca e la scoperta di altri saperi, non di sentenze e tanto meno di pregiudizi.

Quando veniamo al mondo compiamo l’ingresso nella cultura del nostro tempo per parte-cipare alla sua narrazione e diventarne a nostra volta gli autori. È a scuola che appren-diamo a leggerne e a scriverne le pagine. Per questo nessuno può appropriarsi della scuola, perché quella narrazione appartiene a tutta l’umanità che l’ha composta e che continua a comporla dai vari luoghi del pianeta.

Quando si teme il sapere, i primi sintomi vengono dalle scuole. È la narrazione collettiva a correre i maggiori pericoli.

I sacerdoti della società chiusa si muovono con le loro liturgie e i loro anatemi. La nuova eresia che non deve entrare tra la narrazione dei saperi delle nostre scuole è oggi la teoria gender.

Il ministro gialloverde, titolare del Miur, ha decretato con circolare a tutte le istituzioni sco-lastiche che di “gender” nelle scuole non si deve parlare senza il consenso delle famiglie, come non è possibile realizzare altri progetti, al di fuori delle discipline canoniche, se non c’è il benestare delle famiglie. Il diritto al sapere, dunque, appaltato e sequestrato dalle famiglie.

La scuola non più il luogo della narrazione collettiva, il luogo dell’ingresso nella cultura, il luogo della negoziazione dei significati, ma luogo di sudditanza e di manipolazione, as-servito a un culto della famiglia reazionario, conservatore e ignorante. La scuola come luogo della democrazia e dei saperi contingentati.

Il luogo dell’ipocrisia imposta come diritto dei genitori di tenere in ostaggio le menti dei fi-gli, nel luogo dove i saperi devono essere aperti, nel luogo in cui ricevere le risposte alle domande, che non possono certo celare i loro interrogativi solo perché i genitori non vogliono.

La paura del sapere striscia in modo allarmante e soffia alle porte e alle finestre delle no-stre scuole. Una riforma non detta si fa strada e da tempo attendeva il suo apprendista stregone. Alcune parole già iniziano a sguizzare nell’aria per familiarizzare con le orec-chie delle persone. E allora ecco la “regionalizzazione”, l’apprendimento per “argomenti” anziché per “discipline”. Tutto un repertorio con l’intento non dichiarato di ridurre le scuo-le a misura della propria società chiusa, del no ai saperi che non siano quelli delle pro-prie tradizioni, delle proprie certezze e differenze.

Non più la scuola pluriculturale per una società aperta. Ma una scuola sovranista, mono-culturale, per una società chiusa.
Non più la scuola della grande narrazione comune a tutta l’umanità, per questo comunità di destino, per questo comunità dell’incontro con l’altro. Il luogo in cui la narrazione dei saperi consente a generazioni di bambine e di bambini, di ragazze e di ragazzi di ricer-care la risposta a Chi sono io? Chi sei tu?

Una scuola che ora, in nome delle regionalizzazione, in realtà aspirerebbe a difendersi dai corpi estranei, che siano saperi nuovi e vecchi, docenti o discenti di altri terre geogra-fiche e culturali.
La deriva dei saperi comporta la deriva della cultura e delle conquiste democratiche, moti-vo per cui i saperi e i loro luoghi sono i primi ad essere presi di mira dal populismo e dal sovranismo delle società chiuse. Restare vigili è il nostro dovere.

Rilevazioni biometriche per il personale della scuola

USB Scuola alla Commissione Lavoro del Senato: assurde le rilevazioni biometriche per il personale della scuola!

USB Scuola è stata audita oggi in Commissione Lavoro al Senato in merito al Disegno di Legge “Concretezza”. La norma non riguarda direttamente la Scuola, anzi rimanda ad una futura legge specifica da emanare di concerto con il MIUR. Abbiamo comunque posto all’attenzione il nostro assoluto rifiuto nei confronti di mezzi di “rilevazione biometrica” delle presenze, che ci appaiono un inutile strumento repressivo nei confronti di un comparto in cui non si segnala in alcun modo la prassi di attestare la falsa presenza. La rilevazione della presenza si effettua attraverso il registro elettronico, che consente al Dirigente Scolastico non solo di conoscere l’ubicazione di ciascun docente, ma anche l’attività che lo stesso sta svolgendo e con quanti e quali studenti. Come da numerose sentenze, nessun altro strumento (badge o fogli firme) può essere legittimamente utilizzato. Certo, la rilevazione della presenza con simili strumenti evidenzierebbe la quantità di tempo di lavoro aggiuntivo di ciascun insegnante: pur non essendo previsto dal CCNL, spesso nelle scuole dell’infanzia, primarie e ovunque siano presenti alunni e studenti in situazione di disabilità, i docenti si trattengono oltre il termine per attendere l’arrivo dei genitori ritardatari. Questo basterebbe per avere almeno un’ora di straordinario a settimana, se non di più. Ma sappiamo bene che lo scopo dell’introduzione di misure come queste non è certo questo.
Dobbiamo poi dire che l’aspetto tecnico della rilevazione biometrica non è da sottovalutare. Le scuole italiane sono prive di reti informatiche adeguate, di strumentazioni idonee, ma ancor peggio sono strutturalmente fatiscenti, solo una minima parte agibile. L’investimento di cui necessitano è davvero il lettore di impronte digitali o della retina?
O forse tutto questo accanimento non è che un modo per andare a rispondere alla pancia di un pubblico (non cittadini, non elettori, pubblico e fan, così ci considerano) dirottato ormai da decine di anni contro ogni lavoratore e lavoratrice della Pubblica Amministrazione, fannulloni, incompetenti, incapaci. Per poi fare i finti stupiti e indignati quando gli insegnanti vengono picchiati da genitori o studenti, fomentati proprio da simili propagande.
Secondo i dati della stessa Commissione, la frequenza di falsa attestazione di presenza si attesta su ben 89 casi su 3.3 milioni di lavoratori della PA. Di questi due sono i casi nella scuola: uno conclusosi con l’archiviazione, l’altro tutt’ora in fase di inchiesta. Forse è opportuno che si smetta di pensare ai fan, ai like, agli share e si inizi a ragionare seriamente su come fare ripartire la scuola.

Le nostre proposte sono quelle della piattaforma dello sciopero del 30 novembre:

  1. l’abolizione totale dell’alternanza scuola-lavoro e la chiusura del carrozzone INVALSI, strumenti funzionali esclusivamente all’asservimento degli studenti e all’acquisizione di competenze utili al lavoro precario;
  2. una vera quota 100 e l’immissione in ruolo su tutti i posti liberatisi in virtù del turnover;
  3. la trasformazione di tutto l’organico di fatto in organico di diritto;
  4. un piano mobilità che, sulla base dell’allargamento degli organici, permetta il rientro dei lavoratori esiliati della 107;
  5. l’immissione in ruolo immediata, senza alcun concorso, per tutti i docenti con 36 mesi di servizio;
  6. un piano straordinario di assunzioni  del personale ATA per la copertura del reale fabbisogno delle scuole;
  7. l’internalizzazione dei servizi attualmente dati in appalto ai privati, stabilizzando tutto il personale ex-lsu Ata attraverso una procedura riservata ;
  8. un vero rinnovo contrattuale e un reale adeguamento salariale che nulla abbia a che fare con la miseria del contratto 2016-2018;
  9. il ritiro di ogni progetto di regionalizzazione del sistema di istruzione che lederebbe il principio solidaristico della redistribuzione della ricchezza sul territorio nazionale e  determinerebbe differenze sostanziali tra bambini e giovani del Nord e del Sud Italia;
  10. l’eliminazione della delega sul sostegno che riduce le ore di sostegno agli alunni disabili e incide negativamente sugli organici dei docenti;
  11. un vero investimento sull’integrazione degli alunni non italofoni e l’inserimento dell’Italiano L2 all’interno di tutte le istituzione scolastiche di ogni ordine e grado.

Ci servono fatti, non proclami da caccia alle streghe o promesse mai concrete.
Il 30 novembre aspettiamo tutti, docenti, personale ATA e studenti, attivisti, militanti e

Keep Calm and PTOF

Nota sul “consenso informato”… Coinvolgimento delle famiglie e “nuova” proposta Aprea: “Keep calm and PTOF”

di Cinzia Olivieri

 

La nota del 20 novembre sul PTOF

La nota congiunta prot. n.19534 del 20 novembre dalla Direzione Generale Ordinamenti e dalla Direzione Generale per lo studente è intervenuta, come dichiarato, per rispondere ai quesiti in merito alla tempistica con cui il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) deve essere approvato e comunicato alle famiglie ed alle modalità con le quali queste “devono esprimere il consenso, ove occorra”, alla partecipazione alle attività extracurricolari.

Essa giunge a breve distanza da quella della Direzione Generale Ordinamenti (ivi richiamata) del 16 ottobre Prot. n. 17832 del 16.10.2018, che ha individuato una più adeguata tempistica per la predisposizione del PTOF (rispetto alla prevista scadenza del 31 ottobre), coincidente con la data di apertura delle iscrizioni, ribadendone l’importanza quale documento di progettualità scolastica e strumento di comunicazione tra la scuola e la famiglia reso disponibile attraverso il proprio sito e pubblicato su “Scuola in Chiaro”.

Si ripropongono le questioni relative al “consenso informato” relativamente in particolare ai cosiddetti “progetti gender”, in merito a cui era già intervenuta la nota Prot. n. 1972 del 15/09/2015 del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione a chiarimento dell’art. 1 comma 16 L 107/2015, il quale promuove principi di pari opportunità all’interno del PTOF rinviando a quanto già disposto dall’articolo 5, comma 2, DL n.93/2013, convertito dalla L. 119/2013 contenente misure contro la violenza di genere (con particolare riguardo al femminicidio) e le discriminazioni.
Ebbene, la nota del 20 novembre non introduce una nuova disposizione sul consenso informato.

Ciò in primo luogo per l’evidenza giuridica che nulla di innovativo può essere introdotto con una nota che, come hanno ribadito tanto il Consiglio di Stato con la sentenza n. 567/17 quanto la Cassazione con la sentenza n. 6185 del 10.3.2017, non costituisce fonte del diritto ma semplice atto ad uso interno, prevalentemente a scopo interpretativo o informativo.
Perciò il quadro normativo non cambia.

L’autonomia è estranea all’idea di scuola “a la carte”, in cui ognuno ordina a volontà scegliendo solo il secondo perché il primo appesantisce, e l’istruzione non dovrebbe essere assimilata ad un trattamento sanitario di cui essere informati in considerazione dei rischi e dei possibili effetti collaterali.

La comunità scolastica non è quel luogo in cui è in atto uno scontro titanico tra forze predefinite del male e del bene. Le famiglie hanno sensibilità ed esigenze diverse che la scuola che integra nella sua autonomia è chiamata a mediare.

E laddove si richiama la libertà di scelta educativa occorre ricordare quanto espresso con autorevole chiarezza dalle Sezioni Unite della Cassazione con l’Ordinanza 5 febbraio 2008, n. 2656. Riconoscendo la competenza del tribunale amministrativo nel regolamento di giurisdizione proposto dal genitore di un alunno di scuola primaria di un comprensivo della provincia di Laives (Bolzano), che aveva convenuto la scuola davanti al tribunale ordinario affinché dichiarasse che l’istituto non aveva “diritto di svolgere lezioni di educazione sessuale in classe senza il consenso dei genitori …. e che quindi si vietasse lo svolgimento di tali lezioni durante l’orario dell’obbligo, con condanna al risarcimento del danno nel caso di avvenuta effettuazione”, la Suprema Corte, a Sezioni Unite, con la sua granitica decisione, ha sostanzialmente riconosciuto la legittimità dell’operato scolastico. Quanto alla tesi difensiva, che invocava i principi costituzionali degli articoli 29 e 30 Cost, ha ritenuto che essa “non considera che il diritto fondamentale dei genitori di provvedere alla educazione ed alla formazione dei figli trova il necessario componimento con il principio di libertà dell’insegnamento dettato dall’art. 33 Cost. e con quello di obbligatorietà dell’istruzione inferiore affermato dall’art. 34 Cost. Il quadro costituzionale di riferimento pone con chiarezza, in relazione al processo formativo degli alunni della scuola pubblica, una esigenza di bilanciamento e coordinamento tra i diritti e doveri della famiglia e quelli della scuola, i quali peraltro trovano esplicazione nell’ambito dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”.

Per l’effetto è “certamente ravvisabile un potere della amministrazione scolastica di svolgere la propria funzione istituzionale con scelte di programmi e di metodi didattici potenzialmente idonei ad interferire ed anche eventualmente a contrastare con gli indirizzi educativi adottati dalla famiglia e con le impostazioni culturali e le visioni politiche esistenti nel suo ambito non solo nell’approccio alla materia sessuale, ma anche nell’insegnamento di specifiche discipline, come la storia, la filosofia, l’educazione civica, le scienze, e quindi ben può verificarsi che sia legittimamente impartita nella scuola una istruzione non pienamente corrispondente alla mentalità ed alle convinzioni dei genitori, senza che alle opzioni didattiche così assunte sia opponibile un diritto di veto dei singoli genitori”.

 

Coinvolgimento delle famiglie e “nuova” proposta di legge Aprea

La nota ribadisce che per la elaborazione del PTOF la scuola deve altresì prendere “in considerazione le proposte e i pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti”, come previsto dall’art. 3 del DPR 275/99 modificato dalla L 107/2015 e che al fine di garantire una scelta consapevole il “PTOF deve, necessariamente, essere predisposto antecedentemente alle iscrizioni”.
Per l’effetto la libertà di scelta educativa si esplica al momento dell’iscrizione. Successivamente si apre un rapporto dialogico con la scuola, propositivo e non impositivo, aperto a tutte le sensibilità, appartenendo ormai alla storia la secessione dell’Aventino.
I conflitti, si sa, non procurano cose buone.

Occorre aggiungere che proprio riguardo alle modalità, anche tempistiche, di coinvolgimento delle famiglie, al fine e garanzia del coinvolgimento nella elaborazione e della conoscenza del piano (oltre che del patto di corresponsabilità educativa) aveva lavorato, in una composizione allargata e di ampio coinvolgimento, in sinergia tra tutte le componenti, coordinato dalla Direzione dello studente, il gruppo di lavoro istituito nella precedente legislatura, per la riforma della rappresentanza, che aveva presentato un testo di modifica del Dpr 249/98 come già modificato ed integrato dal Dpr 235/07 (Statuto delle studentesse e degli studenti). Purtroppo né il gruppo è stato più riunito né si è dato seguito a quanto già definito.
È stato reso noto invece il testo della proposta di legge n. 697 “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti” presentata dall’On.le Aprea ed assegnata alla VII Commissione Cultura in sede Referente il 7 novembre 2018, che in pratica ripropone la famosa PDL 953 di riforma degli organi collegiali, con tutti i suoi contenuti: trasformazione delle istituzioni scolastiche in fondazioni; consiglio di amministrazione in luogo del consiglio di istituto; scomparsa dei consigli di classe.
Ai genitori è garantito il diritto di riunione e di associazione ed il regolamento di istituto PUÒ stabilire altre forme di partecipazione dei genitori (a cui sono estese le opportunità dello Statuto) e degli studenti.
Chissà se ne coglieranno le implicazioni.

 

Il curricolo nelle indicazioni nazionali

La nota afferma poi che dovranno essere portate a conoscenza di genitori e studenti, in particolare, quelle attività didattiche “che prevedano l’acquisizione di obiettivi di apprendimento ulteriori rispetto a quelli di cui alle indicazioni nazionali di riferimento”.
In merito occorre esprimere qualche perplessità.
Infatti nelle premesse alle indicazioni nazionali (2012) per il curricolo nel primo ciclo, ad esempio, si legge che “Le discipline e le vaste aree di cerniera tra le discipline sono tutte accessibili ed esplorate in mille forme attraverso risorse in continua evoluzione.”

Ed ancora: “Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate”. Insomma gli obiettivi di apprendimento appaiono estremamente vasti, così come quelli che la scuola è chiamata a realizzare, tanto che è difficile identificare gli “ulteriori”.

Prosegue poi la nota: “La partecipazione a tutte le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio, ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa di cui all’articolo 9 del D.P.R. n. 275 del 1999, è, per sua natura, facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni, o degli stessi se maggiorenni. In caso di non accettazione, gli studenti possono astenersi dalla frequenza. Al fine del consenso, è necessario che l’informazione alle famiglie sia esaustiva e tempestiva”.

Ebbene, il DPR 275/99 disciplina all’art. 8 il curricolo obbligatorio costituito dalla quota nazionale e dalla quota riservata alle scuole che comprende le discipline e le attività da esse (cioè dalle istituzioni scolastiche) liberamente scelte.

“Il curricolo di istituto è espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, esplicita le scelte della comunità scolastica e l’identità dell’istituto” e definisce tra l’altro, oltre agli obiettivi di apprendimento, “le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale” e “l’orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli comprensivo della quota nazionale obbligatoria e della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche”.

Il successivo art. 9 contempla l’ampliamento dell’offerta formativa, consistente “in ogni iniziativa coerente con le” finalità dell’istituzione scolastica. Tali “discipline e attività facoltative” (in primo luogo per la scuola, nel senso che la scuola può scegliere di realizzarle) sono destinate ad arricchire il curricolo e dunque ne costituiscono anche parte ove previste.

Coordinando il tutto, quindi, in sintesi si può affermare che per curricolo obbligatorio si intende, ad esempio, 990 ore nella scuola secondaria di primo grado, corrispondente al “tempo normale”.
L’ampliamento dell’offerta è anche ampliamento di quel curricolo.
Per l’effetto il consenso da acquisire riguarda in particolare la frequenza ad attività che si svolgono al di fuori del curricolo obbligatorio, cioè fuori dal tempo scuola. Cosa che di fatto avviene. Extracurricolare significa fuori dal curricolo, cioè dall’orario obbligatorio.

Il PTOF rappresenta l’offerta – curricolare ed extracurricolare – della scuola in base alla quale le famiglie operano le proprie scelte educative al momento dell’iscrizione. Se si realizzano successivamente attività diverse e ulteriori, sia in orario curricolare che extracurricolare, le famiglie sono informate. È prevista l’adesione tra l’altro, anche in orario curricolare, ad uscite didattiche ed a quelle attività che “richiedano un contributo economico da parte delle famiglie”, che la nota congiunta invita a limitare ovvero ad organizzare adottando correttivi o misure dispensative.

È ovvio che tra queste non possono intendersi ricomprese quelle laboratoriali negli istituti tecnici e professionali che costituiscono parte essenziale del curricolo obbligatorio di cui all’art. 8 DPR 275/99, anche in considerazione della circostanza che gli art. 153, commi 1 e 2, del R.D. 969/1924 n. e l’art. 53 del R.D.L. 749/1924 non risultano abrogati.

In conclusione il vero entusiasmo per la vittoria riserviamolo ad una scuola libera ed accessibile senza discrimine, che non punisca ma educhi all’autodeterminazione, ispirandosi a valori autentici di cittadinanza nel rispetto della pluralità e della diversità.
E poiché siamo ormai prossimi al termine di scadenza: “keep calm & PTOF”

Va in soffitta la vecchia versione di greco e latino

da Il Sole 24 Ore

Va in soffitta la vecchia versione di greco e latino
di Eugenio Bruno

Il puzzle della maturità 2019 si arricchisce di un nuovo tassello. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato ieritutti i quadri di riferimento per la predisposizione e lo svolgimento degli scritti della nuova Maturità, che debutterà a giugno con le regole previste dal decreto legislativo 62 del 2017. Un adempimento che alza il velo sulla seconda prova e si affianca ai dettagli sulla prima prova che erano stati resi noti a ottobre . Tre le novità di rilievo comunicate ieri: la versione di latino o greco nella versione in cui siamo abituati a conoscerla va in soffitta e viene affiancata da una versione più completa dal punto di vista degli stralci e arricchita da una batteria di tre quesiti; la commissione dovrà usare una griglia di valutazione standard; la durata sale (o può salire) da 4 a 6 o addirittura a 8 ore. A completare il mosaico interverrà a gennaio il decreto con la scelta delle materie e le indicazioni dell’orale.

Le novità indirizzo per indirizzo
Gli studenti che il 20 giugno saranno chiamati ad affrontare la seconda prova si troveranno ad affrontare un esame diverso da quello che hanno sostenuto i loro predecessori. A prescindere dall’indirizzo di studi. Al classico, ad esempio, la prova sarà articolata in due parti. A prescindere che a gennaio la scelta cada sul Latino o sul Greco. Ci sarà una versione, un testo in prosa corredato da informazioni sintetiche sull’opera, preceduta e seguita da parti tradotte per consentire la contestualizzazione della parte estrapolata. Seguiranno tre quesiti relativi alla comprensione e interpretazione del brano e alla sua collocazione storico-culturale. Fermo restando che il ministero potrà optare per una prova mista Latino/Greco. Allo Scientifico invece la struttura della prova prevede la soluzione di un problema a scelta del candidato tra due proposte e la risposta a quattro quesiti tra otto proposte. Anche in questo caso la prova potrà riguardare ambedue le discipline caratterizzanti: Matematica e Fisica. Per i Tecnici la struttura della prova prevede una prima parte uguale per tutti, seguita da una seconda parte, con una serie di quesiti tra i quali il candidato sceglierà sulla base del numero indicato in calce al testo. Anche qui potranno essere coinvolte più discipline. Ad esempio per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing l’elaborato consisterà in una delle seguenti tipologie: analisi di testi e documenti economici attinenti al percorso di studio; analisi di casi aziendali; simulazioni aziendali.

La griglia di valutazione
Da ieri sono disponibili anche le nuove griglie di valutazione uguali per tutti. Che, nelle intenzioni del Miur, serviranno alle commissioni per garantire una maggiore equità e più omogeneità nella correzione degli scritti. Facciamo di nuovo l’esempio del classico. Indipendentemente dal fatto che venga scelto Greco o Latino, i 20 punti massimi a disposizione con la seconda prova – che si aggiungono ai 20 della prima, ai 20 dell’orale e ai del curriculum scolastico dell’intero triennio – andranno distribuiti così: 6 per la comprensione del significato globale e puntuale del testo, 4 per l’individuazione delle strutture morfosintattiche, 3 per la comprensione del lessico specifico, 3 per la ricodificazione e resa nella lingua d’arrivo, 4 per la pertinenza delle risposte alle domande proposte.

La durata
Terza e ultima novità riguarda la durata. Considerando che scomparirà il famigerato “quizzone” la seconda prova sembra destinata ad allungarsi. Al posto delle 4 ore attuali sarà di 6 ore al Classico, di 4 o 6 allo Scientifico (sulla base delle proposte elaborate dagli esperti che metteranno a punto le tracce), da 6 a 8 negli Istituti tecnici. A proposito del nuovo esame il ministro Marco Bussetti ha sottolineato: «Il Miur, anche alla luce delle nuove regole, lavorerà affinché le tracce siano davvero corrispondenti con quanto fatto dai ragazzi durante il percorso di studi, fornendo apposite indicazioni agli esperti che dovranno produrre i testi. Nei prossimi giorni – ha aggiunto – partirà un piano di informazione e formazione che accompagnerà le scuole. Da domani (oggi, ndr) ci saranno conferenze di servizio sull’intero territorio nazionale che proseguiranno nelle prossime settimane».

Scompare il «quizzone», il vecchio tema resiste e si rinnova

da Il Sole 24 Ore

Scompare il «quizzone», il vecchio tema resiste e si rinnova
di Eu. B.

Le novità comunicate ieri sulla seconda prova si aggiungono all’addio al “quizzone” e al restyling della prima che sono invece stati comunicati a ottobre. E che conviene riassumere in questa sede.Gli studenti che il 19 giugno si siederanno tra i banchi potranno scegliere tra sette tracce riferite a tre tipologie di esame: analisi del testo, analisi e produzione di un testo argomentativo, tema di attualità.

Come cambia la prima prova
Il prossimo 19 giugno, data della prima prova, i maturandi dovranno produrre un elaborato scegliendo tra sette tracce riferite a tre tipologie di prove (tipologia A, due tracce – analisi del testo; tipologia B, tre tracce – analisi e produzione di un testo argomentativo; tipologia C, due tracce – riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità) in ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico. In quella sede – si legge nelle istruzioni del Miur – dovranno innanzitutto dimostrare di «padroneggiare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua italiana secondo le esigenze comunicative nei vari contesti» e, per la parte letteraria, di aver raggiunto un’adeguata competenza sull’«evoluzione della civiltà artistica e letteraria italiana dall’Unità ad oggi». I testi prodotti saranno valutati in base alla loro coerenza, alla ricchezza e alla padronanza lessicali, all’ampiezza e precisione delle conoscenze e dei riferimenti culturali, alla capacità di esprimere giudizi critici e valutazioni personali. La prova avrà una durata di sei ore, come oggi.

I tasselli che mancano
Il puzzle sarà completato a gennaio quando, insieme alle materie individuate per la seconda prova, saranno rese note anche le nuove regole sull’orale. La commissione proporrà ai candidati di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera. Nel corso del colloquio, il candidato esporrà, con una breve relazione o un elaborato multimediale, le esperienze di alternanza scuola-lavoro svolte. Oltre alle conoscenze e alle competenze maturate nell’ambito delle attività di Cittadinanza e Costituzione. La commissione dovrà comunque tenere conto di quanto indicheranno i docenti nel documento di classe che sarà consegnato ai commissari con il percorso effettivamente svolto.

Scuola, servirà l’ok dei due genitori anche per gite e sport

da Il Messaggero

Scuola, servirà l’ok dei due genitori anche per gite e sport

Ma si rischia così di incontrare continui blocchi alle attività e di mettere in contrasto scuola e famiglia.

ROMA Parlare a scuola di omosessualità, aborto, divorzio o gender non è possibile per i ragazzi se mamma e papà non vogliono. In base a una circolare diramata dal ministero dell’istruzione agli uffici scolastici regionali, infatti, tutte le attività extracurricolari dovranno ricevere il consenso delle famiglie. Ma si rischia così di incontrare continui blocchi alle attività e di mettere in contrasto scuola e famiglia. La nota infatti, da un lato, ha suscitato l’entusiasmo di numerose associazioni per la famiglia ma, dall’altro, ha incontrato la protesta dei sindacati della scuola: «Così si lede l’autonomia scolastica, chiediamo subito un incontro al ministro Bussetti».

La circolare della discordia si riferisce alla compilazione del piano triennale dell’offerta formativa, specificando che le famiglie devono conoscerne i contenuti prima dell’iscrizione e devono esprimere il consenso per la partecipazione dei ragazzi alle varie attività extracurricolari. Si tratta, ad esempio di corsi di lingua, laboratori di scienze, concerti, lezioni di musica e teatro, viaggi di istruzione e attività sportive, di incontri legati alla salute, alla psicologia, allo sviluppo emotivo degli adolescenti, al concetto di famiglia o di identità sessuale: spesso si tratta di temi, quindi, legati alle dinamiche del bullismo e della violenza di genere. Non sempre però questi incontri sono stati apprezzati da tutti i genitori. Tanto da scatenare proteste contro la teoria del “gender” arrivate in piazza anche per il Family day. Ora il ministero ha sottolineato la necessità del consenso delle famiglie per la partecipazione dello studente: senza firma di mamma e papà il ragazzo viene esonerato, tutto ciò che arriva ai ragazzi, al di fuori dei programmi strettamente scolastici, deve essere approvato dai genitori.

LE REAZIONI
«Una vittoria storica per i diritti dei genitori italiani – ha commentato Chiara Iannarelli, vicepresidente di Articolo 26 – da oggi, in particolare per quei temi più delicati e sensibili, legati alle scelte educative delle famiglie come affettività, sessualità, educazione “di genere”, i genitori non potranno più veder loro imposti progetti non condivisi, spesso senza alcuna informazione, e che per i loro contenuti sono invece da sottoporre alle scelte educative delle singole famiglie, anche se svolti nel normale orario scolastico». Una vittoria dunque, per le associazioni, mal digerita però dai sindacati che rivendicano il diritto all’autonomia delle scuole e ribadiscono che la partecipazione dell’intera scuola alle scelte educative è già prevista: «Chiediamo al ministro un incontro urgente – spiegano Francesco Sinopoli della Flc Cgil, Maddalena Gissi della Cisl scuola e Pino Turi della Uil scuola – per un confronto di merito su questa circolare, i cui contenuti rischiano di essere lesivi dell’autonomia professionale dei docenti e dell’autonomia scolastica, entrambe costituzionalmente garantite. Le procedure di definizione dell’offerta formativa sono fortemente democratiche e partecipative, richiedono la delibera del Consiglio di istituto e un’ampia fase di consultazione e proposta anche nei consigli di classe. Il Piano dell’offerta formativa, quindi, costituisce il momento più alto di espressione dell’autonomia scolastica: il rapporto con la collettività scolastica non può essere inteso come adesione ad un servizio a domanda individualizzata».

I PRESIDI
Che cosa ne pensano i presidi, che rischiano di trovarsi alle prese con un continuo braccio di ferro tra i genitori per avere un’attività a scuola o per abrogarla? «Facciamo chiarezza – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – se la scuola decide di trattare, ad esempio, l’educazione sessuale durante l’ora di scienze curricolare e la inserisce nel piano triennale dell’offerta formativa, i ragazzi seguiranno queste lezioni senza possibilità di essere esonerati. Se invece si tratta di un’attività extracurricolare, quindi facoltativa, la famiglia può decidere di non far partecipare lo studente. Ma la scuola comunque, da parte sua, porta avanti le lezioni come meglio crede».

Maturità 2019, come saranno le prove, quadri di riferimento, griglie valutazione e piano formazione

da Orizzontescuola

Maturità 2019, come saranno le prove, quadri di riferimento, griglie valutazione e piano formazione
di redazione

Il Miur ha pubblicato il decreto n. 769 del 26/11/2018, avente per oggetto gli esami di Maturità, secondo quanto previsto dal D.lgs. 62/2017 che riformato l’esame di Maturità a partire dal corrente anno scolastico.

Due scritti invece di tre, con l’eliminazione della terza prova, elaborata dalle commissioni, e una conseguente maggiore attenzione alle prime due prove, predisposte a livello nazionale: questa una delle principali novità del nuovo Esame.

Con il decreto, nello specifico, vengono adottati i “Quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle prove scritte” e le “Griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi”, previsti dall’articolo 17, commi 5 e 6 del decreto 62/2017.

Prima prova

Durata 6 ore

Tipologie:

  1. Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano
  2. Analisi e produzione di un testo argomentativo
  3. Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità

Seconda prova

La seconda prova scritta del 20 giugno potrà riguardare una o più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio, come previsto dalla nuova normativa. La scelta delle discipline su cui i maturandi dovranno mettersi alla prova avverrà a gennaio. Intanto i quadri pubblicati oggi consentono di avere uno schema chiaro di come sarà composto lo scritto, indirizzo per indirizzo, materia per materia.

Per il Liceo classico, ad esempio, la prova sarà articolata in due parti. Ci sarà una versione, un testo in prosa corredato da informazioni sintetiche sull’opera, preceduta e seguita da parti tradotte per consentire la contestualizzazione della parte estrapolata. Seguiranno tre quesiti relativi alla comprensione e interpretazione del brano e alla sua collocazione storico-culturale. Il Ministero, secondo quanto previsto dalla nuova normativa, potrà optare anche per una prova mista, con entrambe le discipline caratterizzanti, Latino e Greco.

Un altro esempio, per lo Scientifico la struttura della prova prevede la soluzione di un problema a scelta del candidato tra due proposte e la risposta a quattro quesiti tra otto proposte. Anche in questo caso la prova potrà riguardare ambedue le discipline caratterizzanti: Matematica e Fisica.

Per i Tecnici la struttura della prova prevede una prima parte, che tutti i candidati sono tenuti a svolgere, seguita da una seconda parte, con una serie di quesiti tra i quali il candidato sceglierà sulla base del numero indicato in calce al testo. Anche qui potranno essere coinvolte più discipline. Ad esempio per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing l’elaborato consisterà in una delle seguenti tipologie: analisi di testi e documenti economici attinenti al percorso di studio; analisi di casi aziendali; simulazioni aziendali.

Per i Professionali la seconda prova si comporrà di una parte definita a livello nazionale e di una seconda parte predisposta dalla Commissione, per tenere conto della specificità dell’offerta formativa dell’Istituzione scolastica.

Orale

La commissione proporrà ai candidati di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera.

Il candidato deve esporre anche le esperienze di Alternanza Scuola-Lavoro svolte, con una breve relazione o un elaborato multimediale.

I candidati dovranno anche esporre le conoscenze e le competenze maturate nell’ambito delle attività di Cittadinanza e Costituzione.

Quadri di riferimento

I Quadri di riferimento sono stati elaborati per i seguenti percorsi di studio:

  • Licei: tutti i percorsi, gli in dirizzi, le opzioni, le sezioni;
  • Istituti tecnici: tutti gli indirizzi, le articolazioni, le opzioni del settore economico e del settore tecnologico;
  • Istituti professionali: tutti gli indirizzi, le articolazioni, le opzioni del settore servizi e del settore industria e artigianato. Per i codici d’esame di Stato che comportano prove  specifiche e differenziate (le cosiddette “curvature”), si è provveduto ad elaborare uno specifico Quadro da inserire, nel Quadro relativo all’articolazione o all’opzione di riferimento, una tabella relativa alla/e disciplina/e oggetto d’esame.
I Quadri di riferimento, nello specifico,  forniscono indicazioni relative a:
  • caratteristiche e alla struttura delle prove d’esame;
  • nuclei tematici fondamentali e agli obiettivi delle prove;
  • valutazione delle prove.

Griglie di valutazione

Per la prima prova scritta, le griglie presentano indicatori generali che si riferiscono a tutte le tipologie testuali e indicatori specifici di cui tener conto nell’attribuzione del punteggio per le diverse tipologie.
Per quanto riguarda la seconda prova scritta, le griglie si riferiscono alla valutazione complessiva dell’elaborato senza distinzione tra le diverse parti
in cui può essere articolata la struttura e la tipologia della prova.

Piano di informazione e formazione

Al fine di illustrare le novità introdotte dal D.lgs. n. 62/2017, in tema di esami di maturità, sono state organizzate, dal 27 novembre al 20 dicembre 2018, conferenze di servizio in tutto il territorio nazionale.

I Direttori Generali degli USR inviteranno alle conferenze i Dirigenti scolastici e i Coordinatori delle scuole paritarie di secondo grado.

Ciascuna conferenza avrà la durata di circa due ore e trenta minuti e si svolgerà secondo lo schema ed i contenuti indicati in maniera orientativa nella tabella seguente:

Abolizione chiamata diretta e ambiti, ecco il DDL. Tutti titolari su scuola dal 31 agosto

da Orizzontescuola

Abolizione chiamata diretta e ambiti, ecco il DDL. Tutti titolari su scuola dal 31 agosto
di redazione

Oggi audizione in Senato sul DDL 763, a prima firma della Senatrice Granato (M5S), relativo all’abolizione della chiamata diretta e degli ambi territoriali, introdotti dalla legge n. 107/2015.

Abolizione chiamata diretta

Il disegno di legge abolisce i commi della succitata legge 107/15 relativi alla chiamata diretta e agli accordi di rete, ossia i commi 18, 71, 79, 80, 81 e 82.

Abolizione titolarità di ambito

Ai fini dell’abolizione della titolarità di ambito, viene sostituito il comma 66, che nella nuova formulazione così recita:

A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 i ruoli del personale docente
sono regionali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto.

Salta dunque la parte relativa all’articolazione dei ruoli in ambiti territoriali.

Viene inoltre sostituito il primo periodo del comma 68 con il seguente:

«A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020, con decreto del dirigente preposto all’ufficio scolastico regionale, l’organico dell’autonomia è ripartito tra le istituzioni scolastiche statali, con la possibilità dell’assegnazione ad una oppure, in via eccezionale in assenza della disponibilità di cattedre con orario pieno, a più istituzioni scolastiche, purché all’interno di comuni contermini, fino ad un massimo di due. Il personale docente viene assegnato ad una o più classi acquisendo la piena titolarità nell’istituto, con orario pieno a diciotto ore nella scuola superiore di primo e di secondo grado, a ventiquattro ore nella scuola primaria e a venticinque ore nella scuola dell’infanzia, fino all’esaurimento delle assegnazioni stesse»

Titolarità su scuola

Dopo il comma 73 viene aggiunto il seguente:

73-bis Il personale docente titolare su ambito territoriale alla data del 31 agosto 2019 assume la titolarità presso una delle istituzioni scolastiche in cui ha prestato servizio negli ultimi tre anni scolastici. Al personale docente che alla medesima data non si trova a prestare servizio in una istituzione scolastica appartenente all’ambito di titolarità è assegnata d’ufficio la titolarità presso una delle istituzioni scolastiche del predetto ambito. Dall’anno scolastico 2019/2020 il personale docente è assegnato alle istituzioni scolastiche secondo i criteri di cui al comma 68.

Alla data del 31 agosto 2019, dunque, i docenti titolari di ambito assumeranno la titolarità in una delle scuole in cui hanno prestato servizio negli ultimi tre anni scolastici.

I docenti in servizio in un ambito di diverso da quello di titolarità, invece, avranno assegnata la titolarità in una scuola del predetto ambito (di titolarità). 

Docenti titolari su cattedra: no potenziamento

Viene inoltre aggiunto il seguente comma:

73-ter. Il personale docente già titolare su cattedra alla data di entrata in vigore della presente disposizione non può essere assegnato, salvo esplicita richiesta, ai posti di potenziamento.;

Approfondisci 

Vai al disegno di legge 

NB: si tratta di un disegno di legge, il cui iter di approvazione è ancora lungo.

Formazione docenti neoassunti e FIT, disponibile l’ambiente on-line

da La Tecnica della Scuola

Formazione docenti neoassunti e FIT, disponibile l’ambiente on-line
Di Lara La Gatta

Come anticipato nei giorni scorsi, è aperto l’ambiente online Indire per la formazione dei docenti neoassunti e con passaggio in ruolo (DM 850/2015) e dei docenti impegnati nel percorso annuale FIT (D.Lgs. 59/2017).

Dopo essersi registrati, i docenti potranno predisporre il proprio Portfolio professionale, compilare i questionari per il monitoraggio della formazione ed esportare la documentazione elaborata per la discussione finale.

È disponibile inoltre un accesso per referenti e Ds per consentire loro di visionare una demo del Portfolio professionale dei docenti e a partire dalla primavera 2019 l’ambiente sarà inoltre aperto ai tutor per consentire loro di scaricare l’attestato.

La registrazione si effettua compilando i dati richiesti su questa pagina. Le credenziali verranno trasmesse via mail.

La piattaforma presenta una sezione Toolkit, contenente documenti utili ai docenti per la compilazione del Portfolio professionale dei due diversi percorsi formativi ospitati nell’ambiente: l’anno di formazione e prova per i docenti neoassunti e con passaggio di ruolo e il percorso annuale FIT. Quest’anno infatti è previsto un portfolio personalizzato per “docente FIT” e uno per “docente neoassunto e con passaggio in ruolo”.

Maturità 2019, ecco come saranno le prove: il Miur sceglie la trasparenza con griglie di valutazione nazionali

da La Tecnica della Scuola

Maturità 2019, ecco come saranno le prove: il Miur sceglie la trasparenza con griglie di valutazione nazionali
Di Alessandro Giuliani

Come saranno le nuove prove della maturità 2019? L’attesa risposta, dopo la Circolare  Miur dei giorni scorsi, è dal 26 novembre sul sito del ministero dell’Istruzione, dove sono disponibili tutti i quadri di riferimento per la predisposizione e lo svolgimento degli scritti, che debutterà a giugno con le regole previste dal decreto legislativo 62 del 2017.

Le novità

Dalla composizione della traccia del Liceo classico, al numero di quesiti che saranno proposti allo Scientifico. Passando per le tipologie di elaborato che potranno essere oggetto d’Esame per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing degli Istituti tecnici. Con tanto di griglie di valutazione nazionali “per una correzione più equa e omogenea degli scritti”, sottolineano da viale Trastevere

Come già annunciato da alcune settimane, le prove di giugno 2019 saranno composte da due scritti invece di tre, con l’eliminazione della terza prova, elaborata dalle commissioni, e una conseguente maggiore attenzione alle prime due prove, predisposte a livello nazionale: questa una delle principali novità del nuovo Esame.

I quadri pubblicati, spiega il Miur, “descrivono caratteristiche e obiettivi in base ai quali saranno costruiti sia il primo scritto, italiano, che la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di studi. E sono il frutto del lavoro di esperti delle varie discipline che hanno contribuito alla loro stesura. Per docenti e studenti sarà dunque possibile cominciare a esercitarsi con specifiche simulazioni. Anche il Ministero, a partire dal mese di dicembre, metterà a disposizione tracce-tipo per accompagnare ragazzi e insegnanti verso il nuovo Esame”.

La prima volta delle griglie uguali per tutti

Per la prima volta vengono poi rese disponibili anche apposite griglie nazionali di valutazione, che consentiranno alle commissioni di garantire una maggiore equità e più omogeneità nella correzione degli scritti. Anche queste sono disponibili on line da oggi.

“Prosegue il lavoro di accompagnamento verso il nuovo Esame – ha detto il ministro Marco Bussetti -. Il Miur, anche alla luce delle nuove regole, lavorerà affinché le tracce siano davvero corrispondenti con quanto fatto dai ragazzi durante il percorso di studi, fornendo apposite indicazioni agli esperti che dovranno produrre i testi”.

Bussetti: in arrivo un piano di formazione

“Nei prossimi giorni partirà un Piano di informazione e formazione che accompagnerà le scuole. Da domani ci saranno conferenze di servizio sull’intero territorio nazionale che proseguiranno nelle prossime settimane”.

A gennaio saranno pubblicate le materie per la seconda prova, a febbraio la complessiva ordinanza sugli Esami, che normalmente viene emessa a maggio.

La prima prova

Il prossimo 19 giugno, data della prima prova, i maturandi dovranno innanzitutto dimostrare di “padroneggiare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua italiana secondo le esigenze comunicative nei vari contesti” e, per la parte letteraria, di aver raggiunto un’adeguata competenza sull’”evoluzione della civiltà artistica e letteraria italiana dall’Unità ad oggi”.

I testi prodotti saranno valutati in base alla loro coerenza, alla ricchezza e alla padronanza lessicali, all’ampiezza e precisione delle conoscenze e dei riferimenti culturali, alla capacità di esprimere giudizi critici e valutazioni personali.

La prova avrà una durata di sei ore. I maturandi dovranno produrre un elaborato scegliendo tra sette tracce riferite a tre tipologie di prove (tipologia A, due tracce – analisi del testo; tipologia B, tre tracce – analisi e produzione di un testo argomentativo; tipologia C, due tracce – riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità) in ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico.

La seconda prova

La seconda prova scritta del 20 giugno potrà riguardare una o più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio, come previsto dalla nuova normativa.

La scelta delle discipline su cui i maturandi dovranno mettersi alla prova avverrà a gennaio. Intanto i quadri pubblicati oggi consentono di avere uno schema chiaro di come sarà composto lo scritto, indirizzo per indirizzo, materia per materia.

Come sarà la seconda prova per i licei

Per il Liceo classico, ad esempio, la prova sarà articolata in due parti. Ci sarà una versione, un testo in prosa corredato da informazioni sintetiche sull’opera, preceduta e seguita da parti tradotte per consentire la contestualizzazione della parte estrapolata. Seguiranno tre quesiti relativi alla comprensione e interpretazione del brano e alla sua collocazione storico-culturale.

Il Miur, secondo quanto previsto dalla nuova normativa, potrà optare anche per una prova mista, con entrambe le discipline caratterizzanti, Latino e Greco.

Un altro esempio, per lo Scientifico la struttura della prova prevede la soluzione di un problema a scelta del candidato tra due proposte e la risposta a quattro quesiti tra otto proposte. Anche in questo caso la prova potrà riguardare ambedue le discipline caratterizzanti: Matematica e Fisica.

Come sarà la seconda prova per tecnici e professionali

Per i Tecnici la struttura della prova prevede una prima parte, che tutti i candidati sono tenuti a svolgere, seguita da una seconda parte, con una serie di quesiti tra i quali il candidato sceglierà sulla base del numero indicato in calce al testo. Anche qui potranno essere coinvolte più discipline. Ad esempio per l’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing l’elaborato consisterà in una delle seguenti tipologie: analisi di testi e documenti economici attinenti al percorso di studio; analisi di casi aziendali; simulazioni aziendali.

Per i Professionali la seconda prova si comporrà di una parte definita a livello nazionale e di una seconda parte predisposta dalla Commissione, per tenere conto della specificità dell’offerta formativa dell’Istituzione scolastica.

I quadri di riferimento di tutte le materie sono pubblicati a questo indirizzo internet.

L’esame orale

Le indicazioni complete sul colloquio saranno fornite nel decreto con le discipline scelte per la seconda prova, che sarà emanato a gennaio e sarà coerente con quanto indicato dal decreto 62 del 2017.

La commissione proporrà ai candidati di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera.

Nel corso del colloquio, il candidato esporrà, con una breve relazione o un elaborato multimediale, le esperienze di Alternanza Scuola-Lavoro svolte. Il colloquio accerterà anche le conoscenze e le competenze maturate nell’ambito delle attività di Cittadinanza e Costituzione. La commissione dovrà comunque tenere conto di quanto indicheranno i docenti nel documento di classe che sarà consegnato ai commissari con il percorso effettivamente svolto.

Progetti PON, al via un corso di formazione on-line: iscrizioni entro il 22 dicembre

da La Tecnica della Scuola

Progetti PON, al via un corso di formazione on-line: iscrizioni entro il 22 dicembre
Di Lara La Gatta

C’è tempo fino al 22 dicembre 2018 per iscriversi al corso di formazione online gratuito dal titolo “Progettazione e gestione degli interventi finanziati con il PON Per la Scuola 2014-2020.

Il corso, voluto dal MIUR – Direzione Generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale e svolta in collaborazione con l’Indire, si rivolge ai dirigenti scolastici, ai docenti, ai Dsga e al personale tecnico-amministrativo di tutte le scuole pubbliche italiane.

L’obiettivo è spiegare come utilizzare il sistema GPU 2014-2020 al fine di gestire e documentare correttamente i progetti finanziati con i fondi del PON Per la Scuola.

Il percorso di formazione on-line partirà i primi mesi del 2019 e si strutturerà in 5 moduli di 3 ore ciascuno, per una durata complessiva di 15 ore.

Per ottenere la certificazione finale i partecipanti dovranno concludere almeno 3 moduli (9 ore) così articolati:

  • 2 moduli obbligatori, ciascuno dei quali prevede 1 ora e mezzo di studio in autonomia e 1 ora e mezzo di webinar in modalità sincrona. Le attività di formazione saranno arricchite da materiali di approfondimento, video e risorse digitali.
  • 1 modulo opzionale, per un totale di 3 ore di studio in autonomia.

Sarà compito del Dirigente scolastico iscrivere online il personale interessato della propria scuola .

Maturità 2019: pubblicati i quadri di riferimento per le prove scritte

da Tuttoscuola

Maturità 2019: pubblicati i quadri di riferimento per le prove scritte 

Il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, ha firmato in data odierna il decreto con i quadri di riferimento delle prove scritte dell’esame di Stato (maturità) per il 2019.

Il decreto è accompagnato da una nota essenziale che sintetizza contenuti dei quadri di riferimento, durata delle prove, votazioni attribuibile da parte della Commissione.

Il primo quadro di riferimento è riservato alla prima prova scritta, comune a tutti i settori (licei, professionali e tecnici).

Vi sono infine i quadri di riferimento della seconda prova riferiti rispettivamente ai licei, ai professionali e ai tecnici, al cui interno sono riportati i quadri di riferimento per i singoli indirizzi.

I quadri di riferimento di tutte le materie sono pubblicati a questo indirizzo:

http://www.miur.gov.it/web/guest/news/-/asset_publisher/ubIwoWFcqWhG/content/esami-di-stato-del-secondo-ciclo-di-istruzione-a-s-2018-2019-d-m-769-del-26-novembre-2018

Nelle prossime ore circa mezzo milione di studenti dell’ultimo anno e migliaia di professori della secondaria di II grado cercheranno probabilmente di scoprire novità e conferme per questa nuova maturità che come è noto ha già subito le prime modifiche con la sospensione per quest’anno dei requisiti di accesso all’esame (com’era previsto dal decreto legislativo sulla valutazione) per la partecipazione alle prove Invalsi e alle attività pregresse di alternanza scuola lavoro.