Mobilità: introdotto il vincolo triennale in cambio della titolarità di scuola

USB Scuola – Mobilità: introdotto il vincolo triennale in cambio della titolarità di scuola

È di ieri la notizia dell’accordo raggiunto tra Cgil, Cisl, UIL, Snals e Gilda sulla mobilità 2019, con l’eliminazione delle preferenze di ambito e il ripristino della titolarità scuola. Sembrerebbe una bella notizia, ed in parte lo è, se non fosse che parallelamente viene imposto, come stabilito nel CCNL 2016-2018, l’obbligo di permanenza triennale nella scuola ottenuta con la mobilità. In poche parole un passo avanti e tre indietro, con percentuali che cambiano leggermente a favore dei trasferimenti ma che, senza alcun intervento sulla trasformazione dei posti in organico di fatto in diritto, significano ben poca cosa e condannano gli esiliati a “stagnare” nelle regioni del Nord. Se da un lato la titolarità su scuola rappresenta un passo avanti, l’obbligo di permanenza triennale, stabilito da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda con la firma dello scorso contratto, oltre a disincentivare la crescita professionale e le aspirazioni individuali, impone un odioso vincolo mai esistito nella mobilità, che punisce i colleghi sul terreno della libertà di movimento, diritto sancito dalla Costituzione.

Ancora una volta i sindacati concertativi spacciano come vittoria un accordo al ribasso che scontenta tutti, docenti precari e docenti esiliati, mostrando come anche questo governo non abbia come priorità la scuola pubblica statale e come sia capace di provvedimenti a costo zero ma sia incapace di investire, nella legge di bilancio, nella scuola pubblica statale.

Il cambiamento continua a mancare.

Carta docente bonus 500 euro: info spese dal 1° gennaio 2019

da Orizzontescuola

di redazione

Avviso su http://cartadeldocente.istruzione.it per le somme ancora residue e il periodo in cui potranno essere utilizzate.

Avviso sito Miur

Nella pagina web dedicata alla carta bonus 500 euro il Miur ha ricordato che le somme residue dell’a.s. 2016/17 vanno spese entro il prossimo 31 dicembre.

Nell’Avviso, si sottolinea che dal 1° gennaio 2019 la somma presente nello “storico portafoglio” non potrà superare 1000 euro.

Ecco l’Avviso:

Il 31 dicembre 2018 è il termine ultimo per utilizzare gli importi relativi all’anno scolastico 2016/2017 (articolo 6, comma 3 – sexies del DL n. 91/2018 convertito con modificazioni in L. n. 21 settembre 2018, n. 108.). Dal 1° gennaio 2019 il valore del portafoglio non potrà essere superiore a 1000 euro.

Sospensione servizio dal 1° al 4 gennaio

A partire dal 1° gennaio 2019 l’applicazione cartadeldocente sarà momentaneamente sospesa per l’annullamento degli importi relativi all’anno scolastico 2016/2017.

Il servizio sarà nuovamente disponibile dal 4 gennaio 2019.

Chi ha il bonus di 500 euro

Ricordiamo che il bonus di 500 euro, finalizzato all’aggiornamento e formazione, spetta  solo ai docenti con contratto a tempo indeterminato della scuola statale.

I docenti precari non ne hanno diritto in nessun caso, sia coloro che hanno contratto fino al 30 giugno che coloro con contratto fino al 31 agosto. Tra questi ultimi non rientrano neanche i docenti assunti nell’a.s. 201/19 con il FIT. Il bonus 500 euro spetta invece ai docenti diplomati magistrale assunti dalle GaE con riserva, anche se nel corso dell’anno scolastico il contratto viene trasformato in supplenza.


Novità pensione Opzione donna: proroga nel 2019, per le nate fino al 1959

da Orizzontescuola

di Consulente Fiscale

Analizziamo le ultime novità sulla proroga Opzione donna, prevista solo per un anno e con requisiti diversi da quelli attesi, rispondendo ai nostri lettori.

La riforma pensioni, include anche la proroga dell’Opzione donna, inserita nel pacchetto di modifiche alla legge Fornero. La proroga, dalle ultime indiscrezioni, ci sarà solo per un anno e non per tre come preventivato. Le lavoratrici sia dipendenti che autonome, avranno la possibilità di uscire prima dal lavoro accettando l’assegno pensionistico con il ricalcolo contributivo, la misura coinvolgerà le nate sino al 1959. Inoltre sarà prorogata per un altro anno anche l’APE sociale, sarà valida fino al 31 dicembre 2019.

Pensione Opzione donna proroga nel 2019: dubbi e incertezze

Sui nuovi requisiti dell’Opzione donna, molti i dubbi e le incertezze, e queste ultime notizie non sono rassicuranti, in quanto il requisito anagrafico si configurerebbe in 60/61 anni. La proroga ci sarà, i requisiti al momento sono ancora in fase di elaborazioni, per notizie certe, bisogna attendere la pubblicazione della legge di Bilancio 2019.

Domande:

1)Sono nata nel 1958 con 36 anni di contributi. Rientro nella nuova opzione donna? Grazie e saluti

2) Ho 60 anni compiuti a settembre 2018 e 38 anni di contributi con opzione donna quando posso andare in pensione

Risposta: la risposta è affermativa, con i requisiti menzionati è possibile fare domanda, appena la proroga sarà ufficiale e l’Inps avrà emanato le disposizioni attuative.

Domanda: Salve,mia moglie docente a tempo indeterminato di scuola secondaria di II° grado,al 31.12.2018 compie 62 anni di età e 36 anni di contributi, potrà andare in pensione con l’Opzione Donna se tale regime sperimentale verrà prorogato dal governo? Nel ringraziare anticipatamente invia Cordiali Saluti
Risposta:  Sua moglie, secondo le ultime indiscrezioni, ha i requisiti per poter aderire all’Opzione Donna. Per avere certezze, bisogna attendere che la misura diventi definitiva. Per i dipendenti del comparto scuola esiste un vincolo ben definitivo sulla presentazione della domanda di pensionamento, per quest’anno l’istanza doveva essere presentata entro il 12 dicembre 2018. Il problema nasce sia per la pensione Quota 100 che per l’Opzione donna. Per maggiori informazioni sull’argomento, consigliamo di leggere: Pensione Quota 100, uno spiraglio per la scuola. Requisiti entro 31 marzo
Domanda:Buongiorno, sono una docente di ruolo dal 1985 con un’età anagrafica ad aprile 2019 di 60 anni. Ho riscattato gli anni universitari e quelli preruolo raggiungendo la quota 40 di contributi versati . Inoltre sono iscritta al fondo Espero dalla sua nascita. La mia richiesta è questa: quali possibilità di uscita dal servizio potrei avere con questi requisiti? Vorrei andare in pensione e vorrei sapere se posso e che differenza c’è tra opzione donna e pensione anticipata RITA. Ringrazio anticipatamente e porgo distinti saluti.

Risposta: la pensione Opzione donna e la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, sono misure molte diverse tra loro. La domanda di pensionamento della RITA va inoltrata presso il fondo di appartenenza, e consiste in una rendita che accompagna fino all’età di pensionamento. Abbiamo redatto un articolo con tutte le informazioni sulla Rita e il Fondo Espero, e la convenienza, troverà qui tutte le informazioni: Pensione RITA: anticipo di 5 o 10 anni dall’età pensionistica, convenienza
Per l’Opzione donna, la penalizzazione consiste in un assegno pensionistico ricalcolato con il metodo contributivo, quando la proroga sarà ufficiale e i requisiti saranno certi, potrà effettuare una simulazione del calcolo dell’assegno e confrontarlo con la RITA.
Domande:
1) Buongiorno, sono nata il 20 maggio 1960 quindi ho 58 anni e 37 anni di contributi Rientro nell’opzione donna? Grazie
2) Buonasera, sono nata nel 1960, ho 39 anni e 9 mesi di contributi, con la nuova legge posso usufruire dell’opzione donna? Grazie

3) Buongiorno ho appena compiuto 56 anni e ho 36 anni di contributi. Come funziona opzione donna? I requisiti a che data devono essere posseduti? Il taglio della pensione per opzione donna  è quantificabile in %? Grazie

Risposta: Le ultime novità, hanno creato grossi dubbi sui nuovi requisiti, al momento sembra che possano fruire dell’Opzione donna solo le nate fino al 1959. Queste sono ancora ipotesi, quindi tutto può cambiare. Per dare una risposta certa, bisogna attendere che la misura diventi definitiva.

Osservazione: Alla fine mia moglie,  con 35 anni di lavoro e 66 anni di età! Con l’opzione donna,  rischia (per certo) di percepire un assegno  (considerando la penalizzazione di circa il 30%)  molto inferiore  al famoso reddito di cittadinanza, dedicato a persone che non hanno mai versato UN contributo in vita loro, alla faccia di 35 anni di lavoro! Bravo governo! Rinnovo i ringraziamenti.  Saluti


Pensioni quota 100 docenti, chieste norme specifiche per pensionamenti dal 1° settembre 2019

da Orizzontescuola

di redazione

Pensioni quota 100, incontro tra i sindacati e il Premier Conte prima dell’approvazione in Senato della legge di Bilancio.

Tra i temi affrontati anche quota 100 per il personale docente che, considerate le finestre annunciate, non potrà accedervi prima del 1° settembre 2020 .

Pensioni quota 100: requisiti

Ricordiamo che si accede a quota 100 con almeno:

  • 38 anni di contributi;
  • 62 anni di età.

Pensioni quota 100: tempistica

Al riguardo bisogna distinguere tra dipendenti pubblici e privati:

  • dal mese di aprile 2019 per i dipendenti privati;
  • dal mese di ottobre 2019 per i dipendenti pubblici.

La finestra di ottobre non può riguardare il personale docente, considerato che lo stesso può andare in pensione soltanto dal 1° settembre. Pertanto, per il predetto personale sembrerebbe confermato lo slittamento al 1° settembre 2020 della possibilità di accedere a quota 100.

Norme specifiche per la scuola

I sindacati hanno sottoposto la questione al Premier chiedendogli di intervenire.

Così scrive la Gilda:

Proprio in materia di previdenza, la Confederazione generale sindacale ha infatti chiesto “norme specifiche per la scuola, dal momento che – spiega il sindacato -, con l’introduzione di Quota 100 a partire da ottobre, il comparto rischia di essere tagliato fuori per via della decorrenza dell’anno scolastico”.

La CGS, di cui è segretario il coordinatore della Gilda Di Meglio, ha dunque chiesto norme specifiche per la scuola, in modo da permette ai docenti di poter accedere a quota 100 già dal primo settembre 2019.

Insegnanti over 60: in Italia sono il 18%, il doppio degli altri paesi europei

da Orizzontescuola

di redazione

Gli insegnanti dell’UE di oltre 60 anni si attestano al 9% mentre in Italia si osserva ancora una volta la percentuale più alta, ossia il 18%.

Il dato emerge dall’ultimo rapporto di Eurydice, TeachingCareers in Europe: Access, Progression and Support: La Carriera degli insegnanti in Europa: accesso, progressione e sostegno.

Invecchiamento classe docente

L’invecchiamento della classe docente italiana è un dato di fatto. Il 36% degli insegnanti delle scuole primarie e secondarie europee ha più di 50 anni, percentuale che in Italia si alza al 57%.

Mancano gli insegnanti? No, se si pensa che le graduatorie sono stracolme di precari e che la supplentite ha raggiunto anche nell’a.s. 2018/19 cifre da record.

Manca invece una politica strutturale del reclutamento dei nuovi insegnanti. Per il 2018 erano stati previsti dal precedente Governo tre concorsi (abilitati, non abilitati con 36 mesi di servizio, laureati con 24 CFU). Ne è stato avviato solo uno, quello per i docenti abilitati, ancora non concluso in tutte le regioni.

Il concorso per precari con 36 mesi di servizio è stato eliminato, a favore di una riserva di posti del 10% nel nuovo maxi concorso annunciato per il 2019.

Mancano gli insegnanti di sostegno. Ne saranno formati 40mila nei prossimi tre anni, ma il bando per il corso non cӏ ancora.

Quota 100 per gli insegnanti: un miraggio

All’inizio quota 100 aveva fatto pensare ad un riciclo epocale tra i banchi di scuola: nel corso delle settimane i numeri si sono ridimensionati, fino alla beffa finale: quota 100 potrebbe essere rimandata al 2020 per gli insegnanti.

In realtà non c’è ancora nulla di concreto. Bisogna attendere il provvedimento e poi l’eventuale deroga per la scuola, dato che l’unica finestra di pensionamento è quella del 1° settembre.

Il Governo non darà più soldi alle paritarie, scuola statale è priorità

da Orizzontescuola

di redazione

Questo il messaggio dell’On. Azzolina (M5S) sull’emendamento Lega per un aumento dei finanziamenti alle scuole paritarie.

No nuovi finanziamenti alle scuole paritarie

“Un messaggio per tutti – scrive l’On. Azzolina  su Fb – continuo a leggere notizie su un fantasioso aumento di 150 milioni alle scuole paritarie. Lo abbiamo già detto e ribadito, ma a quanto pare non basta. 
Non c’è nessuna intenzione da parte del Governo di dare più soldi alle paritarie. “

La scuola statale è la priorità

“Di emendamenti ne vengono scritti a iosa… – prosegue la Azzolina – per fortuna viene accolto solo ciò che serve urgentemente al Paese e più soldi alle paritarie non rappresentano ovviamente un’urgenza. La scuola statale è e sarà la nostra priorità.”

Il riferimento è all’emendamento alla Legge di Bilancio che prevede l’aumento di 150 milioni di  finanziamenti alle scuole paritarie.

Un emendamento che avrebbe fatto scalpore se rapportato alle parole del Ministro Bussetti di qualche settimana fa “ci si scalda con la legna che si ha” Bussetti: no fondi in più, “ci si riscalda con la legna che si ha”. E’ polemica

PA, blocco del turn over ma non per la scuola. Salvini: sarà esentata. Impossibile fare diversamente

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Continua la politica delle mancate assunzioni nella pubblica amministrazione. Anche quando subentrano i pensionamenti e i vuoti di organico diventano ampi. La disposizione è stata confermata nel corso del Consiglio dei ministri tenuto il 21 dicembre.

“Esentati interi comparti della Pa”

Al termine della riunione presso il Cdm, però, il vice premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha tenuto a precisare che non tutti i comparti pubblici saranno interessati dalle mancate assunzioni del personale: “Per il blocco del turn over sono esentati interi comparti della Pa: scuola, pubblica sicurezza, Sanità”, ha detto il leader leghista.

I numeri della scuola

Del resto, i numeri nella scuola sono ben diversi dagli altri comparti: basta dire che quest’anno solo tra gli insegnanti sono stati sottoscritti oltre 150.000 contratti a termine, di cui un terzo sul sostegno. Poi ci sono quelli del personale Ata precario.

Un numero altissimo, che se incrementato con i circa 25-30 mila sicuri prossimi pensionamenti, tra “fisiologici” e volontari, potrebbe portare il sistema scolastico ad un livello di precarietà davvero eccessivo.

Deroga opportuna

E poi, all’orizzonte, probabilmente nell’estate del 2020, arriverà l’“onda lunga” di quota 100: solo per la scuola si calcolano quasi 100 mila adesioni.

Pensare di bloccare il turn over in queste condizioni, sarebbe un errore gravissimo: bene ha fatto il Governo ad introdurre la deroga per alcuni comparti pubblici, tra cui proprio la scuola.

Perché coprire almeno i posti dei pensionamenti appare davvero il minimo.

La regionalizzazione della scuola presentata in CdM, sindacati imbufaliti: la Uil pronta allo sciopero

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

La regionalizzazione della scuola, come di altre istituzioni pubbliche, promossa dalla Lega e avvallata dal M5S, ha compiuto il primo passo verso l’approvazione: venerdì 21 dicembre la cosiddetta “autonomia differenziata” – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione ma in 70 anni mai attuata – è stata infatti illustrata in Consiglio dei ministri, dando così il via alla discussione nei palazzi della politica nazionale sulla formazione delle leggi di stampo regionale, fornendo così ampia autonomia per la formazione delle norme su diversi ambiti, come l’istruzione, la salute, il lavoro, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio.

Turi (Uil) si appella alle più alte cariche istituzionali

L’iniziativa non è stata bene accolta in ambito sindacale, dove si teme che la regionalizzazione faccia crescere il gap già esistente a livello scolastico, e non solo, a livello regionale, con il Sud che si distanzierebbe quindi ancora di più: la Uil Scuola, attraverso il suo segretario generale Pino Turi, si dice “contraria in modo assoluto”, al punto di essere già pronta “allo sciopero generale per contrastate questa ipotesi”, appellandosi “alle più alte cariche istituzionali per un intervento che rimetta valori e priorità nel solco dell’unità nazionale e della democrazia partecipata”.

Secondo il leader del sindacato confederale, “i cittadini, «i territori», come li definisce il governatore Zaia, non sono gli azionisti di questo governo.  Gli italiani sono cittadini di un Paese, una nazione che ha una scuola nazionale. Scuola che è funzione dello Stato, che ha unito e unisce il Paese”.

Ma l’istruzione è un diritto universale, non locale

“Nel mondo si guarda all’istruzione come diritto universale e qui, in Italia, in Veneto, ne vogliamo fare un ‘affaire regionale’”.

Il sindacalista si scaglia contro “l’ordine del giorno spinto in avanti senza alcun preavviso e senza un approfondimento con i cittadini italiani”, perché “l’autonomia di una regione non può essere un fatto privato di quella regione. Dividere la scuola, di questo si tratta, mina alle fondamenta l’unità del Paese e il suo stesso futuro”.

La Uil Scuola teme, inoltre, “gli effetti che ci sarebbero, con una scuola condizionata, terreno di scontro politico, e poi bacino di consenso sociale”.

La citazione di Calamandrei

Calamandrei diceva: «quando la scuola diventerà scuola di partito sarà nel senso di un partito al potere (…) Si finanzia la scuola privata e si manda in malora quella pubblica, laica e di tutti».

Il sindacato si appella “alle massime cariche istituzionali che rappresentano l’unità del paese, il Presidente della Camera, il Presidente del Senato e, nella sua veste di garante dell’unità nazionale e della Costituzione, il Presidente della Repubblica, per un intervento che rimetta valori e priorità nel solco della democrazia partecipata”.

“Quello di oggi, ha i connotati di un colpo di mano – ribadisce Turi – una sterzata proprio nel momento in cui l’attenzione delle forze politiche e dei cittadini è indirizzata all’approvazione della legge di Bilancio. Non gli interessi e nemmeno gli ‘azionisti’, ma i valori e principi saranno alla base della reazione sindacale per chiedere l’apertura di un dibattito che coinvolga le forze sociali ai massimi livelli”.

Le ripercussioni

Come già scritto dalla Tecnica della Scuola, le ripercussioni dell’autonomia differenziata si avranno sullo stato giuridico del personale, sugli spazi di libertà, sull’autonomia delle istituzioni scolastiche garantita dalla Costituzione: tutti temi che, secondo Turi, “hanno bisogno di una risposta forte che si aggiunge ai problemi irrisolti e lasciati ad un dibattito tutto incentrato sugli interessi elettorali delle forze di Governo senza alcuna considerazione dei cittadini”.

Come apripista, c’è il disegno di legge della Regione Veneto, approvato oltre un anno fa, che tra le varie cose prevede anche il progressivo passaggio del personale scolastico alle dipendenze della regione, come peraltro già avviene nelle regioni a statuto speciale come Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.

“Il Governo si assuma le sue responsabilità”

“Il Governo – commenta ancora Turi – si dovrà assumere la responsabilità di dividere il Paese dal punto di vista culturale, dopo aver accentuato le differenze sociali e economiche”.

“Noi non ci stiamo e ci prepariamo anche allo sciopero generale della scuola che potrebbe caratterizzarsi con una connotazione più ampia di una semplice vertenza sindacale”, conclude il sindacalista.

Accordo su Mobilità 2019, i commenti a caldo dei sindacati

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Come già comunicato, in data odierna è stato raggiunto l’accordo sulla mobilità 2019.

Il contratto avrà validità triennale, ma le parti hanno convenuto che le trattative potranno essere riaperte qualora se ne ravveda la necessità.

Riportiamo di seguito una sintesi dei primi commenti dei Sindacati firmatari.

Flc Cgil

Il contratto è un contratto acquisitivo, che ripristina i diritti cancellati dalla “Buona Scuola”, archivia definitivamente la titolarità d’ambito e la chiamata diretta, ma soprattutto fornisce una risposta ai docenti che, causa la legge 107, ancora attendono di ricongiungersi alle loro famiglie dopo anni di servizio a centinaia di chilometri di distanza.

Rimangono irrisolte alcune questioni che la delegazione della FLC CGIL aveva posto al tavolo della trattativa: la mobilità del personale delle scuole italiane all’estero, la titolarizzazione degli insegnanti di religione e la mobilità del personale ATA ex co.co.co.

Su questi temi il Sindacato rilascerà delle dichiarazioni a verbale.

I punti salienti

Resta ferma la possibilità per tutto il personale di presentare annualmente la domanda di mobilità.

Le novità principali riguardano i docenti; per il personale educativo e ATA non ci sono sostanziali modifiche.

A partire dal 1° settembre 2019 tutti i docenti avranno una titolarità su istituzione scolastica, compresi gli incaricati triennali da ambito (cancellata la titolarità su ambito territoriale prevista dalla L.107/15).

Si potranno esprimere le preferenze puntuali di scuola e sintetica di comune, distretto e provincia con l’indicazione di 15 preferenze per tutte le province d’Italia: il vincolo triennale di permanenza opererà se soddisfatti su scuola oppure su comune e/o distretto subcomunale, ma limitatamente alla prima fase (quella comunale).

Ai docenti assunti il 1° settembre 2019, nel corrente anno scolastico al terzo anno del percorso FIT (da concorso 2018), sarà attribuita la titolarità, al termine delle operazioni di mobilità, sulla scuola di attuale incarico. Dunque questi docenti potranno partecipare alla mobilità relativamente all’a.s. 2020/2021.

Le disponibilità per la mobilità saranno sul 50% dei posti vacanti dell’organico di diritto (fino allo scorso anno era il 40%); il restante 50% è accantonato per le immissioni in ruolo.

Nel prossimo biennio saranno favoriti i trasferimenti interprovinciali rispetto alla mobilità professionale: sull’aliquota spettante, ai trasferimenti da fuori provincia saranno destinati l’80% dei posti disponibili dopo la fase provinciale nel 2019/2020, il 60% nel 2020/2021 ed il 50% nel 2021/2022.

È prevista anche per i licei musicali una fase transitoria che privilegia la mobilità professionale, in modo da favorire il passaggio di ruolo/cattedra dei docenti già utilizzati in questi anni sugli insegnamenti specifici aprendo, però, anche alla mobilità territoriale.

Gilda

La Gilda ha rifiutato di firmare il contratto sulla mobilità per 4 anni di seguito, perché conteneva le disposizioni di attuazione del sistema degli ambiti e della chiamata diretta previsti dalla legge 107/2015. Quest’anno, invece, ha dato l’ok all’accordo perché il governo ha deciso di cancellare gli ambiti e la chiamata diretta ripristinando il diritto alla titolarità della sede per tutti i docenti.

Ecco le novità più importanti contenute nella bozza di ipotesi di contratto. 

15 preferenze su scuole, comuni, distretti e province

I docenti che presenteranno la domanda di trasferimento o di passaggio (di cattedra o di ruolo) potranno esprimere 15 preferenze analitiche e/o sintetiche indicando le scuole e/o i comuni e/o i distretti e/o le province. E coloro che otterranno il trasferimento o il passaggio acquisiranno la titolarità sulla sede di destinazione. Il nuovo contratto prevede la disapplicazione degli ambiti e la chiamata diretta al fine di conformarsi preventivamente alle disposizioni in tal senso previste dal disegno di legge di bilancio attualmente all’esame del Senato. 

Continuità e punteggi anche per le assegnazioni ai plessi

Accogliendo una proposta avanzata dalla Gilda, nell’ipotesi di contratto sulla mobilità è stata inserita una clausola che vieta ai dirigenti scolastici di trasferire “a piacere” i docenti da un comune all’altro. Le nuove disposizioni prevedono, infatti, che i presidi, per assegnare i docenti ai plessi e alle sezioni staccate ubicate in altri comuni, debbano, necessariamente, garantire agli alunni la continuità didattica e il principio del maggiore punteggio dei docenti scorrendo la graduatoria di istituto. Il vincolo poggia sulla necessità di evitare che gli alunni cambino insegnante frequentemente e, al tempo stesso, garantisce il rispetto del principio del merito prevedendo che, in caso di riduzione del numero delle classi, il docente da trasferire ad altro comune debba essere individuato nell’insegnante con meno titoli. 

Licei musicali

Il nuovo accordo prevede anche una disciplina transitoria che garantisce la continuità didattica nelle discipline di indirizzo dei licei musicali. Alla mobilità professionale (passaggi di cattedra è di ruolo) verso queste particolari tipologie di scuole sarà destinato il 50% delle disponibilità. Il restante 50% andrà alle immissioni in ruolo. Le domande saranno presentate in formato cartaceo. Gli uffici compileranno una graduatoria con gli aventi titolo, graduati secondo il servizio specifico prestato nei licei musicali. Fermo restando il diritto di graduatoria, se tra gli aventi titolo risulteranno docenti nei confronti dei quali potrà essere disposta la conferma nel liceo di attuale servizio, gli aventi diritto saranno confermati con priorità. Dopo di che saranno effettuati i trasferimenti. Sulle sedi residue saranno effettuati gli ulteriori passaggi degli aventi titolo (che non avranno ottenuto la conferma) presenti in graduatoria fino alla concorrenza del 50% dei posti accantonati per la mobilità professionale. Se rimarranno altri posti, saranno assegnati in sede di mobilità interprovinciale. 

Blocco triennale solo se il trasferimento è su scuola o distretto subcomunale

Il blocco triennale sulla sede di destinazione in caso di accoglimento della domanda di trasferimento o passaggio opererà solo nel caso in cui il docente dovesse ottenere un’istituzione scolastica per effetto della soddisfazione di una preferenza puntuale su scuola o, nelle città metropolitane, di una preferenza relativa a distretto sub-comunale. 

Aliquote

Per quanto riguarda le aliquote è stato pattuito quanto segue.

Fermo restando il 50% di disponibilità riservato alle immissioni in ruolo, il restante 50% sarà così ripartito, anno per anno, nel prossimo triennio:

  • 2019-20: 40 % ai trasferimenti interprovinciali e 10% ai passaggi
  • 2020-21: 30% ai trasferimenti interprovinciali e 20% ai passaggi;
  • 2021/22: 25% ai trasferimenti interprovinciali e 25% ai passaggi.

Mobilità 2019, arriva l’accordo. La firma del contratto il 28 dicembre

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come preannunciato nella serata del 20 dicembre, è arrivato l’accordo sul prossimo contratto di mobilità triennale (2019/2022). Tuttavia la firma del CCNI dovrebbe avvenire il 28 dicembre, o comunque in seguito all’approvazione della legge di bilancio, ma si tratterebbe di una formalità dato che il testo è stato già concordato dalle parti.

Stop a chiamata diretta e titolarità su ambito

Sarà dunque confermato l’addio alla chiamata diretta ed alla titolarità su ambito. Quest’ultima, tornerà ad essere su scuola e verrà reintrodotta la norma che regola la mobilità in tre fasi, ovvero:

Prima fase: Trasferimenti nell’ambito dello stesso comune di titolarità;

Seconda fase: Trasferimenti tra comuni della stessa provincia;

Terza fase: Mobilità professionale e mobilità territoriale interprovinciale.

Si continuerà, pertanto, a presentare la domanda di mobilità territoriale, sia per i posti comuni che per quelli di sostegno (ci sarà la possibilità di selezionarli entrambi) con un modello unico di domanda per un massimo di 15 preferenze.

Le preferenze esprimibili saranno i codici puntuali delle singole scuole, i codici sintetici dei comuni e i codici sintetici dei vecchi distretti scolastici.

Ogni docente potrà indicare fino a 15 preferenze, esprimendo fino ad un massimo di 15 scuole oppure 15 comuni o distretti o, ancora, fino a un massimo di 15 province. Se vorrà potrà esprimere nella stessa domanda codici di scuola, comuni, distretti e province per un totale di massimo 15 preferenze.

Domanda unica mobilità provinciale e interprovinciale

Se un docente volesse fare sia la domanda provinciale e sia quella interprovinciale, lo potrà fare compilando un’unica domanda di trasferimento in cui tra le preferenze potrà inserire sia le scuole e i comuni della provincia di titolarità, ma potrà anche indicare le scuole, i comuni e le province diverse da quelli della provincia di titolarità.

Passaggi di ruolo e cattedra altri modelli

Sempre in precedenza, abbiamo riferito che il docente che vuole fare la domanda di passaggio di ruolo la potrà fare per un solo ruolo, solo se ha superato l’anno di prova, e per tutte le classi di concorso per cui è abilitato. La domanda di passaggio di ruolo si fa con un modello distinto rispetto alla domanda di trasferimento provinciale e interprovinciale, e si deve compilare un modello per ogni classe di concorso richiesta. Per chi presenta sia domanda di trasferimento che quella di passaggio di ruolo, in caso di soddisfazione di entrambe le richieste, prevale quella del passaggio rispetto al trasferimento.

Il passaggio di cattedra può essere presentato in contemporanea al trasferimento e al passaggio di ruolo, si richiede compilando un altro modello differente da quello del trasferimento e del passaggio di ruolo.

In caso di più classi di concorso in cui si è abilitati, il docente che vuole fare il passaggio di cattedra su più classi di concorso deve presentare più domande, una per ogni classe di concorso dello stesso ordine e grado di titolarità. In caso di soddisfazione sia per il passaggio di cattedra che per quello di ruolo, prevale quest’ultimo, mentre tra il trasferimento e il passaggio di cattedra, si può indicare, in fase di domanda, a chi dare la precedenza in caso di soddisfazione di entrambe le richieste.

Nessun vincolo dal sostegno a posto comune

Inoltre, per quanto riguarda la mobilità dei docenti, c’è stato il passo indietro dell’amministrazione in merito al vincolo proposto in precedenza sui passaggi da sostegno a posto comune.

Infatti, la prima proposta del Miur è stata quella di imporre la riduzione al 50% delle disponibilità per i trasferimenti da posto di sostegno a posto comune. In precedenza era stato questo uno dei principali nodi che opponevano le organizzazioni sindacali al MIUR.

Regionalizzazione della scuola: se ne parla nel Consiglio dei Ministri

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

E’ in corso in queste ore a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei Ministri nel corso della quale è prevista, come si legge nell’ordine del giorno ufficiale “l’Illustrazione delle intese concernenti l’autonomia differenziata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.

Regionalizzazione al via

Prende così avvio formalmente il percorso che, secondo quanto previsto dal contratto di Governo, dovrebbe portare in tempi più o meno rapidi alla approvazione di misure finalizzate ad attribuire maggiore autonomia alle regioni che ne fanno richiesta.
Il tema è ricco di ricadute per il mondo della scuola perché diverse regioni si stanno già muovendo proprio per chiedere aumento delle prerogative in campo scolastico.
La proposta di legge della Regione Veneto, approvata più di anno fa anche con il voto favorevole dei consiglieri del M5S, prevede ad esempio il progressivo passaggio del personale scolastico alle dipendente della regione, come peraltro già avviene in Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige.
Aspettiamo comunque il comunicato ufficiale del Governo per sapere con maggiore precisione quali decisioni in merito verranno assunte dal Consiglio dei Ministri.

Formazione docenti neo-assunti, assistenza Indire in forma ridotta nel periodo natalizio

Di Lara La Gatta

da La Tecnica della Scuola

Indire ha informato che durante il periodo natalizio il servizio di assistenza tecnica ai docenti e agli Istituti sarà garantito, seppur in forma ridotta.

Le richieste saranno evase nel minor tempo possibile. Pertanto Indire invita a non inoltrare più volte lo stesso messaggio.

Il servizio riprenderà a pieno regime a partire da mercoledì 2 gennaio 2019.