«Istituti tecnici, per il rilancio subito un patto con le imprese»

da Il Messaggero

Intervista al Ministro Bussetti

Dalla scelta della scuola giusta, per non sbagliare strada rischiando la bocciatura, al contatto con il mondo del lavoro fino al fair play sui campi di calcio. Il ministro all’istruzione, Marco Bussetti, disegna per gli studenti il nuovo anno della scuola italiana e risponde a chi lo accusa di aver tagliato sull’istruzione. Lunedì intanto partiranno le iscrizioni per il primo anno delle scuole elementari, medie e superiori ma l’orientamento non sempre funziona, visto che il primo anno di scuola superiore registra i tassi più alti di bocciatura.

Come aiutare i ragazzi?
«Quello dell’orientamento è un tema importantissimo. Stiamo lavorando per migliorare l’utilizzo delle risorse europee per progettualità mirate. Dobbiamo intervenire anche sul piano della formazione dei docenti, soprattutto quelli che si dedicano a queste attività. Un migliore orientamento deriverà anche dalla revisione dell’alternanza scuola-lavoro che metterà di nuovo al centro l’acquisizione di competenze trasversali. Niente apprendistato occulto».
Più di un ragazzo su due sceglie il liceo, eppure con gli istituti tecnici e professionali si trova lavoro. Come si inverte la rotta?
«Dobbiamo spiegare con chiarezza ai ragazzi e alle famiglie quali sono gli sbocchi offerti da queste scuole. Le imprese possono essere un valido alleato in questo cammino; possono raccontare la loro attività agli studenti e, alla fine degli studi, anche prevedere la possibilità di assunzioni. All’interno di questi istituti si formano le eccellenze del Made in Italy. E attraverso la riforma dei professionali, che stiamo attuando, lavoreremo molto per migliorare e potenziare il lavoro svolto a scuola nelle ore di laboratorio».
Con l’arrivo di quasi 12mila docenti di educazione motoria, ci sarà anche una parte dedicata alla cultura dello sport per contrastare episodi di violenza e razzismo negli stadi?
«Certamente ci sarà spazio per una parte teorica. Inserire il docente specializzato sarà funzionale anche a raggiungere l’obiettivo di diffondere la cultura del rispetto, del fair play. I recenti fatti di cronaca dimostrano che ne abbiamo davvero bisogno».
Quest’anno debutterà la riforma dell’esame di Stato, la vecchia maturità promuoveva oltre il 99% dei candidati. È solo un rito di passaggio, dunque, o cambierà qualcosa nella valutazione?
«La riforma che parte quest’anno nasce nel 2017. La ereditiamo. Non ne condivido tutti gli aspetti. Ma senz’altro è giusto che dia un peso maggiore al percorso scolastico rispetto a quanto si faceva in passato. Abbiamo anche evitato che la prova Invalsi e l’alternanza scuola-lavoro fossero requisito di accesso all’esame. Avrebbero avuto un peso eccessivo».
In merito all’approvazione della legge di bilancio, l’opposizione vi accusa di fare tagli sull’istruzione, in particolare sul sostegno. Come risponde?
«Dico con chiarezza che la manovra non prevede tagli sull’istruzione né tantomeno sul sostegno. Anzi ci sono risorse in più. Le tabelle che circolano vanno lette bene. Da quest’anno le risorse per le supplenze sul sostegno vengono individuate anno per anno. Con le prossime manovre saranno di volta in volta iscritte in bilancio, programmando la spesa sulle necessità previste. Il Ministero continuerà a garantire il sostegno a chi ne ha bisogno. Sempre. Passare per quelli che lo tagliano sarebbe ridicolo: siamo il Governo che ha voluto un Ministero per difendere i diritti di chi ha una disabilità. Stiamo attivando 40.000 posti di specializzazione per avere un maggior numero di insegnanti preparati sul sostegno. Da quando sono arrivato al Miur ho riunito più volte l’Osservatorio competente. Stiamo rivedendo insieme ad associazioni e famiglie le modalità di assegnazione del sostegno».
Si è riunita una commissione di esperti per riscrivere il Testo Unico della scuola, fermo al 1994. Che lavoro svolgeranno?
«Devono mettere in ordine le norme degli ultimi 25 anni e sarà un’opera imponente di semplificazione che porterà a una maggiore chiarezza del quadro normativo. Ci sarà poi una riflessione anche sul tema della valutazione e degli istituti che attualmente se ne occupano, sia nel mondo scolastico che nell’università. Vogliamo dare maggiore efficienza al sistema».
Con il decreto sui punti organico, vengono aumentate le assunzioni negli atenei virtuosi superando il limite del turn over. Verranno raggiunte anche altre università?
«Dopo dieci anni finalmente si torna ad assumere di più negli atenei anche con la manovra di bilancio, che interviene con ulteriori incrementi per il 2019 e per il 2020 e con l’assunzione di 1.500 nuovi ricercatori. Dal prossimo la misura andrà a toccare un numero sempre maggiore di università».
Il numero chiuso come verrà superato?
«C’è un lavoro in corso, una commissione di studio. Intanto aumentiamo i posti disponibili, come abbiamo già fatto quest’anno, e, nel caso di Medicina, anche i contratti di specializzazione post laurea».
Come faranno le facoltà che non hanno i mezzi per accogliere un maggior numero di studenti?
«Affronteremo il tema con la Conferenza dei rettori: senza il supporto delle università sarebbe impossibile andare avanti con qualunque processo di riforma. Serviranno risorse specifiche».
Lorena Loiacono

Scuola, 4 miliardi di tagli penalizzato il sostegno

da  la Repubblica

Gli effetti della manovra economica

Ilaria Venturi

Tagli per oltre quattro miliardi nel triennio, a partire dal 2020.

Nessuna assunzione per il prossimo anno, se non duemila posti per il tempo pieno alla primaria, 400 docenti nei licei musicali e 290 educatori. Ma la polemica scoppia in particolare sul sostegno, la parte più fragile degli alunni: qui la sforbiciata è di oltre un miliardo.

La legge di Bilancio sulla scuola parte da queste cifre, terreno dove si consuma lo scontro più acceso tra M5s e Pd, mentre i sindacati annunciano una mobilitazione a gennaio: «La scuola è fortemente penalizzata». Vediamo con ordine. Per il 2019 ci sono quasi 9 milioni in più per l’istruzione, ma nel triennio il segno meno è davanti a 4 miliardi e 600 milioni: quasi 2,5 per il primo ciclo e oltre 1,1 per le superiori. E poi: meno 450 milioni per l’edilizia, un milione che scompare alle voci “lotta alla dispersione e prevenzione del disagio giovanile”, “valorizzazione delle eccellenze” e “innovazione”.

Ancora: venti milioni in meno sul supporto alle famiglie per il diritto allo studio. Sul reclutamento dei presidi ci sono 5 milioni per il 2019, meno 23 sul triennio.

I numeri sono contestati da Luigi Gallo del M5S, presidente della commissione Cultura alla Camera: «L’incremento per il 2019, rispetto a quanto programmato dal Pd, è di 2,6 miliardi». Gallo ammette: «È vero che nel 2020 e nel 2021 i fondi sono più bassi ma non abbiamo ancora fatto le leggi di Bilancio per quegli anni». S’infuria Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo Pd: «Ci dicano dov’è questo aumento perché non si vede. L’ultima manovra Gentiloni ha fatto 18mila assunzioni, qui ne vediamo duemila. E zero per il sostegno». Sul tempo pieno la strada è lunga, occorrerebbero 41mila maestri per assicurarlo a tutti gli alunni. Il fronte del sostegno ai disabili è quello più caldo. Se per il 2019 sono iscritte le risorse per pagare i 40 mila insegnanti in deroga, ovvero i supplenti, «queste risorse scompaiono per i due anni successivi», denuncia Anief. In realtà è una convenzione contabile. Ma che ancora una volta non garantirà continuità didattica agli alunni che più ne hanno bisogno. «Per gli interventi di integrazione degli studenti con bisogni educativi speciali incluse le spese del personale (docenti di sostegno) si passa da 3.489.483.406 euro del 2019 a 2.457.126.374 euro del 2021» twitta il Dem Paolo Siani.

Cifre che secondo Anief «dovranno essere recuperate già da domani se non si vorrà ledere il diritto all’istruzione di 80mila alunni disabili, uno su quattro», più che raddoppiati negli ultimi dieci anni. Il governo confida in una minor spesa sul personale visto, al contrario, il calo della popolazione da 3 a 18 anni (un milione in meno da qui al 2028).

Intanto, contesta la Flc-Cgil con Annamaria Santoro «non si vedono investimenti e assunzioni, solo piccoli aggiustamenti e misure a costo zero». La manovra cambia il reclutamento: basterà un anno di prova, non più la formazione di tre anni (Fit), dopo il concorso per insegnare nella secondaria. La cancellazione del Fit porterà a un risparmio di 12 milioni annui. «I concorsi saranno banditi nelle Regioni e per le discipline con posti vacanti — scrive il ministro Marco Bussetti —. Chi vincerà avrà la garanzia del posto nella Regione scelta, ma dovrà rimanerci per cinque anni». Il Fondo per il funzionamento delle scuole cresce di 174 milioni nel 2020 e di 79 nel 2021. Confermato poi il taglio delle ore di alternanza scuola-lavoro (50 milioni in meno) e abrogata la chiamata diretta. Altro punto dolente: mancano risorse per il rinnovo contrattuale degli insegnanti dal 2019, ma il ministro all’Istruzione afferma che sono previsti 1,7 miliardi all’anno. «Nessuna risposta a più di centomila precari della scuola, docenti e personale Ata — attacca Lena Gissi della Cisl Scuola — questo è grave. A Bussetti chiediamo di non svendere il nostro settore, è un’ecatombe se non troveranno risorse per il 2020 e 2021».

Concorso Dirigenti Scolastici: dal 7 gennaio correzione prova scritta

da Orizzontescuola

di redazione

Le sottocommissioni del concorso per selezionare i Dirigenti Scolastici che assumeranno servizio dal 1° settembre 2019 si insedieranno il 7 gennaio e cominceranno a correggere un gruppo di 250 elaborati assemblato in modo casuale da CINECA. Lo rende noto la FLC CGIL.

Criteri di correzione e griglia di valutazione saranno predisposti a livello nazionale e poi distribuiti a tutte le sottocommissioni.

I criteri di correzione e la relativa griglia di valutazione saranno predisposti a livello nazionale dal Presidente della commissione e inviati a tutte le sottocommissioni che opereranno a livello regionale.

La correzione dovrebbe impegnare le sottocommissioni per circa un mese. Le sottocommissioni

Dirigenti Scolastici assunti dal 1° settembre 2019

Ricordiamo che con le modifiche introdotte dal Decreto Semplificazione i candidati ammessi al corso conclusivo di formazione e tirocinio saranno direttamente dichiarati vincitori e assunti, secondo l’ordine di graduatoria di ammissione al corso.

La modifica ha determinato un risparmio economico (non ci sarà più il semi-esonero del personale frequentante il previsto corso di formazione)

Le risorse risparmiate confluiranno  nel Fondo «La Buona Scuola» per il miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione scolastica.

Concorso dirigenti scolastici: pubblicate le sottocommissioni

Stop appalti pulizia, assunzione lavoratori tramite concorso per titoli e colloquio. I particolari

da Orizzontescuola

di redazione

La legge di bilancio segna la fine degli appalti di pulizia nelle scuole, a partire dal 2020, internalizzando il servizio e assumendo i dipendenti delle ditte di pulizie.

Stop appalti pulizia: dal 1° gennaio 2020

A partire dal 1° gennaio 2020, leggiamo nel testo della manovra,  i servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole statali sono affidati esclusivamente a personale dipendente appartenente al profilo dei collaboratori scolastici.

Stop appalti pulizia: disponibilità posti accantonati

I posti precedentemente accantonati, pari a 11.552 secondo le tabelle sugli organici a.s. 2018/19, tornano ad essere nuovamente disponibili.

Stop appalti pulizia: assunzione lavoratori

I lavoratori delle ditte pulizie saranno assunti, secondo i previsti limiti di spesa, tramite un concorso selettivo per titoli e colloquio.

Il Miur è autorizzato a bandire i concorsi dal 1° gennaio 2020.

Può partecipare al concorso: il personale impegnato per almeno 10 anni, anche non continuativi, purché includano il 2018 e il 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualità di dipendente a tempo indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei predetti servizi. 

Alla procedura selettiva non può partecipare il personale di cui all’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ossia gli ex LSU di Palermo.

Stop appalti pulizia: disciplina procedura concorsuale

Sarà un decreto del Miur,  di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione e dell’economia e delle finanze, a definire i requisiti per la partecipazione alla procedura selettiva, le relative modalità di svolgimento e i termini per la presentazione delle domande.

La legge di bilancio è in GU con il numero 145: gli aumenti di spesa sono legati al CCNL di aprile

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

La manovra finanziaria per il 2019 è ormai legge a tutti gli effetti: nella giornata del 31 dicembre è stata pubblicata con il numero 145 in due corposissimi supplementi della Gazzetta Ufficiale e dal 1° gennaio è entrata in vigore.

Perchè diminuisce la spesa di personale

Intanto da una ulteriore rilettura della relazione illustrativa emerge una spiegazione plausibile della riduzione di spesa del personale docente negli anni 2020 e 2021.
La disposizione contenuta nel comma 69 dell’articolo 1 della legge 107/2015 – si legge nella relazione – prevede “la  determinazione del numero dei docenti con incarico a tempo determinato con appositi decreti interministeriali per singolo anno scolastico” e questo avrebbe comportato, in sede di redazione della legge di bilancio “una diminuzione dei costi nel 2020 ed una più consistente per l’anno 2021”.
La questione, però, non è affatto pacifica perchè il testo del comma citato regolamenta la costituzione dell’organico di fatto, ma con eccezione dei posti di sostegno in deroga che sono lasciati alla autonoma decisione dei singoli Uffici scolatici regionali.
Inoltre, per la verità, negli anni passati, anche dopo l’entrata in vigore la legge 107, questa regola non era mai stata applicata in sede di redazione della legge di bilancio e questo spiega le incertezze interpretative che si sono create negli ultimi giorni.
In conclusione, si può quindi ragionevolmente affermare che la legge non prevede i tagli imponenti di cui si è parlato.

L’aumento di spesa riguarda l’applicazione del CCNL di aprile

E’ anche altrettanto vero, però, che le variazioni in positivo relative alla spesa complessiva del Ministero sono legate, quasi interamente, alla applicazione del nuovo CCNL come peraltro chiarito dalla relazione illustrativa in cui si sottolinea che la spesa per l’istruzione “vede un aumento degli stanziamenti di competenza del 3,5 per cento rispetto all’assestamento 2018 (4,2 per cento sulle previsioni iniziali) ed è condizionata dall’evoluzione della spesa destinata al personale e dalla firma nell’aprile 2019 del rinnovo contrattuale del comparto scuola”.

Iscrizioni scuola, disabili e Dsa: documenti da allegare alla domanda

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Dal 27 dicembre, i genitori che debbono iscrivere, per la prima volta, i figli a scuola possono iniziare la registrazione sul portale dedicato così da ottenere le credenziali di accesso al servizio (non necessario per chi ha già un’identità digitale).

Le iscrizioni on-line interessano, come gli scorsi anni, le classi prime di scuola primaria e secondaria di I e II grado.

Il passo successivo sarà l’iscrizione vera e propria, che potrà essere effettuata dalle 8.00 del 7 gennaio alle 20.00 del 31 gennaio 2019.

Scuole primarie

I genitori potranno iscrivere alla prima classe della primaria i bambini chi compie 6 anni di età entro il 31 dicembre 2019. Possibile iscrivere anche i bambini che compiono 6 anni cccdopo il 31 dicembre 2019 e comunque entro il 30 aprile 2020. I genitori sceglieranno tra le possibili articolazioni dell’orario settimanale: 24, 27, fino a 30 o 40 ore.

Scuole medie e superiori

Per le medie i genitori esprimono le proprie opzioni rispetto alle possibili articolazioni dell’orario settimanale che può essere di 30, 36 o 40 ore (tempo prolungato). Per le superiori, le famiglie decidono anche la scelta dell’indirizzo di studio.

Alunni disabili o Dsa

Per l’iscrizione di un bambino con disabilità, se l’iscrizione viene effettuata on line, non bisogna allegare alcun documento alla domanda, ma la famiglia deve consegnare alla scuola prescelta la certificazione rilasciata dalla Asl di competenza, comprensiva della diagnosi.

Invece, per l’alunno con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) l’iscrizione viene effettuata on line senza allegare alcun documento alla domanda di iscrizione, ma la famiglia deve consegnare alla scuola prescelta la diagnosi, rilasciata in base alla legge 170/2010.

Concorso DSGA: svolgimento della prova scritta computerizzato o no?

da Tuttoscuola

Il bando di concorso per l’assunzione di 2.004 Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi sembra contenere un’altra omissione (o una svista?), oltre a quella della mancata richiesta del versamento di 10 euro quale contributo di partecipazione.

All’articolo 13 del bando, a proposito delle due prove scritte, non si fa menzione della loro modalità di svolgimento; manca, infatti, qualsiasi riferimento alla modalità computerizzata, come tutto lasciava intendere sulla base degli ultimi concorsi svolti (per docenti e dirigenti scolastici).

Mentre per la prova preselettiva (art. 12 del bando) si fa riferimento esplicito alla modalità computer-based, allo svolgimento computerizzato e alla postazione informatica, per le due prove scritte, invece, non vi è nessuna indicazione.

Eppure la modalità di svolgimento va precisata, come, ad esempio era stato previsto per il concorso DS che, a proposito della prova scritta, prevedeva esplicitamente all’articolo 8 del relativo bando: “Lo svolgimento della prova scritta è computerizzato; i candidati ammessi a sostenere la prova scritta hanno a disposizione una postazione informatica alla quale accedono tramite un codice di identificazione personale che sarà fornito il giorno della prova”.

Servirà un’altra precisazione?

Concorso DS: costituite 37 sottocommissioni. Insediamento collegiale presso il Miur e lavori valutativi nei territori regionali

da Tuttoscuola

Previsione confermata: le commissioni del concorso DS sono state costituite entro la fine dell’anno.

Lo ha disposto il decreto direttoriale prot. 2080 del 31 dicembre 2018 con il quale è stato comunicato che tra ammessi di diritto per regolare superamento della preselezione, ammessi a causa di disabilità oppure ammessi con riserva per ordinanza cautelare del Consiglio di Stato, i candidati presenti alla prova scritta sono stati in tutto 9.376.

Conseguentemente sono state costituite in tutto 37 sottocommissioni.

Il decreto si conclude precisando che Fermo restando il carattere nazionale del corso-concorso, le sottocommissioni esaminatrici sono insediate, per ragioni organizzative, in più regioni.

In occasione della prima riunione, che si terrà a Roma presso la sede del Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca, le sottocommissioni stesse decideranno e verbalizzeranno la provincia e la sede presso la quale svolgeranno i relativi lavori.

Non sono state previste sottocommissioni in sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise e Umbria a causa del ridotto numero di candidati, la cui valutazione sarà affidata a sottocommissioni di regioni limitrofe.

Insegnare? Mai più!

Insegnare? Mai più!

di Maurizio Tiriticco

Insegnare? Mai piu? Sembra un provocazione? Ma, in effetti, non lo è! O meglio, non dovrebbe esserlo!
Eppure, gli insegnanti esistono, e da sempre! Ed oggi, in quasi tutti i Paesi del mondo! Ed anche per norma! Oggi, quasi ovunque, il nuovo nato, dopo qualche anno, esce dall’istituzione casa/famiglia per accedere ad un’altra istituzione: la scuola! Un’aula, un banco o un similare, e un adulto che ha un ruolo sociale riconosciuto e consolidato; e che svolge una precisa funzione professionale: quella di insegnare! Ed è un mestiere – o una professione – vecchia quanto il cucco! Perché gli insegnanti esistono da sempre! Sono quelle persone che – stando all’etimologia della parola – sono tenute a segnare cose nella testa di soggetti in situazione di sviluppo/crescita e che nulla o poco sanno! In verità erano da sempre in-segnanti i vasai, che di professione segnavano sui loro prodotti – le testae, appunto – colori e forme per renderli più appetibili! E non c’è museo di cose antiche che non esponga “vasi di coccio”, o meglio anfore, preziosissime per forme, decorazioni, disegni, colori. Insomma gli in-segnanti erano artigiani, ma di alta professionalità. Ma in-segnanti erano anche coloro che segnavano informazioni sulla testa – che noi chiamiamo più dignitosamente capo – dell’alunno, cioè di colui che doveva essere “alimentato” non solo di pane, ma anche di ciò che fosse necessario per crescere e per accedere nel consesso sociale! Nonché per diventare adulto! Ed aver completato così il processo di “adolescere”, cioè di diventare da bambino uomo.
Quindi gli in-segnanti da sempre in-segnano! Ma che cosa segnano? Dati e informazioni, soprattutto, ma anche procedure, regole, tecniche, financo princìpi e teorie, che il soggetto deve ap-prendere, deve com-prendere, deve archiviare. Tutte cose che poi è tenuto ad utilizzare nel continuum dei suoi studi scolastici ed infine nel lavoro e nella vita! Così viene detto loro! E glielo dicono tutti! I genitori in primo luogo! Da sempre ed anche oggi: “Studia, sennò niente paghetta”!. “Studia, sennò che farai nella vita”?. Le cantilene di sempre che quasi tutti i nuovi nati nel mondo si devono sorbire almeno fino al termine dell’adolescenza! E da parte loro, gli insegnanti sono sempre pronti a minacciare votacci e bocciature! E i genitori sono sempre convinti che le cose che i figli devono studiare a scuola serviranno loro per il lavoro e per la vita!
Insomma, tutti appena nati dobbiamo crescere ed apprendere! Ed è per questo che gli insegnanti sono sempre esistiti! Chi ha insegnato ad Achille come diventare ciò che è diventato? Il centauro Chirone! E chi ha insegnato ad Alessandro a diventare Magno, tanto Grande da conquistare quasi tutto il mondo intero allora conosciuto? Aristotele! Sì, il grande filosofo che fece di tutto per rendere il suo alunno kalòs, bello, e agathòs, buono, capace! E chi ha insegnato ad Orazio a leggere, scrivere e far poesia? Un certo Orbilio, che Orazio in una satira definisce plagosus, per tutti i colpi di frusta – la plaga, appunto – che gli assestava! Insomma, chi non riconosce il valore che un maestro ha, comunque, per lo sviluppo/crescita di ciascuno di noi? Se anche Dante, quel genio che era, non esita a farsi accompagnare da Virgilio prima e da Beatrice poi – una maestra donna! – per apprendere tutte le bruttezze e le bellezze dell’altro mondo, ciò significa che, comunque, ciascuno di noi ha sempre bisogno di qualcuno che ci indichi la via e ci aiuti, appunto, a non deviare. E come non ricordare quel povero Emilio, esperimento pedagogico di cui forse avrebbe voluto fare a meno!
Insomma, comunque di un maestro tutti abbiamo bisogno, se vogliamo in primo luogo sopravvivere e poi apprendere a vivere nel contesto sociale in cui nasciamo e dobbiamo operare. E a questo punto torno alla provocazione del titolo: insegnare? Mai più! E qui chiamo in causa il ruolo sociale e la funzione professionale di chi è chiamato ad insegnare oggi! Perché insegnare mai più? E perché proprio oggi? Non davvero perché – come si osserva da tante parti – ormai sul web c’è tutto il sapere e il non sapere possibile, per cui, basta un click e… ti si aprono sconfinati orizzonti! Orizzonti che, proprio perché sconfinati, rischiano però di farti perdere, e proprio perché stai cercando! Ma in realtà è proprio il web che offre le possibilità infinite di trovare saperi tali che propongono ed impongono a chi insegna un imprescindibile atto di modestia, se possiamo chiamarlo così! Oggi è la funzione stessa di chi insegna che viene messa in discussione, non il ruolo. In realtà, quando non c’era il libro, il ruolo del magister era totalizzante: potremmo dire che egli stesso “era il sapere”! Il libro ha per certi versi ridotto il suo ruolo e spesso l’insegnante, da attore protagonista diventava un mediatore culturale!
Oggi la presenza e l’invadenza del web ha ulteriormente ridotto il ruolo di chi insegna! Ma per altri versi lo ha modificato. In effetti, ne sta esaltando un altro, che richiede una nuova e maggiore responsabilità, quella della mediazione tecnologico/informatica: non so se l’espressione è corretta. Comunque gli affida la responsabilità di essere anche e forse in primo luogo un facilitatore dell’accesso alle informazioni. Di qui la provocazione del titolo di questo “pezzo”. L’insegnante che non è più in primo luogo il depositario del sapere, ma un sapiente ricercatore e selezionatore di fonti e di informazioni. Altro che la lezione cattedratica di un tempo! Morta per consunzione! Almeno così dovrebbe essere!
Ne consegue un discorso che riguarda anche i libri di testo. Si tratta di volumi che, anno dopo anno, diventano sempre più pesanti e più costosi, nei quali è difficile anche per un insegnante secernere il grano delle informazioni necessarie e indispensabili dal loglio delle illustrazioni, delle letture, delle note, delle esercitazioni a volte cervellotiche e di altra paccottiglia. Insomma, oggi ci troviamo di fronte a un insegnante che deve cedere lo scettro di un ruolo millenario e deve accedere, invece, a funzioni molto diverse, più complesse ed anche di maggiore responsabilità. Insomma, oggi ci troviamo di fronte ad un professionista che non è più tanto il depositario di un sapere che è tenuto ad erogare e ad amministrare, quanto un ricercatore attento di fonti e di informazioni, che deve anche selezionare in un mare, peraltro, in cui gli squali delle fake news sono ben più numerosi delle perle del sapere!
Insomma, credo che oggi ci troviamo di fronte a un ruolo docente che deve assolutamente cambiare: e ad un profilo professionale da riscrivere pressoché totalmente! Ciò riguarda il contesto sociale nel suo insieme. Ma sono anche adempimenti di cui l’amministrazione scolastica soprattutto deve assolutamente tenere il debito conto. La mia è una provocazione? Non so! Comunque, se mi sbaglio mi corriggerete, come ebbe a dire ai Romani Papa Voityla all’atto della sua elezione a pontefice.