Insegnanti di sostegno: il 36% non e’ specializzato

Vita.it del 03-01-2019

Insegnanti di sostegno: il 36% non e’ specializzato

Lo afferma l’Istat oggi nel suo report sull’inclusione scolastica nell’anno 2017/18. Gli alunni con disabilità sono il 3,1% degli iscritti: il 41% ha cambiato insegnante di sostegno da un anno all’altro. Solo una scuola su tre è a norma rispetto alle barriere architettoniche.

Più di un insegnante di sostegno su tre, in Italia, non ha la specializzazione sul sostegno. L’Istat scrive nero su bianco ciò che le famiglie di alunni con disabilità sanno: «il 36% degli insegnanti per il sostegno viene selezionato dalle liste curriculari poiché la graduatoria degli insegnanti specializzati per il sostegno non è sufficiente a soddisfare la domanda». L’Istat ha pubblicato oggi il report “L’inclusione scolastica: accessibilità, qualità dell’offerta e caratteristiche degli alunni con sostegno”, relativo all’anno scolastico 2017/18. Per la prima volta l’indagine ha esteso il campo di osservazione anche alla scuola dell’infanzia e alla scuola secondaria di secondo grado, fornendo un quadro su tutte le scuole del territorio italiano. Si tratta complessivamente di 56.690 scuole, frequentate da 272.167 alunni con sostegno, che rappresentano il 3,1% del totale degli iscritti.

Accessibilità.
Soltanto il 32% delle scuole risulta accessibile dal punto di vista delle barriere fisiche: più critica la situazione del Mezzogiorno dove soltanto il 26% di scuole è a norma. Il quadro peggiora se si considera la presenza di barriere senso-percettive che ostacolano gli spostamenti delle persone con limitazioni sensoriali: la percentuale di scuole accessibili scende in questo caso al 18% e ancora una volta la quota più bassa si registra nelle regioni del Mezzogiorno (13%).

La tecnologia.
La tecnologia può svolgere una funzione di “facilitatore” nel processo d’inclusione scolastica, soprattutto nel caso in cui sia facilmente fruibile e situata nel luogo in cui il gruppo classe svolge le ore di lezione; la collocazione in ambienti dedicati, esterni alla classe, può ostacolare l’interazione tra gli alunni e impedire l’utilizzo quotidiano dello strumento a supporto della didattica. Invece una scuola su quattro risulta carente di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con sostegno e contrariamente a quanto previsto per un percorso didattico inclusivo, la collocazione delle postazioni informatiche in classe risulta poco frequente (43% delle scuole). In generale, per il 9% degli alunni con sostegno, gli ausili didattici utilizzati a scuola risultano poco o per nulla adeguati alle loro esigenze. 

Insegnanti di sostegno e assistenti alla comunicazione
Gli insegnanti per il sostegno sono circa 156mila (dato Miur), con un rapporto di 1,5 alunni per insegnante. Dal dettaglio territoriale emerge una maggiore dotazione di insegnanti per il sostegno nelle regioni del Mezzogiorno (1,3 alunni per insegnante). A causa della carenza di insegnanti specializzati, si riscontra una grossa quota di insegnati per il sostegno selezionata dalle liste curriculari (36%): questo fenomeno è più frequente nelle regioni del Nord dove la quota sale al 49% mentre si riduce considerevolmente nel Mezzogiorno scendendo al 21%. Nell’anno scolastico 2017/2018, nel 13% delle scuole italiane nessun insegnante di sostegno ha frequentato un corso specifico sulle tecnologie educative, nel 61% delle scuole soltanto alcuni, mentre nei restanti casi (26%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso. In linea con il livello di formazione riscontrato si osserva uno scarso utilizzo della tecnologia da parte degli insegnanti per il sostegno: solo nella metà delle scuole italiane tutti gli insegnanti sono in grado di utilizzare la tecnologia a supporto della didattica inclusiva.
Schermata 2019 01 03 Alle 10 Gli alunni fruiscono in media di 14 ore settimanali di sostegno. A livello territoriale il numero di ore è maggiore nelle scuole del Mezzogiorno – mediamente 3 ore in più – rispetto a quelle rilevate nelle scuole del Nord. Negli ultimi cinque anni le ore di sostegno settimanali hanno subito un incremento del 14%, pari a 1,7 ore in più a settimana per entrambi gli ordini scolastici. L’incremento si osserva su tutto il territorio ma è più alto nelle regioni del Centro dove supera il 18% (2,2 ore in più a settimana) ed è minimo nel Mezzogiorno (10%, 1,3 ore in più), che però registrava in partenza valori medi settimanali più elevati. Circa il 5% delle famiglie di alunni con sostegno ha presentato negli anni un ricorso al Tar per ottenere l’aumento delle ore; nel Mezzogiorno la percentuale di ricorsi è doppia rispetto a quella del Nord (rispettivamente 6% e 3%). La continuità del rapporto tra docente per il sostegno e alunno non risulta ancora garantita: il 41% degli alunni ha cambiato insegnante rispetto all’anno precedente (nel Mezzogiorno il 45%, nelle regioni del Nord il 38%), mentre il 12% lo ha cambiato nel corso dell’anno scolastico: questo accade più frequentemente nelle scuole primarie del Nord, dove la percentuale sale al 14%.

Gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione sono circa 48mila. A livello nazionale il rapporto alunno/assistente è pari a 5,1 ma nel Mezzogiorno l’offerta è decisamente inferiore (6,5 alunni ogni assistente).

Gli alunni.
Gli alunni con sostegno che frequentano le scuole primarie e secondarie di primo grado sono poco più di 165mila (3,7% degli alunni iscritti) (dato Miur). Per l’anno scolastico 2017/2018 gli alunni con sostegno che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo grado ammontano complessivamente a 165.260, il 3,7% degli alunni complessivi, quota in continua crescita con un incremento, negli ultimi 10 anni, di oltre il 27%. Notevoli le differenze di genere: 213 maschi ogni 100 femmine. L’incremento degli alunni con sostegno, che ha interessato le scuole primarie e secondarie di primo grado negli ultimi anni, si osserva per ogni tipologia di problema, tuttavia la quota maggiore è imputabile all’aumento di alunni con disturbo dello sviluppo che negli ultimi 5 anni sono quasi raddoppiati, passando da poco più di 22mila nell’anno scolastico 2013/2014 a oltre 43mila nell’anno scolastico 2017/2018, in linea con quanto rilevato dagli studi epidemiologici internazionali.

Il problema più frequente è la disabilità intellettiva che riguarda il 46% degli alunni con sostegno; seguono i disturbi dello sviluppo e quelli del linguaggio (rispettivamente 25% e 20%). Molti gli alunni che hanno più di un problema di salute (48%). Gli alunni non autonomi in almeno una delle attività considerate costituiscono il 17,5% degli alunni con sostegno. Tra questi, il 6% ha problemi di autonomia più gravi, in quanto non è in grado di svolgere da solo nessuna delle tre attività. Nel Mezzogiorno la presenza di alunni con ridotta autonomia è maggiore rispetto al resto d’Italia (21%); di contro la percentuale più bassa si registra nelle regioni del Nord (14%). Gli alunni con gravi problemi di autonomia dispongono mediamente di 12,9 ore settimanali di assistenza all’autonomia e alla comunicazione. Nelle scuole del Nord ricevono mediamente 3 ore di supporto in più rispetto al Mezzogiorno.

Gli alunni con sostegno che hanno problemi di autonomia passano la maggior parte del loro tempo all’interno della classe (in media 27,4 ore settimanali per la scuola primaria e 25,3 per quella secondaria) e svolgono attività didattica al di fuori della classe solo per un numero residuale di ore, in media 3 ore settimanali nella scuola primaria e 4 nella scuola secondaria di primo grado. Il numero di ore svolte al di fuori della classe è maggiore nelle scuole del Nord e più basso nel Mezzogiorno, per entrambi gli ordini scolastici. La partecipazione degli alunni con sostegno alle uscite didattiche brevi (senza pernottamento) organizzate dalla scuola risulta piuttosto frequente (92%). Gli alunni con sostegno partecipano invece raramente alle gite d’istruzione con pernottamento: si stima che non partecipino il 76,4% degli alunni con sostegno nella scuola primaria e il 60,3% nella scuola secondaria di primo grado. I livelli di partecipazione sono molto più bassi nelle scuole del Mezzogiorno, dove la quota di non partecipanti sale consistentemente per entrambi gli ordini scolastici (92,9% scuola primaria e 76,7% nella scuola secondaria di primo grado).

Campionati della Geografia

Più di 1.500 studenti coinvolti e motivati coi loro docenti entusiasti , centinaia di scuole partecipanti provenienti da decine di città italiane del nord, del sud e del centro.

Questo sono diventati i Campionati della Geografia che si svolgono a Carrara (I.I.S.”D. Zaccagna”) ormai dal 2015 .

Una partecipazione e una passione crescente da parte di chi crede nella Geografia, disciplina altamente formativa per i cittadini di domani, ma che nell’ordinamento scolastico italiano ,nonostante le battaglie di SOS Geografia e AIIG , risulta del tutto e inspiegabilmente marginale .

Gli appuntamenti di quest’anno saranno 3 : venerdì 22 marzo i Campionati Interregionali dedicati alle seconde e terze classi della secondaria di primo grado ; sabato 23 marzo i Campionati Italiani rivolti alle terze classi della secondaria di primo grado e ,infine, sabato 30 marzo i Campionati Italiani per tutte le classi della secondaria di secondo grado.

C’è ancora tempo per le iscrizioni che termineranno sabato 9 febbraio . Tutte le scuole interessate a partecipare possono andare su www.sosgeografia.it e troveranno tutte le informazioni necessarie anche sul tipo di giochi .

I Campionati sono promossi da SOS Geografia , AIIG Liguria e AIIG Toscana, e si avvalgono del Patrocinio della Regione Toscana e dei Parchi Nazionali dell’Appennino Tosco-Emiliano e delle Cinque Terre che offriranno , come sempre, un soggiorno di educazione ambientale nei loro territori alle squadre vincitrici .


Bussetti “formeremo insegnanti per aiutare studenti a scegliere la scuola”

da Orizzontescuola

di redazione

Un nuovo capitolo sulla formazione dei docenti viene aperto oggi dal Ministro Bussetti  e riguarda l’orientamento alla scelta della scuola.

Ricordiamo che per il 2019 le iscrizioni si apriranno a partire dal 7 gennaio.

Quello dell’orientamento è un tema importantissimo. Stiamo lavorando per migliorare l’utilizzo delle risorse europee per progettualità mirate.

Dobbiamo intervenire anche sul piano della formazione dei docenti, soprattutto quelli che si dedicano a queste attività. Un migliore orientamento deriverà anche dalla revisione dell’alternanza scuola-lavoro che metterà di nuovo al centro l’acquisizione di competenze trasversali. Niente apprendistato occulto“.  Lo afferma Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in un’intervista al quotidiano ‘Il Messaggero’.

Dobbiamo spiegare con chiarezza ai ragazzi e alle famiglie quali sono gli sbocchi offerti da queste scuole -continua Bussetti-. Le imprese possono essere un valido alleato in questo cammino; possono raccontare la loro attività agli studenti e, alla fine degli studi, anche prevedere la possibilità di assunzioni. All’interno di questi istituti si formano le eccellenze del Made in Italy. E attraverso la riforma dei professionali, che stiamo attuando, lavoreremo molto per migliorare e potenziare il lavoro svolto a scuola nelle ore di laboratorio“.


Passaggio di cattedra e di ruolo: requisiti, differenze e anno di prova

da Orizzontescuola

di redazione

Un esempio concreto di passaggio di ruolo e di cattedra per capire come muoversi nella domanda di mobilità. 

L’anno di prova e formazione non va ripetuto in caso di ritorno al ruolo precedente

Un docente ci scrive

1) a.s. 2007/2008 immissione in ruolo II grado classe di concorso A049. 2) a.s. 2011/2012 passaggio di ruolo interprovinciale  (dettato dalla necessità di rientrare in provincia) I grado classe di concorso A059. 3) a.s. 2018/2019 (quello attuale) passaggio di ruolo II grado cl. di concorso A027. Avendo già svolto anno di prova e formazione nel 2007 non sono tenuto a ripeterlo. Chiedo: in occasione della prossima mobilità  (2019/2020) potrei chiedere passaggio di cattedra per la A026 avendo già svolto e superato anno di prova e formazione  (requisito essenziale per poter chiedere nuovamente mobilità professionale)

Passaggio di cattedra e passaggio di ruolo – differenze

  •   Il passaggio di cattedra permette al docente in possesso della specifica abilitazione alla classe di concorso richiesta di essere trasferito da una classe di concorso ad un’altra, all’interno dello stesso ordine di scuola (es. passaggio dalla A018 alla A019 scuola di II grado oppure dalla A11 alla A12).
  • Il passaggio di ruolo, invece, permette al docente in possesso della specifica abilitazione per il passaggio al ruolo richiesto di essere trasferito da una classe di concorso ad un’altra, di diverso ordine di scuola (es. passaggio dalla A22, scuola di I grado, alla A11, scuola di II grado oppure dalla primaria all’infanzia e viceversa).

Anno di prova e formazione solo per chi ottiene il passaggio di ruolo

  • Chi ottiene il passaggio di ruolo, dovrà, secondo le indicazioni ministeriali (vedi es. circolare ministeriale Prot. N.36167 del 5/11/2015) effettuare la prova (i 180 giorni di servizio e 120 gg. di attività didattica) ma anche la formazione con tutto ciò che essa comporta. Come se fosse un neoassunto in ruolo.
  •   Chi ottiene il solo passaggio di cattedra, invece, che non implica quindi il passaggio in ruolo, non è tenuto ad effettuare nulla, né formazione ma neanche la prova dei 180 giorni di servizio e/o i 120 gg di attività didattica. Questo perché il docente è rimasto nel proprio ruolo di appartenenza.

Rientro in un ruolo precedente

La ripetizione del periodo di prova e formazione non è valida quando il passaggio di ruolo determina il “ritorno” ad un ruolo precedente nel quale il docente ha già avuto la conferma in ruolo.

 Es. il docente che è stato titolare nell’infanzia, nel corso degli anni ottiene il passaggio di ruolo nella primaria e quest’anno ha ottenuto passaggio di ruolo nell’infanzia ritornando di fatto nel suo ruolo precedente. E in tutti gli altri casi in cui si è già svolto lanno di prova e formazione e si ottiene nuovamente (attraverso un passaggio o una nuova immissione in ruolo) in un grado di scuola in cui già si è avuta la conferma in ruolo

Pertanto, dal momento che l’anno di prova e di formazione si svolge una sola volta in un determinato grado o ruolo, il docente che ha già svolto l’anno di prova in un determinato ruolo e ritorna in detto ruolo non deve fare nulla (né prova, né formazione).

Richiesta di passaggio. Requisiti

Per richiedere il passaggio di cattedra e di ruolo il docente deve aver superato l’anno di prova e deve essere in possesso dell’abilitazione/idoneità per il passaggio richiesto al momento della presentazione della domanda.

Se il docente ha già avuto una conferma in ruolo nel grado di attuale titolarità in cui è ritornato a seguito di passaggio di ruolo, non è sottoposto ad un nuovo periodo di prova e formazione e per tale motivo può, fin da subito, chiedere il passaggio di cattedra proprio perché non è sottoposto ad un nuovo periodo di prova e formazione.

Non solo, se dovesse ottenere il passaggio di cattedra richiesta non dovrà neanche in questo caso ripetere il periodo di formazione e prova.

Programma annuale 2019, dal 7 gennaio disponibile sistema Bilancio Scuole Sidi. Istruzioni Miur

da Orizzontescuola

di redazione

Il Miur ha inviato alle scuole la nota n. 13 del 2 gennaio 2019, al fine di fornire istruzioni alle istituzioni scolastiche che utilizzano il sistema Bilancio Scuole Sidi.

Sistema Bilancio Scuole Sidi: da quando

L’Amministrazione comunica che il succitato sistema sarà disponibile dal prossimo 7 gennaio e che lo stesso è adeguato al nuovo Regolamento contabile, al nuovo piano dei conti ed ai nuovi schemi di bilancio.

Sistema Bilancio Scuole Sidi: indicazioni

Di seguito le istruzioni impartite dal Miur:

  • La piattaforma Bilancio Scuole Sidi resterà indisponibile dal 01 al 06 gennaio poiché si rendono necessarie delle attività di manutenzione sul sistema;
  • Dal 07 gennaio il sistema Bilancio Scuole Sidi sarà nuovamente disponibile ed utilizzabile sia per portare a compimento le attività relative all’anno finanziario 2018 secondo quanto disposto dal D.I. 44/2001, sia per eseguire le attività amministrativo contabili afferenti l’anno finanziario 2019 secondo le nuove disposizioni del D.I. 129/2018;
  • Le istituzioni scolastiche che abbiano provveduto alla predisposizione del Programma Annuale 2019 o anche alla sua approvazione da parte del Consiglio in data antecedente al 31 dicembre 2019, sono tenute a provvedere ad una nuova redazione ed approvazione del Programma Annuale 2019 secondo i nuovi dettami del D.I. 129/2018 entro il 15 marzo 2019. Ciò si rende necessario per garantire l’allineamento tra Programma annuale 2019 e
    relativo Consuntivo nonché la rilevazione e rappresentazione omogenea dei fatti contabili delle istituzioni scolastiche già a partire dall’esercizio finanziario 2019;
  • Relativamente al punto precedente, si suggerisce a tutte le istituzioni scolastiche che utilizzano il sistema Bilancio Scuole Sidi, di eseguire, entro il 31 dicembre 2018, una stampa dei modelli relativi alla fase di programmazione redatti in data antecedente il 31 dicembre 2018 per l’A.F. 2019. Ciò al fine di agevolare la nuova predisposizione del Programma Annuale 2019 i cui dati, come spiegato, devono essere nuovamente reinseriti a sistema secondo le nuove disposizioni del D.I. 129/2018
  • Le attività da eseguire per poter procedere alla registrazione dei fatti contabili 2019 sono di seguito descritte:

– Eseguire il “Cambio Anno” al 2019 seguendo il percorso:

1. Bilancio Scuole
2. Area Cambio Anno
3. Passaggio Esercizio Finanziario Successivo;
o Aggiornare i dati dell’istituto cassiere (per l’anno finanziario 2019) seguendo il
percorso:
1. Bilancio Scuole
2. Area Attività di Supporto
3. Istituti Cassieri

– Riclassificare i Residui Attivi/Passivi nel caso in cui debbano essere utilizzati in fase di emissione di una Reversale/Mandato nel 2019 seguendo il percorso:

1. Bilancio Scuole
2. Area Cambio Anno
3. Riclassificazione Residui Attivi / Residui Passivi
o Personalizzare, eventualmente, il piano dei conti entrate seguendo il percorso:
1. Bilancio Scuole
2. Area Attività di Supporto
3. Piano dei Conti Entrate;
o Personalizzare il piano delle destinazioni seguendo il percorso:
1. Bilancio Scuole
2. Area Attività di Supporto
3. Piano delle Destinazioni;

– Definire la Situazione Amministrativa Presunta seguendo il percorso

1. Bilancio Scuole
2. Area Programma Annuale
3. Situazione Amministrativa Presunta;

– Predisporre le entrate Programma Annuale 2019 seguendo il percorso

1. Bilancio Scuole
2. Area Programma Annuale
3. Entrate Programma Annuale;

– Definire le schede Illustrative Finanziarie seguendo il percorso:

1. Bilancio Scuole
2. Area Programma Annuale
3. Scheda Illustrativa Finanziaria

– Definire la percentuale del Fondo di Riserva seguendo il percorso:
1. Bilancio Scuole
2. Area Programma Annuale
3. Fondo di Riserva
o Aprire, se necessario, il Fondo Minute Spese seguendo il percorso:
1. Bilancio Scuole
2. Area Gestionale Minute Spese
3. Apertura Fondo Minute Spese

nota

Docente su ambito: acquisirà titolarità scuola anche senza partecipare alla mobilità

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Il docente con incarico triennale come acquisisce titolarità su scuola? È obbligato a partecipare alla mobilità 2019/20?

Un lettore ci scrive:

Dopo aver letto il testo del contratto sulla mobilità firmato il 31, ho un dubbio che vi sottopongo: al comma 8 dell’art. 6 si legge “Prima di eseguire la mobilità, i docenti con incarico triennale, ivi inclusi i docenti con incarico triennale in scadenza al 31 agosto 2019, acquisiscono la titolarità sulla scuola di incarico”. Io sono appunto uno di questi docenti… Vorrei capire questo: dall’articolo sembra che coloro che si trovano nella mia situazione acquisiscono la titolarità sulla scuola di incarico solo se partecipano alle operazioni di mobilità. Infatti, non è ben chiaro il senso delle seguenti parole: “prima di eseguire la mobilità”. Cosa vogliono dire esattamente? “prima che il docente partecipi alle operazioni di mobilità” o semplicemente “prima che le operazioni di mobilità abbiano inizio”?
In pratica, acquisiscono la titolarità su scuola di incarico tutti i docenti con incarico triennale, a prescindere dal fatto che partecipino o no alla mobilità, o solo nel caso in cui vi partecipino?

Titolarità su scuola per 2019/20: quali docenti

Per il prossimo anno scolastico non ci saranno più docenti con titolarità su ambito territoriale.

Questa disposizione riguarderà tutti i docenti a prescindere dall’attuale titolarità e dalla loro partecipazione o meno alla futura mobilità.

Nel dettaglio sono interessate le seguenti categorie:

  1. docenti con titolarità su scuola nel corrente anno scolastico che parteciperanno alla mobilità 2019/20
  2. docenti con titolarità su ambito nel corrente anno scolastico che parteciperanno alla mobilità 2019/20
  3. docenti con titolarità su scuola nel corrente anno scolastico che non parteciperanno alla mobilità 2019/20
  4. docenti con titolarità su ambito nel corrente anno scolastico che non parteciperanno alla mobilità 2019/20

Docenti che parteciperanno alla mobilità 2019/20

Tutti i docenti che parteciperanno alla prossima mobilità e otterranno il movimento richiesto saranno titolari su scuola, sia coloro che risultano avere una scuola di titolarità nel corrente anno scolastico, sia coloro che quest’anno sono con incarico triennale e titolarità su ambito.

Tutta la mobilità per il prossimo anno scolastico sarà, infatti, su scuola. Non è più prevista la preferenza su ambito e trasferimenti o passaggi verranno quindi disposti su scuola sia mediante preferenza analitica che con preferenza sintetica

Docenti che non parteciperanno alla mobilità 2019/20

Anche i docenti che non parteciperanno alla mobilità per il prossimo anno scolastico risulteranno comunque titolari su scuola

I docenti con scuola di titolarità nel corrente anno scolastico non subiranno modifiche nella loro titolarità

I docenti titolari su ambito diventeranno titolari su scuola senza presentare alcuna domanda

Per questi, infatti, il CCNI prevede quanto stabilito nell’art.6 comma 8 citato dal nostro lettore, dove viene esplicitato che  i docenti con incarico triennale, compresi coloro il cui incarico triennale risulta in scadenza al 31 agosto 2019, acquisiranno la titolarità sulla scuola di incarico, “prima di eseguire la mobilità”, cioè prima che siano effettuate tutte le operazioni di mobilità sia territoriale che professionale e questo avverrà in automatico senza che gli interessati debbano presentare alcuna domanda

Tutto sulla Mobilità 2019

Concorso scuola 2019, Bussetti “sarà valorizzato percorso insegnamento”

da Orizzontescuola

di redazione

Approvata la legge di Bilancio 2019, gli occhi dei precari sono puntati sulle modifiche al percorso di reclutamento nella scuola secondaria.

Atteso nel corso del 2019 il concorso nelle regioni e per i posti per i quali sarà accertata disponibilità.

Con la manovra – ha affermato il Ministro –apriamo le porte della Scuola ai giovani che vogliono insegnare: avremo concorsi snelli e banditi regolarmente.

Chi vince va in cattedra: niente più anni infiniti di precariato prima del contratto a tempo indeterminato.

Nella fase attuativa terremo naturalmente conto anche di chi ha già fatto un percorso di insegnamento che dovrà essere valorizzato

Una frase sibillina, quella sul percorso di insegnamento che dovrà essere valorizzato, che non mancherà di sfuggire ai sindacati che chiedono un percorso transitorio e ai docenti interessati.

Nella fase attuale, per i precari “storici” con all’attivo 36 mesi di servizio è prevista una riserva di posti del 10% sui posti messi a concorso.

Una norma che viene ritenuta inefficace per la tutela della categoria che dal precedente Governo avevano avuto la promessa di un concorso dedicato solo a loro.

Probabilmente il riferimento del Ministro Bussetti è ad un eventuale punteggio che possa far spiccare il servizio di insegnamento tra i titoli valutabili nel concorso.

Concorso 2016, idonei perdono diritto di assunzione. Appello al Governo

da Orizzontescuola

di redazione

I docenti riuniti nel “Comitato idonei secondaria concorso docenti 2016” vedono nella recente approvazione della Legge di Bilancio 2019 una discriminazione nei loro confronti.

La legge di Bilancio 2019 contiene infatti norme che prorogano le  graduatorie dei concorsi pubblici a partire dal 2010, offrendo agli idonei la possibilità di essere assunti nella Pubblica Amministrazione.

Questa norma non riguarda però gli idonei ai concorsi nella pubblica istruzione:

Si definiscono “idonei fantasma”: docenti abilitati che hanno superato il
concorso a cattedra del 2016 e che, allo scadere delle graduatorie di merito, perderanno il diritto all’assunzione.

Le graduatorie di merito del concorso 2016

Il tempo inizialmente stabilito per la loro durata era di 3 anni. Tale limite è stato ampliato di un anno tramite il Decreto Milleproroghe 2018 (3+1).

Pertanto ci sono graduatorie ancora in vigore e gli idonei potranno essere assunti se, attraverso lo scorrimento, si arriva alla loro posizione nel periodo di vigenza della graduatoria.

Nel 2019 è attesa l’indizione sia del concorso ordinario per infanzia e precariprimaria che per la secondaria. Concorsi scuola docenti, ecco quelli previsti nel 2019

Il diritto all’assunzione dei vincitori (docenti rientranti nel numero di posti a bando) è stato sancito dal Decreto Dignità di agosto 2018, mentre per gli idonei non c’è una misura di salvaguardia allo scadere della validità della graduatoria.

L’appello

Gli “idonei fantasma” del concorso docenti 2016, alla luce di quanto approvato in Legge di Bilancio 2019, fanno appello al Capo del Governo Giuseppe Conte, al vice premier Matteo Salvini, al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio affinché sia posto immediatamente riparo a tale inaccettabile
discriminazione e alle storture del precedente governo, come promesso in campagna elettorale e come ribadito nelle scorse settimane, con l’impegno a prorogare le Graduatorie di Merito del concorso 2016 insieme a tutte le altre graduatorie della Pubblica Amministrazione.

Ricordiamo – scrive il Direttivo del Comitato –  al Capo del Governo e ai Ministri Bussetti, Di Maio e Salvini che riconoscere il merito nei pubblici concorsi significa rispettare gli articoli 3 e 97 della Costituzione e i principi
fondamentali del diritto amministrativo, ovvero perseguire il pubblico interesse, l’economicità, il buon andamento, l’efficienza e la speditezza dell’azione amministrativa.

Prorogare le Graduatorie di Merito del concorso a cattedra 2016 insieme a tutte le altre graduatorie, non è soltanto un atto dovuto per scongiurare una ingiusta discriminazione, ma realizza l’obiettivo di evitare l’inutile dispendio di risorse pubbliche.

Ricordiamo all’attuale governo il principio dello scorrimento delle graduatorie di merito, enunciato a chiare lettere anche nel «decreto D’Alia», convertito dalla legge n. 125 del 2013, che all’articolo 4, dispone come non si possano indire nuove procedure concorsuali se non vengano prima assorbiti gli idonei delle tornate concorsuali precedenti e obbliga le amministrazioni pubbliche a procedere alla loro assunzione, ove intendano coprire nuovi
posti in organico nel triennio di vigenza della graduatoria concorsuale.

Legge bilancio 2019: nuove regole per le lezioni private

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Con la legge di bilancio entra in vigore anche una disposizione importante che riguarda molti docenti: i commi 13 e seguenti dell’articolo 1 prevedono infatti un nuovo regime fiscale per le lezioni private impartite dagli insegnanti.

Le regole fino al 2018

Fino ad oggi l’attività svolta dai docenti  è stata soggetta ad una tassazione pari a quella gravante sullo stipendio e variabile a seconda del reddito (27% per gli stipendi fino a 28mila euro lordi e 38% per i redditi maggiori).
Ovviamente questo accadeva in tutti quei casi in cui il docente dichiarava il ricavato delle lezioni.

Le nuove regole

Con le nuove regole il docente avrà invece la possibilità di ottenere l’applicazione di un’imposta sostitutiva pari al 15% e comprensiva di ogni altra imposta sul reddito ovvero Irpef, addizionali regionali e comunali.
In pratica i compensi per queste attività non si cumulano con gli con altri redditi percepiti ovvero con la retribuzione da lavoro dipendente.
Resta ferma la norma che prevede l’attività venga comunicata al dirigente scolastico (l’articolo 508 del TU 297/94 stabilisce anzi che il docente debba fornire anche l’elenco nominativo degli alunni a cui vengono impartite le lezioni).  La norma stessa prevede anche che sia possibile impartire lezioni agli alunni della propria scuola.

Il commento della Flc-Cgil

“Con l’introduzione di questo sistema di tassazione agevolata – commenta la Flc-Cgil –  si punta evidentemente a far emergere un reddito che si presume consistente al fine di incrementare il gettito fiscale”.
Secondo il sindacato di Francesco Sinopoli “si tratta di una misura di dubbia efficacia dal punto di vista fiscale anche rispetto alle successive misure che dovranno completarla”.
“Dal punto di vista mediatico – conclude la Flc – produce invece subito l’effetto di generalizzare e associare alla figura degli insegnanti della scuola quella dei produttori di reddito in ‘nero’ con l’aggravante di possibili responsabilità anche disciplinari”.

Salvini: il 2019 sarà fondato sul rispetto, basta aggressioni ai docenti e farò mettere le telecamere negli asili

da La Tecnica della Scuola

 Di Alessandro Giuliani

“Il 2019 dovrà essere fondato sul rispetto delle regole, delle leggi, delle persone. Sul rispetto degli insegnanti in classe. Basta con questa vergogna di ragazzini che aggrediscono i professori. E ancora peggio dei genitori, che invece di prendersela con i figli che fanno ‘casino’, se la prendono con i docenti”. A dirlo è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, nel corso di una diretta Facebook allestita il 2 gennaio sul portale dello stesso vicepremier.

“Basta con la vergogna dei ragazzini che aggrediscono i professori”

Per il leader della Lega “sarà un 2019 fondato sul rispetto delle regole, delle leggi, delle persone e delle insegnanti in classe. Basta con questa vergogna dei ragazzini che aggrediscono i professori o peggio ancora dei genitori che, invece di prendersela coi figli che fanno casino, se la prendono con i professori. E torna l’educazione civica sui banchi di scuola dall’anno prossimo”.

Contro le aggressioni, nel nuovo anno “aumenteremo la vigilanza, anche negli ospedali e nei pronto soccorso”.

 

“Telecamere per tutelare il lavoro eroico di maestri ed educatori”

“Il mio obiettivo – ha continuato Salvini – è portare a casa la legge per mettere le telecamere negli asili, nei nidi, nelle case di riposo e negli istituti per disabili”: perché “bisogna tutelare il lavoro eroico, onesto e pulito di milioni di maestre, maestri, educatori, infermieri, operatori sociosanitari”.

Così potremo anche “beccare quei pochi delinquenti che sfogano la loro deficienza, la propria frustrazione su bambini e anziani che non si possono difendere”.

Salvini ha quindi detto di volere aumentare le espulsioni e i rimpatri di migliaia di immigrati che non sono in Italia senza averne nessun diritto: “sono contento della testimonianza dei tanti immigrati che hanno trovato lavoro, che pagano le tasse, che mandano i figli a scuola”, ha comunque specificato il vicepremier.

A proposito delle telecamere in classe, già lo scorso mese di giugno il vicepremier Salvini si era espresso a favore: nel corso di un’iniziativa elettorale a Terni aveva detto, in modo perentorio, che “da papà farò di tutto perché sia approvato il progetto di legge per avere telecamere negli asili, nelle scuole e nelle case di riposo”.

Pro e contro (molti) alle telecamere in classe

“Per rispetto delle maestre perbene che sono il 99 per cento, come gli infermieri. Però chi mette le mani addosso a un disabile o a un bambino è una bestia che non può tornare a fare quel lavoro”, aveva tagliato corto Salvini.

Di parere opposto, sempre sull’opportunità o meno di installare le telecamere in classe, si è detto in più occasioni il garante della privacyMa anche diversi docenti, la maggior parte di quelli che hanno espresso il loro parere attraverso La Tecnica della Scuola.

Tra il popolo di contrari alle telecamere in classe, figura anche Vittorio Lodolo D’Oria, medico specializzato in temi come burnout e stress da lavoro correlato, che attraverso la sua pagina Facebook proprio con l’inizio dell’anno ha detto che “la videosorveglianza non risolverebbe il problema, anche perchè lo strumento “deve essere utilizzato da personale competente e non da chiunque”.

Bussetti: urgono nuove regole, esperti Miur al lavoro. Arriva revisione valutazione, docenza e organi collegiali?

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il ministero dell’Istruzione vuole cambiare le norme che governano la scuola: lo ha confermato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, nel corso di un’intervista rilasciata il 2 gennaio al quotidiano ‘Il Messaggero’.

Il ministro: serve ordine

Al cronista che chiedeva quale tipo di lavoro svolgerà la “commissione di esperti per riscrivere il Testo Unico della scuola, fermo al 1994”, il responsabile del Miur ha risposto che le persone individuate dal ministero dell’Istruzione “devono mettere in ordine le norme degli ultimi 25 anni e sarà un’opera imponente di semplificazione che porterà a una maggiore chiarezza del quadro normativo”.

“Ci sarà poi – ha continuato Bussetti – una riflessione anche sul tema della valutazione e degli istituti che attualmente se ne occupano, sia nel mondo scolastico che nell’università. Vogliamo dare maggiore efficienza al sistema”.

Lo prevedeva già la Buona Scuola

Il progetto, del resto, era già previsto dalla Legge 107/2015: come già osservato, all’art.1, comma 180 veniva riportato che il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi al fine di provvedere al riordino, alla semplificazione e alla codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione, anche in coordinamento con le disposizioni di cui alla presente legge.

Nel comma 181 della legge denominata Buona Scuola era stato disposto, in ragione delle deleghe rilasciate al Governo dal suddetto comma 180, proprio la delega per il riordino delle disposizioni normative in materia di sistema nazionale di istruzione e formazione attraverso anche la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di istruzione già contenute nel testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, nonché nelle altre fonti normative.

Invalsi, Anvur e Indire: cambi in vista

Ma quali sono le norme del decreto legislativo 297/94 che, nello specifico, andrà a modificare la commissione?

Per saperlo, può essere utile andare a vedere cosa contiene, nella bozza del disegno di legge Semplificazione, l’articolo sul capitolo dell’istruzione: in particolare, il Governo intende procedere verso una soppressione o fusione di Invalsi, Anvur e Indire, attraverso, si legge, “la razionalizzazione, eventualmente anche attraverso fusione o soppressione, di enti, agenzie, organismi comunque denominati, ivi compresi quelli preposti alla valutazione di scuola e università, ovvero attraverso alla trasformazione degli stessi in ufficio dello Stato o di altra amministrazione pubblica, salvo la necessità di preservarne l’autonomia, ovvero ancora liquidazione di quelli non più funzionali all’assolvimento dei compiti e delle funzioni cui sono preposti”.

Si vuole arrivare ad un nuovo Consiglio d’Istituto

Ma è soprattutto sul fronte degli organi collegiali, come già scritto dalla Tecnica della Scuola, che dovrebbero arrivare le novità più importanti e dirette su personale e studenti: l’intenzione, si legge sempre nel ddl, è procedere verso la “revisione della disciplina degli organi collegiali della scuola in modo da definirne competenze e responsabilità e ridefinendo ruolo, competenze e responsabilità dei dirigenti scolastici”.
Sembra, ma sono per il momento solo indiscrezioni, che si voglia ridimensionare la presenza dei genitori all’interno del Consiglio d’Istituto, nel quale potrebbe trovare spazio un esperto del mondo del lavoro.

Un’altra novità potrebbe arrivare sul fronte dei collaboratori dei dirigenti scolastici: l’idea è che non potranno più essere scelti in modo unilaterale del preside ma la nomina dovrà essere condivisa con il collegio dei docenti.

Casa cambierebbe per i docenti

Ma la vera new entry potrebbe riguardare il personale docente: andando a toccare l’autonomia scolastica, ha denunciato qualche settimana fa Pino Turi, leader della Uil Scuola, c’è il pericolo che venga meno il profilo di assoluta atipicità professionale degli insegnanti, che non ha nulla a che vedere con la figura impiegatizia.

Per vedere approvata questa riforma “ci vorranno anni – ci ha detto il sindacalista – ma bisogna tenere gli occhi aperti e le ‘antenne’ dritte: per questo, mi rivolgo a tutti coloro che tengono all’autonomia della scuola e di chi vi opera, quindi ai docenti, chi a chi ci lavora, alle famiglie, agli studenti”.

“E sempre per questi motivi – ha continuato Turi – ho parlato di convocazione permanente dei collegi dei docenti: l’obiettivo è monitorare, seguire e verificare eventuali modifiche legislative del decreto legislativo 297 del 1994”.

Certamente, nel 2019 non si farà in tempo ad approvare il testo del disegno di legge, trattandosi di temi strategici che comportano il confronto con un alto numero di istituzioni e parti coinvolte: di sicuro, però il Governo entro 365 giorni avrà scoperto le carte sull’argomento. A differenza di quanto accaduto sino ad oggi, poiché si è lavorato essenzialmente chiusi nelle stanze del dicastero di Viale Trastevere.

L’intreccio con la regionalizzazione di più istituzioni pubbliche

Il progetto del Governo, avevamo scritto, si intreccerebbe con quello della regionalizzazione  della scuola, come di altre istituzioni pubbliche, promossa dalla Lega e avvallata dal M5S: lo scorso 21 dicembre, il ddl ha compiuto il primo passo verso l’approvazione.

In quell’occasione la cosiddetta “autonomia differenziata” – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione ma in 70 anni mai attuata – è stata illustrata in Consiglio dei ministri, dando così il via alla discussione nei palazzi della politica nazionale sulla formazione delle leggi di stampo regionale, fornendo così ampia autonomia per la formazione delle norme su diversi ambiti, come l’istruzione, la salute, il lavoro, la salvaguardia dell’ambiente e del territorio.

Proprio quel giorno, la stessa Uil Scuola ha detto di essere “contraria in modo assoluto” verso l’attuazione del progetto, al punto di essere già pronta “allo sciopero generale per contrastate questa ipotesi”, appellandosi “alle più alte cariche istituzionali per un intervento che rimetta valori e priorità nel solco dell’unità nazionale e della democrazia partecipata”.

Gli altri possibili cambiamenti

Nel mirino del Governo, ma sono solo voci, vi sarebbe la volontà di contrastare la tendenza al trasferimento di nostri insegnanti, proprio attraverso appositi disincentivi normativi, al fine di agevolare anche la continuità didattica. Uno di tali strumenti, ci riferiscono importanti esponenti della Lega, è la regionalizzazione dell’Istruzione e una maggiore autonomia del sistema scolastico attuata con il decentramento.

Tra le possibilità novità, infine, vi sarebbe quella di aprire maggiormente le scuole al mondo dell’associazionismo della scuola e realizzare nuovi modelli di graduatorie per le supplenze

Concorso straordinario infanzia e primaria, per la Valle d’Aosta c’è tempo fino al 17 gennaio

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Valle d’Aosta n. 54 del 18 dicembre 2018, è stato pubblicato l’avviso relativo al concorso straordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento a tempo indeterminato di personale docente per la scuola dell’infanzia e primaria su posto comune e di sostegno nelle istituzioni scolastiche della Regione autonoma Valle d’Aosta.

L’istanza di partecipazione alla procedura concorsuale deve essere presentata on line (tramite ISON) entro le ore 23.59 del 17 gennaio 2019.

In merito invece alla composizione delle commissioni di valutazione, le segnalazioni di disponibilità possono essere trasmesse alla Sovraintendenza agli studi – Piazza Deffeyes, 1 – Aosta a partire dal 2 al 16 gennaio 2019 (fino alle ore 14.00).
Il modulo per la segnalazione è disponibile sul sito www.scuole.vda.it sezione normativa e servizi – concorso straordinario docenti (link).

Concorso Dsga, due prove scritte e un colloquio orale. Ma prima c’è la preselettiva

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come scritto in precedenza, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando del concorso per Dsga nel rispetto di quanto stabilito dal decreto ministeriale 863 del 18 dicembre 2018, recante le indicazioni concernenti il concorso per titoli ed esami per l’accesso al profilo professionale del Direttore dei servizi generali e amministrativi. In palio 2004 posti.

Fino al 28 gennaio 2019 sarà possibile presentare domanda di partecipazione.

La prova preselettiva

Come stabilisce il bando, è prevista una prova preselettiva computer-based e unica per tutto il territorio. Questa si svolgerà nelle sedi individuate dagli USR e consiste nella somministrazione di cento quesiti, vertenti sulle discipline previste per le prove scritte. Ciascun quesito consiste in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una è esatta;
L’ordine dei cento quesiti somministrati è diversificato per ciascun candidato. Lo svolgimento della prova preselettiva è computerizzato;

I candidati ammessi a sostenere la prova preselettiva hanno a disposizione una postazione informatica. La prova ha una durata massima di cento minuti, al termine dei quali il sistema interrompe la procedura e acquisisce definitivamente le risposte fornite dal candidato fino a quel momento. Fino all’acquisizione definitiva il candidato può correggere
le risposte già date. La prova si può svolgere in più sessioni.

il calendario comprensivo del giorno e dell’ora di svolgimento della prova preselettiva sarà reso noto con avviso da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4ª Serie speciale «Concorsi ed esami» – del 15 marzo 2019, negli albi e nei siti internet degli USR competenti a gestire la procedura, nonché sul sito internet del Ministero, è reso noto La pubblicazione di tale avviso ha valore di notifica a tutti gli effetti.

L’elenco delle sedi della prova preselettiva, l’esatta ubicazione, l’indicazione della destinazione dei candidati distribuiti sulla base della regione per la quale hanno presentato la domanda di partecipazione e le ulteriori istruzioni operative, sono comunicati almeno quindici giorni prima della data di svolgimento delle prove tramite avviso pubblicato sul sito internet del Ministero e degli USR competenti. Tale pubblicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti.

La correzione della prova preselettiva viene effettuata attraverso procedimenti automatizzati/informatizzati. I quesiti sono estratti da una banca dati di quattromila quesiti resa nota tramite pubblicazione sul sito internet del Ministero, almeno venti
giorni prima dell’avvio della prova preselettiva.

La valutazione della prova preselettiva è effettuata assegnando un punto a ciascuna risposta esatta, zero punti alle risposte non date o errate. Il punteggio della prova preselettiva è restituito al termine della stessa.

All’esito della preselezione, sono ammessi a sostenere le prove scritte un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso per ciascuna regione.
Sono altresì ammessi tutti i candidati che abbiano conseguito nella prova preselettiva un punteggio pari a quello del candidato collocato nell’ultima posizione utile, nonché i soggetti di cui all’art. 20, comma 2 -bis , della legge 5 febbraio 1992, n. 104.

Il mancato superamento della prova preselettiva comporta l’esclusione dal prosieguo della procedura concorsuale. Il punteggio della prova preselettiva non concorre alla formazione del voto finale nella graduatoria di merito.

I candidati che non ricevono comunicazione di esclusione dal concorso sono tenuti a presentarsi per sostenere la prova di preselezione secondo le indicazioni contenute nell’avviso di cui al comma 3 del bando, muniti di un documento di riconoscimento in corso di validità tra quelli previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 e del codice fiscale. La mancata presentazione nel giorno, ora e sede stabiliti, a qualsiasi causa dovuta, comporta l’esclusione dal concorso.

Qualora, per cause di forza maggiore sopravvenute, non sia possibile
l’espletamento di una o più sessioni della prova preselettiva nelle giornate programmate, ne viene stabilito il rinvio con comunicazione, anche in forma orale, ai candidati presenti.

Durante lo svolgimento della prova preselettiva i candidati non possono introdurre nella sede di esame carta da scrivere, né avvalersi di codici, raccolte normative, dizionari, testi di legge, pubblicazioni, appunti di qualsiasi natura, strumenti di calcolo, telefoni portatili e di strumenti idonei alla memorizzazione di informazioni o alla trasmissione di dati.

È vietato inoltre ai candidati di comunicare tra loro verbalmente o per iscritto, ovvero di mettersi in relazione con altri, salvo che con gli incaricati della vigilanza e con i componenti della commissione esaminatrice. In caso di violazione è disposta l’immediata esclusione dal concorso.

La prova preselettiva non può aver luogo nei giorni festivi né, ai sensi della legge 8 marzo 1989, n. 101, nei giorni di festività ebraiche, nonché nei giorni di festività religiose valdesi.

Le prove d’esame

Le due prove scritte saranno di 180 minuti ognuna:

  • una prova costituita da sei domande a risposta aperta, relative agli argomenti indicati nel bando;
  • una prova teorico-pratica, consistente nella risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto su uno degli argomenti indicati nel bando.

La commissione assegnerà alle prove scritte un punteggio massimo di 30 punti ciascuna. Accederanno alla prova orale i candidati che avranno conseguito, in ciascuna delle prove, un punteggio di almeno 21/30.

La prova orale consisterà in:

  • un colloquio sulle materie d’esame, che accerterà la preparazione professionale del candidato e la sua capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di DSGA;
  • una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione più comuni;
  • una verifica della conoscenza della lingua inglese.

La commissione assegnerà alla prova orale un punteggio massimo complessivo di 30 punti. La prova sarà superata dai candidati che conseguiranno un punteggio non inferiore a 21 punti.

IL BANDO (clicca qui)

Concorso DS: modalità di correzione degli scritti

da Tuttoscuola

37 sottocommissioni per correggere gli elaborati di 9.376 candidati presenti alla prova scritta del 18 ottobre e a quella suppletiva del 13 dicembre; non vi saranno sottocommissioni in Abruzzo, Basilicata, Friuli, Marche, Molise e Umbria. Lo ha reso noto il Miur con la nota del 31 dicembre scorso a cui ha allegato l’elenco nominativo di tutti i commissari effettivi e supplenti, per un totale di 259 membri.

Nei prossimi giorni le sottocommissioni si incontreranno al Ministero dell’istruzione per definire modalità, criteri e tempi delle correzioni sotto il coordinamento della commissione madre.

Successivamente ogni sottocommissione opererà probabilmente nella sede della regione di appartenenza per procedere alla correzione di un massimo di 250 elaborati ciascuna.

Per ovvie ragioni di opportunità la sottocommisione non correggerà gli elaborati dei candidati che hanno sostenuto la prova nella stessa regione. Gli elaborati, completamente anonimi, saranno infatti assegnati alle varie  sottocommissioni in modo del tutto casuale.

Se non sorgeranno intoppi, gli esiti delle prove corrette potrebbero essere resi noti intorno alla metà di febbraio.

Burnout, cos’è quel malessere che può colpire anche gli insegnanti

da Tuttoscuola

Da un po’ di anni a questa parte si è finalmente iniziato a parlare di burnout, la forma di forte stress lavorativo che può rivelarsi patologica.

Nel 2015 la presidentessa dell’Eurodap (Associazione Europea disturbi da Attacchi di Panico), nel rilevare come il profilo psicologico del copilota che ha provocato lo schianto dell’aereo della Germanwings che ha trascinato alla morte 149 persone, presentasse probabilmente segnali riconducibili a tale stato mentale, ha dichiarato che le categorie maggiormente a rischio per la sindrome del ‘burnout’ sono quelle dei piloti, ma anche dei medici e degli insegnanti.

‘Burnout’ è il termine inglese traducibile come ‘bruciato’ o ‘esaurito’ che sta dunque ad indicare una sindrome da esaurimento emotivo causata appunto dallo stress lavorativo. L’esaurimento è la prima reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da cambiamenti significativi, ma tale sindrome, rilevano gli esperti, è anche caratterizzata dalla dimensione del cinismo, con un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che si incontrano sul lavoro. Un atteggiamento così negativo, rilevava la presidentessa dell’Eurodap Paola Vinciguerra, “può compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio psico-fisico e la sua capacità di lavorare”.

Insomma, “l’altissimo livello di stress – spiegava – in alcuni soggetti può diventare molto pericoloso e causare atti che potrebbero mettere in pericolo la vita di chi ne soffre e di chi gli sta accanto. Il burnout è proprio l’esito patologico dello stress al quale determinate categorie di persone sono sottoposte a causa del loro lavoro”.

Per chi è affetto da burnout, sottolineava, “gli ambienti lavorativi perdono le caratteristiche di un luogo sicuro dove socializzare, fare squadra, conseguire risultati comuni. Al contrario si assiste a spaccature, nel tentativo di raggiungere traguardi individuali, e la tensione si accumula quotidianamente senza possibilità di soluzione”. Per certe categorie, in primis quella dei piloti, concludeva la presidente, “è quindi fondamentale che si monitorizzi lo stato psicologico, cosa che non viene assolutamente fatta da protocollo, ed è anche necessario insegnare tecniche di gestione dello stress che permettano di non entrare in dimensioni psichiche patologiche”.

Gli insegnanti non certo immuni da questi problemi, anzi. Qualche tempo fa Vittorio Lodolo D’Oria, medico e autore di molti studi sul burnout affermava che “ad ammettere di essere stressato per il lavoro ripetitivo e logorante è un’altissima percentuale di chi lavora dietro la cattedra. Poi ci sono le vere e proprie patologie. E anche in questo caso non c’è da sottovalutare la situazione. Perché dalle ultime rilevazioni risultano almeno 24mila psicotici e 120mila depressi nella categoria. Infine, ci sono tutte le altre malattie della psiche più lievi ma non per questo da trascurare, come i disturbi dell’adattamento e di personalità”.

Per gli insegnanti, come si sa, non è previsto alcun controllo né all’inizio della carriera né successivamente. Non è il caso di pensarci? Quei rari casi, anche recenti, di violenze su bambini nelle scuole dell’infanzia da parte di insegnanti anziani non sono forse un campanello d’allarme?