Listen to me

Redattore Sociale del 17-01-2019

Apre domani “Listen to me” il progetto di Chiara Mu che coinvolge performer ciechi

Partito a gennaio al Macro Asilo di Roma, Ambiente 2, il nuovo progetto dell’artista Chiara Mu ha coinvolto performer ciechi dalla nascita pronti a investigare con l’artista il proprio immaginario e il proprio modo di descrivere il mondo, trasformandolo in un personalissimo linguaggio tattile e corporeo. 

ROMA. Vestiti comodi, tempo e disponibilità a farsi guidare da chi ci vede attraverso il corpo. Sono gli ingredienti per partecipare al nuovo progetto dell’artista Chiara Mu, Listen To Me, partito a gennaio al Macro Asilo di Roma, Ambiente 2, e aperto al pubblico da domani fino al 30 gennaio. Coinvolge performer ciechi dalla nascita, pronti a investigare con l’artista il proprio immaginario e il proprio modo di descrivere il mondo, trasformandolo in un personalissimo linguaggio tattile e corporeo. Questo processo si è strutturato in un laboratorio permanente, rimasto chiuso al pubblico durante la prima metà del mese, in cui i performer dialogheranno con un visitatore alla volta del museo per realizzare ogni giorno molteplici performance aperte a tutti, che coinvolgono il pubblico in un mutuo scambio fatto di corpi che si incontrano e si accolgono per ascoltarsi.

“Sono impegnata da anni nell’investigare linguaggi performativi che permettano una trasmissione di storie, narrazioni e vissuti al di fuori dalla consueta, stereotipica separazione tra pubblico e performer, originata dalle dinamiche spaziali e concettuali del teatro e, seppure non posta dall’arte visiva, è ancora molto presente e vissuta nel panorama dell’arte contemporanea italiana. Con il mio lavoro- spiega Chiara Mu- intendo stabilire una dimensione di incontro tra chi agisce un’azione e chi la vive in cui possa avvenire una reciproca, autentica apertura; in cui la messa in gioco attenga alla relazione tra due o più che scelgono o si trovano nella condizione di partecipare ad uno scambio, non mirato all’intrattenimento ma alla scoperta di una percezione altra di ciò che li circonda”.

Nel 2016 l’artista romana ha realizzato un sopralluogo all’istituto dei ciechi Francesco Cavazza di Bologna per realizzare un progetto su richiesta del Museo Tolomeo, collocato nei medesimi spazi. “Mi sono accorta in quel contesto di non avere accesso alla comprensione logica e tattile del linguaggio Braille, poiché fortemente affetta da discalculia (una forma di dislessia che rende difficile l’utilizzo della logica matematica). Il direttore artistico del Museo commentò che anche una persona che vede come me conosce, dunque, una zona cieca, all’interno della quale ogni tentativo di comprendere l’esistente mi è difficile (se non impossibile). Partendo da questo innesco concettuale- racconta Chiara Mu- ho iniziato ad investigare il senso della visione dalla prospettiva di un punto cieco e ho elaborato un progetto relazionale di incontro e ricerca con persone cieche dalla nascita, incentrato sul desiderio di comprendersi, ascoltarsi e vedersi, ma basato esclusivamente sulla tattilità: il principale linguaggio corporeo che accomuna le persone vedenti a chi non possiede riferimenti visivi”.

L’intento di ‘Listen to me’ è esplorare e divulgare quale tipo di visione interiore del mondo viene elaborata da chi non possiede immagini ma immaginari, trasformando questa modalità di comprendere l’esistente in una visione corporea che può essere trasmessa e donata a chi è invece convinto di conoscere le cose, il mondo, solo perché utilizza gli occhi. Il progetto mira a costruire un alfabeto di parole-azioni che rappresentano concetti ed emozioni descrittive dell’esistente, esclusivamente elaborate da chi non possiede riferimenti visivi ed unicamente rappresentate in chiave tattile e corporea. Una volta elaborate, queste gestualità verranno passate ai visitatori vedenti durante un atto performativo, uno scambio da compiere “uno a uno” all’interno del museo.

I partecipanti al laboratorio ‘Listen to me’ diventano i performer in grado di trasmettere le loro parole-azioni a un visitatore alla volta, disponibile ad abbandonare il proprio corpo alla loro guida e al loro controllo tattile. “Vorrei portare il visitatore ad abbandonare il proprio corpo nelle mani di persone non vedenti ma in controllo per entrambi- conclude- cercando un punto di comprensione emozionale comune attraverso il contatto e l’energia che questo sprigionerà”. Questo progetto è promosso in collaborazione con il Centro regionale Sant’Alessio-Margherita di Savoia per i Ciechi di Roma, la Fondazione Pietro e Alberto Rossini e il negozio di tè Il Sogno nel Cassetto di Roma. (DIRE)

Integrazione scolastica dei migranti

In che modo viene affrontata oggi in Europa l’integrazione degli alunni provenienti da contesti migratori? A questo interrogativo offre una chiave di lettura il rapporto Integrating Students from Migrant Backgrounds into Schools in Europe: National Policies and Measures, pubblicato oggi dalla rete europea Eurydice. Lo studio, che fa riferimento all’anno scolastico 2017/18, propone un quadro di contesto sui dati demografici relativi all’immigrazione in Europa, sui risultati negli studi degli alunni migranti e sul loro benessere a scuola. Il rapporto fornisce un’analisi comparativa delle politiche e delle misure messe in atto dalle autorità educative nei Paesi europei per promuovere l’integrazione nelle scuole degli studenti provenienti da contesti migratori. I giovani migranti, infatti, si trovano a dover affrontare diverse difficoltà che possono influire negativamente sul loro apprendimento e sul loro sviluppo.

La prima parte dello studio offre un’analisi comparativa sui 42 sistemi educativi dei paesi facenti parte della Rete Eurydice relativa ai temi della governance e dell’accesso all’istruzione, oltre che della lingua, dell’apprendimento e del supporto psico-sociale, degli insegnanti e dei capi di istituto.

La seconda parte dello studio analizza alcune politiche e misure di integrazione mirate sul singolo alunno in 10 paesi: Italia, Germania, Spagna, Francia, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Svezia, e Inghilterra.

Da quanto emerge dallo studio, nella maggior parte dei sistemi scolastici i giovani migranti in età di obbligo scolastico hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri dei loro compagni nativi per quanto riguardal’accesso all’istruzione e alla formazione; mentre in 13 sistemi di istruzione, ma non in Italia, i giovani migranti non più in età di obbligo scolastico non è detto che abbiano il diritto di accesso all’istruzione.

Per quanto riguarda il supporto linguistico, il numero degli studenti migranti che necessitano di questo tipo di sostegno è un criterio spesso dirimente per l’assegnazione dei finanziamenti per l’integrazione. Inoltre, lo studio affronta il supporto offerto agli insegnanti per far fronte ai bisogni degli alunni immigrati che, in alcuni paesi, prevede la presenza di assistenti e mediatori culturali per facilitare l’integrazione.

In Italia, i documenti ufficiali sottolineano l’importanza dell’istruzione e del supporto tra pari, in particolare con l’aiuto degli alunni di seconda generazione che svolgono la funzione di tutor con gli alunni neoarrivati. Sono fortemente incoraggiate anche le attività extracurricolari per aiutare gli alunni con background migratorio nell’apprendimento e nella integrazione sociale, prevedendo anche il coinvolgimento dei loro familiari.

Il rapporto è disponibile a questa pagina del sito di Eurydice Italia. Inoltre è online anche una sintesi del rapporto.


In commissione alla Camera la proposta per abolire “classi pollaio”

da Il Sole 24 Ore

Ha iniziato il suo iter in commissione Cultura e istruzione alla Camera una proposta di legge che mira ad abolire le cosiddette “classi pollaio”, modificando il numero di alunni per classe.

Il testo punta a fissare un tetto massimo di 22 studenti per ogni classe delle scuole primarie e secondarie. Attualmente la normativa prevede che nelle scuole primarie si possano avere fino a 27 studenti per classe, numero che aumenta a 28 nella secondarie di primo grado e addirittura a 33 – con la possibilità di derogare fino a 36 – per le secondarie di secondo grado.

«Come si può pensare di offrire un servizio di qualità con cifre come queste? Senza pensare che in Italia ci sono circa 200mila studenti con disabilità, che in aule sovraffollate non potrebbero mai fare un serio percorso di inclusione», hanno affermato le parlamentari Lucia Azzolina e Vittoria Casa, rispettivamente prima firmataria e relatrice della proposta di legge in discussione in commissione Cultura a Montecitorio.

«Dicendo basta alle “classi pollaio” saremo anche in grado di ripristinare le migliaia di posti di lavoro tagliati dalla legge Gelmini che ha aumentato il rapporto tra insegnanti e alunni»,
hanno proseguito Azzolina e Casa.

In commissione Cultura e scuola alla Camera, le deputate Valentina Aprea (Fi) e Anna Ascani (Pd) hanno fatto però notare che il progetto è improponibile dal momento che mancano i fondi. «L’ostilità a discutere la proposta di legge per la riduzione
del numero di alunni per classe da parte del Pd e di Forza Italia è imbarazzante», ha replicato il presidente della commissione, Luigi Gallo (M5S). «Per fortuna il M5S continua a sostenere questa battaglia di civiltà nel nostro Paese per la sicurezza dei ragazzi, per la qualità didattica, per ampliare l’organico della scuole e rendere più efficace tutto il lavoro nella scuola che richiede quell’attenzione ad ogni singolo. Ci sarà tutto il mio impegno a chiedere le risorse necessarie al governo già per il 2020 per dare un segnale straordinario allascuola. E’ una battaglia storica che vuole ridare dignità al nostro Paese», ha concluso Gallo.

Quanto alla Lega, se è d’accordo sul principio di abolire le classi pollaio (il principio era anche contenuto nel contratto di governo) l’impressione è che vi siano perplessità sulla
possibilità di trovare i fondi necessari in tempi contenuti.


Concorso dirigenti scolastici, modificate sottocommissioni. Scaricale

da Orizzontescuola

di redazione

Il 31 dicembre scorso, il Miur ha pubblicato le sottocommissioni del concorso per diventare dirigente scolastico.

Concorso dirigenti scolastici: pubblicate le sottocommissioni

In seguito alle dimissioni dei membri di alcune sottocommissioni e alla verifica della sussistenza di condizioni personali ostative all’incarico per alcuni altri membri, il Miur ha modificato la composizione delle sottocommissioni, come riportato nell’Allegato A al Decreto di rettifica dell’11/01/2019.

Decreto e allegato A

Docente licenziata per aver diffamato un DS e compromesso il clima di lavoro

da Orizzontescuola

di Avv. Marco Barone

I licenziamenti nel settore della scuola, esistono, ma sono un numero, ad oggi, per fortuna, non importante.

Non molti sono quelli che arrivano in conseguenza di procedimenti disciplinari. Quando ciò accade significa che si è veramente all’estrema ratio. La Cass. civ. Sez. VI – Lavoro, Ord., (ud. 20-11-2018) 08-01-2019, n. 228 tratta un caso particolare che merita di essere conosciuto.

Fatto

N.G. è stata licenziata senza preavviso ai sensi del D.Lgs. n. 165 del 2001, art. 55 quater, comma 1, nel 2014 .  Il licenziamento è stato adottato a seguito di contestazione disciplinare avente ad oggetto una serie di addebiti, costituiti essenzialmente, e sinteticamente, nell’aver tenuto gravi condotte moleste, ingiuriose e lesive della dignità del dirigente scolastico, nell’aver fatto affermazioni diffamatorie lesive della dignità del dirigente scolastico scrivendo a più soggetti; nell’aver accusato il dirigente scolastico di palese attività persecutoria nei suoi confronti; nell’aver fatto intervenire inutilmente presso la scuola forze dell’ordine senza consultare la fiduciaria del plesso e il dirigente scolastico; nell’aver tenuto una condotta minacciosa e intimidatoria nei confronti degli alunni, delle loro famiglie e dei colleghi, nell’aver così pregiudicato l’ordinato svolgimento dell’attività scolastica e la serenità del clima di lavoro; per la sua condotta era stata già sottoposta a procedimenti disciplinari e le erano state irrogate sanzioni; i fatti contestati con la lettera di addebito che aveva preceduto il licenziamento erano stati accertati in sede ispettiva, attraverso l’esame della documentazione scolastica e l’audizione dei colleghi, dirigenti scolastici e familiari dei bambini.

Il licenziamento è stato confermato in tutti i gradi di giudizio.

Sull’attendibilità del rapporto ispettivo e sulla qualifica dell’ispettore scolastico

Alla luce della giurisprudenza consolidata di questa Corte  il rapporto ispettivo, pur non facendo piena prova fino a querela di falso, è attendibile fino a prova contraria, quando esprime gli elementi da cui trae origine, restando, comunque, liberamente valutabile dal giudice in concorso con gli altri elementi probatori (cfr. Cass.17/12/2013, n. 28126, non massimata; Cass. 6/9/2012 n. 14965; Cass. 10/11/2010, n. 22862); in particolare, si afferma che i verbali redatti dai funzionari degli enti previdenziali e assistenziali o dell’Ispettorato del lavoro fanno piena prova dei fatti che i funzionari stessi attestino avvenuti in loro presenza, mentre, per le altre circostanze di fatto che i verbalizzanti segnalino di avere accertato, il materiale probatorio è liberamente valutabile e apprezzabile dal giudice, il quale può anche considerarlo prova sufficiente delle circostanze riferite al pubblico ufficiale, qualora il loro specifico contenuto probatorio o il concorso d’altri elementi renda superfluo l’espletamento di ulteriori mezzi istruttori (Cass. 22/02/2005, n. 3525; Cass. 06/06/2008, n. 15073; Cass. 7/11/2014, n. 23800); non pare poi esservi dubbio che agli ispettori scolastici, nell’esercizio delle attività di verifiche e ispezioni, va riconosciuta la qualifica di pubblici ufficiali ex art. 357 c.p., in ragione della funzione esercitata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca e l’inquadramento organico degli ispettori nell’ambito del medesimo (sulla qualifica di pubblici ufficiali degli insegnanti, v. Cass. pen. 3/4/2014, n. 15367; Cass. pen. 20/3/2008, n. 12419);pertanto, i verbali redatti da tali ispettori nell’esplicazione delle funzioni di rilievo e di controllo loro attribuite hanno il valore probatorio di cui all’art. 2700 c.c.;

Sul ne bis in idem

I fatti denunciati e contestati non erano già stati sanzionati. Al riguardo è opportuno ricordare che il principio del ne bis in idem non può essere invocato quando le condotte, benchè della stessa indole di quelle che abbiano già formato oggetto di un precedente procedimento, siano tuttavia diverse per le particolari circostanze di tempo e di luogo in cui sono state commesse.

Per il resto sono stati confermati i fatti di cui all’oggetto dei vari procedimenti disciplinari con la conferma del licenziamento.

Elezioni RSU, la Cisl è il sindacato più rappresentativo. Tutti i numeri

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

La CISL è il sindacato più rappresentativo nel comparto istruzione e ricerca. La conferma arriva con la diffusione dei dati da parte dell’ARAN, che assegnano al sindacato di Maddalena Gissi il primo posto nella “classifica” determinata dal mix fra numero di iscritti e voti ottenuti per le RSU. Il secondo posto della FLC CGIL e il terzo della UIL Scuola ribadiscono la netta prevalenza nel comparto del sindacalismo confederale, che raccoglie quasi il 65% dei consensi.

“Grande soddisfazione per un risultato che è frutto in primo luogo della grande capacità di lavoro delle nostre strutture territoriali – afferma Maddalena Gissi – punto di riferimento sicuro e affidabile per il personale della scuola, dell’Università e AFAM e della Ricerca in ogni angolo del Paese. Un rapporto diretto, costante, quotidiano, quello della nostra dirigenza; non virtuale ma concreto, con tantissime persone, sui luoghi di lavoro e nelle nostre sedi, spesso affollate all’inverosimile. Un lavoro faticoso, ma è una fatica ripagata dalla consapevolezza dell’importanza, del significato e del valore che può avere l’azione del sindacato nella nostra società”.

“Il modello di sindacato che la CISL incarna, tenendo insieme concretezza e visione, riscuote un consenso ampio, e i numeri lo dimostrano con grande evidenza – conclude la segretaria generale della FSUR CISL – gli iscritti sono certificati dal Tesoro, i voti sono stati ottenuti in una consultazione alla quale ha partecipato l’80% del personale. Al di là di tante chiacchiere, è la conferma che il sindacato continua a svolgere una funzione essenziale di rappresentanza ed è per questo anche un fattore fondamentale di democrazia”.

I RISULTATI DEFINITIVI (clicca qui)

Erasmus plus, la guida pratica per i Dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

In vista delle scadenze del 2019 per partecipare ad Erasmus plus, il programma dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport (2014-2020), è stata aggiornata la Guida pratica per Dirigenti scolastici.

La guida si rivolge ai dirigenti scolastici che desiderano conoscere le opportunità offerte dal programma nei campi dell’istruzione prescolastica, primaria e secondaria.

La guida si articola in due parti:

  1. la prima parte illustra i benefici di una candidatura a Erasmus+ per la scuola e analizza le opportunità disponibili;
  2. la seconda parte guida passo dopo passo nella stesura di una candidatura di successo, nella ricerca dei partner giusti in Europa e nella valorizzazione delle esperienze maturate. Questa sezione contiene anche esempi relativi a progetti concreti.

Scarica la GUIDA PRATICA PER DIRIGENTI SCOLASTICI

Le scadenze

Per quanto riguarda, in particolare, le istituzioni scolastiche, le date da tener presenti per presentare le candidature sono:

  • 5 febbraio 2019: Mobilità individuale nei settori dell’IFP, dell’istruzione scolastica e dell’istruzione per adulti
  • 21 marzo 2019: Partenariati strategici nel settore dell’istruzione e della formazione.

Documenti da scaricare:

Telecamere negli asili, il Garante per l’Infanzia spinge per l’obbligo

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

“L’obbligo di installare telecamere negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia consentirebbe una maggiore tutela contro violenze e abusi nei confronti di bambini molto piccoli. Altrettanto importante, però, è prevedere sistemi di formazione iniziale e permanente del personale e una sistematica raccolta dati di tipo quantitativo e qualitativo che, dando la fotografia del fenomeno, consenta di porre in essere interventi di prevenzione. L’insieme di queste misure consentirebbe così di garantire l’interesse prevalente rispetto a tutti gli altri in gioco: il superiore interesse del minore, previsto dall’articolo 3 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”.

Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano si è espressa stamattina nel corso dell’audizione davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato sulle proposte di legge che prevedono la “possibilità” di introdurre telecamere negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia.

“L’obbligatorietà – osserva la Garante – è funzionale rispetto alle finalità che si propone la proposta di legge, vale a dire prevenire e contrastare maltrattamenti e abusi”.

“La tutela di diritti fondamentali di soggetti vulnerabili, la prevenzione dei reati e l’agevolazione delle indagini, ha una connotazione di natura pubblica, sganciata da una valutazione delle parti e rimessa alla scelta del legislatore” precisa Filomena Albano.

Sotto il profilo della riservatezza poi – diritto sancito dalla Convenzione Onu anche a tutela dei minorenni – secondo l’Autorità garante è positivo che i sistemi di videosorveglianza siano a circuito chiuso, criptati e accessibili soltanto su autorizzazione della magistratura.

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza era già stata ascoltata sulle proposte di legge in materia di videosorveglianza il 3 ottobre scorso dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro della Camera dei deputati.

La proposta di legge in Parlamento

C’è una proposta di legge, presentata da Forza Italia, che dispone misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, dopo l’approvazione alla Camera lo scorso 23 ottobre, che giace ancora in Senato.

In molti si sono dichiarati contrari invocando il rispetto della privacy, altri, invece, reputano troppo alti i costi. Ora l’intervento di Salvini che potrebbe accelerare l’iter dell’approvazione del provvedimento.

Codacons e Moige chiedono le telecamere in classe

Il Codacons ha chiesto a gran voce l’istallazione di sistemi di videosorveglianza negli asili: “Ancora una volta i bambini sono vittime di maltrattamenti da parte degli insegnanti, e si stanno moltiplicando i casi di violenza negli asili portati alla luce solo grazie a telecamere nascoste piazzate dalle forze dell’ordine. Questo dimostra come sia necessario installare telecamere in tutti gli asili e scuole elementari, per controllare l’operato del personale scolastico ed evitare abusi e violenze che possono avere conseguenze anche gravi sui minori”.

“In relazione, ai maltrattamenti a danno dei bambini di un asilo ad Ariccia, in provincia di Roma, proviamo rabbia e disgusto verso questi comportamenti violenti che riteniamo inaccettabili e per questa ragione ci costituiremo parte civile nel processo. Da anni ci battiamo per l’installazione di strumenti di deterrenza, come le telecamere di sorveglianza in tutte le strutture che entrano in contatto con i minori o i disabili, al fine di tutelare la loro salute e, soprattutto, azzerare i tempi delle indagini qualora vi fossero abusi e violenze. L’obiettivo di tutti deve essere quello di tutelare i più deboli.
Chiediamo al Parlamento e al Governo di adottare con urgenza un provvedimento che intervenga sul contrasto e sulla prevenzione degli abusi in modo concreto ed efficace, attraverso l’installazione di telecamere a circuito chiuso in tutte le aule, con immagini a disposizione dell’Autorità giudiziaria solo nel caso di denuncia”. Così Antonio Affinita, direttore generale del Moige – Movimento Italiano Genitori.

Scuola digitale, ecco le graduatorie per la creazione di ambienti didattici innovativi

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Ventidue milioni di euro le risorse a disposizione, 1.115 le proposte finanziate, di cui 663 nel I ciclo di istruzione e 452 nel secondo. Sono i numeri relativi ai progetti di creazione di ambienti didattici innovativi, progetto legato al Piano Nazionale Scuola Digitale, le cui graduatorie sono state rese note dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Le Regioni con il maggior numero di progetti approvati sono Campania (152) e Lombardia (130), seguite da Piemonte (119), Lazio (88), Veneto e Puglia (entrambe queste ultime con 78 progetti ciascuna approvati).

All’Avviso per la presentazione delle candidature dello scorso mese di dicembre hanno risposto oltre 5.000 istituzioni scolastiche, un numero record per le azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale.

“In tempi rapidissimi, a meno di un mese dalla chiusura dell’avviso – dichiara il Ministro Marco Bussetti – diamo avvio alla realizzazione di nuovi ambienti di apprendimento in oltre mille scuole italiane, che prevedono dotazioni tecnologiche innovative per l’utilizzo della realtà virtuale e aumentata nella didattica, della robotica educativa, del pensiero computazionale, della stampa 3D. Con questa misura diamo un forte impulso per diffondere nella scuola un nuovo modo di concepire l’aula, attrezzandola con arredi e dispositivi che favoriscano metodologie didattiche innovative”.

“A questa grande richiesta di innovazione che giunge dalle scuole italiane e che conferma l’interesse delle scuole verso le nostre iniziative – conclude il Ministro Bussetti – rispondiamo finanziando subito, già in questo anno scolastico, le prime 1.115 scuole”.

LA GRADUATORIA

Accordo CSR 17 gennaio 2019, n. 2

CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

Accordo, ai sensi dell’articolo 4, comma 1 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n, 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul documento concernente
“Indirizzi di “policy” integrate per la Scuola che Promuove Salute”.

Rep. Atti n. 2./CSR del 17 gennaio 2019

Reddito di Cittadinanza e “Quota 100” in CdM

Il consiglio dei ministri, nel corso della riunione del 17 gennaio 2019, ha approvato un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.

REDDITO DI CITTADINANZA E REGIME PENSIONISTICO “QUOTA 100”

Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni (decreto-legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.
Il decreto prevede l’introduzione, a partire dal prossimo aprile:

  • del reddito e della pensione di cittadinanza per i soggetti e i nuclei familiari in condizioni di particolare disagio economico e sociale, vale a dire di misure mirate a una ridefinizione del modello di benessere collettivo, attraverso meccanismi in grado di garantire un livello minimo di sussistenza nonché, nel caso del reddito di cittadinanza, la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione;
  • di una ridefinizione dei requisiti minimi per l’accesso al pensionamento anticipato e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani.

Entrambi gli strumenti costituiscono misure di politica economica volte, oltre che a tutelare le fasce deboli della società, a rilanciare l’occupazione. Di seguito alcune delle principali norme di funzionamento introdotte.

1. Reddito e pensione di cittadinanza

Cosa è

Il Reddito di cittadinanza (Rdc) è concepito quale misura di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro e di contrasto alla povertà, alla diseguaglianza e all’esclusione sociale, volta a favorire la promozione delle condizioni che rendono effettivo il diritto al lavoro e alla formazione. Il Rdc assume la denominazione di Pensione di cittadinanza per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni, adeguata agli incrementi della speranza di vita.

Chi può beneficiarne

I beneficiari del Rdc e i relativi requisiti reddituali e patrimoniali per accedere al beneficio prevedono il possesso di un ISEE inferiore a 9.360 euro, un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro, un valore del patrimonio mobiliare, come definito a fini ISEE, non superiore a una soglia di euro 6.000, accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di euro 10.000, incrementabile di ulteriori euro 1.000 per ogni figlio successivo al secondo; fermo rimanendo che i predetti massimali sono ulteriormente incrementati di euro 5.000 per ogni componente con disabilità. Un valore del reddito familiare inferiore ad una soglia di 6.000 euro annui moltiplicata per uno specifico parametro della scala di equivalenza. Altre disposizioni riguardano la non disponibilità di autoveicoli, motoveicoli, navi e imbarcazioni da diporto. Viene inoltre prevista la compatibilità del Reddito di cittadinanza con la NASpI e con altre forme di sostegno al reddito. Per la Pensione di cittadinanza, i requisiti di accesso e le regole del beneficio economico sono le medesime del Rdc.

Quanto e per quanto tempo

Il beneficio sarà compreso tra i 480 e i 9.360 euro annui, in considerazione degli specifici parametri già indicati. Decorre dal mese successivo a quello della richiesta ed è riconosciuto, fermo rimanendo il possesso dei requisiti, per un periodo continuativo non superiore ai diciotto mesi. Può essere rinnovato, previa sospensione di un mese. La sospensione non opera nel caso della Pensione di cittadinanza. Il Rdc viene riconosciuto dall’INPS ed è erogato tramite la Carta Rdc. Ai suoi beneficiari sono estese le agevolazioni relative alle tariffe elettriche e quelle riguardanti la compensazione per la fornitura di gas naturale riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate.

Il reinserimento lavorativo

Si introduce un meccanismo volto a garantire l’inserimento o il reinserimento del beneficiario del Rdc nel mondo del lavoro, attraverso un percorso personalizzato che potrà riguardare attività al servizio della comunità, riqualificazione professionale, completamento degli studi, nonché altri impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inclusione sociale e all’inserimento nel mercato del lavoro. In particolare, il beneficiario dovrà sottoscrivere il Patto per il Lavoro o per l’Inclusione sociale, partecipare alle specifiche iniziative formative previste e non potrà rifiutare le offerte di lavoro proposte dai Centri per l’impiego in base a specifici requisiti di distanza e di durata del periodo di disoccupazione.

Le sanzioni

Si prevedono sanzioni nei casi in cui vengono forniti, con dolo, dati e notizie non rispondenti al vero nel corso della procedura di richiesta del Rdc. Le pene prevedono la reclusione da due a sei anni, oltre alla decadenza dal beneficio e al recupero di quanto indebitamente percepito, comunque disposti anche in assenza di dolo. In caso di dolo, il Rdc non potrà essere nuovamente richiesto, se non decorsi dieci anni dalla richiesta che ha dato luogo alla sanzione. Si prevede altresì la decadenza dal beneficio quando vengono meno alcune condizioni riguardanti gli adempimenti.

Gli incentivi alle imprese 

Sono introdotti incentivi per le imprese che assumono il beneficiario di RdC a tempo pieno e indeterminato, sotto forma di esoneri contributivi, nonché per i beneficiari che avviano un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o una società cooperativa entro i primi 12 mesi di fruizione.

2. Quota 100

Il decreto introduce il diritto alla pensione anticipata, senza alcuna penalizzazione, al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, la cosiddetta “pensione quota 100”.

Il ritiro dal lavoro sarà possibile, in prima applicazione, dal primo aprile 2019 per i lavoratori privati che abbiano raggiunto i requisiti indicati entro il 31 dicembre 2018 e dal primo agosto 2019 per i lavoratori pubblici che li abbiano maturati all’entrata in vigore del decreto. Inoltre, potranno andare in pensione dal prossimo primo settembre (inizio dell’anno scolastico) i lavoratori della scuola.

Il decreto prevede, inoltre:

  • la possibilità di andare in pensione in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomini, e con 41 anni e 10 mesi di contributi, se donne. Maturati i requisiti, i lavoratori e le lavoratrici percepiscono la pensione dopo tre mesi;
  • la possibilità per le donne di andare in pensione a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome, con almeno 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018;
  • la non applicazione degli adeguamenti alla speranza di vita per i lavoratori precoci, che potranno quindi andare in pensione con 41 anni di contributi. Anche in questo caso, il diritto al trattamento pensionistico decorre dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti;
  • il riscatto agevolato del periodo di laurea entro i 45 anni;
  • la facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione, con una detraibilità dell’onere del 50 percento in cinque quote annuali e la rateizzazione fino a 60 mesi, a condizione di non aver maturato alcuna contribuzione prima del 31 dicembre 1995 e di non essere titolari di pensione;
  • disposizioni in materia di pagamento del trattamento di fine servizio o di fine rapporto, che prevedono la corresponsione della relativa indennità sulla base di una specifica richiesta di finanziamento da parte degli aventi diritto, con la costituzione di uno specifico fondo di garanzia;
  • l’istituzione del “Fondo bilaterale per il ricambio generazionale”, che prevede la possibilità di andare in pensione tre anni prima di quota 100 purché si abbia una contemporanea assunzione a tempo indeterminato.