Maturità: si cambia!

Maturità: si cambia!

di Maurizio Tiriticco

MATURITA’ sì/no: un po’ di storia  Gli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado vengono da molto lontano, fin dal raggiungimento della nostra Unità nazionale. Comunque, mi piace ricordare le normative più recenti.

“Nuovi” esami furono istituiti con la legge n. 425 del 10 dicembre 1997, che riformò gli esami di maturitàprecedentemente regolati dalla legge n. 119/1969, ed ebbero luogo, per la prima volta, nell’anno scolastico 1998/1999. Gli esami di Stato relativi al secondo ciclo di istruzione – come recita, appunto, la citata legge di riforma del ’97  hanno come fine “l’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi”(articolo 1). Ed ancora: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea” (articolo 6).

Ciò costituì un’innovazione radicale per quanto riguardavala valutazione finale. Infatti, la legge n. 119/1969 prevedeva, invece, che “l’esame di maturità ha come fine la VALUTAZIONE GLOBALE DELLA PERSONALITA’ del candidato”. Mamma mia! Un esame che sembra evocare una sorta di seduta psicanalitica! E,“a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un MOTIVATO GIUDIZIO, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione”.

Insomma, si voleva passare dalle “chiacchiere” sulla personalità alle “cose” di un saper fare! La legge n. 425/97 è stata seguita da un regolamento attuativo, il dPR n. 323 del 23 luglio 1998 e da una serie di decreti concernenti le modalità di formazione delle commissioni, lo svolgimento delle prove, la conduzione delle operazioni di esame. Gli articoli 2, 3 e 4 della legge sono stati modificati dalla legge n. 1 dell’11 gennaio 2007, concernente “Disposizioni in materia di esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e delega al Governo in materia di raccordo tra la scuola e le università”.

In seguito, con il varo del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, si sono dettate nuove norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze relative sia al primo ciclo che al secondo ciclo di istruzione; il tutto a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107.

Giova ricordare poi che, alla vigila di ciascuna tornata d’esame, vengono emanati decreti ed un’ordinanza che ne regolano procedure e adempimenti. INSOMMA, siamo sempre il Paese capace di complicare e cose semplici, come si suol dire. Ma ora si cambia ancora, ma, non credo,in meglio! Al Miur hanno scoperto la pluridisciplinarità! Ma la pluridiciplinarità (che è altra cosa rispettoall’intedisciplinarità ed alla transdisciplinarità) è una cosa seria! E non credo che “certi giochini” previsti per la seconda prova scritta siano veramente in grado di misurare e valutare la competenza pluridisciplinare – la parola di moda – del candidato. Andrà come andrà! In attesa della prossima riforma! Mah! Siamo il Paese delle riforme? O delle eterne incertezze?

Invalsi in quinta superiore: test per 480mila studenti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Dopo un’attesa di quasi 12 anni i test Invalsi debuttano anche al quinto anno dei licei e degli istituti tecnici e professionali. A prevederli è la legge 176/2007 che ha introdotto nel nostro paese le prove standardizzate di verifica degli apprendimenti in italiano, matematica e, dallo scorso anno, inglese. Ma che finora sono stati limitati al secondo e quinto anno della primaria, alla terza media (durante l’esame di Stato) e alla seconda superiore.

Per le quinte si parte il 4 marzo e si va avanti fino al 30, sulla base di un calendario che ogni scuola può decidere in autonomia secondo le proprie esigenze (aule disponibili, numero di ragazzi frequentanti e dotazione informatiche). Interessati sono quasi 480mila studenti di statali e paritarie (sono esclusi i privatisti); i computer connessi sono 220.584 (in pratica, ogni istituto potrà far svolgere i test in un paio di giorni).

Un avvio depotenziato

L’arrivo delle prove Invalsi in quinta superiore doveva essere collegato anche al nuovo esame di maturità, che scatterà a giugno. La riforma del 2017 prevedeva che lo svolgimento dei test (e non il loro superamento) costituisse, assieme all’alternanza, requisito d’accesso alle prove finali. L’attuale governo, tuttavia, con il decreto milleproroghe, ha deciso di rinviare l’entrata in vigore della norma al prossimo anno scolastico (2019/2020).

Pur senza alcun impatto sull’esame di Stato lo svolgimento dei test è comunque obbligatorio già quest’anno; e a giugno l’istituto di valutazione, guidato da Annamaria Ajello, consegnerà a ogni studente l’attestato con i livelli raggiunti. Per italiano e matematica sono previsti cinque livelli, che descrivono sinteticamente le competenze dimostrate dal ragazzo, dalle più elementari alle più avanzate. C’è anche un ulteriore livello che indica il mancato raggiungimento di quello “base”. Per l’inglese si utilizzano i livelli B1 e B2 del quadro comune europeo di riferimento (Qcer), più un altro livello per chi non arriva al B1. Con “giudizi”, in italiano e in inglese, che per chi li ha superati valgono anche come certificazioni.

Le prove al debutto quest’anno

Per italiano e matematica ogni studente ha a disposizione due ore. È previsto un tempo aggiuntivo di 15 minuti per gli studenti disabili o con disturbi specifici di apprendimento (Dsa). «Il test di italiano – spiega il dg di Invalsi, Paolo Mazzoli – è unico per tutti gli indirizzi di scuola. È una prova di comprensione del testo che non implica la conoscenza specifica di autori o di opere letterarie. Si articola in sette unità, relative alla comprensione, e in un’unità di riflessione sulla lingua. Il numero totale di domande è di circa 60».

Per matematica ci sono domande comuni a tutti gli indirizzi e altre specifiche per scientifici e istituti tecnici. Per i licei non scientifici (classico, linguistico, artistico, scienze umane, musicale e coreutico) e gli istituti professionali vengono somministrate domande sui principali argomenti affrontati fino al quarto anno. Ai tecnici, oltre ai quesiti comuni, vengono proposte domande, ad esempio, su elementi di analisi matematica propedeutica alle discipline professionalizzanti; mentre gli studenti dei licei scientifici sono “testati” anche su argomenti svolti non oltre i primi mesi dell’ultimo anno.

La prova d’inglese si articola in due “sotto-prove”, una di lettura, l’altra di ascolto. Per la lettura ci sono 35-40 domande, i testi sono lunghi 350 (per il livello B1) o 600 parole (livello B2) per una durata di 60 minuti (75 minuti per disabili e studenti Dsa). L’ascolto prevede invece un file audio di quattro minuti, a cui segue una quarantina di domande (anche qui in 60 minuti, 75 per disabili e studenti Dsa). Per cui a parte il Pc gli studenti interessati dovranno anche essere dotati di cuffiette.

Nuovo esame di Stato: due scritti e via il quiz

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno, Claudio Tucci

Come se fosse una gara di Formula 1 si partirà con il “giro di prova”. Domani, alle ore 8,30, sul sito del Miur verranno pubblicati alcuni esempi della prima prova della nuova maturità che per mezzo milione di studenti debutterà il prossimo 19 giugno.

È una novità assoluta (per la seconda prova, quella “mista”, altri esempi saranno online la mattina del 28 febbraio); e non sarà l’unica. Dai requisiti di ammissione al colloquio, dai voti alle griglie di valutazione nazionali per la correzione degli scritti, l’esame di Stato 2019 presenta, probabilmente, il più ampio restyling degli ultimi 20 anni.

Rinviando agli approfondimenti nelle pagine seguenti, qui preme ricordare le principali modifiche alla prova finale del percorso di studio secondario superiore.

Partiamo dai requisiti di ammissione. A giugno gli studenti potranno ancora sedersi alla maturità con il 6 in ciascuna disciplina (e la sufficienza in comportamento) e se hanno frequentato almeno i tre quarti del monte ore annuale previsto. Fermo restando che il consiglio di classe (incluso quindi il docente di religione) potrà però ammettere agli esami anche gli alunni con un’insufficienza in una sola disciplina, o gruppo di discipline valutate con un unico voto: in questo caso, servirà «una adeguata motivazione». Non sono più – almeno per quest’anno – necessari per l’accesso alle prove la partecipazione ai test Invalsi e lo svolgimento delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro (qui è stato il decreto Milleproroghe a differire al 1° settembre 2019 l’entrata in vigore di questi due ulteriori requisiti).

Le prove scritte scendono da tre a due, italiano e materia d’indirizzo. Non ci sarà più il “quizzone” predisposto da ciascuna commissione. A cambiare è anche la composizione del voto finale. Che rimane espresso in centesimi, ma il credito scolastico (vale a dire il punteggio maturato dal ragazzo nell’ultimo triennio) varrà fino a 40 punti (anziché 25). Chi verrà ammesso con l’insufficienza avrà un credito scolastico più basso.

I restanti 60 punti spettano alla commissione: massimo 20 per ciascuno dei due scritti, e massimo 20 per l’orale, dove troverà, comunque, spazio l’esperienza “on the job”.

Alla prima prova scritta, italiano, i maturandi dovranno produrre un elaborato scegliendo tra sette tracce riferite a tre tipologie di prove in ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico. Stop, quindi, al saggio breve e all’articolo di giornale.

La novità principale della seconda prova, in calendario il 20 giugno, è la possibilità di “combinare” più discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi. Per esempio, ci saranno latino e greco al classico, matematica e fisica allo scientifico, scienze umane e diritto ed economia politica per il liceo delle scienze umane, opzione economico sociale, discipline turistiche e aziendali e inglese per l’istituto tecnico per il turismo, solo per fare qualche esempio.

Le commissioni d’esame non subiscono modifiche: presidente esterno, tre membri interni e tre esterni.

Il punteggio minimo per superare l’esame rimane 60. La commissione potrà integrare il voto fino a un massimo di cinque punti, se il candidato ha ottenuto un credito scolastico di almeno 30 punti e un risultato complessivo nelle prove d’esame di almeno 50 punti. Per la “lode” occorre l’unanimità.

L’obiettivo centrale diventa accertare le competenze

da Il Sole 24 Ore

di Carmela Palumbo*

La revisione della prima prova scritta di italiano e della seconda prova scritta relativa alle materie caratterizzanti risponde alla finalità di rendere le due prove nazionali idonee a testare le competenze degli studenti, più che a limitarsi ad accertare le conoscenze disciplinari.

La prima prova

Per quanto riguarda la prima prova, la finalità esplicita è quella di verificare la “padronanza” della lingua italiana da parte dei candidati, cioè la competenza nell’uso della lingua sotto vari profili. Prima di tutto quello della comprensione e dell’analisi di testi scritti; in altre parole la capacità di individuare i nuclei argomentativi fondamentali di un testo, dimostrando di saperli gerarchizzare. In secondo luogo la competenza nel riassunto e nella produzione di una propria argomentazione e/o riflessione originale, cioè la capacità di sintetizzare correttamente ed efficacemente il testo proposto e quella di produrre, a propria volta, un testo argomentativo o un testo che contiene riflessioni personali in ordine alle tematiche presentate.

In altri termini, la prova scritta di italiano vuole accertare competenze che verranno messe quotidianamente in gioco dai maturandi nella futura dimensione di studenti universitari, di lavoratori e di cittadini. Infatti, è di comune esperienza quanto nella vita personale e professionale di ciascuno sia importante avere la capacità di comprendere, sintetizzare, come pure produrre un proprio testo organizzando le informazioni e le conoscenze.

Questa finalità dichiarata ha portato il ministero a introdurre tre tipologia di prove di italiano, sulla scorta delle proposte della commissione di esperti presieduta da Luca Serianni, linguista e accademico dei Lincei: la tipologia dell’analisi e interpretazione di un testo letterario, la tipologia dell’analisi e produzione di un testo argomentativo e, infine, quella della riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo.

In complesso allo studente verranno proposte sette tracce tra cui scegliere quella da svolgere. Due riguarderanno la prima tipologia, tre la seconda tipologia e due la terza.

A differenza degli scorsi anni per ciascuna traccia i testi di riferimento saranno assai ridotti, per evitare che lo studente, suo malgrado, si trovi a fare il collage delle tante tesi, in genere molto autorevoli, ma al contrario possa concentrarsi sullo sviluppo delle proprie argomentazioni e riflessioni, basandosi sulle conoscenze acquisite. Le sette tracce potranno spaziare tra diversi ambiti del sapere, quali quello artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale, in modo da offrire agli studenti di tutti gli indirizzi di studio tematiche che hanno avuto modo di approfondire durante il percorso scolastico.

Per la redazione delle tracce gli esperti del ministero dovranno attenersi ad un quadro di riferimento, cioè ai criteri generali relativi ai contenuti e alla struttura della prova, già definiti a novembre e la cui lettura e approfondimento da parte delle scuole può risultare molto utile al fine di orientare la preparazione degli studenti allo svolgimento dell’esame.

La seconda prova

La seconda prova è stata riorganizzata con la finalità di dare assoluto rilievo nell’esame di Stato alle materie che hanno caratterizzato, per tutti i cinque anni del corso di studi, il curricolo dello studente e che ne definiscono, come si dice in termini tecnici, il profilo di competenze in uscita. Ecco perché nella seconda prova da quest’anno scolastico saranno presenti due materie caratterizzanti e non una sola come in passato. Ciò spiega anche perché il ministro abbia deciso, molto opportunamente, di anticipare al 18 gennaio il decreto di pubblicazione delle due materie oggetto della seconda prova per ciascun indirizzo di studi.

La struttura della prova e i tempi di svolgimento sono definiti, anche in questo caso, da appositi quadri di riferimento che, a seconda della natura degli indirizzi di studio, ne prevedono l’effettuazione in forma scritta, grafica o scritto-grafica, pratica, compositiva/esecutiva, musicale e coreutica, in modo da permettere l’accertamento delle specifiche competenze disciplinari acquisite dagli studenti. È il caso di sottolineare che le tracce prevederanno l’organica presenza delle due discipline coinvolte (ad esempio latino e greco al liceo classico o matematica e fisica al liceo scientifico) e non si presenteranno come la somma di due prove, difficili da sostenere da parte degli studenti in un’unica giornata e nel tempo assegnato.

Per quanto riguarda gli istituti professionali la seconda prova presenta un’importante peculiarità che è stata introdotta in coerenza con la recente revisione dei percorsi. Infatti, accanto a una prima parte di carattere nazionale predisposta dal ministero, la commissione d’esame elabora una parte specifica che tiene conto della particolare declinazione territoriale che la scuola ha dato al percorso. Per esempio, se un percorso di meccanica ha assunto una curvatura che privilegia la robotica, la commissione potrà approfondire le conoscenze degli studenti in questo campo.

*Capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Miur

Addio tesina: dal colloquio una verifica a tutto campo

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Il Dlgs 62/2017 ha introdotto diverse novità sull’esame di Stato. Il credito scolastico avrà peso maggiore. Meno paletti per l’ammissione. Anche se espletate, le ore di alternanza scuola lavoro e le prove Invalsi non saranno, almeno per quest’anno, prerequisito per accedere alle prove d’esame. Debutterà una nuova formula di esame con un colloquio completamente rinnovato.

Il vecchio colloquio

Fino allo scorso anno, secondo quanto previsto dall’articolo 4 del Dpr 323/1998, il colloquio doveva mettere in luce le conoscenze, le competenze e le capacità acquisite dal candidato nel suo percorso formativo. Prendeva avvio da un argomento scelto dal candidato, proposto anche in forma multimediale, la cosiddetta “tesina”; continuava con la discussione delle prove scritte e degli argomenti di interesse multidisciplinare con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico, attinenti il maggior numero possibile delle discipline comprese nel piano degli studi dell’ultimo anno di corso. Il punteggio massimo era pari a 30 punti, con almeno 20 al colloquio sufficiente.

La norma, quindi, invitava la commissione a condurre un colloquio sotto forma di discussione multidisciplinare, ma il più delle volte, si traduceva in un’interrogazione su tutte le materie riguardo ai programmi svolti.

Il nuovo colloquio

Ora il nuovo regolamento rende il colloquio una prova veramente interdisciplinare. A essere “testate” saranno tutte le discipline per le quali hanno titolo i componenti la commissione d’esame.

Esso dovrà accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente, e comprenderà le seguenti sezioni:

una trattazione di materiali proposti dalla commissione – analisi di testi, documenti, esperienze, progetti, problemi – per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera;

una breve relazione e/o elaborato multimediale sui percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (alternanza scuola lavoro), che evidenzi la significatività e la ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma;

una parte dedicata ad accertare le conoscenze e le competenze maturate nelle attività relative a «Cittadinanza e Costituzione».

Naturalmente, sarà dedicato apposito spazio alla discussione degli esiti delle prove scritte.

La commissione dispone di 20 punti per la valutazione del colloquio. Non viene stabilito il punteggio minimo da assegnare al colloquio sufficiente.

Le modalità organizzative

Il 18 gennaio 2019 è stato pubblicato il Dm 37 che, oltre ad individuare le materie della seconda prova scritta, ha illustrato le modalità organizzative relative allo svolgimento del colloquio.

Questo si svolgerà a partire dai materiali scelti dalla commissione, in un’unica soluzione temporale e alla presenza dell’intera commissione. La commissione curerà l’equilibrata articolazione e durata delle fasi del colloquio e il coinvolgimento delle diverse discipline, evitando però una rigida distinzione tra le stesse.

La scelta dei materiali

La scelta da parte della commissione dei materiali da proporre al candidato ha l’obiettivo di favorire la trattazione dei nodi concettuali delle diverse discipline. In un’apposita sessione la commissione provvede, per ogni classe, in coerenza con il percorso didattico illustrato nel documento del consiglio di classe, alla predisposizione dei materiali da proporre in numero pari a quello dei candidati da esaminare nella classe, aumentato di due. Il giorno della prova orale il candidato sorteggerà i materiali sulla base dei quali verrà condotto il colloquio. Le modalità di sorteggio saranno previste in modo da evitare la riproposizione degli stessi materiali a diversi candidati.

Ad esempio, se i candidati sono 25, saranno predisposti 27 materiali, prendendo spunto da quanto presente nel documento del 15 maggio. Ogni giorno ogni candidato ne sorteggerà uno, l’ultimo candidato ne estrarrà 1 di 3 materiali rimasti.

Esame serio ed equilibrato

da Il Sole 24 Ore

di Marco Bussetti

L’esame di Stato della scuola secondaria di secondo grado si avvicina. So bene che i ragazzi, le loro famiglie, i docenti, la scuola tutta vivono questo momento con un misto di attesa e di tensione.
È normale che sia così: si tratta di un “appuntamento” che chiude un ciclo importante, che richiede impegno e consapevolezza.
È un momento in cui ci si mette alla prova e si guarda al futuro.
l decreto legislativo 62 del 2017 ha introdotto, due anni fa, una serie di novità che entrano in vigore con l’esame di Stato di quest’anno. Abbiamo ereditato norme che stiamo attuando nel rispetto del percorso scolastico dei nostri ragazzi. È la nostra priorità. Per questo, dallo scorso novembre, siamo impegnati in incontri con le scuole, con i docenti e con gli studenti. Siamo stati sui territori per rispondere alle domande e offrire chiarimenti. Abbiamo raccolto i quesiti dei ragazzi, anche sui social network. Scioglieremo i loro dubbi. E continueremo questo percorso anche nei prossimi mesi.
Proprio domani si svolgerà la prima di quattro simulazioni che consentiranno ai ragazzi e ai docenti di “testare” l’esame. È la prima volta che il Miur organizza questo tipo di attività. Faremo anche una rilevazione dei risultati per verificare l’aderenza delle tracce con il lavoro svolto effettivamente in classe. Credo sia uno sforzo importante e necessario. Gli insegnanti stanno sostenendo un lavoro notevole per la preparazione dei loro alunni. Vogliamo essere al loro fianco.
Le prove d’esame, voglio sottolinearlo, saranno del tutto equilibrate. La terza prova, che era la vera incognita, non ci sarà più: niente materie comunicate all’ultimo, la mattina stessa. A gennaio, in anticipo rispetto al passato, abbiamo reso note le discipline del secondo scritto.
Credo sia importante ricordare anche che da quest’anno le prove saranno corrette utilizzando griglie nazionali di valutazione per un’attribuzione più omogenea dei voti. Ci sarà una diversa distribuzione dei crediti: il percorso fatto a scuola avrà un peso maggiore che in passato.
Quando ci sono cambiamenti, un margine di preoccupazione è inevitabile. I mesi che ci separano dall’esame sono un cammino da fare tutti insieme, che impegnerà attivamente anche il nostro ministero. Il nostro obiettivo è un esame serio, ma equilibrato. Alla portata della preparazione degli studenti. Chi studia non avrà problemi, come sempre. Ai ragazzi e ai docenti auguro buon lavoro. Noi saremo con loro.

Ministro dell’Istruzione, università e ricerca

Dalle buste per l’orale alle «simulazioni» per gli scritti: tutte le Faq del Miur

da Il Sole 24 Ore

Perché è stata cambiata la maturità? Le prove Invalsi influiranno sul voto finale dell’esame? Se uno studente non può partecipare alle simulazioni cosa succede? Sono alcune delle domande a cui il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha risposto venerdì scorso, sul suo profilo Instagram, rivolgendosi direttamente agli studenti. A corredo sul sito del Miur sono state pubblicate le seguenti Faq:

Come mai è cambiato l’esame?
Le nuove regole non nascono all’improvviso, ma sono contenute nel decreto legislativo 62 del 2017 che viene applicato da quest’anno per l’Esame di Stato del secondo ciclo. Per questo il Ministero ha avviato da novembre una attività di accompagnamento delle scuole verso il nuovo Esame con lo scopo di garantire supporto a docenti, dirigenti e studenti. È parte integrante di queste attività anche la pubblicazione di esempi di prove sul sito del MIUR che avverrà tra febbraio e aprile.

Come cambia l’attribuzione dei crediti per il triennio e come verranno ripartiti i punteggi tra le prove?
Il credito massimo attribuibile a ciascuno studente per il percorso di studi è pari a 40 punti, distribuito tra terza classe (massimo 12 punti), quarta classe (massimo 13) e quinta classe (massimo 15). Gli studenti che affronteranno quest’anno l’Esame di Stato hanno già ottenuto la conversione dei “vecchi” crediti, ottenuti in terza e in quarta, con la nuova tabella, in modo da poter arrivare al calcolo complessivo in quarantesimi. In precedenza i punti per il percorso scolastico erano al massimo 25. Alle prove sono assegnati 20 punti ciascuna.

Le prove Invalsi influiscono sul voto finale dell’esame?
No, le prove predisposte dall’Invalsi non influiscono sul voto finale dell’Esame. Servono però per valutare l’efficacia e l’efficienza del sistema scolastico, misurando, attraverso quesiti mirati, le competenze degli studenti in Italiano, Matematica e Inglese.

Sei ore saranno sufficienti per la seconda prova?
Le ore assegnate saranno sufficienti: i livelli di difficoltà delle tracce saranno commisurati al tempo che sarà reso disponibile. Occorre poi ricordare che per alcuni indirizzi dell’Istruzione tecnica e professionale e per i Licei artistici, musicali e coreutici, la durata sarà superiore alle sei ore, in ragione degli obiettivi specifici di tali indirizzi.

Per la seconda prova del Liceo classico si dovranno portare tutti e due i dizionari?
I dizionari vanno portati entrambi: uno servirà per la traduzione, l’altro per l’analisi e il commento del secondo testo.

Seconda prova del Liceo scientifico: che peso avranno Matematica e Fisica?
Avranno un peso proporzionale al numero delle ore di lezione. La prova sarà molto equilibrata. I problemi e i quesiti che saranno proposti avranno una strettissima correlazione con i nuclei fondanti e con gli obiettivi specifici del Liceo scientifico. Le possibilità di scelta che saranno date rispetto ai problemi e ai quesiti consentiranno al candidato di poter valorizzare adeguatamente la sua preparazione.

Seconda prova del Liceo linguistico: quali lingue saranno oggetto della prova scritta e con che livello di difficoltà?
Le lingue oggetto della prova saranno la prima e la terza lingua caratterizzanti il percorso di studi. Il livello di difficoltà delle prove sarà commisurato ai Quadri di riferimento europeo (Qcer). In particolare, per la prima lingua si prevede l’accertamento del livello B2 del Qcer. Mentre per la terza lingua è previsto l’accertamento del livello B1.

Chi preparerà le buste per la prova orale?
Sarà la Commissione stessa a predisporle, in un’apposita sessione di lavoro. Nelle buste vi saranno materiali utili per poter avviare il colloquio. La scelta dei materiali (testi, documenti, progetti, problemi) sarà effettuata tenendo conto della specificità dell’indirizzo e del percorso effettivamente svolto nella classe secondo le indicazioni fornite dal Consiglio di Classe nel documento che sarà predisposto entro il 15 maggio, proprio in vista dell’Esame di Stato.

Fornirete esempi di come si svolgerà l’orale?
Il Ministero predisporrà esempi significativi delle tipologie di materiali simili a quelli che potrebbero essere proposti all’orale dalle singole commissioni che dovranno tenere conto dello specifico percorso della classe.

Come funziona il meccanismo delle buste?
Ogni commissione preparerà un numero di buste pari al numero dei candidati, più due. Ad esempio per una classe di 20 studenti, le buste saranno 22. Ciascuno studente potrà dunque sempre scegliere tra un terna di buste. Dal primo all’ultimo candidato. Saranno così garantite trasparenza e pari opportunità a tutti.

Cosa troveranno gli studenti nelle buste?
Ci saranno materiali che forniranno uno spunto per l’avvio del colloquio. Un testo poetico o in prosa, un quadro, una fotografia, un’immagine tratta da libri, un articolo di giornale, una tabella con dei dati da commentare, un grafico, uno spunto progettuale, una situazione problematica da affrontare: sono tutti esempi che di ciò che le commissioni potranno scegliere per introdurre un percorso integrato e trasversale che permetta di affrontare lo specifico contenuto delle discipline.

In che modo l’alternanza scuola-lavoro rientra nell’orale?
Il candidato all’orale potrà illustrare l’esperienza svolta nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento tramite una relazione e/o un elaborato multimediale.

Che cosa potrà essere chiesto per Cittadinanza e Costituzione?
L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione è basato sullo svolgimento di attività (percorsi, progetti, etc.) finalizzate a sviluppare le competenze di cittadinanza in diversi ambiti, come, a puro titolo di esempio, educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva, etc. Tutti i Consigli di Classe, nell’ambito del documento del 15 maggio che raccoglie quanto svolto dalla classe, evidenzieranno e descriveranno tali percorsi, che saranno poi oggetto di una sezione specifica del colloquio.

Le tracce delle “simulazioni” saranno inviate in simultanea a tutte le scuole?
Gli esempi di prova saranno pubblicati in un’apposita sezione del sito del Miur dedicata agli Esami di Stato a partire dalle ore 8.30 dei giorni indicati in calendario. Saranno perciò utilizzabili dalle scuole a partire da tale ora.

Se non sono a scuola il giorno in cui il Ministero pubblica gli esempi di prova per le ‘simulazioni’ o se la mia classe è in visita d’istruzione, che succede?
Le scuole potranno usare gli esempi di prova in qualsiasi momento, anche nei giorni successivi. In ogni caso il Miur ha organizzato più “simulazioni”: due per italiano, due per la seconda prova. I materiali potranno poi essere utilizzati da ciascuno studente come base utile per potersi rendere conto della struttura e della tipologia delle prove d’Esame.

Ci saranno “simulazioni” per tutti i corsi di studio?
Il Ministero pubblicherà esempi di prova per la quasi totalità degli indirizzi di studio. Per quelli con una diffusione molto limitata sul territorio nazionale o per percorsi sperimentali ci sarà un’interlocuzione diretta con le scuole.

Ok a 1,8 milioni per le scuole danneggiate dal sisma in Sicilia e dal maltempo in Liguria

da Il Sole 24 Ore

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha firmato il decreto che stanzia 1,8 milioni di euro per le scuole colpite dal sisma del 26 dicembre 2018 in Sicilia, in particolare in provincia di Catania, e per quelle della Liguria danneggiate dal maltempo dell’autunno scorso.

Nello specifico, alla Sicilia sono assegnati circa 882.000 euro, dei quali beneficeranno 7 Comuni, per interventi su 25 scuole. Alla Liguria arriveranno, invece, circa 955.000 euro che verranno ripartiti per 20 Comuni e consentiranno di intervenire su 51 istituti scolastici.

«Ci siamo attivati da subito – ha dichiara Bussetti – per dare risposte alle richieste urgenti degli Enti locali e delle Regioni: i nostri ragazzi non devono perdere neanche un giorno di scuola, perché questa rappresenta la loro normalità, il luogo in cui, giorno dopo giorno, costruiscono il futuro. Con questi fondi interveniamo su situazioni di pericolo e di inagibilità degli istituti e ci attiviamo per ripristinare la sicurezza. I territori non possono essere lasciati da soli di fronte a eventi eccezionali, come il sisma che ha colpito la Sicilia o i nubifragi che hanno messo a dura prova la Liguria. È fondamentale fare sistema per garantire ai nostri giovani il diritto allo studio, nonostante eventi che possono stravolgere la quotidianità loro e delle loro famiglie».

Sciopero, 27 febbraio per personale docente ATA. Nota Miur

da Orizzontescuola

di redazione

L’Unicobas Scuola e Università, come già riferito, ha proclamato lo sciopero per la giornata del 27 febbraio p.v.

Regionalizzazione, no grazie. La scuola sciopera il 27 febbraio

Il Miur ha ufficializzato lo sciopero con nota n. 4722 del 13/02/2019.

Lo sciopero riguarda il personale docente e ATA a tempo sia determinato che indeterminato. Sono esentati i DSGS facenti funzioni, in quanto sciopereranno il 22 febbraio.

Essendo l’istruzione un servizio pubblico essenziale, lo sciopero va esercitato in osservanza delle regole e delle procedure fissate dalla normativa vigente (articolo 1 della legge 12 giugno 1990, n. 146 e successive modifiche ed integrazioni  e norme pattizie definite  ai sensi dell’art. 2 della legge medesima).

Le scuole devono comunicare lo sciopero alle famiglie e agli alunni; devono inoltre comunicare tramite SIDI le seguenti informazioni:

  • numero dei lavoratori dipendenti in servizio;
  • numero dei dipendenti aderenti allo sciopero anche se negativo;
  • numero dei dipendenti assenti per altri motivi;
  • ammontare delle retribuzioni trattenute.

nota

Pensioni quota 100, sarebbero (finora) 6 mila nella scuola

da Orizzontescuola

di redazione

Il numero di richieste per la pensione quota 100 fra il personale scolastico ammonterebbe a circa 6.000.

Il numero è ricavato dalla proporzione fra il numero delle domande arrivate all’Inps (poco più di 17.000) e il peso del personale scolastico sul pubblico impiego che è di circa un terzo.

Anche se dal comparto scuola, le stime parlavano di circa 50.000 domande potenziali, va ricordato che c’è ancora un po’ di tempo per presentare le richieste. Inoltre, il testo è ancora in discussione in Parlamento per la conversione in legge e comunque per i dipendenti della scuola l’uscita dal lavoro si concretizzerà non prima dell’inizio del prossimo anno didattico.

Il ricorso alla quota 100 per lasciare la scuola con qualche anno di anticipo comporta la percezione a vita di un assegno più basso.

La riduzione dell’importo è dovuta a una questione meramente matematica: con il sistema contributivo, la pensione è in relazione ai contributi versati. Quindi se si decide di uscire prima dal lavoro, si decide nello stesso tempo di smettere di versare contributi e quindi la pensione più bassa di quella di chi decide di lavorare (e versare contributi) ancora per qualche anno.

Nel complesso, stando ai dati Inps, le città con il numero più alto di uscita dal lavoro con quota 100 sono Roma, Napoli e Milano.

Concorso Dsga a rischio blocco, ricorso al Tar di 521 amministrativi “facenti funzione”: trattati come stracci vecchi

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

In Italia più di 1.500 assistenti amministrativi hanno sopperito per vent’anni alla mancanza dei segretari della scuola, poi diventati Dsga: hanno assunto il ruolo superiore, si sono fatti carico di responsabilità enormi, hanno svolto un carico di lavoro e di ore ben al di sopra di quello previsto dal contratto. Il tutto, in cambio di indennità minimali. Sempre in attesa di essere stabilizzati. Gli impegni presi, anche del nuovo Governo, li rassicuravano sull’indizione del concorso pubblico con un posto su tre a loro riservato. Dalla parte loro c’era anche la sequenza contrattuale del 25 luglio 2008. Invece, le cose sono andate diversamente.

La riserva sparita

Della riserva del 30%, di fatto, nel concorso bandito il 28 dicembre scorso, per i cosiddetti “facenti funzione” non c’è traccia.

Potranno accedere, è vero, anche senza laurea, a patto che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio nelle scuole pubbliche negli ultimi otto anni scolastici, ma poi, di fatto, dovranno concorrere gomito a gomito con gli altri 100 mila partecipanti, molti dei quali giovani e “freschi” di laurea, quindi paradossalmente avvantaggiati e nemmeno di poco.

La protesta: “offesi nella nostra dignità”

Ora, però, visto che la situazione si è così delineata, questi 1.500 amministrativi si vogliono far sentire. E preannunciano azioni legali che potrebbero mettere a rischio l’andamento del concorso stesso.

È questa la linea intrapresa, almeno, dal coordinamento nazionale “Dsga facenti funzione”, che parlando di “un’altra ingiustizia italica”, messa in atto “nonostante tutte le lotte, gli incontri con le forze politiche e sindacali”.

“Dopo quasi 20 anni, nei quali nei posti vacanti sono stati utilizzati gli assistenti amministrativi con incarico funzioni superiori – scrivono – si vuole provvedere alla loro liquidazione come stracci vecchi usati e buttati via. Questo è stato il ringraziamento da parte di un’amministrazione (si amministrazione con la a minuscola, e non solo) che ha violato la legge e che passa sopra di noi, sopra le nostre vite, sopra la nostra dignità come una ruspa a distruggere tutto senza distinzioni”.

Nessun riconoscimento

Ricordano, giustamente, descrivendo come sono andate le cose, di avere “permesso alle scuole di continuare a funzionare coprendo le carenze d’organico e investendo energie e il nostro tempo libero per formarci”.

“Senza più riconoscimento economico, anzi rimettendoci parte del nostro stipendio, i soli a non percepire, tra tutti i comparti del pubblico impiego, un riconoscimento per le funzioni superiori svolte grazie alla norma graziosamente dedicataci nella finanziaria 2013 così da contribuire al risanamento delle casse pubbliche”.

Tutti scandalizzati, meno uno…

Tranne il “ministro, ma questo già lo sapevamo, a parole”, praticamente tutti “si sono scandalizzati quando portati a conoscenza della situazione. Non è possibile, bisogna fare qualcosa, bisogna cercare una soluzione che ponga rimedio a questa vergogna…”.

“Invece nulla, a testa bassa – continuano gli amministrativi – verso il diniego del riconoscimento di una professionalità acquisita sul campo, verso la mortificazione di un impegno che ha permesso alle scuole italiane prive di DSGA titolare, sono più di 1700, di continuare ad operare. Ci hanno promesso un percorso dedicato e riservato ma niente di tutto questo”.

Con il bando di concorso, continuano gli amministrativi facente funzione, invece è arrivata “la beffa: si sono presi pure questa soddisfazione, inserendo una quota di riserva posti impossibile da esercitare dato il diabolico e limitato sistema di calcolo del numero massimo degli ammessi alla graduatoria finale e per la tagliola architettata per la prova preselettiva. Avevano promesso, entro il 15 gennaio, non si sa di quale anno, un incontro per trattare di mobilità professionale. Ormai il tempo delle chiacchere è di fatto terminato”.

“Non ci arrendiamo”

Ora, le lamentele si trasformeranno in azioni legali: “ci siamo preparati a puntino”: dicono, a tal proposito, di avere “depositato al Tar Lazio un bel ricorso collettivo di 521 Dsga facenti funzione, finalizzato a far valere i nostri diritti e, di conseguenza, a bloccare il concorso. Abbiamo mezzi, organizzazione, strumenti ed argomenti idonei. Noi non ci arrendiamo e continuiamo a credere di poter avere riconosciuta giustizia, nonostante tutto”.

Il Consiglio di Stato ordina l’inserimento in seconda fascia degli abilitati all’estero

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 670 del 11 febbraio 2019, ha accolto l’appello e disposto l’inserimento nelle graduatorie di II fascia aggiuntive a tutti i docenti che hanno conseguito, in Unione Europea, il titolo di abilitazione all’insegnamento per la scuola secondaria senza ottenere, ad oggi, il riconoscimento del titolo da parte del Miur.

La notizia su Diritto scolastico

Il Ministero dell’Istruzione aveva respinto la domanda costringendo i docenti a ricorrere al Giudice Amministrativo, finché il Consiglio di Stato ha accolto l’appello e disposto l’inserimento nelle graduatorie di II fascia aggiuntive.

I titoli conseguiti all’estero hanno diritto

In particolare, si legge nel sito di Diritto scolastico, in forza dei principi di libera circolazione dei lavoratori e dell’equipollenza dei titoli stabilita della Direttiva 2005/36/CE come modificata dalla direttiva 2013/55/UE, i titoli conseguiti nell’Unione Europea danno diritto all’inserimento nelle graduatorie.

Inserzione con riserva

E infatti il Consiglio di Stato ha affermato che: “l’esigenza cautelare prospettata dagli appellanti, ferma la clausola del possesso del titolo abilitativo entro il 1° febbraio 2018 può essere soddisfatta con l’inserzione, con riserva, degli appellanti nel solo elenco aggiuntivo della II fascia delle GI…”.

Il Miur obbligato dai Tar a moltiplicare il sostegno

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Sembra che al Miur quest’anno sia costato un miliardo e mezzo di euro in più accogliere posti “in deroga” rispetto a quanto preventivato, a causa dei numerosi ricorsi al Tar di molte famiglie che hanno chiesto le ore di sostegno complete.

Inoltre, riporta  La Repubblica,   l’anno scolastico 2018/2019 è stato anno  record, visto che, secondo i dati del Miur, sono “quasi 62mila i posti  oltre (in deroga) l’organico stabilito dalle norme attuali. In crescita, cioè, di 11mila unità in appena dodici mesi, per sostenere le complesse esigenze di quasi 256mila e 300 alunni diversamente abili presenti, oggi, nelle aule scolastiche italiane.

Nel 2008/2009, dieci anni fa, i posti in deroga erano circa 33mila”.

Addirittura in alcune regioni, come la Sardegna e la Toscana, le cattedre di sostegno in deroga superano quelle stabili.

Secondo l’Osservatorio dei diritti della scuola, ci sarebbe, a causa della mancata previsione del numero delle cattedre e dunque del contezioso col Ministro, un costo aggiuntivo in un decennio di circa un miliardo di euro.

Il Miur condannato sempre

“Per ogni ricorso, il giudice, oltre ad assegnare le ore mancanti per il raggiungimento del massimo che spetta all’alunno, condanna il Miur al pagamento delle spese processuali, e al pagamento alla famiglia di circa mille euro per ogni mese di servizio scoperto”

Alternanza scuola-lavoro – 2a edizione: Approvazione e pubblicazione graduatorie provvisorie dei progetti

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE) – Obiettivo specifico 10.6 – “Qualificazione dell’offerta di istruzione e formazione Tecnica e Professionale” e Obiettivo specifico 10.2 “Miglioramento delle competenze chiave degli allievi” – Azione 10.6.6 Stage/tirocini, percorsi di alternanza e azioni laboratoriali – Azione 10.2.5 – Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali con particolare attenzione a quelle volte alla diffusione della cultura d’impresa”. Avviso pubblico per il potenziamento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro – Prot. n. AOODGEFID/9901 del 20.04.2018.

Approvazione e pubblicazione graduatorie provvisorie dei progetti.

Prot. 4447 del 18 febbraio 2019

PONKit: tempistiche per la realizzazione e la chiusura dei progetti

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Fondo Sociale Europeo (FSE).

Definizione della tempistica per la realizzazione e l’allineamento della chiusura dei progetti.

Prot. 4496 del 18 febbraio 2019