La Convenzione Onu. Bilanci e prospettive

Redattore Sociale del 02-03-2019

Disabilità, 10 anni fa l’Italia ratificava la Convenzione Onu. Bilanci e prospettive

Giampiero Griffo, da poco nominato coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulle disabilità, evidenzia obiettivi raggiunti e lacune da colmare: “Il modello medico va superato, sostituito dall’approccio dei diritti e della cittadinanza”. 

ROMA. Esattamente 10 anni fa, il 3 marzo 2009, l’Italia ratificava la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che il 13 dicembre 2006 era stata approvata dalle Nazioni Unite e pochi mesi dopo, il 30 marzo del 2007, il nostro Paese aveva sottoscritto. A New York quel giorno, ad apporre la firma dell’Italia, c’era l’allora ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Al suo fianco, Giampiero Griffo, componente del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), presidente di DPI Italia e, da gennaio di quest’anno, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. E’ a lui che chiediamo quindi di aiutarci a comprendere cosa sia cambiato in questi 10 anni, in che misura la Convenzione allora ratificata sia oggi effettivamente applicata e quali siano, invece, le lacune da colmare. 

“A livello internazionale – premette Griffo – la Convenzione è diventata uno standard condiviso, visto che il 91,6% degli stati membri l’ha ratificata, adottandone l’approccio culturale, tecnico e legislativo, di cui devono tener conto per realizzare politiche, legislazioni e interventi. Basti pensare che l’Onu, in tutti documenti principali inviati agli Stati include sempre il “mainstreaming” della disabilità”. 

E l’Italia? “L’Italia fa fatica: esaminata nel 2016 dal Comitato dell’Onu, è risultata sotto molti aspetti inadempiente. L’Onu però – precisa Griffo – non dà voti, non boccia e non promuove: fornisce invece delle indicazioni pratiche, tecnicamente delle ‘raccomandazioni’, che dovrebbero servire al Paese per migliorare il livello di attuazione della Convenzione. Purtroppo però anche quelle raccomandazioni sono rimaste sulla carta e sono in gran parte inapplicate”. 

La prima nota negativa rilevata nel nostro Paese dal Comitato dell’Onu è “l’approccio generale alla disabilità, che non è quello dei diritti umani, suggerito dalla Convenzione, ma è ancora un approccio medico-sanitario, che prevale sia a livello nazionale che regionale, violando quindi lo spirito della Convenzione”. Questo ha un impatto diretto e negativo anche sui sistemi di welfare regionali, che “non sono basati sulla valutazione e il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità e non si pongono l’obiettivo di offrir loro strumenti adeguati perché possano partecipare alla vita sociale. Noi persone con disabilità non siamo vulnerabili ma ‘vulnerati’, perché mancano nel nostro Paese strumenti di empowerment”. 

C’è poi un altro obiettivo fondamentale, che la Convenzione indica e che l’Italia non riesce a centrare: “è l’abilitazione. Una volta stabilizzato, io non ho bisogno di servizi riabilitativi ma abilitativi, che mi consentano di scegliere gli elementi che sono alla base di miei desideri. Questo approccio non c’è, perché mi vengono assegnati servizi predefiniti che non entrano nel merito della mia vita”. Niente (o poco) di fatto anche per quanto riguarda la vita indipendente e la vita in comunità, obiettivi previsti dalla Convenzione nell’articolo 19: “Le persone con disabilità – spiega Griffo – devono poter scegliere dove vivere e con chi, usufruendo di servizi di sostegno e potendo contare su una società totalmente accessibile. L’Italia è molto lontana da questo: secondo i dati del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, nel nostro Paese 273 mila persone con disabilità sono segregate in istituzioni, in cui costi di gestione mensili pro capite oscillano tra i 3.500 e i 6 mila euro. Noi sappiamo che bastano molti meno soldi per vivere in casa propria, avendo i sostegni di cui si ha bisogno”. 

Eppure l’Italia, in questi 10 anni, qualcosa di positivo lo ha fatto: “Due programmi di azione biennale – ricorda Griffo – di cui solo il primo è stato attivato: ma delle oltre 100 azioni previste, meno di venti sono state realizzate, concentrate in alcune aree come la cooperazione internazionale. In quest’ambito, infatti, l’Italia è tra i Paesi più attenti alle persone con disabilità nelle aree in cui interviene con la cooperazione allo sviluppo”. Tra i risultati positivi, ci sono anche alcune “sperimentazioni in materia di vita indipendente, ma con cifre molto modeste – osserva Griffo – Il Jobs act ha poi introdotto alcune innovazioni positive per l’inserimento lavorativo, ma non sono state ancora applicate e mancano ancora le linee guida e i software per raccogliere dati”. In altri settori, “il nostro Paese mostra luci e ombre – continua Griffo – La scuola italiana, per esempio, è considerata tra le più inclusive nel mondo, ma la vera inclusione si avrà quando a farla saranno gli insegnanti curricolari e non solo quelli di sostegno: obiettivo ancora molto lontano”. Tanto da fare anche nel campo delle statistiche che “secondo la Convenzione, devono raccogliere dati su barriere, ostacoli e discriminazioni che impediscano il godimento dei diritti: si è fatto qualcosa – nota Griffo – ma molto ancora c’è da fare”. 

L’obiettivo adesso, per far sì che la Convenzione in Italia divenga finalmente realtà oltre che legge, è “prendere in mano quelle raccomandazioni che l’Onu ci ha rivolto nel 2016 e metterle in pratica: potrebbero essere il contenuto del prossimo Programma d’azione”. Le tre priorità da cui iniziare? “Attenzione alla definizione di accomodamento ragionevole, l’impegno per la vita indipendente, che va saldato con il buon lavoro che ha avviato il Garante dei detenuti contro la segregazione negli istituti e, infine, l’elemento culturale: dobbiamo abbandonare il modello medico della disabilità, perché io ho un’esigenza di cittadinanza, oltre che di salute. E ho quindi bisogno di politiche che siano orientate a garantirmi una cittadinanza possibile, che mi permetta di partecipare liberamente e attivamente alla vita della comunità”. (cl)

SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE DELL’8 MARZO

USB SCUOLA: SCIOPERO GLOBALE DELLE DONNE DELL’8 MARZO: I MOTIVI PER CUI LA SCUOLA NON PUÒ MANCARE!

Anche quest’anno USB ha risposto alla chiamata di Non Una di Meno e ha proclamato lo sciopero generale per l’8 marzo. Da alcuni anni l’8 marzo è tornato finalmente ad essere una giornata di lotta, sull’onda dello sciopero globale delle donne lanciato da NUDM, a partire dallo slogan “Se non valiamo, non produciamo”.

Quest’anno USB arriva all’appuntamento con una pubblicazione, “Donne sull’orlo di una crisi di numeri”, che a partire dai dati del World Economic Forum e dell’Istat fotografa una realtà nazionale caratterizzata da gap di genere di enorme entità. Il gap salariale (che a questo ritmo verrà colmato nel 2236), di opportunità lavorative, di trattamento sui luoghi di lavoro sono la base e le radici di quella violenza che le donne subiscono, la base concreta ed economica dei femminicidi, delle violenze fisiche, delle violenze psicologiche, di quelle economiche cui le donne sono sottoposte dai loro compagni, dai loro mariti, dai loro colleghi e dai datori di lavoro. Sono 404 mila le donne che in questo paese hanno subito molestie e ricatti sessuali sul luogo di lavoro, secondo i dati ISTAT.

Per questi motivi l’8 marzo è una data importante, per questo è importante che donne e uomini quel giorno scioperino e riempiano le piazze e lo è tanto di più in un settore, come la scuola, che è fortemente femminilizzato, un settore dove il personale, in alcuni ordini, può arrivare ad essere al 99% femminile (scuola dell’infanzia).

È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché un settore lavorativo “femminilizzato” diventa automaticamente un settore che garantisce meno diritti, presenta maggior precarietà (sono molte di più le donne con lavori precari che gli uomini, non c’è nemmeno bisogno di dirlo) e, naturalmente, stipendi più bassi.

È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le donne e le lavoratrici in questo paese si caricano ancora del 71% del lavoro di cura, quel lavoro sociale che è la crescita delle nuove generazioni e la cura degli anziani e dei malati, che non è riconosciuto, è passato sotto silenzio, come un fatto “naturale”, quando è un elemento centrale per la coesione sociale e la tenuta di una società.

È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le donne, quindi le insegnanti e gran parte del personale della scuola in generale, saranno esclusi dalla quota 100 poiché la carriera precaria e frammentata delle donne che reggono il peso del lavoro di cura le porta ad avere a 62 anni, mediamente, 25,5 anni di contributi: insufficienti per poter accedere a questa misura.

È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché dal Sud al Nord nei decenni trascorsi, soprattutto a causa del famigerato algoritmo della 107, sono state costrette ad emigrare soprattutto donne, che hanno lasciato famiglie, affetti, vite intere.

È importante che le lavoratrici e i lavoratori della scuola scioperino perché le nuove generazioni di docenti precari sono composte soprattutto di donne, costrette a percorsi ad ostacoli per raggiungere il ruolo, a pagare cifre folli per conseguire titoli abilitanti (costa tra i 3000 e i 4000 € il prossimo TFA per il sostegno).

Per tutti questi motivi e per i molti altri che probabilmente non abbiamo citato, è necessario che la scuola partecipi in massa allo sciopero dell’8 marzo e per questo USB Scuola chiama lavoratrici e lavoratori in piazza, perché noi zitte non ci siamo state mai!

Maturità, la simulazione della seconda prova Gli studenti: «È durissima». Errore nel testo

da Il Messaggero

Tacito e Cassio Dione a parlar di Seiano, nello stesso compito, forse non si erano mai incontrati. Di sicuro non alla maturità. Ma c’è sempre una prima volta. Ed è stata ieri, nella simulazione proposta dal ministero dell’istruzione per aiutare i ragazzi dell’ultimo anno della scuola superiore a prendere confidenza con il secondo scritto dell’esame di Stato ma la prova conteneva anche un errore non da poco, nelle tracce.

LA PROTESTA

La maturità quest’anno debutterà nella sua nuova veste riformata e tra le maggiori novità c’è proprio quella relativa alla seconda prova, cosiddetta mista, con greco e latino insieme, matematica e fisica, inglese con una seconda lingua e così via per tutti gli indirizzi diversi. Una prova complicata, per tutti i ragazzi che quest’anno l’affronteranno per la prima volta. In tanti infatti sono scesi in piazza in tutta Italia, il 22 febbraio scorso, con uno sciopero che ha interessato circa 80 diverse città, protestando contro la riforma della maturità avvenuta durante l’anno, senza lasciare il tempo agli studenti di prepararsi a dovere. L’attenzione quindi è alta, da parte dei maturandi così come dai docenti che si ritroveranno anche loro alle prese con un nuovo esame.
Tutto da sperimentare nei pochi mesi che restano da qui al 19 giugno, giorno di inizio degli esami. E così ieri la simulazione è stata provata da moltissime classi, come un’opportunità per sapere a cosa andranno incontro ed è stato già fatto, nelle scorse settimane, con lo scritto di italiano. Ma il secondo è di certo il più temuto.

SCIVOLONE DA MATITA BLU

Qualcosa non ha funzionato. Nel compito destinato al liceo classico c’era infatti una citazione di troppo, uno scivolone, da matita blu, per uno scambio di persone: nella parte in italiano, introdotta dal Ministero per agevolare i ragazzi nella comprensione del testo di Tacito, viene nominata Livia Drusilla, nuora dell’Imperatore. Ma Drusilla in realtà era la madre di Tiberio, mentre la nuora dell’Imperatore si chiamava Livilla, ricordata dai suoi contemporanei per la sua bellezza. Una caratteristica estetica che non le ha però garantito di essere ricordata anche da chi ha preparato le tracce per la seconda prova. Gaffe a parte, il compito si è svolto regolarmente, nei tempi previsti: 6 ore, al posto delle 4 previste fino allo scorso anno quando la traduzione interessava una sola lingua.

IL MALUMORE

La prova è stata promossa dagli studenti? No, più di uno su due la considera troppo difficile. Come dimostra un sondaggio di Skuola.net, che ha intervistato a caldo gli studenti subito dopo la simulazione, per un ragazzo su due la doppia materia complica decisamente l’esame. Solo il 14% ha dichiarato che avrebbe saputo fare il compito dall’inizio alla fine mentre quasi 6 su 10 hanno ammesso che, se fossero stati all’esame vero e proprio, avrebbero saputo svolgere solo alcune parti della prova.
Circa uno su tre ha dichiarato invece di aver incontrato problemi in tutti i passaggi della prova. Ma per il ministro Bussetti l’esame non sarà più complicata rispetto al passato: «Posso assicurarvi che questa Maturità non sarà più difficile delle altre. Il mio consiglio? Affrontatela con serenità e con responsabilità. E potete farlo solamente studiando, impegnandovi. La prossima simulazione ci sarà il 26 marzo per italiano e il 2 aprile per il secondo scritto.
Lorena Loiacono


Vincolo triennale: si applica dal prossimo anno in seguito a mobilità volontaria su scuola richiesta

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Il vincolo triennale interessa i docenti che otterranno trasferimento o passaggio in una scuola richiesta. Il vincolo si applica a prescindere dalla tipologia di movimento volontario ottenuto

Una lettrice ci scrive:

“Vorrei sapere se ottengo trasferimento e non passaggio di ruolo posso chiedere comunque il prossimo anno passaggio di ruolo o sono soggetta al vincolo triennale?”

Dal prossimo anno scolastico i docenti che parteciperanno alla mobilità volontaria, ottenendo il movimento in una scuola richiesta, saranno obbligati a rimanere in questa scuola per un triennio e non potranno, quindi, partecipare alla mobilità nei tre anni successivi

Riferimenti normativi

Il vincolo triennale, stabilito già nel CCNL 2016-2018, viene chiarito ulteriormente nel CCNI sulla mobilità, dove si sottolineano le condizioni in seguito alle quali si applica tale vincolo e vengono indicate le categorie di docenti escluse dal vincolo.

Si tratta dell’art.2 comma 2 del contratto :

Ai sensi  art. 22, comma 4,  lett. a1) del CCNL istruzione e ricerca del 19 aprile 2018 il docente che ottiene la titolarità su istituzione scolastica a seguito di domanda volontaria, sia territoriale che professionale, avendo espresso una richiesta puntuale di scuola, non potrà presentare domanda di mobilità per il triennio successivo. Nel caso di mobilità ottenuta su istituzione scolastica nel corso dei movimenti della I fase attraverso l’espressione del codice di distretto sub comunale, il docente non potrà presentare domanda di mobilità volontaria per i successivi tre anni. Tale vincolo opera all’interno dello stesso comune anche per i movimenti di II fase da posto comune a sostegno e viceversa, nonché per la mobilità professionale.

Tale vincolo triennale non si applica ai docenti beneficiari delle precedenze di cui all’art. 13 e alle condizioni ivi previste del presente contratto, nel caso in cui abbiano ottenuto la titolarità in una scuola fuori dal comune o distretto sub comunale dove si applica la precedenza, né ai docenti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, ancorché soddisfatti su una preferenza espressa.

Vincolo triennale: nessuna distinzione tra i diversi movimenti

Il vincolo triennale nella nuova scuola di titolarità, ottenuta per il prossimo anno scolastico 2019/20, si applica per qualsiasi movimento volontario soddisfatto secondo le condizioni stabilite dalla normativa.

Sarà sottoposto al vincolo, quindi, sia il docente trasferito sia il docente che otterrà il passaggio di cattedra o di ruolo in una scuola richiesta.

Considerando il quesito posto dalla nostra lettrice, se otterrà il trasferimento in una scuola richiesta non potrà, quindi, chiedere per l’anno scolastico successivo il passaggio di ruolo, anche se si tratta di movimento diverso, in quanto avrà il vincolo triennale nella scuola di titolarità

Tutto sulla Mobilità 2019

Pensioni quota 100, la scuola si ferma a 17.000 domande presentate

da Orizzontescuola

di redazione

Scaduti  i termini per la presentazione delle domande per la pensione quota 100, si tirano le somme per guardare al prossimo anno scolastico.

Secondo la FLC GIL “Le domande pervenute finora sono circa 17mila tra docenti e ATA. A queste si aggiungono i 21mila posti che si libereranno a settembre prossimo per l’ordinario turn over e i circa 109mila posti liberi, tuttora coperti da supplenti”

Numeri non altissimi, ma comunque importanti.

Domanda presentata, accertamento ancora non effettuato

Si consideri che al momento il personale della scuola ha presentato la domanda, adesso toccherà a scuole e INPS accertare il diritto alla pensione. Un’operazione che potrà essere svolta entro il 31 maggio.

In pensione a settembre 2019, date entro le quali docenti e ATA avranno conferma

Avvio anno scolastico regolare

Il Ministro Bussetti continua a ribadire che l’anno scolastico sarà avviato regolarmente. Una informativa su quota 1000 sarà fornita ai sindacati durante la riunione al Miur del 5 marzo prossimo.

Mobilità, 5 marzo saranno comunicate date per la domanda. Sindacati al Miur

da Orizzontescuola

di redazione

Mobilità docenti, personale ATA ed educativo 2019/20: i sindacati firmatari del Contratto  sono stati convocati al Miur martedì 5 marzo per una informativa.

Il Miur presenterà infatti la bozza dell’annuale Ordinanza sulla mobilità, in cui sono contenute le date utili per la presentazione della domanda.

Tutte le novità del contratto

I punti dell’accordo discendenti dal CCNL 2016/18

  • il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sulla mobilità sarà triennale;
  • il personale docente potrà partecipare annualmente ai movimenti, ossia ai trasferimenti e ai passaggi di ruolo/cattedra, esclusi coloro i quali otterranno la mobilità su una delle scuola richieste a domanda;
  • i docenti, che otterranno una delle scuole richieste volontariamente, non potranno chiedere nuovamente il trasferimento/passaggio prima di tre anni dalla precedente istanza.

Titolarità su scuola

I docenti, che ottengono il movimento richiesto, (trasferimento o passaggio di ruolo/cattedra) saranno titolari su scuola.

Aboliti gli ambiti territoriali

Il Miur ha avviato le operazioni per conferire a tutti i docenti la titolarità su scuola, in vista dell’avvio delle domande di mobilità.

Percentuali trasferimenti e immissioni in ruolo

Queste le percentuali dei posti vacanti e disponibili da destinare alle immissioni in ruolo e ai trasferimenti:

  • 50% alle immissioni in ruolo;
  • 50% alla mobilità.

Le percentuali, stabilite nell’accordo raggiunto il 22 dicembre, saranno valide per il prossimo triennio:

2019-20: 40 % ai trasferimenti interprovinciali e 10% ai passaggi;
2020-21: 30% ai trasferimenti interprovinciali e 20% ai passaggi;
2021/22: 25% ai trasferimenti interprovinciali e 25% ai passaggi.

Invalsi V superiore, pubblicate prove inclusive per studenti disabili

da Orizzontescuola

di redazione

Il prossimo 4 marzo si aprirà la finestra di somministrazione delle prove Invalsi nelle classi V della scuola secondaria di secondo grado.

Invalsi V superiore, si svolgeranno dal 4 al 30 marzo. Modalità somministrazione

Invalsi V superiore: candidati disabili

Per i candidati disabili certificati, i consigli di classe possono prevedere misure compensative o dispensative e, laddove necessario, adattamenti della prova. Ciò naturalmente deve avvenire sulla base del Piano Educativo Individualizzato dell’alunno.

Queste le misure compensative che possono essere previste:

  • tempo aggiuntivo (fino a 15 min. per ciascuna prova)
  • sintetizzatore vocale per l’ascolto individuale in audio-cuffia
  • calcolatrice
  • dizionario
  • ingrandimento
  • adattamento prova per alunni sordi (formato CBT)
  • Braille

Queste le misure dispensative:

  • esonero da una o più prove
  • per Inglese: esonero anche solo da una delle due parti (ascolto o
    lettura) della prova.

Nel caso di esonero da una o più prove, come leggiamo nel Protocollo di somministrazione pubblicato dall’Invalsi l’allievo non è presente nell’Elenco studenti per la somministrazione della disciplina di cui non sostiene la prova INVALSI. In base a quanto stabilito nel suo PEI,  l’allievo svolge una prova (cartacea o computer based) predisposta dalla scuola oppure non  svolge alcuna prova. 

Invalsi superiore candidati disabili: prove inclusive

I candidati disabili, alla luce di quanto sopra riportato, possono essere esonerati da una o più prove e svolgere, in tal caso, una prova cartacea o al PC predisposta dalla scuola, in base a quanto previsto nel PEI.

L’Istituto ha comunque messo a disposizione delle prove cosiddette inclusive, che non prevedono la restituzione dei risultati, in modo da coinvolgere nelle prove gli studenti disabili. Le prove sono online.

Bussetti: questo Governo risponde ai bisogni della scuola ma si parla troppo dei prof, poco di Ata e alunni

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Il 1° marzo il ministro dell’Istruzione non ha parlato solo di autonomia vera da adottare nelle scuole, di cellulari in classe, della nuova maturità e del bullismo che imperversa: a colloquio con Mattino Cinque, Marco Bussetti ha anche affrontato la politica del governo gialloverde sul fronte scolastico.

“Do un buon voto a questo Governo”

“Io ho cercato da subito di avvicinare il ministero alle scuole e far capire che lavoriamo per il bene dei nostri ragazzi”, ha detto il titolare del Miur.

Per poi dire di volere dare “un buon voto a questo Governo” composto da M5S e Lega.

“L’autocritica è sempre fondamentale per cercare di migliorare ma l’obiettivo che per la scuola era di ascoltare e cercare di risolvere i bisogni, credo sia stato fatto in modo ottimo da parte del Governo”.

“Negli ultimi anni – ha aggiunto – avevamo vissuto la Buona Scuola, parlando troppo dei professori e troppo poco degli studenti e del personale amministrativo che è la struttura portante della scuola”.

Una sottolineatura importante: il ministro ha di fatto ricordato che tra gli “attori” che operano nella scuola non vi sono solo gli insegnanti, ma anche gli Ata e prima ancora gli alunni.

“Ho fatto rientrare delle mamme di Agrigento con figli disabili”

Poi, però, inevitabilmente, le parole di Bussetti sono tornate a riferirsi ai docenti, in particolare a quelle diverse migliaia che sono stati costretti a spostarsi da casa per via dell’algoritmo introdotto assieme al piano straordinario di assunzioni della Legge 107 del 2015.

“La Buona Scuola – ha dichiarato il ministro – ha causato effetti non certo positivi. L’operazione di mobilità ha provocato danni a persone che si sono viste sradicate dal proprio territorio e costrette a lavorare a molti chilometri di distanza da casa. Sono riuscito a far rientrare alcune mamme di Agrigento che con figli disabili erano state costrette a spostarsi a chilometri di distanza”.

I concorsi sono la via maestra per coprire i vuoti

Infine, Bussetti ha sottolineato che “c’è una presenza di cattedre maggiore al Nord rispetto al Sud” ricordando pure che questo avviene malgrado via sia “un calo demografico anche nelle scuole”.

“Vista l’esigenza di personale – ha concluso il responsabile del Miur – procederemo con dei concorsi, lo stiamo già facendo con gli insegnanti di sostegno: a breve saranno attivati corsi per 14 mila docenti, altri se ne aggiungeranno nei prossimi anni per una copertura di 40 mila posti e poi vorrei assumere tanti docenti: la scuola ha bisogno di stabilità”.

In arrivo la specializzazione sul sostegno per 14 mila docenti

È di poche ore fa la notizia che sul sostegno il Miur intende procedere spedito: le prove di accesso alle scuole di specializzazione per la didattica rivolta agli alunni con disabilità, per 14 mila docenti, pur se leggermente prorogate, si svolgeranno il 15 aprile (di mattina per la Scuola dell’infanzia e di pomeriggio per la Scuola primaria) e il 16 aprile (di mattina per la Scuola Secondaria di I grado e di pomeriggio per la Scuola secondaria di II grado).

Dopo la pubblicazione del primo bando, ad opera dell’Università della Calabria, anche gli altri atenei si stanno affrettando a pubblicare i loro bandi, comprensivi di istruzioni e costi.

Maturità 2019, ecco quando si svolgeranno le altre simulazioni

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Le prime simulazioni previste dal Ministero dell’Istruzione sono state già pubblicate: infatti, si è tenuta il 19 febbraio la pubblicazione della simulazione riguardante la prima prova, mentre il 28 febbraio, sono state pubblicate le tracce della seconda prova. Tuttavia, per gli studenti le simulazioni non sono concluse.

Il 26 marzo la prima prova e il 2 aprile la seconda

Infatti, come previsto dalla circolare ministeriale, si svolgeranno in totale quattro simulazioni alle prove scritte dell’esame di Stato 2019. Le altre due date, come prevede il calendario pubblicato dal Miur, sono:

  • 26 marzo: simulazione della prima prova
  • 2 aprile: simulazione della seconda prova

Anche per quanto riguarda quelle giornate, le tracce saranno pubblicate sul sito del MIUR alle ore 8.30 dei giorni previsti, nella sezione “Esami di Stato”. Pertanto al mattino e tutte in contemporanea, come avviene durante le prove vere e proprie.

Le scuole, nell’ambito della loro autonomia, potranno utilizzare i materiali proposti sia in modalità “simulazione”, nello stesso giorno della pubblicazione, sia assegnando i testi durante l’ordinaria attività didattica.

Le tracce saranno elaborate rispettando le caratteristiche e la struttura definite dai quadri di riferimento pubblicati sul sito del MIUR a novembre (https://bit.ly/2TJvESX).

Per gli istituti professionali, la traccia proposta farà riferimento esclusivamente alla prima parte in cui è strutturata la stessa: la seconda, come previsto dalla norma, sarà elaborata dalla commissione durante lo svolgimento dell’Esame. Nei giorni successivi alla pubblicazione degli esempi di prove, sarà poi effettuata, su un campione significativo di scuole, un’indagine che servirà a raccogliere riscontri sulla coerenza delle tracce proposte rispetto ai quadri di riferimento, alle Indicazioni nazionali e alle Linee guida.

L’indagine avrà l’obiettivo di verificare l’andamento delle simulazioni per poter disporre di elementi utili a garantire una ottimale preparazione delle tracce di Esame.

Gli esempi delle prove

Gli esempi di prove si riferiscono, specifica il Miur, ad alcuni degli indirizzi più diffusi dell’istruzione liceale e dell’istruzione tecnica e professionale. Si tratta sia di prove mono-disciplinari, sia di prove che coinvolgono più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio.

SCARICA GLI ESEMPI QUI

Ci saranno ancora errori?

L’auspicio è che le prossime simulazioni siano maggiormente curate rispetto alle precedenti: infatti, sono stati riscontrati errori nei testi, alcuni più gravi di altri, che se dovessero verificarsi il giorno dell’esame di Stato vero e proprio, avrebbe dell’incredibile.
Ricordiamo, infatti, che per la prima prova, una delle tracce della simulazione, prevedeva un errore grave della traduzione di Tacito.
Anche la versione di latino della simulazione della seconda prova, ha riservato una spiacevole sorpresa (negativa) da matita blu, come abbiamo fatto notare in precedenza.

Specializzazione sostegno: ai corsi ammessi anche i prof degli istituti paritari

da Tuttoscuola

Come comunicato dal Miur, slittano di due settimane le prove di ammissione ai corsi di specializzazione per il sostegno presso quegli atenei italiani, che si sono resi disponibili ad organizzarli.

Per l’Anno Scolastico 2018-19 sono disponibili complessivamente 14.224 posti (40 mila nel triennio) di cui 3.185 per la scuola secondaria di I grado e 3.391 per quella di II grado.

Proprio per questi posti, il decreto ministeriale relativo alle procedure di specializzazione prevede una norma transitoria, valida soltanto in questa prima applicazione del piano triennale, che consente l’accesso alla procedura selettiva organizzata dalle singole università, oltre al possesso del titolo di accesso a una delle classi di concorso della secondaria, l’aver prestato inoltre almeno tre anni di servizio (anche non continuativi) negli ultimi otto anni scolastici nelle scuole o negli istituti secondari di I o di II grado su posti comuni o di sostegno.

Questa particolare condizione di accesso riguarda i docenti che hanno prestato servizio nelle istituzioni del sistema educativo d’istruzione, cioè sia in scuole o istituti statali sia in quelli paritari.