Mobilità scuola 2019/2020

Mobilità scuola 2019/2020: comunicate le date per la presentazione delle domande

Illustrata ai sindacati la bozza di Ordinanza Ministeriale. Esaminati i diversi aspetti che è opportuno inserire nel testo per recepire le tante novità apportate con il nuovo contratto.

I sindacati scuola, a seguito della pre-intesa sottoscritta in data 31 dicembre 2018 ed in attesa di firmare in via definitiva il nuovo Ccni, hanno incontrato nel pomeriggio di martedì 5 marzo 2019, la Direzione Generale del Personale del Miur per esaminare la bozza della nuova Ordinanza ministeriale che darà avvio, a breve, alla presentazione delle domande di mobilità territoriale e professionale per il prossimo anno scolastico 2019-2020 da parte di tutto il personale docente, educativo ed Ata della scuola interessato. Nel corso dell’incontro sono stati esaminati i diversi aspetti che è opportuno inserire nella nuova OM per recepire le tante novità apportate con il nuovo contratto, ivi compresa la modulistica che dovrà essere predisposta da parte del Miur sia per la presentazione delle istanze online attraverso POLIS, che per le domande cartacee previste per la mobilità nei licei musicali.

La presentazione delle domande di mobilità in sintesi

Queste le scadenze che sono state previste nella “bozza” di OM illustrata ai sindacati.

Per la presentazione delle diverse domande.

  • Tutto il personale docente: dall’11 marzo al 5 aprile 2019
  • Personale educativo: dal 3 maggio al 28 maggio 2019
  • Personale Ata: dal 1° aprile al 26 aprile 2019

Personale docente

Termine ultimo per la comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili: 25 maggio 2019.

Pubblicazione movimenti per tutti i gradi di scuola: 20 giugno 2019.

Mobilità professionale e territoriale verso le discipline specifiche dei licei musicali.

  • Presentazione delle domande cartacee ai sensi dei commi 2, 7 e 10 dell’art. 5 del Ccni: dal 12 marzo al 5 aprile 2019.
  • Comunicazione al SIDI dei posti disponibili: 4 maggio 2019.
  • Pubblicazione movimenti ai sensi commi 3 e 5 dell’art. 5: 13 maggio 2019
  • Pubblicazione movimenti ai sensi del comma 7 art. 5: 16 maggio 2019
  • Pubblicazione movimenti ai sensi dei commi 8 e 9 dell’art. 5: 20 maggio 2019
  • Pubblicazione movimenti ai sensi del comma 10 dell’art. 5: 23 maggio 2019

Personale educativo

  • Termine ultimo comunicazione SIDI delle domande e dei posti disponibili: 22 giugno 2019.
  • Pubblicazione movimenti: 10 luglio 2019.

Personale Ata

  • Termine ultimo comunicazione SIDI delle domande e dei posti disponibili: 6 giugno 2019.
  • Pubblicazione movimenti: 1° luglio 2019.

NB: tutte le suddette scadenze andranno verificate nei prossimi giorni alla luce dell’emanazione ufficiale dell’OM firmata dal Ministro

Nell’OM non ci sono altri aspetti problematici che necessitano di chiarimenti particolari, salvo l’aver recepito le altre novità introdotte con il nuovo Ccni (sulle preferenze, sul ripristino delle tre fasi, sul trattamento del personale in esubero, …).

Da segnalare, all’ultimo articolo 28 dell’OM, la correzione di alcuni refusi ed errori materiali presenti nel testo dell’ipotesi del Ccni sottoscritta alla data del 31 dicembre 2018.

Infine, tutti i sindacati presenti hanno lamentato il fatto che a causa delle inefficienze dell’INPS non sarà garantita la disponibilità degli ulteriori posti, in tutto 22.197, che si libereranno per le domande di pensione presentate entro il 28 febbraio scorso. Infatti, l’Inps si è impegnato a garantire la certificazione in tempo utile per la mobilità solo delle domande di pensionamento presentate a dicembre e non anche quelle presentate entro il 28 aprile (per effetto di quota 100 e non solo). Questo farà sì che non tutti i posti che si andranno effettivamente a liberare per i pensionamenti al 1° settembre 2019 potranno essere disponibili in tempo utile per le operazioni di mobilità per l’anno scolastico 2019-2010.

La FLC CGIL ha chiesto con forza che l’Amministrazione trovi tutte le soluzioni organizzative possibili perché non si procuri un danno alle persone che vogliono avvicinarsi a casa. A tal fine abbiamo chiesto che venga sin da ora spostata in avanti sia la data di acquisizione a SIDI delle disponibilità, che la data di pubblicazione dei trasferimenti e passaggi per tutto il personale.

Reddito di cittadinanza

RdC: FAND e FISH confermano le richieste alla Camera

FAND e FISH sono state audite dalle Commissioni riunite XI Lavoro e XII Affari sociali che alla Camera stanno analizzando il decreto-legge su reddito di cittadinanza e pensioni (n. 4/2019). Il testo, già modificato e approvato in prima lettura dal Senato, conserva, per le due Federazioni, tutte le criticità rilevate nel decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale e su cui le organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità e dei loro familiari avevano già richiesto stringenti emendamenti. Nonostante questi ultimi siano stati presentati da alcuni Senatori, non sono stati recepiti dalla Maggioranza a Palazzo Madama.

Le Federazioni hanno quindi ribadito con fermezza la necessità di correggere quelle disposizioni sia per eliminare i passaggi che rendono il reddito di cittadinanza meno vantaggioso per le persone con disabilità che per migliorare le regole di accesso riconoscendo che la disabilità è troppo spesso causa di impoverimento.

In particolare, secondo le Federazioni, il previsto computo delle pensioni di invalidità, cecità e sordità nel cumulo del reddito è un elemento iniquo e discriminatorio che già era stato censurato dal Consiglio di Stato a proposito dell’ISEE.

La pensione di cittadinanza, ora concessa solo agli over 67 anni che vivano da soli o con un altro anziano, va estesa anche ai nuclei in cui gli stessi vivano con una persona con disabilità di età inferiore. Situazioni sovente drammatiche che meritano attenzione.

Da rivedere anche i parametri delle scale di equivalenza, cioè quella modalità usata per calcolare limiti e importi del RdC: la presenza di una persona con disabilità non è contemperata e lo strumento nel complesso è svantaggioso per i nuclei numerosi.

Riguardo agli incentivi alle imprese che assumano titolari di reddito di cittadinanza, le Federazioni hanno espresso apprezzamento per l’accoglimento delle loro richieste: quelle aziende per godere delle agevolazioni dovranno essere in regola con gli obblighi previsti dalla legge 68/1999 sul collocamento mirato. Tuttavia rilanciano auspicando l’accoglimento della seconda richiesta: ammettere il cumulo dei benefici del nuovo decreto-legge con gli incentivi previsti dalla legge 68/1999 in modo da aumentare e rendere concorrenziale l’occupabilità delle persone con disabilità.

Evidenziando ancora che il propagandato aumento delle pensioni di invalidità civile rimane del tutto inattuato ed escluso dal decreto-legge, le Federazioni da subito riprenderanno le interlocuzioni con deputati e istituzioni promuovendo le istanze espresse con chiarezza in audizione.

5 marzo 2019

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaFranco Bettoni

AFFONDATO IL PORTFOLIO

AFFONDATO IL PORTFOLIO E SUE IMPLAUSIBILI APPENDICI: PREMIATA L’OSTINAZIONE DI DIRIGENTISCUOLA!

Prendendo a prestito un aforisma di Oscar Wilde, chi dice la verità prima o poi viene scoperto. Anche quando è accompagnata da un’assenza, che talvolta – questa volta – è risultata più acuta della presenza.

Il rifiuto di DIRIGENTISCUOLA di partecipare alla preannunciata stucchevole e indecorosa pantomima in replica nell’incontro tra Amministrazione e sindacati rappresentativi nell’area “Istruzione e Ricerca” del 4 marzo, contestualmente avendone rappresentato le ragioni all’una e agli altri in un’argomentata lettera, pare aver sortito un effetto prodigioso, compendiato nell’Accordo reso pubblico in mattinata, con cui la Direzione generale per gli ordinamenti del MIUR e  ANP-CISL-CGIL-UIL-SNALS si danno atto che:

– il procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici anche per il corrente anno sarà privo di ricadute sulla retribuzione di risultato, che quindi continuerà necessariamente ad essere corrisposta con criteri di mero automatismo, parametrati sulla fascia di complessità dell’istituzione scolastica diretta;

– non appena completato il vaglio dell’ipotesi di CCNL d’area sottoscritta il 13 dicembre 2018 da parte dei competenti organi di controllo, e quindi stipulato il testo definitivo, si avvierà il previsto “confronto” per la definizione di una procedura conforme(?) alle disposizioni di legge;

– in questa fase transitoria, la partecipazione alla valutazione dei dirigenti scolastici è da intendersi non prescrittiva e quindi la mancata partecipazione esclude l’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei nuclei nonché l’adozione di qualsiasi provvedimento di valutazione  finale da parte dei dirigenti degli uffici scolastici regionali.

Liberi, dunque, i colleghi che lo desiderino di partecipare a una “sperimentazione” già disconosciuta dal ministro Bussetti e che, con varianti lessicali, riedita i tanti caravanserragli dell’ultimo ventennio, tutti puntualmente abortiti.

Liberi di affastellare carte, di sottoporsi a colloqui con “esperti” di improvvisato conio e magari essere bacchettati nell’incessante percorso di un “miglioramento continuo” quali creature perennemente minorenni, perciò abbisognevoli di essere accompagnate mano nella mano sino alla soglia della quiescenza.

Ma chi non intenderà sottoporsi ad un’inutile molestia burocratica del tutto inconferente  e gratuitamente vessatoria, priva di qualsivoglia effetto che non sia quello di fungere da cavia per legittimare ruoli e funzioni altrui, non dovrà più temere di essere “schedato” e/o di subire eventuali ritorsioni.

Per parte nostra, nei – si spera – imminenti tavoli negoziali, ribadiremo la proposta di una valutazione dirigenziale appropriata, cioè “vera”: volta a verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi formalizzati in modo preciso nel provvedimento d’incarico, unitamente ai comportamenti organizzativi attesi e al rispetto delle direttive dell’Amministrazione.

Insisteremo soprattutto per una valutazione dirigenziale “snella e maneggevole”, sul modello che si sta rivisitando per la valutazione dei dirigenti amministrativi e tecnici del medesimo datore di lavoro (il MIUR), con una–due schede corredate da una documentazione essenziale e liberamente allegabile dal valutando: il cui unico difetto è quello di funzionare!

Pretenderemo, in definitiva, una valutazione dirigenziale seria, non “disconnessa” – se positiva –  dalla retribuzione di risultato “significativamente differenziata” (come impone la legge) e di consistenza non inferiore a quella corrisposta ai dirigenti “normali” di pari fascia. Che richiede pertanto la disponibilità di adeguate risorse finanziarie in luogo della vergognosa mancia benevolmente sin qui elargita. E che sarà l’obiettivo irrinunciabile nella già in corso tornata contrattuale 2019-2021, congiuntamente al conseguimento della perequazione retributiva di parte variabile.

Tutto il resto sono chiacchiere. Solo assordanti chiacchiere.

Ambienti didattici innovativi nelle scuole in aree a rischio

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha destinato ulteriori 1,6 milioni di euro a 46 scuole situate in aree a rischio per la creazione di ambienti digitali di apprendimento, in particolare per la Scuola primaria e Secondaria di I grado. Le risorse sono state liberate con il decreto per la didattica digitale firmato lo scorso gennaio dal Ministro Marco Bussetti e consentono di completare il quadro di tutte le Regioni italiane. Si aggiungono, infatti, ai 2,1 milioni di euro stanziati con un precedente decreto del novembre 2018, con i quali sono stati finanziati interventi in 60 istituti scolastici.

Così come avvenuto in occasione dello stanziamento della prima tranche di risorse, anche in questo caso ogni scuola riceverà 35.000 euro per la realizzazione di laboratori. Sono poi previsti ulteriori 30.000 euro, derivanti da altri fondi, per la formazione del personale scolastico per la didattica innovativa. A livello territoriale, il Veneto avrà 10 laboratori, l’Emilia-Romagna e la Toscana ne avranno 8 a testa, il Friuli Venezia-Giulia, le Marche, l’Abruzzo e la Sardegna 4, l’Umbria e il Molise 2.

“La didattica digitale – dichiara il Ministro Bussetti – può essere un’alleata per le scuole che si trovano in contesti difficili e in aree a rischio. Offre nuove e non tradizionali occasioni di apprendimento e rappresenta uno strumento di contrasto alla dispersione scolastica. Come Miur ci stiamo impegnando con forza per garantire a ogni studente una formazione di qualità e condizioni di crescita uguali su tutto il territorio nazionale. Abbiamo individuato le 46 scuole beneficiarie tra quelle con i più alti indici di disagio negli apprendimenti, di svantaggio socio-economico familiare, di deprivazione territoriale e di abbandono scolastico. Stiamo dando un segnale concreto alle comunità scolastiche e ai territori. Dove c’è una scuola che funziona, c’è una società che guarda al futuro con fiducia”.

Il broccolo aureo?

Il broccolo aureo?

diMaurizio Tiriticco

Per la miseria! Insomma, un broccolo non solo è intelligente, ma addirittura è d’oro! Da non crederci! Ovviamente siamo nell’allegoria, e… sarà proprio così? Ma andiamo con ordine. Alla fine dello scritto precedente, “L’intelligenza del broccolo”, ci siamo lasciati come… dei broccoli!!! In altre parole, se nel parlare comune il broccolo è sinonimo di idiozia, invece, nel parlare scientifico, il broccolo è tutt’altra cosa! E non solo! Si può parlare addirittura di broccolo aureo! Non c’è broccolo che non somigli a un altro broccolo! Più o meno grande, più o meno verde, ma… chi invece avrebbe mai immaginato che in un broccolo ci fosse tanta matematica, tanta geometria! Alludo al famoso Pi greco, al 3,14 ecc. che tutti noi abbiamo conosciuto a scuola. Il Pi greco è una costante matematica, indicata con la lettera greca pi, scelta a suo tempo in quanto iniziale di περιφέρεια (perifereia), circonferenza in greco. Nella geometria piana viene definito come il rapporto tra la lunghezza della circonferenza e quella del suo diametro. Ma in quell’eccetera di cui sopra c’è tutto il mistero – se vogliamo definirlo così – della impossibilità che un cerchio sia perfettamente eguale a un quadrato, in termini di circonferenza/perimetro e di superficie.

Nello scritto precedente ci siamo lasciati con la Sezione Aurea, con tanto di maiuscole. Di che cosa si tratta? Ricorriamo ad un esempio. Si prenda sul segmento AB un punto P che lo divide in due parti disuguali a e b. Se il rapporto tra l’intero segmento ed il segmento maggiore a è uguale al rapporto tra il segmento maggiore a ed il segmento minore b, cioè, se è soddisfatta la seguente relazione (a + b) : a = a : b, il punto P costituisce la sezione aurea del segmento.

Copio dal web. “La sezione aurea è una delle costanti matematiche più antiche che esistano. È stata definita ‘sezione aurea’, o rapporto aureo, proprio perché in architettura sembra essere il rapporto più estetico fra i lati di un rettangolo e si indica con Φ ( dalla lettera iniziale del nome greco dello scultore Fidia). Φ fu descritto da Keplero come uno dei due grandi tesori della geometria (l’altro è il teorema di Pitagora). Non c’è che dire: la sezione aurea è un numero ‘magico’ Non è altro che un semplice rapporto tra grandezze, ma è fondamentale oltre che in geometria, anche in botanica, fisica, zoologia, architettura, pittura e musica! Certo è strano il fatto che un numero ‘non misurabile’, o meglio irrazionale, ritorni così spesso in situazioni tanto concrete quanto diverse”.

Insomma, abbiamo sempre a che fare con cerchi e con quadrati, o meglio con linee rette e linee curve. Le quali, per altro, sono le linee che ritroviamo non solo in natura, ma anche nelle nostre costruzioni. Basti pensare alle cattedrali delle grandi città europee:Colonia, Chartres, Reims. Linee rette e linee curve si integrano nelle architetture della nostra tradizione culturale. Ma, se pensiamo al Partenone o al Tempio di Nettuno di Paestum o al Tempio della Concordia di Agrigento, là gli archi non ci sono! In realtà l’arco è un’invenzione degli antichi architetti romani. In effetti, sono stati proprio gli archi, i ponti e gli  acquedotti… nonché i circhi che hanno costituito l’ossatura fisica – possiamo dire – della cultura e della civiltà romana. E dell’intera nostra civiltà.

Insomma, curve e rette! Determinanti! Ecco perché, secondo la tradizione magica e religiosa, il CERCHIO e il QUADRATO indicano, il primo lo SPIRITO, il secondo la MATERIA. Il cerchio é simbolo del cielo, il quadrato della terra. Il cerchio rappresenta l’infinito e la continuità, il quadrato il finito e la discontinuità. Per quanto riguarda l’essere umano, il cerchio rappresenta la vista e l’immaginazione, il quadrato il tatto e la concretezza. Per non dire che una simile differenza la riscontriamo nei due emisferi del nostro cervello. Il sinistro è quello delle regole, della razionalità, del due più due eguale quattro. Il secondo è quello della immaginazione, della fantasia,della rottura delle regole. E con questo che possiamo pensare che due più due è eguale a tre o a cento o quanto voglio. E’ l’Io personale che si riscatta dall’Io collettivo, quello dell’intera specie umana.

Da queste lontane e ardite concezioni sono scaturite tante “cose”, un po’ tra il magico e il razionale. Si pensi, ad esempio, al mandala, quel disegno che intende rappresentare la perfetta sintesi di cielo e terra, poiché è ricco di armonie a più livelli: armonie numeriche espresse nelle proporzioni; armonie temporali espresse dalle giuste congiunture celesti; armonie combinatorie, date dal disegno in sé; armonie dei colori ricavabili dall’accostamento delle tonalità; armonie mentali, rintracciabili nella creatività immaginativa; armonia delle armonie suddette, riassumibile nella parola Sé. Nella psicologia di Carl Gustav Jung, colui che impara a disegnare e dipingere i suoi mandala attenua le sue ansie, ricostruisce il suo equilibrio interiore, rafforza il suo Sé.

Insomma, l’armonia è in tutto! E il tutto! Il broccolo non è un’eccezione! Si pensi a un fiore! Piacciono i colori, i profumi! In effetti, ci infondono armonia. Ma non si trascurino le foglie! Queste non crescono a caso sulla cima degli alberi. Si dispongono, in ordine ad una intelligenza naturale – parola grossa? – al fine di ottimizzare la crescita e lo sviluppo della pianta. Che dalla terra e dal cielo, dalle radici e dalle foglie, trae il suo alimento. Scrive Marcello Castroreale (copio dal web): “Uno degli esempi più significativi in Natura della sezione aurea è rappresentato dagli studi sulla disposizione geometrica delle foglie nelle piante (fillotassi). Le foglie, infatti, si dispongono generalmente secondo una spirale in cui l’angolo tra le foglie che si alternano è pressoché costante e pari a 137.5°, perché consente l’ottimale utilizzo della luce solare per la fotosintesi. La crescita delle piante segue il numero d’oro, ovvero la serie di Fibonacci. Il numero e la disposizione degli organi dei fiori si basano sulla sezione aurea, così come per la morfologia dei frutti, le infruttescenze e le infiorescenze (es: ananas, pigna). Ogni forma è poi in relazione ad una specifica frequenza, che è irradiata nell’ambiente in cui è posta”.

Insomma, il caso esiste solo nella nostra testa, quando e perché non siamo capaci di comprendere ciò che ci circonda. E un po’ di umiltà dovremmo sempre averla quando cogliamo un fiore o mangiamo una bella insalatona!

Contorno o controllo

Contorno o controllo

di Adriana Rumbolo

Un bambino intono ai 2 anni comincia a scarabocchiare. Un foglio è il suo spazio e lui ci mette tante cose tante persone dove vuole e come vuole.
Spiegherà a chi lo segue che cosa ha disegnato e chi, dando tanti messaggi a volte decifrabili a volte no.
Passa un po’ di tempo e un giorno spesso è l’insegnante della materna che gli consiglia di disegnare solo dentro un contorno anzi da al bambino il messaggio che sarebbe proprio bene non debordare.
Certo a volte, specie quando in famiglia c’è un’educazione severa, non è facile per un soggetto di 4/5 anni che sta gestendo il complesso percorso emotivo-affettivo-sessuale, il complesso di Edipo o di Elettra contenere tutto dentro al bordo che può essere soffocante ma anche un riparo per nascondere ciò che non si riesce a gestire .
Per molti bambini sarà ansiogeno, gli potrà generare scatti di rabbia, disturbi del sonno, paure.
Se i conflitti del percorso emotivo-emotivo-sessuale si nasconderanno nelle pieghe più profonde potranno venie alla luce poi solo fra le mura domestiche in malomodo mescolati spesso al potere e a disordini emotivi.
Fuori dal contesto familiare sarà un soggetto ad alto QI che andava tanto di moda fino alla comparsa del QE.
Sembrerebbe impossibile ma non lo è.
Ce ne potremmo accorgere dopo degli anni per.cambiamenti improvvisi di umore, mutismi prolungati, grande insofferenza e sofferenza per le frustrazioni quotidiane e allora tutto verrà etichettato come “adolescenza” che per la maturazione sessuale fa
tanta paura agli adulti.
Meglio non indagare troppo e pazientare per l’iniziazione alla vita sessuale che dovranno risolvere da soli perchè ci sarà uno scaricabarile fra scuola, famiglia lasciando campo libero ad ingerenze massicce di mercato, droga, alcool e di pubblicità quasi sempre molto dannose per i ragazzi.
Quando qualcuno se ne accorgerà e cercherà di correre ai ripari si comincerà, purtroppo, sempre dall’adolescenza.
Poi nelle prime esperienze sessuali che ormai sappiamo essere connesse sempre alla sfera emotiva affettiva si evidenzieranno quei disturbi che nel bambino erano considerati capricci nell’adolescenza, specie per i maschi fisiologici nell’adulto provocati dallo stress del lavoro e coperti dal silenzio delle compagne che cadute nella rete di bugie e di rituali ossessivi di cui questi soggetti sono i depositari.
Stamane su un quotidiano: Pena dimezzata al femminicida “in preda a tempesta emotiva”
L’ignoranza, nel suo vero significato, c’è ovunque anche dove sarebbe veramente vietata.
Vorrei ritornare sulla conoscenza di un soggetto dove conflitti irrisolti nella prima infanzia ne bloccano la crescita e il soggetto salverà” la sua immagine” con una ricchezza di bugie e di rituali ossessivi che spesso mettono in difficoltà anche l’esperto più preparato.
Vengono i brividi solo a pensarci perchè questi soggetti dai mille volti sono numerosissimi più i maschi delle femmine.

Al via Invalsi in quinta superiore: il primo giorno svolte 21.670 prove

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Sono iniziate ieri le prove Invalsi per gli studenti delle classi V della scuola secondaria di secondo grado che fra qualche mese dovranno sostenere la maturità.

Le novità
Per la prima volta da quest’anno anche le ragazze e i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori sostengono test in italiano, matematica e inglese e li svolgono al computer. Gli studenti coinvolti sono 481.427 suddivisi in 25.800 classi e le prove saranno somministrate dal 4 al 30 marzo in una, due o tre giornate, secondo il calendario stabilito dalle scuole.

I numeri del primo giorno
Nella giornata di ieri le prove svolte sono state 21.670 e – secondo quanto registrato dall’Invalsi – tutto si è svolto regolarmente, senza particolari difficoltà tecnico-informatiche. «Questo – spiega Invalsi, che ringrazia docenti, dirigenti e studenti – si deve soprattutto alla costante collaborazione tra gli uffici scolastici regionali, le scuole e l’Invalsi che in questi mesi hanno lavorato congiuntamente per arrivare all’appuntamento odierno con serenità e nelle condizioni anche tecnologiche ottimali per consentire agli studenti di affrontare questa nuova tappa senza particolari timori e tensioni».

Autonomia, chance pure al Sud

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

L’autonomia differenziata può essere «un’opportunità di crescita» per la scuola, senza creare disparità tra Nord e Sud. Ad dirlo Marco Bussetti, ministro dell’istruzione e dell’università, che interviene su uno dei dossier politici più caldi di queste settimane. Bussetti assicura che, anche in caso di maggiore autonomia di alcune Regioni, «i programmi e gli ordinamenti, per esempio, resteranno allo Stato… Non smetteremo di fare ciò che facciamo adesso: definire un’azione politica che miri a offrire la migliore istruzione possibile ai giovani». E per quanto riguarda il reclutamento dei futuri docenti, il ministro chiarisce: puntiamo su concorsi snelli e banditi a cadenza regolare.

Domanda. Ministro, partiamo dall’autonomia differenziata? Lei ritiene che un’Italia a diverse velocità a seconda delle regioni sia un passaggio utile al Paese?

Risposta. L’autonomia è un’opportunità. Già oggi quella scolastica dà la possibilità agli istituti di progettare le proprie attività recependo le esigenze degli studenti e dei territori. Abbiamo già discusso a livello tecnico e stiamo adesso discutendo a livello politico le richieste di alcune Regioni. Lo Stato comunque avrà sempre un ruolo fondamentale: dovrà vigilare affinché vengano assicurati ovunque, allo stesso modo, servizi di qualità. Saranno garantiti livelli di educazione e formazione adeguati in tutto il territorio nazionale.

D. È soddisfatto del lavoro che avete portato avanti con Veneto e Lombardia su università e istruzione?

R. La discussione è aperta, i lavori sono in corso. Penso sia meritevole di massima attenzione la prospettiva di destinare più risorse al sistema di istruzione e formazione. Perché questo vuol dire investire sui nostri giovani.

D. Quali saranno i benefici della riforma per i residenti delle Regioni interessate all’autonomia differenziata?

R. Stiamo valutando tutti gli aspetti e i risvolti di una possibile autonomia differenziata, così da portare specifiche attenzioni alle singole Regioni interessate e al sistema nel suo complesso. Sicuramente l’obiettivo è fornire maggiori e migliori servizi ai cittadini.

D. Cosa risponde a chi vi accusa, lo fanno per esempio i sindacati, di voler spaccare il paese? Dando in prospettiva, una volta abbandonato il trasferimento di risorse in base al costo storico, di più alle Regioni del Nord e di meno a quelle del Sud?

R. Rispondo che dovremmo tenere fuori la scuola dalle strumentalizzazioni politiche. L’ho detto in più occasioni, lo ribadisco ancora: non esiste una scuola del Nord e una scuola del Sud. La scuola è una sola in tutto il Paese. E nessuno ha intenzione di creare condizioni di disparità. Al contrario, vogliamo costruire nuove opportunità di crescita. Per tutti e con il contributo di tutti. Valorizzando le specificità dei territori e dei loro tessuti sociali e produttivi. In generale, gestire una realtà sul territorio è meglio che farlo da Roma.

D. Come valuta la richiesta di maggiore autonomia avanzata anche dalla Campania?

R. Verrà presa in considerazione esattamente come tutte le altre avanzate fino a ora. Una linea che peraltro ha ribadito lo stesso ministro Stefani qualche giorno fa. Erika sta facendo un ottimo lavoro.

Che la Campania voglia più autonomia è una buona notizia: ad Afragola e Caivano ho visto istituti scolastici che funzionano benissimo. Dare più autonomia e maggiori possibilità di azione ai dirigenti scolastici sarà un bene per la scuola.

D. Quali sono le garanzie che avete posto a tutela del diritto a un’istruzione di qualità per tutti gli studenti, al di là del luogo di residenza?

R. L’unità del Paese non viene messa in discussione, lo ripeto. In alcun modo. È la stessa Costituzione a prevedere la possibilità, all’articolo 116, di una autonomia differenziata per le Regioni, già dal 2001. Quando si attua per la prima volta qualcosa di nuovo è normale che si debbano fare riflessioni approfondite. Dico che su questo tema dobbiamo avere un atteggiamento equilibrato e valutare tutti gli aspetti, con serenità, senza essere prevenuti.

D. Quale sarà il ruolo che resterà all’amministrazione centrale?

R. Continuerà a essere quello attuale. I programmi e gli ordinamenti, per esempio, resteranno allo Stato. Vigileremo, come detto prima, sulla qualità dell’offerta formativa. Non smetteremo di fare ciò che facciamo adesso: definire un’azione politica che miri a offrire la migliore istruzione possibile ai giovani. Sono il futuro del Paese. Tutti, nessuno escluso.

D. Le bozze delle intese Stato-Regioni così come ad oggi scritte non comporteranno un ridimensionamento del Miur?

R. Parliamo di bozze, ha detto bene. Penso che dovremmo tornare sul tema quando saranno stati definiti i dettagli. Ad ogni modo, sono convinto che valorizzare gli uffici territoriali sia un principio giusto.

D. Il governo ha aperto alla parlamentarizzazione della riforma dell’autonomia. Cosa comporterà?

R. Pensiamo che decisioni e riforme di questo tipo debbano essere condivise e discusse nelle sedi opportune. Nessuna imposizione dall’alto, ma confronto per il bene dei cittadini e del Paese.

D. Il Friuli Venezia Giulia, a legislazione invariata, ha già stanziato dei fondi propri per integrare a tempo determinato il personale di scuole e uffici scolastici. Come si configura questo intervento?

R. Aumentare le risorse destinate alla scuola è sempre una buona notizia. Quello del Friuli Venezia Giulia è un modello virtuoso: la Regione sta supportando il lavoro delle scuole, intervenendo per sanare criticità e destinando risorse per rafforzare la missione educativa del sistema di istruzione. La scuola è di tutti. Ed è responsabilità di tutti. Ben vengano queste sinergie.

D. Precariato: avete approvato un emendamento che consente di supervalutare il servizio dei precari di terza fascia nei concorsi ordinari. Ma alla categoria non basta. Che reclutamento porterà avanti?

R. Il reclutamento avviene per concorso, lo prevede la Costituzione. Per questo vogliamo concorsi snelli, trasparenti e banditi periodicamente, sulla base delle esigenze effettive delle scuole e dei territori. È questo il modello di reclutamento di questo governo. Chi supera le selezioni, va in cattedra. Con un vincolo di permanenza. Crediamo che sia il modo migliore per rispettare le ambizioni di chi vuole insegnare e garantire il diritto a un’istruzione di qualità agli studenti. In ogni caso, come dimostra l’emendamento citato, che è frutto di un accordo politico di maggioranza, vogliamo valorizzare il percorso fatto da chi ha già insegnato.

D. Di recente lei ha firmato l’autorizzazione a bandire i Tfa per il Sostegno su 14 mila posti. Ne servirebbero 50 mila, dicono fonti sindacali. Ma ci sono università che offrono poco rispetto alla richiesta, soprattutto al Nord. Perché manca una programmazione nazionale?

R. Sul Sostegno siamo intervenuti dando a scuole e famiglie una risposta attesa da anni. Cominciamo quest’anno con più di 14 mila posti di specializzazione. In tre anni saranno 40 mila: ho voluto con forza che ci fosse una precisa programmazione pluriennale che non c’era mai stata prima, per questo ho chiesto al ministero dell’economia di autorizzare 40 mila posti. Sin dal mio insediamento ho riunito più volte l’Osservatorio per l’inclusione scolastica del Miur per discutere con tutti i soggetti coinvolti le questioni da migliorare e definire un piano d’azione strategico. Lavoreremo su un maggiore coordinamento a livello nazionale, sempre in accordo con le Università.

D. Numero chiuso a Medicina, alla Camera ci sono in discussione ben nove disegni di legge per abolirlo o comunque riformarlo, lei pensa vada rivisto? E come?

R. Stiamo lavorando a una revisione del sistema di accesso a Medicina, anche in collaborazione con il ministero della salute. Ed è chiaro che nessuna decisione può essere presa senza il pieno coinvolgimento degli atenei. Lavoreremo a stretto contatto con loro. Avremo sempre più bisogno di medici e dobbiamo cominciare da subito a programmare il futuro. In attesa di modifiche di sistema, anche quest’anno, come lo scorso anno, intendiamo prevedere un maggior numero di posti sia a Medicina che per le specializzazioni mediche.

Valutazione dirigenti scolastici: no ricadute su stipendio e partecipazione non prescrittiva

da Orizzontescuola

di redazione

Miur e sindacati, nella giornata di ieri, ha siglato l’intesa relativa alla valutazione dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2018/19.

Valutazione dirigenti scolastici, anche per il 2018/19 non influirà sulla retribuzione di risultato

Vediamo in questa scheda i singoli punti dell’accordo, premettendo che la valutazione dei dirigenti, ad oggi, è disciplinata dalla direttiva Miur n. 36/2016, secondo cui la predetta valutazione incide sulla retribuzione di risultato.

Valutazione dirigenti: fase transitoria

Tramite l’accordo, in sostanza, si rinvia la messa a regime del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici e si prevede una fase transitoria, in attesa della sottoscrizione definitiva del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro relativo al personale dell’Area Istruzione e Ricerca – triennio 2016/2018.

Perché si attende la sottoscrizione definitiva del CCNL? Per procedere al confronto relativo alla procedura e alle modalità della valutazione dei Dirigenti scolastici per il triennio scolastico 2019/2022.

Altra motivazione, per cui si  è rinviata la messa a regime del sistema di valutazione, risiede nella carenza del contingente ispettivo per lo svolgimento delle attività legate al Sistema nazionale di valutazione e alle numerose reggenze attribuite nel 2018/19.

Valutazione dirigenti: regole per il 2018/19

Alla luce dell’accordo siglato da Miur e sindacati per l’a.s. 2018/19:

  • il procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici è privo di ricadute sulla retribuzione di risultato;
  • le attività connesse al processo di valutazione predisposte e le relative risultanze sono finalizzate ad una significativa revisione del procedimento di valutazione dei Dirigenti scolastici, da operarsi in sede di confronto, che tenga anche in adeguata considerazione le condizioni di contesto in cui operano i Dirigenti;
  • in questa fase transitoria, la partecipazione alla valutazione da parte dei Dirigenti scolastici è da intendersi non prescrittiva e quindi la mancata partecipazione esclude l’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei Nuclei di valutazione nonché l’adozione di qualsiasi provvedimento di valutazione finale da parte dei Direttori degli Uffici scolastici regionali.

In definitiva, la valutazione non inciderà sulla retribuzione di risultato, gli esiti saranno finalizzati alla revisione del processo e la partecipazione dei dirigenti non è prescrittiva.

Accordo Miur-Sindacati 

Riforma sostegno, prorogata al 1° settembre. Vediamo quali modifiche

da Orizzontescuola

di redazione

Il decreto 66/2017, recante norma per l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, introduce diverse novità relative all’accertamento dell’handicap e alle relative commissioni mediche, ai documenti riguardanti l’alunno, alla formazione dei docenti e alla continuità didattica.

Riforma sostegno: rinviata al 1° settembre 2019

La riforma sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 2019, tuttavia il Governo ha deciso di rinviarne l’applicazione per apportare delle modifiche.

La proroga è stata introdotta con la legge di bilancio, comma 1138:

Nelle materie di interesse del Ministero dell’istruzione,
dell’universita’ e della ricerca sono disposte le seguenti proroghe
di termini:

b) al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, sono apportate
le seguenti modificazioni:

1) all’articolo 18, comma 1, alinea, le parole: « 1° gennaio 2019 » sono sostituite dalle seguenti: « 1° settembre 2019 »;

2) all’articolo 19, ovunque ricorrono, le parole: « 1° gennaio 2019 » sono sostituite dalle seguenti: « 1° settembre 2019 »;

Il rinvio dell’entrata in vigore della riforma, come detto sopra, è finalizzato all’introduzione di modifiche, prima fra tutte quella riguardante la quantificazione e assegnazione delle ore di sostegno, che dovrebbero ritornare nella competenza del GLHO.

Ricordiamo cosa prevede il decreto 66 in merito all’assegnazione delle ore di sostegno e le modifiche che il Governo intende apportare.

Riforma sostegno: richiesta assegnazione ore

La proposta delle ore di sostegno, secondo il D.lgs. 66/17, è avanzata dal Gruppo per l’inclusione territoriale (GIT).

Il GIT avanza la richiesta delle ore di sostegno da assegnare a ciascuna istituzione scolastica per gli allievi disabili, secondo la procedura di seguito descritta:

  1. il dirigente scolastico, sentito il GLI (Gruppo di lavoro di Istituto) e sulla base dei singoli PEI, propone al GIT la quantificazione dell’organico relativo ai posti di sostegno, diviso per ciascun grado di istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia;
  2. il GIT, in qualità di organo tecnico, sulla base del Piano per l’inclusione, dei Profili di funzionamento (il Profilo di funzionamento sostituisce, ricomprendendoli, la Diagnosi funzionale e il Profilo dinamico-funzionale), dei Piani educativi individualizzati, dei Progetti individuali ove esistenti, trasmessi dai singoli dirigenti scolastici, sentiti questi ultimi in relazione ad ogni alunno con disabilità certificata, verifica la quantificazione delle risorse di sostegno didattico effettuata da ciascuna scuola e formula una proposta all’USR;
  3. l’USR assegna le risorse nell’ambito di quelle dell’organico dell’autonomia per i posti di sostegno.

Questo, dunque, l’Iter previsto dal decreto attuativo della Buona Scuola.

Riforma sostegno: modifiche

Richiesta ore

La decisione delle ore di sostegno da assegnare a ciascun alunno disabile e la relativa richiesta, secondo le modifiche che il Governo intende apportare, non spetteranno più al GIT, ma ai docenti, alla famiglia, all’equipe medica e all’Ente locale, ha affermato il Sottosegretario Giuliano presentando le modifiche al decretoQuindi la predetta competenza ritorna al GLHO (come è attualmente) e all’interno del PEI.

Continuità didattica

Un’altra modifica, che il Governo Bussetti, intende introdurre riguarda la continuità didattica, da assicurare  vincolando l’insegnante a tempo indeterminato all’intero ciclo di studi dell’alunno.

Vedremo secondo quali criteri si vincolerà il docente di ruolo, tenuto anche conto che non di rado un docente è assegnato su più alunni o nel corso del ciclo di studi di uno studente gliene venga assegnato un altro.

Nell’Atto di Indirizzo 2019 del Ministro, inoltre, leggiamo:

Assicurare agli studenti con una disabilità una maggiore continuità didattica, anche quando il loro docente di sostegno non è di ruolo.
La continuità didattica, dunque, potrebbe essere assicurata anche dai docenti precari. La conferma del docente di sostegno non di ruolo per l’anno successivo è prevista dal decreto 66/17, tuttavia non è mai stata attuata.
Restiamo in attesa dei previsti provvedimenti per fornire informazioni più dettagliate.

Vincolo triennale dopo mobilità 2019: decorrenza, docenti coinvolti

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Il vincolo triennale previsto nel CCNI non è differenziabile su base provinciale. Decorre sulla scuola di titolarità ottenuta con preferenza analitica a prescindere dalla provincia

Una lettrice ci scrive:

Insegno alla Primaria e vorrei richiedere sia la mobilità provinciale che quella interprovinciale. A quanto pare la domanda sarà unica. Il quesito è: se sarà soddisfatta la mia richiesta di mobilità provinciale l’anno successivo potrò chiedere quella interprovinciale o avrò il vincolo triennale?”

Il vincolo triennale previsto nell’art.2 comma 2 del CCNI sulla mobilità non è ancora chiaro in tutto i suoi aspetti , come dimostra il quesito posto dalla nostra lettrice

Facciamo chiarezza

Vincolo triennale: decorrenza

Il vincolo triennale decorre dal prossimo anno scolastico per i docenti soddisfatti nella mobilità volontaria, sia territoriale che professionale, che saranno obbligati a rimanere per un triennio nella nuova scuola di titolarità, senza poter, quindi, presentare domanda di mobilità per i tre anni successivi

Vincolo triennale: docenti coinvolti

Saranno coinvolti nel vincolo triennale i docenti che otterranno il movimento volontario in una scuola richiesta con preferenza analitica o mediante preferenza sintetica nel distretto sub-comunale o nel comune di titolarità

Vincolo triennale: non è differenziabile su base provinciale

Il vincolo triennale si applica per la scuola di titolarità ottenuta nella mobilità volontaria  per il prossimo anno scolastico, alle condizioni indicate sopra e previste nel contratto, a prescindere dalla provincia in cui è ubicata.

Nella stessa domanda di mobilità, è possibile esprimere sia preferenze provinciali che interprovinciali, sia analitiche che sintetiche, per un totale di 15.

Le richieste e le scelte effettuate nella domanda sono valide per tutte le preferenze espresse, senza alcuna possibilità di differenziazione e, nello stesso modo, sono valide per tutte le preferenze espresse le eventuali conseguenze del movimento ottenuto, come nel caso in esame il vincolo triennale

Conclusioni

La nostra lettrice, quindi, se sarà soddisfatta nella domanda di mobilità provinciale, potrà chiedere mobilità interprovinciale per il successivo anno scolastico soltanto se otterrà la titolarità in una scuola ubicata in comune diverso da quello di titolarità e richiesta mediante preferenza sintetica (distretto o comune).

Se, invece, la scuola di titolarità è stata richiesta con preferenza analitica , decorrerà il vincolo triennale e non potrà presentare domanda di mobilità, sia provinciale che interprovinciale, per un triennio

Bussetti: educazione civica per contrastare bullismo e violenze contro docenti

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Bussetti è ritornato sul tema della violenza a scuola nelle sue varie forme: bullismo, cyberbullismo e violenza contro i docenti.

Bullismo: 60% giovani ne sono vittima

Il 60% dei giovani, secondo i dati forniti da save the children, è vittima di bullismo. Dato sicuramente allarmante.

Bussetti: scuola può fare tanto

Il Ministro, rispondendo ad una precisa domanda del conduttore di Radio Padania, ha affermato che la scuola può fare tanto per contrastare i numerosi atti di bullismo e cyberbullismo che si verificano.

Bussetti: la risposta è l’introduzione dell’educazione civica

Bussetti ha ricordato che, proprio per contrastare il bullismo, il cyberbullismo e le violenze contro i docenti, si sta introducendo l’educazione civica, e quindi lo studio della Costituzione, che aiuterà i ragazzi nel loro percorso di crescita.

Educazione civica: un’ora a settimana e voto in pagella. Aprea, bisogna formare i docenti

Violenze contro i docenti: Miur si costituirà parte civile

Il titolare del Dicastero di viale Trastevere, infine, ha ribadito che il Miur si costituirà parte civile ogni volta che si verificheranno atti di violenza contro gli insegnanti.

Graduatorie di Istituto, scelta sedi entro il 15 marzo solo per chi ha presentato il modello A3

da Orizzontescuola

di redazione

Nel corso della mattinata odierna, abbiamo riferito sulla scelta delle scuole per coloro i quali si sono abilitati dopo il 24/06/2017 ed entro il 1° febbraio 2019 ed hanno presentato il modello A3 per  l’inserimento negli elenchi aggiuntivi alla II fascia delle graduatorie di Istituto.

Integrazione graduatorie di istituto, scelta scuole entro il 15 marzo. Info per docenti inseriti e non

Un nostro lettore ci chiede: Posso presentare la domanda anch’io, pur non essendo in graduatoria ?

Integrazione graduatorie di Istituto: chi può presentare il modello di scelta delle scuole

Rispondiamo al quesito, ricordando che possono presentare domanda di scelta delle sedi, coloro i quali, come detto all’inizio, hanno chiesto l’inserimento negli elenchi aggiuntivi alla II fascia delle graduatorie di Istituto, presentando il modello A3 entro il 16 febbraio 2019, in quanto abilitati dopo il termine ultimo di aggiornamento delle predette graduatorie (24/06/2017) ed entro il 1° febbraio 2019.

Il nostro lettore potrà inserirsi al prossimo aggiornamento triennale, a meno che non sia abilitato per cui potrà inserirsi con la prossima finestra semestrale.

Integrazione graduatorie di Istituto: scelta scuole

Come già riferito, la scelta delle scuole avviene inoltrando il modello B, tramite Istanze Online, tra il 25 febbraio e il 15 marzo 2019 entro le ore 14,00.

L’istanza va inoltrata alla medesima scuola cui è stato inviato il modello A3.

Regionalizzazione, Bussetti sta con la Lega: ogni scuola adotti la sua autonomia

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Ogni scuola deve imparare a camminare con le proprie gambe, proponendo un’offerta formativa specifica per la sua collocazione territoriale: è questo il concetto di autonomia scolastica al quale punta il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

La scuola specchio delle differenze: anche nella stessa città

Parlano il 4 marzo a Radio Padania, il primo “inquilino” del Miur ha detto che “l’autonomia è necessaria ma deve essere reale, deve responsabilizzare”.

“È innegabile – ha aggiunto – che” proprio l’autonomia “ha portato una grande trasformazione nella scuola: ogni territorio è caratterizzato da grandi differenze, anche nella stessa città. Ben venga l’autonomia, ma sia reale”.

Per il ministro dell’Istruzione, quindi, è bene che ogni istituto proponga le proprie peculiarità, sulla base di quanto indicato nel Piano triennale e annuale dell’offerta formativa, ritagliato dal Collegio dei docenti tenendo conto delle esigenze degli studenti e di quello che pure necessita il post scuola dove gli studenti si andranno a collocare.

Le idee di Bussetti, tuttavia, vengono per forza di cose anche accostate al suo sostanziale apprezzamento per il progetto leghista di regionalizzazione, che tra i punti centrali del piano non a casa ha inglobato proprio l’istruzione pubblica: il tentativo di accelerata del Carroccio, però, non è piaciuto al Movimento 5 Stelle, che lo scorso 14 febbraio si è messo di traverso, andando a creare l’attuale situazione di stagno.

L’autonomia? Un’opportunità

Solo qualche giorno fa, l’attuale ministro dell’Istruzione aveva espresso concetti molto simili: “L’autonomia rappresenta una opportunità che potrà essere valutata da tutti in tutte le forme e tutti gli aspetti, siamo solo all’inizio. Le parti sociali saranno interessate come tutti gli attori del mondo della scuola. La discussione è aperta”.

Per poi auspicare, qualche giorno dopo, l’adozione in Italia di “un’autonomia reale”.

L’impegno economico del Miur

Anche per aiutare le scuole a responsabilizzarsi e procedere in modo il più possibile autonomo, Bussetti  ha detto di aver già stanziato 50 milioni di euro per creare nuove palestre e ristrutturare quelle che ne hanno bisogno.

“Ho firmato un decreto da 114 milioni per oltre 2 mila edifici – ha sottolineato il ministro – che devono ricevere certificazioni per la protezione incendio. Sono stati stanziati poi oltre 2 milioni di euro per i laboratori didattici. Altri stanziamenti arriveranno nei prossimi giorni. Con altri 50 milioni contrasteremo la povertà educativa, ne beneficeranno oltre mille scuole”, soprattutto in aree meno fortunate dove i servizi latitano.

Famiglia e scuola insieme per l’educazione e l’accompagnamento dei giovani

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Famiglia e scuola insieme per l’educazione e l’accompagnamento dei giovani: questo il titolo del convegno organizzato dall’USMI Nazionale in collaborazione con gli Uffici della CEI per la Pastorale della Famiglia e l’Educazione, la Scuola e l’Università, svoltosi a Roma il 23 e il 24 febbraio.

Circa una ottantina i partecipanti (in prevalenza religiose impegnate a servizio dei giovani, perlopiù in ambito scolastico), che hanno dimostrato sincero interesse per le tematiche trattate, intessendo un vivace dialogo con i relatori e partecipando attivamente a un momento pomeridiano di Workshop in cui hanno potuto confrontarsi tra loro in piccoli gruppi.

Al centro della riflessione, le famiglie e i giovani nel contesto socio-culturale contemporaneo e le modalità per farsi loro vicini come Chiesa.

L’argomento è stato affrontato dai vari relatori secondo diverse prospettive: da quella teologico-pastorale di don Paolo Gentili, Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale della Famiglia, che si è soffermato sull’importanza di “fare rete” tra famiglia scuola e Chiesa, a quella sociologica del dott. Pietro Boffi, Ricercatore CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia), che ha presentato e commentato i dati relativi al rapporto tra giovani e genitorialità nel contesto odierno, a quella psicologica di madre Nadia Coppa, che ha proposto un focus sulla sfida educativa delle dipendenze giovanili. Nella seconda giornata del convegno, l’attenzione si è rivolta soprattutto alla scuola, grazie alla competenza del prof. Ernesto Diaco, Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per l’Educazione, la Scuola e l’Università, che ha offerto una panoramica sulla situazione della scuola paritaria, illustrandone le sfide e le potenzialità attraverso il riferimento al sussidio Educare nel cambiamento (2018); il contributo di suor Anna Monia Alfieri, Delegata Scuola dell’USMI presso la CEI, ha poi dato voce all’appassionata battaglia in atto per la libertà di scelta educativa, diritto riconosciuto costituzionalmente, ma di fatto non ancora garantito oggi in Italia.

Sullo sfondo di tutti gli interventi, le sollecitazioni del recente Sinodo dei Giovani, che sono state in particolare oggetto della relazione della prof.ssa Cecilia Costa, partecipante in qualità di esperta ai lavori sinodali, la quale ha offerto una vibrante sintesi delle richieste emerse dal mondo giovanile nei confronti della Chiesa.

Proprio la volontà condivisa di interpretare e raccogliere questa domanda ha animato i lavori del convegno, che si è valso della preziosa opera di coordinamento e moderazione di suor Azia Ciairano e suor Daniela Del Gaudio, dell’Area Pastorale USMI, e ha delineato una significativa presa di coscienza, da parte della vita consacrata, delle sfide prospettate dallo scenario attuale, insieme al desiderio di discernere le vie per mettersi in questione con coraggio e rinnovarsi, così da poter continuare a vivere efficacemente, con spirito di collaborazione e fiducioso slancio profetico, la fondamentale missione educativa.

E perché il “fare rete” non rischi di diventare soltanto uno slogan, a conclusione del Convegno, dalle responsabili dell’Ambito pastorale USMI è stata lanciata la proposta di avviare un serio “censimento” delle scuole cattoliche gestite da Istituti religiosi femminili o che agli Istituti fanno riferimento: un passo impegnativo per arrivare a una mappatura dell’esistente che favorisca una concreta identificazione delle realtà ma soprattutto delle persone coinvolte con cui entrare in dialogo e avviare un processo di riflessione e discernimento che orienti una progettualità sempre più condivisa e forme inedite di collaborazione e di corresponsabilità educativa.