Caos vaccini

Caos vaccini
I dirigenti scolastici pretendono chiarezza

L’Associazione Nazionale Dirigenti scolastici non condivide la soluzione indicata dal vicepremier Salvini per rinviare la scadenza del 10 marzo, fissata nel Decreto Milleproroghe 2018, quale termine ultimo per la regolarizzazione delle posizioni dei bambini non vaccinati.
La motivazione addotta dal Ministro dell’Interno – “evitiamo traumi ai più piccoli” – in via di principio sarebbe condivisibile. I dirigenti scolastici sono i primi a sostenere che adottare un provvedimento di esclusione dalla frequenza potrebbe rappresentare per il bambino un inspiegabile cambiamento della sua routine quotidiana e della sua percezione del rapporto con i coetanei e le figure di riferimento. Ma nel contempo sarebbe anche per i dirigenti scolastici una decisione dolorosa e lacerante, in contrasto con i valori dell’accoglienza, dell’inclusione e del diritto allo studio per tutti, da sempre orizzonte culturale e sfondo pedagogico della scuola italiana.
Va ricordato che, secondo la legge attualmente in vigore, entro il prossimo 10 marzo i genitori dovrebbero esibire alle scuole la documentazione comprovante l’avvenuta vaccinazione ovvero l’esonero o ancora il differimento della stessa o, in ultima analisi, la presentazione della formale richiesta di vaccinazione all’ASL di riferimento.
La decisione di alcuni genitori di non regolarizzare la posizione dei propri figli entro la data prevista comporterà di fatto il determinarsi di una situazione di conflittualità con le scuole, che sono comunque investite della responsabilità di evitare il rischio di contagio per i bambini immuno-depressi o non vaccinabili.
L’ANDIS protesta perché ancora una volta i dirigenti scolastici sono lasciati soli a dirimere situazioni non disciplinate in modo chiaro e coerente dalle norme, atteso che le famiglie hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola.

Si auspica che il disegno di legge n. 770, all’esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato, possa quanto prima regolamentare con chiarezza la materia dei vaccini e specificare in particolare:

le fattispecie in cui scatta l’esclusione temporanea dalla frequenza dell’alunno non vaccinato e l’autorità che è tenuta a disporre tale allontanamento;

le modalità per garantire la frequenza scolastica ai bambini immuno-depressi o non vaccinabili senza che essi siano esposti al rischio di contagio;

le modalità di frequenza degli alunni non vaccinati della scuola primaria per i quali sia stata già pagata la sanzione pecuniaria.
Fermo restando che lo Stato deve garantire a tutti i bambini, compresi i non vaccinati, il diritto allo studio e la tutela della salute, va comunque considerato che le attività della scuola dell’infanzia e primaria non possono essere organizzate sempre in ambienti separati per evitare il rischio di contagio agli immunodepressi: la scuola del I Ciclo è uno spazio privilegiato di socializzazione, in cui i bambini si ritrovano spesso insieme fuori dall’aula a svolgere attività laboratoriali e di gruppo, a giocare, a pranzare in mensa. Le classi aperte, la costituzione di gruppi di alunni provenienti da sezioni/classi diverse sono un’opportunità formativa prima ancora che una misura organizzativa, che trae origine dalle migliori concezioni pedagogiche ed esperienze educative degli ultimi quaranta anni.
Non accettiamo l’ennesimo aggravio di responsabilità nei confronti dei dirigenti scolastici, già fin troppo oberati da adempimenti burocratici di ogni genere, che sottraggono tempo ed energie all’esercizio della leadership per l’apprendimento, principale dimensione del profilo della dirigenza scolastica.
L’ANDIS ribadisce la necessità che lo Stato stabilisca norme, procedure e indicazioni chiare e univoche sulla delicata questione dei vaccini, che ncora una volta torna a compromettere la serenità e il clima delle cuole.
as
Ufficio stampa ANDIS

No alla regionalizzazione, rinnovo del contratto, lotta alla precarietà, situazione del personale ATA

Ampia unità dei sindacati sulle emergenze della scuola. Decisa la mobilitazione.
No alla regionalizzazione, rinnovo del contratto, lotta alla precarietà, situazione del personale ATA

Unite su obiettivi comuni le organizzazioni sindacali più rappresentative del mondo della scuola,
dell’università e della ricerca avviano una fase di iniziative organizzate insieme su temi diversi,
individuati come vere emergenze, a partire dalle azioni di contrasto alle ipotesi di regionalizzazione
del sistema scolastico. Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Gilda Unams ritengono
che quella attuale sia una fase straordinaria e cruciale nella quale è indispensabile rilanciare con
forza la valenza strategica del sistema di istruzione, rivendicando significativi investimenti per la
valorizzazione delle professionalità e la stabilità del lavoro, condizioni necessarie per assicurare al
Paese una scuola di qualità. Obiettivi irrinunciabili da perseguire con un’azione incisiva e
determinata. Nei prossimi giorni verrà definito un piano dettagliato di iniziative di mobilitazione,
puntando a raccogliere il massimo di unità e compattezza della categoria.
Tante e di grande rilievo le questioni sul tappeto. In primo luogo i progetti di regionalizzazione del
sistema di istruzione, contro cui nelle scorse settimane sono scesi in campo sindacati e associazioni,
di diversa ispirazione, uniti nel rivendicare la salvaguardia del carattere unitario e nazionale del
sistema scolastico, come risorsa posta a garanzia del pieno esercizio dei diritti di cittadinanza indicati
nella Costituzione.
C’è un’emergenza salariale, affermano i segretari generali, che si trascina da tempo; trattamenti
economici inadeguati a riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nei settori della conoscenza
determinano una situazione che vede il nostro Paese in pesante svantaggio rispetto alla media delle
retribuzioni europee, come attestato più volte da indagini e ricerche internazionali. Le scelte fatte
con la legge di stabilità per il 2019 negano ad oggi la possibilità di compiere, col rinnovo del
contratto, un passo significativo in direzione di un riallineamento retributivo alla media europea:
smentiti ancora una volta impegni e promesse, che non hanno alcuna credibilità se non trovano
riscontro in precise e concrete scelte di investimento.
Continua e si aggrava l’emergenza precariato. Il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato
non si è affatto ridotto negli ultimi anni, nonostante ripetuti interventi legislativi in materia di
reclutamento. Occorrono soluzioni che consentano da subito la stabilizzazione dei rapporti precari
sia nell’area del personale docente che del personale ATA. Non è in gioco solo il diritto al lavoro di
tante persone, è la stessa regolarità del servizio che rischia ogni anno di essere compromessa.
Un’altra emergenza riguarda il personale ATA, costretto a carichi di lavoro crescenti e sempre più
gravosi, con organici inadeguati e ricorso abnorme, anche in questo settore, a contratti a termine.
Pesano norme che ostacolano o impediscono la sostituzione del personale quando si assenta, si
accumulano sugli uffici di segreterie incombenze di ogni genere, spesso senza adeguato supporto in
termini di strumentazione

Flc CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS Confsal, GILDA UNAMS

AUTONOMIA, I RISCHI PER LA SCUOLA AL SUD

AUTONOMIA, I RISCHI PER LA SCUOLA AL SUD

Franco Buccino

(da La Repubblica ed. Napoli, 7 marzo 2019 pag.XII)

Il dibattito in corso sull’autonomia differenziata procede fra toni accesi e scontri politici. E affronta tutte le materie dell’autonomia richiesta da alcune regioni; in particolare, l’attenzione si sofferma sull’istruzione.

Non mancano ragioni fondate per discutere del sistema scolastico nazionale e dello spazio di autonomia richiesta.

La scuola è stata una delle principali artefici dell’unità nazionale, della stessa nascita e consolidamento della comunità nazionale. E continua ad esercitare tale ruolo. E poi è lo strumento principe per formare il cittadino, per eliminare o ridurre le varie differenze esistenti tra i cittadini e tra i diversi territori in cui si articola il paese. Le opportunità e i diritti di cui parla la nostra Costituzione devono essere garantiti a tutti i cittadini, in qualunque area del paese essi vivano.

Contemporaneamente, in modo unanime è stata avvertita, ormai da anni, la necessità innanzitutto di dotare le scuole di autonomia didattica, organizzativa e finanziaria, e poi di riconoscere spazi di autonomia ai territori, alle comunità locali. Spazi di programmazione dell’offerta formativa in considerazione della situazione e delle necessità locali. L’autonomia delle istituzioni scolastiche, il nostro cavallo di battaglia a ridosso dei due secoli, non si potrebbe realizzare e non avrebbe senso senza una contemporanea autonomia dei territori. E noi meridionali l’abbiamo sostenuto con ancora più forza e convinzione.  

Il sistema si reggerà solo sul continuo e delicato equilibrio tra il livello nazionale e le esigenze dei territori. E quindi sarebbero del tutto legittime le posizioni e la discussione, se non fosse che… Chi oggi richiede, o meglio pretende, l’autonomia, e ci fermiamo al sistema scolastico, non lo fa solo per recuperare lo spazio delle autonomie locali oggettivamente frenate e forse mortificate. Ma ha in programma, parliamo di Veneto e Lombardia, un’esasperazione della caratterizzazione regionale di molti contenuti e percorsi didattici, e soprattutto di un rigoroso reclutamento, inquadramento e retribuzione del personale, in dispregio di quella che è la programmazione nazionale e il contratto collettivo nazionale dei lavoratori del settore, in primis gli insegnanti.

E questo lo fa non solo e non tanto per salvaguardare i caratteri identitari del territorio, quando per conservare e aumentare i vantaggi di cui si trova ad usufruire. Per le condizioni sociali, economiche e territoriali le regioni che chiedono l’autonomia già hanno una situazione migliore per quanto riguarda le scuole: edilizia scolastica, laboratori, palestre, tempo scuola, interventi degli enti locali, più risorse per il diritto allo studio. Vivono però il problema dell’eccessiva mobilità del personale. Gli insegnanti in gran parte vengono dal Sud e al Sud tornano. È il loro grande problema sul quale si è arenato fino a oggi non solo l’obiettivo pienamente legittimo della continuità didattica ma anche il progetto di un autonomo sistema scolastico.      

Ma ora sembra che abbiano trovato la soluzione. Di norma la loro posizione rispetto alla fiscalità è nota: da loro c’è più ricchezza, pagano più tasse, devono avere più soldi pubblici, secondo un sistema proporzionale e non certo perequativo. Sulla scuola la pensano diversamente. Poiché gli insegnanti al Nord sono più giovani e spesso precari, costano di meno di quelli del Sud, più anziani di età e di ruolo. Allora vogliono la differenza tra quello che lo Stato paga fra insegnanti del Sud e del Nord, differenza da utilizzare per pagare di più gli insegnanti che si spostano da loro e incentivarli a rimanere.

Questo tipo di autonomia fa saltare il ruolo e la funzione della scuola nel nostro paese. Se ci sarà una nuova resistenza, partirà dalle scuole.

Vaccini, entro il 10 marzo l’invio alle Asl dell’elenco degli iscritti

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo Di Filippo

Con la nota 4007 del 4 marzo il direttore dell’Usr Emilia-Romagna ricorda ai dirigenti scolastici delle scuole statali e ai gestori delle scuole paritarie e non gli adempimenti vaccinali previsti dal Dl “Lorenzin” 73/2017 nella formula semplificata.

Le norme
L’articolo 3-bis del Dl 73/2017 consegna ai dirigenti scolastici e ai responsabili dei servizi educativi per l’infanzia l’onere di trasmettere alle Asl territorialmente competenti, entro il 10 marzo 2019, l’elenco degli iscritti di età compresa tra zero e sedici anni e dei minori stranieri non accompagnati. Spetta poi alle Asl restituire, entro il 10 giugno, gli elenchi completandoli con l’indicazione dei soggetti che risultano non in regola con gli obblighi vaccinali, che non ricadono nelle condizioni di esonero, omissione o differimento delle vaccinazioni e che non abbiano presentato formale richiesta di vaccinazione.

Nei dieci giorni successivi all’acquisizione degli elenchi i dirigenti e i responsabili invitano i genitori, i tutori o i soggetti affidatari dei minori indicati negli elenchi a depositare, entro il 10 luglio, la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni ovvero l’esonero, l’omissione o il differimento delle stesse o la presentazione della formale richiesta di all’Asl.

Entro il 20 luglio dirigenti scolastici e responsabili trasmettono la documentazione pervenuta, ovvero ne comunicano l’eventuale mancato deposito, all’Asl che convoca i genitori per un colloquio al fine di fornire ulteriori informazioni sulle vaccinazioni e di sollecitarne l’effettuazione. In caso di mancata effettuazione delle vaccinazioni, la sanzione amministrativa pecuniaria va da 100 a 500 euro.

Per i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia, ossia per i servizi da zero a sei anni, la mancata presentazione della documentazione comporta la “decadenza dall’iscrizione”. Evenienza che invece non si verifica per gli altri gradi di istruzione e per i centri di formazione professionale regionale.

L’obbligo
Con la nota segnalata, il direttore dell’Usr dell’Emilia-Romagna ricorda alle scuole l’obbligo previsto dall’articolo 3-bis e in particolare la comunicazione alle Asl di competenza degli elenchi degli iscritti entro il prossimo 10 marzo. Nessun adempimento dovrà essere quindi chiesto ai genitori, men che meno la presentazione della documentazione vaccinale o l’autodichiarazione, posto che saranno le scuole e i servizi educativi ad acquisire le informazioni necessarie direttamente presso le Asl di riferimento. A meno che il minore non risulti iscritto all’anagrafe vaccinale regionale.

Rammenta inoltre che il 10 marzo è anche il termine ultimo, previsto dall’articolo 6, comma 3-quater, del Dl “Milleproroghe” 91/2018, per la consegna alle istituzioni scolastiche della documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie da parte dei soggetti che si sono avvalsi della possibilità di presentare, per il 2018/2019, una dichiarazione sostitutiva. Facoltà prevista dalla circolare congiunta Miur-ministero della Salute numero 18902 del 7 novembre 2018.

Le modalità
I criteri e le modalità per lo scambio di informazioni tra scuole e Asl sono regolati dalle singole regioni. Nel caso dell’Emilia-Romagna, la Direzione generale cura della persona, salute e welfare, con nota del 26 febbraio, ha evidenziato in particolare che l’invio degli elenchi potrà essere effettuato anche dopo il 10 marzo, se reso necessario dalle tempistiche delle iscrizioni, come nel caso di quelle per i nidi d’infanzia, in genere effettuate oltre tale data a differenza di quelle per le scuole dell’infanzia chiuse a gennaio. Questo comporterà un conseguente slittamento della restituzione degli elenchi da parte delle Asl. La procedura dello scambio non potrà però essere utilizzata per le iscrizioni successive all’invio degli elenchi, per le quali sarà necessaria la consegna alle scuole del certificato vaccinale.

I file restituiti dalle Asl, in formato excel e protetti da password, conterranno i nominativi dei minori non in regola con gli obblighi vaccinali, di quelli non in regola ma con vaccinazioni in corso e di quelli non presenti nell’anagrafe vaccinale perché appartenenti ad altra Asl o stranieri di recente immigrazione.

Salvini: a scuola anche i bambini non vaccinati. No dai presidi

da Il Sole 24 Ore

A pochi giorni dalla scadenza del 10 marzo, termine entro cui chi ha presentato l’autocertificazione dovrà provare di aver vaccinato i propri bambini pena l’esclusione da asili e materne, il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha scritto una lettera alla collega della Salute, Giulia Grillo, in cui chiede un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia 0-6 anni.

«L’intento del procedimento – scrive il responsabile del Viminale – è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia. Evitiamo traumi ai più piccoli», dice Salvini.

Ma la proposta viene respinta dai presidi che parlano di rischio caos, mentre la collega di
Governo Giulia Grillo replica che il superamento della legge Lorenzin arriverà con un provvedimento parlamentare.

Critiche anche dalla regioni Toscana e Lombardia, due fra le regioni che hanno ottenuto i migliori risultati per le coperture vaccinali. «Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B. C’è un tema di salute pubblica per cui non possiamo essere d’accordo» risponde per primo il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli.

La risposta del ministro Grillo arriva dalla Calabria, dove sta incontrando medici e dirigenti ospedalieri per verificare l’assistenza della regione. «L’intento comune è di superare il decreto Lorenzin sui vaccini obbligatori, una legge che noi riteniamo abbia alcune importanti lacune», ricorda il ministro. E aggiunge: «Come è giusto che sia, sarà il Parlamento a superare quella legge».

«Lo abbiamo dimostrato – ha continuato il ministro – con una legge cofirmata dai due capigruppo di Camera e Senato, che è in discussione in questo momento al Senato. C’è un contratto che stiamo rispettando con una legge in discussione proprio in queste ore al Senato e che sono convinta riusciremo ad approvare alla Camera probabilmente entro aprile, per avere una nuova legge che supererà il decreto Lorenzin».

«Salvini invece che evitare traumi pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi che non possono andare a scuola e a come verrà garantita la salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare mettendone a rischio la salute», ribatte invece l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ora leader di Civica popolare.

«L’intento di Salvini è chiaro: strappare il consenso dei no vax ai suoi gregari del Movimento 5 Stelle e chissenefrega della salute dei bambini», rincara il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. «La Toscana ha già superato la soglia di copertura vaccinale che è in grado di mettere al riparo tutta la popolazione», sottolinea Rossi.

«Sarebbe un autogol preoccupante in tema di immunità e di educazione alla prevenzione ed un passo indietro per la salute dei nostri figli. Non servono proposte di legge di retroguardia», aggiunge l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera.

«Respingere le ingerenze di chi è due volte incompetente sul tema dei vaccini, tecnicamente
e per funzioni, è il modo migliore per affrontare le politiche della sanità pubblica», dice infine Elena Cattaneo, farmacologa e senatrice a vita, mentre il virologo Roberto Burioni commenta ironicamente: “Speriamo che il ministro dell’Interno non abbia lo stesso atteggiamento nei confronti di chi guida ubriaco e ha il trauma di essere escluso dalle autostrade. Ma chi deve avere a cuore la sicurezza dei più deboli, se non lui?».

Concorso dirigente scolastico, Bussetti: correzione prova scritta entro marzo

da Orizzontescuola

di redazione

Il concorso per diventare dirigente scolastico è attualmente in atto, con i candidati che attendono gli esiti della correzione delle prove scritte.

Concorso dirigente scolastico: correzione entro marzo

Il Ministro Bussetti, nel corso di un’intervista a Panorama, ha affermato che gli elaborati scritti saranno corretti entro il mese di marzo.

Se la scadenza verrà rispettata, le prove orali partiranno nel mese di aprile.

Concorso dirigente scolastico: vincitori assunti il 1° settembre 2019

Il Ministro ha ricordato la misura prevista nel decreto semplificazioni, ormai divenuto legge, che ha abbreviato il percorso previsto per diventare dirigenti scolastici.

I partecipanti al concorso, infatti, saranno assunti dopo la prova orale, in quanto è stato superato il corso di formazione e tirocinio. Approfondisci

Docenti, tutti titolari su scuola dal 1° settembre 2019. In automatico

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Dal prossimo anno scolastico tutti i docenti saranno titolari su scuola. Nessuna domanda formale per i titolari su ambito che acquisiranno in automatico titolarità su scuola di incarico

Una lettrice ci scrive:

“Come ho letto, nonostante io sia stata assunta tramite scelta dell’ambito, dall’anno prossimo dovrei diventare titolare su scuola. La mia domanda è: in caso quest’anno chiudano una sezione e io risulti perdente posto dovrò essere riassunta su ambito o potrò scegliere scuola e provincia? “

Dall’anno scolastico 2019/20, non esisterà più la titolarità su ambito territoriale, ma tutti i docenti saranno titolari su scuola.

Titolarità su scuola per docenti con incarico triennale

I docenti con incarico triennale nel corrente anno scolastico, quindi con titolarità su ambito, acquisiscono la titolarità nella scuola di incarico prima della mobilità, a prescindere dal fatto che decidano di partecipare o meno alla mobilità territoriale o professionale

Questa disposizione è chiaramente prevista nell’art.6  comma 8 del CCNI sulla mobilità, dove si stabilisce quanto segue:

Prima di eseguire la mobilità, i docenti con incarico triennale , ivi inclusi i docenti con incarico triennale in scadenza al 31 agosto 2019, acquisiscono la titolarità sulla scuola di incarico. I  docenti titolari su ambito, privi di incarico su scuola,  sono assegnati sulla provincia

Tutti titolari su scuola dal 27 febbraio

Come prontamente segnalato nel nostro articolo, il MIUR ha avviato le operazioni  nel SIDI (Sistema Informativo Dell’Istruzione) per spostare la titolarità da ambito a scuola dei docenti con incarico triennale, comunicando che tale procedura viene attivata in data 27 febbraio.

Tale procedura, anche se attuata tecnicamente il 27 febbraio, determinerà, comunque,  la titolarità nella scuola di incarico con decorrenza 1 settembre 2019

Contrazione in organico nella scuola di titolarità

Il docente con incarico triennale, che acquisisce titolarità nella scuola, viene inserito nella graduatoria interna di istituto con i criteri già utilizzati in precedenza come docente titolare su ambito e se risulta in ultima posizione nella graduatoria, in presenza di una contrazione nell’organico della scuola, viene dichiarato soprannumerario.

Come docente soprannumerario dovrà presentare domanda di trasferimento, che potrà condizionare per garantirsi il riassorbimento automatico nella scuola se, in fase di mobilità, dovesse liberarsi una cattedra per il suo posto di insegnamento o per la sua classe di concorso.

Non presentando domanda di trasferimento il docente soprannumerario sarà trasferito d’ufficio in una scuola del comune di titolarità o, in subordine in una scuola di un comune viciniore sulla base dell’apposita tabella di viciniorietà pubblicata dall’Ufficio scolastico territoriale.

Potrà essere trasferito d’ufficio anche presentando domanda di trasferimento, se non potrà essere soddisfatto per nessuna delle preferenze espresse nella domanda

In ogni caso non è previsto il trasferimento d’ufficio su ambito,  in quanto non è più prevista la mobilità su ambito né a domanda né d’ufficio

Graduatorie interne di istituto, pubblicazione entro il 20 aprile. Docenti esclusi

da Orizzontescuola

di redazione

Il Miur ha comunicato le date di presentazione delle domande di mobilità per l’anno scolastico 2019/20, conosciute le quali è possibile indicare anche la scadenza per la pubblicazione delle graduatorie interne di istituto.

Mobilità 2019/20: date presentazione domande

Le date:

  • Docenti:  dall’11 marzo al 5 aprile 2019
  • Personale Educativo: dal 3 al 28 Maggio
  • Licei Musicali (domande cartacee): dal 12 Marzo al 5 Aprile
  • Personale ATA: dal 1 al 26 Aprile
Graduatorie interne di istituto: perché

Ricordiamo che le graduatorie interne id istituto vengono compilate per l’individuazione degli eventuali  perdenti posto in caso di contrazione dell’organico dell’autonomia. Vanno graduati tutti i docenti titolari nell’istituzione scolastica, compresi coloro i quali sono in assegnazione provvisoria.

Graduatorie interne di istituto: entro quando vanno pubblicate

L’articolo 19/4 e l’articolo 21/3 del CCNI sulla mobilità 2019/22, dedicati rispettivamente alla scuola dell’infanzia e primaria e alla scuola secondaria, dispongono che:

i dirigenti scolastici entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di trasferimento, formulano e affiggono all’Albo le graduatorie per l’individuazione dei soprannumerari in base alla sopra citata tabella con le precisazioni concernenti i trasferimenti d’ufficio, tenendo presente che debbono essere valutati soltanto i titoli in possesso degli interessati entro il termine previsto per la presentazione della domanda di trasferimento (1).

Le graduatorie interne di istituto, dunque, vanno compilate e pubblicate entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di mobilità.

Considerato che il termine ultimo di presentazione delle domande è il 5 aprile 2019, i dirigenti scolastici devono provvedere a pubblicare le graduatorie interne di istituto entro il 20 aprile 2019.

Graduatorie interne di istituto: date entro cui conseguire i titoli valutabili

I titoli valutabili nella graduatoria interna di istituto sono quelli acquisiti entro il termine ultimo di presentazione della domanda di mobilità, ossia entro il 5 aprile 2019.

Graduatorie interne di istituto: docenti non inseriti

Non vanno inseriti nelle graduatorie interne di istituto i docenti che beneficiano delle precedenze previste dall’articolo 13, comma 1,  punti I), III), IV) e VII) del CCNI, a meno che la contrazione di organico sia tale da rendere necessario il loro coinvolgimento.

Queste, nello specifico, le condizioni per non essere inclusi in graduatoria:

I) Disabilità e gravi motivi di salute

III) Personale con disabilità e personale che ha bisogno di particolari cure continuative

IV) Assistenza al coniuge, ed al figlio con disabilità; assistenza da parte del figlio referente unico al genitore con disabilità; assistenza da parte di chi esercita la tutela legale

VII) Personale che ricopre cariche pubbliche nelle amministrazioni degli enti locali

Scarica la bozza dell’Ordinanza

Mobilità 2019: tutto quello che c’è da sapere. Speciale

Mobilità 2019, firmato il Contratto triennale. Via libera alle domande, le date

da Orizzontescuola

di redazione

Dopo l’incontro di ieri al Miur, in cui l’Amministrazione ha presentato ai sindacati firmatari del CCNL Nazionale la bozza dell’OM sulla mobilità, stamattina è stato firmato il contratto. Le novità.

Il testo firmato è quello della preintesa già sottoscritta il 30 dicembre 2018.

I punti dell’accordo

  • il Contratto Collettivo Nazionale Integrativo sulla mobilità sarà triennale;
  • il personale docente potrà partecipare annualmente ai movimenti, ossia ai trasferimenti e ai passaggi di ruolo/cattedra, esclusi coloro i quali otterranno la mobilità su una delle scuola richieste a domanda;
  • i docenti, che otterranno una delle scuole richieste volontariamente, non potranno chiedere nuovamente il trasferimento/passaggio prima di tre anni dalla precedente istanza.

Presentazione domande

Docenti:  dall’11 marzo al 5 aprile

Personale Educativo: dal 3 al 28 Maggio;
Licei Musicali, domande cartacee: dal 12 Marzo al 5 Aprile;
Personale ATA dal 1 al 26 Aprile.
Si può presentare domanda di
  • mobilità territoriale (nella stessa o in altre province)
  • passaggio di cattedra e/o di ruolo se in possesso dell’abilitazione per il ruolo richiesto e se sia stato superato il periodo di prova.
  • trasferimento da posto di sostegno a posto comune, se è stato soddisfatto il vincolo quinquennale.

N.B. Per ogni tipologia di movimento deve essere compilato uno specifico modulo. Leggi tutto

Percentuali trasferimenti e immissioni in ruolo

Queste le percentuali dei posti vacanti e disponibili da destinare alle immissioni in ruolo e ai trasferimenti:

  • 50% alle immissioni in ruolo;
  • 50% alla mobilità.

Le percentuali, stabilite nell’accordo raggiunto il 22 dicembre, saranno valide per il prossimo triennio:

2019-20: 40 % ai trasferimenti interprovinciali e 10% ai passaggi;
2020-21: 30% ai trasferimenti interprovinciali e 20% ai passaggi;
2021/22: 25% ai trasferimenti interprovinciali e 25% ai passaggi.

Blocco triennale

Il vincolo di permanenza triennale riguarda coloro che sono soddisfatti in una delle preferenze puntuali su scuola o che ottengono una scuola del comune di attuale titolarità, anche attraverso la scelta del codice sintetico.

I docenti che chiedono e ottengono la titolarità di scuola attraverso preferenza sintetica, provincia, comune o distretto, invece, possono ripresentare la domanda anche negli anni successivi, senza nessun blocco.

I docenti beneficiari delle precedenze previste nel CCNI, i docenti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata (anche se soddisfatti su una delle preferenze espresse) non sono soggetti nessun vincolo.

Possibile riforma degli organi collegiali: di istituto o territoriali?

Possibile riforma degli organi collegiali: di istituto o territoriali?

di Cinzia Olivieri

Il 28 febbraio è stata annunciata l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di dieci disegni di legge di delega al Governo per le semplificazioni, i riassetti normativi e le codificazioni di settore.

Tra gli obiettivi in materia di istruzione, oltre alla razionalizzazione, anche attraverso fusioni o soppressioni, di enti, agenzie, organismi e riduzione del numero di componenti degli organi collegiali degli enti sottoposti alla vigilanza del Ministero,  la revisione della  “disciplina degli organi collegiali territoriali della scuola, in modo da definirne competenze e responsabilità, eliminando duplicazioni e sovrapposizione di funzioni, e ridefinendone la relazione rispetto al ruolo, competenze e responsabilità dei dirigenti scolastici, come attualmente disciplinati”, il tutto nel rispetto del principio di autonomia scolastica.

La bozza di schema di disegno di legge diffusa a dicembre 2018 riportava invece una formulazione priva dell’aggettivo “territoriali”. Sarà per questo che si parla in genere di prossima riforma degli organi collegiali di istituto, con riferimento ai quali effettivamente si è da tempo rappresentata la necessità di armonizzazione con le competenze e responsabilità dei dirigenti scolastici.

In realtà solo i nostalgici della partecipazione hanno memoria degli storici organi collegiali territoriali (consigli scolastici distrettuali, provinciali e Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione), di cui sopravvive soltanto il  (nuovo) CSPI, eletto nel 2015  in esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato 834/15.

È utile ricordare che, come previsto dall’art. 21 L 59/1997, il  Dlgs 233/99 aveva introdotto i nuovi organi collegiali territoriali: consigli scolastici locali e regionali e, appunto, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, che dovevano sostituire i vecchi “con effetto della costituzione dei nuovi organi” (art. 8  Dlgs 233/99 modificato dalla L 463/01), mai avvenuta.

Infatti, con la riforma del Titolo V, è stata messa in discussione la coerenza di tale disposizione al nuovo assetto costituzionale ma, ancora in vigore il Testo Unico, dapprima la CM 192/00 riconosceva la possibilità di indire solo eventuali elezioni suppletive per i territoriali e successivamente la CM  141/01 le escludeva del tutto e definitivamente. Così i consigli distrettuali e provinciali (che peraltro prevedevano la partecipazione di genitori e studenti), svuotati progressivamente di competenze e risorse, cadevano nell’oblio; erano costituiti i Forum Nazionali delle Associazioni degli studenti e dei genitori; e solo il CNPI era prorogato di anno in anno fino al 2012. Il Consiglio di Stato,  intervenuto nel contenzioso amministrativo incardinatosi a seguito della sua mancata proroga, proprio con riferimento alla dedotta circostanza che l’organismo previsto dal Dlgs 233/99 avrebbe violato la ripartizione delle competenze stabilite dalla riforma costituzionale del titolo V, affermava correttamente che  l’Amministrazione “non può rifiutarsi di applicare una norma legislativa” per un “presunto vizio di legittimità” in merito al quale può pronunciarsi solo la Corte Costituzionale. Tuttavia la norma è stata applicata solo limitatamente al CSPI.

Quali potranno essere i possibili scenari sul piano partecipativo a livello di singola istituzione scolastica?

Senza ribadire le criticità manifestate in questi anni, nonostante l’auspicabile e condivisibile finalità, le cronache rivelano le difficoltà di mediazione nel rapporto scuola famiglia da parte degli organi collegiali.

Lo attesta la recente ordinanza cautelare del Tar Lazio 1524/2019del 6.3.2019che ancora una volta, mentre si attende la decisione della Cassazione, ha riconosciuto sussistente il fumus boni iuris e quindi  il diritto degli alunni di consumare presso il locale refettorio della scuola il cibo portato da casa, richiamando i precedenti giurisprudenziali (Cons. Stato n. 5156/2018).

In questo caso oggetto di impugnativa è stata anche una norma di regolamento della scuola che, ai sensi dell’art. 10 Dlgs 297/94, è deliberato dal Consiglio di istituto. Nonostante i precedenti autorevoli ed i reiterati riconoscimenti del diritto, si è reso necessario ricorrere nuovamente alla giustizia. Il dialogo e la corresponsabilità ne escono perdenti e ciò conferma che  la scuola ha bisogno di partecipazione.

Il gruppo che aveva lavorato nella scorsa legislatura sulle modifiche al “patto” ed alla riforma della rappresentanza aveva proposto un modello di ampio coinvolgimento, proprio nell’ottica di superare l’azione individuale e condividere gli interventi educativi. Ma non si è dato seguito.

Comunque, se la notizia della riforma non pare turbare eccessivamente al momento genitori e studenti (anche perché annunciata da anni ad ogni legislatura) la circostanza che si parli per gli altri organismi di soppressioni, fusioni, riduzioni non lascia ben sperare. A maggior ragione laddove in VII^ Commissione Senato risulta presentato il DDL S.155, che sostanzialmente ripropone lo storico testo unificato del DDL S3542,  ed in VII^ Commissione Cultura Camera con il PdL C697 è effettuato il recupero della ex PdL 953Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”, presentata nel lontano  2008. In nessun caso le prerogative degli organi collegiali verrebbero potenziate.

Induce poi a riflettere la circostanza che da quasi un ventennio resta il commissario straordinario negli istituti omnicomprensivi, nonostante la CM 192/2000 l’avesse rappresentata come una soluzione transitoria  “in attesa delle istruzioni che questo Ministero si riserva di diramare non appena acquisito il parere del Consiglio di Stato in merito alla corretta ripartizione dei seggi tra le varie componenti”. Ma non si sono più avute notizie in merito ed ancora nella circolare elezioni di ottobre 2018 si legge che “continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione dl consiglio di istituto delle scuole in questione”. Che abbia costituito una sorta di sperimentazione di un modello essenziale di partecipazione a cui ispirarsi?

Ai posteri la risposta.

Organici 2019/2020, informativa del Miur ai sindacati: tutte le info con i numeri

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il 6 marzo 2019 il Miur ha convocato i sindacati per illustrare i criteri con i quali verrà rideterminato l’organico per l’anno scolastico 2019/20 tenuto conto della fine del blocco triennale degli organici previsto dalla L.107/15 e del calo degli iscritti.

Durante l’incontro, il Miur ha fornito alcuni dati sui quali prevede di impostare la definizione delle dotazioni organiche per il prossimo anno scolastico, rimandando un’analisi più puntuale ad un momento successivo, dopo il confronto con il MEF.

Ecco il report della riunione a cura della Flc Cgil

Organico docenti

Per i docenti il Miur prevede di attenuare il taglio organico grazie a risorse aggiuntive messe a disposizione dalle normative vigenti (L. 145/2018 e D. Lgs. 61/2107) e quindi sono previsti 3.569 posti aggiuntivi, di cui

  • 2.000 posti per l’ampliamento del tempo pieno nella Scuola Primaria (stanziati dalla Legge di Bilancio)
  • 400 posti di strumento per i Licei Musicali (stanziati dalla Legge di Bilancio)
  • 1.169 posti di ITP (stanziati per il riordino dei percorsi negli Istituti Professionali)

In base a questi numeri, l’organico di diritto per i posti comuni diventa di 620.836 posti, ai quali bisogna poi aggiungere i 15.232 posti di organico di fatto (confermati), per un complessivo di 636.068 posti di organico complessivo (posti comuni).

Sono confermati i 48.812 posti di potenziamento a completamento dell’organico dell’autonomia ed i 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.

Il Miur intende provvedere alla distribuzione dei posti aggiuntivi secondo parametri che riguardano:

  • l’incremento dell’offerta del modello a tempo pieno basandosi sulla percentuale di classi prime avviate (2.000 posti della primaria)
  • restituzione della seconda ora di strumento nel biennio dei licei musicali (400 posti)
  • il numero delle classi attivate nel completamento del primo biennio degli Istituti Professionali D. lgs. 61/2017 (1.169 posti).

E’ stato chiarito che i posti aggiuntivi hanno un vincolo di utilizzo e quindi, nel caso in cui non potessero essere attivati in determinate province, non saranno convertiti in altre tipologie di posti.

L’assegnazione di questi posti compensa, nel computo complessivo dell’organico assegnato a molte regioni, gli effetti conseguenti al decremento della popolazione scolastica.

Organico Ata

La diminuzione degli alunni determina un calo del personale collaboratore scolastico (1.224 posti in meno) e assistente amministrativo (437 posti in meno), che però potrà essere azzerato per effetto dell’art. 3 co.2 del D. Lgs. 66/2017 in base al quale la “definizione dell’organico del  personale  amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA)” deve tenere conto, “tra i criteri  per  il riparto delle risorse professionali, della presenza di bambine e bambini, alunne e alunni, studentesse e studenti con disabilità certificata iscritti presso ciascuna istituzione scolastica  statale, fermo restando il limite alla dotazione organica di cui all’articolo 19, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e successive modificazioni”.

Il Miur prevede così il mantenimento delle attuali dotazioni senza alcun incremento organico di posti.

Competenze digitali, sempre più importanti per i docenti

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

La nuova cultura digitale e la diffusione di strumenti digitali in tutti gli ambiti della vita quotidiana stanno rivoluzionando la società. La scuola, da questo punto di vista, non sta a guardare e gli insegnanti devono anzi stare al passo con i tempi per accrescere le loro competenze con le nuove tecnologie didattiche.

Le tecnologie didattiche

Per questo motivo, la didattica deve garantire sempre più contenuti ipertestuali, multimediali e digitali, proprio per non creare il gap fra gli alunni nativi digitali e gli adulti (insegnanti) che devono però proporre il passaggio di conoscenze attraverso l’uso integrato di strumenti tradizionali e quelli innovativi, quali i sistemi digitali sono.

“Tablet e nuovi strumenti tecnologici sono dei bellissimi gadget, ma sono investimenti inutili se non vengono investiti in un processo formativo completamente rivisitato […]. in questo quadro, il ruolo del professore è quello naturalmente di spiegare il contenuto della lezione, ma anche quello di gestire la ricerca delle informazioni e lo scambio di opinioni tra i ragazzi della propria classe e quelli delle classi che collaborano alla costruzione del tema specifico”, come scrive l’esperto Cristiano Radaelli.

Il “metodo digitale”, è senz’altro oggi l’unico strumento in grado di mettere i ragazzi in condizione, di gestire l’enorme flusso di informazioni presente in rete.
Ma tutto dipende dalle strategie degli insegnanti, che devono risultare efficaci e vincenti.

Quali sono le nuove tecnologie didattiche

Le tecnologie didattiche a cui bisognerebbe prestare attenzione sono in genere gli applicativi web in cloud, gratuiti ed open source, utilizzabili per la progettazione didattica e per la gestione della classe, utile per una didattica blended ed inclusiva.

In generale servono tutti gli strumenti utili alla progettazione, trasversalità, collaborazione, condivisione e valutazione.

Vaccini, Salvini alla ministra Grillo: “A scuola anche bimbi non vaccinati”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Un decreto per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati delle scuole di infanzia 0-6 anni

Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ha scritto una lettera alla ministra della Salute, Giulia Grillo, in cui chiede un decreto legge per consentire la permanenza scolastica ai bambini non vaccinati.

“L’intento del procedimento – scrive il vice premier – è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia”.

Secondo Salvini è necessario evitare “l’allontanamento e la decadenza dalle liste scolastiche” dei bambini “essendo ormai giunti alla conclusione dell’anno”.

Bisogna “evitare traumi ai più piccoli”, aggiunge il ministro e quindi è necessario “prevedere il differimento degli obblighi in scadenza al 10 marzo prossimo contenuti nella legge Lorenzin”.

La risposta dei presidi

“Giusta la preoccupazione di non traumatizzare i bambini ma si continua a non tenere conto dei bimbi più fragili, la cui vita sarebbe a rischio se consentissimo ai non vaccinati per motivi ideologici di frequentare la stessa scuola. Non ci possono essere bambini di serie A e di serie B. C’e’ un tema di salute pubblica per cui non possiamo essere d’accordo”. Così il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli sulla proposta del ministro dell’Interno Salvini.

Le reazioni politiche

Sul piede di guerra anche le opposizioni. “Salvini per strizzare l’occhio ai no vax decide di mettere in pericolo la salute dei bambini – ha commentato la vicepresidente del Gruppo Pd, Simona Malpezzi -. Non c’è nessun senso di responsabilità ma solo la smodata volontà di accaparrarsi i voti di alcune famiglie. Al Ministro della Propaganda non bastano le epidemie di morbillo, non basta l’impossibilità per i bambini immunodepressi di frequentare la scuola in presenza di alunni non vaccinati, non bastano le evidenze scientifiche. Prima di ogni altra cosa vengono i voti. Ma un ministro che mette davanti il consenso alla salute pubblica non è un uomo delle istituzioni ma solo un uomo senza scrupoli”.

Simile il commento dell’ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Salvini invece che evitare traumi – ha spiegato – pensi a come garantire la sicurezza dei bambini immunodepressi che non possono andare a scuola e a come verrà garantita la salute per quei bambini che i genitori non vogliono vaccinare mettendone a rischio la salute”.

Anche Forza Italia prende le distanze. “Salvini ha scritto quella roba lì sui vaccini? Non ci credo. Non è da lui – dichiara il senatore azzurro Francesco Giro -. Un’altra proroga? Vecchia politica”, aggiunge. “E chi protegge un bambino piccolo immunodepresso?”, si chiede Giro. “Un virus o un batterio pericoloso non decide di ‘prorogare’ la sua apparizione da marzo a settembre”, attacca ancora. “Basta rinvii! E pieno rispetto dell’ art. 32 della Costituzione sul diritto alla salute”.

L’intervento di Burioni

Nella polemica si inserisce anche il virologo Roberto Burioni: “E ai traumi dei bambini che i vaccini non li possono fare”, e se contagiati “rischiano di morire, chi ci pensa?”, commenta Burioni, paladino delle vaccinazioni e della lotta alle fake news.

Sentito dall’AdnKronos Salute, il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano premette di essere “fuori dalla politica”, motivo per cui “non do giudizi”. Tuttavia, aggiunge, a Salvini “mi sento di dire così: ai bambini che hanno meno di un anno e sono troppo piccoli per essere vaccinati contro il morbillo, ma sono la fascia d’età a maggiore incidenza, e ai bambini immunodepressi che non possono vaccinarsi, chi ci pensa? Dei traumi di questi bimbi che rischiano di morire, chi si fa carico?”.

Giornata Internazionale della Donna

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, hanno premiato al Quirinale, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, gli studenti vincitori del Concorso nazionale “Mai più schiave”.

“A volte quando si riflette sulla considerazione sociale della donna – ha dichiarato il Ministro, durante la premiazione – ci si nasconde dietro un’ipocrita maschera di apparente civiltà: le belle parole di uguaglianza e pari opportunità non hanno poi sempre riscontro nella realtà effettiva. L’educazione ci indica che con l’impegno possiamo migliorare il nostro mondo. È un invito, l’espressione di un desiderio e di una mia convinzione personale. Ritengo che una formazione adeguata e conforme alle attitudini specifiche dei giovani possa far sì che ognuno riesca a dare il meglio di sé, contribuendo in tal modo al progresso culturale e civile del nostro Paese”.

Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado che hanno partecipato al Concorso hanno potuto riflettere sulla schiavitù, una condizione antica in cui però ancora oggi versano moltissime persone, principalmente donne e bambini particolarmente fragili.

Proprio intervenendo sul tema del Concorso, il Ministro ha affermato: “Persistono ancora adesso forme violente di schiavitù, che, benché non siano più palesi e legittimate pubblicamente come un tempo, non sono ancora state eliminate, e anzi minano alla radice il valore della persona umana. Libertà significa dignità e rispetto, indica la necessità di guardare all’altro come fine delle nostre azioni, e non come mezzo sacrificabile di fronte a qualsivoglia esigenza. Sono orgoglioso di voi ragazzi, – ha concluso Bussetti, rivolgendosi agli studenti – perché siete la dimostrazione che possiamo ancora sperare in un futuro di pari opportunità, libertà e pace”.

Le scuole vincitrici

Scuola dell’infanzia:

Istituto Comprensivo “San Teodoro” – Scuola dell’infanzia “Emanuela Loi” di Genova.

Scuola primaria:

Istituto Comprensivo Sassuolo 3° Sud – Scuola primaria “San Giovanni Bosco” di Sassuolo (MO);

Istituto Comprensivo “Diaz” di Laterza (TA).

Scuola secondaria di I grado:

Istituto Comprensivo “M. D’Azeglio – G. De Nittis” di Barletta;

Istituto Comprensivo “Rodari Alighieri Spalatro” di Vieste (FG).

Scuola secondaria di II grado:

IIS “F. Severi” di Gioia Tauro (RC);

IPSEOA “Karol Wojtyla” di Castrovillari (CS);

Liceo Artistico-Coreutico-Scientifico Internazionale “Piero della Francesca” di Arezzo;

Liceo Statale “Salvatore Pizzi” di Capua (CE);

IIS “Delfico-Montauti” di Teramo.

Menzione Scuola Secondaria di II grado:

Liceo Artistico Statale di Latina.