Incendio bus

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, sarà il 22 marzo a Crema, presso l’Istituto “Vailati”, per incontrare i ragazzi coinvolti ieri nell’episodio di San Donato Milanese. Il Ministro arriverà alle 11.30 nella scuola.

“Voglio portare la mia personale vicinanza a questi studenti che con il loro coraggio hanno saputo affrontare una situazione drammatica, trovando la forza di allertare chi li ha poi tratti in salvo – sottolinea Bussetti -. Sono dei piccoli eroi. Meritano il nostro rispetto e la nostra ammirazione. Voglio dirglielo di persona e stare vicino ad una comunità che ha subito un episodio agghiacciante sul quale le istituzioni preposte si stanno muovendo con decisione e rapidità”.

Il Ministro ha già attivato, nella giornata di ieri, la task force del Miur sulle emergenze educative per supportare la scuola e le famiglie.

Ania Campus

Inaugurata venerdì 22 marzo al centro sportivo Honey Club di Roma, la 7ma edizione di ANIA Campus, alla presenza dei rappresentanti della Fondazione ANIA, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Polizia Stradale e Federazione Ciclistica Italiana. Il progetto è realizzato dalla Fondazione ANIA, in collaborazione con la Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del MIUR, la Polizia Stradale e la Federazione Ciclistica Italiana, per promuovere l’educazione alla mobilità in sicurezza.

L’iniziativa ANIA campus è inserita nell’offerta formativa 2018-19 della piattaforma del MIUR “Edustrada”, http://www.edustrada.it/news/ania-campus-2018-19-e-in-partenza-il-tour-da-roma/
che ad oggi registra 3.403 scuole iscritte, ed è un progetto itinerante nelle piazze delle città italiane, nelle quali viene allestito uno spazio attrezzato per le dimostrazioni di guida sicura in bicicletta e sui ciclomotori/scooter. Per un’intera giornata, i formatori ed i tecnici/istruttori terranno dei corsi teorici e pratici per illustrare agli studenti e alle studentesse le modalità di guida più adatte a fronteggiare i pericoli della strada.

Nella prima tappa, è prevista la partecipazione di oltre 200 studenti delle scuole romane che hanno aderito all’iniziativa nei giorni 22 e 23 marzo; l’ANIA Campus si sposterà in seguito a Pesaro (25 marzo), per proseguire a Rimini (27 marzo), Verona (29-30 marzo), Milano (1 aprile) e concludersi a Pontedera (3-4aprile).

SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA

ASSEMBLEA NAZIONALE GILDA SI ESPRIME CONTRO REGIONALIZZAZIONE  

L’assemblea nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo un ampio dibattito tra i delegati provenienti da tutta Italia, ha approvato all’unanimità un documento che esprime la contrarietà del sindacato alla regionalizzazione e chiama tutti i docenti alla massima mobilitazione.

“I progetti di autonomia differenziata, così come presentati da Veneto e Lombardia e anche dall’Emilia Romagna, afferma l’assemblea nazionale – sono da combattere perché segnano un ulteriore scardinamento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola pubblica statale”.

“Le richieste di autonomia differenziata e di regionalizzazione delle istituzioni scolastiche risultano particolarmente pericolose e inaccettabili perché accentuerebbero la diversità di opportunità formative, già posta in essere dall’autonomia scolastica, offerte alle allieve e agli allievi della scuola italiana. Non è un caso – spiega la Gilda – che sia il Veneto sia la Lombardia intendano non solo regionalizzare il personale della scuola statale e gli uffici territoriali del Miur, ma farlo da subito con i dirigenti scolastici, che diventerebbero così emanazione diretta delle scelte amministrative e politiche regionali”.

Contraria a qualunque declinazione della scuola in chiave aziendalista, la Gilda ribadisce che il sistema di istruzione pubblica e statale deve rimanere un’istituzione della Repubblica italiana e respinge ogni tentativo di trasformarla in un mero servizio rivolto a utenti o clienti rappresentati da famiglie e studenti. In tale senso, secondo il sindacato guidato da Rino Di Meglio, alle studentesse e agli studenti, che sono prima di tutti cittadine e cittadini, non devono essere trasmesse sterili competenze, destinate inesorabilmente all’obsolescenza, ma conoscenze e saperi. “Crediamo che tornare a parlare di programmi di studio nazionali, superando le logiche delle astratte indicazioni nazionali, – si legge nel documento – sia una battaglia da intraprendere”.

“L’autonomia scolastica, basata sul rafforzamento dirigenziale, sta limitando di fatto la libertà di insegnamento sancita dall’art. 33 della Costituzione. Le interferenze del potere locale – conclude la Gilda – potrebbero ulteriormente limitarla e ciò sarebbe assolutamente intollerabile”.


Federazione Gilda-Unams Gilda Nazionale degli Insegnanti

SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA

La Gilda degli Insegnanti chiama tutti i docenti alla massima mobilitazione per contrastare ogni progetto di autonomia differenziata regionale che porti alla distruzione del sistema nazionale di istruzione. La Gilda ritiene infatti che siano da combattere i progetti di autonomia differenziata, così come presentati da Veneto e Lombardia e anche dall’Emilia Romagna, poiché segnano un ulteriore scardinamento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola pubblica statale. La Gilda degli Insegnanti è da sempre convinta che la scuola pubblica statale sia e debba rimanere ISTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA e non servizio a favore di utenti o clienti, anche territorialmente diversificati. Le allieve e gli allievi che frequentano la scuola statale sono in primis CITTADINI ITALIANI portatori di diritti e doveri e la Scuola ha il compito di dare loro gli strumenti e le conoscenze che sono essenziali per svilupparne e valorizzarne le capacità. Non si tratta di trasmettere quelle competenze tanto decantate, che sembrano curvate sulle richieste del mercato e che risultano di per se stesse in rapida obsolescenza. Le competenze importanti nascono dallo studio, dalla conoscenza e dai saperi. Crediamo che tornare a parlare di “programmi di studio nazionali” o “saperi essenziali nazionali”, superando le logiche delle astratte “indicazioni nazionali”, sia una battaglia da intraprendere. In quanto ISTITUZIONE, la Scuola statale deve dare a tutte le allieve e a tutti gli allievi parità sostanziali di diritti e opportunità senza discriminazioni di censo, territorio e etnia. Tale compito non può essere demandato a progetti educativi gestiti ai livelli locali. Il richiamo fondamentale resta l’art.3 della Costituzione con particolare riferimento al comma secondo, laddove si dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Il progetto di autonomia differenziata, al contrario, sembra voler accentuare le diversità territoriali, sociali ed economiche presenti nel nostro Paese, attraverso una gestione della fiscalità generale, che rischierebbe di privilegiare gli interessi di cittadini che senza meriti o colpe vivono in alcuni territori piuttosto che in altri. Le richieste di “autonomia differenziata” e di “regionalizzazione delle istituzioni scolastiche” risultano particolarmente pericolose e inaccettabili perché accentuerebbero la diversità di opportunità formative, già posta in essere dall’autonomia scolastica, offerte alle allieve e agli allievi della scuola italiana. Non è un caso che sia il Veneto sia la Lombardia intendano non solo “regionalizzare il personale della scuola statale e gli uffici territoriali del MIUR”, ma da subito farlo con i dirigenti scolastici, che diventerebbero così emanazione diretta delle scelte amministrative e politiche regionali. Si ripropongono nel contempo di riformare gli organi collegiali dando maggiori poteri alla dirigenza scolastica ed al territorio inteso come ente locale e all’utenza (famiglie e studenti). L’autonomia scolastica, basata sul rafforzamento dirigenziale, sta limitando di fatto la libertà di insegnamento, sancita dall’art. 33 della Costituzione. Le interferenze del potere locale potrebbero ulteriormente limitarla e ciò sarebbe assolutamente intollerabile.

Il dono entra nelle scuole ed è subito festa

Compie cinque anni, non smette di crescere ed è pronto a ripartire. È il contest #DonareMiDona Scuole – promosso dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) – che dal 2015 ha coinvolto studenti e professori di oltre 200 scuole italiane nelle celebrazioni del Giorno del Dono.

Due i temi sui quali i ragazzi sono chiamati a lavorare quest’anno: il dono del tempo e il dono contro la povertà, filoni evocativi che spaziano dal volontariato fino ad arrivare alle diverse declinazioni che il verbo “donare” può avere per rispondere ad un bisogno dell’altro. In questo modo ancora una volta gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado torneranno a vestire panni da regista realizzando video su questi temi. Maggiore liberà è invece pensata per i ragazzi delle primarie che potranno candidare al contest un prodotto multimediale o un altro lavoro artistico: poesie, prose, disegni, fotografie, canzoni sono solo alcuni esempi di ciò che renderà unica la galleria dedicata alle scuole #DonoDay2019 disponibile su giornodeldono.org.

Tutto questo è reso possibile grazie alla rinnovata collaborazione con il MIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che anche nel 2019 è a fianco dell’IID ed ha già invitato le scuole di tutto il Paese ad aderire alla manifestazione attraverso un’apposita circolare. “La legge istitutiva del Giorno del Dono, nel richiedere attenzione all’idea e alla pratica del dono, invita a coinvolgere in modo particolare le scuole di ogni ordine e grado. Ma i giovani non sono solo i primi destinatari di questa riflessione collettiva: devono essere riconosciuti quali veri interpreti contemporanei della cultura del dono” dichiara Stefano Tabò, presidente IID. “In questa nuova edizione, forti dei consensi ricevuti negli anni, ci sembra doveroso restituire agli studenti stessi l’entusiasmo e il calore della loro partecipazione. Per questo, valigia alla mano, il Giorno del Dono è pronto per diventare per la prima volta una vera e propria festa itinerante del dono che avrà luogo all’interno degli istituti che vorranno ospitarla”.

Dopo l’esperienza-pilota di Catania, dove nel 2018 l’Istituto Sauro-Giovanni XXIII ha celebrato il Giorno del Dono insieme a IID, Fondazione Èbbene e centinaia di ragazzi delle scuole locali, l’obiettivo è replicare e moltiplicare l’iniziativa: le scuole possono segnalare da subito la propria disponibilità.

I riferimenti utili sono i consueti: il sito IID riporta il regolamento completo del contest, mentre nella sezione DonoDay Scuole di giornodeldono.org è on line il modulo di iscrizione a #DonareMiDona Scuole, da inviare compilato entro il prossimo 8 giugno. Durante l’estate sarà poi aperta la votazione on line, che si concluderà il 13 settembre ed eleggerà i vincitori della “Giuria Popolare” per le primarie e le secondarie. È confermata anche l’istituzione del riconoscimento “Giuria Tecnica” per entrambe le categorie. Tutte le premiazioni avverranno in occasione del Giorno del Dono, il 4 ottobre 2019.

Gli istituti hanno anche la possibilità di entrare a far parte delle “scuole del dono” ed essere testimonial #DonoDay2019: è sufficiente scegliere l’adesione morale nel modulo di iscrizione e impegnarsi a diffondere i valori del Giorno del Dono durante l’attività didattica.

Oltre alle possibilità di adesione dedicate alle scuole, nelle prossime settimane ripartiranno le iniziative dedicate a Comuni, enti non profit ed aziende che permetteranno a sempre più realtà di essere le vere protagoniste di #DonoDay2019.

Siglato protocollo d’intesa tra Miur e Arma dei Carabinieri

da Il Sole 24 Ore

Ieri, presso il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, a Roma, il ministro Marco Bussetti e il comandante generale Giovanni Nistri, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per «accrescere nei giovani la cultura della legalità e la consapevolezza dell’importanza della sicurezza, favorendo la conoscenza e il rispetto delle regole». E’ il primo protocollo sottoscritto tra le due amministrazioni ed è stato siglato alla presenza di 35 studenti del liceo scientifico “Manfredi Azzarita” di Roma.

Lo scopo dell’accordo è quello di educare gli studenti all’esercizio della democrazia, nei limiti e nel rispetto dei diritti inviolabili, dei doveri inderogabili e delle regole comuni condivise, quali membri della società civile, promuovendo al tempo stesso negli alunni la consapevolezza dei valori fondanti e dei princìpi ispiratori della Costituzione italiana per l’esercizio di una cittadinanza attiva a tutti i livelli del sistema sociale.

Per raggiungere questi obiettivi Miur e Arma dei Carabinieri avvieranno un progetto congiunto per ampliare e approfondire l’offerta formativa degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, attraverso specifici interventi. In particolare saranno toccati i temi dell’educazione alla legalità ambientale, del bullismo e cyberbullismo, degli «interessi diffusi» della collettività, della sicurezza stradale, delle sostanze stupefacenti, della violenza di genere, dei diritti umani e delle funzioni di polizia, della cooperazione internazionale, della tutela del patrimonio culturale, oltre ad altri argomenti attinenti alla legalità concordati a livello periferico tra i dirigenti scolastici e i comandanti dell’Arma.

In concreto l’Arma dei Carabinieri, attraverso le sue articolazioni territoriali, attuerà conferenze sulla legalità, concorsi letterari e artistici, produzione di cortometraggi su tematiche attinenti alla legalità, oltre che visite ai Comandi territoriali o ai Reparti Specializzati dell’Arma e giornate didattico-culturali presso le riserve naturali del comparto forestale.

Scuola digitale, riparte il tour “Futura”: prima tappa a Genova dal 4 al 6 aprile

da Il Sole 24 Ore

di Al. Tr.

Riparte da Genova il nuovo tour di “Futura” , l’evento itinerante organizzato dal Miur per raccontare sui territori la scuola digitale. Dal 4 al 6 aprile, oltre 8mila persone saranno coinvolte in incontri, dibattiti, gare di idee per contribuire al percorso di innovazione in atto negli istituti scolastici italiani. I dettagli di questa prima tappa sono stati presentati ieri nella sede della regione Liguria dal ministro Marco Bussetti insieme con il governatore Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci e l’Assessore regionale all’Istruzione Ilaria Cavo, dal Sindaco di Genova Marco Bucci.

Il programma
Saranno 6.400 i metri quadrati dedicati all’iniziativa, circa 113 i workshop di formazione e aggiornamento con esperti italiani e internazionali destinati a 3.500 docenti, a dirigenti scolastici e al personale amministrativo. Oltre 110, invece, i laboratori per circa 4mila studenti della scuola dell’infanzia e del primo ciclo, mentre saranno 800 i ragazzi del secondo ciclo coinvolti nelle gare e nelle competizioni dedicate all’innovazione. La nuova edizione di “Futura”, spiega il ministero, esplorerà le connessioni tra il digitale e discipline e temi molto diversi tra loro, come arte, musica, cibo e sport, con la “Soccer & Data Cup”, la prima competizione calcistica e digitale della scuola italiana.

Le prossime tappe del viaggio
Dopo Genova, il viaggio di “Futura” toccherà Trieste, poi Ravenna, Marsala, Brescia, Sulmona, Assisi, Latina, Lucca, Matera.
“Futura” è anche a Genova per premiare lo sforzo della città, ripartita con vigore dopo il crollo del Ponte Morandi, e per riconoscere il valore che “Orientamenti” ha dimostrato in questi anni di attività. Durante l’evento saranno, infatti, molteplici le iniziative per approfondire l’innovazione digitale a scuola e non solo, promosse dal Salone della scuola, della formazione, dell’orientamento e del lavoro, giunto quest’anno alla sua 24esima edizione. Inoltre, a Genova verranno eletti i vincitori del Premio Scuola Digitale, che ha visto gli studenti italiani sfidarsi nei mesi scorsi a colpi di “prototipi”. Ma anche quelli della gara di idee sul tema della social innovation, e del Womest, la competizione per le studentesse sulle cosiddette discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics)

Bussetti: «Istruzione è incubatore di progresso e sviluppo»
“Futura è una manifestazione che dimostra concretamente come il sistema di istruzione e formazione italiano possa essere e sia già incubatore di progresso e sviluppo» ha detto il ministro Bussetti. Spiegando che «ripartiamo da Genova per un motivo ben preciso: questa città si è distinta nei mesi scorsi per tenacia e determinazione. Dopo il tragico crollo del Ponte Morandi è andata avanti con grande coraggio, per ricominciare, anche attraverso la scuola». «Il viaggio della scuola digitale continuerà nei prossimi mesi in giro per l’Italia – ha continuato – è importante essere nei territori per entrare in contatto con le buone pratiche in atto, per stimolare e supportare il cambiamento. E soprattutto per lavorare in sinergia con le altre istituzioni, impegnandoci insieme per i ragazzi che sono il futuro del Paese».

Quota 100 e graduatorie: rischio ingorgo al Miur. Allarme cattedre vuote

da Corriere della sera

Valentina Santarpia

Per qualche giorno di differenza, rischia di essere seriamente complicata l’organizzazione delle cattedre per il prossimo anno scolastico. I giorni sono quelli che passano tra la scadenza fissata dal ministero dell’Istruzione, il 25 maggio, per chiudere l’accoglienza delle domande per mobilità e immissione in ruolo attraverso il Sidi, il sistema informatico del Miur; e quella decisa dall’Inps, che entro il 31 maggio dovrà invece esaminare le domande degli aspiranti pensionati della scuola con quota 100. Parliamo di 17 mila (tra docenti e Ata), che entro il 28 febbraio dovevano presentare la domanda. Se il sistema del Miur funzionasse fino al 10 giugno, come propongono diversi funzionari della scuola, potrebbe incrociare le esigenze di molti insegnanti con i posti lasciati vuoti da chi ha già ricevuto l’assenso dell’Inps ad andare in pensione. E’ evidente, che se invece le date restano queste, quando ci sarà il calcolo dei posti disponibili, sarà un calcolo falsato, che non tiene conto di un fattore- i pensionamenti di quota 100- in divenire. Ma solo dei pensionamenti «normali», quelli con domanda presentata entro il 12 dicembre 2018, ovvero 15.190. Col rischio di far cambiare le carte in tavola a fine estate, o ricorrere come sempre ai supplenti.

140 mila cattedre

I sindacati vanno oltre: e temono che oltre all’ingorgo ci sarà nei prossimi mesi anche un serio problema di numeri. Se i 109 mila precari che hanno coperto i posti da supplenti lo scorso anni saranno confermati, e se a questi si aggiungono i posti lasciati vuoti da chi sta andando in pensione, si arriva alla cifra record di 140 mila cattedre da assegnare. Senza però avere le persone giuste per coprirle. Nel 2017, per esempio, il Miur ha contato 22mila cattedre scoperte, soprattutto al Nord, perché diverse graduatorie sono esaurite. L’anno scorso, su 57mila immissioni in ruolo circa la metà non è stata portata a termine e per questo è stato necessario ricorrere alle supplenze. Anche quest’anno non sono stati assegnati 32.217 posti per mancanza di aspiranti nelle GaE e nelle GM, esaurite soprattutto al Nord Italia. Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, punta su soluzioni diverse: vuole differenti procedure di assunzioni, aprendo ai laureati e annunciando nuovi concorsi. Ma, almeno per quanto riguarda scuole medie e superiori, è difficile che si realizzino prima dell’estate.

Salario minimo, quanto guadagna una maestra più di una colf?

da Corriere della sera

Una laurea in scienze della formazione, un concorso e la speranza di un lavoro non troppo lontano da casa. Se avete questi requisiti e siete diventati insegnante di scuola elementare porterete a casa uno stipendio lordo di 23.700 euro circa all’anno (i calcoli sono della Cisl), poco meno di 2000 euro lordi al mese, circa 1300 netti. Potrete anche sperare che il governo ripensi all’elemento perequativo e aggiunga 19 euro mensili lordi al vostro stipendio, ma per ora la retribuzione lorda, compresa la tredicesima e gli oneri previdenziali resta inchiodata sotto i 24 mila euro. Solo a fine carriera – dopo 35 anni di insegnamento – la retribuzione supererà, di poco i 30 mila euro.

Il salario minimo

Se dovesse passare il disegno di legge sul salario minimo nella versione M5S dei 9 euro lordi all’ora, guadagnereste meno di un badante o una colf convivente che – secondo lo studio di Corriere Economia – arriverebbe a percepire uno stipendio mensile di 2.160 euro. Se si considerano invece le colf che lavorano a ore, sareste poco sopra una colf che lavora 40 ore (stipendio annuo lordo medio 20.280).

Il calcolo delle ore

Certamente è vero che le maestre (così come i professori) lavorano meno ore e hanno i «famosi» due mesi si ferie estive che badanti e colf generalmente non hanno. Si dirà poi che le maestre non lavorano 40 ore alla settimane. Certamente non tutte, ma alcune sì. L’orario infatti non è chiaramente definito dal contratto di lavoro che prevede 22 ore di presenza in classe, più 80 ore di formazione all’anno, ma non quantifica tutta una serie di incombenze – dalla preparazione della lezione alla correzione dei compiti, alla preparazione dei progetti e il ricevimento genitori – che fanno salire velocemente il lavoro settimanale dell’insegnante oltre le 30 ore. Se una maestra è occupata con la sua professione per 35 ore, guadagna all’anno 6000 euro più di una badante (23.700 contro 17.700 circa), se invece riesce a sbrigarsi in 30 ore alla settimana, il suo lavoro varrà 9000 euro all’anno più di quello della colf.

Quota 100, respinto il 17% delle domande presentate

da Orizzontescuola

di redazione

Le domande di pensione ad oggi respinte sono circa il 17% delle 30.000 esaminate finora.

“La stragrande maggioranza delle domande è stata accolta” – ha detto Di Michele spiegando che le respinte erano di persone che non avevano i requisiti previsti per l’accesso alla pensione con Quota 100. Altre 23.000 che avrebbero decorrenza il primo aprile si stanno esaminando. “Spero il primo maggio di liquidare tutto”, ha detto ancora Di Michele parlando di un impegno straordinario dell’Istituto.

A queste domande vanno aggiunte quelle per l’Ape, per i Lavoratori precoci e per Opzione donna ma anche quelle della scuola per le quali ci sono termini diversi.

Per la scuola sono arrivate circa 50.000 domande.

Docenti che si impegnano di più guadagneranno di più, Bussetti: ci stiamo lavorando. Sì ad autonomia

da Orizzontescuola

di redazione

Ieri, il Ministro Bussetti è stato ospite del Tg3 Fuori Tg su Rai Tre, affrontando alcune delicate questioni che riguardano il mondo della scuola.

Merito

Sì al merito. rispondendo ad una domanda sull’argomento, il Ministro ha anticipato che al Ministero si sta cercando di lavorare in funzione dei bisogni degli studenti e ciò sarà legato al merito. “Chi lavorerà e si impegnerà dovrà per forza – ha detto – essere considerato di più”.

Nessun particolare sulle modalità di realizzazione e sui fondi che saranno utilizzati. Il pensiero non può che correre al bonus merito della Buona scuola, al momento gestito autonomamente dalle scuole, ma che, ad oggi, ha lasciato scontenti molti docenti.

Autonomia

Un elogio da parte del Ministro all’autonomia scolastica che ha compiuto da poco 20 anni. “L’autonomia – ha detto – dà la possibilità di responsabilizzare e deve finalizzare al miglioramento delle competenze dei nostri studenti”.

Per potenziarla, però, bisogna fare sinergia, fare squadra con le istituzioni locali “noi ci siamo e siamo disposti a sostenere la volontà di mettere in campo progettazioni mirate”.

Concorso docenti 2019, il bando entro l’anno ma le assunzioni no

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Alcune indicazioni in seguito all’intervento del ministro Bussetti a Tg3 Fuori tg su RaiTre. Il Ministro ha parlato anche dei concorsi docenti 2019, ricordando che alcuni sono già partiti, alludendo al concorso straordinario infanzia e primaria, mentre altri partiranno a breve. Per il concorso scuola secondaria? E’ probabile, a questo punto, che il bando non arriverà prima di settembre, se non addirittura oltre. Comunque, entro l’anno 2019, come previsto dalla legge di bilancio e come altre volte sottolineato dallo steso Bussetti.

Concorso scuola secondaria: i vincitori assunti nel 2020

Durante il suo intervento, il Ministro ha parlato proprio dei tempi delle prossime procedure, che saranno lunghe: Un nuovo concorso “è all’interno della nostra finanziaria, lo abbiamo già previsto, avvieremo nuove procedure concorsuali” aperte a tutti coloro che hanno il titolo di accesso, riporta Bussetti, ma “i tempi per i concorsi sono molto più lunghi, ma inizieremo a farlo”.

Questo significa, a scanso di equivoci e per chiarire un aspetto molto richiesto dai nostri lettori, che il concorso sarà bandito entro il 2019 e le assunzioni dei vincitori però saranno effettuate a settembre 2020.

La legge di bilancio 2019 ha previsto infatti alcune modifiche al reclutamento dei docenti, andando ad abolire il percorso triennale FIT previsto dal decreto legislativo 59/2017.

Concorso scuola secondaria 2019: basta la laurea magistrale e 24 CFU

Prima di tutto bisogna ricordare che dal prossimo concorso scuola secondaria, potranno partecipare tutti i laureati  i candidati in possesso della laurea magistrale ma privi di abilitazione. A questo requisito, tuttavia, deve essere aggiunto il possesso dei 24 CFU, ovvero crediti formativi universitari nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”, che restano requisito d’accesso come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

Pertanto, per partecipare al prossimo concorso docenti non sarà necessario possedere un’abilitazione all’insegnamento (TFA o SSIS), ma solo i requisti appena descritti, ovvero laurea e 24 CFU.

24 CFU, cosa sono e come acquistarli per diventare insegnante

Per quanto riguarda i posti banditi per il sostegno, oltre ad i requisiti dei posti comuni, sarà necessario avere la specializzazione sul sostegno.

Concorso docenti 2019: per i precari superpunteggio e riserva del 10%

La riforma del reclutamento, ricordiamo, prevede che al concorso docenti 2019 possano partecipare i candidati con almeno tre anni di servizio negli ultimi otto. A questa categoria, tuttavia, è riservata una quota pari al 10% del totale.
Non solo: è stato approvato dall’XI Commissione lavoro del Senato un emendamento al decreto di conversione di “quota 100” teso a valorizzare l’esperienza e titoli di servizio nel prossimo concorso della scuola secondaria.

Ciò vuol dire che al prossimo concorso scuola scondaria 2019 debba essere attribuito ai titoli il 40%del punteggio finale e, all’interno di questa quota, che la metà sia riconosciuta al servizio. Nella pratica, ciò si traduce che nelle graduatorie di merito del concorso fino a 20 punti su un totale di 100, potranno andare ai titoli di servizio.

Tali precari, sono esonerati dal conseguimento dei 24 CFU.

Concorso scuola 2019, per i precari un punteggio più alto per il servizio

Concorso docenti 2019: per i posti di ITP si accede solo con il diploma

Al concorso scuola secondaria, potranno accedere con il solo requisito del diploma: “gli insegnanti tecnico-pratici sino al 2024/2025 potranno partecipare alle procedure concorsuali con il solo titolo di studio del diploma e senza l’obbligo del conseguimento dei 24 CFU.

In seguito, dopo l’anno scolastico 2024/2025, se non dovesse intervenire alcuna modifica, per gli ITP che vogliono partecipare al concorso sarà richiesta la laurea oppure un diploma dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica di primo livello, o in alternativa, un titolo equipollente o equiparato, in coerenza con le classi di concorso vigenti al momento dell’indizione del concorso, oltre ad i 24 CFU nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”.

Concorso scuola 2019, ITP partecipano con il diploma e senza 24 CFU: ecco perchè

La riforma del reclutamento

La riforma del reclutamento prevede la possibilità di concorrere in un’unica regione e per una sola classe di concorso “distintamente” per il primo e secondo grado e per i posti di sostegno.

Si formerà una graduatoria di vincitori che avrà valenza biennale, così come sarà biennale l’indizione delle procedure concorsuali.

Dopo il concorso niente FIT: solo un anno di formazione e prova

Una volta vinto il concorso, il docente inizierà un “percorso annuale di formazione iniziale e prova“. Questo percorso sarà quindi annuale, cioè una volta vinto il concorso, il docente dovrà frequentare questo anno di “transizione” alla cattedra definitiva. Prima però sarà necessaria una valutazione finale.

Pertanto, è stato abolito il sistema di formazione iniziale adottato dal decreto Legislativo n. 59/2017, in merito ai tre anni di formazione iniziale e tirocinio che i vincitori di concorso dovevano sostenere prima di entrare in ruolo.

Un volta superato l’anno e confermato in ruolo, il docente vincitore di concorso dovrà restare altri quattro anni nella stessa scuola in cui ha superato l’annualità di formazione e prova, per un totale di cinque anni di blocco sulla stessa sede.

Prove Invalsi 2019, cosa fare se non c’è energia elettrica o internet non funziona

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Durante lo svolgimento delle prove INVALSI CBT potrebbero verificarsi delle problematiche che potrebbero in qualche modo complicare il corretto svolgimento delle prove stesse.

Ad esempio, le prove potrebbero interrompersi per un’interruzione interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica  o della rete internet, o ancora per un’improvvisa inagibilità dei locali.

Per affrontare queste situazioni, l’Invalsi ha predisposto due manuali, uno per le classi III della scuola secondaria di primo grado e uno per le classi V della scuola secondaria di secondo grado, per fornire indicazioni operative per la risoluzione delle problematiche.

Tenendo presente che le risposte fornite dall’allievo prima dell’interruzione non sono perse e concorrono alla sua valutazione finale, e che il conteggio del tempo di svolgimento della prova prosegue anche durante l’interruzione (la durata standard della prova prevede 10 minuti in più proprio per consentire la gestione di eventuali brevi interruzioni), possono verificarsi due casi:

  1. l’interruzione dell’erogazione della prova dura meno di 10 minuti: gli allievi possono riprendere la prova, utilizzando le medesime credenziali, in cui sono state salvate tutte le risposte fornite (eccetto eventualmente l’ultima) prima dell’interruzione della prova. Se necessario e se disponibili, fare riprendere la prova INVALSI CBT su altri computer collegati ad Internet e funzionanti;
  2. l’interruzione dell’erogazione della prova dura più di 10 minuti: in questo caso lo svolgimento della prova si interrompe e riprenderà a partire dal giorno successivo, in un giorno fissato dal Dirigente scolastico. Il Dirigente scolastico deve quindi procedere alla “Richiesta di abilitazione alla ripetizione della prova” attraverso l’apposita funzione disponibile nella sua area riservata in modo da consentire agli allievi di svolgere nuovamente la prova a partire dalle ore 10:30 del giorno feriale successivo alla richiesta.

Nel medesimo manuale l’Invalsi considera anche altre situazioni problematiche, quali l’attribuzione errata (o mancata attribuzione) delle misure compensative e/o dispensative e il caso dell’allievo che non riesce a entrare in una prova (Italiano, Matematica, Inglese) con le proprie credenziali.

Scuola primaria, le novità per l’anno scolastico 2019/2020

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come abbiamo scritto in precedenza, il 20 marzo 2019 è stata pubblicata dal Miur la nota riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2019/2020 con le relative istruzioni operative per la costituzione delle classi e la definizione degli insegnamenti nei vari ordinamenti.

L’organico scuola complessivo sarà composto da 620.836 posti comuni in organico di diritto con un aumento di 3.569 posti di cui:

  • 2.000 posti aggiuntivi saranno destinati all’ampliamento del tempo pieno nella Scuola Primaria (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 commi 728-729 della L.145/2018), di cui 729 al Nord, 330 al Centro, 941 al Sud
  • 400 posti di strumento aggiuntivi saranno destinati ai Licei Musicali (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 comma 730 della L.145/2018)
  • 1.169 posti aggiuntivi stanziati per il riordino dei percorsi negli Istituti Professionali (art.12 D.Lgs. 61/2017).

Sono confermati inoltre i 48.812 posti di potenziamento a completamento dell’organico dell’autonomia ed i 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.

Organico scuola primaria: le indicazioni

Com’è noto, la scuola primaria è disciplinata dall’art. 4 del Regolamento sul primo ciclo, approvato con D.P.R. del 20 marzo 2009,n. 89: alle famiglie possono essere proposti i modelli orari
previsti dal citato DPR n. 89/2009 e dall’art 4 del decreto legge 1 settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, ricordando che l’organico complessivo delle classi a tempo normale è determinato sulla base dell’orario di 27 ore settimanali.

Organico scuola primaria: i modelli orari

Il modello del tempo scuola definito in 24 ore settimanali può essere attivato solo in presenza di un numero di richieste tale da consentire la costituzione di una classe.
Tuttavia, bisogna ricordare che l’istituzione scolastica, nell’esercizio dell’ autonomia didattica ed organizzativa prevista dal D.P.R. n. 275/99 alla luce delle integrazioni e modifiche previste dalla legge 107/15, articola il tempo scuola in modo flessibile, individuando le soluzioni più idonee per il migliore impiego delle risorse disponibili.

Organico scuola primaria: il tempo pieno

Per quanto riguarda il tempo pieno, come accennato in precedenza, con L 145/2018 art. 1 commi 728 e 729 si è prevista una dotazione organica aggiuntiva, pari a 2000 posti comuni, per incrementare il tempo pieno nella scuola primaria prioritariamente per le classi prime ed in subordine per classi successive alle prime per rispondere alle esigenze di ampliamento del tempo scuola, come definito nello schema di decreto ministeriale – trasmesso per il previsto parere alla Conferenza
unificata – sono indicati i criteri di distribuzione di tale contingente.

Confermati l’orario di 40 ore settimanali per classe, comprensive del tempo dedicato alla mensa, l’assegnazione di due docenti per classe e l’obbligo dei rientri pomeridiani.

Inoltre, l’ulteriore attivazione del tempo pieno, ricorrendo a risorse eccedenti individuate in base alla L 145/2018, è effettuata sempre nei limiti della dotazione organica complessiva autorizzata nell’ambito dell’organico dell’autonomia.

Organico scuola primaria: gli spezzoni orario

La circolare riferisce anche che è previsto l’utilizzo, anche nella scuola primaria, degli “spezzoni orario”, che, unitamente alle ore residuate dalla costituzione di altri posti (compresi quelli riguardanti l’insegnamento dell’inglese), concorrono alla formazione di posti interi (organico di diritto) nell’ambito della stessa istituzione scolastica.

Una volta effettuata tale operazione, qualora nell’istituzione scolastica residuino almeno 12 ore, le stesse possono essere ricondotte a posto intero per riassorbire l’eventuale soprannumero nell’ambito dell’organico dell’autonomia, sempre rimanendo nel limite della dotazione regionale assegnata.
Risulta evidente che le risorse di organico devono essere utilizzate prioritariamente per il mantenimento del modelli orari in atto nella scuola e assicurare a tutti gli alunni la continuità dell’orario delle lezioni seguite nell’anno precedente.

Organico scuola primaria: lingua inglese

L’insegnamento della lingua inglese verrà impartito in maniera generalizzata, nell’ambito delle classi loro assegnate, dai docenti in possesso dei requisiti richiesti, per le ore previste dalla normativa vigente.
A tal proposito il dirigente scolastico, sentito il collegio dei docenti, adotta le soluzioni organizzative utili a garantire in tutte le classi l’assegnazione di un docente in possesso dei titoli per
tale insegnamento.

Solo per le ore di insegnamento di lingua straniera che non sia stato possibile, coprire attraverso l’equa distribuzione dei carichi orario, sono istituiti posti per docenti specialisti, nel limite del contingente regionale.

Di regola viene costituito un posto ogni 7 o 8 classi, a patto che  per ciascun posto si raggiungano almeno 18 ore di insegnamento settimanali.

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Scuola dell’infanzia, indicazioni per l’anno scolastico 2019/2020

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come abbiamo scritto in precedenza, il 20 marzo 2019 è stata pubblicata dal Miur la nota riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2019/2020 con le relative istruzioni operative per la costituzione delle classi e la definizione degli insegnamenti nei vari ordinamenti.

L’organico scuola complessivo sarà composto da 620.836 posti comuni in organico di diritto con un aumento di 3.569 posti di cui:

  • 2.000 posti aggiuntivi saranno destinati all’ampliamento del tempo pieno nella Scuola Primaria (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 commi 728-729 della L.145/2018), di cui 729 al Nord, 330 al Centro, 941 al Sud
  • 400 posti di strumento aggiuntivi saranno destinati ai Licei Musicali (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 comma 730 della L.145/2018)
  • 1.169 posti aggiuntivi stanziati per il riordino dei percorsi negli Istituti Professionali (art.12 D.Lgs. 61/2017).

Sono confermati inoltre i 48.812 posti di potenziamento a completamento dell’organico dell’autonomia ed i 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.

Organico scuola dell’infanzia: le indicazioni

Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, potranno essere ammessi alla scuola dell’infanzia i bambini che compiranno tre anni di età entro il 30 aprile 2020 una volta effettuate le opportune valutazioni di carattere pedagogico – didattico da parte del Collegio docenti, in ordine ai tempi e alle modalità di accoglienza.

Per quanto riguarda l’attuazione degli anticipi, i Direttori degli Uffici scolastici regionali, coadiuvati dai propri Uffici territoriali, definiranno intese con le Amministrazioni comunali interessate, secondo le indicazioni vigenti.

Organico scuola dell’infanzia: il modello orario

Resta confermato il modello orario di funzionamento di 40 ore settimanali.
Tale modello, com’è noto, a richiesta delle famiglie può essere elevato fino ad un massimo di 50 ore settimanali e ridotto a 25
ore settimanali.

Le sezioni primavera, di cui al comma 630 della legge 296/06, possono essere attivate unicamente nel limite delle disponibilità e secondo le modalità definite dal previsto accordo in sede di
Conferenza Unificata.

Organico scuola dell’infanzia: il potenziamento

Per quanto riguarda invece il potenziamento, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, ciascun Ufficio Scolastico Regionale confermerà alla scuola dell’infanzia, nel limite del contingente già assegnato nell’a.s. 2018/19, i posti dell’organico di potenziamento posto comune.

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Organici scuola 2019-2020, ecco la nota del Miur con tutti i numeri

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il 20 marzo 2019 è stata pubblicata dal Miur la nota riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l’anno scolastico 2019/2020 con le relative istruzioni operative per la costituzione delle classi e la definizione degli insegnamenti nei vari ordinamenti.

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L’organico complessivo sarà composto da 620.836 posti comuni in organico di diritto con un aumento di 3.569 posti di cui

  • 2.000 posti aggiuntivi saranno destinati all’ampliamento del tempo pieno nella Scuola Primaria (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 commi 728-729 della L.145/2018), di cui 729 al Nord, 330 al Centro, 941 al Sud
  • 400 posti di strumento aggiuntivi saranno destinati ai Licei Musicali (stanziati dalla Legge di Bilancio, art.1 comma 730 della L.145/2018)
  • 1.169 posti aggiuntivi stanziati per il riordino dei percorsi negli Istituti Professionali (art.12 D.Lgs. 61/2017).

Sono confermati inoltre i 48.812 posti di potenziamento a completamento dell’organico dell’autonomia ed i 100.080 posti di sostegno in organico di diritto.