Programma Ricerche in Artico 2018/2020

Artico, il Ministro Bussetti approva il Programma di Ricerche 2018/2020

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, hanno approvato, con un decreto del 27 marzo, il Programma di Ricerche in Artico per il triennio 2018/2020.

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, hanno approvato, con un decreto del 27 marzo, il Programma di Ricerche in Artico per il triennio 2018/2020.

Si tratta di un Programma di rilevante importanza strategica, che consente all’Italia di attuare, tra l’altro, gli impegni assunti con la Dichiarazione congiunta alla prima “Arctic Science Ministerial” di Washington del 28 settembre 2016.

L’approvazione del Programma permetterà anche l’avvio di bandi rivolti alla comunità scientifica nazionale per lo svolgimento di attività nei territori artici, ampliando in tal modo quanto il Miur sta già realizzando a sostegno delle ricerca scientifica in Antartide.

Il Programma è finanziato dal Miur per un milione di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019, 2020. La sua attuazione operativa è affidata al Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso il quale opera uno specifico Comitato Scientifico per l’Artico cui partecipa anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il Ministro incontra il Commissario Europeo all’Istruzione

Il Ministro Bussetti ha incontrato il Commissario Europeo
all’Istruzione Tibor Navracsics
Spazio europeo dell’Istruzione, Erasmus+ e progetti di Educazione motoria i temi affrontati

Realizzare lo Spazio europeo dell’Istruzione entro il 2025, ampliare le possibilità di mobilità degli studenti che aderiscono al programma Erasmus+ con maggiori risorse comunitarie, trovare percorsi di sostegno a livello europeo per l’introduzione dell’Educazione motoria sin dalla Scuola primaria.

Sono i temi affrontati dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e dal Commissario Europeo per l’Istruzione, la Cultura, la Gioventù e lo Sport, Tibor Navracsics, in un incontro che si è tenuto ieri pomeriggio al MIUR.

Il Ministro Bussetti ha ribadito la disponibilità dell’Italia a sostenere attivamente la costituzione dello Spazio europeo dell’Istruzione entro il 2025, un progetto lanciato proprio dal Commissario Navracsics.

Dal colloquio è emerso inoltre come, in seguito alla firma dell’accordo con la Santa Sede per il reciproco riconoscimento dei titoli universitari, l’Italia occupi un ruolo primario nel sostenere progetti Erasmus+ aperti anche agli studenti degli Atenei della Santa Sede, come auspicato anche dal Commissario Europeo.

Il Ministro ha infine tenuto a sottolineare l’importanza della norma che introduce la presenza di docenti abilitati all’insegnamento dell’Educazione motoria sin dalla Scuola primaria e la necessità di darle un respiro anche transnazionale, attingendo alle esperienze e ai progetti europei. Bussetti ha inoltre dichiarato la disponibilità dell’Italia a partecipare ad attività sperimentali che riguardino l’Educazione motoria e lo sport nelle scuole.

G. Fontana, Un solo paradiso

Fontana, lo scrittore della vita

di Antonio Stanca

   Al 2016 risale Un solo paradiso, ultimo romanzo dello scrittore Giorgio Fontana che fu pubblicato dalla casa editrice Sellerio di Palermo. Fontana vive a Milano, ha trentotto anni, è nato in provincia di Varese nel 1981, si è laureato presso l’Università di Milano ed ha cominciato a scrivere nel 2007. Buoni propositi per l’anno nuovo è stato il suo primo romanzo, seguito nel 2008 da Novalis e dal reportage sugli immigrati a Milano Babele 56. Otto fermate nella città che cambia. Del 2011 saranno il saggio La velocità del buio e il romanzo Per legge superiore che, insieme all’altro del 2014 Morte di un uomo felice, tratterà di temi relativi alla magistratura e alla giustizia in Italia. Le due opere avranno molti premi e molte traduzioni.

   Fontana è, inoltre, attivo collaboratore di numerose testate giornalistiche ed insegna scrittura creativa alla Scuola Holden e alla Naba di Milano.

   Molti sono i modi con i quali ha finora mostrato di volersi impegnare nell’osservazione, nell’esame, nella valutazione della realtà attuale, della vita dei tempi moderni, della società contemporanea. Lo ha fatto da giornalista, da saggista e da scrittore. Non è mai rimasto lontano da quanto accadeva intorno a lui, una testimonianza delle più attente, una presenza delle più partecipi ha voluto che fosse la sua. E alquanto suggestiva è la maniera con la quale, nei romanzi, riesce a ricavare da una circostanza quotidiana, da un avvenimento comune un motivo, un tema che va oltre i limiti dell’accaduto e si carica di altri significati.

   Abile è Fontana pure nell’esposizione sempre sicura, determinata, sempre chiara, precisa anche quando dice di situazioni incerte, confuse, di pensieri, stati d’animo oscuri.

   Anche in Un solo paradiso traspare il Fontana dai contenuti e dalle forme sue solite. Qui si dice di Alessio e Martina, della loro storia d’amore, dell’inizio e della fine di questa. Entrambi vivono a Milano ed entrambi vi sono arrivati da fuori con le loro famiglie, lui dalla montagna, lei dal meridione, lui di famiglia tradizionale, lei di famiglia moderna, lui povero, lei ricca.

   A Milano avevano fatto parte dello stesso gruppo di amici tra universitari e lavoratori, liberi e legati sentimentalmente. Si ritrovavano sistematicamente in determinati posti o locali, sempre avevano da dire, da fare quando non avevano da mangiare o da bere. Tra Alessio e Martina sorgerà una simpatia, un affetto, s’innamoreranno. Lo erano stati in precedenza con altre persone ma ora erano stati presi, travolti da una passione tutta loro. Erano felici, soprattutto Alessio che mai si era sentito tanto corrisposto, tanto desiderato, mai era stato così sicuro di una donna. Senza limiti sarà il loro amore, vorranno stare sempre insieme, vorranno sempre amarsi, non saranno mai contenti, soddisfatti, mai sazi. Col tempo, però, tanto ardore si ridurrà poiché Martina si mostrerà sempre meno partecipe, sempre meno vicina. Lascerà Alessio, non riuscirà a liberarsi dall’attrazione per Michele, suo precedente compagno. Non resisterà al suo pensiero nonostante fosse stato gravemente scorretto nei suoi riguardi.

   Alessio, rimasto solo, si legherà ad un’altra donna ma poi finirà anche con questa e per lui comincerà un periodo di smarrimento che lo porterà prima a viaggiare, poi ad usare l’alcol con sempre maggiore frequenza e quantità, a lasciare il lavoro, a rimanere senza soldi e senza casa, a perdersi per le strade e soprattutto le periferie di una Milano diventata improvvisamente sconosciuta, ostile. Alessio mancherà alla conoscenza di tutti. Nessuno dei tanti amici di una volta saprà come, dove è finito. Nemmeno l’amico col quale era stato una notte intera a Milano in quel bar detto Ritornello dove ai vecchi tempi si ritrovavano tutti. A lui Alessio racconterà la sua storia con Martina e questo racconto sarà il contenuto del romanzo. L’amore tra lui e la donna, il percorso del loro rapporto, l’intensità del loro trasporto, la crisi, la fine: saranno i temi dell’opera del Fontana. Lo scrittore li farà narrare da chi li ha vissuti, da chi ne è uscito rovinato, distrutto perché incapace di rassegnarsi, di capire che anche una relazione come la sua poteva finire.

   Per Martina era stato diverso, lei non aveva avuto molti problemi a smettere con Alessio né li avevano avuti i loro amici comuni a capire che tra loro poteva finire. Solo si era ritrovato tra tutti, solo a non capire e a non essere capito poiché diverso era lui dagli altri, diverse le sue regole, diversa la sua morale. Sono due mondi quelli che Fontana mette a confronto nella sua opera, uno è antico, l’altro è moderno. Al primo appartiene l’uomo, al secondo la donna e gli amici. Da qui il fascino, la suggestione dell’opera, da un confronto che Fontana mostra non sia ancora finito, da un problema non ancora risolto.

   Alessio si troverà di fronte ad un mondo che è cambiato, che non ha posto per lui. Diventerà il suo dramma, la sua fine ma non rinuncerà alla sfida e farà di Fontana un narratore unico, esclusivo poiché ancora una volta impegnato in un problema fondamentale, ancora una volta attento a quanto accade nella vita, a fare di un caso un aspetto dell’esistenza.

Conto annuale Ragioneria dello Stato

Conto annuale Ragioneria dello Stato: l’Europa è lontana per i docenti

Nel conto annuale 2017 pubblicato dalla Ragioneria Generale dello Stato si legge della perdita che hanno subito i salari del personale della scuola e del fatto che essi siano tra i più bassi della Pubblica amministrazione.

La muta eloquenza dei numeri non ha bisogno di alcun commento e denuncia la grave responsabilità della politica che sottopaga la classe intellettuale che ha la responsabilità di formare le future generazioni. Un fatto indegno di un paese civile.

A questo proposito le denunce sindacali sono state poste da tempo alle controparti e con i conti alla mano: a parità di lavoro, i docenti italiani guadagnano in media 8000 euro l’anno in meno rispetto ai colleghi europei.

Il tempo è ormai scaduto. Il Governo crei le condizioni per aprire le trattative per il rinnovo di un Contratto nazionale di lavoro che ci avvicini all’Europa, abbandonando l’insano progetto della regionalizzazione del sistema di istruzione che porterebbe con sé la territorializzazione dei diritti e delle retribuzioni.

Al rinnovo del CCNL si dovrà necessariamente accompagnare il rilancio di una politica di investimenti in istruzione, formazione e ricerca, che riallinei il nostro Paese al resto d’Europa.

Questo il terreno su cui incalzeremo la politica con un’azione forte, puntuale e costante a partire dalla mobilitazione indetta unitariamente con tutti gli altri sindacati della scuola.

Tre tipi di prova e sette tracce uguali per tutti

da Il Sole 24 Ore

di Carmela Palumbo

La revisione della prima prova dell’esame di Stato (articolo 17, comma 3, del Dlgs 62/2017) è finalizzata ad accertare la «padronanza della lingua italiana» da parte del candidato in modo più efficace rispetto al passato. Con un compito comune a tutti gli ambiti e tutti gli indirizzi.

L’introduzione di due nuove tipologie di prova (l’analisi e produzione di un testo argomentativo e la riflessione critica di carattere espositivo- argomentativo) accanto all’analisi e interpretazione di un testo letterario (che è stata invece mantenuta) risponde proprio all’esigenza di verificare, anche in sede di esame, le reali competenze di uso della lingua italiana, soprattutto rispetto all’esatta comprensione di un testo scritto, sintesi corretta ed efficace del suo contenuto, capacità di produzione di proprie argomentazioni e riflessioni sulle tematiche proposte.

Le sette tracce

In complesso allo studente verranno proposte sette tracce tra cui scegliere quella da svolgere. Due riguarderanno la prima tipologia, tre la seconda tipologia e due la terza. A differenza degli scorsi anni per ciascuna traccia i testi di riferimento saranno assai ridotti, per evitare che lo studente, suo malgrado, si trovi a fare il collage delle tante tesi, in genere molto autorevoli, ma al contrario possa concentrarsi sullo sviluppo delle proprie argomentazioni e riflessioni, basandosi sulle conoscenze acquisite. Le sette tracce spaziano tra diversi ambiti del sapere, quali quello artistico, letterario, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale, e anche storico (per inciso, nelle simulazioni di febbraio sono state proposte due tracce che hanno riguardato quest’ultimo ambito), in modo da offrire agli studenti di tutti gli indirizzi di studio tematiche che hanno avuto modo di approfondire durante il percorso scolastico.

Insomma, l’intento esplicito è quello di proporre ai candidati una sorta di “prova autentica”, molto simile ai compiti e alle richieste che si troveranno a sostenere in contesti reali di studio, di lavoro e di vita. Infatti, è di comune esperienza quanto nella vita personale e professionale di ciascuno sia importante avere la capacità di comprendere, sintetizzare, come pure produrre un proprio testo organizzando le informazioni e le conoscenze.

I nuovi obiettivi

Sono noti i dati preoccupanti che emergono dalle indagini Piaac dell’Ocse sull’analfabetismo funzionale (che consiste nell’incapacità di comprendere frasi e testi complessi, cogliendo solo il senso di singole parole e di frasi semplici) della popolazione adulta del nostro Paese. In Italia, infatti, la percentuale di cittadini che, in pratica, non è in grado di leggere un giornale o di cogliere i contenuti di un telegiornale o, molto più banalmente che non riesce a compilare un semplice modulo perché non ne comprende le istruzioni, si aggira intorno al 28% , fra le più alte dei Paesi sviluppati.

Ecco perché con queste nuove tipologie di prova, che vanno a sostituire quelle dell’articolo di giornale e del saggio breve, certamente lontane dalle reali competenze e dal campo di esperienze dei nostri studenti, si vuole rendere la prima prova scritta più coerente con gli obiettivi di apprendimento di tutti i percorsi di studio del secondo ciclo che, per quanto riguarda l’italiano, sono volti al rafforzamento della competenza linguistica, secondo quanto previsto dalle linee guida (per gli istituti tecnici e professionali) e dalle indicazioni nazionali (per i licei), già dal 2010.

Proprio per rendere più stringente il collegamento e la coerenza della prova d’esame con gli obiettivi di apprendimento dei percorsi di studio, è stato predisposto un quadro di riferimento che definisce la natura e la struttura delle singole tipologie proposte. Il quadro di riferimento costituisce, quindi, il complesso delle indicazioni che stanno ispirando il lavoro degli esperti che predispongono le tracce d’esame e le simulazioni di prova, ma nel contempo rappresenta il documento di cui gli insegnanti e le scuole dovranno tener conto per la preparazione degli studenti all’esame. In questo modo il quadro di riferimento svolge una funzione duplice, di orientamento del lavoro degli esperti e di trasparenza verso le scuole e i candidati.

Infine, le commissioni d’esame avranno a disposizione anche una griglia di valutazione nazionale che permetterà, si spera, di dare maggiore omogeneità alla valutazione degli elaborati, evitando le forti sperequazioni territoriali registrate negli anni scorsi.

Miur, capo dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione

Da Montale e Pirandello all’intelligenza artificiale: ecco le nuove simulazioni di italiano

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Tocca a Eugenio Montale il compito di inaugurare il “secondo giro” di simulazione della prima prova dopo il debutto del 19 febbraio. Il ministero dell’Istruzione ha scelto la sua poesia “L’agave sullo scoglio” per testare la capacità degli studenti che vogliono cimentarsi con l’analisi del testo. E allenarsi in vista del compito vero e proprio che dovranno svolgere il 19 giugno quando prenderanno il via, con lo scritto di italiano, gli esami di Stato. Ma vediamo nel dettaglio tutte e sette le tracce proposte dal Miur, suddivise in tre tipologie, come prevede la riforma giunta al traguardo quest’anno. In attesa della seconda (e ultima) simulazione della seconda prova che arriverà martedì 2 aprile.

L’analisi del testo (tipologia A)
Se per la poesia la scelta è caduta su un testo di Montale tratto dalla raccolta Ossi di seppia – con annesso l’invito agli studenti a elaborare un commento argomentato sul rapporto tra la natura e il poeta – per la prosa è toccato a Luigi Pirandello completare il set di tracce per la tipologia A. Con un brano de Il Fu Mattia Pascal in cui vediamo il protagonista Adraiano Meis (alias Mattia Pascal appunto) vagare per Roma dopo aver subito un furto che non può però denunciare, essendo sprovvisto di stato civile. In questo caso si chiede all’alunno di approfondire le tematiche del romanzo e dell’epoca in cui fu scritto.

La riflessione critica (tipologia B)
Il punto di partenza stavolta è un testo di Selena Pellegrini sul marketing del made in Italy. Utile ad approfondire la percezione dell’”italianità” nel mondo. Spazio poi a un articolo di Paolo Rumiz su Repubblica di respiro storico visto che celebrava il centenario dell’ingresso dell’esercito italiano a Trieste durante la Grande guerra. Completa il tris di tracce che dovrebbero suscitare la riflessione critica dello studente un estratto di Panorama del 14 novembre in cui Guido Castellano e Marco Morello su La casa domotica. L’abbrivio per parlare di intelligenza artificiale e del suo impatto sulla vita di tutti i giorni.

Il tema (tipologia C)
Per il “tema di attualità 2.0” il Miur propone una doppia chance. La prima passa per un elogio del viaggio da parte dello scrittore britannico Tim Parks come via di fuga dalla routine e possibilità di incontri inaspettati; la seconda prende spunto da un saggio dello psichiatra Eugenio Borgna e invita gli alunni a riflettere sulla nostalgia nelle diverse fasi della vita. E in entrambi i casi sollecita uno sviluppo il più personale possibile.

Stop al quizzone, seconda prova con un mix fra 2 materie

da Il Sole 24 Ore

di Carmela Palumbo

L’importante novità della seconda prova scritta dell’esame di Stato, introdotta dal decreto legislativo 62/2017, consiste nel fatto che essa può riguardare «una o più» materie che caratterizzano ciascun percorso di studi e non una sola, come è stato fino allo scorso anno scolastico.

Al riguardo si ricorda che, con il decreto di individuazione delle materie per l’esame 2018/2019, il ministro ha scelto di far vertere la seconda prova su due discipline caratterizzanti per tutti gli indirizzi di studio. La decisione è stata anticipata al 18 gennaio, quindi prima del termine prescritto di fine gennaio, proprio in considerazione della novità dell’esame.

Perché due discipline

L’introduzione di due discipline risponde, molto opportunamente, a due ordini di ragioni.

Prima di tutto all’esigenza di centrare maggiormente la seconda prova sulle discipline che più caratterizzano il «profilo educativo, culturale e professionale» dello studente al termine di ciascun percorso di studi. In secondo luogo, all’intento di garantire la presenza nelle prove scritte, nonostante l’eliminazione della terza prova (il cosiddetto “quizzone”), delle materie che hanno maggiormente impegnato gli studenti nel percorso di studi. Infatti, sarebbe alquanto limitante far emergere solo nel corso del colloquio la preparazione e le competenze degli studenti nelle materie di indirizzo. Va, inoltre, sottolineato che ormai dal 2015 sono state fissate in un decreto ministeriale le materie che possono essere oggetto della seconda prova scritta per ogni percorso di studi, tant’è che gli studenti e le scuole le hanno già affrontate nelle precedenti maturità, seppur singolarmente.

Anche per la seconda prova sono stati elaborati i quadri di riferimento e le griglie di valutazione nazionale che, ovviamente, sono distinti per ciascun indirizzo di studi e tengono conto della necessaria integrazione delle discipline caratterizzanti, pur garantendo la sostenibilità della prova da parte degli studenti. Essi costituiscono, come per la prima prova, strumenti di indirizzo dei lavori degli esperti ministeriali e delle attività di preparazione delle scuole e, in ultima analisi, importanti dispositivi per garantire la trasparenza e la conoscibilità per gli studenti e le famiglie della struttura della prova e dei criteri di valutazione che saranno impiegati dalle commissioni di esame.

Simulazioni e materiali

Ovviamente, la costruzione di prove che contemplano la presenza di due discipline complesse richiede particolare attenzione e cura da parte del ministero e anche una fase di “rodaggio” per le scuole, che si è deciso di effettuare attraverso due cicli di simulazioni, uno dei quali già concluso. Grande rilievo rivestono a questo fine anche i materiali autonomamente predisposti dalle scuole e da esperti delle discipline.

Le tracce, quindi, prevedono l’organica presenza delle due discipline coinvolte (per esempio latino e greco al liceo classico o matematica e fisica al liceo scientifico) e non si presenteranno come la somma di due prove, difficili da sostenere da parte degli studenti in un’unica giornata e nel tempo assegnato.

I professionali

Una peculiarità specifica degli istituti professionali è rappresentata dalla presenza di una seconda parte della prova scritta che non è definita a livello nazionale dal ministero, ma è elaborata direttamente da ciascuna commissione d’esame, tenendo conto della particolare caratterizzazione e declinazione che la scuola ha voluto dare ai propri percorsi, in accordo con le aziende e gli stakeholder espressione delle vocazioni produttive del territorio. Quindi, la struttura della prova di esame tiene conto della recente revisione ordinamentale dei percorsi dell’istruzione professionale, che attribuisce ampie quote di autonomia e flessibilità alle scuole nella definizione del curricolo di istituto.

Gli altri indirizzi

Più in generale, la struttura delle prove, prevista per i vari indirizzi di studio dai quadri di riferimento, assume le caratteristiche e le modalità di verifica più adeguate alla natura delle discipline che caratterizzano i percorsi e risponde alla necessità di accertare le reali competenze degli studenti. È così che, per esempio, per molti indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale, come pure per il liceo artistico, le prove avranno forma grafica o scritto-grafica e pratica, mentre nei licei musicali e coreutici forma compositiva-esecutiva, musicale e coreutica.

Miur, capo dipartimento per il Sistema educativo di istruzione e formazione

Addio tesina, prova orale rinnovata per rafforzare i link tra le materie

da Il Sole 24 Ore

di Elena Ugolini

L’Italia è uno dei pochi Paesi che prevede un colloquio orale alla fine della scuola superiore. Penso sia un punto di merito non averlo messo in discussione perché ci sono competenze chiave che non si riescono a verificare attraverso prove scritte o a test standardizzati.

La logica che guida la parte centrale della norma è molto semplice: per verificare «se sono stati acquisiti i contenuti e i metodi propri alle singole discipline, la capacità di utilizzarle e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera» è necessario partire da testi, documenti, problemi, esperienze, progetti. È un’indicazione interessante che non dovrebbe cogliere di sorpresa le scuole ma che mette a fuoco un problema di metodo essenziale per rendere protagonisti del percorso di apprendimento i nostri studenti. Occorre coniugare una struttura comune della prova a livello nazionale con la peculiarità di ogni singolo percorso. Non a caso la stessa disposizione fa riferimento al profilo culturale, educativo e professionale dei licei, alle linee guida per gli istituti tecnici e professionali e al documento del 15 Maggio in cui deve essere documentato il percorso didattico effettivamente svolto dalla singola scuola.

Il colloquio orale degli studenti dell’istituto professionale per meccanici Belluzzi Fioravanti di Bologna che hanno seguito il programma duale svolto nei training center della Ducati, infatti, sarà sicuramente diverso da quello di una classe di liceo scientifico che ha approfondito lo studio della fisica moderna o da quella di un artistico che ha sviluppato importanti progetti di scenografia con il teatro comunale. Come costruire, quindi, un colloquio “ben fatto” all’interno della nuova legge? Come aiutare gli studenti a prepararsi al meglio? È importante provare a costruire da subito prove orali che partano da testi, documenti, problemi, esperienze , progetti per riprendere i nodi nelle fondamentali delle discipline e scoprire tutti i nessi possibili. Le commissioni d’esame sono tutte composte da insegnanti e saranno loro a dare un’impronta piuttosto che un’altra a questo primo anno. Nella pagina successiva sono riportati alcuni esempi di materiali che stiamo utilizzando nella mia scuola: le due immagini del Parco Olimpico progettato da Speer per i Giochi di Berlino del 1936 e della copertura dell’Olympiastadion di Monaco per i Giochi del 1972 di Otto Free (per leggere il il 900 a partire dall’analisi di due edifici assolutamente rappresentativi ); la figura che rappresenta il metodo Sanger di sequenziamento del Dna (per descrivere il principio su cui si basa il metodo nelle sue varie fasi e fare riferimento all’ esperienza di laboratorio nell’alternanza scuola-lavoro). Ma si potrebbe partire anche da un grafico sull’andamento dell’inflazione nella Germania prenazista (per un discorso che spazi su argomenti di storia, filosofia, matematica, cittadinanza e costituzione) o da un passo di un’opera filosofica senza indicare la fonte (invitando l’allievo a riconoscere l’autore e l’opera e a contestualizzare i temi con collegamenti in ambito letterario, filosofico, artistico e scientifico).

La “ qualità “ dei materiali di partenza è ovviamente molto importante, ma è altrettanto importante che gli studenti si abituino a questa modalità di interrogazione che può coinvolgere più docenti contemporaneamente. La legge prevede che la commissione decida nella riunione preliminare i criteri di conduzione, di valutazione e di svolgimento del colloquio. Non precisa quanti materiali dovranno essere in ogni busta ma afferma che «costituiranno solo spunto per l’avvio del colloquio che si sviluppa in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare». Chiede che il candidato svolga una breve relazione sulle esperienze di alternanza scuola-lavoro e ai percorsi svolti nell’ambito di “ Cittadinanza e Costituzione “, garantendo un’equilibrata distribuzione delle diverse fasi del colloquio. Saggiamente chiede di dedicare una sessione alla preparazione dell’orale e alla predisposizione dei materiali perché rendere ordinata e utile una prova di questo tipo non è semplice. Evitando di ritornare a quegli esami orali in cui ogni commissario faceva la sua micro interrogazione in mezzo all’indifferenza generale.

Maturità, tracce simulazione prima prova: Montale, Pirandello e un articolo di Rumiz

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Pirandello e Montale nelle tracce delle simulazioni della Maturità. Ma anche una riflessione sulla vita domotica, il made in Italy e l’eredità del 4 novembre, la nostalgia e il senso del viaggio e del racconto. Ecco gli argomenti proposti stamattina agli studenti di quinta superiore che devono affrontare la nuova Maturità a giugno. Simulazioni attese: la prima è stata a febbraio, oggi la replica. La prova è partita alle 8.50 in tutte le scuole e poco dopo è partito il tam tam via social, poi i testi pubblicati sul sito del Miur.

Per l’analisi del testo letterario il Miur ha proposto “Il fu Mattia Pascal” – Pirandello ero uscito alla Maturità del 2003 –  e la lirica di Montale, l’autore più ricorrente negli Esami di Stato, ben tre volte dal 2000 ad oggi, “L’agave sullo scoglio” tratta da “Meriggi e ombre” della raccolta “Ossi di seppia”. Sul testo di Pirandello al candidato viene chiesto di riassumere il contenuto, individuare i temi centrali, soffermarsi sulla sintassi. E di spiegare la parte conclusiva: “Ma aveva un cuore, quell’ombra, e non poteva amare; aveva denari, quell’ombra, e ciascuno poteva rubarglieli; aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch’era la testa di un’ombra, e non l’ombra d’una testa. Proprio così!“. Infine viene chiesta una propria interpetazione. Questo per dare l’idea di come sarà la prova di italiano fissata il 19 giugno con la nuova Maturità.

Sono sette le tracce, divise in tre grandi argomenti: letterario (due), argomentativo (tre) e argomentativo su questioni di attualità (due).
Per la tipologia B, l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, sono stati proposti articoli e brani di esperti e giornalisti. In particolare viene proposto un testo dal libro dell’esperta di marketing e comunicazione Selena Pellegrini “Il marketing del made in Italy“. Sulla diffusione dell’intelligenza artificiale nella gesitone della vita quotidiana viene proposto un articolo di Guido Castellano e Marco Morello, “Vita domotica. Basta la parola”, tratto da Panorama. Infine un articolo di Paolo Rumiz “L’eredità del 4 novembre. Cosa resta all’Italia un secolo dopo la vittoria” pubblicato su Repubblica a novembre dello scorso anno. Un testo dove rientra l’analisi storica, dopo che la riforma della Maturità a firma del ministro Marco Bussetti, ha eliminato il tema specifico di storia sollevando l’opposizione degli storici.

Per la tipologia C, è stata proposta una riflessione sul viaggio e sul racconto come fuga dalla routine a partire da un articolo dello scrittore Tim Parks, “Sì, viaggiare (con libri e scrittori)”, articolo tratto dal Corriere della Sera 7 del 3 gennaio 2019 ( “Cosa sono io?”, chiede Anna Karenina guardando i passeggeri del suo treno per San Pietroburgo. […] Perché l’intento segreto dello scrittore è sempre quello di scuotere l’identità del lettore attraverso le vicissitudini dei personaggi, che spesso, come abbiamo visto, si trovano in viaggio…”), e un brano dello psichiatra Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, sulla nostalgia: “La nostalgia fa parte della vita, come ne fa parte la memoria, della quale la nostalgia si nutre sulla scia dei ricordi che non dovremmo mai dimenticare, e che ci aiutano a vivere…”.

Terza media, un esame per tutti

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

All’epoca fece discutere la possibilità di ammettere all’esame di terza media anche gli studenti con una insufficienza in una materia o comunque con risultati non pienamente in linea con gli obiettivi di apprendimento. E lo scontro tra rigoristi e garantisti arrivò fin dentro le stanze del ministero dell’istruzione. A un anno dell’entrata in vigore della riforma voluta con la Buona scuola, e firmata con il decreto n. 62 del 2017 dalla ministra Valeria Fedeli, il Miur ha pubblicato il primo report di analisi. Che conferma le attese: il tasso di ammissione è salito al 98,3%. Era al 98% l’anno prima. Un trend, quello dell’ammissione a maglie sempre più larghe, che era partito in verità nel 2010/2011: era il 95,9%, poi il 96,3% e via via a salire.

Se otto anni fa insomma quasi quattro studenti su 100 furono costretti a ripetere la terza media, ora sono meno di due. L’abbondanza è stata certificata dal dicastero guidato da Marco Bussetti anche per le promozioni finali: il 99,8% si diploma. Stesso dato del 2017. Anche negli scrutini del primo e del secondo anno si conferma un tasso di promozioni in crescita: 98,1%. Era il 97,7% nel 2016/2017, il 97% nel 2015/2016.

A livello regionale, il dato sui promossi all’esame è abbastanza omogeneo. Sardegna, Valle d’Aosta, Sicilia e Piemonte registrano un tasso di ammissioni all’esame inferiore rispetto a quello nazionale. Al di sopra della media, invece, Basilicata e Abruzzo, dove il tasso di ammissione supera quello nazionale rispettivamente dello 0,8% e dello 0,6%.

I licenziati con voto sei sono stati il 22,1%, quelli con sette il 28,2%, il 23,7% con otto, il 16,6% con nove, il 5,4% con dieci, il 4% con dieci e lode. La regione con il minor numero di sei è l’Umbria (16,2%), quella con il numero maggiore la Sicilia (26,3%). La Valle d’Aosta registra il minor tasso di dieci e dieci e lode (5,3%).

Gli studenti più brillanti risultano essere quelli della Puglia e della Calabria (13,5% di dieci e dieci e lode), anche questa una conferma del trend degli anni passati.

Conferma infine pure per il rendimento delle studentesse: se il 58,8% degli studenti ha conseguito la promozione con voto sei o sette, la stessa percentuale delle studentesse ha riportato un voto pari o superiore a otto. E questo andamento si riscontra in genere in tutte le materie: italiano, ma anche matematica, lingue e colloquio.

Per non parlare dei tassi di promozione negli anni precedenti. Al primo anno il 98,6% di promosse e il 97,2% di promossi. Al secondo, le rispettive percentuali sono 98,8% e 97,8%. Hanno riportato risultati migliori rispetto alla media nazionale, in termini di ammissioni, gli studenti di Basilicata (+1,1%); Veneto, Abruzzo e Calabria (+0,6%); Emilia e Puglia (+0,5%).

Un capitolo analizza il voto medio per materia e la cittadinanza: gli studenti stranieri risentono ancora nel rendimento delle difficoltà di comprensione ed espressione, anche se con le seconde generazioni il divario si va lentamente colmando.

Gli studenti cinesi riportano i risultati migliori in matematica con un voto medio di 7,4, al pari dunque della media degli italiani. Nelle lingue eccellono i filippini: media di 7,5: più bravi degli italiani di 0,1 punti.

Maturità e poi 6 mesi in caserma I percorsi formativi di Forza Italia

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Dopo la maturità 6 mesi nelle forze armate o nei carabinieri. Gratis. E solo per i giovani cittadini italiani. Appena 15 minuti sono bastati alla Commissione Cultura della Camera, giovedì scorso, per esaminare e rinviare con parere favorevole la proposta di legge di Forza Italia, primo firmatario Matteo Perego di Cremnago, sull’istituzione dal 1° gennaio 2020 di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini di età compresa tra 18 e 22 anni.

Un progetto sperimentale in ambito militare per i giovani italiani in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore, che prevede un semestre di formazione non retribuita con corsi di studio in modalità e-learning, periodi di permanenza presso le strutture formative, operative e addestrative delle forze armate e dell’arma dei carabinieri individuate dal Capo di Stato maggiore della difesa, in forme di apprendimento pratico per il raggiungimento di specifici e indicati obiettivi.

Al termine del percorso l’amministrazione della difesa rilascerà un attestato che certifica l’esito positivo del percorso svolto e che consentirà l’acquisizione di crediti formativi universitari (Cfu) nei termini che dovranno essere stabiliti con apposita circolare del Miur.

Proprio sui Cfu si è soffermata la Commissione Cultura della Camera nell’esprimere parere favorevole alla proposta con la condizione che i crediti non possano essere più di 12 «come previsto dall’articolo 14 della legge n. 240 del 2010 per i crediti relativi a competenze, conoscenze e formazioni acquisite fuori dalle università». «La proposta di legge», spiega il relatore del provvedimento Germano Racchella (Lega), «rientra tra le iniziative intese ad avvicinare il mondo civile a quello militare, offrendo alle giovani generazioni l’opportunità di conoscere direttamente, attraverso un periodo di permanenza nelle forze armate, i valori, la disciplina, la storia e la specificità dell’ordinamento militare».

In particolare, gli obiettivi della proposta sono «l’arricchimento personale, i benefici del percorso formativo svolto in ambito militare, il progetto sperimentale di formazione funzionale alla migliore definizione di futuri percorsi educativi e di specializzazione nelle forze armate», da svolgere «su base volontaria». «Come chiarito nella proposta», conclude Racchella, «l’idea è che il patrimonio di conoscenze maturate dagli allievi durante tale percorso potrà essere utilizzato anche nella progressione degli studi universitari e in ambito professionale». Costo del progetto: 1 milione di euro per il 2020 e 500.000 euro per il 2021, grazie alla corrisponde riduzione dei fondi di previsione del ministero della difesa per il biennio 2019-21.

Docenti part time: devono partecipare a tutte le riunioni, anche se in giorni diversi da quelli di insegnamento. Sentenza Cassazione

da Orizzontescuola

di redazione

I docenti a tempo indeterminato che hanno trasformato il loro rapporto di lavoro da full a part time hanno gli stessi obblighi dei colleghi per le 40 ore di attività collegiali.

Le attività funzionali all’insegnamento art.29 del CCNL 2006-2009

Cosa omprendono? attività collegiali, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione, compresa la preparazione dei lavori degli organi collegiali, la partecipazione alle riunioni e l’attuazione delle delibere adottate dai predetti organi.

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Docenti part time devono svolgere tutte le ore di attività funzionali all’insegnamento

Lo ha stabilito la Corte di Cass. civ., Sez. lavoro con Ord., 14 marzo 2019, n. 7320:

Il personale docente del comparto della scuola assunto con contratto a tempo parziale, sulla base delle disposizioni dettate dagli artt. 46 CCNL 4.8.1995, 36 CCNL 24.7.2003 e 39 CCNL 29.11.2007, nonché dall’art. 7, O.M. 23.7.1997, ha l’obbligo di svolgere le attività funzionali all’insegnamento di carattere collegiale, di cui agli artt. 42, comma 3, lett. a), CCNL 1995, 27, comma 3, lett. a), CCNL 2003, 29, comma 3, lett. a), CCNL 2007, con le stesse modalità previste per i docenti a tempo pieno e, in caso di part time verticale o misto, è tenuto a partecipare all’attività collegiale anche se la convocazione è disposta in giorni della settimana non coincidenti con quelli stabiliti per l’insegnamento.

Due quindi i principi stabiliti:

  • i docenti di ruolo con orario part time non possono usufruire di “sconti” nella partecipazione ai collegi e alle attività funzionali all’insegnamento (max 40 ore per anno scolastico)
  • la partecipazione è obbligatoria anche se la riunione è calendarizzata in giornata diversa da quelle di insegnamento.

Si chiude in questo modo una controversia durata per anni, nella quale spesso i Dirigenti Scolastici si sono trovati in difficoltà per la mancanza di un riferimento normativo più puntuale.

Naturalmente, per le 40 ore relative ai consigli di classe, la partecipazione rimane limitata, come sempre, a quelli in cui si è presente come docente.

Docente in terzo anno FIT: non può partecipare alla mobilità 2019/20

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Il docente in terzo anno FIT acquisisce titolarità nella scuola di servizio. Non può partecipare alla mobilità 2019/20

Un lettore ci scrive

“Sono docente di strumento musicale alla scuola secondaria di primo grado anno di prova neo immessi FIT, volevo chiedere de devo fare domanda di titolarità entro il 5 aprile per restare nella scuola in cui sto prestando servizio su posto vacante”

Il docente che sta frequentando il terzo anno FIT risulta essere giuridicamente supplente annuale e sta svolgendo, quindi  l’anno di prova con contratto a tempo determinato.

Risulterà docente in ruolo con contratto a tempo indeterminato dall’anno scolastico 2019/20, con decorrenza 1 settembre 2019, dopo aver superato l’anno di prova e formazione

Titolarità su scuola senza partecipare alla mobilità

I docenti in terzo anno FIT non potranno partecipare alla mobilità per il prossimo anno scolastico in quanto riservata ai docenti in ruolo e loro non risultano tali alla data di presentazione della domanda di mobilità che, per tutti gli ordini e gradi di istruzione, deve essere presentata entro il 5 aprile

Coloro che supereranno con esito positivo l’anno di prova acquisiranno, per il prossimo anno scolastico, la titolarità nella scuola in cui prestano servizio nel corrente anno scolastico, in sintonia con quanto prevede il CCNI sulla mobilità

Nell’art.6 comma 9 del contratto si dispone infatti quanto segue.

“I docenti di cui al successivo articolo 8, comma 2, lett. d), all’esito positivo del periodo di formazione iniziale e prova,  assumono la titolarità dall’a.s. 2019/20 sul posto accantonato ai sensi del medesimo art. 8 del presente contratto. In caso di contrazione di posti nella scuola di servizio, il docente in questione assume la titolarità su scuola  su un posto tra quelli rimasti disponibili, all’interno della provincia di riferimento, al termine delle operazioni di mobilità e comunque prima delle immissioni in ruolo”

Mobilità, controlli su documentazione. Trasferimento ottenuto può essere revocato

da Orizzontescuola

di redazione

La presentazione delle domande di mobilità si conclude per il personale docente il 5 aprile. Entro la stessa data deve essere presentata la documentazione attestante il diritto alla precedenza.

Un primo controllo sulle dichiarazioni viene sicuramente eseguito prima della pubblicazione dei movimenti (quest’anno fissata al 20 giugno), tuttavia – avverte l’Ufficio Scolastico di Potenza – sarà possibile effettuare altri controlli ed eventualmente procedere con la revoca del trasferimento ottenuto.

“Quest’Ufficio si riserva il diritto di effettuare verifiche campionarie – scrive l’Ufficio Scolastico di Potenza – sulla documentazione presentata da quanti abbiano ottenuto il trasferimento o passaggio in forza delle precedenze
previste da contratto e di procedere, in caso di dichiarazioni mendaci, alla revoca del trasferimento. Le dichiarazioni mendaci, la falsità negli atti e l’uso di atti falsi, nei casi previsti dal D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445 e successive modificazioni, sono puniti a norma delle disposizioni vigenti in materia

Ricordiamo che è possibile revocare, entro una certa data, la domanda già presentata.

Ai fini del ritiro della domanda già inoltrata, è necessario distinguere tra:

  1. ritiro nel periodo di presentazione delle istanze;
  2. ritiro dopo la data ultima di presentazione delle domande.

1. Ritiro domanda nel periodo di presentazione delle istanze

In tal caso, è sufficiente annullare l’invio (per le domande presentate tramite Istanze Online e non in modalità cartacea).

2. Ritiro domanda già inoltrata dopo il termine di presentazione delle istanze

In tal caso, l’articolo 5/2 dell’OM  prevede un termine preciso entro cui è possibile revocare la domanda:

E’ consentita la revoca delle domande di movimento presentate o la regolarizzazione della documentazione allegata. La richiesta di revoca deve essere inviata tramite la scuola di servizio o presentata all’Ufficio territorialmente competente ed è presa in considerazione soltanto se pervenuta non oltre il quinto giorno utile prima del termine ultimo, previsto per ciascuna categoria di personale nell’art. 2 della presente 0.M., per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili

La domanda, dunque, può essere revocata non oltre il quinto giorno utile prima del termine ultimo per la comunicazione al SIDI dei posti disponibili.

Queste le date della comunicazione al SIDI dei posti disponibili (e delle domande di mobilità):

  • docenti: 25 maggio 2019
  • personale Licei Musicali: 4 maggio 2019
  • personale educativo: 22 giugno 2019
  • personale ATA: 6 giugno 2019

Queste, conseguentemente, le date per la revoca delle domande presentate:

  • docenti: 20 maggio 2019
  • personale Licei Musicali:  29 marzo 2019
  • personale educativo:  17 giugno 2019
  • personale ATA: 1 giugno 2019

Oltre i termini suddetti, è possibile comunque inviare la revoca in presenza di gravi e documentati motivi, a condizione che giungano entro la data di comunicazione al SIDI dei posti disponibili.

La domanda di revoca va inviata tramite la scuola di servizio o presentata al’Ufficio territorialmente competente.

Nel caso siano state presentate più domande, sia di trasferimento che di passaggio, si deve specificare quali domande revocare: tutte o solo alcune. Qualora ciò non venga esplicato la revoca varrà per tutte le domande presentate.

Stipendi scuola, profondo rosso: per la Ragioneria dello Stato persi 800 euro in un anno e 1.900 dal 2011

da La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Sempre più giù: lo stipendio medio di chi lavora nella scuola si conferma il più basso del comparto pubblico e perde altri 800 euro medi. A rilevarlo è la Ragioneria generale dello Stato, attraverso il Conto annuale, dal quale emerge che le retribuzioni del personale della scuola erano in media nel 2017 pari a 29.280 euro, ma nel 2008 si sono ridotte a 28.440.

Il dato risente del blocco dei contratti e dell’entrata nel settore di personale più giovane con stipendi più bassi. Ma quel che più conta è che rispetto al 2011 la perdita media è di quasi 1.900 euro annui.

Un gap in crescita: boom compensi per i magistrati

Per rendersi conto del gap rispetto alla PA, sempre dai conteggi della Ragioneria dello Stato, risulta che la retribuzione media dei dipendenti pubblici è di 34.491 euro, con il picco dei 137.294 medi della magistratura (in aumento di 11.000 euro sul 2008). Quindi, un magistrato percepisce quasi cinque volte quello prende un lavoratore della scuola.

Molto alti risultano i compensi di chi opera nella carriera prefettizia e quelli delle autorità indipendenti, con una media che supera i 90.000 euro.

Assieme alla scuola, dove un docente in media percepisce meno di 1.500 euro netti, risultano sotto i 29.000 euro in media i lavoratori delle autonomie locali (28.632 euro).

Il costo del personale della PA

Complessivamente, il costo del personale della pubblica amministrazione nel 2017 è stato pari a 160 miliardi di euro con un aumento dello 0,2% sull’anno precedente e un calo del 4,6% sul 2008. Lo rileva la Ragioneria generale dello Stato sottolineando che a parità di enti rispetto al 2008 si è registrato un calo della spesa del 7% arrivando a 156,1 miliardi.

Gli aumenti maggiori per comparti

Rispetto all’anno precedente, l’aumento della spesa più consistente insieme alla Presidenza del Consiglio (+5,7%) e agli enti di Ricerca (+2,5%) è stato per la scuola (+1,7%) che registra però un calo del 9% sul 2008. Per presidenza del Consiglio e Enti di ricerca si è registrato un aumento anche rispetto al 2008. La spesa del personale si è ridotta soprattutto per le Regioni e le autonomie locali (-3,2% sul 2016, – 21,6% rispetto al 2008) e per il Servizio sanitario nazionale (-0,1% sull’anno scorso, -4,1% sul 2008).