“Voglio rimanere in Italia”

“Voglio rimanere in Italia”

di Mario Coviello

Makam con l’Unicef racconta il suo sogno ai ragazzi della scuola di Ripacandida.
Papa Francesco, al rientro dal suo viaggio in Marocco ha detto “Alcuni migranti hanno testimoniato che la vita di chi emigra cambia e ritorna a essere umana quando trova una comunità che lo accoglie come persona.”
Quasi cento ragazzi e ragazze della scuola elementare e media di Ripacandida il 2 aprile ascoltano in silenzio Makam che racconta il suo pericoloso viaggio che dal Mali lo ha portato prima a San Fele e poi a Rionero, più di un anno fa.
Makam ha 17 anni, è un “ minore straniero non accompagnato”, che vive nel centro dell’Associazione ARCI di Rionero con altri nove compagni.E’ a Ripacandida con il presidente del Comitato Provinciale Unicef di Potenza Mario Coviello e con Caterina Traficante, operatrice del centro, per presentare “ SottoPelle” il docu-film di Giuseppe Russo che racconta la sua storia e quella di altri immigrati che vivono a Rionero e a Tito, nel centro SPRAR, gestito dalla cooperativa “ La Mimosa”.

Gli alunni di quarta e quinta elementare e quelli delle tre classi della scuola media hanno vissuto intensamente i cinquanta minuti della proiezione e sono pronti per le domande a Makam.
“ Sono partito dal Mali dopo la morte di mio padre perchè volevo studiare e la mia famiglia invece mi faceva solo lavorare per dieci, dodici ore al giorno.
Ho attraversato il Burkina Faso e il deserto, facendo il pastore. In Libia pulivo le strade e i giardini pubblici per sopravvivere. Avevo sempre tanta paura perchè lì le armi sono come i cellulari, le hanno tutti. Mi capitava di non poter uscire anche per più giorni dal mio rifugio dove dormivo sui cartoni per le granate e gli spari. Ho visto con i miei occhi uccidere un uomo, farlo a pezzi e buttarlo in una grande busta di plastica.
Il viaggio per mare è stato difficile per le onde grandi che facevano “ballare” il barcone.Io non so nuotare e avevo tanta paura di affogare. Sono sbarcato in Calabria e subito sono stato mandato a San Fele. Ora vivo a Rionero.
Adesso la cosa più importante per me è imparare bene l’italiano per farmi capire e trovare un lavoro come meccanico. “

E risponde alle domande di piccoli e più grandi raccontando il viaggio nel deserto, con la macchina che si rompeva e doveva essere spinta a mano con un caldo insopportabile.Ricorda le frustate che ha ricevuto da ragazzi come lui che lo sfruttavano continuamente.
E Caterina Traficante racconta che “ Makam è molto buono e sensibile e anche per questo stato scelto per dare una mano a Potenza come volontario in un’associazione che segue persone down.” Spiega che nel centro i ragazzi seguono i corsi serali per prendere la terza media e alcuni frequentano le scuole superiori. Racconta che l’Associazione ARCI il 30 e 31 marzo in piazza a Rionero ha raccolto con Makam e gli altri ragazzi una somma importante per la campagna orchidea #Unicef 2019 “ Salva la vita di un bambino.”
“Spostarsi e stabilirsi altrove con la speranza di trovare una vita migliore per sé stessi e le loro famiglie: è questo il desiderio profondo che ha mosso milioni di migranti nel corso dei secoli”. E ancora: “Gli esodi drammatici dei rifugiati” sono “un’esperienza che Gesù Cristo stesso provò, assieme a i suoi genitori, all’inizio della propria vita terrena, quando dovettero fuggire in Egitto per salvarsi dalla furia omicida di Erode”.

Così Papa Francesco scrive nella prefazione al volume Luci sulle strade della speranza, raccolta dei suoi insegnamenti su migranti, rifugiati e tratta, ed entra così nel cuore di un problema che ha toccato anche la sua famiglia: i nonni paterni di Jorge Mario Bergoglio raggiunsero l’Argentina dall’Italia nel gennaio 1929. E ancora papa Francesco ricorda ‘Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.
E i ragazzi di Ripacandida che si avvicinano a Makam e lo abbracciano sorridendo, dicono no alla paura, all’odio, al razzismo.

D. Winslow, Palm Desert

Don Winslow, non solo paura…

di Antonio Stanca

   A sessantasei anni Don Winslow è considerato uno dei maggiori scrittori americani di romanzi di genere poliziesco. E’ nato a New York nel 1953, vive a San Diego, California, e in molte direzioni, regia teatrale e televisiva, attore e guida di safari, investigatore privato e consulente legale, si è applicato prima di dedicarsi soltanto alla scrittura. Aveva scritto pure in precedenza, il suo esordio in narrativa era avvenuto mentre era impegnato altrove ma aveva poi finito col dedicarsi completamente ad essa. Sarà autore di romanzi singoli e soprattutto di serie di opere incentrate intorno ad un personaggio principale e generalmente ambientate in California. La prima di queste serie avrebbe avuto inizio nel 1991 col romanzo London Underground al quale sarebbero seguiti China Girl, Nevada Connection, Lady Las Vegas ed infine Palm Desert del 1996, che l’anno scorso è stato ristampato dalla Einaudi di Torino con la traduzione di Alfredo Colitto.

   Questa serie s’intitola Le indagini di Neal Carey che ne è il personaggio centrale, il protagonista. E’ lui l’investigatore privato incaricato di tanti compiti, di svolgere indagini ma anche, come in Palm Desert, di riportare a casa il vecchio, ottantaseienne, Natty Silver che se n’è andato da Palm Desert, California, si è rifugiato a Las Vegas, Nevada, e si pensa perché attirato dalla città, dai locali pubblici, dai teatri dove per tanti anni ha lavorato nello spettacolo come comico, barzellettiere. Era diventato noto, le sue qualità erano state apprezzate da un vasto pubblico. Lo si era visto dal vivo o in televisione, al cinema e, data la natura popolare del suo repertorio, ovunque era giunta la sua fama. Non è questa, però, la causa della sua fuga. Neal Carey, il protagonista investigatore, scoprirà che era fuggito da Palm Desert perché aveva avuto paura di essere stato visto dai banditi che avevano incendiato la loro casa accanto alla sua facendo credere in un incidente per ricavare grosse somme di denaro dall’assicurazione. Aveva pensato che nell’indagine che ne sarebbe seguita la sua testimonianza avrebbe dovuto rivelare la natura dolosa dell’incendio, avrebbe fatto fallire i piani dei banditi e lo avrebbe esposto al pericolo della loro vendetta. Pertanto quelle che nelle previsioni sarebbero dovute essere le poche ore del viaggio da Las Vegas a Palm Desert si trasformeranno, per Neal e Natty, in una serie interminabile di avventure delle quali entreranno a far parte le loro compagne, più giovane quella di Neal, più vecchia quella di Natty, i precedenti banditi e tanti altri personaggi che nell’affare dell’incendio e dell’assicurazione erano implicati. I due correranno tanti pericoli, vivranno situazioni molto rischiose in luoghi sconosciuti ma alla fine giungeranno, rientreranno nella loro città, nelle loro case e premiati si vedranno tutti, anche le loro compagne, degli sforzi compiuti. Sarà un percorso lungo quello del romanzo durante il quale si avrà modo di scoprire tanta di quell’America che, pur pensando di conoscere, non si finisce mai d’imparare, che, pur credendo libera da ogni peccato, non si finisce mai di sapere quanto di oscuro, di torbido in essa si cela.

   Un aspetto umano, sociale assume pure il romanzo del Winslow che, inoltre, è attraversato da una vena comica, da un umorismo a volte evidente, a volte sotteso. Fa parte dello stile dello scrittore. Non rinuncia mai, Winslow, a cogliere di una situazione pur drammatica quanto di essa può far ridere.

  E’ la nota distintiva della sua scrittura, quella che lo fa leggere da milioni di lettori, lo fa tradurre, traspone in film tanti suoi libri.

  Non disconosce Winslow che nella vita ci si può trovare esposti a pericoli, a minacce, a paure ma non smette di credere che il riso possa essere un modo per salvarsi.

  Uno strano genere di romanzo poliziesco risulta il suo dal momento che insieme al tragico contiene il comico, insieme al pianto il riso. Nuovo ha voluto essere lo scrittore e c’è riuscito!

Studiare all’estero con Intercultura, la Cina meta più gettonata dai nativi digitali

da Il Sole 24 Ore

Per quest’anno scolastico sono 2.200 i giovani delle classi terze e quarte delle superiori, su 7.700 domande, selezionati da Intercultura per periodi di studio all’estero: in più di 1.200 vi trascorrono l’intero anno scolastico. Tra le destinazioni gli Usa mantengono il primo posto (380 ragazzi in media), ma la meta ora dei nativi digitali è la Cina: vi si recano più di 120 ragazzi ogni anno, di cui quasi 100 per l’intero anno scolastico. Boom anche per l’America Latina. Sono i dati diffusi ieri dalla Fondazione Intercultura sulla partecipazione degli studenti itali

I numeri
Se è in continuo aumento il numero di chi sceglie di andare a studiare all’estero a 16 anni – nel 2000 erano poco più di 300 – è cresciuto anche l’atteggiamento cosmopolita: si parte non solo per apprendere una nuova lingua, ma per conoscere e confrontarsi con culture diverse. E se tra le destinazioni il 33% sceglie ancora la vecchia Europa (Irlanda in testa), il 25% opta per l’America Latina (Argentina prima, seguita dal Brasile) , il 22% per il Nord America, il 13% per i Paesi asiatici. Ma in 61 sono partiti anche alla volta dell’Australia, 53 per la Russia, 7 pure in Ghana. Ancora, sono in maggioranza (67%) le ragazze a partire, gli studenti provengono da tutte le regioni ma per lo più da Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, il 60% è iscritto a un liceo. Dal 1955 a oggi, inoltre, sono stati 70mila i programmi di scambio: sono andati a studiare all’estero oltre 42mila ragazzi italiani, e sono venuti in Italia più di 27mila giovani dall’estero. Sono poi oltre 1.500 le borse di studio messe ogni anno a concorso, più di un migliaio finanziate dall’apposito fondo di Intercultura.

Intercultura: opportunità straordinaria per adolescenti
«Migliaia di adolescenti in questi decenni hanno avuto un’opportunità straordinaria – spiega Roberto Ruffino, segretario generale della Fondazione Intercultura – e hanno fatto una scelta anticonformista», entrando «in contatto non solo con una nuova lingua, ma con culture e persone diverse». Hanno «acquisito competenze che li hanno aiutati nel loro percorso scolastico e lavorativo.- ha continuato – ma, soprattutto, hanno maturato una visione diversa del contributo che singolarmente possono dare alla società» e «hanno arricchito il capitale sociale dell’Italia».


Scuole insicure: oltre 250 crolli negli ultimi 6 anni, dal 2001 sono 39 le vittime

da Il Sole 24 Ore

di Alessia Tripodi

In italia più di 17 mila edifici scolastici si trovano in aree con una pericolosità sismica alta o medio-alta. Quasi la metà delle scuole del Paese non possiede certificati di abitabilità e solo il 53% ha quello di collaudo statico. Dal 2013 si sono registrati oltre 250 crolli e dal 2001 l’insicurezza delle scuole ha provocato 39 vittime tra gli studenti. I dati arrivano da un Rapporto di Save the Children e di Cittadinanzattiva presentato ieri alla Camera, dove le associazioni chiedono che venga presentata e discussa dal Parlamento una proposta di legge organica che completi e riordini tutta la normativa.

La mappa dell’insicurezza
Il patrimonio edilizio scolastico italiano, spiega il rapporto, è composto da 40.151 edifici attivi, di proprietà di Comuni, Province e Città metropolitane. Oltre la metà – 22mila – è stata costruita prima del 1970. Solo il 53,2% degli edifici possiede il certificato di collaudo statico, mentre il 53,8% non ha quello di agibilità/abitabilità. Circa 4 milioni e mezzo di studenti tra i 6 e i 16 anni vivono in province totalmente o parzialmente rientranti in aree con una pericolosità sismica alta o medio-alta, nelle quali si trovano 17.187 edifici scolastici, pari al 43% del totale. Nell’anno scolastico 2017-2018 si è registrato un record di crolli e distacchi di intonaco, ben 50 registrati dalla stampa locale. Mentre dall’inizio dell’anno scolastico in corso la stampa riporta 47 crolli, uno ogni 3 giorni. Oltre 250 crolli dal 2013 a oggi.

Dal 2001 39 vittime
L’insicurezza delle scuole ha provocato, a partire dal 2001, 39 giovanissime vittime. Tra loro, ricorda il rapporto i 27 bambini della scuola “Francesco Iovine” di San Giuliano di Puglia (Campobasso), che morirono il 31 ottobre 2002 durante il terremoto che colpì la Puglia e il Molise, e Vito Scafidi, morto il 22 novembre 2008 a seguito del crollo di un controsoffitto nel Liceo “Darwin” di Rivoli (Torino).

Un Manifesto per la sicurezza a scuola
Questi morti si potevano evitare secondo Cittadinanzattiva e Save the Children, che nel Manifesto per una proposta di legge sulla sicurezza scolastica presentato a Montecitorio chiedono il diritto di bambini, insegnanti e personale non docente alla sicurezza scolastica, il diritto all’informazione (anche per le famiglie), ma anche una «definizione chiara delle responsabilità delle istituzioni competenti», il sostegno ai bambini e agli adolescenti coinvolti nelle emergenze e la rappresentanza in giudizio e il patrocinio a spese dello Stato.

Venerdì 5 aprile appuntamento con la notte europea della Geografia

da Il Sole 24 Ore

Come in molti Paesi europei anche in Italia, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ricercatori e appassionati di geografia faranno conoscere i recenti sviluppi della disciplina e del mestiere del geografo.

L’analisi, la rappresentazione e le ipotesi di soluzione dei problemi dell’ambiente, del paesaggio e della gestione del territorio sono solo alcuni tra i temi più attuali di impegno di chi ogni giorno fa ricerca in questo campo di studi.

Tutto avverrà concretamente con esperienze organizzate tanto nelle sedi di lavoro, in molti casi aperte per l’occasione, quanto in luoghi pubblici, piazze e strade del Paese.

Le 50 iniziative si svolgeranno in 30 città italiane a partire dalle ore 18 e fino a notte fonda di venerdì 5 aprile, con esplorazioni urbane, tavole rotonde e con l’uso pubblico dei nuovi e vecchi strumenti della geografia (satelliti, droni, Gis, geodata, atlanti, carte antiche).

Sono in programma anche mostre interattive, percorsi geoletterari, raccolte di vedute di città e paesaggi dei grandi viaggiatori del passato e poi giochi geografici, spettacoli musicali, degustazioni geo-ragionate di prodotti del territorio, aperture al pubblico di luoghi storici e laboratori della geografia e molto altro.

La “Notte europea della Geografia” è un’iniziativa di rilievo continentale promossa dall’Eugeo (l’associazione che riunisce tutte le società geografiche europee) a cui, in Italia, partecipano i maggiori sodalizi geografici italiani, i ricercatori delle università e semplici appassionati.

Il programma complessivo e dettagliato è visibile al link https://www.ageiweb.it/nottedellageografia2019/

L’obiettivo è diffondere una nuova cultura del territorio contribuendo, al tempo stesso, a far conoscere il lavoro del geografo dando visibilità alla ricerca e all’educazione geografica come elementi indispensabili nella cultura del Paese. Elementi necessari per ottenere una corretta e responsabile gestione del territorio, per apprezzare il valore delle bellezze della Terra e per la formazione di cittadini consapevoli e attivi. Una solida “intelligenza spaziale” nel mondo contemporaneo è, infatti, sempre più importante e preziosa non solo nella fase della formazione ma per tutta la durata della vita.

L’Aninsei lancia l’allarme: «Nuove abilitazioni all’insegnamento, oppure le paritarie chiuderanno»

da Il Sole 24 Ore

«In questi anni abbiamo dovuto affrontare un grave depauperamento nel mondo delle scuole paritarie», è quanto affermato da Luigi Sepiacci, presidente nazionale Aninsei, (Associazione nazionale degli istituti non statali di educazione e di istruzione di Confindustria, durante il convegno all’interno della 71° Assemblea nazionale, «lo Stato indice concorsi come quello della Buona scuola per trovare insegnanti per le sue strutture e i nostri docenti, da noi formati nel corso degli anni, non solo li vincono, ma arrivano anche ai primi posti. E di questo noi ne siamo orgogliosi».

«Purtroppo però ciò accade saccheggiando, di fatto, il nostro personale», ha sottolineato Sepiacci, «senza però consentirci di assumere nuovi docenti da abilitare anche attraverso la nostra formazione».

«Le varie direzioni regionali già stanno mettendo in mora le nostre scuole, annunciando di volere ritirare loro la parità se non si dovessero dotare entro breve di docenti già abilitati», ha aggiunto infine Luigi Sepiacci, «ma se i docenti abilitati non ci sono oggi sul mercato del lavoro, l’unica strada percorribile è quella di consentirci di formarli direttamente noi, anche attraverso strumenti quali l’apprendistato professionalizzante di alta fomazione».

Innocenzo Megali, presidente della Consulta regionale dei consulenti del lavoro del Veneto, ha invece analizzato luci ed ombre dell’attuale normativa per il reclutamento del personale docente nel mondo della scuola.

«Abbiamo una carenza conclamata di tecnici preparati per il sistema produttivo italiano», ha spiegato Claudio Gentili, esperto nel campo della formazione, che poi ha aggiunto: «L’istruzione e la formazione devono oggi puntare necessariamente alla qualità quale prerequisito per poter entrare nel mondo del lavoro».

Il punto di vista della politica sul mondo dell’istruzione ha visto la partecipazione del presidente della commissione Cultura del Senato Mario Pittoni, di Valentina Aprea, di Simona Flavia Malpezzi e di Paola Frassinetti.

Sono intervenuti, tra gli altri, Delia Campanelli ed Edvige Mastantuono del Miur e Gian-franco Frere dell’Agesc.

Ha moderato gli interventi Barbara Ciabò e ospitato i lavori della 71° Assemblea Nazionale Giulio Massa di Aninsei – Lombardia.

M5s e Lega si sfidano sui nidi

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

La sfida M5s-Lega è senza esclusione di colpi, anche le misure per l’infanzia sono entrate nella tenzone tra i due alleati di governo. A un Luigi Di Maio che lancia il modello francese, con sconti sugli asili nido del 50%, Matteo Salvini risponde con un piano Marshall per l’infanzia: mille nuovi asili a costo zero per lo stato. Il servizio per l’infanzia dagli 0 ai tre anni di età vede l’Italia assai lontana dall’obiettivo UE di una copertura sul territorio del 33%: ci si ferma 9 punti sotto. Con divari ben più profondi nelle regioni del Sud.

Dopo le polemiche per il congresso mondiale della famiglia a Verona, il vice premier e capo del Movimento5 stelle rispolvera parte del programma per le politiche e annuncia «provvedimenti nel prossimo Def per aiuti alle famiglie sul modello francese: 50% di sconto sui pannolini, 50% sulle spese per la baby-sitter e coefficiente famigliare che si abbatte a seconda di quanti figli hai».

Liquidato come «inutile il dibattito» di questi giorni intorno al congresso di Verona, Di Maio annuncia che «nel Def, oltre al dl Crescita e allo Sblocca cantieri, in qualità di ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali proporrò l’inserimento di un capitolo dedicato proprio alla famiglia, incluse alcune misure che possiamo portare a casa già nel 2019 e con la prossima finanziaria».

Tra i punti chiave, le «agevolazioni sulle rette degli asili nido, fino ad arrivare a un dimezzamento (per il primo, il secondo e il terzo figlio) in quelle Regioni dove il costo è più alto. Nel 2017/2018 la tariffa media mensile, secondo il report di Cittadinanzattiva, è stata di 301 euro mensili, ciò significa che in alcuni casi si potrebbe arrivare a un risparmio anche di 1.500 euro a famiglia in un anno».

Ma Salvini non sta a guardare. Il leader del Carroccio annuncia che sarà «presto calendarizzato il disegno di legge da tempo giacente in parlamento per l’estensione del servizio di assistenza e cura per l’infanzia». Il riferimento è alla proposta di legge (Ac 374), a prima firma Comaroli, che prevede la creazioni a stretto giro di mille nuovi nidi, soprattutto al Sud dove il servizio pubblico è più carente.

Il piano prevede l’erogazione di un contributo statale da ripartire tra le regioni, e a cascata tra gli enti locali, finalizzato alla ristrutturazione degli immobili pubblici inutilizzati affinché siano riconvertiti in asili nido da concedere gratuitamente ai privati. I quali si impegnano a garantire rette sociali elaborate in media ai costi dei nidi pubblici e privati della zona. Il personale? Attinto dalle liste dei lavoratori socialmente utili. Una formula che mira a coniugare iniziativa pubblica e privata, spiega al relazione alla proposta. La somma disponibile per il 2019 è di 500 milioni di euro. Per ripartirla il ministro del lavoro, d’intesa con quello dell’istruzione e università, dovrà promuovere un’intesa in conferenza unificata.

Per entrambi i vicepremier le misure dovrebbero aiutare le famiglie e l’integrazione dei bambini, sostenendo una ripresa dei tassi di natalità. Al momento ciascuno è in campo con il suo programma. La campagna elettorale per le Europee ormai è iniziata.

Infanzia, il calo demografico brucerà in dieci anni 12.600 posti

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

«Da qui al 2050 le stime parlano di un possibile calo demografico del 17%». Il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, intervenendo al Congresso mondiale delle famiglia a Verona, ha ricordato le «percussioni fortissime anche sulla scuola» della denatalità in Italia. Meno figli, meno studenti e, dunque, a norme vigenti, meno classi e meno insegnanti. In tutta Italia. Uno scenario già adesso allarmante. Soprattutto nella scuola dell’infanzia. Senza aspettare 31 anni, infatti, le elaborazioni al 2028 per la scuola italiana della Fondazione Agnelli, a partire dai dati Istat sull’evoluzione demografica, segnano un calo del 13%-11% della studenti tra i 3 e i 18 anni, che dagli attuali circa 9 milioni scenderanno a 8 milioni 8 (tra 7.796.000 e 8.360.000 al 1° gennaio 2028).

Un trend così declinate che non c’è in nessun altro Paese europeo. Investirà in modo progressivo e differenziato tutte le aree e le regioni d’Italia. A partire, appunto, dalla scuola dell’infanzia e dalla primaria. I bambini tra i 3 e i 5 anni, infatti, diminuiranno ovunque già da oggi, portando nel 2028 a una riduzione di 6.343 sezioni delle materne a livello nazionale, a regole vigenti. A seconda delle ipotesi adottate per fecondità e migrazioni, le proiezioni Istat disegnano diverse traiettorie.

Tra 9 anni al Nord i bambini alle materne saranno il 14% in meno, passando da 755.000 a 597.000-700.000. Anche al Centro si avrà -14% di piccoli alunni da 325.000 a 257.000-301.000. Mentre il calo sarà addirittura del 17% al Sud, dove gli alunni della materna scenderanno da 562.000 a 403.000-502.000. La diminuzione maggiore sarà in Sardegna con addirittura un -20%. Seguita, a distanza, da Campania a -15%, Umbria a -13%, Calabria, Basilicata, Marche ed Emilia Romagna a -12%, Puglia, Molise, Veneto, Piemonte a -11%, Toscana ed Abruzzo a -10%. Inferiore alle altre regioni del Sud il calo in Sicilia: -9%. La stessa percentuale del Friuli Venezia Giulia. Mentre -8% lo registreranno Lombardia, Lazio, Liguria e Valle d’Aosta.

Unico segno positivo in Trentino Alto Adige, dove gli studenti della materna aumenteranno dell’1%, pari a 18 classi in più. Nel resto del Paese diminuiranno le classi, arrivando in Campania addirittura -945, in Lombardia a ben -860. Seguite da -548 sezioni in Emilia Romagna, -536 in Veneto, -484 nel Lazio, -461 in Puglia e -448 in Puglia.

Di fatto, il 34,1% delle totale classi che si perderanno si troveranno al Sud, pari a 2.165. Il 41,5% al Nord, con 2.643 sezioni in meno. E il 18,7% al Centro, pari -a 1.188 classi. La variazione del numero delle classi si traduce in variazione del numero di posti nelle materne. Le previsioni, a regole vigenti, per il 2028 sono di 12.600 posti in meno.

Una contrazione degli organici docenti che, a differenza del passato, investirà progressivamente tutte le regioni, comprese quelle del Nord. Di conseguenza si avrà un raffreddamento della mobilità territoriale degli insegnati, poiché diminuiranno le opportunità di trasferii dal Sud al Centro-Nord per entrare in ruolo. «Si assisterà anche a un rallentamento del turnover», spiega la Fondazione Agnelli presieduta. «A soffrirne sarà il rinnovamento del corpo docente e probabilmente anche l’innovazione didattica».

Uno scenario che comporterebbe anche un risparmio di 402 milioni di euro annui per la sola scuola dell’infanzia. «Ma ci sono alternative». Quella «che appare preferibile a chi dà priorità al miglioramento della qualità dell’istruzione in Italia», osserva il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, «è un rafforzamento generalizzato della “scuola del pomeriggio”»».

Nidi, obiettivo Ue più lontano

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Calano le nascite, ma l’obiettivo europeo di copertura del 33% di posti nei nidi per i bambini sotto ai 3 anni di età resta ancora lontano. Intrecciando i dati Istat sull’offerta dei servizi socio-educativi per l’infanzia per l’anno scolastico 2016/17, appena pubblicati, con quelli demografici rilevati dallo stesso istituto tra il 2014 e il 2016, si nota che, mentre i nuovi nati sono diminuiti ben del 5,8%, l’offerta di posti in asili nido e servizi integrati sono aumentati dell’1,2% (www.istat.it). Nel 2016, infatti, risultano iscritti all’anagrafe 473.438 bambini, quasi 30 mila in meno rispetto al 2014.

I servizi per l’infanzia censiti nel 2016/17, invece, coprono il 24% dei posti per i bimbi sotto i 3 anni di età, a fronte del 22,8% dell’anno educativo 2014/15. Un incremento rispetto alla popolazione di riferimento, a cui però corrisponde una diminuzione di posti: dai 357.786 di tre anni prima ai circa 354 mila del 2016/17, pari 3.700 posti in meno. Calano nello stesso periodo anche i servizi presenti sul territorio da 13.262 a 13.147: -115 unità, quasi l’1%.

Più forte la contrazione se si considerano i posti autorizzati nel servizio pubblico: -3%, dal 51% del 2014/15 al 48% del 2016/17. In attesa delle rivelazione per l’anno scolastico 2017/18, l’Istat. Ci sono, tuttavia, regioni in cui il parametro europeo del 33% di posti disponibili era già stato superato nel 2014/15.

È il caso di Valle d’Aosta, Umbria, Emilia-Romagna e della provincia autonoma di Trento, in Toscana con il 32,4% invece era praticamente raggiunto. Nelle altre regioni del Centronord la copertura è prossima al 30%. Nel Mezzogiorno, al contrario, l’obiettivo risulta ancora molto lontano. In Abruzzo, Molise e Sardegna i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano il 20% dei bambini sotto i 3 anni, nelle altre regioni non raggiungono il 15%.

A livello regionale la disponibilità di servizi varia da un minimo del 7,6% dei posti sul potenziale bacino di utenza in Campania, fanalino di coda del Paese, a un massimo del 44,7% in Valle d’Aosta. In alcune regioni, come l’Emilia Romagna e la provincia autonoma di Trento, i nidi e i servizi integrativi pubblici contribuiscono in maniera determinante ad ampliare l’offerta. In altre regioni, come l’Umbria, è decisivo l’apporto delle strutture private. Dal punto di vista della natura giuridica si osserva una rilevante variabilità.

In Calabria il 72% dei nidi e dei servizi integrativi sono privati, a Trento il 73% sono pubblici. L’offerta è variabile anche all’interno delle singole regioni. I comuni capoluogo di provincia, ad esempio, hanno mediamente una maggiore dotazione di strutture rispetto al resto del territorio, corrispondente al 31,8%. In tutti gli altri comuni, invece, si ha una media di 20,8% di posti. Unica eccezione la Sicilia, dove la diffusione dei nidi nei capoluoghi è inferiore a quelli degli altri comuni. Fra i 14 capoluoghi delle aree metropolitane Bologna, Firenze e Roma emergono per valori superiori al 40% dei posti rispetto ai bambini di 0-2 anni. Poco al di sotto Venezia con una copertura del 39,9%.

In tutti i grandi comuni del Centronord la disponibilità di posti è superiore al 33%, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%. Per le aree metropolitane del Sud, poi, sembra esserci più disponibilità di servizi nell’hinterland. Salvo il caso del comune di Napoli.

Contratto, l’indennità è pronta

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Lo stipendio tabellare del mese di aprile dei docenti e del personale Ata aumenterà dai 5 ai 7 euro lordi a partire dalla busta paga di aprile. E’ l’effetto della corresponsione dell’applicazione dell’indennità di vacanza contrattuale per l’anno 2019, così come previsto dall’articolo 1, comma 440 della legge 145/2018 (legge di Bilancio 2019). Lo ha fatto sapere il ministero dell’economia con una nota emessa il 26 marzo scorso. Gli importi saliranno da un minimo di 9 fino a un massimo di 12 euro dal 1° luglio prossimo. I dirigenti scolastici percepiranno 14 euro in più da aprile e 23 euro a partire dalla busta paga di luglio. Gli importi sono al lordo delle ritenute fiscali.

L’indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione previsto dal protocollo del 23 luglio 1993, al fine di tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali. Il protocollo prevede che, dopo 3 mesi di vacanza contrattuale, venga corrisposto il 30% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi. E che dopo 6 mesi di vacanza contrattuale venga corrisposto il 50% del tasso di inflazione programmata, sempre applicato ai minimi retributivi. Vale dire, all’importo dello stipendio tabellare.

L’indennità viene corrisposta dopo che siano trascorsi 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria che disponga in materia di rinnovi dei contratti collettivi per il periodo di riferimento in assenza di alcun versamento di anticipazioni relative agli incrementi retributivi previsto dalla stessa legge. L’articolo 47-bis del decreto legislativo 165/2001, al comma 1, dispone infatti che il governo possa disporre il versamento degli incrementi previsti per il trattamento stipendiale in via provvisoria, previa deliberazione dei rispettivi comitati di settore, sentite le organizzazioni sindacali rappresentative, salvo conguaglio all’atto della stipulazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Questa condizione non si è verificata. E quindi il ministero dell’economia ha applicato il comma successivo della stessa norma. Comma al quale è stata data attuazione tramite l’articolo 2, comma 6, del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro.

La clausola negoziale prevede infatti che, a decorrere dal mese di aprile dell’anno successivo alla scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro, qualora lo stesso non sia ancora stato rinnovato e non sia stata disposta l’erogazione provvisoria degli incrementi stipendiali, l’indennità debba essere corrisposta. Il contratto, peraltro, non nomina direttamente l’indennità, limitandosi a prevedere, entro i limiti previsti dalla legge di Bilancio in sede di definizione delle risorse contrattuali, una copertura economica che costituisca un’anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all’atto del rinnovo contrattuale.

L’importo di tale copertura è pari al 30% della previsione Istat dell’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo armonizzato (Ipca) al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, applicato agli stipendi tabellari. Dopo sei mesi di vacanza contrattuale, l’importo previsto è pari al 50% di tale indice.

Dall’applicazione dei parametri previsti dal contratto deriva, quindi, che l’importo di tale assegno rispetto agli stipendi tabellari sia pari allo 0,42% per il periodo dal 1° aprile 2019 al 30 giugno 2019 e allo 0,70% a decorrere dal 1° luglio 2019. Il diritto all’indennità di vacanza contrattuale è rimasto sospeso nel biennio 2013-2014 per effetto di una previsione contenuta nel decreto del presidente della repubblica 122/2013 (si veda l’articolo 1, comma 1, lettera d). La sospensione ha comportato la cessazione del diritto ai relativi emolumenti per tale biennio.

Il diritto all’indennità di vacanza contrattuale è stato poi ripristinato nel triennio 2015/2017. Ma poi, con la legge 147/2013, è stato nuovamente congelato. Perché l’articolo 1, comma 452, della legge 147/2013 ha stabilito che per gli anni 2015-2017, l’indennità di vacanza contrattuale dovesse essere quella in godimento al 31 dicembre 2013. La corresponsione per legge dell’indennità di vacanza contrattuale deriva da un’apposita previsione legislativa contenuta nell’articolo 47-bis del decreto legislativo 165/2001. Che ha bypassato le disposizioni dello stesso decreto legislativo 165/2001 che, invece, prevedevano l’avvio di una procedura negoziale con i sindacati anche ai fini dell’indennità.

Resta il fatto, però, che sebbene l’articolo 47-bis del decreto prevedeva il versamento per legge dell’indennità, esiste comunque un riferimento nel vigente contratto di lavoro che riporta in auge la contrattazione anche in materia di indennità di vacanza contrattuale (si veda l’ultimo periodo del sesto comma dell’articolo 2 del contratto). Ma il governo ha ritenuto di applicare direttamente le disposizioni di legge senza tenere conto delle deroghe pattuite in sede di contrattazione collettiva.

Maturità 2019, criteri designazione commissari interni. Modello ES-C dall’1 al 12 aprile

da Orizzontescuola

di redazione

Il DM 5222/2019, che disciplina la formazione delle commissioni degli esami di Maturità 2019, fornisce indicazioni specifiche sulla designazione dei commissari.

Maturità 2019: criteri designazione commissari interni

Una volta effettuato l’abbinamento classi/commissioni da parte del dirigente scolastico e a seguito dell’indicazione delle discipline affidate ai commissari esterni, è compito di ciascun consiglio di classe procedere alla designazione dei commissari interni.

Questi i criteri da seguire:

  1. quando la prima prova è affidata ad un commissario esterno, la/le disciplina/e oggetto della seconda prova sono affidate a uno o più commissari interni e viceversa;
  2. i commissari interni, il cui numero deve essere pari a quello degli esterni, sono designati tra i docenti di ruolo e non di ruolo appartenenti al consiglio di classe, titolari dell’insegnamento, individuato tra le discipline non affidate ai commissari esterni. Può essere designato come commissario interno un docente la cui classe di concorso sia diversa da quella prevista dal quadro orario ordinamentale per la disciplina selezionata, purché insegni la disciplina stessa nella classe terminale di riferimento.
    Non è possibile designare commissari interni con riferimento agli insegnamenti facoltativi dei licei e agli ulteriori insegnamenti degli istituti professionali e tecnici finalizzati al raggiungimento degli obiettivi del PTOF;
  3. i commissari interni sono individuati nel rispetto dell’equilibrio tra le discipline, garantendo un’equa ripartizione delle materie oggetto di studio dell’ultimo anno tra la componente interna e quella esterna.  La scelta deve essere, inoltre, coerente con i contenuti della progettazione organizzativa e didattica del consiglio di classe, come illustrata nel documento del 15 maggio, in modo da offrire ai commissari esterni tutti gli elementi utili per una valutazione completa della preparazione del candidato.
  4. Il docente che insegna in più classi terminali può essere designato per un numero di classi/commissioni non superiore a due, appartenenti alla stessa commissione, salvo casi eccezionali e debitamente motivati;
  5. nel caso residuale di costituzione di commissioni con soli candidati esterni, i commissari interni sono individuati dal dirigente scolastico tra i docenti, anche di classi non terminali, del medesimo istituto o di istituti dello stesso tipo, previa intesa con gli altri dirigenti interessati.
  6. Per i candidati ammessi all’abbreviazione per merito, i commissari interni sono quelli della classe terminale alla quale i candidati stessi sono stati assegnati.
  7. I docenti designati come commissari interni, che usufruiscono delle agevolazioni di cui all’articolo 33 della legge n. 104/92, hanno facoltà di non accettare la nomina. Nel caso in cui venga esercitata tale facoltà da parte di docenti titolari di discipline oggetto della prima o della seconda prova scritta, il dirigente scolastico designa docenti dello stesso insegnamento appartenenti alla stessa scuola.
  8. Si sottolinea la necessità di evitare, eccetto nei casi debitamente motivati in cui ciò non sia possibile, la nomina dei commissari interni in situazioni di
    incompatibilità, con riguardo all’assenza di rapporti di parentela e di affinità entro il quarto grado o di rapporto di coniugio con i candidati che essi dovranno esaminare.

Maturità 2019, designazione commissari interni: rientro titolare dopo il 30 aprile

Non è possibile nominare come commissario interno il docente assente per almeno novanta giorni e rientrato in servizio dopo il 30 aprile 2019. In tal caso, la nomina di commissario interno sarà affidata al supplente che ha impartito l’insegnamento nel corso dell’anno scolastico.

Maturità 2019, designazione commissari interni: criteri particolari

Oltre ai succitati criteri, il decreto ne riporta altri definiti particolari:

  • nelle classi articolate su più indirizzi di studio o nelle classi in cui vi siano gruppi di studenti che studiano lingue straniere diverse, i commissari interni sono designati in modo che ciascuno di essi rappresenti i diversi indirizzi o i diversi gruppi di studenti. Se non è possibile assicurare tale rappresentanza, si designano più commissari interni con riferimento a ciascun indirizzo o a ciascun gruppo di candidati. In tal caso, i commissari interni operano separatamente, per ciascun indirizzo o per ciascun gruppo di candidati, in modo che risulti rispettata la parità numerica tra commissari esterni e interni;
  • per i corsi di studio nei quali è obbligatorio lo studio di due o più lingue straniere, qualora la/le disciplina/e oggetto di seconda prova scritta sia una/due lingue straniere e la/le stessa/e sia/siano affidata/e al/ai commissario/i interno/i, questi deve/devono essere il/i docente/i della linguale straniera/e  scelta/e dal Ministro con il summenzionato DM n. 37 del 2019. Lo/Gli altro/i commissario/i interno/i deve/devono essere titolari di discipline diverse da quelle assegnate agli esterni.

Maturità 2019, designazione commissari interni: modello ES-C

Il dirigente scolastico, dopo tale designazione dei commissari interni, procede alla compilazione telematica del modello ES-C e lo inoltra all’Ufficio scolastico regionale per il tramite dell’Ambito territoriale provinciale.

Il modello ES-C va inoltrato dall’1 al 12 aprile 2019.

Esami di Stato, domanda commissari esterni dal 27 marzo al 12 aprile su Istanze online. Decreto e tempistica

Decreto

Allegati

Invalsi III media, alunni assenti e sessione suppletiva: consiglio di classe valuta gravità motivi assenza

da Orizzontescuola

di Nino Sabella

Gentile redazione, vorrei porgere un quesito relativo alle prove Invalsi della secondaria di primo grado. In caso di assenza di un allievo, comunicata con largo anticipo, chi stabilisce se la motivazione dell’assenza è motivata o meno? Il c.d.c o il Dirigente Scolastico? Cosa stabilisce la legge al riguardo?

Rispondiamo al quesito, ricordando dapprima il periodo di svolgimento delle prove Invalsi e cosa è previsto dalla normativa vigente in caso di assenza del candidato.

Invalsi III media: tempistica e discipline coinvolte

Le prove saranno somministrate nei seguenti periodi:

  • classi non campione: 1 -18 aprile 2019
  •  classi campione: 9 – 12 aprile 2019

Le prove, che si svolgono al computer, riguardano tre ambiti disciplinari: Italiano, Matematica e Inglese.

Invalsi III media: requisito d’accesso all’esame

Lo svolgimento della prova Invalsi, in seguito alle novità introdotte lo scorso anno scolastico dal D.lgs. 62/2017, costituisce requisito d’ammissione all’esame, esclusi gli studenti con disabilità che possono essere esonerati dalla prova.

Invalsi III media: alunni assenti e prova suppletiva

Il decreto legislativo 62/2017, all’articolo 7/4, così dispone:

Le prove di cui al comma 1 si svolgono entro il mese di aprile e la relativa partecipazione rappresenta requisito di ammissione all’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione. Per le alunne e gli alunni risultati assenti per gravi motivi documentati, valutati dal consiglio di classe, e’ prevista una sessione suppletiva per l’espletamento delle prove.

In caso di assenza, dunque, si può far svolgere all’alunno assente la prova suppletiva. Ciò è possibile solo per gravi e documentati motivi.

Come leggiamo nel sopra riportato articolo 7/4 è il consiglio di classe a valutare la gravità o meno dei motivi dell’assenza.

La prova suppletiva si svolgerà dal 23 al 30 aprile 2019.

Ai fini dello svolgimento della prova suppletiva, la scuola comunica all’Invalsi, su apposito modulo web, il nominativo degli allievi che hanno diritto a sostenere la/le prova/e durante la predetta sessione.

Invalsi III media, alunni assenti: prova durante la finestra di somministrazione

Nel documento Invalsi di presentazione delle prove viene indicato che, se l’assenza dello studente termina entro la finestra di somministrazione assegnata alla scuola, il recupero della prova (o delle prove) avviene senza alcuna necessità di comunicazione all’Invalsi da parte della scuola. In tal caso, pertanto, non si svolgerà la sessione suppletiva, ma il recupero della/le prova/e avviene entro la succitata finestra di somministrazione.

Nel caso in cui l’assenza dell’alunno termini oltre la finestra di somministrazione assegnata alla scuola, lo stesso dovrà svolgere la sessione suppletiva.

Docenti, Agenzia delle Entrate: devono comunicare se svolgono lezioni private

da Orizzontescuola

di redazione

I docenti dipendenti pubblici che svolgono lezioni private devono comunicarlo all’Agenzia delle entrate.

E’ quanto reso noto sul sito dalla stessa Agenzia.

Flat Tax lezioni private

Dal 1° gennaio 2019  si applica un’imposta sostitutiva dell’Irpef (e delle addizionali regionali e comunali) pari al 15% sui compensi derivanti dall’attività di lezioni private e ripetizioni, svolta dai docenti titolari di cattedre nelle scuole di ogni ordine e grado.

Il nuovo regime di tassazione delle lezioni private e delle ripetizioni è stato introdotto dalla legge di bilancio 2019 (articolo 1, commi da 13 a 16,legge 145/2018).

L’imposta sostitutiva deve essere versata entro il termine stabilito per il pagamento dell’Irpef, la cui disciplina, peraltro, si applica anche per la liquidazione, l’accertamento, la riscossione, i rimborsi, le sanzioni, gli interessi e il contenzioso.

È fatta comunque salva la possibilità di optare per l’applicazione dell’Irpef nei modi ordinari.

Fermo restando quanto previsto dal Testo unico sul pubblico impiego in materia di incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi – articolo 53, Dlgs 165/2001, gli insegnanti che esercitano attività extra-professionale didattica devono segnalarlo all’amministrazione di appartenenza  per consentire la verifica di eventuali situazioni di incompatibilità.

Nel sito, si ricorda che il Testo unico in materia di istruzione stabilisce che al personale docente non è consentito impartire lezioni private ad alunni del proprio istituto. Peraltro, i docenti che svolgono lezioni private devono informare il dirigente scolastico, al quale va altresì comunicato il nome degli studenti e la loro provenienza.

Ove le esigenze di funzionamento della scuola lo richiedano, il dirigente scolastico può vietare lo svolgimento di lezioni private o interdirne la continuazione, sentito il consiglio di circolo o di istituto (articolo 508,Dlgs 297/1994).

Con un successivo provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate saranno stabilite le modalità di attuazione del nuovo regime.

Un medico scolastico in ogni scuola: la proposta della ministra Giulia Grillo

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

A margine di un convegno svoltosi all’Inps la ministra Giulia Grillo ha parlato della proposta di reintrodurre nelle scuole la figura del medico scolastico, inserendola in una legge quadro sull’infanzia o con una delega.

Secondo la ministra Grillo, il medico scolastico potrebbe essere utile per affrontare temi come “i disturbi della sfera psichica della sessualità, il bullismo, le dipendenze da sostanza ma anche da telefonini”.
Anche i medici della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici) sarebbe importante reinserire questa figura nell’ambito di un più ampio progetto di educativo: “L’educazione sanitaria veicolata dai camici bianchi – precisa il presidente Anelli – permetterebbe di affrontare quattro grandi temi, in primis la prevenzione, ovvero vaccini, in parte oggi gestita dai dipartimenti di igiene, grazie al quale stiamo facendo passi avanti nella lotta del cancro alla cervice uterina”.
L’altra questione sono gli stili di vita (quello della obesità infantile legata a scorretta alimentazione e ad una scarsa attività fisica è un problema sempre diffuso) ma non bisogna dimenticare anche la lotta alle dipendenze (droghe, fumo e alcol).
“Ma i medici scolastici – ha  detto ancora Anelli – potrebbero mettere a disposizione le proprie competenze nella lotta alle fake news in campo della salute,  ovvero insegnare ai nativi digitali come riconoscere i siti autorevoli e accreditati, l’importanza della certificazione delle informazioni e del metodo scientifico”.
Volendo assegnare un medico ad ogni istituzione scolastica bisognerebbe però prevedere uno stanziamento di almeno 4-500 milioni di euro.
A conti fatti – ha osservato però la ministra – istituire una figura del genere in ogni scuola costerebbe comunque sempre di meno che curare le patologie una volta che si presentano.
Ma c’è un ostacolo non facilmente superabile: già oggi,infatti,  in diverse regioni mancano medici di base e per i servizi di pronto soccorso e quindi, a maggior ragione, non sarebbe facile trovare figure professionali da destinare ad un progetto che, per quanto importante, non può essere considerato prioritario rispetto ai servizi di pronto soccorso.