Scuola, incontro di maggioranza al Miur

Il 10 aprile si è svolta al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca una riunione tra il Ministro Marco Bussetti, il Sottosegretario Salvatore Giuliano e i parlamentari di Lega e M5S delle Commissioni VII di Camera e Senato. Durante l’incontro sono stati toccati tutti i principali temi dell’agenda di governo relativa alla scuola, comprese le nuove procedure di reclutamento.

A tal proposito, il Ministro ha comunicato il prossimo avvio di concorsi per circa 70.000 cattedre nei vari ordini di scuola che si sommano a quelli già avviati in questi mesi.

La prossima settimana è previsto un nuovo incontro per mettere a punto ulteriori misure sul reclutamento, in particolare l’eliminazione della prova preselettiva e l’aumento della quota di riserva per i docenti di III fascia che avranno maturato più di 36 mesi di servizio alla data del prossimo concorso per la Scuola secondaria.

Regionalizzazione per Scuola & Università? No grazie!

DAL 20 APRILE AL 16 MAGGIO BLOCCO ATTIVITA’ VOLONTARIE DOCENTI ED ATA. Il 17 MAGGIO 2019 Sciopero UNITARIO e generale di tutti i sindacati della Scuola con MANIFESTAZIONE NAZIONALE. Regionalizzazione per Scuola & Università? No grazie! 1) No a differenziazioni di qualità fra le regioni! No alle gabbie salariali ed a contratti regionali! No all’esame di stato invalsizzato! No all’alternanza scuola-ignoranza! I partiti del Governo pentalegato avevano promesso di abrogare la mala-scuola renziana. Invece hanno conservato la chiamata per competenze e lo strapotere dei dirigenti sull’utilizzo degli insegnanti, il ‘bonus’ discrezionale, un organico ‘potenziato’ senza futuro né limiti alle supplenze, ed intendono peggiorare di molto la già gravissima situazione creando un’istruzione pubblica di serie ‘a’ e serie ‘b’ a seconda della ricchezza regionale, con contratti separati per docenti ed ata secondo le aree geografiche. Hanno anche voltato le spalle ai precari, cancellando 42.000 assunzioni col previsto assorbimento dell’organico ‘potenziato’. E del contratto scaduto a fine dicembre 2018 neppure si parla. 2) Per gli stessi motivi l’Unicobas proclama l’astensione dalle attività non obbligatorie previste dai vigenti CCNNLL per tutti gli ata, i docenti, i non docenti ed il personale educativo, sia a tempo determinato che indeterminato, delle scuole, della ricerca e delle università, nonché l’astensione dall’intensificazione d’orario del personale ata per sostituzioni e dalle attività aggiuntive degli insegnanti comunque intese, relative a progetti, incarichi e corsi di recupero. L’’astensione in parola avrà luogo dal 20 Aprile al 16 Maggio 2019.

MOBILITÀ, CHIESTA PROROGA DEI TERMINI

MOBILITÀ, LA FGU CHIEDE AL MIUR UNA PROROGA DEI TERMINI

Prorogare i termini di pubblicazione dei movimenti del personale docente per consentire l’inserimento degli ulteriori posti resi disponibili dai pensionamenti. A chiederlo al Miur è la Federazione Gilda Unams il cui Esecutivo si è riunito questa mattina a Roma.

“A causa del protrarsi delle operazioni di pensionamento dovute a Quota 100, – spiega la FGU – molte cattedre rischiano di restare scoperte e di essere assegnate con supplenze annuali ad attività scolastiche ormai iniziate, a discapito della continuità didattica. Per poter includere nella mobilità anche i posti lasciati liberi dai pensionamenti, e rispettare anche i termini di legge che stabiliscono l’assegnazione per il 50% attraverso trasferimenti e 50% con immissioni in ruolo, è necessario, dunque, che il Miur accolga la nostra richiesta e intervenga con una proroga”.  

S. Viscardi, Abbastanza

Viscardi, una testimone dei tempi

di Antonio Stanca

   Il romanzo Abbastanza di Sofia Viscardi è stato pubblicato da Mondadori nel 2018 ed a Febbraio di quest’anno ha avuto la prima edizione nella collana Oscar Bestsellers della stessa casa editrice. E’ il secondo della scrittrice, che nel 2016 aveva pubblicato il primo, Succede, dal quale è stato tratto il film omonimo.

   La Viscardi, nata a Milano nel 1998, ha ventuno anni e già prima di finire la scuola superiore aveva cominciato ad impegnarsi nell’ambito della comunicazione telematica, dove su Youtube aveva creato un proprio canale per dire di sé, della sua vita. Era riuscita interessante tanto da diventare una nota Youtuber e da meritare nel 2019, insieme ad altri giovani, l’Attestato d’Onore come Alfiere della Repubblica.

   Il mondo, la vita dei giovani, dei ragazzi d’oggi, i loro bisogni, i loro linguaggi  interessano alla Viscardi, i moderni mezzi di comunicazione lei spesso usa per parlarne,  di problemi attuali dice. E così anche nei libri dove completamente nuova è la forma espressiva, la costruzione del discorso, la scelta delle parole. Dialoghi, scambi continui avvengono tra i ragazzi interpreti di Abbastanza, non finiscono mai di parlare tra loro, di dire delle loro cose, di chiedersi se sono abbastanza per gli altri e di concludere sempre che l’importante è essere abbastanza per sè. Sono ragazzi che frequentano l’ultimo anno del Liceo “Virgilio” di Milano. Devono sostenere gli esami di maturità e questo li preoccupa anche se non al punto da rinunciare per lo studio alle loro abitudini, alle loro maniere. Sono i ragazzi della quinta A del “Virgilio” e come tutti i ragazzi d’oggi vivono tra telefonini, auricolari, ritrovi pubblici, bevute, fumo, droghe leggere, brevi amori, piccoli imbrogli e quant’altro è venuto a formare, a riempire il loro mondo. In questo la scrittrice li riprende, in ogni loro momento iniziando dal primo giorno di scuola e arrivando all’ultimo, quello precedente gli esami. Non ci sarà tregua, la Viscardi procederà senza fermarsi. Passerà da un ragazzo all’altro senza che il discorso risulti interrotto, diviso e possibile sarà sempre scoprire nei pensieri, nelle parole di un ragazzo la presenza, l’azione degli altri.

  Nell’opera la scrittrice si muoverà a brevi passi, per paragrafi, per piccole parti intitolate ognuna al nome di uno di quei ragazzi. Trasformerà questi nelle tessere di un mosaico che non cesseranno di comparire e scomparire, di dire e fare, di andare e venire, di cominciare e finire. Un movimento, un processo senza sosta ne risulterà, un percorso che si animerà, si rinnoverà in continuazione poiché il dialogo sarà il modo di comunicare per i ragazzi. I loro dialoghi serrati, i loro discorsi sempre diretti, le loro parole saranno le parti essenziali del libro. Parleranno tutti e sempre. Tutte le loro voci finiranno per diventare una sola, una sola opera, un solo romanzo

   Dei tanti ragazzi che si alterneranno all’inizio il numero si andrà riducendo fino a soltanto quattro, Leo, Marco, Cate e Ange. Saranno loro i protagonisti finali del lungo racconto della Viscardi, tramite loro la scrittrice farà sapere di quant’altro succede intorno, compagni, scuola, famiglie, città.

   All’inizio dell’anno i quattro erano ragazzi completamente diversi, ognuno aveva le sue cose e non sembrava che potessero avvicinarsi, combinarsi. Alla fine, invece, erano diventati amici inseparabili, avevano conservato le loro maniere ma vi avevano fatto rientrare quei sentimenti, quegli affetti che sono propri dell’amicizia e che la fanno durare più d’ogni altro rapporto.    E’ quanto, in effetti, può succedere a quell’età ed oltre a questo aspetto della vita dei giovani tanti altri contiene e rappresenta il libro della Viscardi. Un documento, una testimonianza dei tempi moderni va esso considerato. Ed una delle più autentiche, delle più appassionate poiché compiuta da chi a quei tempi appartiene.

Ancora la valutazione…

Ancora la valutazione per un’inemendabile dirigenza  minorenne

-Francesco G. Nuzzaci-

Con la nota n. 5662 del 02.04.2019 la competente Direzione generale del MIUR, oramai a ridosso di fine anno scolastico, monetizzando l’accordo a suo tempo sottoscritto con cinque delle sei associazioni sindacali rappresentative nella nuova area Istruzione e Ricerca, ha deciso di riesumare il cadavere cui il ministro Bussetti, a fine estate 2018, sembrava aver assicurato una non gloriosa sepoltura.

Dunque, con le stesse modalità adottate nell’anno scolastico 2017/2018, si ripropone il caravanserraglio messo in piedi dalla preistorica direttiva 36/16, emanata da una ministra dell’istruzione della quale s’è persa memoria: che tutto è tranne una valutazione dirigenziale conforme a legge, ovvero in grado di accertare le competenze (o i comportamenti) organizzativo-gestionali e il livello di raggiungimento degli obiettivi formalizzati nell’atto d’incarico, oltre che il rispetto delle direttive dell’Amministrazione.

Su questa rivista ed altrove siamo non infrequentemente intervenuti in materia negli ultimi anni di una storia infinita, una sorta di telenovela stancamente replicata con varianti meramente formali e aggiornate solo nel lessico. E abbiamo sempre rimarcato il dettato della norma imperativa a prescrivere che la valutazione dirigenziale – se valutazione dirigenziale è – sia preordinata, nella fase annuale, semplicemente alla retribuzione di risultato, con significative differenziazioni (quindi, una valutazione strutturalmente selettiva, tradotta in un punteggio) e, al termine dell’incarico di durata minima triennale, alla conferma del medesimo o al conferimento di uno più complesso; oppure, in caso di esito negativo, collegata alle conseguenze sanzionatorie graduate nell’articolo 21 del D. Lgs. 165/01. Come per ogni soggetto di qualifica dirigenziale!

Mentre per dei minus habens da assistere sino alla quiescenza, la valutazione la si vuole finalizzata a un miglioramento continuo, prendendo le mosse dall’inaffondabile Portfolio, da compilare insieme alle sue corpose appendici parimenti cartacee e aventi l’esclusiva funzione di orientamento, analisi e riflessione sui compiti e sulle competenze richieste al dirigente… nonché di supporto allo sviluppo professionale.

Sicché:

a) il procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici anche per il corrente anno sarà privo di ricadute sulla retribuzione di risultato, sempre surrogata da una miserabile mancia secondo un criterio di mero automatismo, essendo parametrata sulla fascia di complessità dell’istituzione scolastica diretta;

b) la partecipazione è da intendersi non prescrittiva: il che, per chi non voglia corrisponderla, esclude l’espressione della valutazione di prima istanza da parte dei nuclei nonché l’adozione di qualsiasi provvedimento di valutazione  finale da parte dei dirigenti degli uffici scolastici regionali.

Pertanto, chi non sarà disponibile a gravarsi di un’inutile molestia burocratica del tutto inconferente  e gratuitamente vessatoria, priva di qualsivoglia effetto che non sia quello di fungere da cavia per legittimare ruoli e funzioni altrui, non dovrà più temere di essere schedato e/o di subire eventuali ritorsioni.

I colleghi che invece desiderino affastellare documenti più o meno ponderosi, sottoporsi a colloqui con esperti di improvvisato conio e magari essere bacchettati come scolaretti abbisognevoli di perenne accompagnamento mano nella mano, facciano pure. Ma si rendano avvertiti che in tal modo avalleranno un dispositivo che non sarà più posto in discussione quando si avvierà il previsto confronto non appena completato il vaglio dell’ipotesi di CCNL d’area da parte degli organi di controllo, con conseguente stipula del testo ufficiale.

In tale sede – è un classico! – si  riediterà il copione che, rigorosamente, prevede l’incessante richiesta di garanzie per una valutazione oggettiva, primariamente pretendendosi la presenza di esperti al momento ridotti a poco più, ma forse a poco meno, di una quarantina di dirigenti tecnici, buona parte dei quali dirigenti scolastici e docenti di nomina politica e ad tempus, la cui comprovata competenza è tutta da dimostrare e che sarebbe bene tornassero a respirare la polvere della trincea.

Quindi, dopo un po’ di ipocrita melina per una mission impossible, l’ennesimo fallimento sarà bell’e servito, come sistematicamente avviene da vent’anni e con sommo gaudio delle parti in commedia: dell’Amministrazione-datrice di lavoro, che risparmierà un bel po’ di soldini;  di CISL-CGIL-UIL-SNALS, che preserveranno i docenti e il personale ATA – loro soci di (schiacciante) maggioranza – dal rischio di essere valutati dal proprio datore di lavoro, siccome privo di legittimazione perché, lui per primo, non è valutato!

Rimane invece per noi un mistero insondabile l’inopinato allineamento dell’ANP, sindacato d’area,  che dice di rappresentare per il 50 i dirigenti scolastici e che pure avrebbero il diritto a una valutazione normale di una dirigenza normale, vale a dire una valutazione dirigenziale snella e maneggevole, sul modello utilizzato per i colleghi – colleghi? – dirigenti amministrativi e tecnici del medesimo datore di lavoro (il MIUR): con una–due schede corredate di una documentazione essenziale e liberamente allegabile dal valutando, il cui unico, imperdonabile, difetto è  nell’aver dato ripetuta prova di funzionare!

Il diritto, in definitiva, ad una valutazione dirigenziale seria, non disconnessa – se positiva –  da una vera retribuzione di risultato e di consistenza non inferiore a quellacorrisposta ai dirigenti di pari fascia e privi di aggettivazioni; le cui occorrenti risorse finanziarie dovrebbero costituire l’obiettivo irrinunciabile nella già formalmente in corso tornata contrattuale 2019-2021, congiuntamente al conseguimento della perequazione retributiva di parte variabile, dopo che – con fatica e al quarto contratto in procinto di sottoscrizione – la dirigenza scolastica è riuscita a realizzare la perequazione retributiva di posizione fissa, iniziando il riscatto  dallo stigma di figlia di un dio minore. Con l’auspicio che, per completare il percorso, non ci vogliano altri vent’anni. In tutto farebbe quaranta: lo stesso periodo impiegato dal Popolo d’Israele per raggiungere la Terra Promessa.

«Per gli studenti più tempo pieno e meno docenti»

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Precari e stipendi. Stipendi e precari. Gira e rigira la cronaca sulla scuola italiana continua a ruotare intorno a questi due poli. Come dimostrano le vicende degli ultimi due giorni, tra vertici sulle assunzioni per il prossimo anno e conferme dello sciopero generale in agenda per il 17 maggio. Due temi importanti, per carità. Soprattutto per chi nelle classi ci lavora. Meno per chi ci studia. Anche perché, oltre che ad avere la classe docente più anziana e tra le meno pagate d’Europa, il confronto tra il nostro sistema educativo e quello degli altri manifesta emergenze di altro genere. Che restano tali di riforma in riforma: il livello di «analfabetismo funzionale» in Italia è del 30%, contro il 15% della Ue, il livello di competenze «adeguate o elevate» è solo del 30% contro il 65% europeo, abbiamo tassi di giovani senza diploma (20%) e di abbandoni precoci (14%) praticamente doppi rispetto all’Europa, due ragazzi su tre non hanno trattato a scuola temi di educazione civica (tre su quattro addirittura non conoscono la Costituzione) e nelle “literacy e numeracy” (indagine Ocse-Pisa sui 15enni) il nostro Paese risulta sotto la media di ben 80 Stati.

Il punto è che la scuola di oggi, passata, forse troppo rapidamente, dall’essere “per pochi” al diventare “per tutti”, non sa far nascere e alimentare la motivazione ad apprendere. Non coinvolge. Anzi, spesso annoia. L’impostazione didattica è sempre quella “liceale”: molta teoria, poca pratica, troppo densa di nozioni e troppo vuota di competenze. A dirlo è la fondazione TreeLLLe presieduta da Attilio Oliva, con il supporto di Fondazione Cariplo e CariLucca, che presenta stamattina – nel corso del convegno “Il coraggio di ripensare la scuola” in programma all’Università Luiss di Roma – le sue proposte per capovolgere il paradigma dell’istruzione italiana. Rimettendo al centro gli studenti.

L’idea forte di TreeLLLe è quella di una scuola obbligatoria, con ingresso precoce a tre anni e fino a 14, strutturata su un “tempo lungo”, vale a dire otto ore al giorno più mensa. L’offerta di “tempo lungo” dovrà essere obbligatoria per la scuola dell’obbligo, e facoltativa (ma raccomandata) per gli studenti delle superiori. Le ore in più rispetto alle attuali saranno dedicate ad “attività formative”, non a ulteriori lezioni. Qualche esempio? Per i più piccoli, si tratta di introdurre gioco, attività sportive, artistiche e musicali, di rinforzo allo studio per i più deboli. Per i più grandi, spazio invece ad attività di volontariato, di ricerche individuali e di gruppo su temi che li coinvolgano, così da sviluppare l’intelligenza delle mani, emotiva, lo spirito comunitario e critico. Tutte queste attività “aggiuntive”, sempre nella proposta TreeLLLe, dovranno essere accompagnate da co-educatori (non quindi insegnanti che valutano) con contratti a tempo determinato e selezionati dagli stessi istituti. Già oggi, del resto, nei Paesi Ue l’attività scolastica occupa una parte del pomeriggio e si conclude tra le ore 15,30 e le 17.

La seconda proposta di TreeLLLe guarda alla scelta della scuola superiore. Un momento estremamente delicato per il ragazzo, oggi lasciato sostanzialmente “libero” con un minimo di consiglio orientativo della scuola media (quando e dove si fa). TreeLLLe ritiene invece fondamentale che il canale di studio dove indirizzare lo studente debba essere scelto dai docenti, magari con il supporto di psicologi e consiglieri del lavoro, e soprattutto deve essere vincolante per la famiglia, come accade in generale in Europa per evitare scelte errate che conducono poi agli abbandoni. La terza idea sulla scuola è una revisione dei percorsi ordinamentali degli istituti superiori per differenziarli nettamente tra di loro e renderli coerenti agli obiettivi finali specifici. E così, i licei dovranno essere orientati alla prosecuzione degli studi e alle professioni liberali, gli istituti tecnici invece, in prima battuta, devono spingere verso i percorsi Its e il mondo del lavoro, così come i professionali che devono guardare molto di più ai “mestieri”.

Il rapporto non dimentica gli insegnanti. Anzi. Innanzitutto sottolinea che sono una risorsa chiave sovradimensionata e male utilizzata: sono stati “impiegatizzati”, sono troppi e hanno una paga oraria contenuta (10% in meno della media Ue) e uguale per tutti, oltre a nessuna valutazione della qualità professionale. E poi ribadisce che la qualità dei docenti è decisiva per il futuro della scuola, come dimostrano le “isole felici” che alcuni istituti rappresentano anche in ambienti deprivati. Da qui la proposte di TreeLLLe di formarli meglio e premiarne la qualità professionale. A patto di ridurne il numero perché per poterci permettere 800mila prof, inclusi i precari “storici”, finiamo per spendere più o meno quanto fanno i principali partner europei e molto più dei Paesi asiatici (che, nei rapporti internazionali, ottengono i risultati migliori). Solo così – spiega TreLLLe – possiamo recuperare le risorse per finanziare il ripensamento del sistema scolastico sulla base di parole d’ordine nuove. E soprattutto diverse.

Dal Miur le indicazioni operative per gli esami di Stato nel primo ciclo. Prove Invalsi tra oggi e il 18 aprile.

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Con la nota 5772 del 4 aprile 2019 il Ministero dell’Istruzione ha fornito indicazioni aggiuntive a quanto precedentemente comunicato (note 1865 del 10 ottobre 2017, 312 del 9 gennaio 2018, 7885 del 9 maggio 2018) in merito allo svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione e alla certificazione delle competenze da rilasciare al termine della quinta classe di scuola primaria e della terza classe di scuola secondaria di primo grado.

Funzioni di presidente nelle commissioni
La commissione d’esame, articolata in sottocommissioni per ciascuna classe terza, è composta dai docenti del consiglio di classe e presieduta dal dirigente scolastico (articolo 4 Dm 741/2017). In caso di reggenza o assenza o impedimento del dirigente scolastico, compresa la sua possibile nomina come presidente di commissione per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo (Dm 83/2019), le funzioni di presidente della commissione d’esame per il primo ciclo di istruzione sono assegnate ad un docente collaboratore non necessariamente di ruolo nella scuola secondaria di primo grado.

Le prove scritte degli alunni con bisogni educativi speciali
Durante lo svolgimento delle prove di esame, per i candidati con disabilità certificata e con Dsa possono essere utilizzati specifici strumenti compensativi e possono essere attivate misure dispensative secondo quanto previsto nel loro Piano educativo individuale (Pei) o nel Piano educativo personalizzato (Pep).
Di contro, nel caso di alunni con bisogni educativi speciali (Bes) non certificati, ma, comunque, in possesso di una certificazione clinica, non essendo previste misure dispensative, possono essere utilizzati strumenti compensativi, ma solo se funzionali allo svolgimento della prova assegnata e se sono stati indicati nel Pdp.

Svolgimento delle prove Invalsi Cbt
Gli alunni partecipano, entro il mese di aprile, alle prove nazionali di italiano, matematica e inglese predisposte dall’Invalsi, quest’anno nel periodo compreso tra il 10 e il 18 aprile 2019.
Essendo lo svolgimento delle prove prerequisito d’esame, nel caso di assenze per motivi certificati, l’Invalsi procederà a individuare date suppletive, non oltre la prima decade di maggio. In tal caso, ogni scuola provvede ad informare l’Ufficio scolastico regionale territorialmente competente dell’effettuazione delle prove in data successiva al 18 aprile 2019.
Gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative durante lo svolgimento delle prove nazionali sono riservati agli alunni con disabilità certificata, in coerenza con quanto previsto, rispettivamente, dal Pei o dal Pdp. Qualora non fossero sufficienti, il consiglio di classe può predisporre specifici adattamenti della prova, esclusivamente cartacea, oppure l’esonero da una o più prove.

Se la certificazione di disturbo specifico di apprendimento prevede la dispensa dalla prova scritta relativa alle lingue straniere, oppure l’esonero dall’insegnamento delle lingue straniere, la prova Invalsi di lingua inglese non sarà sostenuta.
La nota rammenta che gli alunni dispensati da una o più prove Invalsi, o che sostengono una o più prove differenziate in forma cartacea non riceveranno la relativa certificazione delle competenze da parte di Invalsi.

Certificazione delle competenze
In attesa della ridefinizione del profilo dello studente, in coerenza con le nuove competenze chiave europee del 22 maggio 2018, le scuole utilizzeranno, ancora per il corrente anno scolastico, i modelli di certificazione allegati al Dm 742/2017, riferiti alle precedenti competenze chiave contenute nella Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006.

Fisco, tasse scolastiche e universitarie nel modello F24

da Il Sole 24 Ore

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Tasse universitarie versate con il modello F24. Cinque giorni in più per le fatture elettroniche. La dichiarazione dei redditi (modello redditi) da inviare al fisco entro il 30 novembre e quella Imu-Tasi entro il 31 dicembre. Non solo. Sul fronte dell’Iva arriva anche al possibilità di cedere i crediti Iva trimestrali chiesti a rimborso e l’abolizione della liquidazione periodica Iva del quarto trimestre. Il primo pacchetto di emendamenti approvati in Commissione Finanze alla Camera alla proposta di legge sulle semplificazioni fiscali presentata da Lega e M5S. Nel corso della seduta la commissione ha dato il via libera anche ad alcuni correttivi dell’opposizione, come ad esempio quello presentato da Forza Italia che sposta da 10 a 15 la durata del periodo entro cui è possibile inviare la fattura elettronica dalla data dell’operazione, modificando così la norma che scatterà dal prossimo 1° luglio. Via libera anche a una proposta del Pd secondo cui ai fini del calcolo Isee, si possono prendere a riferimento i dati dell’anno precedente se questo è più conveniente per il nucleo familiare.

Modifiche operative dal 2020

La proposta di legge sulle semplificazioni che ha come primi firmatari la presidente e il vicepresidente della stessa VI commissione di Montecitorio, Carla Ruocco (M5s), che ne è anche relatrice, e Alberto Gusmeroli (Lega), così come quasi tutti gli emendamenti approvati saranno operativi dal 1° gennaio 2020. Il provvedimento, infatti, salvo complicazioni dettate dai lavori d’aula e della commissione, s approderà all’Aula di Montecitorio lunedì 15. Una volta approvato in prima lettura dovrà affrontare l’esame del Senato. Per il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci (Lega) la proposta potrebbe diventare «un testo di commissione», condiviso con le opposizioni.

I versamenti con F24

Sarà possibile versare con il modello F24 le tasse sulle concessioni governative, le tasse scolastiche e quelle universitarie. La proposta iniziale della relatrice Ruocco prevedeva un ambito più ampio di utilizzo del prospetto di pagamento unitario con la possibilità di estenderlo a un nutrito pacchetto di tributi e imposte come quelle su successioni e donazioni, registro, ipotecaria, bollo, nonché ai tributi speciali e ai tributi locali (comprese le tariffe per la prestazione di servizi), oneri accessori, interessi e sanzioni, comprese quelle dovuti per l’inosservanza della normativa catastale.

Dichiarazioni fiscali
Dal 1° gennaio 2020 il modello Redditi e Irap potranno essere inviati all’amministrazione finanziaria entro il 30 novembre. Mentre per la dichiarazione Imu-Tasi ci sarà tempo fino al 31 dicembre. Nella rivoluzione del prossimo calendario fiscale va segnalata la riscrittura delle date dell’assistenza che sarà votata nelle prossime ore dalla Commissione Finanze.

Le novità Iva
Oltre ai 5 giorni in più per la fatturazione elettronica che va a modificare la norma che entrerà in vigore il 1° luglio 2019, viene autorizzata la possibilità di cedere i crediti Iva trimestrali chiesti a rimborso (quest’ultima misura sarà operativa solo dal prossimo anno). Mentre si potrà evitare la comunicazione dei dati delle liquidazioni Iva relativi al quarto trimestre inserendo le informazioni nella dichiarazione annuale Iva che perà dovrà essere presentata entro il 28 febbraio.

Isee valido due anni
Con un emendamento di Silvia Fregolent (Pd), viene previsto che ai fini del calcolo Isee si potranno prendere a riferimento i dati dell’anno precedente se questo è più conveniente per il nucleo familiare. Un correttivo presentato come subemendamento alla modifica voluta dalla relatrice, anch’essa approvata, che fissa la validità della sostituzione dichiarativa unica fino al secondo anno precedente.

Sciopero, il dado ormai è tratto

da ItaliaOggi

Fallito il tentativo di conciliazione al ministero del lavoro, anche l’incontro di ieri sera al all’Istruzione sembra non aver dato risposte adeguate ai sindacati della scuola che marciano così compatti verso lo sciopero generale proclamato per il 17 maggio prossimo. Alla vigilia del voto delle Europee, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda a cui si è aggiunto anche l’Anief, portano in piazza scuola e ricerca, oltre un milione di lavoratori pubblici. Protesta condivisa sulle motivazioni, non da tutti sulle date, anche dagli autonomi.A dispetto del tavolo di confronto al massimo livello politico istituito presso il ministero dell’istruzione, la prima riunione si è tenuta ieri, i sindacati hanno evidenziato che restano in piedi tutte le criticità evidenziate con lo stato di mobilitazione: mancato rinnovo del contratto, autonomia differenziata, stabilizzazione dei precari, carenza degli investimenti. L’obiettivo è di riuscire a incidere, attraverso la protesta, sul prossimo Def, il documento di economia e finanza, che dovrà delineare la manovra finanziaria per il 2020.

Il governo sarebbe pronto a delle aperture soprattutto in materia di reclutamento. Dal prossimo anno e nei prossimi, infatti, l’amministrazione dovrà provvedere a coprire un turnover quantificabile nel doppio dei numeri ordinari: dai 70 mila ai 100 mila posti vacanti. Perché l’effetto combinato tra la cosiddetta quota 100 e il raggiungimento dei requisiti previsti dalla legge Fornero determinerà un numero di pensionamenti molto più alto di quello che l’amministrazione è abituata fronteggiare. Il tutto con l’ulteriore problema dello svuotamento delle graduatorie a esaurimento. Che costituiscono una sorta di camera di compensazione quando le graduatorie dei concorsi non risultano abbastanza capienti.

Il rischio che si corre, dunque, è quello di trovarsi nella impossibilità materiale di coprire il turnover con immissioni in ruolo. E in quel caso l’amministrazione sarebbe costretta a coprire i posti ricorrendo addirittura alle graduatorie di istituto di III fascia, se non addirittura alle messe a disposizione.

La soluzione ipotizzata di accelerare i concorsi, peraltro, risulterebbe scarsamente praticabile. Perché il problema fondamentale è reperire i commissari. I docenti di ruolo, che costituiscono il bacino a cui l’amministrazione attinge principalmente per comporre le commissioni, sono sempre meno disponibili ad assumere questi incarichi, per tre ordini di motivi. Prima di tutto perché non è più previsto l’esonero dall’insegnamento per chi svolge tale ruolo. Poi l’esiguità dei compensi. E, non ultimo, l’alto rischio di rimanere coinvolti in procedimenti penali anche in assenza di comportamenti penalmente rilevanti.

Poi c’è la questione dell’autonomia differenziata: un dossier che è stato rinviato a dopo le Europee, ma che preoccupa molto i sindacati e il personale della scuola, perché prevede il mancato versamento nelle casse dello stato del cosiddetto residuo fiscale da parte delle regioni più ricche. Inoltre, scatterebbe la facoltà, per le regioni a cui sarà attribuita, di modificare anche i programmi scolastici e l’offerta formativa, consentendo una frammentazione culturale tra regione a regione, accusano i sindacati.

Infine c’è la questione del mancato finanziamento del rinnovo del contratto di comparto. A fronte di un aumento netto di circa 500 euro in busta paga in favore dei dirigenti scolastici, già corrisposto, al restante personale è stata versata solo l’indennità di vacanza contrattuale che, nella migliore delle ipotesi, comporterà aumenti a regime di 14 euro netti.

Insomma, le posizioni restano distanti e i sindacati sono compatti nel procedere contro il governo gialloverde con il primo sciopero generale del settore pubblico. Ancora da definire le modalità dello sciopero e le manifestazioni sul territorio. Unità, unità: questo è ad oggi il filo rosso della ritrovata collaborazione della Triplice.

Maturità 2019, Documento del 15 maggio: le novità di quest’anno

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

I docenti delle classe quinte della scuola Secondaria II grado sono chiamati, in sede di consiglio di classe, a predisporre un documento indispensabile per l’organizzazione e lo svolgimento dell’Esame di Stato.

Si tratta del “Documento del 15 maggio”, una sorta di carta di identità della classe, utile alla commissione d’esame e in particolare ai Commissari esterni e al Presidente di commissione per avere informazioni sulla classe, sui programmi svolti, sulla metodologia adottata, sugli strumenti didattici utilizzati, sui criteri di valutazione adottati nel corso dell’anno scolastico e sulle simulazioni delle prove d’esame svolte durante l’anno.

Predisposizione del Documento del 15 maggio

La predisposizione del Documento del 15 maggio deve rispettare i criteri stabiliti nell’OM n.205/2019, con la quale il MIUR fornisce le istruzioni e le modalità organizzative e operative per lo svolgimento dell’Esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2018/2019.

Come indicato nell’art.6 della succitata ordinanza ministeriale, che fa riferimento all’art.17 comma 1 del D.lgs n.62/2017, ai fini dello svolgimento dell’esame di Stato, il consiglio di classe elabora, entro il 15 maggio di ciascun anno, un documento che esplicita i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti, nonché ogni altro elemento che lo stesso consiglio di classe ritenga utile e significativo ai fini dello svolgimento dell’esame.

Il documento illustra, inoltre, le attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ ambito di «Cittadinanza e Costituzione», realizzati in coerenza con gli obiettivi del PTOF, e le modalità con le quali l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera è stato attivato con metodologia CLIL.

Prima dell’elaborazione del testo definitivo del documento, i consigli di classe possono consultare, per eventuali proposte e osservazioni, la componente studentesca e quella dei genitori.

Documento del 15 maggio e privacy

Nella redazione del documento i consigli di classe devono tenere conto delle indicazioni fomite dal Garante per la protezione dei dati personali con la nota del 21 marzo 20 17, prot. 10719, avente come oggetto la diffusione di dati personali riferiti agli studenti nell’ambito del documento del 15 maggio.

In tale nota si sottolinea che “È importante che le scuole del sistema nazionale di istruzione, nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, agiscano nel pieno rispetto dei diritti e delle liberta fondamentali, nonché della dignità degli studenti, anche con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali

Le criticità emerse negli anni scorsi, con indebite diffusioni di dati personali riferiti a studenti, anche tramite la rete internet, da parte di numerose istituzioni scolastiche, in relazione alle modalità di redazione del documento del 15 maggio, come recita la succitata nota del Garante per la protezione dei dati personali, hanno reso necessaria la predisposizione di un documento esplicativo che è stato trasmesso a tutte le scuole interessate. Si tratta di un documento nel quale sono riportate specifiche indicazioni sulla corretta redazione, sulla base della disciplina in materia di protezione dei dati personali, del richiamato documento del 15 maggio.

Considerando che il documento del 15 maggio deve essere immediatamente affisso all’albo dell’Istituto, consegnato in copia a ciascun candidato e che chiunque è interessato può estrarne copia, il Garante ritiene opportuno fornire precise indicazioni per la sua predisposizione al fine di evitare di divulgare informazioni che possano violare la privacy degli studenti.

Nel paragrafo 3 del documento il Garante sottolinea che “[….] a fronte di specifici obblighi normativi che impongono la diffusione di atti o documenti amministrativi, le amministrazioni pubbliche prima di mettere a disposizione sui propri siti web istituzionali atti e documenti amministrativi contenenti dati personali, devono verificare che sia espressamente previsto I’ obbligo di pubblicare anche dati personali, ovvero valutare, caso per caso, se tale diffusione sia effettivamente necessaria rispetto alle finalità sottese alla diffusione del documento (art. 4, comma 1, lettera m), e art. 19, comma 3, del Codice, con riguardo ai dati comuni, nonché artt. 20, 21 e 22, comma 11, con riferimento ai dati sensibili e giudiziari)”

Il Garante ritiene, quindi, che non vi sia alcuna necessita di fornire alla commissione esaminatrice dati personali riferiti agli studenti in un documento che ha come finalità quella di mettere in evidenza il percorso didattico e formative di ciascuna classe e di orientare la commissione nell’organizzazione e nello svolgimento dell’Esame di Stato

Quali allegati

Al documento del 15 maggio possono essere allegati eventuali atti e certificazioni relativi alle prove effettuate e alle iniziative realizzate durante l’anno in preparazione dell’esame di Stato, ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, previsti dal D.lgs. n.77/2005, agli stage e ai tirocini eventualmente effettuati.

Per le classi articolate e per i corsi destinati a studenti provenienti da più classi, il documento del consiglio di classe è comprensivo della documentazione relativa ai gruppi componenti

Documento del 15 maggio: utile per organizzazione del colloquio d’esame

La commissione dovrà tenere conto del documento del 15 maggio nell’espletamento dei lavori relativi all’Esame di Stato e, in particolare, nella predisposizione dei materiali per il colloquio, ai sensi dell’articolo 2 comma 5 del DM n.37/2019, dove si chiarisce quanto segue:

La commissione d’esame dedica un’apposita sessione alla preparazione del colloquio. Nel corso di tale sessione,la commissione provvede per ogni classe, in coerenza con il percorso didattico illustrato nel documento del consiglio di classe,alla predisposizione dei materiali di cui al comma1 da proporre in numero pari a quello dei candidati da esaminare nella classe/commissione aumentato di due. Il giorno della prova orale il candidato sorteggerà i materiali sulla base dei quali verrà condotto il colloquio. Le modalità di sorteggio saranno previste in modo da evitare la riproposizione degli stessi materiali a diversi candidati.”

L’organizzazione del colloquio sarà effettuata, quindi, sulla base di quanto indicato nel documento del 15 maggio e la commissione d’esame proporrà al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi , in sintonia con le indicazioni fornite dal consiglio di classe nel documento del 15 maggio, per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale

Oggi un Preside ogni 600 alunni. Bussetti: il parametro va rivisto

da Orizzontescuola

di redazione

La questione del calo demografico è in questi giorni all’attenzione anche del Ministro Bussetti, che attraverso la stampa ci informa di alcune novità che presto potrebbero coinvolgere le nostre scuole.

Da qui al 2050 le stime parlano di un possibile calo demografico del 17%.

Si tratta, scrive il Ministro, di una tragedia che ha ripercussioni fortissime anche sulla #scuola: lo abbiamo visto dai dati di questi ultimi anni che raccontano una diminuzione del numero degli studenti.

Per l’a.s. 2019/20 il numero degli studenti cala ma il numero dei docenti rimane invariato grazie ad alcune misure:

a. 2000 posti comuni aggiuntivi per incrementare il tempo pieno nella scuola primaria;

b. l’organico del personale docente dei licei musicali è incrementato di 400 posti;

c. un incremento di ulteriori 1169 posti per la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale.

Organici 2019/20: 3.569 posti in più, potenziamento, sostegno. Circolare Miur [ANTEPRIMA]

Incremento settore 0 -6

Il Governo – dice Bussetti – sta lavorando “per rilanciare il sistema d’istruzione. Rafforzeremo il segmento 0-6 anni. Abbiamo già disposto in Legge di Bilancio un incremento di 10 milioni di euro. Passeremo #dalleparoleaifatti”

Revisione parametri autonomia

Un altro aspetto da considerare è quello delle scuole autonome.

In una intervista a La Stampa il Ministro precisa:  “oggi per avere una “autonomia” e, di conseguenza, un dirigente a capo dell’istituto, servono almeno 600 alunni. In alcune aree del Paese, che si vanno svuotando, o per certi indirizzi di scuola molto particolari e poco diffusi questo significa, automaticamente, l’accorpamento con altri istituti e, dunque, una limitazione del loro potenziale. Dobbiamo lavorare per avere regole più flessibili, che valorizzino le specificità territoriali

Una novità importante, che potrebbe anche dare respiro alla imminente graduatoria  del concorso 2017, che sarà formata da 2.900 nuovi potenziali Dirigenti Scolastici.

Concorsi, Bussetti “porteranno nuove energie nella scuola italiana”

da Orizzontescuola

di redazione

Il fulcro dell’incontro di ieri 8 aprile tra sindacati e Ministro è stato rappresentato dalla previsione dei nuovi concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato.

Concorso infanzia e primaria

Tutto pronto, il Ministro ha firmato gli atti preparatori. I posti a disposizione saranno 16.959 (una parte di questi per il sostegno)

I requisiti di accesso

  • diploma magistrale conseguito entro l’a.s.2001/02 oppure
  • laurea in Scienze della Formazione o analogo titolo estero equipollente.
  • Per i posti di insegnamento sul sostegno è richiesta la specializzazione.
  • Non è richiesto servizio di insegnamento per l’accesso.

Concorso secondaria I e II grado

48.536 posti, di cui 8.491 sul sostegno (chiesta l’autorizzazione al MEF, il bando è atteso per l’estate)

Per accedere ai posti comuni (le classi di concorso a cui dà accesso la propria laurea) bisogna essere in possesso di uno dei seguenti titoli:

  • abilitazione specifica sulla classe di concorso oppure
  • laurea (magistrale o a ciclo unico, oppure diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, oppure titolo equipollente o equiparato, coerente con le classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso) e 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Controlla classi di concorso a cui puoi accedere con la tua laurea  oppure
  • abilitazione per altra classe di concorso o per altro grado di istruzione, fermo restando il possesso del titolo di accesso alla classe di concorso ai sensi della normativa vigente oppure
  • laurea più tre annualità di servizio (anche non continuativo, su posto comune o di sostegno, nel corso degli otto anni scolastici precedenti, entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione. Tale requisito è previsto soltanto in prima applicazione; gli aspiranti che ne sono in possesso potranno partecipare al concorso per una delle classi per le quali hanno un anno di servizio). Concorso scuola secondaria, precari con 3 anni servizio: no 24 CFU, riserva 10% posti, supervalutazione servizio

Per i posti di insegnante tecnico-pratico (ITP) il requisito richiesto sino al 2024/25 è:

  • il diploma di accesso alla classe della scuola secondaria superiore (tabella B del DPR 19/2016 modificato dal Decreto n. 259/2017).

Per i posti di sostegno: 

Requisiti già indicati per i posti comuni oppure quelli per i posti di ITP più il titolo di specializzazione su sostegno.

Piano pluriennale assunzioni

C’è la volontà di procedere con il nuovo contratto di comparto – ha assicurato il ministro Bussetti -. Così come vogliamo aprire una nuova stagione concorsuale che possa portare energie nuove nella scuola italiana, con un piano pluriennale di assunzioni che consenta a chi vuole intraprendere la carriera di docente di andare in cattedra e ai precari di essere finalmente assunti“.

Abilitazione insegnamento all’estero: la Spagna unica alternativa riconosciuta dal Miur

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il Miur nei giorni scorsi ha dichiarato che non possono essere ritenuti validi per l’accesso all’insegnamento, sia su posto comune che di sostegno, i titoli conseguiti in Romania al termine dei percorsi di studio denominati “Programului de studii psichopedagogice, Nivelul I e Nivelul II”.

Lo stesso Ministero dopo un approfondito confronto con le competenti autorità rumene, ha chiesto anche il parere del CIMEA (Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche), membro della rete NARIC (National Accademie Recognition Information Centres) dell’Unione Europea, il quale ha chiarito che la qualifica acquisita nei corsi di formazione psicopedagogica “Adeverinta” non è titolo sufficiente per l’esercizio della professione di insegnante, pertanto le richieste di riconoscimento di tali titoli sono da considerarsi rigettate.

Da anni ormai gli aspiranti docenti sono bombardati da notizie relative alla possibilità di potersi abilitare all’estero, lamentando il fatto che non siano forniti gli strumenti per riconoscere un percorso irregolare da un’abilitazione all’insegnamento conseguita all’estero regolarmente e conforme alla direttiva europea.

Riconoscimento abilitazione: presupposti e condizioni

Per ottenere il riconoscimento è necessario possedere una qualifica professionale che, in base alle norme del Paese ove è stata conseguita, permetta l’esercizio della professione di docente abilitato all’insegnamento (Formazione Regolamentata).

Il riconoscimento può essere:

  1. richiesto per gli insegnamenti per i quali l’interessato sia legalmente abilitato nel Paese che ha rilasciato il titolo;
  2. ottenuto a condizione che tali insegnamenti trovino corrispondenza nell’ordinamento scolastico italiano, secondo quanto previsto dall’art. 3, commi 1 e 2, del D.lgs. n. 206/2007.

Il riconoscimento delle qualifiche professionali, com’è noto, è disciplinato dal decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, di attuazione della Direttiva 2005/36/CE.

Il citato decreto legislativo disciplina il riconoscimento delle qualifiche professionali già acquisite in uno o più Stati membri dell’Unione europea, che permettono al titolare di tali qualifiche di esercitare nello Stato membro di origine la professione corrispondente.

Tirocinio all’estero

Il Miur già nel 2014 con una famosa nota ministeriale indica chiaramente che il tirocinio deve essere necessariamente svolto nello Stato dove è ubicata l’università e non in Italia poiché il master è volto ad acquisire il titolo in tale Stato e solo successivamente in Italia.

Legge di incompatibilità vieta la partecipazione a due corsi (abilitazione e specializzazione) nello stesso anno accademico

Altro indice rilevante di irregolarità è quando le agenzie propongono corso di abilitazione secondarie e specializzazione al sostegno nello stesso anno accademico, questo è totalmente irregolare e viola la legge di incompatibilità, nello stesso bando italiano al corso di specializzazione al sostegno è fatto divieto partecipare ad un altro corso nello stesso accademico, quindi abilitazione secondarie e specializzazione al sostegno devono conseguirsi in due anni accademici differenti.

Università deve essere accreditata e riconosciuta dal ministero del paese di origine

Bisogna preoccuparsi poi di accertarsi che l’università sia inserita negli elenchi degli appositi enti atti a riconoscere la validità dell’erogazione del corso abilitante in questione, cosi come regolare deve essere il centro dove si effettua il tirocinio, per regolare si intende non solo che sia una scuola autorizzata ma che abbia le convenzioni necessarie per poter accogliere i tirocinanti in corso di abilitazione.

Specializzazione al sostegno all’estero

Nella suddetta nota riguardante le abilitazioni in Romania, viene anche evidenziato, per quanto riguarda i titoli di sostegno, come non vi sia corrispondenza tra l’ordinamento scolastico italiano e quello rumeno, in cui i soggetti con disabilità frequentano apposite scuole speciali, a differenza di quanto avviene in Italia con l’integrazione nelle classi comuni degli alunni disabili o con bisogni educativi speciali.

Il Miur valuta la regolarità dei percorsi e la congruietà con i percorsi accademici italiani.
Tra i vari percorsi accademici esteri è proprio il tfa sostegno in Spagna ad avere l’ordinamento giuridico educativo e accademico più simile al nostro italiano, nel caso di piccole differenze di percorso infatti il Miur può decidere di riconoscere l’abilitazione a condizione di eventuali misure compensative.
Come stabilito dalla legge l’eventuale misura compensativa è scelta dallo studente tra esame attitudinale o tirocinio.

Archivio riconoscimenti del Miur

Con qualche click sulla pagina ufficiale del Ministero: http://www.miur.gov.it/archivio-pubblicazione-decreti-riconoscimento riusciamo a visionare tutti i decreti di riconoscimento e ci sembra di capire che è dunque ad oggi la Spagna ad ottenere riconoscimenti professionali, le varie società , tra le più famose ad esempio Sife, che lavorano da anni nell’erogazione e consulenza di percorsi abilitanti, si impegnano a dare le info più adeguate e rispettare le normative corrispondenti.

Dagli approfondimenti e le note ministeriali del Miur appare più che evidente, che non esiste automatismo nel riconoscimento del titolo e l’eventuale rilascio del provvedimento finale avviene soltanto dopo un’attenta analisi della documentazione prodotta, nonché dalla verifica dei presupposti giuridico amministrativi prevedendo la valutazione della formazione tramite la comparazione dei percorsi formativi previsti nei due Stati Membri coinvolti, a garanzia per tutti gli insegnanti in Italia che non dovranno sentirsi scavalcati da abilitati irregolari.

Riscatto laurea, già tremila domande con il nuovo metodo

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Novità in materia di pensioni e welfare con la conversione in legge del decreto legge n. 4 del 2019 (convertito nella legge n.26 del 28 marzo 2019).

In particolare, con il riscatto della laurea, è ammesso, a prezzo agevolato e senza alcun limite di età, il riscatto del corso di studi frequentato per il conseguimento di una laurea, un dottorato o un master, purché il periodo di studi oggetto di riscatto si collochi in un periodo di competenza del metodo contributivo, ovvero a partire dal 1° gennaio 1996.

Comunque è possibile, qualora il soggetto abbia meno di 18 anni di contributi al 1995, esercitare la cosiddetta opzione per il metodo contributivo e ottenere così la possibilità di effettuare il riscatto light anche a chi ha studiato prima del 1996.

Il riscatto agevolato è utile sia ai fini del diritto pensionistico sia ai fini della misura.

Ammessa, inoltre, la dilazione in un massimo di 10 anni e la deducibilità fiscale, a vantaggio del soggetto che ne beneficia. Il riscatto potrà essere richiesto in modalità telematica è riguardare anche operazioni di riscatto già effettuate con la precedente normative già accettate o per le quali sia in corso il pagamento rateale.

Riscatto laurea, i primi numeri

Sono circa 3mila le domande di riscatto agevolato della laurea che, nel giro di due mesi sono arrivate all’Inps. Nello specifico: più di 2mila (2.453 per l’esattezza) le domande per quanto riguarda la gestione privata; 530 le domande relative alla gestione pubblica. 

Si prevede che nel corso di un anno, le domande presentate possano arrivare a 18mila.

Riscatto della laurea, come presentare la domanda

La domanda può essere presentata dal diretto interessato o dal suo superstite o, entro il secondo grado, dal suo parente e affine. In tutte queste ipotesi, l’onere versato è detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%, con una ripartizione in cinque quote annuali costanti e di pari importo nell’anno di sostenimento e in quelli successivi.

Per i lavoratori del settore privato, la domanda di riscatto può essere presentata anche dal datore di lavoro dell’assicurato destinando, a tal fine, i premi di produzione spettanti al lavoratore. In tal caso, l’onere versato è deducibile dal reddito di impresa e da lavoro autonomo e, ai fini della determinazione dei redditi da lavoro dipendente, rientra nell’ipotesi di cui all’articolo 51, comma 2, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

Nei casi in cui la domanda sia presentata dal parente o affine o dal datore di lavoro, in fase di presentazione della stessa è necessario che sia acquisito il consenso del soggetto interessato.

La domanda da parte del diretto interessato o suo superstite si presenta online all’INPS attraverso il servizio dedicato. In alternativa, può essere effettuata tramite:

Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 da rete mobile;

Enti di patronato e intermediari dell’Istituto, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

Nel caso di presentazione della domanda da parte del datore di lavoro, dei parenti e affini entro il secondo grado, in attesa dell’implementazione della procedura per l’invio telematico, le domande sono presentate utilizzando il modulo reperibile online.

Riscatto della laurea, vantaggi fiscali

Un aspetto da considerare per il riscatto della laurea è che i versamenti fatti danno diritto a sconti sulle imposte.

Il riscatto della laurea per un figlio a carico che non ha mai lavorato dà diritto alla detrazione del 19% degli importi versati, quindi si pagano meno tasse.

Se si riscatta la propria laurea, invece, si può dedurre l’intero importo versato dal computo del proprio reddito imponibile.

Alla fine di ogni anno si pagheranno perciò le tasse sul proprio reddito decurtato delle cifre versate per il riscatto.

Ecco un facile esempio: se si rateizzano 50.000 euro l’anno per 5 anni, quindi pagando 10.000 euro l’anno, e il proprio reddito è di 50.000 euro l’anno, è come se si guadagnassero 40.000 euro.

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha elaborato per Repubblica.it una serie di esempi che rendono l’idea di cosa significhi riscattare gli studi in questa nuova formula.

Mario 
Nato nel  marzo 1979
Immatricolato nel  novembre 1998
Laureato in Legge Durata 4 anni
Ultimo imponibile 34000
Riscatto ordinario 44880
Riscatto agevolato 20960
Risparmio 53%
Stefano
Nato nel gennaio 1972
Immatricolato nel novembre 1991
Laureato in Scienze politiche Durata 4 anni
Ultimo imponibile 37000
Riscatto ordinario Da calcolare con la riserva matematica
Riscatto agevolato NON attivabile anche se è stato abrogato il requisito anagrafico
Il riscatto è agevolabile solo se il soggetto ha studiato dopo il 1995
Valentina
Nata nel febbraio 1981
Immatricolata nel novembre 2000
Laureata in Ingegneria Durata 5 anni
Ultimo imponibile 40000
Riscatto ordinario 66000
Riscatto agevolato 26200
Risparmio 60%

Tfa sostegno, boom di iscrizioni per il test preliminare. Ma i posti sono pochi in alcuni atenei

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Che il Tfa sostegno fosse molto atteso si sapeva già. Come si prevedeva una grande partecipazione visto che per partecipare non vi è lo sbarramento dell’abilitazione all’insegnamento ma come requisito bastava avere “solo” la laurea ed i 24 CFU.
Ma in alcuni atenei si è verificato un altissimo numero di iscrizioni alla prova d’accesso a fronte di posti a disposizione divenuti irrisori in confronto alla platea di aspiranti.

Tfa sostegno 2019: tante domande per pochi posti

D’altronde, lo avevamo già segnalato in precedenza, con 12.000 istanze a fronte di 1240 posti per la Regione Puglia. Andando avanti con le scadenze, le Università stanno anche già pubblicando l’elenco degli ammessi, ed in molti casi la sinfonia è la stessa.

Ad esempio: solo per l’Università Foro Italico di Roma, a fronte di 300 posti totali disponibili, sono arrivate più di 1600 istanze di partecipazione al test preliminare, suddivise per tutti gli ordini di scuola.

All’Università Milano Bicocca, in totale sono disponibili 330 posti. Alla data di scadenza del bando l’ateneo ha contato 4056 domande di iscrizione, con il dato che balza subito all’occhio della scuola secondaria: per 60 posti sono arrivate 1892 domande!

Infine, L’Università Mediterranea della Calabria, per un totale di 200 posti ha ricevuto 2411 domande di partecipazione al test preliminare.

A questo punto, si attendono le altre Università che ancora non hanno pubblicato i dati delle iscrizioni, oltre agli ultimi bandi che scadranno in questi ultimi giorni.

Tfa sostegno 2019: il test preliminare

Poi, subito con il test preliminare, che si svolgerà il 15 e il 16 aprile 2019 secondo il seguente calendario:

  • per la scuola dell’infanzia in data 15 aprile 2019, mattina;
  • per la scuola primaria in data 15 aprile 2019, pomeriggio;
  • per la scuola secondaria di primo grado in data 16 aprile 2019, mattina;
  • per la scuola secondaria di secondo grado in data 16 aprile 2019, pomeriggio.

Il test preliminare è costituito da 60 quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne deve individuare una soltanto.

Almeno 20 dei predetti quesiti sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti. Il test ha la durata di due ore.

Attenzione, però. Non sarà soltanto l’unica prova a cui saranno chiamati gli aspiranti corsisti del Tfa sostegno.

Infatti la prova di accesso si articola in test preliminare, prova scritta e prova orale.

Solo il test preselettivo ha una data già definita a livello nazionale, diviso per ordine e grado di scuola. L’altro test scritto e quello orale è deciso dalla singola università.

Tfa sostegno 2019, la prova scritta e la prova orale

La prova scritta, suddivisa per ordine e grado di scuola, ha per oggetto una o più tematiche tra quelle previste per il test preliminare di cui all’allegato C, art. 2 del DM 30 settembre 2011

La prova orale, invece, verte sui contenuti della prova scritta e su questioni motivazionali.

Tfa sostegno 2019: cosa studiare per le prove d’accesso?

Le prove di accesso sono definite dal decreto 30 settembre 2011, tutt’ora e pienamente vigente. Nello specifico parliamo dell’allegato C.