C. Durastanti, La straniera

Claudia Durastanti, La straniera

La Nave di Teseo”, 2019

di Mario Coviello

Per il mio compleanno, per i miei 69 anni, mio figlio Massimiliano mi ha regalato il romanzo di Claudia Durastanti “ La straniera” .
Una donna con i capelli bruni corti e un cappotto rosso,con il viso immerso in una parete rosso fuoco, la copertina del libro, mi ha stranamente colpito. Il sommario delle 281 pagine mi ha incuriosito : Famiglia,Viaggi, Salute, Lavoro& Denaro, Amore, Di che segno sei. E mentre scrivo mi accorgo che i capitoli del libro sono quello che si chiede a un oroscopo, subito dopo aver ricordato a se stessi il proprio segno zodiacale.
“ La straniera” mi ha preso subito, come non mi accadeva da tempo. Vengo da mesi di libri cominciati e lasciati presto, non divorati come facevo un tempo per scoprirmi e ritrovarmi in quello che leggo.La Durastanti scrive in prima persona e con una scrittura folgorante, piana e profonda. Comincia il romanzo raccontando di sua madre e suo padre. Due persone sorde che si sono amate e fatte male, in maniera folle e assoluta. Claudia racconta il rapporto con la madre e il padre, l’ infanzia e l’adolescenza nei mesi estivi in America, presso parenti emigrati, e il resto dell’anno a San Martino d’Agri, in provincia di Matera.
Così ha deciso la madre quando Claudia ha sette anni e da Brooklin arriva in Basilicata, in un piccolo paese sperduto tra i calanchi. Ha imparato solo l’italiano degli emigrati e conosce bene oltre l’inglese, la lingua inventata che usa per comunicare con la madre.
E’ lei a scuola, “la straniera”, figlia della sorda che gira a piedi per i paesi, trascinata dalla madre “strana”, che raccoglie foglie, piume d’uccelli, per fare quadri che non vende.
Claudia ha un rapporto forte con il fratello più grande che la protegge e la sostiene. Deve imparare a vivere non solo con la madre che non ha il necessario per tirare avanti, ma anche con il padre che spesso appare e la sconvolge con la sua rabbia, fino a rapirla per avere l’attenzione della moglie, che si è allontanata da lui per non essere distrutta.
“ La straniera” nella seconda parte diventa un romanzo- saggio sul sud, sugli anni settanta, ottanta, novanta, sulle torri gemelle e la Brexit, su Londra, la letteratura, la scrittura e la traduzione.
“ La straniera diventa un saggio sull’amore. Un saggio ricco di richiami musicali, letterari, sociologici. Claudia Durastanti non si stanca di scavare dentro di sè e nel tempo che ha vissuto e vive. Nelle sue azioni e scelte. Sempre alla ricerca di senso e significato.

Claudia Durastanti
Ho amato meno questa seconda parte del romanzo-saggio, e ho continuato ad ammirarne la scrittura, la profondità della cultura dell’autrice, l’assoluta crudeltà nel sezionarsi.
Vi consiglio questo romanzo perchè aiuta a guardarsi dentro. Perchè racconta quell’infanzia e adolescenza difficile che molti di noi hanno vissuto. Perchè sviscera il rapporto con i genitori e le persone che amiamo e abbiamo amato. Perchè racconta di romanzi e canzoni nelle quali ci siamo ritrovati. Perchè narra la “diversità” e la fatica di viverla e valorizzarla.
Ho scritto di getto queste mie riflessioni subito dopo aver letto le ultime righe de “ La straniera : “ Ho ascoltato mia madre, e non ho dimenticato di essere una “persona”…..Quando tutto cade, indomito l’amore resta. Ma è una storia vera ?”

Ecco i nuovi e-book con simboli CAA

Disabili.com del 28.04.2019

Ecco i nuovi e-book con simboli CAA per bambini disabili, con dislessia o altre difficolta’ di lettura 

Il progetto nasce dalla partnership tra le case editrici DeA Planeta Libri, GeMS, Giunti Editore e Mondadori per favorire l’accesso alla lettura attraverso i simboli della Comunicazione Aumentativa e Alternativa.

Per rendere la lettura accessibile a tutti, specialmente a bambini e ragazzi con disabilità o difficoltà nella lettura, è stato messo in campo il progetto editoriale “I libri per tutti”, che prevede la pubblicazione cartacea e digitale di testi scritti con i simboli utilizzati nella comunicazione aumentativa e alternativa (CAA). L’obiettivo è favorire la lettura anche nei bambini che hanno difficoltà a leggere (difficoltà che possono derivare, ad esempio, da dislessia o da problematiche differenti), utilizzando questo sistema che si basa sul ricorso a tutte le competenze comunicative della persona (vocalizzazioni o linguaggio verbale, gesti, segni e comunicazione con ausili e tecnologia avanzata).

A CHI SI RIVOLGE.
Il progetto è pensato in particolare per bambini e ragazzi con disabilità cognitive/intellettive, per coloro che hanno dei bisogni comunicativi complessi, delle difficoltà nella lettura (come la dislessia), per chi soffre di disturbi del linguaggio, ma anche per gli stranieri che si approcciano per la prima volta alla lingua italiana, o ancora per soggetti con fragilità di lettura a tutte le età.

COME FUNZIONA.
La versione digitale dei libri scritti con i simboli della CAA è in grado di offrire delle strategie comunicative personalizzate e delle specifiche modalità interattive, che permettono una fruizione autonoma della lettura. Tra queste, alcuni esempi sono la lettura del testo alfabetico attraverso un supporto vocale, la presenza di giochi e di illustrazioni, che hanno l’intento di favorire la partecipazione del bambino all’esperienza di lettura.
I libri in simboli sono pensati soprattutto per essere fruiti in formato digitale, poiché questo supporto permette di sfruttare diverse strategie e tecniche comunicative, risultando quindi più efficace rispetto al libro cartaceo, in termini di possibilità di lettura autonoma. Inoltre in questi anni è cresciuto in maniera considerevole l’utilizzo di dispositivi mobili come smartphone e tablet tra i bambini, di conseguenza gli e-book sono facilmente accessibili anche ai bambini e ai ragazzi.

LE CASE EDITRICI COINVOLTE.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Paideia insieme a quattro importanti case editrici italiane: DeA Planeta Libri, GeMS – Gruppo editoriale Mauri Spagnol, Giunti Editore e Mondadori Libri. Fino ad oggi sono stati pubblicati una quindicina di libri, ma l’intento è quello di aumentare i titoli già nei prossimi mesi, per offrire un catalogo di proposte sempre più ampio.

DOVE ACQUISTARE I LIBRI.
I libri si possono acquistare in versione digitale sulla piattaforma Scuola Book, oppure direttamente in libreria nella versione cartacea. Ecco i primi titoli che si trovano in commercio:
– (Fiaba), I tre porcellini, De Agostini;
– (Fiaba), Il gatto con gli stivali, De Agostini;
– (Fiaba), La bella addormentata, De Agostini;
– Mantegazza-Vanetti, Brucoverde, Coccinella;
– Mantegazza-Bussolati, Stella stellina, Coccinella;
– Mesturini-Bussolati, Dov’è la mia tana?, Coccinella;
– Quarzo, Amici nel mare, Piemme (Il Battello a Vapore);
– Sepúlveda, Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza, Guanda;
– Serreli, Tea. E se non ci riesco?, Giunti;
– Serreli, Tea. Perché devi lavorare?, Giunti;
– Serreli, Tea. Perché il buio è così nero?, Giunti;
– Van Genechten, Caro papà, Salani (Ape Junior);
– Van Genechten, Tutti sul vasino, Salani (Ape Junior);
– Willis, Susan ride, Piemme (Il Battello a Vapore).

Vicepresidi, “lavoriamo anche in estate, senza di noi scuole non aprirebbero. Dateci esonero”

da Orizzontescuola

di Vincenzo Brancatisano

“Quanti sono i collaboratori del preside che sono a scuola in estate? Glielo dico io: tutti!”. Vogliono uscire dall’ombra nella quale lavorano nelle nostre scuole e veder finalmente riconosciuto il proprio profilo.

Sono i collaboratori del dirigente scolastico, quelli che un tempo si chiamavano vicepresidi e che ora fanno parte dello staff di cui parla la legge 107. Sono i “primi collaboratori”, i responsabili di plesso, i vicari.

Chiamateli come volete, ma un dato è certo: se domani mattina si astenessero dal lavoro, difficilmente le scuole riuscirebbero ad aprire i battenti. Pensando al lavoro che svolgono, si si definiscono “invisibili”, nella piattaforma di rivendicazioni rivolte al governo e indirettamente ai sindacati. Che, dicono, “ci snobbano”.

Ma la loro attività è determinante per il funzionamento di ognuna delle decine di migliaia di plessi scolastici. Grande è il carico di responsabilità, numerose sono le ore impegnate in questo lavoro – anche molte centinaia – che molti svolgono per passione e senso di responsabilità, tantissimi sono i giorni di ferie estive che vedono sfumare e che non vedono neppure retribuiti. Ma ora si sentono forti di un buon numero di iscritti alla loro associazione, l’Ancodis.

L’Associazione nazionale collaboratori dei dirigenti scolastici nasce a Palermo nell’aprile del 2016 da un gruppo di collaboratori della città. “Abbiamo capito a un certo punto che dovevamo aggregarci per far sentire la nostra voce”, spiega oggi il presidente, Rosolino Cicero, professore di matematica e da 11 anni collaboratore del dirigente scolastico presso l’Istituto comprensivo “Giuliana Saladino” di Palermo, cinque plessi in un’area periferica della città, il quartiere San Giovanni Apostolo, “dove la scuola è l’unica presenza assieme alla parrocchia – precisa Cicero – dove si lavora con grande fatica ma con grande soddisfazione umana e professionale”.

Una scuola “dove molti docenti hanno deciso di restare per la passione nonostante le amarezze e le deprivazioni legate al tessuto sociale, ma è una grande scommessa per noi che restiamo qui a dare un futuro positivo e possibile ai nostri ragazzi”. Ancodis chiede al Miur e ai sindacati di prevedere – come avviene in molti paesi europei – la diversificazione dell’orario di lavoro in orario per la didattica ed orario per la collaborazione nel quale è formalmente riconosciuto lo svolgimento di tutte quelle attività necessarie ed indispensabili al funzionamento e che oggi sono contrattualmente sommerse. Occorre procedere – spiegano – ad una coraggiosa innovazione contrattuale che determini incentivi finalizzati a valorizzare le professionalità, ad incoraggiare i docenti ad assumere responsabilità e svolgere mansioni organizzative e gestionali delegate dal DS, ad accogliere favorevolmente proposte di azioni formative specifiche.

“Siamo stanchi – insistono – di questa iniqua condizione lavorativa e – convinti della dignità e professionalità del nostro lavoro – chiediamo attenzione ponendo fine ad una immeritata discriminazione che ne ferisce la professionalità ed umilia senso del dovere e spirito di servizio”.

Professor Rosolino Cicero, è così?

“I Collaboratori dei dirigenti sono professionisti di alto profilo per i quali non esiste alcun riconoscimento giuridico e la retribuzione per le attività aggiuntive non è affatto proporzionale al servizio espletato né in termini di qualità né di quantità del lavoro”.

Cosa chiede di preciso la vostra associazione?

“Siamo un’associazione che nasce per rivendicare un ruolo che noi abbiamo nella scuola italiana ma che nella sostanza non gode di nessun riconoscimento giuridico e economico. Noi abbiamo come obiettivo quello di diventare una figura che a tutti gli effetti, nei fatti, c’è, esiste: siamo docenti che insegnano e che svolgono attività di collaborazione ma che ai fini economici e della carriera non hanno alcun nessun riconoscimento. Rivendichiamo un riconoscimento anche sul piano della valutazione dei titoli nei concorsi. La circostanza che siamo collaboratori, magari da anni, vale zero, non ha alcun valore giuridico. Di più: in caso di mobilità la mia esperienza di vicepreside di 11 anni non varrebbe nulla nel caso decidessi di chiedere un trasferimento, il nuovo preside deve fidarsi sulla parola. Spesso lavoriamo su scuole dove i dirigenti hanno una o più reggenze in altri istituti e tutta l’organizzazione è sulle nostre spalle, quando il dirigente non c’è per questo motivo o per altre ragioni. Per non parlare dei responsabili di plesso, i fiduciari, che a tutti gli effetti gestiscono il servizio scolastico ventiquattro ore al giorno. Qualunque cosa succeda ci si riferisce a lui. Siamo in presenza di figure apicali, che esistono ma che lo Stato non vuole riconoscere a differenza di altri Paesi. Il docente ha delle deleghe che il dirigente assegna. Se manca un docente, e il dirigente non c’è, ad affidare la classe a un collega o a chiamare un supplente ci pensa il responsabile di plesso. Nel momento in cui manca il personale, dobbiamo garantire la sicurezza dei ragazzi, decidere come far lavorare la classe, trovare le soluzioni e questo è un carico di lavoro che spetta a me. L’organizzazione, i rapporti con il Dsga sono in capo a me, il dirigente ha altri incarichi, come l’attività negoziale e tanto altro. E’ possibile che tutto questo lo Stato non me lo debba riconoscere, neppure ai fini pensionistici, che non ci sia nessun beneficio? Pochi conoscono queste cose, si pensa che noi abbiamo uno status diverso”.

Com’è possibile conciliare questo impegno tanto gravoso come lo descrive con l’attività di insegnamento?

“Noi chiediamo l’esonero dall’insegnamento. Nella nostra piattaforma chiediamo l’esonero dall’insegnamento del primo collaboratore, perché per le esigenze di una scuola di oggi il collaboratore del dirigente non può fare anche l’insegnante poiché il lavoro a quel punto diventa immane e finisce che si svolgono male tutti e due. Quando io vengo chiamato per un’emergenza perdo tempo, per volontà non mia sottraggo tempo agli alunni. Certo, poi, siccome siamo professionisti, cerchiamo di recuperare e recuperiamo ugualmente il tempo con i nostri ragazzi”.

Per un esonero però servirebbe un supplente e il supplente costa…

“Il limite della nostra richiesta è che l’esonero è un costo, perché serve un supplente. Allora noi chiediamo che la cattedra venga assegnata al docente di potenziamento della stessa disciplina del vicario. Non è a costo zero ma non avrebbe i costi di una supplenza. Purtroppo succede che il docente di potenziamento non sempre è della stessa disciplina uguale a quella del vicario. Io insegno matematica, abbiamo chiesto un docente di matematica nel Ptof ma non ce lo hanno dato. E’ un sistema che va rivisto”.

Avete fatto pressioni verso i politici?

“Ho incontrato tutti i rappresentanti politici e tutti concordano. Le esigenze sono cambiate.

I politici si dicono favorevoli. In realtà dal punto di vista operativo non c’è stata mai una innovazione culturale. Se vogliamo continuare a parlare di scuola degli anni 90, allora va bene, continuiamo così, ma se pensiamo a una scuola del futuro la governance deve cambiare”.

La vostra richiesta di esonero dall’insegnamento non rischia di svilire la funzione docente?

“Si tratta di fare una scelta. Se uno decide di condividere con il dirigente la gestione della scuola deve essere messo in condizioni di svolgere al meglio il proprio ruolo”.

Veniamo ai soldi. Voi chiedete soldi in più, uno stipendio diverso?

“Guardi, le confesso che l’aspetto economico è davvero secondario. Il primo aspetto è di natura giuridica. Certo, se lavoro 36 ore non posso avere lo stesso stipendio di chi ne fa 18. Abbiamo fatto un questionario in tutta Italia per conoscere quante ore lavora il collaboratore e quale sia il compenso. Stiamo esaminando i risultati ma sta venendo fuori che il compenso medio si aggira sui 1300 euro. C’è una variazione tra qualche centinaio di euro e alcune migliaia di euro, e mediamente ci si attesta sui 1300 euro. Lordo stato, neppure netti.”.

Una media, dunque. Faccia il suo esempio, se vuole.

“Nel mio caso io ho preso circa 9 euro netti all’ora per circa 200 ore”.

Cioè 1800 euro in un anno.

“Ma secondo me ho lavorato almeno 1000 ore, non 200. E mentre gli altri docenti fanno attività aggiuntive riconosciute, noi non abbiamo nessun peso e nessuna misura. Si tratta di lavoro nero o grigio? Di certo non è bianco. A lei risulta chi sia colui che sta a scuola quando il preside va in ferie? Glielo dico io: sono io a scuola ad agosto. Io non riesco mai a fare le ferie, ne perdo di giorni di ferie. Quanti sono i primi collaboratori che sono a scuola in estate? Se lo chieda. Glielo dico io: tutti. Se chiede di sapere chi fa le proprie 36 giornate di ferie maturate troverà una risposta unanime: nessuno! E’ tutto tempo che sottraggo alle mie ferie. Faccio un’ipotesi: c’è una denuncia di qualcosa quando il dirigente in ferie o in estate un tubo si rompe e un plesso viene inondato. Chi ci pensa? Non certo il dirigente, se è nelle sue meritate ferie, ma noi collaboratori. Ora noi chiediamo che le ferie non godute nell’anno vadano fatte recuperare nell’anno successivo”.

Cosa prevedono le norme e i contratti?

“La legge 107, comma 83, parla di staff del dirigente il quale può individuare il 10 per cento di docenti come collaboratori. Il comma 5 art. 25 d lgs 165 del 2001 si dice che il dirigente può avvalersi dei collaboratori. Noi siamo indicati sulla base di questo articolo. Il contratto della scuola dice che tra questi collaboratori il dirigente può pagarne con il FIS al massimo due. Il vigente CCNL riconosce l’impegno aggiuntivo e straordinario di questi docenti specializzati con una inadeguata retribuzione a carico del FIS (art.88 comma 2 lettera f del CCNL 2006/2009) ma senza alcun effetto nella loro carriera. In ogni scuola ogni contrattazione decide quanto dare. Anche qui diciamo che non è possibile che in ogni scuola si decida senza un range di riferimento che il collaboratore prenda una certa cifra come compenso. Quanto dare ai collaboratori dipende dalla contrattazione e ciò comporta una vario riconoscimento variegato nelle singole scuole e tra le scuole del Nord e quelle del Sud”.

Professor Cicero, la domanda a questo punto se la staranno ponendo tutti quelli che sono giunti a questo punto dell’intervista: chi ve lo fa fare?

“Chi ce lo fa fare? Ce lo fa fare la passione per questo lavoro e il fatto che senza questo nostro lavoro le scuole chiuderebbero domattina. Ma questo non deve consentire di guardare a questa nostra attività come a un’attività di volontariato: si deve essere riconosciuti per quello che facciamo. Un conto è che sia volontariato un’altra è che sia il mio lavoro. Se ci fermassimo per una settimana le scuole per quella settimana si fermerebbero. E’ una ingiustizia”.

Ma voi siete formati per svolgere queste gravose attività?

“Noi ci formiamo con percorsi di autoformazione. Chiediamo dunque al Miur che istituisca delle piattaforme dedicate perché la formazione specifica per noi è importante”.

I sindacati cosa pensano delle vostre rivendicazioni?

“Li abbiamo sempre cercati, abbiamo chiesto attenzione. Loro guardano ai grandi numeri. Noi siamo 60.000. Vuole metterli al confronto con gli 800.000 insegnanti? Il numero è significativo, il ruolo è determinante, ma i sindacati non ci considerano. Neppure una parola c’è nemmeno nel documento dell’altra sera, diramato dopo l’incontro con il ministro che ha scongiurato lo sciopero. Proprio su quest’ultimo punto, i collaboratori dei dirigenti scolastici ed i responsabili di plesso iscritti ad Ancodis dichiarano la totale insoddisfazione per la permanente indifferenza registrata anche nel corso della proficua notte bianca: nei documenti ufficiali, infatti, non è stata data alcuna attenzione verso questa fondamentale e necessaria componente nella scuola italiana. E’ stata posta attenzione a tutte le figure operanti nel comparto scuola, tutte tranne quelle che, come le altre

ed a volte più delle altre, ne determinano il buon funzionamento organizzativo in contesti spesso fatiscenti o difficili: si pensi alle scuole in reggenza o di montagna o con molto plessi. Questa posizione meritocratica certamente condivisibile per quale motivo non si può estendere anche alle

altre figure determinanti e significative del comparto scuola? Perché un docente che assume oneri e responsabilità legate alla funzione di collaboratore del dirigente non deve avere la medesima prospettiva con l’istituzione del middle management scolastico quale terza area nel comparto scuola? Non possiamo più tacere il forte disagio per l’assenza della meritata attenzione al pari delle altre componenti. E se lo sciopero venisse confermato aderiremmo per rivendicare i punti della nostra piattaforma. Il tema è semplice: dobbiamo fare una innovazione culturale e contrattuale”.

Avete in mente specifiche forme di lotta?

“No, non siamo per fare lotte se non quella per essere presenti nel dibattito. Siamo professionisti, siamo legati al nostro senso di responsabilità”.


ATA, stop appalti pulizie e assunzione 12mila precari. Decreto in corso

da Orizzontescuola

di redazione

Il decreto interministeriale per l’assunzione di 12mila precari nel personale ATA dal 1° gennaio 2020 ha iniziato il suo iter.

Il Ministero dell’istruzione ha predisposto il decreto, che adesso è al vaglio di Ministero dell’economia e del Lavoro per poi essere definito completamente.

Partirà quindi il bando del concorso.

Scuola primaria, organici: incremento posti tempo pieno e modelli orario

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Nella predisposizione dell’organico per la scuola Primaria è determinante il modello orario attivato per la sua fondamentale incidenza sul numero di classi e, conseguentemente, sul numero di posti di insegnamento presenti.

La costituzione delle classi è chiaramente condizionata dal numero di iscritti nella scuola. In base alla normativa vigente, vengono iscritti alla scuola Primaria le bambine e i bambini che compiono sei anni di età entro il 31 dicembre dell’anno scolastico di riferimento.

Possono, inoltre, essere iscritti alla scuola Primaria, su richiesta delle famiglie, le bambine e i bambini che compiono sei anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento

Modello orario

Il modello orario di funzionamento della scuola Primaria è disciplinato dall’art.4 del DPR n.89/2009 (Regolamento sul primo ciclo) dove si stabilisce che “[….] Il tempo scuola della primaria è svolto ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, secondo il modello dell’insegnante unico che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze, e secondo le differenti articolazioni dell’orario scolastico settimanale a 24, 27, e sino a 30 ore, nei limiti delle risorse dell’organico assegnato; e’ previsto altresì il modello delle 40 ore, corrispondente al tempo pieno [….]”

Tempo normale e tempo pieno

L’organico complessivo delle classi a tempo normale, come indicato nella nota ministeriale sull’organico 2019/20 del 20 marzo 2019, è determinato sulla base dell’orario di 27 ore settimanali.

Il modello del tempo scuola definito in 24 ore settimanali può essere attivato solo in presenza di un numero di richieste tale da consentire la costituzione di una classe.

Per quanto riguarda il tempo pieno, come esplicitato nella premessa della succitata nota ministeriale, in applicazione di quanto previsto nella Legge n.145/2018 art.1 commi 728 e 729, si prevede una dotazione organica aggiuntiva, pari a 2000 posti comuni, per incrementare il tempo pieno nella scuola Primaria prioritariamente per le classi prime e in subordine per le classi successive alle prime per rispondere alle esigenze di ampliamento del tempo pieno.

Restano comunque confermati l’orario di 40 ore settimanali per classe, comprensive del tempo dedicato alla mensa, l’assegnazione di due docenti per classe e l’obbligo dei rientri pomeridiani. L’ ulteriore attivazione del tempo pieno, ricorrendo a risorse eccedenti quelle individuate in base alla Legge n. 145/2018, è effettuata sempre nei limiti della dotazione organica complessiva autorizzata nell’ambito dell’organico dell’autonomia.

Utilizzo “spezzoni orario” per costituire posti interi

Nella succitata nota ministeriale sull’organico 2019/20 si prevede, anche per la scuola Primaria, l’utilizzo degli “spezzoni orario”, che, unitamente alle ore residuate dalla costituzione di altri posti (compresi quelli riguardanti l’insegnamento dell’inglese), concorrono alla formazione di posti interi (organico di diritto) nell’ambito della stessa istituzione scolastica.

Una volta effettuata tale operazione, qualora nell’istituzione scolastica residuino almeno 12 ore, le stesse possono essere ricondotte a posto intero per riassorbire l’eventuale soprannumero nell’ambito dell’organico dell’autonomia, sempre rimanendo nel limite della dotazione regionale assegnata.

Insegnamento lingua inglese

L’insegnamento della lingua inglese è impartito in maniera generalizzata, nell’ ambito delle classi loro assegnate, dai docenti in possesso dei requisiti richiesti, per le ore previste dalla normativa vigente. A tal fine il Dirigente scolastico, sentito il collegio dei docenti, adotta le soluzioni organizzative utili a garantire in tutte le classi l’assegnazione di un docente in possesso dei titoli per tale insegnamento.

Solo per le ore di insegnamento di lingua straniera che non sia stato possibile coprire attraverso l’equa distribuzione dei carichi orario, sono istituiti posti per docenti specialisti, nel limite del contingente regionale. Di regola viene costituito un posto ogni 7 o 8 classi, sempreché per ciascun posto si raggiungano almeno 18 ore di insegnamento settimanali.

Attivazione delle pluriclassi

Nella nota ministeriale sugli organici si sottolinea che le pluriclassi devono essere attivate solo in caso di assoluta necessità, in zone particolarmente disagiate. Per evidenti ragioni di carattere didattico e per evitare oggettive difficoltà negli apprendimenti, si sottolinea l’opportunità che le stesse, per quanto possibile, non comprendano tutte e cinque le classi del corso.

In tal senso la dotazione di potenziamento dell’offerta formativa potrà essere utilizzata anche per lo sdoppiamento di singoli insegnamenti curriculari.

Potenziamento discipline motorie

Il potenziamento delle discipline motorie è previsto nell’art.1 comma 616 della Legge n.205/2017, dove si stabilisce quanto segue:

Al fine di perseguire l’obiettivo formativo del potenziamento delle discipline motorie e dello sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, ai sensi dell’articolo 1, comma 7, lettera g), della legge 13 luglio 2015, n. 107, nell’ambito della dotazione organica di cui all’articolo 1, comma 68, della medesima legge il 5 per cento del contingente dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa e’ destinato alla promozione dell’educazione motoria nella scuola primaria, senza determinare alcun esubero di personale o ulteriore fabbisogno di posti

Per l’attivazione del potenziamento delle discipline motorie nella scuola Primaria, la nota MIUR sull’organico 2019/20 evidenzia l’opportunità di attendere l’esito dell’iter parlamentare, in considerazione dei disegni di legge confluiti nel testo approvato alla Camera il 18 dicembre 2018, al Senato con atto S. 992, contenente specifica delega al Governo per l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola Primaria, come di seguito indicato:

Al fine di promuovere nei giovani, fin dalla scuola primaria, l’assunzione di comportamenti e stili di vita funzionali alla crescita armoniosa, alla salute, al benessere psico-fisico e al pieno sviluppo della persona, riconoscendo l’educazione motoria quale espressione di un diritto personale e strumento di apprendimento cognitivo, il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo recante disposizioni per disciplinare, a partire dal primo anno scolastico utile rispetto all’entrata in vigore del predetto decreto legislativo, l’insegnamento curricolare dell’educazione motoria nella scuola primaria, in via sperimentale e in alcune istituzioni scolastiche, da parte di insegnanti forniti di idoneo titolo [….]”

Assunzione precari con 36 mesi servizio, 6 maggio sindacati al Miur

da Orizzontescuola

di redazione

Lunedì 6 maggio sindacati al Miur per dare avvio al tavolo tecnico sul precariato, che fa seguito all’intesa raggiunta tra il Governo e  sindacati lo scorso 23 aprile.

Aumenti stipendiali, stabilizzazione precari, regionalizzazione: accordo tra Governo e sindacati. [SCARICA IL TESTO UFFICIALE]

Intesa Governo-sindacati

L’accordo ha riguardato non solo il tema del precariato ma anche altri aspetti:

  • Più risorse per il prossimo rinnovo contrattuale, per garantire stipendi adeguati agli insegnanti.
  • Soluzioni mirate per il precariato: chi insegna da più di 36 mesi avrà percorsi dedicati per l’immissione in ruolo.
  • Mantenimento dello stato giuridico del personale della scuola in relazione alla regionalizzazione.

Per ciascuno dei succitati temi saranno avviati degli appositi tavoli. Si parte, come detto sopra, il 6 maggio con il precariato.

Precariato: quali soluzioni

Nell’intesa sottoscritta da Governo e sindacati si legge che:

  1. in prima attuazione saranno individuate le più adeguate e semplificate modalità per agevolare l’immissione in ruolo del personale docente che abbia una pregressa esperienza di servizio pari ad almeno 36 mesi;
  2. in via transitoria, il Governo si impegna a prevedere percorsi abilitanti e selettivi riservati al personale docente che abbia una pregressa esperienza di servizio pari ad almeno 36 mesi finalizzati all’immissione in ruolo.

Il secondo punto sembra essere chiaro: saranno previsti percorsi abilitanti che condurranno all’immissione in ruolo, sempre in via transitoria. 

Per quanto riguarda il primo punto, le modalità agevolate di immissione in ruolo dovranno essere specifiche. Il segretario della Uil Scuola Pino Turi ha anticipato quali potrebbero essere le predette agevolazioni: partecipazione al concorso senza i 24 CFU (misura comunque già prevista); esonero dalla preselettiva; quota riservata posti  tra il 35 – 50% (si incrementerebbe la quota attualmente prevista).

Convocazione del 6 maggio

Il 6 maggio, come si legge nella nota di convocazione, l’incontro verterà sul reclutamento del personale scolastico, quindi potrebbero iniziare a delinearsi le “agevolazioni” nell’ambito del concorso ordinario e le caratteristiche dei percorsi abilitanti finalizzati all’immissione in ruolo dei precari con almeno 36 mesi di servizio (3 annualità).

nota

Pensione anticipata, ecco RITA per i lavoratori della scuola

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

I lavoratori della scuola per andare in pensione anticipata hanno un’opzione alternativa. Infatti, anche per quest’anno, la legge di bilancio ha confermato la possibilità di andare in pensione con RITA, rendita integrativa per la pensione anticipata. Proviamo a capire come funziona.

Pensione anticipata: che cos’è RITA

La pensione anticipata RITA è uno strumento di cui possono beneficiare tutti coloro che hanno aderito ad un Fondo di previdenza complementare, come ad esempio il Fondo Espero per i dipendenti della scuola.
Per andare in pensione in questo modo è necessario avere accumulato almeno 5 anni di permanenza nel fondo e 20 anni di contribuzione INPS.

In questo modo, invece di attingere al fondo accumulato per la pensione integrativa, il lavoratore che accede alla misura RITA utilizza invece quel capitale accumulato nel tempo come una rendita anticipata, in attesa di maturare i requisiti per il pensionamento ordinario.

Inoltre, è bene anche sottolineare che che la rendita potrà essere al massimo di 5 anni e che potrà seguire un’erogazione mensile, bimestrale o trimestrale.

Uno dei vantaggi più evidenti della pensione anticipata RITA è che, oltre a godere di particolari agevolazioni fiscali, questa può essere richiesta anche insieme all’APE volontaria o all’APE sociale.

Generalmente, però, la pensione anticipata RITA viene utilizzata da chi non ha i requisiti per usufruire delle altre uscite anticipate.

Pensione anticipata, RITA: due opzioni

Chi sceglie RITA, tuttavia, ha comunque due opzioni di scelta:

– Riscattare in anticipo l’intero capitale maturato con i fondi della previdenza complementare

– liquidare solo una parte di questa

Nella prima soluzione, il lavoratore rinuncerà alla pensione integrativa futura, mentre nel secondo caso la rendita complementare non si annullerà del tutto ma avrà cifre decisamente più basse.

Pensione anticipata RITA, come fare domanda

Per accedere alla pensione anticipata RITA bisognerà produrre un’autocertificazione su un modulo previsto dalla società che gestisce il fondo di pensione integrativa, quindi ad esempio, nel caso dei lavoratori della scuola, sarà un modulo fornito da Espero.

Alla domanda deve essere allegata la copia del documento di identità, l’attestazione della maturazione dei 20 anni di contributi nel regime obbligatorio di appartenenza e una certificazione rilasciata dall’Ente previdenziale di appartenenza (es. estratto conto integrato o altra certificazione).

Scioperi scuola: ce ne saranno 4 in due settimane. Sindacati di base divisi.

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Non ha sortito alcun effetto l’appello dell’Unicobas all’USB per far sì che lo sciopero del 17 maggio sia l’occasione per un’azione unitaria di tutto il sindacalismo di base.
La risposta alla proposta del segretario nazionale Stefano d’Errico arriva a stretto giro di web, con un comunicato che non lascia spazio a nessuna possibile mediazione.

Il NO dell’USB all’appello di Unicobas

“L’USB – si legge nel comunicato – ha proclamato lo sciopero del 10 maggio molto prima dei confederali e come comparto scuola per due mesi ci siamo tenuti lontani da quei proclami fintamente unitari, che vedevano concertativi e gran parte del sindacalismo di base insieme, consapevoli di quale sarebbe stato il risultato e di come avrebbero portato la categoria a sbattere contro un muro di gomma.  La data del 10 maggio è ad oggi l’unica data con una piattaforma chiara, rivendicativa e conflittuale, sulla quale chiediamo ai lavoratori di scioperare e al sindacalismo di base della scuola di aderire. I sindacati gialli, con la loro usuale strategia, hanno tentato di sabotare la nostra indizione, proclamando un altro sciopero per il 17 maggio, trovando in questa azione la collaborazione di una parte del sindacalismo di base. Sulla base di un’intesa farlocca, che non ha alcun valore, CGIL-CISL-UIL hanno revocato lo sciopero del 17 maggio”.

Alla domanda “che fare?” il segretario dell’USB Scuola Luigi Delprete risponde in modo netto: “Per noi rimane solo lo sciopero del 10 maggio per non continuare a perseverare negli errori e finirla di confondere i lavoratori. Non ci interessano le sterili polemiche, la nostra bussola restano i bisogni dei lavoratori precari che chiedono la stabilizzazione, la necessità di bloccare il progetto di secessione silenziosa alla base dell’autonomia differenziata, l’esigenza di migliaia di lavoratori esiliati di rientrare nei propri luoghi di provenienza e ricomporre i loro nuclei familiari”.

E, quanto alle difficoltà espresse da d’Errico rispetto alla ipotesi di spostare la protesta dal 17 al 10, Delprete non ha dubbi: “Non esistono ostacoli normativi di alcun tipo, aderire allo sciopero del 10 è solo una scelta politica che si può liberamente decidere di fare o non fare. Noi la nostra scelta l’abbiamo fatta. È arrivato il momento di riprenderci tutto”.

4 scioperi in due settimane

A questo punto il quadro è completo: il 10 maggio ci sarà lo sciopero del pubblico impiego (e della scuola) indetto dall’USB, seguirà quello di Cobas, Unicobas, Anief e CUB il 17; senza dimenticare lo sciopero breve contro le prove Invalsi indetto per il 3 maggio da SGB (l’ulteriore  data del 6 maggio è stata bloccata dalla Commissione di Garanzia perchè troppo vicina al giorno 10) e quello indetto per i giorni 6 e 7 dai Cobas Sardegna per le sole scuole dell’isola.

Concorso infanzia e primaria, a breve il bando: quasi 17 mila i posti

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

E’ atteso il bando del concorso scuola 2019 per l’infanzia e primaria, la procedura ordinaria che dovrebbe immettere in ruolo prossimamente nuovi insegnanti.
Il ministro Bussetti, ha annunciato in precedenza di aver firmato gli atti preparatori per il bando del nuovo concorso ordinario per un totale di 16.959 posti.
Complessivamente, considerando anche i posti da destinare al concorso della scuola secondaria, dovrebbero arrivare circa 70 mila posti da assegnare a vincitori di concorso.

In attesa del bando, la Tecnica della Scuola ha visionato già in precedenza una bozza, contenente alcune indicazioni utili.

Concorso scuola 2019 infanzia e primaria: chi può partecipare

Per accedere al concorso ordinario infanzia e primaria sarà necessario possedere il diploma magistrale, liceo socio-psico pedagogico e diploma sperimentale ad indirizzo linguistico conseguiti entro l’a.s.2001/02.
Inoltre potranno partecipare i candidati in possesso della laurea in Scienze della Formazione o analogo titolo estero equipollente.

Concorso scuola 2019 infanzia e primaria: ipotesi preselettiva

Ma la bozza del decreto fornisce anche un’altra indicazione, ovvero quella relativa al fatto che nel caso in cui le domande siano superiori a tre volte il numero dei posti, si svolgerà una prova preselettiva.
Questa, si andrebbe quindi a sommare alle due prove concorsuali: una prova scritta ed una prova orale.

In caso di prova preselettiva, questa si svolgerà computer based, unica per tutto il territorio nazionale, ed avrà lo scopo di accertare le capacità logiche, di comprensione del testo, di conoscenza della normativa scolastica, nonché della conoscenza della lingua inglese di livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Concorso scuola 2019 infanzia e primaria: la prova scritta

Chi dovesse superare l’eventuale prova preselettiva accederà alla prova scritta, della durata di 180 minuti e saranno così sviluppati:

– Per quanto riguarda i posti comuni ci saranno due quesiti aperti sulle tematiche disciplinari culturali e professionali della scuola primaria e dell’infanzia.

– Per i posti di sostegno due quesiti aperti inerenti le metodologie didattiche da applicarsi agli alunni con disabilità.

– Sia per i posti comuni che di sostegno, ci sarà una batteria di otto quesiti a risposta chiusa volto alla verifica della comprensione della lingua inglese di livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Concorso scuola 2019 infanzia e primaria: la prova orale

La prova orale del concorso docenti 2019 per infanzia e primaria, a cui accederanno solo i candidati che hanno superato la prova scritta, avrà una durata di 30 minuti e per i posti comuni verterà sull’accertamento della preparazione sui contenuti dell’allegato A (programmi da studiare).

Per quanto riguarda i posti sul sostegno, oltre a verificare le conoscenze sempre in merito all’allegato A, metterà in risalto la preparazione del candidato nelle attività di sostegno agli alunni con disabilità.

Concorso docenti 2019 infanzia e primaria: valutazione delle prove

Le commissioni dispongono in totale di 100 punti40 per la prova scritta; 40 per la prova orale20 per i titoli.

Concorso scuola 2019 infanzia e primaria: le assunzioni

Le assunzioni dei futuri vincitori del concorso, è bene evidenziare, si svolgeranno nel settembre del 2020. In quell’occasione, il 50% di tutte le immissioni in ruolo andranno per i vincitori dei concorsi infanzia e primaria. Attenzione però: di questo 50%, il 25% sarà destinato ai vincitori del concorso ordinario, mentre l’altro 25% al concorso straordinario infanzia e primaria, le cui procedure si concluderanno entro l’estate del 2019.

Bozza del decreto ministeriale concernente il concorso per titoli ed esami per l’accesso al ruolo per i docenti di infanzia e primaria (clicca qui)

Tabella titoli (clicca qui)

Requisiti dei componenti delle commissioni giudicatrici (clicca qui)