Dirigenti scolastici, braccialetti e cavigliere

Dirigenti scolastici, braccialetti e cavigliere

Da decenni è ormai incalzante la ben nota femminilizzazione di ruoli nella nostra scuola.
Ciò ci consente di plaudire alle iniziative del cosiddetto Ministro Bongiorno e di cogliere lo spunto per fornirle, al tempo stesso, un doveroso suggerimento.
Considerato che il “lodevole” intento della aurorale Signora merita ogni sostegno , ponendosi come rimedio urgente all’endemica fuga di “cervelli” dalle nostre scuole (vuoi perché impegnati in sistematiche spese al Supermercato, vuoi perché stremati da faticose gare di golf nei verdi campi dell’ubertosa Patria) mi permetto sommessamente di prospettarle un’alternativa efficace all’ipotesi dell’auspicato controllo biometrico da applicarsi ai Dirigenti Scolastici e ciò onde sedare gli animi e predisporli ad una più serena accettazione dell’improcrastinabile ed indifferibile provvedimento.
E’ ben nota la propensione femminile a dotarsi di pendagli, catenelle e braccialetti da sfoggiare orgogliosamente per distrarre lo sguardo da un’analisi che volesse farsi troppo accurata delle fattezze fisiche. Altrettanto noto è l’impenitente vizio delle medesime a girovagare , quotidianamente e freneticamente fra Plessi scolastici, Comuni, Enti di genere vario e diverso, sempre attaccate allo smarthphone per poter dare risposta alle migliaia di interpellanze giornaliere di docenti e famiglie, costantemente in crisi a causa della sofferta crisi di abbandono materno . Per cui si renderebbe pressoché inutile e poco attuabile l’auspicata strategia di controllo biometrico delle presenze. Ed allora? Qui può riuscire utile il suggerimento che mi permetto di fornirle: sarebbe proprio il caso di utilizzare, in forma altrettanto generalizzata, il “braccialetto” elettronico che consentirebbe di monitorarne in ogni luogo e tempo gli spostamenti. Peraltro è risaputo che scarse o nulle sono state finora le proteste registratesi da parte dei criminali ai quali il dispositivo è stato applicato. Anche per i pochi maschietti la trovata potrebbe andar bene poiché si vanno anch’essi ricoprendo quotidianamente di orpelli come la moda detta. Ma per le femminucce si profilerebbe anche una possibile alternativa : utilizzare quelle “cavigliere” molto apprezzate e sfoggiate nel periodo estivo.

Sperando di averle fatto cosa gradita, devotamente mi firmo

Prof. Luigi Manfrecola (già Presidente Nazionale di una nota Associazione di Dirigenti Scolastici)

A Palermo si punisce il diritto di critica

A Palermo si punisce il diritto di critica, colpita tutta la comunità scolastica

La vicenda dell’Istituto Tecnico “Vittorio Emanuele II” di Palermo, dove una docente è stata oggetto di procedimento disciplinare e relativa sanzione per aver “consentito” agli studenti, in occasione della Giornata della memoria, di evidenziare analogie tra le leggi razziali del 1938 e l’attuale Decreto sicurezza, è indice di un clima inasprito in cui il diritto di critica viene sistematicamente violato.

Colpisce la solerzia dell’Amministrazione nel procedere contro una docente “colpevole” di aver interpretato il proprio ruolo professionale per promuovere cultura, spirito di iniziativa, pensiero critico e senso civico, secondo il compito che la Costituzione affida alla scuola pubblica.

In un Paese dove si lasciano morire le persone in mare, si sanziona chi salva vite, si escludono dalle mense bambini in condizioni di povertà, soprattutto se stranieri, si introducono grembiulini, telecamere ed altri strumenti di controllo coercitivo, risulta fuori dal coro, quindi evidentemente inaccettabile, la voce di una lavoratrice, docente della scuola dello Stato, che nel suo lavoro mette cuore e testa, impegnandosi in prima linea per educare alla cittadinanza attiva e consapevole, offrendo agli studenti gli strumenti per capire e per cambiare il mondo.

Nell’esprimere la solidarietà alla collega, alla scuola e ai ragazzi, la FLC CGIL Nazionale, unitamente alla FLC e alla CGIL di Palermo, chiede l’intervento del Ministro Bussetti per l’immediato ritiro della sanzione e si impegna a mettere in atto da subito la mobilitazione di tutta la categoria per sollecitare una forte reazione sociale, culturale e politica ai fini di tutelare la libertà di insegnamento e ripristinare gli spazi di democrazia in tutto il Paese, a partire dai luoghi della conoscenza.


Sinopoli: “se decide la Digos la scuola è in pericolo”.
Lettera alla professoressa di Palermo: colpita tutta la comunità scolastica
L’articolo di Francesco Sinopoli, Segretario generale della FLC CGIL, pubblicato sull’Huffington post.


Cara professoressa Dell’Aria,

vorrei intanto esprimerle la solidarietà e la vicinanza di tutta la FLC CGIL e di tutta la CGIL per ciò che è costretta a subire in queste ore e in questi giorni, per lei assai penosi e drammatici, durante i quali dovrà fare a meno di insegnare, di rapportarsi coi suoi studenti e con la scuola nella quale ha insegnato per tanti anni.

Sappia che non è sola, e il suo caso diventa il nostro caso, non solo per effetto di una facile indignazione, ma perché attraverso la punizione che è stata inflitta a lei e ai suoi studenti (ai quali, siamo certi, lei mancherà moltissimo), è stato punito l’intero sistema scolastico, nella sua libertà di educare e istruire, nella sua autonomia di pensiero, nella sua capacità di insegnare la realtà del mondo. È stata colpita tutta la comunità scolastica, non solo quella dell’istituto di Palermo. Il messaggio è chiaro, e noi lo demoliremo. Insieme.

Oltremodo pretestuose infatti ci sembrano le spiegazioni fornite dall’Ufficio provinciale scolastico di Palermo, quando sostiene che “la libertà di espressione non è libertà di offendere e l’accostamento delle leggi razziali al decreto sicurezza è una distorsione della realtà”. Ci si chiede chi sia stato offeso, davvero. Ci si chiede se nella scuola pubblica il pensiero critico degli studenti debba essere considerato un’offesa dalle istituzioni.

Ci si chiede, entrando nel merito della valutazione “della realtà”, se i suoi studenti, accostando le condizioni disumane dei migranti di oggi, determinate proprio da quella legge infame e razzista, a quelle degli ebrei dopo il 1938 in Italia, proprio nel Giorno della memoria della Shoah, abbiano commesso chissà quale reato di “lesa maestà”, tanto da far intervenire addirittura la Digos nella comunità scolastica, una decisione assai pericolosa che muove all’indignazione.

La percezione della realtà e un atto di libertà critica degli studenti diventano un reato, al punto da sospendere una docente preparata, sensibile, esperta. Ma in quale “realtà” siamo giunti? Quale limite è stato oltrepassato? Chi si vuole colpire?

La scuola pubblica italiana, cara professoressa, è al centro, ormai da tempo, delle attenzioni di certi politici. Talvolta si è intervenuti in modo manifesto e trasparente, e talvolta lo si è fatto in modo subdolo. Negli anni scorsi, si è tentato di trasformare le nostre scuole in aziende in competizione l’una contro l’altra, affidando ai dirigenti scolastici il ruolo degli “sceriffi”, tentativo che abbiamo divelto in modo netto.

Poi si è tentato di screditare la scuola pubblica usando il bilancio dello Stato, attraverso tagli continui alle risorse, finanziarie e umane. Oggi, infine, assistiamo alla chiusura del cerchio: quando la Digos entra in una scuola vuol dire che l’esercizio del controllo è divenuto poliziesco e repressivo, suscitando negli studenti il terrore di uscire dal “pensiero unico” e di interpretare liberamente la realtà nella quale vivono.

Se è la Digos che deve decidere cosa e come si possa e debba insegnare agli studenti, significa che i suoi ragazzi avevano ragione a delineare l’accostamento tra quel 1938 e i giorni nostri.

Chiudo con le parole, bellissime, che le ha rivolto un suo collega di Catania, il professor Marco Pappalardo, e pubblicate dal quotidiano Avvenire: “credo che ci si debba muovere in massa – studenti, docenti, dirigenti, personale, sindacati – per sostenerla e per dare un segno chiaro”.

Ecco, noi del sindacato ci siamo, e ci siamo anche quando il professor Pappalardo offre la sua disponibilità a partecipare economicamente alla sua angoscia, devolvendole parte del suo stipendio, non come gesto di “carità pelosa”, ma come gesto politico di notevole valore, proprio come nel 1938 gli antifascisti facevano con coloro che venivano inviati al confino (l’accostamento è mio, non del professor Pappalardo).

Disabilità e lavoro, al via il Social training program per i manager

Redattore Sociale del 17.05.2019

Disabilita’ e lavoro, al via il Social training program per i manager

Debutta a Roma e Milano il programma pilota di Aism, Prioritalia e Osservatorio Socialis per la gestione della disabilità da parte dei manager. Mallen (Prioritalia): “Utilizzare una chiave manageriale e non assistenzialistica per gestire la disabilità in azienda”. 

ROMA. Promuovere e sperimentare metodologie e programmi concreti che sappiano trasformare la diversità in valore. È l’obiettivo del programma pilota sulla gestione della disabilità da parte dei manager italiani “Disabilità & lavoro – Social training program” promosso dall’Associazione italiana sclerosi multipla e Prioritalia, in collaborazione con l’Osservatorio Socialis. Due le giornate di studio a Milano e Roma (16 e 17 maggio) che hanno visto, tra le altre, la testimonianza del coach Gian Paolo Montali. Per i due terzi dei manager italiani, le imprese con dipendenti disabili hanno organizzazioni di lavoro più efficienti e innovative, processi più semplici e luoghi di lavoro più razionali, mentre quasi 9 su 10 ritengono che avere personale con disabilità produce un impatto positivo per le stesse capacità manageriali. È quanto emerso dall’indagine sui manager e la gestione dei lavoratori con disabilità realizzata da Aism e Prioritalia nel 2018. “Il cambio di passo necessario per guidare le organizzazioni e la società verso modelli inclusivi, accessibili e sostenibili è quello di utilizzare una chiave non assistenzialistica ma manageriale per gestire la disabilità e la diversità in azienda – ha detto Marcella Mallen, presidente della Fondazione Prioritalia – Ragionare non più in termini di quote ma in una logica di valorizzazione delle competenze delle persone disabili è la strada per abilitare la disabilità al lavoro, con evidenti vantaggi per la produttività e il benessere di tutti”.

Obiettivo del Social training program è sviluppare nuove competenze manageriali e dare slancio all’innovazione, promuovendo un programma di workshop, convegni, seminari, giornate di studio e formazione sulla gestione della disabilità come risorsa necessaria per creare valore sostenibile. “Crediamo fortemente nell’importanza di sperimentare modelli e formule innovative per promuovere l’accesso e il mantenimento al lavoro di persone con disabilità – ha detto Paolo Bandiera, direttore affari generali e responsabile welfare e advocacy di Aism – Il primo fattore strategico, a nostro giudizio, si fonda proprio sul mettere insieme realtà, sensibilità ed esperienze diverse e nella creazione di luoghi di confronto in cui condividere buone prassi, confrontarci su modelli culturali e individuare soluzioni creative”.

I risultati dell’indagine. 
La presenza di dipendenti con disabilità ha ricadute positive e concrete: i compiti sono distribuiti per tutti in modo più equo, gli spazi sono organizzati in modo più razionale, sono stati effettuati interventi migliorativi in termini di arredo o illuminazione, si sono sviluppate nuove forme organizzative di lavoro come il telelavoro e lo smart working. L’82,5% dei manager intervistati ha dichiarato di non avere mai osservato fenomeni di esclusione dalla vita aziendale del dipendente disabile.I dirigenti intervistati ritengono che l’assunzione o la presenza di disabili in azienda sia primariamente da intendersi come parte del normale funzionamento organizzativo (43,6%), un valore aggiunto per la crescita dell’organizzazione (31,5%) e solo da ultimo l’adempimento di un obbligo (24,9%). Metà degli intervistati ritiene che la gestione dei disabili sia molto o abbastanza strategica per l’organizzazione. I manager ritengono che la disabilità vada affrontata nei luoghi di lavoro con il disability management, non tanto una figura manageriale specifica e dedicata ma piuttosto una funzione manageriale più ampia come un diversity o capability manager. Informazione, competenza e cultura sono i miglioramenti suggeriti. Per il 74,8% dei manager è importante la promozione di momenti informativi e formativi di tutto il personale sulla disabilità in azienda. Per più di 8 manager su 10 le competenze e le esperienze di associazioni non profit che si occupano di persone con disabilità possono contribuire a una maggiore conoscenza e informazione sulla gestione della disabilità in azienda.

Docente Palermo sospesa

Interrogazione parlamentare al governo

on. Fratoianni e on. Palazzotto (Sinistra): Reintegrare subito docente, risarcirla economicamente.

Il Ministro e il Miur si preoccupino piuttosto di favorire lo studio nelle scuole italiane della storia del fascismo e del razzismo 

“Vogliamo sapere quali iniziative urgenti il Ministro dell’Istruzione intenda intraprendere affinché il Miur e gli uffici scolastici territoriali  rivedano ed annullino immediatamente il provvedimento disciplinare assunto nei confronti della docente  dell’istituto tecnico industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, risarcendola  del danno economico e di immagine subito.”

E’ una delle domande che Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto de La Sinistra pongono nell’interrogazione parlamentare al governo presentata a Montecitorio. 

“Vogliamo anche sapere – proseguono i parlamentari della sinistra – quali iniziative intendano assumere perché in futuro non si ripetano episodi del genere che di fatto rappresentano un pericoloso tentativo di censura di Stato.”

“Compito dell’insegnante era ed è quello di dare un giudizio sulla qualità del lavoro ma non può certo impedire agli studenti di esprimere una loro opinione. E farebbe bene  il ministero dell’Istruzione a preoccuparsi di favorire lo studio della storia e dei crimini del nazismo e del fascismo, e dei fenomeni razzisti.”

Disegno di legge a sostegno degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento

La senatrice Drago (M5S) presenta un disegno di legge a sostegno degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento: “Maggiori tutele per gli studenti e le loro famiglie”.

La senatrice del Movimento Cinque Stelle Tiziana Drago ha depositato un disegno di legge a tutela e sostegno degli alunni con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento). Nello specifico la senatrice, al termine di un ciclo di incontri con famiglie, esperti del settore, pedagogisti, dirigenti scolastici, ha elaborato delle modifiche migliorative partendo dalla legge n.170 dell’8 ottobre 2010,  “Nuove norme in materia di disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico”.

In particolare, la parlamentare del M5S ha previsto una diagnosi precoce dei disturbi dell’apprendimento tramite uno screening obbligatorio, misure di supporto come una didattica individualizzata, l’introduzione di sgravi fiscali per le famiglie e sanzioni per i dirigenti scolastici, per i docenti delle scuole dell’obbligo ed universitari che non rispettino i tempi di presentazione del Piano didattico personalizzato (PDP) per i ragazzi con Dsa ed altro ancora. Il disegno di legge vede come prima firmataria Tiziana Drago con i colleghi Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani, Fabrizio Ortis, Felicia Gaudiano e Cinzia Leone e molti altri 

“È emersa la necessità di aggiornare la legge del 2010 in alcuni punti nodali. Prima di tutto è necessario abbassare l’età della certificazione che oggi viene rilasciata solo tra la seconda e la terza classe primaria. Infatti, una diagnosi formulata precocemente consentirebbe il recupero di certe abilità”, afferma la Drago.

“Il nostro disegno di legge vuole inserire uno screening (o test) obbligatorio nelle scuole (partendo dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, con consenso informato dei genitori, passando al primo anno di primaria per confermare al terzo anno della scuola primaria). In secondo luogo, è necessario rimarcare come il mancato rispetto, da parte dei docenti, anche universitari, e dei dirigenti scolastici, delle linee guida della legge 170/2010, ed in particolare del termine di deposito dei Piani di Studio Personalizzati per gli studenti con disturbi dell’apprendimento, costituisca un illecito disciplinare”.

“Inoltre, dobbiamo permettere ai bambini di accedere a laboratori formativi con personale specializzato, da attivare all’interno della scuola e sostenere le famiglie. Con la nostra proposta di legge viene introdotta una significativa semplificazione delle procedure di accesso all’indennità di frequenza, attraverso una norma che stabilisce come la sola diagnosi di DSA rappresenti titolo sufficiente per l’accesso al beneficio. A questo si aggiunge il riconoscimento di un credito di imposta che le famiglie potranno fruire per il percorso didattico dei figli”.

“Nel novero dei DSA rientrano disturbi che, se non diagnosticati e seguiti adeguatamente, possono condizionare il percorso scolastico dei ragazzi. Disturbi quali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme. Ad essi si aggiungono disturbi del linguaggio e la disprassia.  I numeri degli alunni con DSA sono alti e colpiscono dal 3 al 5% della popolazione studentesca”, spiega la senatrice.

“Per questa ragione lo Stato – prosegue Drago – deve adeguarsi e fornire risposte concrete per garantire il diritto allo studio e sostegno alle famiglie. Il rischio è quello che a causa di questi disturbi non adeguatamente intercettati e seguiti I ragazzi si demotivino e abbandonino il percorso scolastico, aumentando l’evasione scolastica che specie in città del sud come Catania è elevata”

Sospensione della docente di Palermo

USB Scuola: la sospensione della docente di Palermo è un atto politico

Si stanno sempre più definendo i contorni della vicenda che hanno portato il provveditorato di Palermo a sanzionare una docente per non aver censurato i suoi alunni.

In nessuna parte del contratto scuola, in particolare quando si definisce la funzione docente e la responsabilità disciplinare, troviamo tra i motivi di sanzione la mancata censura dei propri studenti, ma solo una vaga formulazione all’art.11 lettera i) “vigilare sul corretto espletamento dell’attività del personale sottordinato ove tale compito rientri nelle proprie responsabilità”, che in nessun modo si può applicare alla scuola, in quanto gli studenti non sono sottoposti, a meno che il governo non voglia farli diventare dei piccoli Balilla, al servizio dello Stato, del governo o del docente di turno.

“È ormai evidente e palese” afferma Luigi Del Prete dell’esecutivo nazionale USB Scuola, “che la decisione degli ispettori del provveditorato di Palermo è esclusivamente di natura politica: dare un segnale di compiacenza al governo e al ministro di turno, a pochi giorni dalle elezioni europee, in un momento di vacanza del posto di Direttore generale dell’USR Sicilia, fino a giungere al mancato rispetto degli obblighi di imparzialità dell’azione ispettiva”.

“Chiediamo al Ministro l’immediata verifica dell’azione ispettiva, che ha portato alla grave sanzione nei confronti della professoressa Dell’Aria e allo stesso Provveditore di annullare la sanzione, perché nessun codice deontologico o disciplinare è stato violato” conclude Del Prete.

La petizione lanciata da USB in solidarietà alla professoressa dell’Aria ha raccolto in meno di 24 ore oltre 25000 firme, che consegneremo simbolicamente al prefetto di Palermo durante il presidio di solidarietà che si terrà oggi dalle ore 16.30 all’esterno della prefettura di Palermo e successivamente direttamente al provveditore di Palermo, per ottenere la revoca della sanzione e restituire dignità ai quarant’anni di professione della prof.ssa Dell’Aria.

L’appuntamento è per oggi, 17 maggio, alle 16 presso la prefettura di Palermo, in via Cavour, insieme agli studenti e a tutti i cittadini che reclamano la libertà di sviluppare ed esprimere il proprio pensiero critico.

Per firmare la petizione clicca qui http://chng.it/vwFLc2qq

Maturità, il colloquio parte con l’analisi e il commento del materiale scelto dalla commissione

da Il Sole 24 Ore

A poco più di un mese dalla partenza del nuovo esame di Stato per le scuole secondarie di secondo grado, il Miur corre ai ripari. Facendo seguito ai quesiti pervenuti in questi mesi, vengono fornite ulteriori precisazioni riguardo le modalità di svolgimento del colloquio.

Le novità del colloquio
Si evidenzia che, se pur il punteggio del colloquio è stato rimodulato da 30 a 20 punti, non per questo, tale fase dell’esame è diventata meno importante. È stata, infatti, data maggior forza alla sua natura pluridisciplinare, così da raccogliere il maggior numero di elementi di valutazione significativi sul livello di preparazione del candidato e sulle sue capacità di affrontare con autonomia e responsabilità le tematiche e le situazioni problematiche proposte. Del resto, il raggiungimento dei risultati ottenuti nelle varie discipline da ogni studente nel triennio conclusivo di studi, viene già attestato, in sede di scrutinio finale, dal credito scolastico che, non a caso, è stato aumentato da un massimo di 25 punti a 40.

Criteri di scelta e tipologia dei materiali per l’avvio del colloquio
Il colloquio viene avviato con l’analisi e il commento di materiale scelto dalla commissione in modo da favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline.
In sede di riunione preliminare la commissione stabilisce i criteri alla base della scelta e la tipologia dei materiali da proporre ai candidati.
La scelta dei materiali, alla quale dovrà essere dedicata un’apposita sessione di lavoro, sarà effettuata distintamente per ogni classe. I materiali potranno essere di diverso tipo. Non domande o serie di domande. Saranno testi (es. brani in poesia o in prosa, in lingua italiana o straniera), documenti (es. spunti tratti da giornali o riviste, foto di beni artistici e monumenti, riproduzioni di opere d’arte, ma anche grafici, tabelle con dati significativi, etc.), esperienze e progetti (es. spunti tratti anche dal documento del consiglio di classe); problemi (es. situazioni problematiche legate alla specificità dell’indirizzo, semplici casi pratici e professionali).
Nel caso in cui non tutte le aree disciplinari saranno collegate direttamente al materiale proposto, i commissari delle discipline non interessate si inseriranno progressivamente nello svolgimento del colloquio al fine di verificare le competenze acquisite in tutti gli ambiti disciplinari.

Il rapporto tra il documento del consiglio di classe e la scelta dei materiali
Il documento del consiglio di classe illustrerà in modo dettagliato il percorso formativo svolto dagli studenti che potrà orientare il lavoro della commissione nella conduzione del colloquio, ma non potrà sostituirsi alla commissione stessa nell’indicare i materiali da utilizzare per lo spunto iniziale della prova orale. Pertanto, il documento non indicherà i materiali, ma descriverà i contenuti svolti, l’attuazione della progettazione didattica in termini di attività, progetti, esperienze, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento sviluppati nel corso del triennio (ex Asl) e le attività correlate a “Cittadinanza e Costituzione”.

La scelta delle tre buste non vale per i candidati Bes
Per i candidati con disabilità o con Dsa, i materiali per lo svolgimento del colloquio saranno predisposti in coerenza con il Pei o il Pdp di ciascuno. Per tale motivo, il candidato non “pescherà” il materiale, scegliendo tra 3 buste, come, invece, è previsto per gli altri compagni di classe, secondo quanto disposto dal comma 5 dell’art. 19 dell’om n.205/2019.
Questa precisazione rende la procedura “diversa” e appare non in linea con il principio di inclusività a cui dovrebbero tendere tutte le azioni didattiche nella scuola, comprese quelle valutative di un esame di Stato.

L’alternanza è cambiata, ma non ci sono le linee guida per le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Da quest’anno l’alternanza scuola-lavoro non si chiama più così. Il nuovo nome voluto dal governo Conte è «percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento» e tale attività è caratterizzata, per effetto dell’ultima legge di bilancio, da un dimezzamento di ore e fondi, già operativo quest’anno. Nei tecnici e professionali si passa, bruscamente, da almeno 400 ore nel corso degli ultimi tre anni, a, rispettivamente, almeno 150 ore e ad almeno 210 ore nelle stesse classi. Nei licei si scende da 200 ore a 90 ore. Più che ridotti anche gli stanziamenti: da 100 milioni di euro previsti ex lege (a cui negli anni si aggiungono, di solito, i fondi Ue messi a disposizione dei Pon) si è scesi a meno di 50 milioni.

L’impatto sulle scuole
La differenze nelle scuole si è vista eccome: se fino allo scorso anno un istituto tecnico industriale di medie dimensioni, 1.300 alunni, per esempio, riceveva intorno ai 60mila euro, adesso si è visto accreditare sul conto una cifra inferiore ai 30mila euro. Soldi che i presidi spendono per retribuire i docenti (impegnati nelle attività di alternanza – a noi piace continuarla a chiamare così, ndr) e per trasporti, vitto ed eventuale alloggio dei ragazzi.

Novità subito applicate già quest’anno
Per presidi e insegnanti la novità è stata grande e, per espressa previsione normativa, ha trovato subito applicazione anche ai progetti in corso. Non solo l’alternanza, almeno per quest’anno, non costituirà neppure requisito di ammissione all’esame di maturità (il Miur ha messo una pezza in una circolare spiegando che l’alternanza peserà comunque nel colloquio orale).

Il ritardo nell’emanazione delle linee guida
Il punto è che questo cambiamento radicale doveva essere accompagnato da apposite linee guida ministeriali che, sempre in base alla legge di bilancio 2019, dovevano essere varate entro il 2 marzo 2019. Sono passati oltre due mesi, ormai nelle classi si stanno finendo le lezioni, e ancora non sono arrivate. Vero è che le indicazioni del Miur, probabilmente, saranno destinate a valere a partire da settembre per i progetti che avranno inizio o che saranno in corso con la partenza del nuovo anno scolastico, 2019-2020. Ma appare davvero singolare riformare una fetta di offerta didattica (perchè l’alternanza scuola-lavoro non è apprendistato o stage, ma scuola a tutti gli effetti, ndr) e non fornire agli operatori le indicazioni operative.

La situazione di stasi nelle scuole e nelle aziende
Un simile modo di procedere ha prodotto un effetto: nelle scuole si è rimasti fermi. È noto che una fetta del corpo docente è storicamente restia a conoscere il mondo fuori dalla propria aula. Molti progetti di formazione on the job oltre le nuove ore minime sono stati messi in discussione dagli insegnanti. Anche genitori mandano mail alle scuole per chiedere di esonerare i propri figli dall’alternanza visto al raggiungimento delle ore minime ora previste. Per non parlare delle aziende: per loro l’alternanza non è mai stata un obbligo (lo è per le scuole), ma nonostante ciò c’hanno creduto e hanno aperto le porte ai ragazzi. E adesso? Anche gli imprenditori stanno riflettendo: se il gioco non vale più la candela (con le nuove ore minime i giovani staranno in azienda poco più di una settimana l’anno, ndr), che senso ha proseguire nello sforzo? Girando i territori e sentendo la base imprenditoriale la domanda non è così infrequente.

Stipendi degli statali, presidi i meno pagati

da Il Messaggero

ROMA

Tremila euro in dieci anni. Vale a dire, in media, 300 euro ogni 12 mesi. Ecco gli aumenti che sono stati riconosciuti ai presidi italiani che, tra i dirigenti della Pa, si confermano i meno pagati. I numeri di una ricerca presentata ieri al Forum sulla Pubblica amministrazione parlano chiaro: non tutti i dirigenti pubblici sono uguali, almeno a giudicare dallo stipendio: si va da picchi di 230 mila euro, appena sotto la soglia stabilita per legge, fino ai 62 mila euro dei presidi. Un problema ben noto al governo, tanto è vero che, sul fronte contratti, si attende lo sblocco del rinnovo per la dirigenza di Stato. Il ministro Giulia Buongiorno sta, infatti cercando, in queste ore, di riattivare un negoziato in stallo ormai da mesi. Al netto degli aumenti che dovrebbero derivarne, oggi la mappa degli stipendi è, appunto, alquanto eterogenea. Lo studio del forum Pa rileva così un notevole divario fra i 498 dirigenti di enti pubblici non economici, agenzie fiscali e presidenza del Consiglio dei ministri (1,1% del totale), che percepiscono un salario medio di 190 mila, e i 25.144 dirigenti (circa il 56,5% del totale), che non arrivano a guadagnarne 70 mila. L’indagine, peraltro, mostra che ai vertici la Pa diventa sempre più rosa. Anche nelle posizioni di comando la presenza femminile è infatti diventata maggioranza. E’ donna il 50,6%. L’avanzata però è più frutto delle uscite, da parte dei colleghi uomini, che delle assunzioni. Non a caso di giovani in posti di responsabilità se ne contano pochissimi. «Il fatto che il 28,5% abbia già compiuto i 60 anni e si contino appena 212 persone sotto i 35 anni dimostra che la dirigenza pubblica non è un affare per giovani e che le riforme della carriera non sono riuscite a modificare le caratteristiche», ha osservato il presidente del Forum Pa, Carlo Mochi Sismondi.

IL NODO

Il ministro della P.a, Giulia Bongiorno, d’accordo, ha sottolineato come il fenomeno varchi i confini dell’amministrazione statale. Dobbiamo smettere ha detto il ministro di avere giovani laureati che vagano, dobbiamo dargli immediatamente delle responsabilità». Tornando al caso presidi si svolgerà oggi a Roma in piazza Vidoni, un sit in dei dirigenti Scolastici, organizzato da Cgil, Cisl, Uil e Snals scuola, per protestare contro le norme in discussione al Senato che impongono controlli della presenza con modalità di rilevazione biometrica. Oltre alla protesta sui controlli di presenza, i dirigenti lamentano anche la mancata sottoscrizione definitiva del loro contratto, a oltre quattro mesi dalla firma dell’ipotesi di accordo avvenuta all’Aran a dicembre, e denunciano anche pesanti tagli ai fondi che alimentano la parte variabile della loro retribuzione.
Michele Di Branco

Precariato e contratto: il confronto Governo-sindacati sta saltando?

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

I comunicati rassicuranti di Ministero e sindacati sull’andamento del confronto in materia di precariato potrebbero non rispecchiare del tutto la realtà dei fatti.
Per affrontare il problema del reclutamento i sindacati chiedono che venga riproposto un nuovo PAS (percorso abilitante speciali) analogo a quello del 2013 in modo da consentire a un buon numero di docenti di ottenere l’abilitazione, titolo indispensabile per poter aspirare ad una immissione in ruolo.
Oltre ai PAS i sindacati chiedono ovviamente anche l’avvio di percorsi concorsuali sia ordinari sia riservati per poter coprire al più presto le decine di migliaia di cattedre  vacanti che ogni anno vengono assegnate a supplenti annuali.
A quanto pare, però, il Ministero sarebbe d’accordo a dare avvio ai PAS purché siano selettivi già in entrata: la motivazione è che le Università non sarebbero in grado di organizzare corsi per tutti i precari che potrebbero iscriversi.
Il fatto è che i sindacati, dopo aver sottoscritto l’intesa del 23 aprile, si trovano in difficoltà a contrastare le proposte del Ministero.
Oltretutto, revocando lo sciopero, i sindacati firmatari dell’intesa si sono persino autoridotti il proprio potere contrattuale.
A questo punto è probabile che il confronto riprenderà dopo il voto del 26 maggio.
E’ vero che per il 20 maggio c’è in programma un incontro sul tema della risorse contrattuali ma è pressoché scontato anche questo tema verrà rinviato a tempi migliori.
I bene informati parlano anche di possibili clamorose iniziative sindacali per i prossimi giorni. Ma i tempi sono stretti, anzi strettissimi e fra qualche settimana potrebbe persino cambiare il Governo.

Telecamere in tutte le classi fino alle superiori: così Salvini vuole difendere i docenti da alunni e genitori imbecilli

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

L’idea del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini di introdurre le telecamere nelle scuole non si limita solo agli asili nido e alle scuole dell’infanzia: l’intenzione sarebbe quella di installarle anche nelle scuole secondarie, fino agli studenti che devono prendere la maturità.

Salvini: uno strumento di difesa

Durante un comizio elettorale a Tivoli, in vista del rinnovo delle cariche del Parlamento europeo, Salvini ha ricordato che la settimana prossima sarà in Parlamento la legge per mettere le telecamere negli asili nido e nelle case di riposo per anziani, voluta fortemente dalla Lega proprio “per difendere bambini, anziani e disabili”.

Poi, il leader del Carroccio ha aggiunto: “Vorrei le telecamere anche nelle scuole dei gradi superiori, ma in questo caso per difendere i professori da alunni e genitori imbecilli”.

Molti docenti sono contrari

Un’iniziativa di questo genere, l’installazione di telecamere in tutti i gradi scolastici, non troverebbe tuttavia l’assenso di molti. I primi a rifiutare l’idea sono i docenti: l’ultimo sondaggio prodotto dalla Tecnica della Scuola su questo tema ha espresso un risultato schiacciante di docenti contrari, perché l’iniziativa sarebbe lesiva della privacy dei lavoratori.

Il no motivato del Garante

Dello stesso parere si è detto il Garante, secondo il quale “nessuna telecamera potrà mai sopperire a carenze insite nella scelta e nella formazione del personale deputato all’educazione e all’assistenza dei soggetti meritevoli della maggiore attenzione”, ha detto qualche mese fa Antonello Soro nel corso di un’audizione tenuta presso le commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro pubblico e privato della Camera.

Interpellato sulla pertinenza delle telecamere nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, Soro ha espresso diverse perplessità sull’iniziativa, confermando anche la posizione negativa del predecessore Francesco Pizzetti: in particolare, ha detto che “si potrebbe condurre un’ulteriore riflessione sul perimetro di operatività della norma, valutando se effettivamente tutti i luoghi indicati presentino un grado di rischio adeguato a legittimare una limitazione comunque importante della libertà del lavoratore nell’adempimento della prestazione educativa o di cura”.

“È auspicabile – ha continuato il Garante della privacy – che siano valorizzate anche le misure volte ad investire, in chiave preventiva, sulla formazione degli operatori, introducendo anche sistemi di controlli più articolati che coinvolgano attivamente il personale tutto e, se del caso, le famiglie stesse senza comprometterne il rapporto fiduciario”.

Libri di testo primaria, determinazione prezzo di copertina a.s. 2019/2020

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Il Miur ha pubblicato il decreto 367/2019 concernente la determinazione dei prezzi di copertina dei libri di testo, nella
versione on line o mista, della scuola primaria per l’anno scolastico 2019/2020.

Classe Libro della prima classe Sussidiario Sussidiario dei linguaggi Sussidiario delle discipline Religione Lingua straniera
la €11,95 €7,34 €3,61
2a €16,75 €5,40
3a €23,92 €7,21
4a €15,47 €19,22 €7,34 €7,21
5a €18,77 €22,39 €9,02

Il prezzo è comprensivo dell’IVA.

Per gli acquisti effettuati a carico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e degli Enti locali viene praticato uno sconto non inferiore allo 0,25 per cento sul prezzo di copertina.