Alunni con cittadinanza non italiana – A.S. 2017/2018

MIUR – Ufficio Statistica e studi


Scuola, pubblicati i dati sugli studenti con cittadinanza non italiana nell’a.s. 2017/2018

È disponibile da oggi sul sito del MIUR l’approfondimento statistico relativo agli alunni con cittadinanza non italiana delle scuole di ogni ordine e grado. I dati sono riferiti all’anno scolastico 2017/2018. Complessivamente le scuole italiane hanno accolto 8.664.000 studenti, di cui circa 842.000 con cittadinanza non italiana pari al 9,7% della popolazione studentesca complessiva (erano il 9,4% nel 2016/2017).

Sul totale degli studenti con cittadinanza non italiana, la percentuale dei nati in Italia è pari al 63,1%. I Paesi maggiormente rappresentati sono Romania (18,8%), Albania (13,6%), Marocco (12,3%) e Cina (6,3%).

Il dato nazionale del 9,7% di alunni di origine migratoria riassume una distribuzione territoriale tutt’altro che omogenea.

La Lombardia è la Regione con il più alto numero di studenti con cittadinanza non italiana (213.153), circa un quarto del totale presente in Italia (25,3%). Le altre Regioni con il maggior numero di studenti stranieri sono Emilia Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte che ne assorbono una quota compresa all’incirca tra il 9% e il 12%.

INVALSI e autonomia differenziata

I dati INVALSI confermano che alla scuola italiana serve l’opposto dell’autonomia differenziata

La lettura dei dati INVALSI sulla scuola italiana ci mette di fronte a fatti noti a tutti: fratture cognitive tra studenti e forte disuguaglianza tra Nord e Sud del Paese. L’Istituto per la Valutazione evidenzia inoltre, che l’indicatore ESCS (Economic Social Cultural Status Index), che misura le condizioni sociali, culturali ed economiche dei giovani, dimostra come esista una correlazione tra indice e punteggi ottenuti nei test di tutte le materie. I punteggi, infatti, crescono man mano che cresce l’indice ESCS. I diversi livelli dell’indice registrati tra gli studenti delle quattro tipologie di scuola superiore in cui l’INVALSI disaggrega i risultati, mostrano come a diverse scuole corrispondano diversi livelli di status sociale. Ovvero, se non si interviene sulle disuguaglianze profonde, tra Nord e Sud, tra territori diversi nelle stesse regioni e nelle capacità cognitive intragenerazionali, a partire dalle condizioni sociali complessive, continueremo ad avere sempre gli stessi risultati.

In questo senso allora, riproponiamo una profetica frase di don Milani: “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. L’interrogativo, ormai perenne, costante che questo tipo di risultati ci pone dinanzi è sempre il medesimo: cosa vogliamo fare degli ultimi? Come vogliamo intervenire sulle disuguaglianze? Con l’autonomia differenziata? Assolutamente no.

Il ministro Bussetti si dice preoccupato per i dati INVALSI e ne ha ragione. Ma da un ministro ci si aspetta altro, qualche soluzione, una nota di chiarezza, una visione complessiva del senso dell’istruzione, che non è l’autonomia differenziata, che potrebbe ancora di più approfondire le disuguaglianze, e neppure “l’ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Il ministro Bussetti potrebbe trasformare la preoccupazione in iniziativa politica, aumentando ad esempio gli investimenti per l’istruzione in tutte quelle zone dell’Italia, a Sud come a Nord, dove più forte è l’incidenza delle disuguaglianze. Potrebbe intervenire concretamente finanziando un piano pluriennale per favorire il tempo scuola, soprattutto nel Mezzogiorno, ma ovunque ve ne sia bisogno. Potrebbe tradurre le preoccupazioni suscitate dai dati INVALSI per migliorare la condizione salariale di chiunque lavori nell’istruzione rinnovando i contratti collettivi di lavoro.

Ogni volta che spuntano dati sulle nostre scuole, ci si strappa le vesti, ma non si fa nulla di veramente strutturale, da parte di chi sta al governo. Ora è giunto il momento di seguire don Lorenzo Milani e la Costituzione, e battersi per una scuola dove è l’uguaglianza delle condizioni di partenza il vero faro che illumina il senso e il percorso delle decisioni politiche. Curiamo gli ultimi e i malati nelle scuole, senza respingerli e senza curare esclusivamente i sani.

RAPPORTO INVALSI

RAPPORTO INVALSI, GILDA: SUD ARRANCA, REGIONALIZZAZIONE COLPO DI GRAZIA     

“I risultati delle prove Invalsi 2019 fotografano ancora una volta un’Italia a due velocità, con gli studenti del Mezzogiorno che arrancano in tutte le discipline oggetto della rilevazione (Italiano, Matematica, Inglese), a partire dalla scuola primaria e fino alla secondaria di secondo grado. Una situazione, frutto dei minori investimenti che storicamente hanno interessato il Sud, destinata a peggiorare ulteriormente nel caso in cui l’Autonomia differenziata venisse attuata così come formulata dalle bozze di intesa tra il Governo e le Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna”. Così la Gilda degli Insegnanti commenta gli esiti delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti relativi all’anno scolastico appena concluso, presentati questa mattina alla Camera.   

“Anche quest’anno i risultati dei test Invalsi confermano la forbice tra i livelli di preparazione degli studenti del Nord e quelli del Mezzogiorno, in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per il Meridione il trend è negativo ormai da anni e la regionalizzazione del sistema di istruzione sarebbe il colpo di grazia che finirebbe con il lasciare inesorabilmente indietro le aree più deboli del Paese”.    

E. De Luca, La faccia delle nuvole

Erri De Luca tra la commedia e il saggio

di Antonio Stanca

Ha sessantanove anni Erri De Luca e da quando ne aveva trentanove sta scrivendo di narrativa, soprattutto romanzi che gli hanno procurato un notevole successo oltre che traduzioni in lingue straniere. Ha scritto anche per il teatro, è stato giornalista, saggista e alla vita ha attinto i temi del suo lavoro, alle strane vicende, alle imprevedibili combinazioni che soprattutto nei tempi moderni sono venute a caratterizzarla. Alla ricerca si è mostrato di quel bene, di quell’amore che sono stati fondamentali nei tempi passati e che oggi sono andati perduti perché altre situazioni, altri interessi si sono stabiliti. Sarà stata questa inclinazione, questa tendenza a portarlo a leggere, studiare, imparare l’ebraico, a tradurre dalla Bibbia.
Anche altre lingue straniere De Luca studierà, imparerà, tanto, molto verrà a far parte della sua formazione da autodidatta. Nato a Napoli nel 1950, dopo la maturità aveva abbandonato gli studi e dopo l’esperienza di contestatore nella Roma degli anni ’70 aveva svolto i lavori più diversi in Italia e all’estero. Intanto s’impegnava nella lettura, nello studio, si formava da solo, scriveva pure ma non pubblicava. Di nascosto gli sarà sottratto e pubblicato il primo romanzo, Non ora, non qui. Era il 1989 e d’allora De Luca avrebbe continuato con sempre nuove pubblicazioni e con generi sempre diversi. In questa sua varia maniera di applicarsi, di scrivere, di creare, si sarebbe spiegato, nel 2016, La faccia delle nuvole, opera che è stata ristampata quest’anno dalla Feltrinelli nella serie “Universale Economica”. E’ un lavoro insolito, sta tra il teatro e il saggio, tra la commedia e la critica.
Tema è la nascita del Cristo, la sua vita, la sua predicazione, la sua morte, la sua resurrezione, il valore, la funzione del suo insegnamento. I personaggi della prima parte, quella teatrale, sono limitati. Vanno da Giuseppe a Maria, ai pastori, ai re Magi della grotta di Betlemme, all’arrivo dei tre a Gerusalemme, alla morte del Cristo. Nella seconda parte, quella critica, c’è lui risorto che compie a piedi il viaggio di ritorno e spiega a due altri viandanti il significato della sua figura, della sua vita alla luce delle Sacre Scritture dove erano state annunciate.
De Luca, tuttavia, non ripercorre semplicemente quanto già si sa dal Vangelo, la sua non è una ripetizione, egli vuole confrontare quanto avvenne allora con quanto adesso sta avvenendo. Molti sono i riscontri che lo scrittore crede di poter cogliere tra prima e dopo, tra quel passato e questo presente e dalle somiglianze, dai problemi comuni vuole ricavare una soluzione. La vede in quel bene del quale Cristo allora diffuse il messaggio. Una possibilità è sembrata a De Luca la storia di Cristo perché si scopra quanto il male di allora assomigli a quello di adesso, quanto, come Gesù l’abbia combattuto e come a lui sia bene riferirsi ancora oggi per evitare di ricadere negli stessi errori. L’insegnamento di Cristo vuole De Luca rinnovare, il suo significato vuole riproporre ad un mondo che l’ha dimenticato, vuole come in altre sue opere volgere al bene quella vita che ha scoperto invasa dal male.
Anche Pasolini pensò di recuperare il bene perduto nella vita moderna tramite la figura del Cristo quando girò Vangelo secondo Matteo. E’ la prova del fascino che Cristo è tornato ad esercitare in tempi di crisi. Questo fa de La faccia delle nuvole un’opera molto originale, molto riuscita. Ancora di più lo sarebbe se venisse rappresentata a teatro, se venisse interpretata.

Egocreanet Cluster

Egocreanet Cluster Promozione WORK SHOP del 10 Sett.2019 .

Paolo Manzelli egoceanet2016@gmail.com

Modalita di Adesione:  

EGOCREANET-CLUSTER ..Il 10 sett.2019 c/o l’.Incubatore UniFi di sesto f.no ore 10.00 14.00 è previsto tenersi un workshop trans-disciplinare sul tema (challenging training forum for.new culture of innovazion and creativity) al fine di identificare le sfide del cambiamento contemporaneo per innovare livelli più avanzati di consapevolezza indirizzate per formare “ giovani talenti “ capaci di agire sullo sviluppo del Web delle Opportunita nella innovazione culturale,scientifica sanitaria ed artistica. Nel workshop. verranno analizzate le strategie per favorire una cultura della innovazione di impostazione complessivamente olistica e verra messo a punto anche il management e la tempistica del progetto di formazione culturale della innovazione.

Coloro che si ritengono interessati a collaborare al progetto/programma di formazione di giovani talenti potranno scrivere una e mail a <egocreanet2016@gmail.com> entro il 01.sett.2019. Paolo. 3356760004

————- Spunti di Riflessione :

Nota 1.0 – Egocreanet-Cluster : I progressi interiori-individuali spesso allontanano dalla comunicazione sociale che è fondamentale per motivare la condivisione culturale innovativa dell’ uomo e della donna. Dovremo pertanto riflettere nel Cluster Egocreanet sull’ impatto sociale che una nuova visione olistica//scientifica della percezione, non piu limitata dalle concezioni meccaniche , vada a influire una diverso sviluppo comportamentale dalla societa contemporanea al fine di risolvere e divulgare con innovazione culturale e creativita artistica, i problemi di sopravvivenza e sostenibilita’ contemporanea  della vita nel nostro Pianeta. Importante sotto questo profilo è la modulazione che la nuova vision della costruzione percettiva della Mente Quantica, indotta da Egocreanet , potra’ attivare  in termini di  elevazione di consapevolezza delle relazioni evolutive della triade MENTE-CERVELLO-CORPO , le quali si modificano sulla base della variazione delle  connessioni (Connettoma) tra i sistemi neurovegetativi ,Orto, Parasimpatico ed Enteico , sia  nell’ uomo che nella donna.

Connettoma : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=114883

A questa tematica dedicheremo il Work Shop del 10 Settembre 2019 c/o l’ incubatore di Sesto Fno della UniFi, sede Operativa di EGOCREANET. Hanno reannunciato la loro partecipazine ad Oggi 10/Lug.): Fabio Dolfi, Antonio Molinaro, Flavio Burgarella, Alessandro Lo Presti, Sergio Berti,Massimo Lucidi .

L’ obiettivo del W.S. sara quello di realizzare successivamente entro il 2019 , un corso di Formazione per Giovani Talenti per renderli capaci di agire nel cambiamento e potenziamento del programma Mentale innovativo di immagini ed emozioni , orientato a favorire una “Terapia delle Idee” che aumenti la consapevolezza dello sviluppo olistico della scienza e della industria per contribuire ad un futuro creativo vitale e sostenibile.

Nota 2.0 – Save the Date:- Rinnovare il programma della Mente Quantica per evitare che la realta tradizionalmente percepita renda impossibile il cambiamento sociale ed economico determinando emozioni negative che , tramite l’ inconscio creano e diffondono malessere psicofisico .La ignoranza delle possibilita’  di potenziamento dell’ immaginario collettivo per lo sviluppo di idee innovative e attivita creative degenera in tutta una serie di pensieri contraddittori e di visioni individuali conservative che limitano la capacita contemporanee di ristrutturazione dl programma mentale e che pertanto paralizzano le emozioni positive nella inconsapevolezza dell’ inconscio. Questa problematica verra’ elaborata e discussa dal Cluster Egocreanet  – nel Work Shop del ,10 Sett.2019 Sesto Fno. (Firenze) .Tema :Cambiare il programma mentale, per potenziare immagini ed emozioni ed attivare una terapia consapevole delle idee innovative e della immaginazione creativa .

Rinnovare l’ immaginario scientifico: https://dabpensiero.wordpress.com/2019/05/22/come-rinnovare-limmaginario-scientifico/

Nota 3.0 – W.S. EGOCREANET CLUSTER 10 SETT.2019 SESTO F.NO.

–  Energia di Informazione (Ei) : http://www.caosmanagement.it/n62/art62_04.html

Principio di Fertilita Evolutiva: https://www.edscuola.it/archivio/lre/biofisica.htm

Tema :  MEDICINA ED EVOLUZIONE della INFORMAZIONE COERENTE .

 La Ei è la energia di informazione strutturante la coerenza , anticamente indicata come Chi o Qi o Prana.. La Ei permette una azione informativa “non locale“ essendo strutturata come un entanglement tra energia quantica interna ed  informazione epigenetica in modo da ripristinare la coerenza con l’ambiente e i suoi cambiamenti.

Per comprendere la dinamica di interazione tra sistemi viventi cellulari e la informazione epigenetica dell’ambiente la soluzione prioritaria si focalizza nella produzione di biofotoni e biofononi ,principalmente emessi dal sistema di informazione genetica dei DNAs che si interfacciano con la natura fondamentale della informazione epigenetica  di acqua, luce ,suono ed alimentazione. .

  • Biofotoni e Biofononi

https://www.gsjournal.net/Science-Journals/Communications-Mind%20and%20Consciousness/Download/7217

Pertanto tale interazione tra informazioni esterna ed interna viene gestita dalla funzione di ANTENNA / RICE-TRASMITTENTE DEI DNSs ( CENTRALE,MITOCONDRIALE E MICRO.- dna.s ).

In questo contesto proprio della scienza Bioquantica ,la malattia diventa conseguenza di un difetto di scambio o blocco di in- formazione coerente tra genesi (info-.locale) ed epigenesi (info-.non locale) . Pertanto la guarigione diventa probabile agendo nel quadro delle possibilita’ di  ripristinare la condizione di coerenza evolutiva di (Ei) nel quadro del cambiamento ambientale con temporaneo perseguendo la indicazione generale di interazione fornita dal PRINCIPIO DI FERILITA’ EVOLUTIVA.

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Nota 4 : W,S. Egocreanet-Cluster del 10.Sett.2019 .Paolo Manzelli egocreanet2016@gmil.com

 Tema Sinergie e complemetarieta tra Apoptosi e Differenziazione Cellulare dei Sistemi Viventi

Apoptosi ( significa Caduta delle Foglie) e rappresenta la morte-programmata delle cellule vista come normale fase dello sviluppo della vita mentre la Necrosi indica la morte cellulare causata da traumi.

https://www.scienzemfn.unisalento.it/c/document_library/get_file?folderId=39860850&name=DLFE-322786.pdf

La Apoptosi puo’ essere regolata (attivata/inibita) prima che le cellule morte vengano fagocitate e degradate .

Lo studio  della regolazione della Apoptosi cellulare è recente (1972) ed è complementare e sinergico alla differenziazione cellulare in quanto le cellule totalmente differenziate non sono piu in grado di riprodursi, Pertanto la morte programmata del tempo di vita coinvolge tutti i processi di regolazione dello sviluppo e differenziazione cellulare che coinvolgono l’ apoptosi che è essenziale per mantenere coerente sia il numero delle cellule di un organismo che le funzioni specialistiche dei vari organi vitali. Contribuiscono alle strategie dell’ apoptosi  varie tipologie di regolazione della comunicazione intra-cellulare che puo essere influenzata da la emissione di radiazioni che alterano la comunicazione tra i vari DNAs  ,ad es. lo stress-ossidativo regolato dalla mitocondrio-genesi e da altre modalita di trasformazione cellulare ancora dedite allo studio di tale fondamentale fenomeno che regola la vita biologica

Nota. 5. Nuovo Paradigma “Oltre a Genetica verso l’ eoluzione deila codificazione epigenatica .

Il W.S. Egocreanet Cluster del 10 .Sett.2019 c/o Incubatore UNIFI. di Sesto F.no (Egocreanet Ngo Firenze

 Il Riduzionimo della scienza meccanica, negando sistematicamente la azione di comunicazione a distanza (Spooky action –Einstein ) ha condotto ad disconoscere come la in-formazione ambientale agisca sulla espressione genetica del DNA. Tale disinformazione ha determinato modelli limitati di comprensione e di stili di vita individuali e sociali che nell’ insieme hanno causato il cambiamento climatico . La riprogrammazione della informazione epigenetica necessita pertanto di un netto cambiamento della Mente Quantica il quale  conduca ad un profonda modifica della concezione di oggettivita’ della percezione cosi come della validita assoluta della misura locale ,vista indipendentemente dalla azione non locale dell’onde particelle della luce e del suono (Biofotoni e Biofononi) i quali coordinano la comunicazione a distanza che controlla la espressione genetica dei sistemi viventi. In particolare ci occuperemo con modalita concettualmente innovative di come la Laser Terapia (nel ambito delle frequenze tra 200 e 800nm)  anziche utilizzare le attivita di silenziamento indiretto della flessibilita epigenetica,(quelle descritte dalla piu corrente letteratura, come metiliazione e modificazione istonica della cromatina) , diversamente vadano a interagire direttamente come stimolazione epigenetica sulla emissione spontanea della comunicazione a distanza di biofotoni e biofononi , favorendo  una piu’ elevata  flessibilita’ che induce il rimodellamento della .in-formazione strutturale. (Ei) la quale e’ capace di determinare notevoli processi di auto –guarigione.

Laser e Biofotoni: https://www.edscuola.eu/wordpress/wp-content/uploads/2018/11/PM301118.pdf

Paolo Manzelli – egocreanet2016@gmail.com

NB : per partecipare al WORK SHOP Egocreanet del 10 Sett.2019 .

E richiesta la Iscrizione Vedi: Modalita di Adesione:

Scuola, è scontro tra Lega e 5S nuovo rinvio sulle autonomie

da la Repubblica

Marco Ruffolo

Dovevano vedere la luce nell’ottobre scorso. Poi il dubbio che i progetti di autonomia differenziata di Veneto e Lombardia, fortemente voluti dalla Lega, nascondessero la tentazione di realizzare la “secessione dei ricchi” ha cominciato a serpeggiare tra gli stessi alleati di governo. E quei progetti sono ripetutamente slittati.

Il vertice di ieri ai più alti livelli (Conte, Salvini, Di Maio e i ministri competenti sui dossier) avrebbe dovuto sbloccare l’impasse, ma anche questa volta è stata fumata nera, malgrado le dichiarazioni ottimistiche di Salvini, che parla di numerosi passi avanti. I Cinque Stelle non condividono affatto la regionalizzazione della scuola e degli insegnanti e vogliono più garanzie sul fatto che le risorse finanziarie necessarie per svolgere i servizi da trasferire alle due Regioni non finiscano per penalizzare il Sud.

C’è un articolo in quello schema di riforma che accomuna Veneto e Lombardia, che consente in pratica alle due Regioni l’assunzione diretta dei docenti e l’organizzazione di concorsi regionali. Il contratto collettivo resterebbe nazionale, ma di fatto quelli integrativi, firmati con la Regione, finirebbero per svuotarlo del tutto, specialmente nella sua parte finanziaria. L’obiettivo, infatti, non è solo quello di intervenire nell’organizzazione scolastica e nella stessa didattica, ma anche e soprattutto quello di aumentare lo stipendio dei propri docenti. Con la conseguenza che chi insegna in una scuola al centro di Milano o di Padova finirebbe per essere pagato di più di chi lavora, magari in condizioni molto più svantaggiate, nelle periferie di Roma o di Palermo.

Contro questo possibile scenario futuro fatto di scuole di serie A e di serie B all’interno di un unico Stato nazionale, si era in realtà già pronunciata la Corte Costituzionale con una sentenza dell’aprile 2013. Giudice relatore: Sergio Mattarella. La Consulta aveva respinto il primo tentativo della Lombardia, con legge regionale del 2007, di assumere direttamente i propri docenti. Ed è proprio in ragione di quella sentenza di incostituzionalità che ieri i Cinque Stelle hanno ritenuto irricevibile la proposta leghista. «Parlo da figlio di insegnante meridionale – ha detto Di Maio al vertice di ieri – Stiamo attenti a non creare disparità tra insegnanti del Nord e del Sud. Questo noi non possiamo accettarlo».

Ma non è solo una questione finanziaria. La proposta di regionalizzazione della scuola finisce per coprire ogni aspetto dell’istruzione: dai cicli ai piani di studi, dalle valutazioni di sistema all’alternanza scuola-lavoro, dalla formazione dei docenti al contenuto dei programmi, dalle norme sulla parità scolastica alla organizzazione sull’offerta formativa.

Il caso-istruzione pesa dunque come un macigno sull’iter dell’autonomia differenziata, che in ogni caso dovrà essere discussa ed eventualmente emendata dal Parlamento. I passi avanti, secondo la Lega, arrivano sul fronte ambientale: avanza il trasferimento alle Regioni delle autorizzazioni sui vincoli paesaggistici e il passaggio delle sovrintendenze, fatt a eccezione per alcuni monumenti e musei di interesse nazionale.

Sulla salute, infine, la Lega propone “ospedali di insegnamento” regionali dove formare tutti gli specializzandi.

Ruoli regionali dei prof in bilico

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il vaso di pandora dell’autonomia differenziata da ieri è stato ufficialmente riaperto. In un mega vertice a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte, il ministro competente per gli affari regionali, Erika Stefani, che ha messo a punto le proposte di intesa con le regioni, e tutti i ministri interessati, i relativi sottosegretari, capi di gabinetto e uffici legislativi. Uno squadrone a metà tra livello politico e tecnico che ha passato in rassegna i nodi pendenti dei singoli dossier oggetto di autonomia differenziata, dalla sanità alla cultura.

Uno degli scogli più impervi da superate è quello che interessa il sistema dell’istruzione, dove tra l’altro più forti sono anche le differenze politiche tra Lega e M5s. Per i governatori leghisti di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, l’autonomia in materia di istruzione, e in particolare di gestione del personale, è la chiave di volta per superare anche l’annosa problema della scopertura delle cattedre ad avvio di ogni anno scolastico. Per il M5s, come ha rappresentato ieri il sottosegretario all’istruzione Salvatore Giuliano, si tratta invece di difendere a spada tratta unità nazionale e con essa le ragioni del Sud.

No dunque a ruoli regionali per i docenti, no a concorsi tarati su esigenze locali, no anche a contratti integrativi regionali finanziati con le maggiori entrare della singola realtà. Il ruolo deve restare unico, come il contratto, che tra l’altro, fanno notare dall’Istruzione, le intese finora elaborate non mettevano in discussione assicurando a tutti i docenti lo stesso trattamento di base nazionale. Posizioni, quelle dei grillini, condivise anche dal Pd. Dice Camilla Sgambato, responsabile Scuola del Partito democratico. «La scuola deve essere nazionale, si può chiedere maggiore autonomia pur salvaguardando il sistema d’istruzione come sta facendo il presidente Bonaccini».

Nel faccia a faccia con i leghisti, i pentastellati hanno avuto modo spendere anche l’intesa sottoscritta sempre a palazzo Chigi dal premier con i sindacati della scuola. Che di autonomia scolastica non vogliono proprio sentir parlare. «Sistema unitario nazionale, un solo contratto, un solo reclutamento, il premier mantenga i suoi impegni», dice la segretaria Cisl Scuola, Maddalena Gissi. Se il ministro dell’istruzione Marco Bussetti si è detto convinto di poter persuadere anche i sindacati della bontà dell’autonomia, sul modello della scuola del Trentino, dal reclutamento allo stipendio dalla mobilità ai piani di studio, replica Pino Turi, segretario Uil scuola: «Convinceremo piuttosto noi il ministro che il modello Trentino non solo non è esportabile nelle altre regioni italiane ma è un modello sbagliato che mostra tutte le sue contraddizioni: l’influenza tedesca ha prevalso su quella italiana… Un sistema chiuso che non ha dialogato neanche con i sistemi delle regioni viciniori». Sul piede dei guerra la Flc-Cgil: «Non staremo a guardare inerte allo scempio che si vuole fare della Carta Costituzionale e del sistema scolastico e dell’istruzione del Paese e ci prepariamo fino d’ora alla mobilitazione del personale nelle forme democratiche necessarie, esclusa nessuna», dice il segretario Francesco Sinopoli, «fino a che questo sciagurato disegno non venga deposto definitivamente nel cassetto».

Il premier Conte ha chiesto a Bussetti di trovare una soluzione tecnica che tenga conto delle esigenze politiche del M5s. A detta degli osservatori, è proprio il ruolo regionale quello più in bilico del dossier scuola, anche per alcuni rilievi di tipo costituzionale che sono stati sollevati e che potrebbero essere forieri di giudizi pesanti da parte della Consulta. Una soluzione, quella che ci si attende da Bussetti, che poi dovrà andar bene anche ai governatori leghisti. Il prossimo round è previsto per giovedì mattina.

Via chiamata diretta e ambiti Ma la maggioranza è risicata

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Via libera della VII commissione istruzione del senato al disegno di legge Granato sulla cancellazione della chiamata diretta e degli ambiti territoriali. Il 4 luglio scorso la commissione ha approvato l’emendamento 1.100 presentato dalla maggioranza di governo, che recepisce gli esiti del dibattito parlamentare. E ha dato mandato al relatore Claudio Barbaro (Lega) a riferire favorevolmente all’assemblea sul disegno di legge n. 763 (prima firmataria Bianca Laura Granato, senatrice del Movimento 5 stelle) nella stesura modificata dall’emendamento. Hanno votato a favore i senatori del M5S e della Lega, si sono espressi contro i senatori del Pd (che però si sono astenuti nella votazione sul mandato al relatore) e si sono astenuti i parlamentari dei gruppi di Forza Italia e di Liberi e uguali. Il passaggio in aula, peraltro, dovrebbe avvenire piuttosto velocemente. Perché il disegno di legge era stato assegnato in commissione nella sede redigente. Ciò comporta che il provvedimento sarà posto in votazione senza che l’aula abbia la possibilità di proporre emendamenti. Dunque, votandolo in blocco nell’attuale stesura.

La maggioranza in senato, però, è piuttosto risicata, perché consta di appena 3 senatori. Il provvedimento recepisce le pattuizioni contenute nel contratto di governo, concordate tra il M5S e la Lega, pacifiche fin dalla prima ora (si veda il paragrafo 2.2. a pagina 42 dell’accordo). Il disegno di legge prevede l’abrogazione espressa dei commi 18, 80, 81 e 82 dell’articolo 1 della legge 107/2015. Vale a dire, delle norme che istituiscono gli ambiti territoriali e la cosiddetta chiamata per competenze. Gli ambiti territoriali sono estensioni geografiche pari all’ampiezza di circa due distretti scolastici nei quali è stato suddiviso il territorio nazionale. Ad ogni ambito è assegnata una dotazione organica di docenti. E i docenti non titolari, perché senza sede o in esubero, e i docenti neoassunti vengono assoggettati ad un sistema di assegnazione della sede che avviene per chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.

I docenti interessati stipulano con il dirigente scolastico un contratto di durata triennale e, secondo la legge 107/2015, non assumono mai la titolarità della sede. Fin qui le disposizioni vigenti. A partire da quest’anno, però, grazie a una norma contenuta nella legge di Bilancio, che vieta l’assegnazione dei docenti agli ambiti territoriali, il contratto sulla mobilità (si veda l’articolo 8, comma 6) ha disposto l’assunzione della titolarità della sede per i docenti titolari di incarico triennale e della titolarità sulla provincia dei docenti senza sede.

Ma questa clausola negoziale, attualmente, sembrerebbe priva di copertura legale. Il comma 796, dell’articolo 1, della legge di Bilancio, infatti, si limita a disporre che «a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020, le procedure di reclutamento del personale docente e quelle di mobilità territoriale e professionale del medesimo personale non possono comportare che ai docenti sia attribuita la titolarità su ambito territoriale». Ma non prevede l’abrogazione delle norme della legge 107/2015, che istituiscono e regolano gli ambiti territoriali e la chiamata diretta.

Di qui la necessità di un provvedimento legislativo che lo prevedesse espressamente, mettendo in sicurezza le pattuizioni contenute nel contratto sulla mobilità. E a questo provvede il disegno di legge Granato. Che abroga le norme specifiche della legge 107/2015 e introduce anche delle modifiche che legittimano il contenuto delle norme contrattuali. In particolare, il disegno di legge, oltre a prevedere l’abrogazione delle norme istitutive di ambiti e chiamata diretta, dispone che il personale docente titolare su ambito territoriale alla data del 1° settembre 2018 assuma la titolarità presso l’istituzione scolastica che gli abbia conferito l’incarico triennale. E ciò modifica definitivamente lo stato giuridico dei titolari di incarico triennale, disponendo l’attribuzione della titolarità sulla scuola. In più prevede che i vincitori di concorso, all’atto dell’assunzione, debbano esprimere, secondo l’ordine di graduatoria, la preferenza per l’istituzione scolastica di assunzione, all’interno della regione per cui hanno concorso.

Mentre, per gli aventi titolo all’assunzione a tempo indeterminato tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento, dispone che esprimano, secondo l’ordine delle rispettive graduatorie, la preferenza per l’istituzione scolastica ricompresa fra quelle della provincia in cui sono iscritti. Il disegno di legge non prevede, in questo caso, l’assunzione della titolarità sulla scuola scelta. Perché i docenti neoassunti sono soggetti al periodo di prova e assumono la titolarità solo dall’anno scolastico successivo all’esito della mobilità a domanda. Dopo l’approvazione in aula al senato il testo passerà alla camera per l’approvazione definitiva.

Assunzioni, ora tocca all’Economia dire l’ultima parola

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Il ministero dell’istruzione ha inviato al ministero dell’economia una richiesta di autorizzazione ad assumere a tempo indeterminato 58.627 docenti per il prossimo anno scolastico. Di questi, 14.552 dovrebbero essere docenti di sostegno. La richiesta è stata inviata il 2 luglio scorso. Ed è un atto dovuto. Perché la legge prevede che l’amministrazione scolastica debba indicare nella richiesta il numero delle cattedre vacanti utili alle immissioni in ruolo. E il ministero dell’economia e il dipartimento della funzione pubblica debbano procedere ad autorizzare le assunzioni nella misura in cui sussista la necessaria copertura finanziaria.

Non sono rare le volte in cui il provvedimento autorizzatorio dispone un numero inferiore di assunzioni rispetto a quello richiesto. E in questi casi, per definire il numero delle assunzioni da effettuare sui posti vacanti, l’amministrazione applica un coefficiente pari al rapporto tra il numero dei posti autorizzati e il numero dei posti vacanti e disponibili. Per esempio, se il numero dei posti autorizzati è pari alla metà di quelli richiesti, il coefficiente da utilizzare è pari a 0,5. Nel caso in cui tutte le 58.627 immissioni dovessero essere autorizzate, il coefficiente sarebbe pari a 1. Va detto subito che non tutte le disponibilità di posti sono utili ai fini delle immissioni in ruolo. Il primo parametro di riferimento e l’organico di diritto. Vale a dire, l’organico previsionale sulla base del quale vengono disposte le operazioni di mobilità a domanda. I movimenti, cioè, che comportano una modifica geografica definitiva della titolarità della sede della prestazione (trasferimenti e passaggi di cattedra o di ruolo). Quest’anno i docenti e i non docenti hanno presentato domanda sono 129.802 e ne sono state accolte poco più della metà.

I cambi di sede, dunque, hanno interessato circa il 5% del personale. All’esito dei trasferimenti e dei passaggi l’amministrazione rende noti i cosiddetti tabulati riassuntivi. Vale a dire, le tabelle che recano le disponibilità residue all’esito dei passaggi e dei trasferimenti interprovinciali e i posti e le cattedre disponibili per le immissioni in ruolo. La regola generale, che vale per tutte le tipologie di posto e classi di concorso è che i posti e le cattedre utili per le immissioni in ruolo sono pari al 50% delle disponibilità che residuano dopo i trasferimenti.

Il restante 50%, invece, viene reso disponibile per i trasferimenti interprovinciali e per la mobilità professionale (passaggi di cattedra e di ruolo). Che però avviene in coda alle operazioni di trasferimento e, quindi, prima delle immissioni in ruolo. Terminata la fase dell’individuazione dei posti e delle cattedre da destinare alle immissioni in ruolo, l’amministrazione procede con la definizione dell’organico di fatto e con le operazioni di mobilità annuale. Cioè con la determinazione dell’organico effettivo che andrà in vigore dal 1° settembre dell’anno scolastico immediatamente successivo. E con la disposizione delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie. Che sono movimenti della durata di un anno, che non comportano la modifica della titolarità della sede. Perché avvengono su posti e cattedre meramente disponibili.

L’esito della mobilità annuale non comporta una modifica del numero delle cattedre e dei posti da destinare alle immissioni in ruolo. Dopo queste operazioni gli uffici periferici procedono con le immissioni in ruolo. Che avvengono sempre secondo il criterio duale della suddivisione al 50% dei posti e delle cattedre tra le graduatorie di merito dei concorsi e le graduatorie a esaurimento. Per esempio, se le assunzioni a tempo indeterminato da effettuare sono 10, 5 vanno agli aventi titolo tratti dalla graduatoria di merito del concorso a cattedre e gli altri 5 agli aspiranti utilmente collocati nella corrispondente graduatoria a esaurimento. Ad entrambe le procedure vanno applicate le quote di riserva previste dalla legge 68/98. Che sono pari al 7% dell’organico per quanto riguarda gli invalidi civili e all’1% per gli orfani per lavoro. Se le quote risultano sature, l’intero contingente di assunzioni viene destinato ai non riservisti. Tale ipotesi si verifica quando nell’organico della provincia il 7% dei posti è già occupato da invalidi civili assunti nelle precedenti tronate di assunzioni. Idem per l’1% di posti da riservare agli orfani per lavoro.

In caso contrario alle assunzioni dei riservisti è destinato il 50% delle assunzioni. Sempre però fino alla eventuale saturazione della rispettiva quota di riserva. Le assunzioni avvengono dando la priorità agli aventi titolo tratti dalle graduatorie dei concorsi ordinari. In entrambe le procedure, però, qualora tra gli aventi titolo vi fosse un soggetto titolare della precedenza prevista dalla legge 104/92 per i disabili (art. 21) e per chi li assiste (art. 33), a tale soggetto viene attributita la priorità nella scelta della sede. Negli altri casi, la scelta della sede avviene secondo il criterio del maggiore punteggio in graduatoria. Il tutto entro il 31 agosto.

Nuovi presidi, ipotesi sanatoria

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Il Tar del Lazio ha disposto l’«annullamento in toto della procedura concorsuale» per il reclutamento dei dirigenti scolastici, che si è appena conclusa (8655/2019 sezione terza bis). I giudici amministrativi hanno accertato l’illegittimità della composizione della commissione che aveva definito «i criteri di valutazione poi utilizzati per la correzione delle prove e l’attribuzione dei punteggi». La commissione, infatti, comprendeva due commissari che avevano svolto corsi di formazione per la preparazione al concorso e un altro commissario che rivestiva e riveste la carica di sindaco di un comune. Entrambe queste situazioni giuridiche rientrano nelle condizioni di incompatibilità che avrebbero dovuto precludere l’accesso alla qualifica di commissario ai soggetti in questione. Preclusione che si giustifica con la necessità di evitare che nei concorsi pubblici possano intervenire conflitti di interesse idonei a compromettere l’attendibilità delle valutazioni.

Nel caso dei commissari che avevano svolto incarichi di docenti in corsi di preparazione al concorso, la norma di riferimento è l’articolo 16, comma 2, lettera d) del decreto ministeriale. 3 agosto 2017 n. 138. Che reca proprio la disciplina regolamentare del concorso. Tale norma dispone che i componenti dell’organismo tecnico, tra l’altro, «non debbono svolgere, o aver svolto nell’anno antecedente alla data di indizione del concorso, attività o corsi di preparazione ai concorsi per il reclutamento dei dirigenti scolastici».

Per quanto riguarda il sindaco-commissario, invece, la normativa di riferimento è costituita dall’articolo 35, comma 3, lett. e) del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e dall’articolo 9, comma 2 del decreto del presidente della repubblica 9 maggio 1994 n. 487. Disposizioni che vietano la nomina dei sindaci in qualunque commissione esaminatrice per pubblici concorsi di reclutamento. Il ragionamento che ha indotto la sezione ad annullare in toto la procedura concorsuale muove dal presupposto che, secondo il costante orientamento della giurisprudenza amministrativa, la commissione esaminatrice deve operare come collegio perfetto in tutti i momenti in cui vengono adottate determinazioni rilevanti ai fini della valutazione dei candidati.

Pertanto «la presenza anche di un solo componente versante in situazione di incompatibilità», si legge nella sentenza del Tar, «mina in radice il principio del collegio perfetto con conseguente invalidità delle attività svolte». Quindi, anche se le operazioni di valutazione dei candidati fossero state adottate correttamente, la presenza di un vizio originario nella composizione della commissione determina, comunque, l’illegittimità insanabile di tutte le operazioni. Va detto subito che le sentenze costitutive di annullamento sono immediatamente esecutive. Salvo che non intervenga successivamente un provvedimento di sospensione da parte del Consiglio di stato. Ed è per questo motivo che l’amministrazione centrale ha impugnato la sentenza davanti ai giudici di palazzo Spada.

Fermo restando che, se il Consiglio di stato dovesse sposare la tesi dei giudici di I grado, il concorso dovrebbe essere rifatto ex novo. E i docenti individuati come vincitori perderebbero definitivamente il diritto di accedere alla qualifica di dirigente scolastico. D’altra parte, le situazioni di incompatibilità accertate dal Tar sussistono oggettivamente. Così come pure la necessità, per la commissione, di operare in regime di collegio perfetto. Pertanto, per bypassare gli effetti dell’insanabilità del vizio di legittimità individuato dal Tar, comincia a farsi strada, tra gli addetti ai lavori, l’ipotesi della sanatoria ex post per via legislativa. Qualora, infatti, il Consiglio di stato dovesse disporre la sospensione della sentenza del Tar, il ministero dell’istruzione potrebbe procedere all’immissione in ruolo dei vincitori del concorso. E dopo la sentenza di merito, che giungerebbe, probabilmente, dopo due o tre anni, il legislatore potrebbe sanare la questione istituendo un concorso con prove semplificate riservato ai vincitori immessi in ruolo in violazione di legge. Una soluzione adottata già in passato in situazioni analoghe. E gli atti formati dai dirigenti nominati in violazione di legge, nel periodo tra la nomina e l’entrata in vigore della sanatoria, risulterebbero comunque legittimi.

Perché i dirigenti avrebbero operato in qualità di funzionari di fatto: una figura inventata dalla dottrina con l’avallo della giurisprudenza amministrativa. Secondo la IV sezione del Consiglio di stato (sentenza 853 del 20 maggio 1999), infatti, tale figura «trova vita solo allorquando si tratti di esercizio di funzioni essenziali e/o indifferibili, che per loro natura riguardino i terzi con efficacia immediata e diretta». E sarebbe proprio la condizione in cui si troverebbero ad operare i presidi-funzionari di fatto, all’atto della formazione dei provvedimenti volti a garantire il funzionamento delle istituzioni scolastiche a cui risulterebbero preposti.

Bussetti: Manca rispetto per la scuola

da Orizzontescuola

di redazione

Da anni si manca di rispetto alla scuola e si dovrebbe lavorare per ridare la giusta considerazione alle istituzioni scolastiche e al personale.

E’ breve ma significativo il passaggio che il ministro Bussetti fa nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano La Verità su questo argomento.

Lo spunto arriva da una domanda sull’accusa alla scuola in relazione ai livelli di bocciatura e di punizioni troppo basse e se quindi non fosse necessario alzare l’asticella.

Questa la risposta di Bussetti: “Da tanti anni, manca un certo rispetto verso la scuola. Mettiamola così: credo si debba costruire e lavorare per ridare alle istituzioni scolastiche e al loro personale rispetto e la giusta considerazione“.

In un’altra intervista recente in onda su Sky, il ministro Bussetti si era espresso positivamente sulla necessità di innalzare la retribuzione dei docenti.

Lo stipendio dei docenti – ha affermato poche settimane fa, il Ministro – è fermo da anni e ho convocato i sindacati per discutere l’aumento ai docenti e al personale amministrativo”.

Già da vari mesi Bussetti sostiene che il Governo punta ad aumenti stipendiali a tre cifre impegnandosi a stanziare risorse per il triennio 2019-21 per recuperare la perdita del potere d’acquisto degli stipendi dell’intero comparto.

Autonomia: regioni vogliono assumere i docenti, pagarli di più ma decidere orario. E’ scontro

da Orizzontescuola

di Elisabetta Tonni

Si fa sempre più serrato il confronto all’interno del Governo sulla regionalizzazione. Più che di confronto, si può parlare a ragion veduta di scontro. Il tema che sembrava sopito dopo l’incontro sindacati-Governo del 24 aprile è tornato alla ribalta in questi giorni.

A dare i dettagli sull’idea di scuola regionalizzata è stato proprio il ministro Bussetti. In un articolo pubblicato dal Corriere del Veneto domenica 6 luglio, il titolare dell’Istruzione avrebbe indicato come linea da seguire il modello del Trentino e della Valle d’Aosta.

Che cosa prevede il modello

Ieri c’è stato vertice di maggioranza concluso con una fumata nera sulla questione regionalizzazione e autonomia. Tra i nodi da sciogliere quello relativo all’istruzione e alla scuola che ha visto un acceso dibattito.

Le Regioni di cui si parla in questo momento sono Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Secondo l’art. 12 le regioni potranno assumere docenti con concorsi regionali.

Obiettivo ancora non messo nero su bianco: garantire stipendi più alti, ma anche  decidere l’orario di lavoro.

Significherebbe inoltre che i docenti diventerebbero dipendenti regionali e non più statali.

Proprio durante l’incontro sindacale di fine aprile, dove venne scongiurato lo sciopero del 17 maggio, il Miur aveva garantito l’impegno per la salvaguardia dell’unità del sistema nazionale d’istruzione, stato giuridico di tutto il personale regolamentato dal CCNL, ecc.

Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini (Pd) si è tirato fuori dalla problematica affermando di non avere posto il problema delle assunzioni e della contrattualizzazione degli insegnanti per la regione da lui amministrata.

I nodi degli articoli 11 e 12

L’opposizione del Movimento 5 Stelle a questo disegno non ha consentito di raggiungere l’intesa nel vertice a palazzo Chigi, sostenendo che in questo modo si sarebbero create differenziazioni troppo evidenti “scuola di serie A, B e persino C” all’interno del Paese.

A certificare questo scenario è stato anche Sergio Mattarella nel periodo in cui ricopriva l’incarico di costituzionalista nella Consulta. Come ha ricordato il sottosegretario al Miur, Salvatore Giuliano, fu proprio l’attuale presidente della Repubblica a scrivere una sentenza nel 2013, evidenziando che la richiesta avanzata allora dalla regione Lombardia, molto simile a quella attuale, era “incostituzionale“.

L’articolo 11 del testo curato dalla ministra Erika Stefani – si legge inoltre sul Manifesto – prevede che alle regioni passino quasi tutte le competenze scolastiche: piano di studio, valutazioni di sistema, alternanza scuola-lavoro, formazione degli insegnanti, contenuto dei programmi, norme sulla parità scolastica, organizzazione su offerta formativa.

Il modello di regionalizzazione a cui si fa costante richiamo è quello già in vigore in alcune regioni a statuto speciale, come per esempio il Trentino. In quei territori alcuni aspetti sono già di competenza regionale: risorse, orario, piano di studio, contratti di lavoro, mobilità, aggiornamento del personale docente e personale Ata, reclutamento dei dirigenti scolastici.

Concorso dirigenti scolastici, graduatoria finale entro il 15 luglio. Ipotesi sanatoria

da Orizzontescuola

di redazione

Domani è possibile che sapremo la decisione del Consiglio di Stato sull’annullamento del concorso a dirigenti da parte del Tar Lazio per incompatibilità di alcuni commissari.

Ipotesi annullamento

Se l’annullamento sarà confermato, sarà tutto da rifare. Ricordiamo che il Tar ha annullato il concorso per la presenza di tre commissari incompatibili, due perché coinvolte in attività di formazione per il concorso stesso ed uno per essere anche sindaco.

Secondo il Ministero, che ha presentato ricorso al CdS, la richiesta del Tar è “demolitoria” di tutto il percorso concorsuale e causerebbe l’esclusione anche da parte dei ricorrenti. Insomma, si dovrebbe ripartire da zero.

Ipotesi sanatoria

Tra le ipotesi di salvataggio al vaglio, come riporta il quotidiano Italia Oggi, c’è l’idea di una sanatoria politica che consentirebbe di assumere i vincitori dell’attuale concorso e di attendere quei 2, 3 anni la sentenza definitiva per poi avviare un concorso riservato per quanti sono rimasti esclusi.

Una soluzione già anticipata dalla  nostra redazione, su voci che vorrebbero i vincitori mantenere il risultato del concorso, ma inserendoli in un corso riservato come nel 2011, e ai ricorrenti la possibilità di un nuovo concorso.

Tempistica

La tempistica per le assunzioni dei nuovi dirigenti viene data dallo stesso Ministero, nel ricorso presentato al Consiglio di Stato. Secondo quanto riportano i documenti, giorno 11 luglio è prevista la fine degli orali, mentre la graduatoria dovrà essere stilata entro il 15 di luglio. Entro il 25 luglio, il MEF darà consenso per le assunzioni, in modo da avere i nuovi dirigenti in cattedra per il 1 settembre 2019.

Si profilerebbe, quindi, un intervento legislativo d’urgenza, per consentire i nuovi dirigenti in tempo per l’avvio dell’anno scolastico.

Assegnazione provvisoria, al via le domande: c’è tempo fino al 20 luglio

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Sono partite, oggi 9 luglio, le domande di utilizzazione e assegnazione provvisoria 2019.

I Docenti, di ogni ordine e grado, potranno farla online, mentre invece i docenti assunti ex DDG 85/2018 dovranno produrre domanda cartacea.

Anche il personale ATA, dal 9 al 20 luglio potrà inoltrare domanda cartacea.

Allegati alla domanda di assegnazione provvisoria 2019

Ecco gli allegati che eventualmente bisogna presentare insieme alla compilazione, tramite istanze online (dal 9 al 20 luglio 2019), del modello di domanda per l’assegnazione provvisoria 2019/2020:

– Dichiarazione sostitutiva, ai sensi dell’art. 46 e successivi del D.P.R. 28.12.2000, n. 445 e successive modifiche e integrazioni, consapevole delle responsabilità penali previste dall’art. 76 del D.P.R. 28.12.2000, n.445 in caso di dichiarazioni mendaci, delle esigenze di famiglia (ricongiungimento al familiare, esistenza dei figli, per l’assistenza dei figli, del coniuge o parte dell’unione civile o dei genitori totalmente e permanentemente inabili al lavoro che possono essere assistiti solo in un dato comune)

– Dichiarazione sostitutiva del diritto di precedenza ai sensi dell’art.8, comma 1, dell’ipotesi di CCNI utilizzazioni 2019/2022, con la certificazione medica, in caso di precedenza per gravi motivi di salute di un familiare da assistere, attestante lo stato di gravità del familiare da assistere ai sensi dell’art.3, comma 3, della legge 104/92. In ogni caso la dichiarazione per qualsiasi forma di precedenza va debitamente documentata con apposita certificazione e con le condizioni previste dal contratto sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie 2019/2022.

Tra le precedenze, ai sensi dell’art.8, comma 1, dell’ipotesi di CCNI utilizzazioni 2019/2022, c’è anche quella riferita alle lavoratrici madri e ai lavoratori padri con figli di età inferiore ai 6 anni, o che li abbiano compiuti tra l’1 gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua il movimento. Esiste una precedenza dello stesso tipo, ma che vale solo per le assegnazioni provvisorie interprovinciali, per chi ha figli di età compresa tra i 6 e i 12 anni, anche se i figli hanno compiuto i 12 anni tra l’1 gennaio e il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua il movimento.

All’istanza di assegnazione provvisoria devono essere allegati i documenti attestanti i requisiti richiesti nella tabella di valutazione per le assegnazioni provvisorie.

Il punteggio previsto per il ricongiungimento ai genitori (lettera “a” della citata tabella) è, attribuito solo nel caso in cui almeno uno dei due genitori abbia un’età superiore a 65 anni (l’età è riferita al 31 dicembre dell’anno in cui si effettua l’assegnazione provvisoria).

Si considerano anche i figli che compiono i 6 anni o i 18 anni entro il 31 dicembre dell’anno in cui si effettua l’assegnazione provvisoria. A tal fine, il docente che aspiri all’assegnazione provvisoria per ricongiungimento ai genitori, al coniuge, alla parte dell’unione civile, al convivente e/o ai figli dovrà indicare il comune di ricongiungimento o distretto sub-comunale oppure una o più istituzioni scolastiche comprese in esso. Nel caso in cui nel comune di ricongiungimento non esistano scuole esprimibili è possibile indicare una scuola di un comune viciniore oppure una scuola con sede di organico in altro comune anche non viciniore che abbia una sede/plesso nel comune di ricongiungimento.

L’indicazione dell’intero comune o distretto sub-comunale di ricongiungimento è obbligatoria anche in caso di comuni ove vi sia una sola istituzione scolastica, qualora si intenda esprimere preferenze (sia singola scuola, sia sintetiche) in altro comune.

In caso di mancata indicazione del comune o distretto sub-comunale di ricongiungimento, la domanda non è annullata, ma l’ufficio si limiterà a prendere in considerazione soltanto le preferenze analitiche relative a specifiche scuole del comune di ricongiungimento e per la stessa classe di concorso o posto di titolarità.

Assegnazioni provvisorie, i punti del contratto

Riepiloghiamo i punti salienti che riguardano il contratto di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie:

– La validità triennale, con clausola di riapertura per far fronte a subentrate esigenze. Le operazioni rimangono annuali e così pure la facoltà di presentare domanda se in possesso dei requisiti.

– L’assegnazione provvisoria può essere richiesta da tutti gli interessati per i previsti motivi di ricongiungimento e cura, indipendentemente dall’esito della mobilità. Questo rappresenta un deciso superamento rispetto al precedente CCNI che limitava il movimento all’interno della provincia se successivo al trasferimento interprovinciale, salvo il beneficio della precedenza.

– Possibilità di presentare domanda di assegnazione provvisoria interprovinciale, in deroga, su posto di sostegno anche ai docenti senza specializzazione che abbiano un servizio almeno annuale su sostegno, ovviamente fatto salvo il requisito di ricongiungimento/cura e al termine della sequenza operativa che prevede ogni tutela per i docenti con titolo sia di ruolo che supplenti.

– Discipline di indirizzo dei licei musicali: utilizzazioni e accantonamento delle quote-orario ai precari, solo per conferma e a salvaguardia della continuità didattica. Si tratta di una fase transitoria che si applica esclusivamente per l’a.s. 2019/2020, nell’ottica di procedere con la necessaria gradualità omologando le disposizioni previste per le altre classi di concorso ed in armonia con quanto previsto dal CCNI sulla mobilità.

– Accesso alle domande di assegnazione provvisoria provinciale e interprovinciale per i docenti delle medesime discipline (licei musicali), in subordine alle operazioni di cui al punto sopra per il solo primo anno di vigenza del CCNI. Per gli a.s.2020/2021 e 2021/2022 i movimenti saranno a regime.

– Potranno fare domanda di assegnazione provvisoria 2019 anche i docenti FIT assunti da graduatorie pubblicate entro il 31 agosto 2018. Si tratta dei docenti che hanno partecipato al concorso riservato del 2018.

Assegnazione provvisoria 2019, ecco come avviene

– l’assegnazione provvisoria nell’ambito dello stesso grado o classe di concorso o tipo di posto precede quella dei titolari tra gradi o classi di concorso o tipo di posto diversi;

– l’assegnazione provvisoria in scuole del comune di ricongiungimento precede l’assegnazione per scuole di diverso comune anche rispetto alle richieste di classi di concorso o posti di grado diversi da quello di appartenenza;

– le preferenze territoriali espresse nell’apposita sezione del modulo domanda di assegnazioni provvisorie saranno progressivamente esaminate nell’ordine riportato per tutte le tipologie di posto o classe di concorso richiesti diversi da quello di appartenenza, sulla base della graduatoria redatta ai fini del ricongiungimento.

Assegnazione provvisoria 2019, la modulistica

In base al personale scolastico, le domande devono essere inoltrare via Istanze Online o in formato cartaceo. Il Ministero, a tal proposito, mette a disposizione la modulistica utile per inviare l’istanza. Eccola di seguito:

Precedenze assegnazione provvisoria 2019

Nelle domande di assegnazione provvisoria è stata resa obbligatoria l’indicazione, fra le preferenze, del comune o distretto subcomunale in cui si svolgono le attività di assistenza e/o cura, o dove risiede il familiare al quale si chiede il ricongiungimento.

Nel caso di omissione del codice sintetico e di contestuale espressione di scuole di altri comuni, la domanda non sarà annullata, ma verrà presa in considerazione esclusivamente per le preferenze del comune senza beneficiare della precedenza.

IL TESTO DELL’IPOTESI DI CCNI UTILIZZAZIONI E ASSEGNAZIONI PROVVISORIE 

LA NOTA DEL MIUR

Contratto dirigenti scolastici: dai benefici economici alle responsabilità, tutto quello che c’è da sapere

da Tuttoscuola

Firmato lo scorso lunedì, 8 luglio, il nuovo CCNL per l’Area della Dirigenza del Comparto Istruzione e Ricerca. Secondo quanto riporta Cisl Scuola, per i dirigenti scolastici è un contratto davvero significativo perché, per la prima volta dall’istituzione del ruolo, che afferma con chiarezza il principio della equiparazione della retribuzione di posizione parte fissa tra le dirigenze dell’Area. Riportiamo una sintesi delle caratteristiche del contratto elaborate dal sindacato.

Clicca qui per leggere il testo del contratto dirigenti scolastici

Contratto dirigenti scolastici: benefici economici

Con il contratto dirigenti scolastici si inverte la tendenza. La retribuzione di posizione parte fissa si attesta a partire dal 31 dicembre 2018 a 12.565,11 euro annui lordo dipendente mentre lo stipendio tabellare è rideterminato in 45.260.73 euro, esattamente come le altre dirigenze del Comparto.
I benefici mensili “lordo dipendente” derivanti dalle sole risorse contrattuali sono di 16 euro per l’anno 2016 e 48,50 euro per l’anno 2017. A decorrere dal 2018 la retribuzione tabellare aumenta di 125,00 euro mentre ulteriori 10 euro confluiscono sulla retribuzione di posizione parte fissa e mediamente 19,90 euro alimentano il risultato.
Ma l’aumento economico è dovuto anche alle risorse stanziate nella legge di bilancio 2018 e specificamente indirizzate all’equiparazione della retribuzione di posizione parte fissa agli altri dirigenti dell’Area.
A decorrere dal primo gennaio 2018 la retribuzione di posizione parte fissa è di 6.159,72 euro, con un aumento mensile lordo dipendente di 190,23 euro; a decorrere dal 31 dicembre 2018, la retribuzione di parte fissa diviene, come già ricordato, 12.565,11 euro, con un ulteriore aumento mensile di 492,07 euro.
In totale perciò l’aumento della retribuzione di posizione parte fissa, a decorrere dal 31 dicembre 2018, si traduce in 692,3 euro mensili “lordo dipendente”, ai quali aggiungere il già ricordato aumento tabellare per un importo di 817,3 euro. Pertanto, l’aumento mensile netto su tabellare e retribuzione di posizione parte fissa derivante dalle risorse ricordate mediamente si attesta intorno a 450,00 euro netti, naturalmente con variazioni dipendenti dal livello di tassazione. È importante sottolineare che gli incrementi ricordati avvengono su emolumenti fissi e considerati ai fini del calcolo pensionistico.

Contratto dirigenti scolastici: le relazioni sindacali 

Per quanto riguarda le relazioni sindacali, sono stati riportati nel “confronto” i criteri generali delle procedure di valutazione dei dirigenti e le linee di indirizzo per le misure concernenti lo stress lavoro correlato, oltre ai criteri generali per il conferimento degli incarichi dirigenziali. Il “confronto” si svolgerà per i dirigenti scolastici a livello nazionale, mentre sarà presso la direzione regionale quello per i criteri generali per il conferimento degli incarichi di reggenza.
Saranno invece oggetto di contrattazione tutti gli aspetti relativi alla determinazione e alla ripartizione delle risorse tra posizione e risultato. Anche in questo caso la contrattazione si svolgerà in sede nazionale.
L’impostazione dovrebbe consentire una maggiore omogeneità tra le regioni, riducendo le ampie differenziazioni di comportamento dei direttori regionali che abbiamo registrato negli ultimi anni.
È stata inoltre prevista l’istituzione dell’Organismo paritetico per l’innovazione. L’Aran ha frapposto molte resistenze all’attivazione di questo organismo, che è stato infine inserito nel CCNL solo per i dirigenti scolastici e consentirà un confronto anche su materie che non sono propriamente oggetto di relazioni pattizie, come le innovazioni organizzative e sperimentali, consentendo la partecipazione progettuale anche di iniziativa sindacale.

Contratto dirigenti scolastici: sostituzione durante le ferie e solidarietà 

Rispetto alla sostituzione del dirigente durante le ferie, si è chiaramente precisato che la continuità delle attività sia ordinarie che straordinarie deve essere assicurata dal dirigente scolastico mediante la delega di funzioni. Inoltre è stata prevista la possibilità di ferie e risposi solidali. 
Infatti i dirigenti potranno cedere sino ad otto giornate di ferie o le festività soppresse per aiutare un collega che debba prestare assistenza a figli minori in particolari condizioni di salute, tali da esigere cure costanti. Il dirigente beneficiario dovrà naturalmente aver già usufruito delle proprie giornate di ferie e di festività e delle assenze retribuite per particolari motivi personali e familiari ed essere pertanto nell’impossibilità di fruire di assenze retribuite per prestare tale tipologia assistenza.

Contratto dirigenti scolastici: assenze per gravi patologie e particolari congedi

Nel caso di assenze per malattia dovute a gravi patologie richiedenti terapie salvavita, sono stati esclusi dai periodi di comporto i giorni di ricovero ospedaliero o day-hospital, equiparandoli a ricovero domiciliare certificato dalla Asl o da struttura sanitaria competente, purché sostitutivo del ricovero ospedaliero o i casi di day-surgery, day-service, pre-ospedalizzazione e pre-ricovero.
Sono inoltre stati previsti, come nel Comparto, congedi per le donne vittime di violenza e il riconoscimento dei diritti contrattuali in caso di unioni civili.

Contratto dirigenti scolastici: responsabilità disciplinare 

La responsabilità disciplinare è stata necessariamente integrata in riferimento alle disposizioni di legge, riconducendo però le responsabilità esclusivamente alle funzioni organizzative e gestionali, elemento questo di particolare interesse rispetto alle responsabilità in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre tra i criteri per l’erogazione di sanzioni è stato precisata, rispetto alle motivazioni dei provvedimenti, non solo l’intenzionalità ma anche la concreta addebitabilità del comportamento contestato. Sono stati inoltre mitigati gli effetti della recidiva rispetto a quanto proposto dall’Aran nella bozza iniziale.

Contratto dirigenti scolastici: reggenze 

Le modalità di definizione dei compensi per gli incarichi di reggenza nel FUN sono state equiparate a quelle degli altri dirigenti della PA. Questa misura era sta rinviata per ben due anni di seguito attraverso intese raggiunte dal MIUR con MEF e Funzione pubblica, mediante Conferenze di servizio. Nel CCNL si è ottenuto per i dirigenti scolastici un ulteriore rinvio e l’applicazione a partire dall’anno scolastico 2019/2020, quando le posizioni di organico dei dirigenti scolastici dovrebbero essere coperte dai vincitori del concorso in atto. Infine è stata prevista la possibilità di restituzione al ruolo di provenienza attraverso il richiamo all’art. 146 del CCNL 2007 del Comparto Scuola, applicabile anche al dirigente scolastico che chieda la riammissione in servizio nel ruolo da cui proviene.