Incontro Ministro, Sottosegretari e Sindacati

Miur, Fioramonti ha accolto oggi la Viceministra Ascani e i Sottosegretari Azzolina e De Cristofaro

(Martedì, 17 settembre 2019) Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha accolto e dato il benvenuto oggi al MIUR, alla presenza del suo staff, alla Viceministra Anna Ascani e ai Sottosegretari Lucia Azzolina e Giuseppe De Cristofaro.

Insieme al Ministro, i tre hanno partecipato successivamente al primo incontro con le Organizzazioni sindacali del comparto Scuola, che si è tenuto questo pomeriggio al Ministero.

Roma, 17 settembre 2019

Convegno in ricordo di Simonetta Salacone

Scuola =Peppe De Cristofaro (sottosegretario Miur):“Ieri ho giurato, la mia prima uscita pubblica oggi a Roma a convegno in ricordo di Simonetta Salacone e del suo impegno per la scuola pubblica: i suoi valori il miglior programma di governo

****“Ieri mattina a Palazzo Chigi ho prestato giuramento come sottosegretario all’Istruzione. Oggi la mia prima uscita pubblica la dedicherò all’ascolto. Andrò alla Libreria ELI​ – Esperienze, libri, idee – in viale Somalia a Roma ad un’iniziativa organizzata dalla rivista di libri Leggere:tutti​, in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico. Non è, quella mia, una scelta casuale. “Lo scrive su Facebook Peppe De Cristofaro, sottosegretario all’Istruzione.“Lo scrittore Eraldo Affinati​ parlerà della sua idea di scuola, così bene espressa nei suoi libri e nella sua attività di insegnante: educare per vivere. Ha messo insieme una comunità scolastica, la Penny Wirton, per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, un’esperienza che considero straordinaria, nel solco della lezione di Don Milani, e dei tanti insegnanti italiani che spezzano ogni giorno le barriere per portare la vita dentro la scuola. Si discuterà di un libro di Simonetta Salacone, curato da Mara Maurri ed Elena Pautasso: ’La scuola può tutto’. Ho conosciuto Simonetta, una dirigente scolastica impegnata ogni giorno a trasferire dentro la aule scolastiche i valori costituzionali dell’accoglienza, del pensiero critico, della cittadinanza attiva, della promozione delle capacità di ogni singolo studente. Per quanto gravi e profondi siano i problemi della scuola italiana, questi valori costituiscono il miglior programma di governo a cui ispirarsi, da cui partire per risalire la china.”
https://www.facebook.com/419439154823845/posts/2018556851578726?sfns=mo

INCONTRO MIUR

INCONTRO MIUR, DI MEGLIO: CONTRO PRECARIATO SBROGLIARE NODO CONCORSI   

“Apprezziamo l’intenzione espressa dal ministro Fioramonti di valorizzare la scuola come istituzione e la figura professionale degli insegnanti. Abbiamo chiesto di sbrogliare la matassa delle procedure concorsuali, individuando i talloni di Achille che ne inceppano il meccanismo provocandone un allungamento abnorme dei tempi. Soltanto ripristinando i concorsi con cadenza biennale, accelerandone l’iter, è possibile raggiungere il tanto agognato obiettivo di avere tutti gli insegnanti in classe sin dal primo giorno di lezione. Ma per ottenere questo risultato, ed evitare che la scuola diventi sempre di più una fabbrica di precari, è necessario intervenire sulle commissioni esaminatrici, concedendo l’esonero dall’insegnamento ai docenti che ne fanno parte.Più in generale, abbiamo chiesto al nuovo responsabile del Miur di ridurre la burocrazia che grava sulle cattedre dei docenti, così da restituire loro il tempo per studiare e insegnare, cioè per svolgere il loro lavoro”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, al termine dell’incontro che si è svolto oggi pomeriggio al Miur tra i sindacati e il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti.

Riparte “Value-able”

Vita.it del 17.09.2019

Riparte “Value-able”, il progetto europeo per l’inserimento lavorativo

Si rafforza l’alleanza tra associazioni e imprese. Capofila Aipd, affiancata da associazioni, università, enti formativi. 103 aziende, 6 Paesi europei, 400 lavoratori con sindrome di Down. «Con la terza edizione puntiamo a raggiungere 200 aziende e 8 Paesi. E ci riusciremo!» dichiara la responsabile del progetto Paola Vulterini.

Riparte e cresce “Valueable”, il progetto europeo nato per promuovere e favorire l’inserimento professionale di lavoratori con disabilità intellettive all’interno di aziende dell’ospitalità. Dopo la prima e la seconda edizione (rispettivamente 2014-2017 e 2017-2019), è partita ufficialmente il 15 settembre la terza “stagione” dell’iniziativa, che si chiuderà il 15 gennaio 2022. Capofila è l’Aipd (Associazione Italiana Persone Down), affiancata da partner prestigiosi: associazioni, università e altri enti formativi (vedi allegato).

“Valueable – handing opportunities” è la certificazione internazionale destinata alle aziende del mondo dell’ospitalità che offrono alle persone con disabilità intellettiva opportunità di sviluppo professionale. Si tratta di un marchio registrato all’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (Euipo).

Il marchio viene rilasciato per 2 anni, in tre possibili versioni, a seconda dell’impegno assunto dall’impresa:
quello di bronzo è destinato ai datori di lavoro che ospitano tirocini;
quello d’argento richiede un ulteriore impegno: un contratto a tempo determinato (minimo 3 mesi) o indeterminato per almeno un lavoratore;
infine quello d’oro è concesso a quei datori di lavoro che assumono almeno un lavoratore e agiscono come ambasciatori del marchio Valueable.
Questi impegni sono contenuti in un codice di condotta, che viene sottoscritto dai soci.

Grazie al sostegno dell’Unione Europea e del programma Erasmus+, al lavoro di tante persone e all’ottima risposta del mondo imprenditoriale, la rete Valueable conta oggi 103 aziende di sei Paesi: Portogallo, Spagna, Italia, Germania, Ungheria e Turchia. Circa 400 persone con disabilità intellettiva lavorano in alberghi, ristoranti, B & B, bar, fast food, come tirocinanti o come lavoratori.
«Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere otto Paesi e 200 membri entro la fine del 2021: siamo fiduciosi, visto il successo finora conseguito». dichiara Paola Vulterini, responsabile del progetto.

L’inserimento lavorativo di persone con sindrome di Down conviene all’azienda, sottolinea una nota di Aipd. E le ragioni sono varie: la prima è di natura economica, visto che in Italia l’impresa che assume una persona con disabilità riceve un rimborso del 70% della retribuzione lorda imponibile per 5 anni. Secondo quanto riferito da alcuni datori di lavoro “con marchio Valueable” intervistati, però, il vantaggio è anche di natura produttiva e relazionale: i lavoratori con sindrome di Down sono affidabili, costanti, molto presenti e assidui, perché per loro il lavoro ha un valore che va ben oltre il contratto. Inoltre, giovano al gruppo di lavoro, rendendolo più compatto, meno conflittuale, più solidale, collaborativo e affiatato.

La terza edizione del progetto sarà in continuità con le due precedenti e utilizzerà gli stessi strumenti: il marchio, una App per rendere più indipendenti sul lavoro tirocinanti e lavoratori con disabilità, dei video tutorial per la formazione del personale delle aziende e un corso di formazione a distanza per i manager. In più, saranno messi a punto quattro nuovi strumenti:
◾un protocollo rivolto a catene alberghiere e ristoranti
◾un protocollo di accreditamento per le agenzie formative che intendono operare all’interno di Valueable.
◾un corso Haccp in linguaggio ad alta comprensibilità
◾un corso di formazione a distanza per i tutor delle agenzie formative che intendono accreditarsi per operare all’interno di Valueable e banca dati delle risorse multimediali.

Al fine di sperimentare i quattro nuovi strumenti, il progetto prevede tirocini nel proprio Paese e all’estero, presso membri della rete.

Dal Ministro parole di discontinuità

Dal Ministro Fioramonti parole di discontinuità, le verificheremo coi fatti a partire dal decreto precari

Apprezziamo che il Ministro Fioramonti abbia convocato prontamente le organizzazioni sindacali per un primo confronto sulle linee politiche del suo mandato. 

Condividiamo l’idea della centralità costituzionale della scuola e il suo ruolo strategico. Così come abbiamo ascoltato con interesse l’impegno di discontinuità rispetto al passato, recente e più remoto.

Bene l’idea del Ministro di investire in una scuola innovata nella didattica, in cui ritorna protagonista la centralità degli organi collegiali ed in cui si possa effettivamente realizzare la collaborazione prevista dalla comunità educante.

Importante anche l’impegno concreto a investire 2 miliardi sul settore scuola e un ulteriore miliardo sugli altri settori del Comparto Istruzione e Ricerca per i quali è già stato calendarizzato un incontro specifico per la prossima settimana.

Le proposte da noi avanzate si innestano, infatti, su questo sfondo inequivocabilmente costituzionale e sottolineano come la scuola assolva al suo compito (lotta alla dispersione e alle disuguaglianze) solo nella misura in cui sia messa nelle condizioni di offrire all’intero universo delle nuove generazioni i saperi di contenuto e di cittadinanza. 

Per questo motivo abbiamo ribadito il nostro “No” ad ogni forma di autonomia differenziata, che mette in discussione, in qualunque salsa la si voglia presentare, l’unità del sistema nazionale e soprattutto l’esigibilità dei diritti all’istruzione ed al libero insegnamento sanciti dalla Costituzione.

Abbiamo riportato al tavolo del Ministro i problemi legati all’emergenza precari, docenti ed ATA, per i quali riteniamo si debba dare seguito all’accordo dell’11 giugno scorso, fra MIUR e sindacati, di modo che si provveda subito all’approvazione del decreto che ne recepisce i contenuti.

Abbiamo inoltre chiesto di dare seguito all’impegno definito dall’Intesa del 24 aprile per un rinnovo del contratto nazionale di lavoro che abbia un respiro europeo nei salari e un’apertura alle materie di contrattazione oltre gli attuali vincoli di legge. 

Vanno poi accantonate misure inique come quelle della videosorveglianza nella scuola dell’infanzia e i controlli biometrici per i dirigenti e gli ATA della scuola.

Sono necessari investimenti di medio e lungo periodo anche sulle infrastrutture e sono necessarie risorse soprattutto dove c’è più bisogno, dove è più a rischio l’esigibilità della nostra Costituzione, a partire dal sud Italia.

Come FLC CGIL abbiamo ribadito la disponibilità a confrontarci su tutti i temi che appartengono alla nostra piattaforma rivendicativa e per questo abbiamo chiesto di aprire tavoli tematici di confronto da agire ogni volta che si renda necessario.
Con la stessa fermezza, abbiamo ribadito che vigileremo affinchè queste dichiarazioni di intento si tramutino in fatti concreti.

La scuola nelle Aule di Senato e Camera

Anche quest’anno il Parlamento apre le porte a studentesse, studenti e insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado. Sostenere la scuola nella formazione di cittadine e cittadini attivi e partecipi, consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri, diffondere i valori della Costituzione e quelli dell’integrazione europea. Sono questi gli obiettivi e i temi che Senato della Repubblica, Camera dei deputati e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca propongono per l’anno scolastico 2019-2020, rinnovando i bandi – già disponibili online – per i progetti a sostegno dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” nelle scuole.

La collaborazione tra Parlamento, MIUR e Uffici scolastici regionali promuoverà l’approfondimento e la ricerca sui princìpi della Carta costituzionale, la conoscenza delle istituzioni e la partecipazione alla vita democratica. Ogni scuola d’Italia potrà aderire ai progetti proposti per arricchire la propria offerta formativa, realizzare percorsi didattici innovativi, collegarsi più strettamente al proprio territorio, avvalendosi delle risorse offerte da Senato, Camera e MIUR.

Prende il via con questo anno scolastico un nuovo progetto dedicato ai temi della tutela e della sostenibilità ambientale: il concorso “Senato & Ambiente”, frutto della collaborazione tra il Senato e il MIUR, è rivolto alle scuole secondarie di II grado ed è inserito nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento. Alla fine dell’anno scolastico i migliori progetti saranno premiati in Senato dove le classi vincitrici illustreranno il lavoro e le proposte elaborate, e presenteranno una risoluzione a conclusione delle proprie attività.

Si conferma il concorso “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola. Lezioni di Costituzione”, bandito sin dal 2007 dalle tre istituzioni e rivolto alle scuole secondarie di II grado allo scopo di premiare i progetti – video, e-book, siti internet e blog – che saranno capaci di valorizzare la Costituzione e dimostreranno capacità di ricerca, originalità, efficacia didattica e competenza comunicativa. Premi speciali sono previsti per l’utilizzo delle più avanzate tecnologie informatiche e per progetti di promozione della legalità. Per questa edizione la cerimonia conclusiva si svolgerà il 2 giugno 2020 presso l’Aula di Palazzo Montecitorio in concomitanza con le celebrazioni della Festa della Repubblica.

Anche quest’anno le scuole avranno poi la possibilità di conoscere da vicino il Parlamento attraverso le visite e le attività didattiche organizzate da Senato e Camera. A Palazzo Madama gli studenti vincitori del concorso “Un giorno in Senato”, inserito nei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, approfondiranno i meccanismi del procedimento legislativo nelle sue diverse fasi. A Palazzo Montecitorio proseguono le “Giornate di formazione” organizzate dalla Camera dei deputati. Le visite permetteranno alle ragazze e ai ragazzi di entrare direttamente nei luoghi delle Istituzioni parlamentari e conoscerne “sul campo” il ruolo e le funzioni.

Per quanto riguarda le altre iniziative di formazione si rinnovano “Vorrei una legge che…”, nato dalla collaborazione tra Senato e MIUR, che invita studentesse e studenti delle scuole primarie a elaborare una propria proposta di legge e illustrarla in modo creativo, e “Testimoni dei diritti”, che impegna i ragazzi delle scuole medie a confrontarsi sui princìpi della Dichiarazione universale dei diritti umani, a verificarne l’attuazione nel proprio territorio e formulare eventuali proposte volte ad assicurarne il rispetto.

Viene confermata l’iniziativa “Parlawiki-Costruisci il vocabolario della democrazia”, ideato dalla Camera dei deputati e dal MIUR nel 2009 per le classi quinte delle scuole primarie e le secondarie di I grado, che potranno illustrare alcune “parole chiave” della democrazia attraverso il linguaggio multimediale.

Anche per l’a.s. 2019-2020 le attività di formazione della Camera continueranno a svolgersi sul territorio tramite il rinnovo del Protocollo d’intesa tra Camera dei deputati, MIUR e Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.), volto a diffondere i valori e i principi della democrazia rappresentativa e della Costituzione attraverso la realizzazione di un piano di incontri delle scuole negli istituti penitenziari minorili.

I bandi sono consultabili in sezioni appositamente dedicate sui siti www.senato.it, www.camera.it, www.miur.gov.it.

Pubblicati i risultati del test di Medicina e Odontoiatria

Università, pubblicati i risultati del test di Medicina e Odontoiatria

(Martedì, 17 settembre 2019) Sono disponibili da oggi sul sito www.universitaly.it – nell’area riservata ai candidati e nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria. I punteggi sono pubblicati in forma anonima.

I candidati che lo scorso 3 settembre hanno sostenuto la prova sono stati 60.776 (68.694 le domande pervenute). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, sono quest’anno 42.745, il 70,33% del totale.

I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato tra gli idonei è di 35,23. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 39,12 a Pavia. La percentuale di idonei più alta è stata registrata a Udine (83,5%). Il punteggio più alto è stato conseguito presso l’Università Statale di Milano (82,4).

I primi 100 classificati sono concentrati in 22 atenei. Quelli con il maggior numero di candidati tra i primi 100 sono Milano-Bicocca (14), Bologna (14), Catania (10), Padova (10), Pavia (8).

I risultati nominali saranno pubblicati il 27 settembre nell’area riservata del portale Universitaly e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il primo ottobre.

Recupero del gradone 3-8 anni

Nuova importante vittoria della Federazione Uil Scuola di Como: il GdL di Como riconosce a 130 lavoratori del comasco il recupero del gradone 3-8 anni

Con sentenza nr. 219/2019 il Giudice del Lavoro del Tribunale di Como dott. Giovanni Luca Ortore, accoglie il ricorso presentato dall’ufficio legale della Federazione Uil Scuola Rua di Como Avv.ti Latino/Cesana dando piena ragione alle tesi patrocinate dalla Federazione Uil Scuola Rua di Como  che chiedeva l’applicazione del gradone stipendiale 3-8 anni – cancellato nel 2011 – anche al personale scolastico immesso in ruolo dopo il 2011 con almeno un anno di servizio a tempo determinato precedente al 2011.

Nello specifico, la sentenza nr. 219/2019 riguarda 130 lavoratori che prestano servizio nelle Istituzioni scolastiche del territorio lariano.

Nella stessa sentenza, a chi in possesso dei requisiti, sono stati riconosciuti ai fini economici e giuridici i mesi estivi (luglio/agosto) 

Questa sentenza dimostra che la previsione contrattuale del 2011 che prevede di partire dal gradone 0/9 discrimina palesemente i precari e tutti gli immessi in ruolo con anni di servizio a tempo determinato alle spalle.

La segreteria della Federazione Uil Scuola Rua di Como, forte di questo ennesimo importante risultato, continuerà a battersi su tutti i fronti e lottare al fianco dei lavoratori per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori.

Andiamo Avanti.
SEGRETERIA FEDERAZIONE  UIL SCUOLA RUA  COMO

R. Maragliano, Scrivere – Zona franca

Roberto Maragliano, uno più uno

di Maurizio Tiriticco

“Scrivere” e “Zona franca” sono le due ultime pubblicazioni di Roberto Maragliano, che insieme potrebbero avere come titolo “le nuove grammatiche della scrittura”, nonché, ovviamente, anche “le nuove grammatiche della lettura”. Maragliano è noto per avere insegnato per ben quarant’anni nelle Università di Sassari, Firenze, Salento, Sapienza e Roma Tre! Oggi è felicemente pensionato! Almeno così è formalmente, ma… un cervello pensante e una penna scrivente – per non dire anche di “dita battenti”, dato che la tastiera è ormai una sorta di silenziosa “penna/carta” – difficilmente vanno in pensione, oggi soprattutto, quando è in atto una rivoluzione delle penne e, forse, delle stesse tastiere! Anche perché, tra gli artefici più convinti e produttivi di questa odierna rivoluzione, Maragliano è uno dei più convinti e attivi protagonisti. E di una rivoluzione che in effetti non ha mai fine! Stante il fatto che il progress delle “diavolerie scrittorie” marcia al cubo o, come si suol dire, alla potenza di tre… e domani forse di quattro o di cinque…
Insomma, oggi si scrive e si legge dal mattino alla sera e ovunque! Sulla metropolitana i miei conviaggiatori non fanno altro che smanettare sui cellulari! Mi chiedo: ma che mai avranno da dirsi? Insomma, dal Paese di analfabeti che eravamo al tempo dell’Unità nazionale, ora siamo tutti diventati infaticabili scrittori/lettori. Il web mi dice che, “all’indomani dell’unificazione, nel 1861, l’Italia contava una media del 78% di analfabeti con punte massime del 91% in Sardegna e del 90% in Calabria e Sicilia, bilanciata dai valori minimi del 57% in Piemonte e del 60% in Lombardia”. Oggi invece il 100% degli Italiani – o poco meno – sa leggere e scrivere! Comunque, che cosa scriva e che cosa legga è un altro conto! E di questo si preoccupava il compianto Tullio De Mauro. Il web, il World Wide Web, questa sterminata rete scrittoria mondiale, consente tutto! Quindi, benedetto sia il web, che non mi costringe a cercare fonti e informazioni sulle centinaia di volumi affastellati nella mia libreria! E quando penso che un Dante o un Galileo hanno scritto quelle “cose eccezionali”, penso anche che disponevano senz’altro di un web personale, di una memoria fondante come parte costitutiva della loro intelligenza e della loro competenza produttiva.
Forse, l’assenza del web sollecitava ed esigeva competenze mnemoniche! Ma oggi? Maragliano ci dice che il possesso di una scrittura ricca e complessa è tuttora patrimonio di pochi e che la società non riesce a garantirne un effettivo allargamento (p. 26). Infatti, se pensiamo alle nostre scuole e alle nostre università, “vediamo che sono frequenti, e quasi rituali … le lamentele nei confronti di giovani che, approdando agli studi accademici, e collocandosi dunque, almeno formalmente, nella fascia alta della stratificazione culturale, mostrano una palese, drammatica incapacità di produrre testi di una qualche complessità”. Eppure – dico io – smanettano dal mattino alla sera sui loro cellulari per scambiarsi messaggini. “Messaggini”, appunto, molto ini e con tanto di virgolette. Si tratta di quegli atti comunicativi che Jakobson ha definito tanti anni fa, fàtici, di contatto, appunto: “Io ci sono e tu?” “Ci sono anch’io!”. E così all’infinito, per tutta la giornata e tutti i giorni a seguire! E mai atti – sempre per dirla con Jakobson – metalinguistici e referenziali! Ricchi di informazioni e di significati! Insomma – a mio avviso – è come se l’estrema possibilità comunicativa arricchisca lo strumento ma impoverisca il messaggio.
Pertanto, a mio avviso, quel “verba volant, scripta manent” del buon tempo antico, ricordato anche da Maragliano (p. 53), non ha più senso perché oggi volano sia le parole dette che quelle scritte! E non solo! Con un “canc” tutto sparisce! E chi di noi, “scrittori tecnologici” non ricorda quante volte ha cancellato tutto, solo per un errore di digitazione? Insomma, oggi avanza una strana scrittura! Che rivoluziona tutte le precedenti, quelle che alla fine hanno portato alla “carta/penna”! Prodotti materiali! La gran parte dei quali è giunta fino i nostri giorni! E che, forse, durerà! Oggi prevalgono e dominano prodotti virtuali. Che vivono e muoiono con un click! Afferma Maragliano in una presentazione in ppt reperita sul web: “A seconda della logica di riferimento, il contenuto di ordine e disordine cambia. Scrivere una lettera come una email è disordine, dentro la logica testuale. Scrivere una email come una lettera è disordine, dentro la logica reticolare. Occorre dunque maturare una concezione anfibia della scrittura, dove il rapporto fra ordine e disordine sia costantemente messo in gioco. Occorre accettare e capire che ‘scrivere’ è un verbo transitivo. Insomma, occorre essere ad un tempo testuali e reticolari”.

Ciò che ho scritto fin qui riguarda “Scrivere. Formarsi e formare dentro gli ambienti della comunicazione digitale” (Luca Sossella editore, editore). Ma a questo volume si lega direttamente il secondo volume citato all’inizio: “Zona franca, per una scuola inclusiva del digitale” (Armando editore). Pertanto: quali ricadute sul “fare scuola” provoca questa rivoluzione digitale? Copio dalla quarta di copertina: “Il modello di scuola centrata sul ‘leggere, scrivere, far di conto’, definito nel passaggio tra Ottocento e Novecento in ambito europeo e che attraverso varie vicissitudini si è affermato a livello mondiale, sta mostrando a suo tempo i suoi limiti. E’ entrata definitivamente in crisi la scuola del libro e della scrittura, ove la ricezione agisce attraverso il ricorso esclusivo alla lettura dei testi via via più complessi e la produzione di documenti scritti via via più articolati”.
Il volume è agile, come è nello stile di Maragliano, e ricco di suggestioni e di indicazioni per gli insegnanti. “La proposta che faccio ora è dunque che, con molta modestia, ci si attrezzi (mentalmente soprattutto) al fine di sperimentare un approccio ‘indisciplinato’ al sapere. Si tratta di accettare (e lavorare su) l’idea che la conoscenza si presenta a noi tutti sotto forma di frammenti, alla stregua di mattoncini di esperienza e conoscenza utilizzando i quali, servendoci di modelli, noi andremmo a costituire e costruire il sapere… L’ordinamento disciplinare è un modello di sapere. Su di esso si è edificata la scuola che noi conosciamo e che in buona parte pratichiamo” (p. 87). Mi sovviene la mia considerazione di sempre: il fatto che il nostro fare scuola è strettamente legato al “triangolo delle tre C”… che dovrebbe essere equilatero. A meno che non sia un triangolo delle Bermuda, dove tutto affonda e tutto si perde! Detto in termini scolastici, esiste la Cattedra, su cui siede il depositario di quei saperi che l’in/segnante, con le sue lezioni, “segna”, appunto, sulla testa dell’“alunno”, il soggetto che deve “essere alimentato”, appunto. Esiste la Classe, ovvero un insieme di alunni, e tutti della medesima età, perché si suppone che tutti crescano e apprendano, in ordine all’età, nozioni dopo nozioni, dalla più facile alla più difficile, dalla più semplice alla più complessa. Esiste la Campanella che inesorabilmente scandisce, ora dopo ora, i tempi eguali per tutti, alunni e insegnanti del medesimo edificio scolastico! Per cui, come dicevamo da studenti, tutti attendevamo con ansia l’ultimo frizzante suono perché, “cum campanella sonat, tota canaglia scappat”.
In effetti abbiamo costruito in un passato forse ormai lontano – e in tutto il mondo colto e civile, credo – saperi di cui abbiamo fatto buon uso, fatta eccezione di quell’energia atomica che ha dissolto due città giapponesi nell’ormai lontano 1945. Il fatto è che il sapere non ha una morale! Ed è proprio il sapere di ieri che è messo in discussione. Che era fatti di oggetti sempre nuovi, “accumulati” l’uno dopo l’altro. L’Enciclopedia Treccani, con cui nel lontano 1925 Giovanni Treccani e Giovanni Gentile pensarono do offrire agli italiani lo scibile umano, necessitò ben presto di più volumi aggiuntivi. Perché i saperi aumentano e, appunto, si accumulano. Ma oggi i saperi non si accumulano più! Perché non sono oggetti fisici, ma virtuali. Sullo schermo del mio PC può apparire lo scibile mondiale di oggi e di ieri! La biblioteca di Alessandria di ieri e la biblioteca del Congresso degli Stati Uniti di Washington di oggi “mi fanno un baffo”, per dirla alla romana.
In tale ricco, complesso e stimolante scenario di saperi sempre nuovi, il compito primo e primario della scuola è quello di sapersi costituire, appunto, come una zona franca, inclusiva in primo luogo del digitale. Purtroppo “il digitale è pericoloso per la scuola stessa. Per questa scuola, ovviamente. Ma siamo capaci di pensarne un’altra?” (p. 46). E la scuola è legata ancora alle tre C di sempre! In realtà ancora oggi ogni acquisizione di sapere è misurato fisicamente e temporalmente e la misurazione, fatta di orari e di verifiche e di pagine da studiare, rappresenta la condizione stessa di quelle acquisizioni. Insomma sostiene Maragliano, “il digitale porta rotture su tutti questi fronti, dunque dà fastidio. A meno che non lo si subordini a quell’assetto, rinunciando alle sue prerogative. A meno che non lo si addomestichi”. Insomma il digitale arricchisce. “Con il digitale si è pienamente affermata l’integrazione dei codici, e sono saltati i presupposti della divisione tra mass media scritturali (sapere di scuola) e mass madia audiovisuali (sapere di intrattenimento). Sta, di conseguenza, venendo alla luce una logica di pensiero diversa da quella che abbiamo sempre considerato dominante (il che era giusto) ed esclusiva (il che era sbagliato)” (p. 49).
Ne consegue che le nostre istituzioni scolastiche hanno dinanzi a sé un infinito universo da affrontare e da percorrere, e con successo! Quando, invece, sembrano dimostrare una sorta di “risentimento nei confronti di un mondo visto come opaco, pericoloso, ostile. Ed è proprio qui, su questo modo di essere che dovrebbero lavorare delegittimandone i presupposti non solo con iniziative dal basso, ma anche con una coraggiosa presa di coscienza del problema, da far maturare ai livelli più alti della cultura e della politica” (p. 50). Insomma, è estremamente necessario che nelle scuole si comprenda che oggi non esiste un solo codice per apprendere, conoscere, produrre, ma codici altri che già quotidianamente gli alunni “percorrono” e che la scuola, invece, sembra loro precludere!
Insomma, la scuola deve essere oggi una zona franca, assolutamente inclusiva del digitale!

Disabilità: anno scolastico inizia male

Disabilità: anno scolastico inizia male

Non possono che incoraggiare, per la loro autorevole provenienza, le parole espresse dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico. Le norme “di avanguardia” – ha detto il Presidente – che “tutelano e favoriscono l’inserimento dei ragazzi con disabilità” vanno “pienamente e concretamente attuate. È compito delle istituzioni in primo luogo, ma tutti siamo chiamati a contribuirvi”.

Tuttavia proprio in questi giorni sono segnalati ripetutamente e da ogni parte del Paese lacune, violazioni, disagi che impediscono ad alunne ed alunni con disabilità di iniziare l’anno scolastico al pari dei compagni. In alcuni casi gli stessi dirigenti scolastici inviterebbero le famiglie a trattenere a casa i figli fino a quando la scuola non abbia attivato gli adeguati sostegni e supporti per altro dovuti per legge.

Una situazione che si ripete anche quest’anno nonostante le recenti innovazioni normative.

Su questi gravi fatti il confronto politico con il Ministero dell’Istruzione è costante con una pressione da parte di FISH affinché quei diritti siano esigibili.

Per potenziare ancora l’azione, la FISH chiede l’aiuto, la vicinanza e la testimonianza delle famiglie delle alunne e degli alunni con disabilità.

La FISH, anche con il supporto tecnico di ANGSA, ha predisposto anche quest’anno un agile sondaggio anonimo (11 domande) rivolto alle famiglie sul tema della reale inclusione scolastica.

I dati raccolti non hanno velleità statistiche ma piuttosto politiche e sono utili nei confronti e nelle doverose rivendicazioni di queste settimane verso il Ministero competente.

L’appello alle famiglie è quindi accorato: collaborate e diffondete l’iniziativa.

PARTECIPA AL SONDAGGIO: https://angsalazio.typeform.com/to/asqjGM

Il modulo del sondaggio, comunque anonimo, è ospitato in altro server con proprie politiche sulla privacy (cookies ecc.).

Almanacco della scuola

Da giovedì 19 settembre in edicola l’Almanacco della scuola di MicroMega

È al sistema scuola nel suo complesso, tra elementi positivi e criticità, che MicroMega ha deciso di dedicare il numero in edicola, libreria, ebook e iPad da giovedì 19 settembre.

Ad aprire l’Almanacco è l’intervento di Alessandro Barbero che traccia un quadro a 360° dei mali che affliggono la scuola, indicando qualche semplice rimedio, primo fra tutti: lasciare in pace gli insegnanti, liberandoli da scartoffie e inutili fardelli burocratici. 

Proprio ai docenti e a chi nella scuola lavora quotidianamente lascia la parola la prima sezione del numero: Stefania Marchetti racconta la propria esperienza alle medie, facendo un ritratto senza speranza del sistema; Christian Raimo chiarisce come la scuola può e deve tornare a essere perno di un progetto di educazione alla cittadinanza; Francesca Antonacci e Monica Guerra illustrano l’innovativo progetto pedagogico che le vede impegnate in prima linea; Carlo Scognamiglio e Onofrio Nardella descrivono pregi e difetti del sistema di inclusione scolastica; Eraldo Affinati spiega come funzionano le scuole Penny Wirton per l’insegnamento dell’italiano agli immigrati; e infine Marilù Oliva ci presenta la sua idea per una scuola superiore alternativa. 

Una seconda sezione del numero affronta una serie di questioni che sono – o dovrebbero essere – al centro del dibattito pubblico sulla scuola. Vera Gheno spiega come la scuola può gestire le nuove esigenze imposte dalla rivoluzione digitale; Paolo Berdini ripercorre la storia dell’edilizia scolastica in Italia e sottolinea l’importanza di una riqualificazione di questo immenso patrimonio immobiliare; Salvo Intravaia illustra alcune proposte per modificare il sistema di reclutamento degli insegnanti; Cristiano Corsini mette in luce limiti e potenzialità del sistema di valutazione Invalsi; Rossella Benedetti descrive i sistemi scolastici nel resto d’Europa; Checchino Antonini offre uno spaccato delle scuole popolari; Ismaele Calaciura Errante e Francesco Paolo Savatteri raccontano la politica studentesca dall’interno. 

Ma l’Almanacco non finisce qui. Ernesto Galli della Loggia e Tomaso Montanari dialogano a tutto tondo sulla scuola pubblica a partire da posizioni molto diverse che convergono solo nella critica alle recenti riforme che hanno portato all’aziendalizzazione della scuola. Girolamo De Michele e Antonio Vigilante si confrontano invece su tutte quelle novità che hanno investito la scuola negli ultimi anni e che più fanno discutere ‘a sinistra’: dall’alternanza scuola-lavoro alla didattica per competenze, passando per i sistemi di valutazione. 

Arricchiscono poi il volume il saggio di Carlo Barone e Antonio Schizzerotto sul legame tra disuguaglianze sociali e istruzione e quello di Paolo Ercolani sulla necessità di costruire una contro-narrazione pedagogica rispetto a quella imposta dal sistema tecno-finanziario che ha subordinato la scuola e più in generale la conoscenza alla logica quantitativa del commercio e del profitto monetario. Chiude il numero una sezione dedicata alle cenerentole fra le materie scolastiche, quelle cioè che rischiano di sparire o che vengono insegnate male e che invece andrebbero valorizzate. Luciano Canfora ci esorta allo studio della storia; Nicola Gardini sottolinea come il latino debba essere studiato a partire dalle elementari e anche nelle scuole tecniche; Ezio Bosso illustra i vantaggi di imparare la musica fin dalla più tenera età; Nicola Grandi ci offre qualche valido strumento per un insegnamento efficace delle lingue; Francesco ‘Pancho’ Pardi ci porta in giro per il mondo per farci comprendere l’importanza e la bellezza della geografia. 

IL SOMMARIO DEL NUMERO

IL SASSO NELLO STAGNO
Alessandro Barbero – Se la scuola muore
Ossessionata dalla valutazione, sommersa dalle scartoffie, genuflessa al dogma del mercato, la nostra scuola sta soffocando. E noi stiamo a guardare. Eppure basterebbe poco per invertire la rotta. Non è neanche un problema di soldi (che naturalmente non guasterebbero). Sarebbe sufficiente per esempio che gli insegnanti fossero lasciati in pace a fare il loro lavoro, anziché costringerli a buttare via il loro tempo per compilare inutili incartamenti e stressarli con assurde valutazioni. E basterebbe tornare a pensare che la scuola deve produrre teste pensanti, e non meri esecutori di mansioni.

ICEBERG 1 – parola di insegnante
Stefania Marchetti – Confessioni (disperate) di una prof. 
Dalla insufficiente formazione dei docenti ai loro inadeguati salari passando per l’assenza di una pedagogia condivisa, le cose da rimettere a posto nella scuola sono talmente tante che è impossibile darne un quadro esaustivo. E chi rimane nelle scuole a fare tutta questa fatica? Certo i più motivati, ma anche i più disperati, quelli che non sanno fare altro, e soprattutto i rassegnati, quelli che mirano al minimo sindacale. La testimonianza, senza sconti, di un’insegnante delle scuole medie. Talmente scoraggiata da voler cambiare lavoro.

Christian Raimo – La scuola, cuore della città 
Negli ultimi anni il dibattito sulla scuola si è svolto attorno a una bibliografia costituita per lo più da pubblicazioni di autori che, pur non avendo alcuna esperienza in merito, sono diventati importanti punti di riferimento. Affinché la scuola possa assumere nuovamente centralità e tornare a essere perno di un progetto di educazione alla cittadinanza è invece necessario percorrere altre strade. Strade che passano per il coinvolgimento degli attori che la scuola la vivono quotidianamente e per un progetto di ripoliticizzazione della stessa: perché la scuola deve essere un fortissimo elemento di soggettivazione politica, che vuol dire conflitto, e non paternalismo.

Francesca Antonacci e Monica Guerra – Una scuola diversa è possibile (ed è già realtà)
Non c’è persona a vario titolo coinvolta nella scuola – docenti, dirigenti, studenti, famiglie, pedagogisti – che non concordi sulla necessità che la scuola vada cambiata. Per farlo però bisogna avere un’idea guida forte, fondata su precisi valori e indirizzata a chiare finalità. Cambiare la scuola per farne uscire pezzi di un ingranaggio sociale che si adattino alle circostanze non è lo stesso che cambiarla al fine di preparare cittadini autonomi e consapevoli. In alcune scuole si sta sperimentando questa seconda strada. E con successo.

Carlo Scognamiglio – Il paradosso dell’inclusione che esclude
L’Italia è unanimemente riconosciuta come paese all’avanguardia nel modello di inclusione scolastica dei bambini e ragazzi con handicap e in generale con bisogni educativi speciali. Quello che nasce come un sistema per evitare ghetti e per creare comunità coese finisce però molto spesso per tradursi in uno stigma. E finché si continuerà a trattare il problema come una questione individuale, senza mettere in discussione non solo la scuola tutta ma l’intera società, questo sarà inevitabile.

Onofrio Nardella – Sostegno: luci e ombre di un sistema all’avanguardia
Strategie didattiche, laboratori, sinergia con il corpo docente e con il resto della classe: tanti sono gli strumenti impiegati e le strade percorse dagli insegnanti di sostegno per aiutare i ragazzi e le ragazze che ne hanno bisogno. Un sistema che, pur tra luci e ombre, ha contribuito a ridurre e a volte è riuscito persino a eliminare le situazioni di svantaggio e di esclusione vissute da moltissimi giovani.

Eraldo Affinati – Le scuole Penny Wirton
Partite a Roma come una piccola realtà, oggi le scuole Penny Wirton sono quarantadue, sparse in tutta Italia, da Messina a Trieste. Vi si insegna italiano agli stranieri, mettendo al centro la singola persona, ciascuna con la propria storia. Aconfessionali, apartitiche, completamente gratuite, con lezioni individuali: a ogni studente il suo insegnante (rigorosamente volontario). Un luogo dove si sperimenta cosa dovrebbe essere la scuola: un’intensificazione della vita, guardarsi negli occhi e camminare insieme per costruire tasselli della società che vorremmo.

Marilù Oliva – La Scuola aperta. Una proposta per le superiori
Costringere uno studente di quattordici anni, che raramente ha le idee chiare sul proprio futuro, a impelagarsi in un percorso di cui si potrebbe pentire significa contribuire a farlo diventare un adulto insoddisfatto, un lavoratore frustrato, quindi una persona infelice. Perché allora non pensare un sistema più duttile e permeabile, un luogo deputato alla formazione del discente come futuro adulto consapevole e realizzato? Un’insegnante (e scrittrice) si cimenta nel tentativo di delineare una possibile scuola alternativa.

DIALOGO 1 
Ernesto Galli della Loggia / Tomaso Montanari – Quale scuola per il futuro?     
Il primo rievoca l’origine della scuola pubblica, nata per volontà di quelle élite che nel corso dell’Ottocento diedero vita allo Stato nazionale, il secondo ha come punto di riferimento la scuola repubblicana ed egualitaria della nostra Costituzione. E ancora: uno chiede il ritorno della disciplina e della meritocrazia, l’altro cita gli insegnamenti di don Milani e Calamandrei. Un confronto tra due intellettuali con una visione diversa del passato e, soprattutto, del futuro. Concordi però nel criticare le recenti riforme che hanno portato all’aziendalizzazione della scuola.

LABIRINTO
Vera Gheno – Felici e connessi (Per un’alfabetizzazione digitale nelle scuole)
La scuola di oggi deve fare i conti con le nuove esigenze e necessità imposte dalla rivoluzione digitale. Il che significa che quella educazione linguistica democratica di cui parlava Tullio De Mauro dovrebbe diventare educazione a leggere, scrivere, fare di conto e vivere l’iperconnessione. Come fare? Ce lo spiega chi da anni gira per l’Italia incontrando genitori, docenti e studenti allo scopo di far capire come vivere ‘felici e connessi’.

Paolo Berdini – Per studiare servono luoghi belli
Il boom demografico del dopoguerra ha imposto di costruire velocemente molti istituti scolastici, spesso senza riflettere attentamente sugli spazi e sulla loro relazione con il contesto urbano. Oggi abbiamo il problema opposto, ossia una bassa natalità, e dunque la grande occasione di riqualificare gli edifici esistenti, pensando da un lato alle esigenze dei ragazzi e dall’altro a rendere il contesto scolastico parte di una nuova socialità urbana.

Salvo Intravaia – Professione docente
Fra precariato cronico, alto rischio di burnout, bullismo dei ragazzi e diffidenza (quando non violenza) delle famiglie, gli insegnanti italiani subiscono oggi una pressione senza precedenti. Cui vanno aggiunti, come se tutto questo non bastasse, il sovraccarico di burocrazia e il mancato riconoscimento economico. Per risollevare le sorti della scuola è urgente mettere mano alla figura del docente, a partire da una revisione del percorso di selezione fino a giungere a un doveroso aumento degli stipendi.

Cristiano Corsini – Luci e ombre delle prove Invalsi
Le prove Invalsi sono da sempre al centro di un fuoco incrociato, ma piuttosto che la chiusura dell’istituto (invocata da più parti), appare opportuna una riforma che ne rilanci l’autonomia, valorizzando il patrimonio di professionalità in esso presente. Perché, se è vero che il prezzo pagato per aver sacrificato la complessità sull’altare della misurabilità è decisamente elevato, è altrettanto vero che la portata informativa fornita a livello di sistema è estremamente preziosa.

Rossella Benedetti – Scuola: come funziona nel resto d’Europa
Sul fronte scuola qual è la situazione negli altri paesi europei? La gestione è centralizzata o periferica? Quanta autonomia hanno i singoli istituti? Quanto dura la scuola dell’obbligo? Come vengono selezionati gli insegnanti? Quale il ruolo del preside? Una mappa per capire come funzionano i sistemi scolastici nel resto dell’Unione europea.

Checchino Antonini – Il ritorno delle scuole popolari
“Non è filantropia, è servizio sociale, militanza culturale, mutualismo”, ci tiene a precisare una volontaria che lavora in una delle tante scuole popolari sparse in Italia. Un’onda di esperienze che si intreccia con altri progetti per il contrasto alla povertà educativa minorile messi in piedi da ong, fondazioni private, parrocchie e che cerca un dialogo con la ‘scuola della mattina’, come la chiamava don Sardelli. In un momento in cui il sistema di istruzione è o abbandonato a se stesso o, peggio, schiacchiato sulle esigenze del mercato, spesso queste iniziative diventano presidio di socialità e solidarietà nelle zone più difficili delle grandi città.

Ismaele Calaciura Errante e Francesco Paolo Savatteri – A.A.A. Politica studentesca cercasi
Da un lato ci si lamenta dello scarso impegno politico dei giovani, dall’altro la scuola fa di tutto – e negli ultimi anni sempre di più – per scoraggiare quei ragazzi che invece vorrebbero attivarsi, sia su questioni legate al proprio istituto sia su temi più generali. Fra sigle più o meno tradizionali, influenze dei partiti ed esperienze completamente autonome, due studenti fanno il punto sulla politica studentesca in Italia, a partire dalla situazione romana.

SAGGIO 1
Paolo Ercolani – Verso una società ottusa?
In un contesto in cui l’identificazione fra educazione e investimento ha segnato il lento ma inarrestabile procedere verso la graduale subordinazione della scuola e della conoscenza alla logica quantitativa del commercio e del profitto monetario, non v’è dubbio che lo straordinario evolversi delle tecnologie mediatiche abbia rappresentato un fattore decisivo nell’affermazione delle dinamiche e dei valori incarnati dal mercato. Da qui la necessità di invertire la rotta costruendo una contro-narrazione pedagogica rispetto a quella imposta dal sistema tecno-finanziario.

DIALOGO 2
Girolamo De Michele / Antonio Vigilante – Critica della ragione scolastica 
Alternanza scuola-lavoro, didattica per competenze, valutazione: sono alcune delle novità che hanno investito la scuola negli ultimi anni e che più fanno discutere ‘a sinistra’. C’è chi infatti li ritiene tutti elementi di un disegno generale per rendere la scuola sempre più al servizio del mercato e chi pensa invece che tra di essi ci siano anche degli strumenti che – se non calati dall’alto e imbrigliati in inutili burocrazie – possono essere messi al servizio di una scuola più democratica e giusta.

SAGGIO 2
Carlo Barone e Antonio Schizzerotto – A che serve studiare?
La vulgata vuole che l’ascensore sociale in Italia sia bloccato. In realtà non è bloccato ma, peggio, si muove verso il basso. Giovani sempre più istruiti rispetto alle generazioni precedenti rischiano infatti non solo di rimanere nella classe sociale dei genitori, ma addirittura di scendere qualche gradino. Una situazione drammatica, dovuta al circolo vizioso fra bassa scolarità e limitate opportunità lavorative per i soggetti più istruiti, alla quale si deve rispondere con urgenza. Un’analisi e qualche proposta.

ICEBERG 2 – cenerentole
Luciano Canfora – ‘Italiani, vi esorto alle storie’ 
Distinguere il falso dal vero – tema quanto mai attuale, assediati come siamo dalle ‘false notizie’ – è stata la questione principale che hanno affrontato gli storici fin dai tempi di Ecateo. E proprio l’addestramento a distinguere il vero dal falso e a valutare l’autorevolezza delle fonti è il principale insegnamento dello studio della storia. Che dunque, lungi dall’essere obsoleto come vorrebbe qualche politico nostrano, è oggi più urgente che mai.

Nicola Gardini – Studiare il latino fin dalle elementari
Anziché abbandonarlo, come da più parti si ipotizza, il latino dovrebbe essere potenziato dove già si studia ed esteso alle scuole, di ogni ordine e grado, dove non lo si fa. La storia del latino coincide con la storia d’Europa e in Italia in particolare esso ha per lungo tempo risposto a un bisogno di unità nazionale. Tutti hanno dunque diritto a conoscere questa lingua, il cui studio può essere per i ragazzi stimolante ed entusiasmante.

Ezio Bosso – Musica, maestro! (Insegnare le note dalla più tenera età)
Partendo dalla propria esperienza – quella di chi da bambino ha imparato a leggere prima le note che le parole – il grande direttore d’orchestra ci spiega perché la musica è un elemento formativo indispensabile e, quindi, da insegnare fin dalla scuola materna: suonare uno strumento è importantissimo per lo sviluppo dei bambini e può essere significativo fattore di inclusione sociale. Fino a una proposta: “Renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di Pierino e il lupo di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino”.

Nicola Grandi – Buone pratiche per l’insegnamento delle lingue
No alle metalingue, sì ai metodi di apprendimento naturale e spontaneo (come quelli attraverso i quali abbiamo imparato la nostra lingua madre), ma soprattutto sì a docenti, non necessariamente madrelingua, appassionati e innamorati non solo delle lingue che insegnano ma anche del mondo che esse esprimono. Qualche proposta per rendere efficace l’insegnamento delle lingue.

Francesco ‘Pancho’ Pardi – Un elogio della geografia
Dagli oceani ai monti, dai ghiacciai ai deserti, dagli interventi dell’uomo sul territorio alla sua difesa: la geografia è la materia che ci consente di conoscere cosa ci sta intorno, nella sua estensione e nei suoi caratteri. Ci dà letteralmente le coordinate per orientarci e ci consente dunque di prendere consapevolezza del nostro posto nel mondo. Per questo merita un ruolo di primo piano nelle scuole di ogni ordine e grado.

«La scuola senza impegno è l’anticamera della povertà»

da Corriere della sera

Marzio Breda

«Investire nella scuola è la scelta più produttiva sia per le istituzioni sia per le famiglie. Accresce il capitale sociale del Paese. Rinunciare alla formazione, o vivere la scuola senza impegno, è spesso l’anticamera dell’emarginazione, della povertà, talvolta dell’illegalità».

Ha il tono di un memorandum al governo, il discorso di Sergio Mattarella all’Aquila, per inaugurare l’anno scolastico. Infatti, non si preoccupa solo di segnalare che il sistema educativo è in affanno, ma lancia un allarme e un’esortazione. «La mobilità sociale oggi è arenata: la scuola può farla ripartire, arrecando giustizia e sviluppo». Rischiamo, insomma, una generazione perduta, e per neutralizzare questo pericolo bisogna reagire subito con un grande piano d’interventi.

Certo, il presidente sa che non sarà facile trovare nei bilanci dello Stato le risorse necessarie. Ma — è il suo sottinteso — uno sforzo vale la pena di farlo, perché la scuola per tutti, oltre ad essere «una grande conquista democratica, è levatrice di libertà». Di più: il «carattere universale e la visione unitaria dell’impegno educativo costituiscono gli anticorpi dell’omologazione e della prepotenza». Ed è «per questo che non possiamo rassegnarci a discriminazioni che derivano da diversità di ceti sociali o da svantaggiate condizioni economiche». Insomma: «La scuola è una speranza, sempre e ovunque. Rappresenta la finestra di opportunità per il futuro di ciascun giovane. Compito della Repubblica è garantirla costantemente. Dobbiamo renderla più forte ed efficace».

Ecco il punto nel quale l’appello politico si somma con la pedagogia istituzionale. Mattarella incrocia i due piani elogiando «meriti e qualità dei nostri studenti» e l’impegno degli insegnanti, che «non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto». E aggiunge, in una diagnosi che ha molto a che fare con il tempo presente: «La scuola e la famiglia devono parlarsi, incontrarsi, collaborare tra loro. Perché una società aggressiva, attraversata dal risentimento, orientata a esaltare l’interesse individuale a scapito della comunità, rischia di accentuare le fratture tra insegnanti e genitori».

Una prova di questo scenario conflittuale, di cui «fanno le spese soprattutto i ragazzi», la offrono troppe cronache e si ha «quando i loro genitori, per prenderne in qualunque caso le parti, arrivano a screditare o addirittura a insolentire gli insegnanti».

Episodi che rientrano fra le patologie di cui soffre il Paese, denuncia il capo dello Stato. Mentre invece «la nostra società ha bisogno di ascolto, di dialogo, di rispetto degli altri, di maggiore fiducia… e la fiducia comincia dalla scuola».

La stessa fiducia, rammenta Mattarella, di «quel ragazzino di 14 anni, che veniva dal Mali, che aveva attraversato il deserto ed è annegato in un naufragio nel Mediterraneo. Quando ne hanno ritrovato il corpo si è scoperto che aveva cucito nel vestito la sua pagella. La proteggeva come la sua carta d’identità e la sua speranza».

Quest’anno resta «Cittadinanza e Costituzione», da settembre 2020 arriva Educazione civica

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

La legge che ha reintrodotto nelle scuole di ogni ordine e grado del sistema nazionale di istruzione l’insegnamento trasversale dell’Educazione civica, è entrata in vigore il 5 settembre 2019. Pertanto, «sulla base di quanto disposto dall’articolo 2 della citata legge, l’insegnamento dell’educazione civica è istituito a partire dall’anno scolastico 2020/2021».

La nota del Miur
A chiarirlo è una nota del Miur, che ha ricordato come il Cspi, chiamato a pronunciarsi sulla proposta di avviare una sperimentazione nazionale già dal corrente anno scolastico, abbia espresso parere negativo in data 11 settembre 2019. Il neo ministro Fioramonti, come noto, ha accolto il parere del Cspi e, pertanto, ha ritenuto di non dare seguito alla sperimentazione per l’anno scolastico in corso.

Conseguentemente, e per il solo anno scolastico 2019/2020, nelle scuole di ogni ordine e grado continuerà ad essere impartito l’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», di cui alla legge 30 ottobre 2008, n. 169, e continueranno ad essere applicati l’articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, relativo
alla valutazione di tale insegnamento, e il successivo articolo 17, comma 10, concernente il colloquio nell’ambito dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Il confronto con presidi, docenti, studenti
Al fine di preparare in modo adeguato ed efficace l’introduzione dell’educazione civica nei percorsi scolastici di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020, ha aggiunto il Miur, si costituirà a breve un comitato tecnico scientifico per la redazione delle Linee guida previste dall’articolo 3 della legge 92/2019, svolgendo un’attività di consultazione degli stakeholders, e avvierà le opportune attività di accompagnamento per le scuole.

Cdp: dal 2010 al 2018 mobilitati tre miliardi a sostegno dell’edilizia scolastica

da Il Sole 24 Ore

di Celestina Dominelli

Tre miliardi di euro dal 2010 al 2018 mobilitati a sostegno dell’edilizia scolastica. È il bilancio dell’impegno di Cassa depositi e prestiti che il gruppo guidato da Fabrizio Palermo ha reso noto ieri in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico. E, a conferma dell’attenzione verso il sistema, nei primi sei mesi del 2019 sono stati già finanziati investimenti in 91 edifici scolastici, in sostanza una scuola ogni due giorni.

Ammontano, invece, a oltre due miliardi di euro le nuove risorse a disposizione degli enti territoriali per interventi di progettazione, realizzazione e ammodernamento degli edifici destinati all’istruzione: dalla scuola dell’infanzia all’università, dall’alta formazione artistica musicale e coreutica alle residenze universitarie. A questo si aggiunge l’impegno per la realizzazione di progetti di student housing con l’obiettivo di completare nei prossimi anni la realizzazione di circa 6.500 posti letto nelle principali città universitarie italiane, e per la promozione della cultura del risparmio nelle scuole attraverso il programma ad hoc sviluppato con il Miur e Poste italiane.

Guardando al dettaglio degli interventi, tra il 2010 e il 2018 la Cassa ha concesso agli enti locali mutui per oltre 2,4 miliardi di euro, risorse destinate al finanziamento di opere di edilizia scolastica (44% al Nord, 23% al Centro e 33% al Sud). Tali finanziamenti sono state erogati sia sfruttando la raccolta assicurata da buoni e libretti postali (emessi da Cassa) sia il contributo della Banca europea per gli investimenti (Bei).

A marzo, poi, Cdp ha arricchito la propria raccolta emettendo un social bond del valore di 750 milioni di euro collocato presso investitori istituzionali e destinato al finanziamento di interventi di edilizia scolastica e riqualificazione urbana, con focus particolare sulla sicurezza. E, tra il 2010 e il 2018, la spa di Via Goito ha gestito altresì oltre 600 milioni di euro di fondi pubblici riservati alla realizzazione e all’ampliamento di alloggi, residenze universitarie e anche a progetti di efficientamento energetico e di sicurezza antisismica di edifici scolastici.

Garante dell’Infanzia scrive al premier Conte e al ministro Fioramonti: «Le priorità sono cinque»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sicurezza e accessibilità degli edifici scolastici, scuole aperte a misura di studente per contrastare povertà educativa e marginalità, contrasto al bullismo e al cyberbullismo, scuola inclusiva e lotta alla dispersione scolastiche. In occasione dell’apertura dell’anno scolastico l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti, formulando un bilancio sulle priorità già segnalate per l’attuazione dei diritti di bambini e ragazzi a scuola. Si tratta di cinque obiettivi individuati dodici mesi fa dall’Autorità garante.

«Molte sono la sfide da affrontare» commenta Filomena Albano, presente a “Tutti a Scuola”, la cerimonia nazionale di inaugurazione del nuovo anno scolastico ieri pomeriggio all’Aquila con la partecipazione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro Fioramonti.

Nel kit consegnato ai circa mille studenti presenti anche il libro illustrato dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza “Geronimo Stilton. Viaggio alla scoperta dei diritti dei bambini” (edito da Piemme) dedicato alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.