Nel piano per la scuola più soldi in busta paga ma via il bonus ai prof

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — Ha cambiato già tutto, Lorenzo Fioramonti, al ministero dell’istruzione. Gabinetto, segreteria, comunicazione, cerimoniale. Volti nuovi, anche se non c’è stato il tempo di cambiare le targhe alle porte. Le figure ammassate al secondo piano di Viale Trastevere da Marco Bussetti (ex), stipate in regime di collaborazione diretta e fiduciaria, sono andate a casa: «Tabula rasa e si riparte senza zavorre», ama dire ai suoi, e così ha detto a chi ha mandato a casa, Fioramonti.

La “tabula rasa” riguarderà, innanzitutto, il bonus per i docenti, il voucher da 500 euro che i migliori insegnanti — indicati dal dirigente scolastico su indicazione (spesso virtuale) della comunità scolastica — possono spendere in prodotti culturali. Come ogni indicatore di merito, il “bonus” non è gradito a due terzi degli insegnanti italiani (sondaggio del sindacato Gilda) e ha conosciuto nel tempo due significative storture: in diversi istituti il premio viene spalmato, abbassandone il valore, su tutti i docenti. E in diversi casi viene speso per smartphone ed elettrodomestici, non proprio prodotti culturali in senso stretto. Il neoministro ha già detto che vuole girare la quota premiale in stipendio fisso, ma l’importo dedicato a quella voce nel 2018-2019 è pari a 148 milioni: con questo volume si può solo garantire un aumento medio di 12 euro mensili lordi. Serviranno altre risorse pubbliche per arrivare ai 100 euro in più promessi in busta paga.

Con le persone, al ministero dell’Istruzione, è cambiato il metodo di lavoro. Ieri sera Fioramonti ha affrontato le urgenze — al Miur ci sono sempre urgenze — fino a tarda ora con la viceministra Ascani (Pd), i due sottosegretari Azzolina (M5S) e De Cristofarlo (Leu), gli staff attorno. Tra due giovedì si deve portare in Consiglio dei ministri un nuovo decreto Salvaprecari: si era arenato con il precedente governo per l’opposizione dei grillini (Azzolina, da deputata, in testa), poi la crisi aveva destinato quel “salvo intese” al nulla. Fioramonti ora dice: «I precari della Terza fascia tengono in piedi la scuola». Oggi, però, sono destinati a una precarietà eterna, visto che non hanno abilitazione all’insegnamento e non possono partecipare a concorsi. Il decreto, comunque, riparte: cambierà nome e avrà — rispetto al precedente — selezione e formazione. «Dobbiamo sapere chi sono questi supplenti che ambiscono al ruolo», dicono i collaboratori del ministro.

Il piano di Bussetti era: 55mila precari di Terza fascia con tre anni di insegnamento su otto stagioni saranno avviati a un Percorso speciale lungo un anno in un’università italiana. Al termine passeranno in seconda fascia e avranno accesso ai concorsi per una cattedra. Tutto questo sarà rivisto. Si sta ragionando sull’introduzione di una selezione da organizzare durante il Pas per comprendere il livello di preparazione dei docenti. Il decreto cassato prevedeva, ancora, che metà degli stessi “Terza fascia” avrebbero potuto partecipare al concorsone ordinario per le medie e superiori — 48.536 posti — da bandire in autunno. La nuova discussione rimette in gioco sia le modalità che i numeri di accesso. Di una cosa ministro e vice sono certi: «Il bando straordinario deve partire entro novembre».

Simone Dundam, portavoce dei precari di Terza fascia: «L’unica selezione che accettiamo è quella sui titoli che possediamo e sui servizi che abbiamo fatto a scuola».

L’ultima novità in progetto è quella della mobilità volontaria su cattedra vacante, anche fuori dalla propria regione. «Piuttosto che precari in una regione senza posti», ha spiegato Fioramonti, «ai docenti sarà data la possibilità di trasferirsi in un’altra regione che ha disponibilità per entrare in ruolo. In un anno dimezzeremo il precariato». Archiviata la stagione dell’autonomia differenziata, il ministro dice infine: «Per attrarre docenti le Regioni con un più alto costo del lavoro potranno introdurre benefici per l’affitto e l’acquisto dell’auto ».

Docenti e ATA, chi potrà andare in pensione dal 1° settembre 2020

da Orizzontescuola

di redazione

Pensioni dal 1° settembre 2020: fermo restando che alcune delle misure devono ancora essere confermate, lo Snals ha elaborato una tabella di riepilogo delle situazioni possibili.

Per i pensionamenti del 2020 e 2021 il calcolo previsto dalla legge Fornero per chi ha maturato i 18 anni alla data del 31.12.1995 (con il metodo retributivo fino al 31.12.2011 e contributivo dal 1°.01.2012 alla data della cessazione) cesserà di essere utilizzato per mancanza di aventi diritto. Si presume che la fine di questo calcolo sia per le donne al 31.08.2020 e per gli uomini al 31.08.2021. A tali date sia le donne che gli uomini avranno ampiamente raggiunto i requisiti di massima anzianità richiesti per la pensione anticipata.

La tabella

Si tratta naturalmente di prime indicazioni, alle quali andranno aggiunte quelle relative a Quota 100 e alle altre forme di pensione anticipata.

Concorso DSGA, 5 e 6 novembre le prove scritte. Avviso in Gazzetta Ufficiale

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso DSGA: le prove scritte per 2.004 posti si svolgeranno in data 5 e 6 novembre 2019. Avviso in Gazzetta Ufficiale.

L’elenco delle sedi con la loro esatta ubicazione, l’indicazione della destinazione dei candidati distribuiti in ordine alfabetico, nonche’ l’orario di inizio delle operazioni di riconoscimento dei candidati e le ulteriori istruzioni operative, saranno comunicate almeno quindici giorni prima della data di svolgimento delle prove tramite avviso pubblicato sul sito
internet del Ministero (www.miur.gov.it) e degli USR competenti. Tale
pubblicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti.

I candidati si dovranno presentare nelle rispettive sedi d’esame
muniti di un documento di riconoscimento in corso di validita’ e del
proprio codice fiscale.

La durata di ciascuna prova e’ pari a 180 minuti.

Ogni ulteriore informazione e documentazione inerente alla
procedura concorsuale e’ disponibile alla pagina
https://www.miur.gov.it/web/guest/concorso-dsga sezione «Prova
scritta».

Leggi l’avviso

Elenco ammessi alla prova scritta per ogni regione

Le prove scritte

I candidati dovranno svolgere due prove scritte:

  • una prova costituita da sei domande a risposta aperta, volta a verificare la preparazione dei candidati sugli argomenti di cui all’Allegato B del DM 863/2018;
  • una prova teorico-pratica, consistente nella risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto su un argomento di cui all’Allegato B del DM 863/2018.

Durata

Ciascuna delle due prove ha una durata pari a 180 minuti, incrementabili per i candidati disabili, per i quali sono previsti tempi aggiuntivi di svolgimento, secondo quanto previsto dall’articolo 20 della legge n. 104/92.

Valutazione

La commissione assegna a tutte e due le prove scritte un punteggio massimo di 30 punti.

Per la prova consistente nelle 6 domande a risposta aperta, la commissione assegna un punteggio da 0 a 5 punti per ciascuna risposta esatta.

Per la prova di carattere  teorico-pratico, la commissione assegna un punteggio da 0 a 30 punti.

La commissione procede prima alla correzione delle sei domande a risposta aperta; nel caso in cui il candidato non raggiunga il punteggio minimo di 21 punti, non procede alla correzione della prova di carattere teorico-pratico.

La prova è superata se si consegue un punteggio di almeno 21/30 in ciascuna delle due prove.

Voto finale

Il voto finale delle due prove:

– è unico

– può essere di 30 punti al massimo

– deriva della media aritmetica dei risultati conseguiti nelle due prove

La prova sarà corretta sulla base di una griglia elaborata dal comitato tecnico-scientifico che predisporrà le prove. La griglia sarà pubblicata sul sito del Miur prima dell’espletamento della prova medesima.

Più soldi per la scuola, Fioramonti: tassa di un euro per i voli nazionali

da Orizzontescuola

di redazione

“Un euro per un volo nazionale e un euro  e 50 per un volo internazionale”, questa l’idea del Ministro Fioramonti per trovare più soldi per la scuola.

Ad essere tassate potrebbero essere anche le bevande zuccherate e merendine.

E’ questa la copertura individuata dal Ministro, suggerita per trovare i due miliardi per la scuola.

. L’idea potrebbe anche rientrare sotto le iniziative ‘green’ che il governo punta a proporre anche per spuntare nuova flessibilità da Bruxelles, ma, al momento, non sarebbe in realtà tra quelle prese in considerazione per finanziare la prossima legge di Bilancio.

Bonus merito nello stipendio? Un aumento di 148 euro l’anno

da Orizzontescuola

di redazione

Da qualche giorno circola la notizia che il Ministro dell’Istruzione avrebbe sostenuto la volontà di trasferire il bonus merito nello stipendio dei docenti.

67% docenti contrario ad assegnazione da parte del dirigente

Il bonus merito ha creato grande dibattito fin dalla sua istituzione, perché è stato visto come uno strumento nelle mani del dirigente per premiare i docenti in modo discrezionale.

Un sondaggio avviato dalla Gilda degli insegnanti, infatti, riporta tali risultati. Il 67% degli intervistati, infatti, ha detto di essere contrario a questa forma di premio e soltanto per 1 docente su 5 (19%) avrebbe sortito un effetto migliorativo sulla scuola pubblica. Secondo il 79%, il bonus previsto dalla “Buona Scuola” accentua situazioni di conflitto e di inutile competitività tra i docenti. I due terzi degli intervistati, pari al 64%, si è espresso anche contro la presenza di studenti, genitori e soggetti esterni nel Comitato di valutazione e appena l’8% ritenne giusto affidare a questo organismo la definizione dei criteri per l’assegnazione del bonus merito.”

Insomma, una vera e propria bocciatura. Risulta quindi spiegabile l’interesse per la notizia dalla dubbia fondatezza.

Converrebbe dividerlo a tutti i docenti nello stipendio?

Il problema della confluenza del bonus nella busta paga sta anche nell’entità della cifra da distribuire. Infatti, se si considera che che il fondo per il bonus è di 148milioni di euro l’anno, bisogna considerare che dovrebbe essere distribuito tra tutti i docenti, inclusi i precari che per legge possono riceverlo. Cifra, quindi da dividere per 769mila docenti di ruolo cui aggiungere circa 150mila precari. La somma che i docenti si dividerebbero sarebbe di 148 euro l’anno lordi. Cifra, ovviamente, da prendere con il beneficio dell’inventario.

La domanda, quindi, è: meglio a pochi ma con cifre più significative, o a tutti con una cifra non certo elevatissima?

Fioramonti scrive ai docenti: dedicate del tempo a riflessioni su cambiamenti climatici

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Fioramonti scrive ai dirigenti scolastici, ai docenti e alla scuola tutta, al fine di sensibilizzare sul tema ambientale e sul contrasto al cambiamento climatico, dichiarando la disponibilità del Miur a sostenere ogni iniziativa utile al riguardo.

Settimana 20-27 settembre

Il Ministro ricorda che oggi inizia la settimana della sensibilizzazione al contrasto al cambiamento climatico, settimana che culminerà nella mobilitazione globale del 27 settembre, cui parteciperanno anche in Italia numerosi giovani seguendo il messaggio di Greta Thunberg.

Cosa chiede Fioramonti

Il Ministro chiede alle scuole o meglio ai docenti di dedicare delle ore di lezione a discussioni e riflessioni sui cambiamenti climatici.

Qualsiasi altra iniziativa proposta dalle scuole sarà ben accetta.

Il Ministro esprime poi l’auspicio di inserire stabilmente, all’interno dell’insegnamento dell’Ed. Civica, la tematica dell’emergenza climatica.

Il Ministero, prosegue Fioramonti, sarà sempre aperto alle proposte provenienti da studenti, insegnanti e realtà scolastiche in genere, riservate ai temi ambiente, del cambiamento climatico e del benessere equo e sostenibile.

Pagina WEB e casella di posta dedicata

Alla fine della lettera, il Ministro comunica che il Miur ha costituito in questi giorni una pagina WEB dedicata e una casella di posta elettronica al fine di raccogliere tutte le vostre iniziative e cercare di realizzarle.

Nella predetta pagina web e casella di posta sarà possibile caricare i vostri progetti, le vostre iniziative, le foto e tutto ciò che vorrete condividere con noi. 

Scuola senza DSGA, può il dirigente conferire l’incarico? Sentenza

da Orizzontescuola

di Avv. Marco Barone

In un contenzioso complesso, dove si denunciava l’ipotesi di sussistenza di condotte vessatorie ai danni di un lavoratore ATA di una scuola, si affrontano varie questioni, tra cui quella del mancato conferimento, all’inizio dell’anno scolastico dell’incarico di DSGA e/o vice DSGA, con preclusione dello svolgimento di funzioni legate alla propria qualifica, e conseguente demansionamento

La Corte d’Appello Roma Sez. V, Sent., 10-07-2019 sul punto si pronuncia nei modi che ora seguono.

Il conferimento dell’incarico di DSGA non è di competenza del DS

“Contrariamente a quanto dedotto dall’appellante, il Tribunale ha anche analizzato le singole condotte asseritamente vessatorie poste in essere dalla dirigente, affermando, quanto al mancato conferimento dell’incarico di DSGA, che lo stesso non era imputabile alla Dirigente Scolastica, tale nomina non essendo di sua competenza”

La normativa

“ in merito alla figura del Dirigente Amministrativo Servizi Generali Amministrativi, le norme contenute nel CCNL 2006/2009 sono:

l’art. 47, il quale prevede che: “I compiti del personale ATA sono costituiti: a) dalle attività e mansioni espressamente previste dall’area di appartenenza; b) da incarichi specifici che nei limiti delle disponibilità e nell’ambito dei profili professionali, comportano l’assunzione di responsabilità ulteriori, e dallo svolgimento di compiti di particolare responsabilità, rischio o disagio, necessari per la realizzazione del piano dell’offerta formativa, come descritto dal piano delle attività”.

In base all’art. 47, comma 3 CCNL: “L’attribuzione degli incarichi, di cui al comma 1 lettera b) è effettuata dal dirigente scolastico, secondo le modalità, i criteri e i compensi definiti dalla contrattazione di istituto nell’ambito del piano delle attività”.

L’art. 56, commi 4 e 5. Comma 4: “Il Dsga è sostituito, nei casi di assenza, dal coordinatore amministrativo che, a sua volta è sostituito secondo le vigenti disposizioni in materia di supplenze. Fino alla concreta e completa attivazione del profilo di coordinatore amministrativo, il Dsga è sostituito dall’assistente amministrativo con incarico conferito ai sensi dell’art. 47”. Comma 5: “In caso di assenza del Dsga dall’inizio dell’anno scolastico, su posto vacante e disponibile, il relativo incarico a tempo determinato verrà conferito sulla base delle graduatorie permanenti”.

In sintesi, gli articoli del Contratto nazionale prevedono i presupposti che ricorrono in caso di assenza del DSGA, il quale può essere sostituito dal Coordinatore amministrativo (profilo mai attivato), dall’assistente amministrativo, in base alle posizioni economiche ricoperte e con conferimento d’incarico specifico (dietro disponibilità) da parte del dirigente scolastico.

L’art. 14 CCNI, inoltre, prevede quanto segue.

Il comma 1 dispone che “I posti del profilo professionale di direttore dei servizi generali e amministrativi non assegnati a mezzo di contratti di lavoro a tempo determinato fino al termine dell’anno scolastico, a causa dell’esaurimento della graduatoria permanente di cui all’articolo 7 del D.M. n. 146 del 2000, sono ricoperti dagli assistenti amministrativi titolari e/o in servizio nella medesima istituzione scolastica, beneficiari della seconda posizione economica di cui all’articolo 2 della sequenza contrattuale 25 luglio 2008, le cui modalità attuative sono regolamentate dall’Accordo nazionale 12 marzo 2009”.

Il comma 2 prevede che “In assenza di personale di cui al comma 1 il dirigente scolastico provvede mediante incarico da conferire ai sensi dell’articolo 47 del C.C.N.L. 29 novembre 2007 e sempre con personale in servizio nell’istituzione scolastica che si renda disponibile, ivi compresi gli assistenti amministrativi beneficiari della prima posizione economica di cui all’articolo 2 della sequenza contrattuale 25 luglio 2008”.

Il comma 3 “In via esclusivamente residuale, rispetto alla fattispecie di cui al comma 2, si procede alla copertura dei posti vacanti e/o disponibili per tutto l’anno scolastico mediante provvedimento di utilizzazione di personale appartenente ai profili professionali di responsabile amministrativo ovvero di assistente amministrativo di altra scuola della medesima provincia”.

Solo quando non c’è alcun ATA disposto ad accettare l’incarico DSGA si ricorre all’utilizzazione elenchi provinciali

“Solo qualora non vi fosse nessun Assistente Amministrativo, all’interno all’Istituzione scolastica, disposto ad accettare l’incarico, questo viene attribuito, mediante provvedimento di utilizzazione, agli Assistenti Amministrativi collocati in posizione utile negli apposito elenchi provinciali del personale aspirante alle utilizzazioni (comma 4 art. 14 CCNI).

In virtù di tali norme , il provvedimento del dirigente scolastico può ritenersi immune dai vizi denunciati, rispondendo, peraltro, a criteri di ragionevolezza e, quindi, di imparzialità.”

Non c’è demansionamento se non viene conferito l’incarico DSGA

“Peraltro, non può ipotizzarsi alcun demansionamento nell’ipotesi in cui si lamenti il mancato conferimento di un incarico in relazione al quale non sussiste alcun diritto.”

Friday for future, studenti in piazza in tutto il mondo

da La Tecnica della Scuola

Migliaia di studenti sono scesi in strada in Australia, Thailandia, Indonesia ed India, dando inizio allo ‘sciopero globale’, in vista del summit Onu sul clima, in programma da lunedì a New York.

Manifestazioni e cortei sono in programma a breve in Giappone, Filippine e Birmania: saranno 150 i Paesi coinvolti in tutto il mondo.

Il clou è previsto proprio a New York, dove Greta Thunberg guiderà le manifestazioni: a oltre un milione di studenti è stata garantita la ‘giustificazione’ dalle autorità, potranno saltare scuola senza penalizzazioni.

Scuole pericolose, un crollo ogni tre giorni

da La Tecnica della Scuola

Ogni anno che passa, gli edifici scolastici fanno sempre più paura: lo dice il Rapporto di Cittadinanzattiva, dal quale emerge che oggi in Italia negli istituti scolastici si registra un crollo ogni tre giorni, il peggior dato degli ultimi anni.

Il Sud arranca

Ne deriva, si legge nel rapporto, la necessità di fondi e di interventi in un alto numero di scuole. L’ultimo studio sulla sicurezza scolastica, evidenzia come solo una scuola su quattro sia in possesso del certificato di agibilità statica, una su tre di quello di prevenzione incendi e dell’agibilità igienico-sanitaria, poco più della metà del collaudo statico.

Emergono notevoli disomogeneità tra le varie aree del Paese: il Sud è molto indietro, poichè qui nemmeno il 20% delle scuole è in regola con questi adempimenti.

Nelle scuole nelle aree a rischio sismico, sono state solo 1.700 le verifiche di vulnerabilità sismica effettuate rispetto alle oltre 4.000 richieste dagli enti locali; fanalino di coda Calabria (solo 2% con verifica), Campania (4%) e Sicilia (7%), regioni in cui insistono un maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità.

A questo proposito, gli ultimi governi, a partire dal quello del Partito Democratico, hanno stanziato diversi miliardi di euro per la sicurezza.

Anche l’attuale esecutivo M5S-Pd ha previsto somme ingenti. “Sull’edilizia scolastica abbiamo molti fondi – ha detto il ministro Lorenzo Fioramonti durante la trasmissione Porta e Porta – ma abbiamo difficoltà a spenderli perché nel rapporto tra il governo e gli enti locali che in genere gestiscono questi percorsi c’è sempre difficoltà, io ho chiesto che nel mio ministero si crei un ufficio per accompagnare gli enti locali“.

Codacons: poco o nulla è stato fatto

Per il Codacons, il 46,8% degli edifici scolastici presenti sul territorio nazionale non possiede il certificato di collaudo statico, e il 53,8% non ha quello di agibilità o abitabilità: “nonostante i piani annunciati a reti unificate dai vari governi, infatti, poco o nulla è stato fatto per garantire salute e sicurezza di studenti e personale scolastico”.

“Basti pensare – conclude l’associazione dei consumatori – al problema dell’amianto, che dal recente censimento risulta ancora presente in 2.400 scuole, con un bacino di 350.000 alunni e 50.000 docenti coinvolti”, denuncia il Codacons.

Nei giorni scorsi, l’associazione dei consumatori ha denunciato che a partire dal 2001 l’amianto ha provocato 39 vittime: ancora oggi, lo respirano 50 mila docenti, Ata, dirigenti scolastici e 350 mila alunni.

Cittadinanzattiva: semplificare le procedure

Secondo Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva, è “prioritario che gli Enti locali garantiscano con urgenza gli interventi ordinari e straordinari di manutenzione e le indagini diagnostiche su soffitti e solai per scongiurare altri crolli. Poichè le procedure burocratiche per l’utilizzo effettivo dei fondi disponibili per l’edilizia scolastica sono eccessivamente farraginose: occorrono anche tre anni dalla progettazione alla effettiva realizzazione degli interventi di messa in sicurezza o costruzione di un nuovo edificio scolastico.

Per questi motivi, prosegue Bizzari, “chiediamo al nuovo Governo e al neo ministro Fioramonti di intervenire per la semplificazione delle procedure ed istituire o ripristinare con urgenza una struttura tecnica ed informativa per l’edilizia scolastica che sia di supporto agli Enti locali con carenza di risorse tecniche o umane, o di piccole dimensioni, per agevolarli nel reperimento di dati aggiornati sullo stato delle scuole, nell’accesso ai fondi e nella progettazione degli interventi”.

Sindacati europei, basta precariato. Nella scuola italiana sono 205 mila

da La Tecnica della Scuola

Nel corso del convegno a Palermo, promosso dalla Cesi, la Confederazione europea dei sindacati indipendenti che rappresenta 5 milioni di dipendenti e dirigenti del lavoro pubblico e privato, a cui partecipano rappresentanti sindacali, politici, esperti, legali, giovani lavoratori provenienti da tutta Europa per trovare delle soluzioni alla piaga del lavoro precario diffusa non soltanto in Italia, ma in tutta Europa, è stato affermato: “Negli ultimi dieci anni il precariato nella scuola è quasi raddoppiato da 115mila a 205mila supplenti, nonostante le tantissime immissioni in ruolo autorizzate. Su 180mila immissioni in ruolo ne sono state fatte soltanto 90mila perché il sistema di reclutamento adottato dalla politica negli ultimi anni è stato sbagliato”.

Le soluzioni chieste al ministro

“Al ministro Fioramonti  abbiamo dato alcune soluzioni da inserire nel prossimo decreto che vogliamo chiamare ‘salva-scuola’: stabilizzare il personale Ata, assumere i docenti dalle graduatorie d’istituto da cui vengono chiamati come supplenti per risolvere il problema con la copertura delle cattedre ancora scoperte”.

Il convegno, finanziato dalla Commissione Europea, vuol fare il punto  sulla attuazione della direttiva comunitaria, vuol trovare soluzioni comuni, ma vuole lanciare un segnale chiaro e forte a livello europeo: Stop al lavoro precario in Italia e in Europa e offrire maggiore stabilità e protezione sociale; bisogna correre ai ripari contro la deriva del precariato e il dilagare dei contratti atipici che non hanno colmato le lacune del mercato del lavoro, intrappolando i lavoratori a livelli bassi di protezione sociale, quando ci sono.

I numeri del precariato

Dal sondaggio di ‘Eurofound’ si evince che nell’Unione Europea i contratti a tempo indeterminato full time sono scesi dal 62% nel 2003 al 59% nel 2014 e che la percentuale di contratti a tempo determinato è del 7%; lavoro temporanei/a termine, part time e freelance/autonomi rappresentano rispettivamente l’1,5%, il 7% e il 10% dell’occupazione totale. Il 4% dei cittadini dell’Unione Europea ammette di aver svolto un lavoro non in regola/in nero negli ultimi 12 mesi (2016).

Dirigenti scolastici: quante assunzioni nei prossimi anni?

da La Tecnica della Scuola

Quanti saranno i posti che verranno assegnati ai dirigenti scolastici vincitori del concorso il prossimo anno scolastico 2020/21 ?
E’ il tormentone che circola in diversi gruppi sui social formati da coloro, provenienti da ogni parte d’Italia considerata la natura nazionale dell’ultimo concorso per DS, che sono in attesa di nomina e rientrano nei 2900 posti che dovranno essere assegnati a coloro che si sono piazzati in posizione utile.

2900 posti a concorso

Per i restanti (hanno superato le prove 3420 candidati) sarà necessario un provvedimento ad hoc che consenta l’utilizzo della graduatoria ai fini dell’affidamento dell’incarico dirigenziale per eventuali ulteriori vuoti d’organico oltre i 2900, ovvero una misura che non farebbe meraviglia venisse adottata, come avvenuto in passato.
Ad essere interessati dunque sono oltre un migliaio di persone, considerato che per l’a.s. 2019/20 la graduatoria si è fermata alla posizione 2045.
Dare risposte precise non è semplice in questa occasione. Vero è che da un’analisi abbastanza sommaria, ulteriori posti sarebbe stato possibile assegnarli già quest’anno. Infatti risultano ancora molte scuole non sottodimensionate date in reggenza e dunque tecnicamente idonee ad essere affidate ad un unico dirigente individuato dalla graduatoria.

Cambio di scenario con il nuovo Governo

I posti autorizzati però dal MEF per l’a.s.2019/20 non sono stati sufficienti ad assicurare a tutti i vincitori la nomina da quest’anno e sebbene qualcuno, prefigurando nuovi scenari frutto più di un legittimo desiderio che di fondata possibilità, ipotizza anche un ulteriore scorrimento in autunno alla luce del mutato quadro politico, è verosimile che dovrà aspettare il 2020/21 o addirittura il 2021/22 per assumere il ruolo di dirigente scolastico.
Un’attesa che comunque ha generato nei futuri dirigenti – almeno stando a diversi commenti – la sensazione di vivere una condizione nuova e diversa dal punto di vista professionale. Infatti essi vivono la propria esperienza di docente come qualcosa che presto si concluderà dovendo affrontare una nuova carriera professionale che comporterà per loro compiti diversi.
Una condizione che impone, per senso di responsabilità di non staccare la spina in attesa della nomina e dunque pensare a quelli che saranno i prossimi impegni per cui sarà necessario continuare ad aggiornarsi.

C’è anche chi sta già facendo “tirocinio”

Ci sono molti dirigenti, da quanto è dato sapere, che hanno pensato di inserire nel proprio staff i futuri colleghi per coinvolgerli maggiormente nelle problematiche dirigenziali (una sorta di learning by doing) e prepararli al ruolo che svolgeranno, ed è senz’altro una buona opportunità per chi è in stand by.
Ma tornando all’incipit: quanto tempo sarà necessario per completare l’assegnazione dei 2900 posti messi a bando ? C’è chi parla di almeno 500 posti il prossimo anno o addirittura 1000, completando così il quadro delle assunzioni. Non v’è dubbio che per rispondere sarà innanzitutto necessario conoscere il numero dei pensionamenti, così come un ruolo non irrilevante spetterà alla formazione di governo ed in particolare al neo ministro Fioramonti, al quale qualcuno non è escluso presto rivolga un appello affinché contenga il più possibile il numero delle reggenze. Se dovesse il neo ministro scegliere la strada di ridurre il numero minimo di studenti per mantenere l’autonomia scolastica, le reali possibilità di chiudere questo concorso con l’assunzione di vincitori ed idonei sarebbero tante. E si potrebbe ripartire così con un nuovo bando per offrire una nuova possibilità in tempi ragionevoli, diversamente dal passato, a chi in quest’ultimo concorso per diventare dirigente scolastico non è riuscito a entrare in graduatoria.

Creare musica a scuola con le nuove tecnologie

Creare musica a scuola con le nuove tecnologie

di Stefano Maviglia[1]

Nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del primo ciclo di istruzione viene ampiamente sollecitato l’utilizzo delle nuove tecnologie al fine di comporre musica a scuola. Nello specifico vengono inseriti obiettivi in merito sia al termine della classe terza che al termine della classe quinta della scuola primaria. Ad esempio, al termine della classe terza viene posto il seguente obiettivo: “[Il bambino] Articola combinazioni timbriche, ritmiche e melodiche, applicando schemi elementari; le esegue con la voce, il corpo e gli strumenti, ivi compresi quelli della tecnologia informatica” (M.I.U.R., 2012, p. 71). Inoltre nella normativa scolastica italiana è sempre maggiore l’attenzione posta alle competenze digitali; si veda per tutti la Legge 107/2015 (M.I.U.R., 2015) che all’art. 1 comma 56 così afferma: “Al fine di sviluppare e di migliorare le competenze digitali degli studenti e di rendere la tecnologia digitale uno strumento didattico di costruzione delle competenze in generale, il M.I.U.R. adotta il Piano Nazionale per la scuola digitale”. Tale piano è stato poi emanato con D.M. 851 del 2015 (M.I.U.R., 2015). Nei nuovi scenari delle Indicazioni Nazionali viene detto che “I nostri ragazzi, anche se definiti nativi digitali, spesso non sanno usare le macchine, utilizzare i software fondamentali,  e queste sono abilità che vanno insegnate” (M.I.U.R., 2018).

Malgrado ciò e nonostante l’importanza loro attribuita, è nota a tutti la mancanza e l’arretratezza di molte attrezzature tecnologiche della scuola italiana odierna. L’Ocse, in un’indagine compiuta nel 2012, riporta come in Italia sia disponibile in media un computer ogni 4 bambini e di questi solo il 66,8% riferisce di farne uso, contro il 72% della media europea (De Gregorio, 2015). A questo problema si aggiunge spesso anche l’impreparazione degli insegnanti, i quali non sempre sanno utilizzare le tecnologie a loro disposizione.

Al di là di queste considerazione generali, quanto è diffuso l’utilizzo delle ICT nell’insegnamento musicale? Purtroppo non sono disponibili dati specifici riguardanti l’Italia in merito a ciò, tuttavia visti i risultati del citato rapporto Ocse, si può presumere che la diffusione di questo fenomeno sia minore rispetto alla media europea ed extra-europea.

L’utilizzo delle tecnologie nella didattica appare limitato a causa della scarsa disponibilità delle risorse, della inadeguata preparazione degli insegnanti e della non semplice integrazione delle ICT nella didattica stessa. Tenendo conto di questa situazione verranno presentati alcuni software e strumenti di semplice utilizzo e reperibili sul mercato gratuitamente o a basso costo.

Al di là delle difficoltà che si possono incontrare nell’integrazione delle tecnologie nella didattica, i vantaggi che si possono trarre da queste sono sostanziali ed innumerevoli, in particolare per quanto riguarda i processi compositivi. Odom (2000) sostiene al riguardo che nelle scuole in cui le ICT sono disponibili e vengono utilizzate dagli insegnanti, i bambini dimostrano di raggiungere migliori risultati nella composizione. Certamente il computer cambia le consuetudini legate alla composizione facilitandone lo svolgimento. In particolare esso permette di svincolarsi dalle abilità esecutive: il musicista non deve più suonare il brano per riascoltarlo in quanto il computer permette di riprodurre la musica in maniera automatizzata. Questo consente al musicista di concentrarsi esclusivamente sull’ascolto del brano e non più sulla sua esecuzione (Biasutti, 2015). Inoltre il computer permette anche di scrivere particolari incisi e frasi che non si è in grado di eseguire manualmente in quanto troppo complesse o difficili. L’uso di programmi specifici facilita anche l’arrangiamento di un brano a più voci: senza l’utilizzo della tecnologia il risultato può risultare molto impegnativo, se non addirittura impossibile. Il computer offre anche una vasta scelta di timbri da cui scegliere per la composizione, alcuni dei quali si avvicinano anche al timbro degli strumenti tradizionali (Biasutti, 2015).

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Le tecnologie musicali permettono performance maggiormente dettagliate e non possibili altrimenti e consentono anche il miglioramento degli alunni in alcune aree correlate alla composizione, come l’ascolto. Ad esempio, attraverso le ICT è possibile isolare particolari strumenti o bande di frequenza che rimangono nascoste nel contesto generale.

Oltre a queste considerazioni più didattiche è il caso di aggiungere che attualmente tutte le forme musicali utilizzano in un modo o nell’altro il computer e anzi in alcuni generi la musica è totalmente prodotta attraverso software specifici. L’impiego di tali programmi a scuola permette ai bambini e ai ragazzi di poter produrre il genere musicale a loro più gradito. Inoltre, sempre di più i ragazzi si avvicinano alla musica attraverso il computer e non più necessariamente attraverso un’istruzione formale; la scuola dovrebbe pertanto tenere conto di questo cambiamento, pur ovviamente non trascurando un’istruzione formale in musica, che appare necessaria. 

Uno dei problemi che disincentiva l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli insegnanti è legato alle poche risorse disponibili. In realtà molte risorse sono accessibili gratuitamente o comunque a prezzi ragionevoli.

I software commerciali sono applicazioni utilizzate nella produzione musicale, sviluppate con lo scopo di aiutare il musicista senza precisi intenti didattici. Di questa categoria fanno parte i programmi di scrittura musicale con il pentagramma. Questa tipologia di software è di solito costituita da un foglio pentagrammato al quale possono essere aggiunti vari simboli come note, pause ecc. attraverso il mouse o l’utilizzo di una tastiera MIDI (Biasutti, 2007). Vi sono poi le cosiddette DAW (Digital Audio Workstation) (definite da Biasutti come software di Sound Edit) che permettono la registrazione, la gestione di file MIDI, il mixaggio, il montaggio sonoro e ovviamente la riproduzione dell’audio. Questi sono probabilmente i più utilizzati in campo educativo ed offrono il vantaggio di essere tendenzialmente degli ambienti più aperti che consentono agli insegnanti di definire piani di lavoro specifici adatti all’utenza ed al contesto (Biasutti, 2007). Di questi software commerciali ne esistono innumerevoli, alcuni complicati e costosi, altri più semplici e meno cari, se non addirittura gratuiti. Una limitazione importante è legata alla dimestichezza che i docenti devono avere con tali programmi prima di poterli proporre ai propri alunni. Tuttavia esistono innumerevoli guide e “tutorial” disponibili gratuitamente in rete che permettono di colmare queste lacune.

Di seguito verranno elencati quei software che attraverso la nostra personale esperienza si sono rivelati più utili e funzionali. E’ il caso di sottolineare, inoltre, che tutti i programmi di cui si parlerà sono completamente gratuiti. Molti produttori di DAW, oltre al loro prodotto di punta, offrono anche una versione gratuita, con limitate funzionalità che permette però di prendere confidenza con il Workflow della casa produttrice. Garage Band ad esempio è un software sviluppato dalla Apple e compatibile con i dispositivi Mac e iOS. Questo programma, versione gratuita del fratello maggiore e più professionale Logic Pro, è stato pensato appositamente per utenti non professionisti. Gestione dei file MIDI, salvataggio dei progetti, possibilità di esportare in audio, innumerevoli virtual instruments che emulano il comportamento di strumenti acustici ed elettrici e che è possibile suonare attraverso strumenti che trasmettano MIDI, innumerevoli effetti disponibili che permettono di modificare il timbro degli strumenti ed attuare un rudimentale missaggio, accesso a una libreria di loop preregistrati, possibilità di visualizzare i propri arrangiamenti su spartito o su “pianoroll”: sono solo alcune delle innumerevoli funzioni offerte dal software in questione. Nonostante ciò il software risulta particolarmente “user friendly” e fruibile a tutti. Il programma in questione offre anche una guida breve e ben organizzata accessibile direttamente dal sito Apple, oltre a numerosi tutorial presenti sul web e realizzati dagli stessi utenti.

Per Windows sono invece disponibili altri software come Cakewolk e Podium free. Questi, così come Garage Band, offrono innumerevoli funzioni, specialmente il primo che risulta essere il più completo. Altro software consigliabile è Ableton Lite, versione gratuita di Ableton Live. Quest’ultimo attualmente è molto in voga, soprattutto nel mondo della musica elettronica, proprio per la sua semplicità. Il fratello minore, pur presentandone alcuni limiti, ne eredita la facilità d’uso.

Di grande interesse per la sua semplicità appare il sito web AudioSauna. Esso offre la possibilità di accedere ad una vera e propria DAW online. Nonostante i limiti inerenti alle funzioni disponibili è veramente molto immediato; inoltre, essendo online, non c’è bisogno di installare alcun programma prima del suo utilizzo. Il limite più importante è la necessità di essere connessi alla rete, cosa purtroppo non scontata nelle scuole. Altro programma degno di nota è Audacity, che, non essendo una vera propria DAW, non permette la gestione di file MIDI e non ha virtual instruments interni, e quindi permette solo di registrare ed editare l’audio. Tuttavia è molto conosciuto e diffuso per la sua gratuità e semplicità d’uso.

Passando ai software di scrittura musicale su pentagramma, uno dei più conosciuti è certamente MuseScore, che non è particolarmente semplice, tuttavia nel sito ufficiale della casa produttrice sono presenti dei video tutorial per imparare ad usarlo. Noteflight offre molte delle funzione di MuseScore, ma a differenza di quest’ultimo è fruibile solo online previa registrazione. Anche in questo caso i vantaggi e i limiti offerti dal programma online sono i medesimi di AudioSauna. Insomma, di software gratuiti di tutti i tipi ce ne sono in abbondanza; ciò che potrebbe mancare a scuola ad ostacolare il lavoro di composizione attraverso le ICT è la possibilità di avere dei computer funzionanti e l’accesso ad internet. Per quanto riguarda il primo problema tuttavia è auspicabile pensare che in tutti gli istituti ci sia un’aula computer accessibile ed attrezzata.

Per quanto riguarda invece gli strumenti elettronici utilizzabili con i bambini, riteniamo che una tastiera in grado di trasmettere MIDI al computer possa essere una buona scelta, così come sostenuto anche da Odom  (2000).

Per quanto concerne il mondo dei sintetizzatori la serie Volca prodotta da Korg appare molto interessante. La famiglia dei Volca è composta da una serie di piccoli synth di funzioni molto limitate e per questo veramente molto semplici da utilizzare. Ognuno di loro ha uno scopo specifico (drum machine, synth polifonico, synth bass), e quindi è possibile acquistare solo quello che interessa di più. Essi permettono di registrare delle sequenze all’interno del sintetizzatore stesso, sono dotati di piccoli altoparlanti, e permettono di modificare il timbro ottenuto.

Insomma, le nuove tecnologie possono dare un contributo importante nel favorire la composizione musicale a scuola, anche se ovviamente occorre risolvere alcuni importanti problemi, primo fra tutti la formazione dei docenti, i quali non sempre sanno come integrare nella propria didattica le nuove tecnologie e la cui preparazione professionale, soprattutto nell’ambito degli applicativi informatici musicali, sembra essere, allo stato attuale, del tutto inadeguata.


Bibliografia

Biasutti, M. (2007). Creare musica a scuola: elementi di didattica per la scuola primaria. Lecce: La Biblioteca Pensa Multimedia.

Biasutti, M. (2015). Elementi di didattica della musica: strumenti per la scuola dell’infanzia e primaria. Roma: Carocci Faber.

De Gregorio, A. (2015, settembre 15). Tecnologia a scuola, Ocse: se è troppa, peggiora l’apprendimento. Corriere della Sera.

M.I.U.R. (2012). Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. Milano: Le Monnier.

M.I.U.R. (2015, Luglio 13). Legge 13 luglio 2015, n. 107. Tratto da Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg

M.I.U.R. (2015, Ottobre 27). Piano Nazionale per la Scuola Digitale ai sensi dell’articolo 1, comma 56, della Legge 13 luglio 2015, n. 107. Tratto da Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca: http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/2015/DM_n_851_Piano_Naz_Sc_Digitale.pdf

M.I.U.R. (2018, Febbraio 22). Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari. Tratto da Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca: https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Indicazioni+nazionali+e+nuovi+scenari/3234ab16-1f1d-4f34-99a3-319d892a40f2

Odom, G. (2000). Teaching composing in secondary schools. British Journal of Music Education, 109-127.


[1] Tecnico del suono, Laureando in Scienze della Formazione Primaria, Università di Padova