Incontro con la Viceministra

IL PRESIDENTE DELL’ANP HA INCONTRATO LA VICEMINISTRA ASCANI

Oggi pomeriggio si è tenuto, presso il MIUR, il previsto incontro tra il Presidente Giannelli e la Viceministra Ascani che ringraziamo per la grande cordialità e la grande disponibilità all’ascolto.

Il Presidente ha esplicitato la posizione dell’ANP sulle principali materie che dovrebbero essere delegate alla Viceministra.

Sicurezza degli edifici scolastici

L’ANP ritiene necessaria una revisione – in senso migliorativo – del d.lgs. 81/2008 per consentire ai dirigenti scolastici l’interdizione e la chiusura, in tutto o in parte, degli edifici senza incorrere nel reato di interruzione di pubblico servizio, previo rilascio di parere scritto da parte del RSPP. In caso di pericolo grave ed immediato, non essendoci il tempo per acquisire il parere, la valutazione va compiuta con la diligenza “comune” del buon padre di famiglia.

L’ente locale deve valutare gli specifici rischi strutturali in fase di predisposizione del DVR, assumendo così il ruolo di una sorta di RSPP ulteriore rispetto a quello, già previsto dalla norma, che continuerebbe ad occuparsi dei rischi dell’attività propriamente scolastica. La posizione di garanzia legata alla valutazione dei rischi strutturali sarebbe di conseguenza attribuibile all’ente stesso.

Chiediamo anche l’introduzione dell’obbligo, per l’ente locale, di effettuare sopralluoghi semestrali degli edifici scolastici con rilascio del relativo verbale.

Il RSPP deve poter essere scelto liberamente e su base unicamente fiduciaria, con abrogazione della rigida procedura prevista dall’articolo 32 del d.lgs. 81/2008.

Il dirigente che abbia già richiesto all’ente locale di effettuare interventi strutturali e/o impiantistici non deve essere destinatario di provvedimenti sanzionatori ad opera degli organi di controllo (VV.FF., ASL, Ispettorato del lavoro ecc.), evenienza che accade abbastanza di frequente nelle scuole e alla quale oggi si può fare fronte solo seguendo la procedura penale.

Va precisato che la nomina del medico competente può avvenire solo successivamente alla redazione del DVR e mai prima.

Si deve prevedere espressamente il potere di intervento da parte del Prefetto, su richiesta del dirigente, in caso di inerzia dell’ente locale.

Qualora si verifichino incidenti dovuti al mancato intervento dell’ente locale su richiesta del dirigente scolastico, si deve prevedere l’ineleggibilità del relativo organo politico di vertice.

L’Amministrazione deve sottoscrivere una polizza assicurativa RCT valida in tutte le scuole per garantire alle vittime il risarcimento in caso di sinistro.

Adeguamento del FUN 2019/2020

A seguito dell’immissione in ruolo dei vincitori del concorso a dirigente scolastico, il relativo organico ha subito un notevole incremento (approssimativamente da 6300 a 8000) e risulta quindi necessario aumentare corrispondentemente il FUN. In caso contrario, essi perderebbero in media circa il 25% della retribuzione di posizione e risultato. Tale ipotesi non può nemmeno essere presa in considerazione, se si considera che la loro retribuzione è ancora, nonostante il buon risultato conseguito con il CCNL 8 luglio 2019, di gran lunga inferiore a quella degli altri dirigenti dell’area “istruzione e ricerca” e che essi sono gravati da enormi incombenze, tra cui spiccano quelle relative alla sicurezza, a differenza della stragrande maggioranza di tutti i dirigenti pubblici di pari livello.

Facoltà assunzionale dei DS per sostituire i DSGA

Le segreterie scolastiche sono spesso in condizioni di non poter più operare efficacemente a causa della scarsità di personale di ruolo e, in primis, dei DSGA. Il dirigente deve poter conferire il relativo incarico ad uno degli assistenti amministrativi in servizio presso la scuola oppure, qualora nessuno di essi fosse disponibile, deve poter assumere una persona idonea dall’esterno, previo colloquio e purché in possesso dei titoli previsti dal CCNL di comparto.

La valutazione dei dirigenti delle scuole

L’ANP considera irrinunciabile la valutazione della dirigenza e ribadisce la necessità che a tale valutazione corrisponda una retribuzione di risultato effettivamente parametrata agli obiettivi raggiunti e alle azioni intraprese. L’attuale sistema di valutazione deve essere superato perché non tiene conto delle oggettive condizioni di lavoro dei dirigenti delle scuole, delle condizioni di contesto in cui operano e gli specifici campi di diretta attività dirigenziale. Esso appare più volto a considerare aspetti formali, avulsi dal contesto, che aspetti sostanziali legati all’effettiva operatività. Proponiamo quindi di:

  • snellire l’attuale procedura, eliminando le richieste di documenti già in possesso dell’Amministrazione
  • garantire procedure trasparenti con pubblicazione preventiva dei criteri di valutazione, degli indicatori, dei descrittori, delle evidenze e di ogni altro elemento in possesso dei nuclei di valutazione
  • prevedere solo indicatori che prendano in considerazione le azioni direttamente riconducibili al dirigente
  • conoscere in anticipo il protocollo comportamentale a cui i nuclei devono attenersi
  • prevedere un colloquio in presenza a scuola per ogni dirigente valutato in modo da far emergere le reali problematiche e le reali condizioni di lavoro
  • prevedere una composizione dei nuclei di valutazione che includa solo personale con qualifica dirigenziale adeguatamente formato e qualificato
  • garantire uniformità di comportamento da parte degli USR sul territorio nazionale
  • consentire al dirigente, attraverso il processo di valutazione, di acquisire elementi per migliorare la propria azione professionale

Chiediamo infine che, in attuazione di quanto previsto dall’art. 5, c. 3, lett. c del CCNL 8 luglio 2019, sia avviato quanto prima il confronto tra parte datoriale e parte sindacale sui criteri generali della procedura di valutazione.

Vincitori di concorso in possesso di pronunce favorevoli

Chiediamo che i riservisti dei concorso 2011 e 2017, che abbiano avuto sentenza favorevole siano immessi effettivamente in graduatoria.

GIORNATA NAZIONALE DEL DOCENTE

GIORNATA NAZIONALE DEL DOCENTE, DI MEGLIO: “RIDATECI IL TEMPO PER STUDIARE E INSEGNARE”

Area contrattuale separata; Consiglio superiore della docenza; preside elettivo e garanzie disciplinari. Sono queste le proposte per valorizzare la professione docente avanzate dalla Gilda degli Insegnanti e illustrate nel corso delle assemblee provinciali che si sono svolte questa mattina contemporaneamente in tutta Italia in occasione della Giornata Nazionale del Docente indetta dal sindacato.  
“Abbiamo voluto dedicare questa giornata agli insegnanti per fare con loro una riflessione sulle condizioni sempre più difficili in cui sono costretti a lavorare ogni giorno – spiega il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, intervenuto all’assemblea che si è svolta a Roma -. È fondamentale che i docenti si riapproprino del tempo per studiare e del piacere di insegnare, combattendo il grande spreco di ore che quotidianamente nelle scuole vengono sottratte alla didattica per colpa della burocrazia”. 
“I docenti non possono essere considerati come generici lavoratori della scuola perché la loro professione non ha carattere impiegatizio. In virtù di ciò, chiediamo l’istituzione di un’area di contrattazione separata che tenga conto della specificità della funzione insegnante e la valorizzi”.
Tra le questioni affrontate, anche quella riguardante le sanzioni disciplinari di cui spesso i dirigenti scolastici abusano: “Urgono garanzie per tutelare la libertà di insegnamento messa a rischio dalla figura del dirigente al quale è affidato il doppio ruolo di inquirente e giudice. Chiediamo la terzietà del soggetto al quale viene affidato il potere sanzionatorio e perciò proponiamo l’istituzione del Consiglio superiore della docenza affinché la disciplina non venga utilizzata come un’arma per sopprimere la libertà di insegnamento. Inoltre – aggiunge Di Meglio – proponiamo che il preside venga eletto dal corpo docente con un incarico a tempo che si concentri sul coordinamento degli insegnanti e della didattica, lasciando la funzione amministrativa ad altre figure”.
“Alcune di queste proposte saranno portate al tavolo contrattuale, augurandoci che, diversamente da quanto avvenuto per l’ultimo rinnovo, si discuta anche della parte normativa. Per altre, invece, – conclude il coordinatore nazionale – sono necessari interventi legislativi e, quindi, sono affidate alla sensibilità della politica”.


GIORNATA NAZIONALE DEL DOCENTE: DOMANI ASSEMBLEE IN TUTTA ITALIA 

Assemblee provinciali in contemporanea in tutte le scuole d’Italia per per presentare le proposte tese alla valorizzazione della professione docente. È l’iniziativa indetta dalla Gilda degli Insegnanti per il 23 ottobre in occasione della Giornata Nazionale del Docente promossa dal sindacato. 

Con lo slogan “Basta burocrazia! Ridateci il tempo per studiare e il piacere di insegnare!”, la Gilda degli Insegnanti raccoglie il grande disagio dei docenti italiani, sempre più spesso vessati da burocrazia, dirigenti e famiglie e rimasti soli a difendere il valore istituzionale del sistema scolastico. Mantenendo accesi i riflettori sulle loro condizioni di lavoro ogni giorno più difficili, domani nel corso delle assemblee si discuterà con gli insegnanti delle misure avanzate dalla Gilda per rivendicare uno status professionale e giuridico degno del loro ruolo: area contrattuale separata; consiglio superiore della docenza; preside elettivo e garanzie disciplinari. 

La Giornata Nazionale del Docente proclamata dalla Gilda sarà anche l’occasione per rilanciare le rivendicazioni economiche e normative per il rinnovo del contratto nazionale.

Alunni con disabilità, la Cassazione blinda il Piano educativo individualizzato

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Verna

Il piano educativo individualizzato, come definito dall’articolo 12 della legge 104/1992 e dal Dpcm 185 del 23 febbraio 2006 (Regolamento recante modalità e criteri per l’individuazione dell’alunno come soggetto in situazione di handicap), obbliga l’amministrazione scolastica a garantire agli alunni con disabilità il supporto per il numero di ore programmato, senza lasciare ad essa il potere discrezionale di ridurne l’entità in ragione delle risorse disponibili. Dimodoché, una volta che il Pei sia stato elaborato, l’amministrazione ha il dovere di assicurarne la concreta attuazione, ricorrendo, all’occorrenza, all’attivazione di un posto di sostegno, per rendere possibile la fruizione effettiva del diritto dell’alunno disabile all’istruzione e all’integrazione sociale. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione- Sezioni Unite Civili (ordinanza 2501 dell’8 ottobre 2019), che ha confermato l’ordinanza con la quale il Tribunale di Caltanissetta aveva disposto la «cessazione della condotta discriminatoria» posta in essere da un Comune ai danni di un minore autistico iscritto alla scuola d’infanzia. L’Ente locale, infatti, contravvenendo al Pei, che riconosceva «la necessità di una assistenza alla autonomia e alla comunicazione per 22 ore settimanali», aveva assicurato «massimo di 10 ore settimanali».

La sentenza della Cassazione
Contrariamente a quanto sostenuto dal Comune, secondo cui sulla controversia avrebbe dovuto pronunciarsi il giudice amministrativo, il Supremo Collegio ha ribadito l’indirizzo giurisprudenziale a mente del quale rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario le controversie concernenti l’accertamento della sussistenza di un comportamento discriminatorio a danno di un disabile (ex multis, Cassazione, sentenza 25011 del 25 novembre 2014). Discriminazione che, nella fattispecie, si è palesata “indiretta”, nel senso definito dall’articolo 2, comma 3, della legge 67/2006 («Si ha discriminazione indiretta quando una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o un comportamento apparentemente neutri mettono una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone», in quanto la riduzione delle ore di sostegno individuate dal Pei ha sortito l’effetto di mettere il minore «in una posizione di svantaggio rispetto ad altri alunni».


Concorso ordinario, quando è prevista la prova preselettiva

da Orizzontescuola

di redazione

Attesi nei prossimi mesi diversi concorsi per docenti, tra cui quello straordinario per la scuola secondaria e quello ordinario sia per la primaria che per la secondaria.

Una  nostra lettrice chiede
Siccome, come al solito, ognuno dice la sua. Mi potete chiarire una volta per tutte se quelli del concorso ordinario devono anche fare la prova preselettiva?

Concorso infanzia e primaria

Il relativo decreto che disciplina il concorso ordinario infanzia e primaria è già stato pubblicato. Si attende adesso il bando.
L’eventuale prova preselettiva è disciplinata dall’art. 4 del DECRETO 9 aprile 2019 

Il concorso si articola in:

  • eventuale prova pre-selettiva
  • prova scritta
  • prova orale
  • valutazione titoli

Concorso Infanzia e Primaria, prova preselettiva. Il nostro simulatore.

Prova preselettiva

Sarà il bando a prevedere l’eventuale svolgimento della prova preselettiva, come leggiamo nell’articolo 3, comma 6, del DM 327/2019:

I bandi di cui all’art. 11 possono prevedere lo svolgimento di un test di preselezione che precede le prove di cui al comma 4, qualora a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati sia superiore a quattro volte il numero dei posti messi a concorso.

La preselettiva, dunque, può essere prevista qualora, a livello regionale e per ciascuna procedura (infanzia, primaria, infanzia sostegno e primaria sostegno) il numero dei partecipanti sia superiore a quattro volte il numero dei posti banditi.

La prova è:

  • unica su tutto il territorio nazionale;
  • computer based;
  • volta all’accertamento di:

– capacita’ logiche

– comprensione del testo;

– conoscenza della normativa scolastica.

L’articolazione della prova, le  modalità di somministrazione e di svolgimento, il numero di sessioni e il relativo calendario, il numero di quesiti, la durata e l’eventuale pubblicazione dei quesiti prima della medesima saranno disciplinati dal bando di concorso.

Sono inoltre ammessi alla prova scritta i candidati che conseguiranno il medesimo voto dell’ultimo degli ammessi.

Non svolgeranno, invece, la prova preselettiva, per cui saranno direttamente ammessi allo scritto, i candidati disabili con invalidità pari almeno all’80%, ai sensi dell’articolo 20, comma 2-bis, della legge 104/92.

La valutazione è effettuata assegnando:

  • 1 punto a ciascuna risposta esatta;
  • 0 (zero) punti alle risposte non date o errate.

La valutazione non concorre a formare il punteggio utile ai fini della formulazione della graduatoria finale.

Pertanto, non è possibile dire a priori se ci sarà o meno la prova preselettiva nei concorsi ordinari, dipenderà infatti in concreto dal numero di partecipanti e dunque bisognerà attendere i tempi di presentazione delle domande.

Concorso straordinario  secondaria: solo prova scritta

Per il concorso straordinario secondaria è prevista solo una prova scritta computer based. Supera la prova chi consegue 7/10. I primi 24.000 docenti della graduatoria saranno assunti in ruolo, gli altri potranno conseguire l’abilitazione.

Concorso ordinario secondaria

Non c’è ancora il decreto, che stabilirà modalità eventuale prova preselettiva.

Nuovi percorsi di abilitazione per docenti, partenza in salita al Miur. Definito calendario incontri

da Orizzontescuola

di redazione

Oggi primo incontro tra Miur e sindacati per definire il nuovo percorso di formazione e abilitazione per i docenti che non parteciperanno o non supereranno i concorsi previsti dal Decreto scuola del 10 ottobre.

In questo primo incontro interlocutorio è stato predisposto il calendario dei successivi impegni nonchè individuate le problematiche connesse ai percorsi di abilitazione.

Di fatto, non sono ancora emerse proposte concrete, né tempi di realizzazione, né tantomeno requisiti di accesso.

Secondo quanto previsto dall’intesa del 1° scorso tra Miur e sindacati bisognerà infatti individuare modalità sia ordinarie che straordinarie per l’abilitazione.

Un argomento che interessa moltissimo i docenti, soprattutto dopo la delusione di aver visto espunti i “PAS” dal decreto legge e avere appreso di dover attendere l’iter di un disegno di legge per poter concretizzare la possibilità di abilitarsi.

I sindacati chiedono un percorso abilitante ( PAS) docenti con le tre annualità di servizio sia nella scuola statale, che nella scuola paritaria e nei centri di formazione professionale, nonchè per i docenti di ruolo anche su ordine diverso e dottori di ricerca.

Previsto per lunedì 28 ottobre il prossimo incontro.

Riforma organizzazione del Ministero dell’istruzione, CdM approva

da Orizzontescuola

di redazione

Riforma organizzazione del Ministero dell’istruzione approvata dal Consiglio dei Ministri. Lo rende noto il comunicato del CdM.

Sono due nel dettaglio i regolamenti approvati dal Consiglio dei Ministri:

  • la nuova organizzazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
  • la nuova organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro.

Il nuovo disegno organizzativo, come già riferito dallo schema del decreto in anteprima, mantiene la ripartizione in tre distinte strutture dipartimentali:

  • istruzione,
  • formazione superiore,
  • ricerca e servizi trasversali all’amministrazione

La riforma mira a realizzare sinergie organizzative attraverso l’accorpamento all’interno della medesima struttura dirigenziale generale di strutture che svolgono funzioni analoghe.

Il secondo regolamento apporta limitate modifiche all’organizzazione e al funzionamento degli Uffici di diretta collaborazione del ministro, con l’istituzione, presso l’Ufficio legislativo, del nucleo di monitoraggio della normativa nelle materie di competenza del ministero, per garantire la qualità della regolazione e del coordinamento legislativo in ambiti normativi che risentono di frammentarietà e stratificazione.

Sciopero, riforma: ARAN chiede preavviso su adesioni docenti per avvertire famiglie

da Orizzontescuola

di redazione

La Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero ha chiesto più vincoli all’esercizio del diritto di protesta a scuola. Confronto aperto all’Aran, prossimo incontro il 5 novembre.

L’obiettivo che la Commissione si pone è limitare i disservizi che derivano dagli scioperi. Per ora quindi la discussione del confronto è incentrato sulla proposta dell’Aran di introdurre una clausola negoziale per fare in modo che i docenti rendano nota in anticipo la propria volontà di aderire o meno allo sciopero oppure di non esprimersi affatto. Così i dirigenti scolastici possono avere la possibilità di organizzarsi per tempo, avvertendo i genitori degli alunni del possibile disservizio.

Nella nota inviata all’Aran si legge anche che i dirigenti scolastici dovrebbero avere l’obbligo di indicare agli utenti le organizzazioni sindacali che abbiano proclamato lo sciopero, le motivazioni dello stesso e rendere noti i dati relativi alle adesioni registrate nelle ultime manifestazioni proclamate dalle stesse sigle sindacali.

Tra le motivazioni di rivedere l’accordo vi è la possibilità di evitare le assenze di quegli studenti che i genitori non mandano a scuola pensando che le lezioni non vengano svolte, ma che poi avvengono regolarmente. Un problema quest’ultimo che si verifica soprattutto quando sono le piccole sigle a proclamare gli scioperi.

Hour of Code: un’introduzione all’informatica della durata di un’ora

da La Tecnica della Scuola

Hour of Code (Ora del Codice) è un’iniziativa didattica che coinvolge nel mondo più di 100 milioni di studenti attraverso un’introduzione all’informatica della durata di un’ora.

Hour of Code è stata concepita negli Stati Uniti come una lezione di introduzione all’informatica della durata di un’ora.

Oggi è uno dei più grandi eventi formativi del mondo che coinvolge decine di milioni di studenti in più di 180 nazioni e altrettanti volontari. Lo sforzo viene supportato da più di 400 partner e 200 mila insegnanti in tutto il mondo. L’obiettivo dell’Ora del Codice non è di insegnare a diventare un esperto informatico in un’ora.

Un’ora è solo quanto basta per rendersi conto che l’informatica è divertente e creativa, che è accessibile a tutte le età, a tutti gli studenti, indipendentemente dal contesto. La misura del successo di questa campagna non è quanta informatica imparano gli studenti – il successo è misurato dall’ampia partecipazione dei generi e dei vari gruppi etnici e socioeconomici e il conseguente incremento di iscrizione ai corsi di informatica e la crescente partecipazione che vediamo nei corsi di informatica a tutti i livelli.

Milioni di partecipanti, insegnanti e studenti, hanno deciso di proseguire al di là di un’ora – di imparare per un intero giorno o un’intera settimana o più, e molti studenti – come risultato di questo progetto – hanno deciso di iscriversi a un intero corso universitario di informatica (o anche di laurearsi in informatica).

Oltre agli studenti, un altro “discente” è l’educatore che acquisisce fiducia, dopo un’ora di lavoro, che è in grado di iniziare ad insegnare informatica anche se non ha necessariamente una laurea universitaria in informatica. Decine di migliaia di insegnanti decidono di proseguire ulteriormente nello studio dell’informatica, frequentando corsi in presenza oppure online, o entrambi.

E questo vale anche per gli amministratori della scuola, che capiscono quanto l’informatica sia qualcosa che i loro studenti vogliono e gli insegnanti sono in grado di fare.

Consigli pratici per ridurre il rischio elettrico in una scuola

da La Tecnica della Scuola

Il rischio elettrico deriva dagli effetti e dai danni che la corrente elettrica può provocare sul corpo umano, a causa del contatto fisico tra persona e parti sotto tensione elettrica.

Malfunzionamenti degli apparati e delle attrezzature elettriche, così come utilizzi impropri, risultano essere la prima causa di innesco di incendi; ovunque vi sia quindi la presenza di un rischio di tipo elettrico, esiste la possibilità che si sviluppi un incendio e quindi scatta automaticamente l’obbligo della relativa valutazione.

La valutazione del rischio elettrico quindi deve tenere in considerazione diversi elementi, partendo dalle fonti di rischio primarie (impianti ed apparati) e senza trascurare le condizioni specifiche e le caratteristiche del luogo di lavoro nonché dei processi lavorativi che possano eventualmente causare interferenze.

Per ridurre tale rischio si propongono alcuni consigli pratici:

  • prima di effettuare il collegamento, controllare sempre le condizioni generali dell’apparecchiatura (cavo elettrico non deteriorato, assenza di possibilità di contatti diretti con conduttori scoperti, integrità della carcassa dell’apparecchiatura);
  • le prolunghe possono essere fonte di pericolo se non usate con attenzione: fare attenzione che le prolunghe e i cavi di alimentazione non siano messi a contatto con spigoli od oggetti che possono lacerarli;
  • le prolunghe vanno sempre rimosse dopo l’uso estraendo la spina dalla presa a muro senza tirare il cavo;
  • evitare di alimentare contemporaneamente più apparecchi da una sola presa; in caso di necessità non utilizzare la spina multipla, ma la così detta “ciabatta”;
  • non collegare spine non compatibili con le prese installate (si danneggia la presa e viene a mancare il collegamento a terra dell’apparecchio);
  • in caso di anomalie dell’impianto elettrico (avarie delle apparecchiature, corto circuito, odore di plastica bruciata e presenza di fumo fuoruscito da apparecchiature o prese, prese staccate dal muro, fili con guaina di isolamento danneggiata, ecc.), chiedere l’intervento di personale specializzato;
  • non lasciare mai portalampade privi di lampada per evitare il rischio di contatti con parti in tensione;
  • il cavo di una apparecchiatura non deve giungere alla presa restando teso, né sospeso in una via di passaggio;
  • disinserire le macchine e gli apparecchi elettrici al termine dell’orario di lavoro.

Prove INVALSI 2020: pubblicato il calendario. Ecco quali saranno i giorni delle prove per ogni classe

da Tuttoscuola

Pubblicato sul sito dell’INVALSI il calendario delle prove per l’anno scolastico 2019/20. I primi a dover fare i conti con le prove INVALSI 2020 saranno gli alunni di quinta superiore che dovranno affrontarle dal 2 al 31 marzo 2020. Chiuderanno invece la stagione dei test INVALSI 2020 i ragazzi di seconda superiore che avranno come ultimo giorno disponibile per poterle svolgere il prossimo 23 maggio. Di seguito il calendario con le date prove INVALSI 2020 pubblicato sul sito dell’Istituto.

Prove INVALSI 2020, II primaria (prova cartacea)

– Italiano: giovedì 7 maggio 2020
– Prova di lettura solo Classi Campionegiovedì 7 maggio 2020
– Matematica: martedì 12 maggio 2020

Prove INVALSI 2020, V primaria (prova cartacea)

– Inglese: mercoledì 6 maggio 2020
– Italiano: giovedì 7 maggio 2020
– Matematica: martedì 12 maggio 2020

Prove INVALSI 2020, II e V primaria Richieste di posticipo

Prove INVALSI 2020, III secondaria di primo grado (prova al computer – CBT)

– Sessione ordinaria Classi Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): venerdì 3, lunedì 6, martedì 7, mercoledì 8 aprile 2020.
La scuola sceglie tre giorni tra i quattro proposti (il sabato 4 aprile 2020 le Classi Campione non possono svolgere prove).
– Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da mercoledì 1 aprile 2020 a giovedì 30 aprile 2020;
– Sessione suppletiva Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da lunedì 11 maggio 2020 a venerdì 15 maggio 2020

Prove INVALSI 2020, II secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT)

– Sessione ordinaria Classi Campione, prove di Italiano e Matematica: lunedì 11, martedì 12, mercoledì 13 maggio 2020.
La scuola sceglie due giorni tra i tre proposti.
– Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano e Matematica: da martedì 5 maggio 2020 a sabato 23 maggio 2020

Prove INVALSI 2019, V secondaria di secondo grado (prova al computer – CBT)

– Sessione ordinaria Classi Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): lunedì 9, martedì 10, mercoledì 11, giovedì 12 marzo 2020.
La scuola sceglie tre giorni tra i quattro proposti.
– Sessione ordinaria Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da lunedì 2 marzo 2020 a martedì 31 marzo 2020
– Sessione suppletiva Classi NON Campione, prove di Italiano, Matematica e Inglese (lettura e ascolto): da lunedì 11 maggio 2020 a venerdì 15 maggio 2020

Adolescenti e smartphone: nelle chat di 1 ragazzo su 3 gira materiale ‘forte’

da Tuttoscuola

La notizia è di circa una settimana fa: una mamma, sbirciando sullo smartphone del proprio figlio 13enne, si trova di fronte a una vera e propria chata degli orrori chiamata “The Shoah Party“. Al suo interno i ragazzi, quasi tutti minorenni, si scambiavano foto pedopornografiche, di stupri e di violenze accompagnate da insulti, parolacce, bestemmie, inni a Mussolini, all’Isis, all’Hitler. La mamma lo denuncia ai Carabinieri che scoprono che ad essere coinvolti sono altri 130 ragazzi, quasi tutti minorenni: il più grande ha 19 anni. Ma cosa contengono davvero gli smartphone dei ragazzi di oggi? Quale mondo misterioso si cela tra chat e gruppi sulle App di messaggistica? Skuola.net ha deciso di porre queste domande ai diretti interessati, intervistando oltre 4mila ragazzi tra gli 11 e i 25 anni. Conversazioni blindate, video pornografici, challenge pericolose e non solo: in almeno 1 caso su 3 spiare nel telefono dei ragazzi potrebbe portare a galla del materiale quanto meno ‘discutibile’. 

I luoghi preferiti per lo scambio di contenuti di qualsiasi tipo sono le chat dei servizi di messaggistica. Secondo i dati, il 60% usa soprattutto WhatsApp, un altro 35% per lo più Instagram. Su queste piattaforme, quasi tutti partecipano a chat collettive: escludendo il 9% che comunica in questo modo solo con i familiari, il 58% chatta in gruppo con i propri amici, mentre un terzo dei ragazzi partecipa a gruppi in cui ci sono anche sconosciuti.

Ma in queste chat da cui genitori e parenti sono esclusi – ed è questo il passaggio più interessante – ci si scambiano anche contenuti non appropriati: a raccontarlo è 1 su 3 di coloro che vi partecipano. La tipologia di questi contenuti è varia: se circa un quarto dei coinvolti non è in grado di definirne delle caratteristiche precise, la restante parte ha fornito maggiori dettagli: si va dal materiale pornografico (65%) alle immagini di violenza (11%), dagli inni al nazismo/fascismo (8%) agli inviti a challenge o comportamenti pericolosi (7%) fino al bullismo (5%) e al razzismo (4%).

I motivi per i quali si sono sentiti legittimati a scambiare dei materiali così controversi? Oltre la metà pensa possa essere divertente scherzare sugli argomenti sopra elencati. Mentre un 25%, a quanto pare, sembrerebbe interessato all’argomento delle discussioni. Il 13% lo ha fatto semplicemente annoiato, il 7% ha seguito passivamente il gruppo. Gruppi, questi, in cui in più della metà dei casi (54%) si è entrati sotto invito di amici, o per lo meno di conoscenti (26%), mentre l’11% dei ragazzi è stato aggiunto da sconosciuti e addirittura 1 ragazzo su 10 afferma di esserne l’amministratore.

Questo tipo di conversazioni avvengono soprattutto in chat molto ristrette, quasi “blindate” (68%), forse perché il 70% sa perfettamente di muoversi al confine della legalità. Tuttavia non mancano – in misura minore – anche in gruppi più numerosi (18%) e nel 14% addirittura quelli che comprendono persone sconosciute.

Patto per la Ricerca

Mercoledì 23 ottobre dalle ore 9.30, presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti presenta il “Patto per la Ricerca”. Interviene il Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico.

Partecipano all’evento rappresentanti del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali.


Un “Patto per la ricerca”, dieci punti per rilanciare l’economia italiana

Il Ministro Fioramonti: “Sono le scommesse
​​​​​​​per un nuovo modello di sviluppo”

Rafforzare la collaborazione tra università, istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, Enti pubblici di ricerca ed imprese per rilanciare l’economia italiana. È l’obiettivo del “Patto per la ricerca” lanciato questa mattina alla Camera dei Deputati dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, nel corso di un convegno al quale sono intervenuti delegati del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Camera, Roberto Fico. La strategia è articolata in dieci punti per incrementare gli investimenti nella ricerca.

“Abbiamo lanciato in questo documento una serie di idee che serviranno per aprire un dibattito nazionale – ha spiegato il Ministro Fioramonti – sono dieci scommesse, sulle quali chiediamo al mondo delle imprese di ragionare. Inizieremo nelle prossime settimane a sottoscrivere il Patto con le confederazioni di grandi imprese e piccole e medie imprese che sono disposte a impegnarsi. Alla base di tutto c’è un dramma italiano. Ogni volta che un laureato lascia il nostro Paese, noi perdiamo una persona che abbiamo formato con le nostre risorse e che poi ci farà concorrenza sui mercati internazionali, è un assegno da 250mila euro che versiamo sul conto di un altro Paese. Non deve più accadere – ha aggiunto il Ministro – In Italia, fra settore pubblico e privato, in ricerca e formazione si investe meno dell’1,4% del Pil del 2017. Dobbiamo puntare tanto sulla centralità della ricerca e dei ricercatori per dare un nuovo modello di sviluppo”.

Tra i dieci impegni indicati nel Patto c’è quello dedicato agli investimenti in ricerca e sviluppo con l’appello alle grandi imprese italiane, in primis quelle partecipate dallo Stato, ad aumentare le risorse per arrivare ad almeno il 3% degli utili. Al centro del documento anche la sostenibilità, con la richiesta di dedicare almeno il 50% degli investimenti in ricerca e formazione sostenibile.