Squali e sardine

Squali e sardine

di Maurizio Tiriticco

Ero – e penso ancora di esserlo – un comunista. Lo so! Non ditemi che i tempi sono cambiati e che tanti anni fa c’erano anche i guelfi e i ghibellini, i monarchici e i repubblicani! Esisteva in Italia, fin dai tempi della Rivoluzione di Ottobre e per tutto il ventennio della dittatura fascista, un Partito Comunista d’Italia, in seguito ridenominato Partito Comunista Italiano. E c’era stata anche una Terza Internazionale Comunista! Ed anche una Quarta Internazionale troskista! Poi, dopo anni ed anni e dopo una lunga storia di sacrifici, di lotte e di vittorie, che interessò l’Europa e il nostro Paese – nonché il mondo intero, che si è fatto sempre più piccolo – nel novembre del 1989, con la cosiddetta “svolta della Bolognina”, il mio grande PCI, in forza dell’operazione di un certo Achille Occhetto – in effetti, un modesto Achilletto – venne ridotto ad un PDS, ovvero ad un generico Partito Democratico della Sinistra!

Come se noi, militanti del Partito Comunista Italiano,soprattutto dopo la validissima segreteria di Enrico Berlinguer e la sua rottura con Mosca, ci dovessimo vergognare di essere comunisti! Voglio essere più preciso e ricordare alcuni fatti. Nel giugno del 1969, ad un anno dalla cosiddetta “primavera di Praga”, Enrico Berlinguer intervenne alla Conferenza mondiale dei partiti comunisti, a Mosca, e ribadì l’assoluta indipendenza del PCI dal PCUS, Partito Comunista dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Occorre quindi segnalare che, in effetti, ben vent’anni prima della “svolta della Bolognina” – o meglio, della liquidazione del PCI, della sua storia e della svendita del suo patrimonio di lotte e di ideali – noi comunisti avevamo già fatto i conti con la nostra storia! Ed Occhetto, invece, volle avviare la “sua storia” e, di fatto, del PCI fece una vera e propria svendita! Per cui, noi, comunisti italiani di sempre e da sempre, ci ritrovammo con una quercia, il simbolo del PDS! Forse perché con le sue foglie avremmo dovuto ricoprire le nostre vergogne!Inutile sottolineare cha la falce e il martello simboleggiavano il duro lavoro dei contadini e degli operai! Ed è anche vero che in seguito tecnologie sempre più avanzate hanno pressoché cancellato l’uso manuale di strumenti di lavoro che possiamo considerare obsoleti.

Ma non voglio tirarla per le lunghe! Fatto sta che, anno dopo anno, un intero patrimonio di lotte è stato pressoché svenduto! Infine è salito alla ribalta uno sbarbatello, intento soltanto a “rottamare”definitivamente quel che rimaneva di una nobile storia! E non so quanti sono gli iscritti dell’attuale PD che sanno fino in fondo da quali nobili natali provenga questo nuovo partito e come e quanto, però, li abbia, di fatto dimenticati! Lo so! Cambiano le cose, cambiano le situazioni, cambia la storia, cambia la struttura socioeconomica, cambiano i rapporti internazionali, e il ricorrere ai “miei tempi” è dei vecchietti che hanno difficoltà a comprendere il “nuovo”, ma… a tutto c’è sempre un limite! Pertanto, nel vuoto di idee e di prospettive che da anni ci attanaglia – penso al nostro Paese – penso che finalmente qualcosa di veramente nuovo – e di coagulante anche – sia nato in questi giorni! Alludo alle “Sardine d’Italia”!

Così un titolo in prima pagina su “la Repubblica” di oggi! E questo è il sommario: “Una settimana fa non esistevano. Poi, la notte di Bologna antiSalvini. Da allora, migliaia di adesioni sui social. E le piazze si moltiplicano, da Torino a Sorrento. Niente slogan, organizzati a costo zero. La macchina del fango sui promotori”. E questo è l’incipit di Matteo Pucciarelli: “I creatori della pagina Facebook ‘l’arcipelago delle sardine’, passata da 965 (lunedì) a 46.000 iscritti, ieri si sono chiesti: ‘Non è che la cosa ci sta scappando di mano? Sardine, acciughe, alici, ogni declinazione di pesce azzurro, si trasforma in una chiamata in piazza”. Certamente! La chiamata c’è! Ma ora occorre organizzare la risposta! Anche se, con i mezzi di informazione e di coinvolgimento che abbiamo oggi, la risposta è già in atto! La mia è in queste poche righe! Anche se non può contare molto! Un ultranovantenne azzoppato può fare qualcosa, almeno fino a che non gli si azzoppi anche il cervello!

Le sardine sono un’ottima metafora per indicare l’unità di quei tanti individui che sono troppo piccoli per affrontare da soli le insidie del mondo! Altrettanto vale per le formiche, le api, le vespe, insetti troppo piccoli per affrontare i predatori e le insidie della natura! Per cui hanno imparato che l’unione fa la forza! E sono millenni che sopravvivono! Le nostre povere sardine, invece, difficilmente sopravvivono agli squali che, anch’essi in branchi, fanno di loro pasti succolenti.

Ma le italiche sardine di questi giorni sanno che si devono misurare con un uno squalo soltanto, anche se non meno furbo e pericoloso! E dalle nostre sardine discende, per tutti i partiti e partitini dell’opposizione sempre in polemica gli uni contro gli altri, quell’insegnamento che recita “l’unione fa la forza”!

La violenza sulle donne con disabilità

La violenza sulle donne con disabilità: indagine FISH

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ritiene centrale il tema della discriminazione e della violenza contro le bambine, le ragazze e le donne con disabilità. Nell’ultimo Congresso (2018) ha approvato una mozione specifica che rappresenta anche la strategia della FISH. Nei mesi seguenti ha promosso, fra le altre azioni, la ricerca specifica VERA (acronimo per Violence Emergence, Recognition and Awareness) in collaborazione con Differenza Donna, i cui dati, estratti, incrociati ed analizzati dalla ricercatrice Lucia Martinez sono stati presentati oggi a Roma.

Ricordiamo che l’11 dicembre 2018, presso il Senato della Repubblica, FISH ha promosso l’incontro pubblico “Donne con disabilità, violenze e abusi: basta silenzi!”. Un evento al quale parteciparono anche diverse senatrici e deputate, alcune delle quali hanno poi presentato specifiche mozioni approvate alla Camera dei Deputati nell’ottobre scorso.

Atti internazionali come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, la Strategia ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile richiamano un impegno degli Stati e delle organizzazioni su questi aspetti. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap si assume responsabilmente il ruolo di stimolare e informare e, come in questa occasione, raccogliere e diffondere quei dati che promuovano la consapevolezza e l’adozione di politiche e strategie adeguate.

Dall’analisi presentata oggi, condotta su 519 intervistate con differenti disabilità, si delinea un quadro allarmante e a tinte ancora più fosche di quello che riguarda la violenza sulla generalità delle donne. Le donne con disabilità subiscono una discriminazione multipla: come donne e come disabili. L’esito non è una semplice somma, ma una condizione ancora più complessa.

Dall’indagine emerge una incidenza notevole e superiore a quella finora supposta: su 519 intervistate, ben 339 donne hanno subito violenza in qualche forma (65,3%). Preoccupante è la consapevolezza della violenza subita. Dall’analisi degli incroci delle diverse domande risulta evidente che solo una parte delle intervistate (33%) riconosce effettivamente come violenza ciò che ha subito o che continua a subire. Ciò ad indicare che molto spesso le donne stesse faticano a riconoscere e definire come “violenza” un atto che le danneggia, se non è di natura strettamente fisica o sessuale.

La forma di violenza più ricorrente è quella psicologica, subita dal 54% delle donne; segue la molestia sessuale – che include anche le violenze a sfondo sessuale che si verificano attraverso il web (37%); la violenza fisica (24%) e la violenza economica (7%).

La violenza è perpetrata prevalentemente da persone note alla vittima (80% dei casi). Nel 51% dei casi si tratta di una persona affettivamente vicina, ossia il partner, attuale o passato, o un altro familiare; nel 21% si tratta di un conoscente e nell’8% di un operatore.

Fra le intervistate, dichiarano di aver subito almeno una forma di violenza l’82% delle donne con una limitazione cognitiva/intellettiva e l’85% di quelle con una disabilità psichiatrica. Le donne con una disabilità plurima hanno subito violenza nel 74% dei casi, rispetto al 64% registrato tra quelle con un solo tipo di limitazione. 

Solo il 37% delle donne che dichiarano di aver subito una qualche forma di violenza tra quelle indicate afferma di aver reagito. Fra queste una quota più residuale di donne ha deciso di confidarsi, in cerca di aiuto, con la propria rete di familiari e amici (6,5%) o si è rivolta al servizio competente, ossia ad un Centro antiviolenza (5,6%).

E quest’ultimo dato è assai significativo: ci rivela quanto la violenza sia confinata nel silenzio e nell’isolamento e quanto siano urgenti strategie e interventi di soccorso e sostegno alle persone. Con l’impegno di tutti.

Nel sito ufficiale di FISH sono disponibili l’abstract e la ricerca completa con analisi e dati

La FISH ha aderito alla Manifestazione Nazionale del 23 novembre (Roma, Piazza della Repubblica, ore 14) promossa da Non Una Di Meno ed altre organizzazioni in occasione della Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne.

Y. Reza, Bella figura

Yasmina Reza o dei tempi della rovina

di Antonio Stanca

Nel 2015 è stata scritta, nel 2017 è stata stampata in lingua francese, nello stesso anno è stata rappresentata, in lingua tedesca, alla Schaubühne di Berlino, nel 2019 è stata pubblicata in Italia da Adelphi con la traduzione di Donatella Punturo: s’intitola Bella figura ed è una commedia di Yasmina Reza, drammaturga e scrittrice francese.

E’ nata a Parigi nel 1959 da genitori di lontana origine ebrea, ha iniziato a lavorare in teatro come attrice, al 1983 risale la sua prima opera teatrale, Conversazioni dopo la sepoltura, al 1989 la seconda, Il passaggio dell’inverno. Premiati saranno questi lavori ma il successo vero e proprio, la notorietà in ambito internazionale verrà alla Reza da Arte, scritta nel 1994 erappresentata in molte lingue. Anche adattamenti televisivi hanno avuto le sue opere teatrali.

Nel 1997 ha cominciato con la narrativa. Primo romanzo è stato HammerKlavier, seguito da altri generalmente impegnati, come il suo teatro, a cogliere i problemi dei tempi moderni, a mostrare lo smarrimento, la confusione alla quale ha portato la perdita dei valori, dei principi della tradizione, la crisi di quella moralità, di quella spiritualità che erano state alla base della storia,dell’umanità.

Anche in Bella figura, breve commedia che riprende l’antica tradizione francese del “teatro dei boulevard”, del teatro di strada, della farsa comica e insieme grottesca, la Reza si sofferma a far capire quanti problemi si nascondono dietro le apparenze, dietro l’umorismo, la comicità dei cinque personaggi messi in scena, quante angosce, quanti drammi celano le loro intenzioni di fare “bella figura”, di apparire bene nonostante tutto.

  Boris e la bella Andrea sono gli amanti usciti una sera per cenare in un noto ristorante parigino, Éric e Françoise sono il figlio e la nuora di Yvonne e insieme a questa si sono recati in quel ristorante per festeggiare il compleanno della vecchia. S’incontreranno con gli amanti e con un certo disappunto per tutti dal momento che Françoise è amica di Patricia, la moglie di Boris. Su invito di Eric si fermeranno, tuttavia, a stare, a parlare insieme, a festeggiare insieme quella ricorrenza. Non sarà, però, una festa poiché dalle loro parole, dai loro discorsi, anche se soltanto accennati, non detti, sottintesi, dalle loro domande, dalle loro allusioni, dai loro sguardisi capirà la condizione, la situazione di ognuno, si scopriranno i problemi che lo assillano, il tormento che procurano alla sua anima, il disturbo alla sua salute. Nessuno è contento della propria vita, tutti vivono tra disagi anche se di diverso genere, ognuno ha avuto una propria ambizione, ha seguito una propria via ma nessuno è riuscito nei suoi intenti. Ora non c’è pensiero, discorso nel quale si possano incontrare, non c’è regola che possa valere. Sembra che abbiano esaurito ogni possibilità, che siano arrivati alla fine, che altro non serva, non valga.

   E’ questo il senso di rovina, tema tanto caro alla Rezadrammaturga e scrittrice, quello che la muove a rappresentare, a narrare la minaccia che incombe sulla moderna umanità al punto che è diventato impossibile salvarsi. Nessuno ci riuscirà. Nella commedia Andrea conquisterà tutti quella sera, piacerà anche ai tre che le erano completamente estranei, ma rimarrà a tormentarsi con Boris, non accetterà di essere accompagnata a casa da lui, la farà finita con lui e si proporrà di farlo con tutto quanto si era aspettata dalla vita. Sconfitta, sola, incompresa è rimasta. Di altro genere, economico, sono i problemi di Boris ma sono pur sempre problemi e purela sua, che oltre alla materia coinvolge anche lo spirito, è una fine. Per la vecchia Yvonne, per Françoise ed Éricsembrava diverso il destino ma venuti a contatto con Andrea e Boris si sono accorti di quanto pesa su di loro, di come anche la loro condizione sia grave. Per nessuno c’è scampo e i cinque sono trasformati dalla Reza nei simboli di quell’umanità moderna condannata, qualunque sia il suo aspetto, a soffrire perché privata di quanto voleva, ridotta ad elemento, a parte inanimata di quel complesso e inesorabile meccanismo che è diventata la vita d’oggi.

Perché chiudere le scuole se sciopera solo l’1% dei professori?

da Corriere della sera

Gian Antonio Stella

A leggere i dispacci di certe combattive sigle sindacali pare che espugnino invitte una Bastiglia al mese. «Grande adesione di piazza», «Clamoroso successo», «Una marea umana»… Poi vai a vedere i numeri reali del Dipartimento della Funzione pubblica. E salta fuori che lo sciopero più massiccio ha visto la partecipazione dell’1,62 per cento dei combattenti: 15.908 su 1.102.069 dipendenti della scuola. Un trionfo. Per carità, guai a mettere in discussione il diritto allo sciopero e prima ancora il diritto a proclamarlo. Però…

Però la nuova inchiesta di Tuttoscuola mostra come alcune regole dettate dalla volontà di dialogo all’interno del mondo scolastico coi sindacati più grandi, quelli minori e quelli lillipuziani, per un totale di 177 sigle (114 con meno di cento iscritti), ciascuna delle quali in ovvio disaccordo con le altre 176, sono state logorate da anni di dubbie applicazioni. Lo dice la tabella rielaborata dalla rivista diretta da Giovanni Vinciguerra sui dati del Dipartimento della Funzione pubblica.

Tabella dove si legge che nell’ultimo anno, dal 26 ottobre 2018 al 25 ottobre 2019, gli scioperi nella scuola sono stati dodici ma tutti lontani in maniera siderale dagli scioperi veri, che contano, come quello contro la Buona Scuola di Matteo Renzi che il 5 maggio del 2015, trainato dalle più importanti o delle sezioni sindacali, vide la partecipazione del 64,89% dei dipendenti scolastici, dai bidelli e presidi, e fu una sorta di bastonata all’allora vincente premier toscano. Dei dodici scioperi proclamati, tutti da sigle minori come l’Unicobas (1.527 iscritti), Cub scuola (979), Sgb (228) o addirittura microscopici come il Sisa (Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente) o l’Unione sindacale italiana-Ait Scuola che risultano avere 13 iscritti a testa (tredici) su oltre un milione di addetti dalle materne alle superiori, non ce n’è manco uno che abbia almeno sfiorato la quota del 2%. Tutti sotto. Con percentuali che in due casi segnavano partecipazione dello 0,50 e lo 0,52. Catastrofi sindacali e politiche pressoché ignorate dai protagonisti, certi nel loro microcosmo di essere gli unici, ovvio, a essere nel giusto.

Ma che importa ai cittadini di questi scioperi minuscoli? Nulla, forse, se non pesassero maledettamente l’attesa delle scuole chiuse e le ore di insegnamento e di studio conseguentemente buttate. Il meccanismo, scrive Tuttoscuola, è consolidato: «La proclamazione di uno sciopero – anche quando non avviene da parte dei sindacati più rappresentativi (che non hanno partecipato ad alcuno dei 12 scioperi dell’ultimo anno) – è una notizia che viene rilanciata su tutto il circuito mediatico, nazionale e locale. Telegiornali, radio, carta stampata, siti, seguiti poi dal tam tam via social network, fanno da cassa di risonanza (spesso richiamando l’immagine del “venerdì nero”, oppure, segnalando, come faceva l’Ansa il 24 ottobre scorso, che “per l’agitazione dei sindacati di base non mancheranno disagi nella scuola”)». Qual è il nodo? Che le leggi che regolano il diritto di sciopero «non fanno però menzione della facoltà del lavoratore di comunicare o no se intenda scioperare». Ne parla solo un accordo del 1999: «In occasione di ogni sciopero, i capi d’istituto inviteranno in forma scritta il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo sciopero entro il decimo giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero oppure entro il quinto, qualora lo sciopero sia proclamato per più comparti. Decorso tale termine, sulla base dei dati conoscitivi disponibili i capi d’istituto valuteranno l’entità della riduzione del servizio scolastico…»

Rileggiamo la parola chiave: «volontaria». Per capirci: tutti i dipendenti scolastici coinvolti possono decidere se avvertire o no, a loro piacimento, i presidi, i colleghi e gli alunni (fossero diciottenni o bambinetti di tre anni ) se andranno o non andranno a scuola. Risultato: «Nell’impossibilità di conoscere i livelli di astensione» e davanti al rischio di trovarsi davanti «a sorpresa» decine o centinaia di allievi impossibili da gestire, mettono le mani avanti avvertendo le scuole: per sicurezza è meglio che teniate i ragazzi a casa. E qui scatta la beffa: «In moltissimi casi la sospensione totale delle lezioni non trova successivamente riscontro con l’adesione allo sciopero: scuole chiuse e pochissimi docenti in sciopero».

L’aspetto economico? «L’adesione allo sciopero comporta la ritenuta sullo stipendio, la non comunicazione no. La seconda, però, finisce per avere più peso della prima, a costo zero (per il lavoratore, ma non per la collettività). Del resto, visto che è consentito da un accordo sindacale, perché dar torto a chi non comunica nulla?» E non si parla di ipotesi campate in aria. Lo dice l’esasperazione di quei genitori che il 16 dicembre 2018 si ritrovarono coi loro bambini e con gli stessi insegnanti chiusi fuori, al gelo, dalla scuola di Boltiere (Bergamo) perché non solo non c’erano i bidelli ma nessuno aveva le chiavi per aprire. O di quegli altri bimbi bloccati un mese sul minibus davanti alle porte sbarrate di una scuola di Piano della Lenta, Teramo. «Nel penultimo sciopero di cui sono disponibili i dati, quello di venerdì 10 maggio 2019, hanno scioperato 5.767 tra docenti e personale non docente, su un organico di 1.100.380. Eppure le cronache di quel giorno raccontano che in molte scuole non si è fatto lezione», scrive la rivista di Vinciguerra.

Ma qual è il costo di tutte quelle aule chiuse a causa delle mancate dichiarazioni di chi voleva o non voleva scioperare? «Si possono stimare in due milioni e mezzo le ore di lezione perse dagli studenti negli ultimi 12 mesi per microscioperi ai quali ha aderito sì e no l’1% del personale della scuola e in oltre 60 milioni di euro il relativo costo per lo Stato». Almeno. Forse di più. Forse molto di più.

Ma davvero il «non obbligo di comunicare l’adesione allo sciopero» è pari al diritto di sciopero, come sostengono i sindacati più minuscoli e combattivi che, sostiene Tuttoscuola, «partecipano alla saga della visibilità»? Mah…

Concorso riservato più agevole

da Italiaoggi

Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi

Maglie più larghe per entrare nel novero degli aventi diritto a partecipare alla sessione di abilitazione straordinaria prevista dal decreto legge 126. La maggioranza M5S, PD, Italia Viva e Leu ha concordato una serie di emendamenti al testo iniziale, che consentiranno l’accesso ai corsi anche a coloro che hanno svolto il triennio di servizio nella formazione professionale e anche ai docenti di ruolo. Compresi gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria. Il testo andrà in aula alla camera il 25 novembre e procederà a tappe forzate verso l’approvazione a causa dei tempi stretti previsti per la conversione in legge (60 giorni). Gli emendamenti concordati dai capigruppo delle commissioni Istruzione e Lavoro di Montecitorio sono una decina e sono a firma tra gli altri di Paolo Lattanzio, capogruppo M5s in commissione cultura, Rina De Lorenzo, Movimento 5 Stelle, comm. Lavoro, Flavia Piccoli Nardelli, Partito democratico, capogruppo in comm. Cultura Gabriele Toccafondi, Italia Viva, capogruppo in comm. Cultura, Nicola Fratoianni, Liberi e Uguali, capogruppo in comm. Cultura, Alessandro Fusacchia, Gruppo misto, comm. Cultura.

Sono invece circa 120 quelli presentati dai vai parlamentari. Entro oggi sarà ultimato il lavoro di ammissibilità degli uffici. Restando alle proposte dei capigruppo, si prevedono maggiori agevolazioni anche per maturare il triennio di servizio necessario per accedere al concorso straordinario. Sarà consentita l’ammissione con riserva a coloro che, per maturare il terzo anno, hanno bisogno di far valere il servizio dell’anno in corso. E saranno aperte le porte anche agli aspiranti docenti di sostegno che stanno ancora frequentando i corsi di specializzazione. Anche per loro è prevista una deroga e la relativa ammissione con riserva. Validi ai fini del triennio anche i servizi prestati nelle scuole con i progetti regionali nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015. Tra gli emendamenti della maggioranza ve n’è anche uno che riguarda i diplomati magistrali. Chi è stato assunto nella fase cautelare del giudizio, al merito subirà la trasformazione dei termini del contratto: da ruolo a supplenza annuale e da supplenza annuale a supplenza fino al 30 giugno. Più agevolazioni anche per gli Lsu da stabilizzare: ne avranno diritto anche coloro che non lavoravano con contratto a tempo indeterminato e a prescindere dal titolo di studio. Ecco qualche dettaglio in più.

Anno scolastico in corso. Il servizio di insegnamento svolto nell’anno scolastico in corso sarà considerato utile ai fini della maturazione del triennio necessario per accedere al concorso straordinario. Nel caso in cui tale servizio dovesse essere necessario per la maturazione del triennio, dunque, i candidati interessati saranno ammessi al concorso straordinario con riserva. E la riserva sarà sciolta se i candidati medesimi, nel corso dell’attuale anno scolastico, matureranno effettivamente l’anno di servizio.

Progetti. Ai fini del triennio saranno considerati utili anche i servizi prestati sui progetti dai docenti che sono stati impiegati nelle scuole dalle regioni tra il 2009 e il 2015. La durata dei progetti sarà, dunque, computata per il calcolo dei tre anni di servizio.

Formazione professionale e ruolo. Al concorso straordinario riservato ai precari triennalisti, al solo fine di conseguire l’abilitazione, potranno partecipare anche gli aspiranti docenti che abbiano prestato i tre anni di servizio richiesti nel sistema di istruzione e formazione professionale che fa capo alle regioni. E saranno ammessi anche i docenti di ruolo, sempre solo al fine di conseguire l’abilitazione. Per accedere sarà comunque necessario possedere la laurea coerente con la classe di concorso o tipologia di posto per il quale si concorre (per il sostegno, la relativa specializzazione) e tre anni di servizio di cui almeno uno nella classe di concorso o tipologia di posto per il quale si concorre.

Infanzia e primaria. L’accesso alla selezione riservata, al solo fine di conseguire l’abilitazione per l’insegnamento nelle scuole secondarie di I e II grado, sarà consentita anche i docenti di ruolo nella scuola dell’infanzia e primaria, che potranno vantare almeno tre anni di servizio nel ruolo di provenienza e possiedano, il titolo di studio per la classe di concorso richiesta e cioè la laurea quinquennale specifica (a ciclo unico oppure la triennale la specialistica). Per l’accesso ai ruoli degli insegnanti tecnico pratici non sarà prevista la laurea, ma il mero diploma di scuola superiore specifico (si veda il rinvio contenuto nell’articolo 22, comma 2 del decreto legislativo 59/2017). Per la partecipazione ai posti di sostegno è richiesto l’ulteriore requisito del possesso della relativa specializzazione.

Sostegno. Gli aspiranti docenti di sostegno che intendano partecipare alla selezione riservata, ma non abbiano ancora conseguito il titolo perché i relativi corsi non si sono ancora conclusi o, comunque, non si concluderanno in tempo utile per partecipare al concorso straordinario, saranno ammessi alle selezioni con riserva e la riserva sarà sciolta all’atto del conseguimento del titolo.

Diplomati magistrali. I diplomati magistrali che sono stati assunti per effetto di pronunce cautelari dei giudici amministrativi, i cui ricorsi saranno rigettati all’esito della fase di merito, subiranno la modifica dei termini del contratto di lavoro di cui sono temporaneamente titolari. I contratti a tempo indeterminato saranno trasformati in contratti di supplenza annuale fino al 31 agosto. E i contratti di supplenza annuale saranno trasformati in contratti di supplenza temporanea fino al termine delle attività didattiche (30 giugno). All’atto dell’esecuzione della sentenza, i docenti che risulteranno avere titolo all’assunzione a tempo indeterminato saranno assunti con decorrenza giuridica al 1° settembre scorso e con decorrenza economica dal giorno della presa di servizio che avverrà il prossimo anno scolastico.

Lsu. Il lavoratori socialmente utili impegnati per almeno 10 anni, anche non continuativi, purché includano il 2018 e il 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualità di dipendente di imprese titolari di contratti per lo svolgimento di tali servizi, potranno partecipare al concorso per soli titoli previsti dal decreto legge 126/2019 anche se abbiano svolto il servizio con contratti a tempo determinato e anche se non possiedano il titolo di studio previsto per l’accesso alla qualifica.

Università lettori madrelingua. È prevista la proroga 30 aprile 2020 dei contratti dei lettori madrelingua nelle università che sarebbero dovuti scadere l 30 ottobre scorso.

Consip. È stato chiarito che atenei, accademie conservatori e istituti superiori per le industrie artistiche sono esonerati dal ricorrere alle convezioni quadro e alla Consip per approvigionarsi di beni e servizi.

Supplenze Afam. Conservatori, accademie e istituti superiori per le industrie artistiche potranno assumere docenti a tempo determinato anche con incarichi triennali, rinnovabili, con oneri a carico del proprio blilancio. Gli incarichi a termine potranno essere conferiti solo qualora le istituzioni non possano fare fronte alle relative necessità didattiche utilizzando personale già in organico. Tali incarichi di insegnamento non saranno comunque conferibili al personale in servizio di ruolo. Gli incarichi saranno attribuiti previo espletamento di procedure pubbliche che dovranno assicurare la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti. L’attribuzione degli incarichi non darà luogo a «diritti in ordine all’accesso ai ruoli».

Test prove scritte. I quesiti selettivi per le prove scritte del concorso straordinario, con i quali valutare le conoscenze e le competenze didattico-teoriche e disciplinari dei candidati, saranno predisposti da un comitato scientifico. La precedente stesura lo prevedeva come mera eventualità.

Comitato di valutazione. Il comitato di valutazione davanti al quale i candidati del concorso straordinario dovranno sostenere la prova orale al termine del periodo di prova ai fini dell’assunzione definitiva non sarà più integrato da un solo membro esterno: i componenti esterni saranno due e uno dei due dovrà essere necessariamente un dirigente scolastico.

Contratto, scuola penalizzata

da Italiaoggi

Carlo Forte

I 3 miliardi a regime, previsti nel disegno di legge di bilancio per il rinnovo dei contratti collettivi del personale non dirigenziale del pubblico impiego, nel quale sono compresi docenti e Ata, copriranno solo il tasso di inflazione programmata. È quanto si evince dalla relazione sul bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2020 e sul bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (a.s. 1586), depositata in audizione davanti alle commissioni riunite di camera e senato, dal presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema. In particolare, spiega il numero uno della magistratura contabile, per il rinnovo dei contratti ed i miglioramenti retributivi del personale non contrattualizzato, l’articolo 13 del disegno di legge di bilancio per l’anno 2020 si limita ad integrare il fondo contratti per il personale dello stato finalizzato ai rinnovi contrattuali. Fondo già quantificato dall’articolo 1, comma 436, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di Bilancio per l’anno 2019). Ed eleva gli stanziamenti dagli iniziali di 1.445 milioni e 1.775 milioni a 1.650 e 3.175 milioni rispettivamente per gli anni 2020 e 2021.

Riguardo alla quantificazione delle risorse, Buscema ha precisato che i tassi percentuali sono calcolati su base 2018 e sono sommati tra di loro nel triennio. Considerati singolarmente, pertanto, i tre tassi di crescita per il triennio sono: 1,29 nel 2019, 0,63 nel 2020 e 1,78 nel 2021. Nel medesimo periodo la previsione sull’andamento dell’inflazione, al netto dei prodotti energetici importati, secondo il tasso Ipca (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’unione) è pari a 3 punti percentuali in ragione di circa un punto per anno. Il confronto tra le due grandezze determina uno scostamento di poco più di mezzo punto percentuale in favore della dinamica retributiva. Ma in termini di spesa complessiva, considerando la totalità degli effetti collegati alle politiche sul personale quali le misure sull’occupazione nonché le previsioni sulle maggiori cessazioni riferibili ai recenti provvedimenti in materia pensionistica il tasso di crescita effettiva della spesa dovrebbe collocarsi in linea con gli andamenti dell’Ipca.

In buona sostanza, dunque, non vi sarà alcun incremento sensibile del potere di acquisto dei salari, ma una mera compensazione rispetto a quanto si è perso e si perderà entro il 2021. Fin qui le risorse finanziarie complessive e il commento della Corte dei conti. Va fatto rilevare, inoltre, che anche quest’anno, nel disegno di legge di Bilancio i fondi per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego prevedono stanziamenti complessivi. E non vi è alcun accenno alla necessità di compensare almeno in parte le sperequazioni di reddito tra gli importi delle retribuzioni del personale della scuola e il resto del pubblico impiego.

Secondo alcuni dati diffusi dalla Ragioneria dello stato, le retribuzioni annuali del personale scolastico si collocano al di sotto della media del pubblico impiego di circa 6mila euro.

E il divario è destinato ad ampliarsi, se non verrà modificato il criterio con il quale vengono fissati gli importi degli incrementi retributivi da applicare alle varie categorie del pubblico impiego.

La prassi invalsa consiste nel dividere la somma stanziata nella legge di bilancio per il numero degli addetti di tutti i comparti. E ciò comporta, inevitabilmente, aumenti maggiori per chi percepisce di più e minori incrementi per chi ha retribuzioni di partenza più basse. L’effetto, dunque, è quello di allargare costantemente la forbice, scollegando l’applicazione degli aumenti alla qualità del lavoro svolto e tenendo presente il mero dato aritmetico della retribuzione di partenza.

Intanto si mobilita il fronte sindacale. Servono almeno altre 700 milioni di euro e solo per la scuola, dicono fonti confederali, perché si possa parlare di rinnovo contrattuale. Il ministro dell’istruzione, università e ricerca, Lorenzo Fioramonti, ha anche di recente ribadito l’impegno a trovare 3 miliardi per tutto il comparto pena le dimissioni. L’aumento promesso ai docenti era stato di 100 euro al mese. Con gli attuali stanziamenti si arriva sotto i 70. Pochi, per il sindacato.

In arrivo 30 milioni per premiare i risultati dei dirigenti scolastici

da Italiaoggi

Carlo Forte

Trenta milioni di euro per rifinanziare il fondo unico nazionale per il finanziamento della retribuzione e di risultato dei dirigenti scolastici. La misura è prevista nel disegno di legge di Bilancio. La somma sarà utilizzata nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale per finanziare la retribuzione di posizione parte variabile e la retribuzione di risultato.

Si tratta di una disposizione riconducibile al processo di equiparazione della indennità di posizione (parte fissa) dei dirigenti scolastici alle altre figure dirigenziali (attuata con il contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale dirigente dell’area istruzione e ricerca per il triennio 2016/2018 del 13 dicembre 2018) resa possibile utilizzando gran parte delle risorse contrattuali destinate alla retribuzione accessoria, nonché una rilevante parte degli incrementi del fondo per il finanziamento della indennità di posizione e di risultato previsti dall’art. 1, comma 86 della legge 107 del 2015.

Il governo, quindi, essendosi parzialmente esaurite le risorse per il compenso accessorio, essendo state utilizzate per corrispondere aumenti a pioggia ai dirigenti scolastici quantificati nell’ordine di circa 500 euro netti al mese in più, ha ritenuto di rifinanziare il fondo in vista della riapertura delle trattative per i rinnovi contrattuali che nel caso specifico, riguarderanno la quota variabile delle retribuzioni, che si aggiungerà alla quota fissa già incrementata.

Graduatorie jolly per le immissioni in ruolo

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Gli aspiranti docenti che, pur avendo superato il concorso ordinario, non siano ancora riusciti ad ottenere l’immissione in ruolo, potranno tentare di ottenerla anche in una regione diversa da quella nella cui graduatoria risultano inclusi. La procedura per far valere questa possibilità è contenuta in un emendamento (1.108) della maggioranza al decreto legge 126/2019. Il testo sarà posto all’esame dell’aula della camera il 25 novembre prossimo. Per partecipare ai «tempi supplementari» delle immissioni in ruolo è necessario, anzitutto, che gli aspiranti risultino inseriti a pieno titolo nelle graduatorie preordinate all’immissione in ruolo del personale docente per lo specifico posto o classe di concorso in un’altra regione. Da questa procedura saranno, invece, esclusi i soggetti già destinatari di proposte di assunzione a tempo indeterminato oppure già di ruolo. Perché si tratta di una procedura residuale finalizzata alla copertura dei ruoli ancora vacanti.

Le immissioni in ruolo dei tempi supplementari si terranno, infatti, solo qualora nella provincia di riferimento siano rimasti dei posti vuoti dopo le immissioni in ruolo di prima istanza. Vale a dire, quelle che deriveranno dallo scorrimento ordinario delle graduatorie ordinarie di quella provincia. Gli aspiranti potranno chiedere di partecipare ai tempi supplementari in un’altra regione anche per tutte le province comprese in tale regione. E potranno concorrere per tutte le classi di concorso o posti per i quali abbiano titolo. Le domande dovranno essere inoltrate per via telematica utilizzando la piattaforma di «istanze online», attiva su sito web istituzionale del ministero dell’istruzione.

Le assunzioni di coda avverranno con assegnazione della sede entro il 15 settembre di ciascun anno scolastico (con decorrenza giuridica al 1° settembre) fino alla copertura di tutti i posti vacanti e disponibili.

Pertanto, saranno disposte, a decorrere dal prossimo anno, nelle regioni nelle quali rimarranno posti vacanti e disponibili dopo le consuete operazioni di immissione in ruolo da concludersi entro il 31 agosto di ogni anno scolastico di riferimento. Le assunzioni di seconda istanza avverranno rispettando la ripartizione tra le graduatorie concorsuali, cui sarà comunque attribuito l’eventuale posto dispari, e le graduatorie a esaurimento, nonché l’ordine di precedenza definito dalla normativa vigente, con precedenza assoluta per gli aspiranti inseriti nelle graduatorie di concorsi ordinari per titoli ed esami.

Nel caso della concorrenza di candidati inseriti in diverse procedure concorsuali ordinarie per titoli ed esami, verrà data priorità al candidato inserito nella graduatoria del concorso bandito antecedentemente. La disciplina di dettaglio sarà fissata con un decreto del ministero dell’istruzione che dovrà essere emanato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto 126. Anche le immissioni in ruolo che saranno effettuate all’esito dello scorrimento delle graduatorie di seconda istanza comporteranno, dopo l’esito positivo del periodo di formazione e di prova, la decadenza da ogni graduatoria finalizzata alla stipula di contratti a tempo determinato o indeterminato per il personale del comparto scuola, ad eccezione delle graduatorie di concorsi ordinari per titoli ed esami di altre procedure dove l’aspirante sia inserito. Nel caso in cui alcune procedure concorsuali non risultino concluse entro i termini previsti dai relativi bandi, i posti destinati ai soggetti vincitori saranno comunque accantonati e resi indisponibili per le immissioni in ruolo di seconda istanza.

Giornata sicurezza scuole: iniziative per oggi 20, 21 e 22 novembre. Nota Miur

da Orizzontescuola

di redazione

22 novembre 2019 Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole per promuovere, valorizzare e condividere le attività e le iniziative realizzate dalle scuole sui temi della sicurezza e della prevenzione dei rischi. Nota Miur numero 32475 del 31 ottobre.

La Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole è stata istituita per ricordare tutte le vittime della scuola e, in particolare, il tragico evento avvenuto nella Città di Rivoli presso il liceo scientifico statale Darwin il 22 novembre 2008 e quelli della Scuola “Jovine” di San Giuliano di Puglia e della “Casa dello Studente” de L’Aquila e per far riflettere tutti sull’importanza di iniziative e momenti di formazione e informazione sul fondamentale valore della sicurezza.

Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha individuato, nei giorni 20, 21 e 22 novembre 2019, le date in cui le scuole che aderiscono alla Giornata nazionale per la sicurezza possono:

  • partecipare attivamente alla Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, candidando e condividendo le proprie iniziative didattiche e inserendole sulla mappa nazionale delle attività;
  • partecipare al concorso fotografico “la sicurezza a scuola”.

Nota Miur

Decreto scuola, bocciati emendamenti concorso religione cattolica e corso formazione ricorrenti concorsi Dirigenti Scolastici

da Orizzontescuola

di redazione

A darne la notizia il Gruppo di Fratelli d’Italia, che scrive  “Signori del governo come spiegherete ai professori di religione cattolica e agli aspiranti dirigenti che ancora una volta non siete riusciti a dare risposte certe sul loro futuro?”

“Già perché oggi in commissione congiunta Cultura – Lavoro, sono stati respinti moltissimi emendamenti  scrive Ella Bucalo –  tra questi quelli presentati insieme ai colleghi Paola Frassinetti e Federico Mollicone, che puntavano a tutelare proprio queste due figure professionali.

I docenti di religione attendono da 15 anni un bando concorsuale che conceda loro la possibilità di partecipare alla procedura riservata.

Gli aspiranti dirigenti l’ammissione a una nuova sessione speciale del corso intensivo di formazione in favore dei soggetti ricorrenti, avverso i bandi di concorso per dirigenti scolastici indetti nel 2011, 2015 o 2017.

In Aula, nelle prossime ore  – conclude Bucalo – dimostrate un po’ di buona volontà, un’apertura di dialogo. Lavoriamo insieme nell’interesse di chi porta avanti il nome dell’Istituzione Italiana più importante: la scuola
Come Fratelli d’Italia osserveremo e vigileremo, ma al contempo saremo pronti ad entrare in battaglia, perché sulla #scuola non permetteremo a nessuno di speculare.”

Contratti, aumenti stipendi di 35 euro. Sindacati: del tutto insufficienti

da Orizzontescuola

di redazione

Rinnovo contratti: aumenti stipendi ancora bassi, circa 65 euro lordi, ovvero 35 euro in busta paga mensili. Fioramonti minaccia le dimissioni.

Per ora le risorse sono queste, sto lavorando per farle crescere“, è questa la risposta del ministro dell’istruzione a proposito degli aumenti stipendiali per docenti e Ata nell’ultimo incontro con i sindacati.

Le cifre previste, 65 euro lordi, sono infatti ritenute del tutto insufficienti dai sindacati, i quali hanno ribadito la necessità di aumenti più sostanziosi  e di trasferire i fondi del bonus merito e della carta docente direttamente in busta paga. Se non ci saranno le risorse per un aumento a tre cifre, i sindacati non apriranno nemmeno il dibattito.

Fioramonti ha confermato le sue dimissioni qualora non si riuscissero a trovare i tre miliardi per l’istruzione, mentre continua a contrattare con le Finanze e quindi con il ministro dell’economia Roberto Gualtieri.

Bullismo, più prevenzione meno interventi penali. Proposta di legge

da Orizzontescuola

di Gianfranco Scialpi

La proposta di legge sul bullismo era necessaria per completare il quadro di un aspetto del disagio giovanile. Per comprenderla, però occorre metterla in relazione con la L.71/17 (Legge Ferrara) per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.

La proposta di legge sul bullismo un interessante segnale

La proposta di legge a firma del On. Devis Dori (M5s) rappresenta un interessante segnale da parte dello Stato italiano. È il completamento di un percorso legislativo avviato più di due anni fa con l’approvazione della Legge 71/17 (18 giugno). La Repubblica italiana conferma la sua volontà di essere parte attiva per contrastare anche il bullismo fisico, spesso propedeutico a quello online.

La vicenda di Carolina Picchio docet! La ragazzina decise di suicidarsi (5 gennaio 2013), dopo forme di bullismo verbale avviate dal suo ex ragazzino, proseguite con un mix di bullismo online (video postato nel Web) e altre offese dirette (cyberbashing).

La conclusione era quasi prevedibile! A quell’età non tutti hanno una personalità forte da reggere una pressione psicologica di quella natura. La sua professoressa di musica, Elena Ferrara, divenuta senatrice si fece promotrice dell’attuale L.71/17!

La proposta sul bullismo e la Legge 71/17. L’importanza del sottotitolo 

Molti i punti in comune tra i due testi. Innanzitutto la proposta di legge Dori sostanzialmente riprende il titolo della Legge- Ferrara (71/17): “prevenzione e contrasto del…”  L’ordine dei termini ha un rilevante significato. La Repubblica italiana conferma, infatti, l’importanza di un approccio informativo e formativo che deve precedere quello repressivo e sanzionatorio.  Si legge nella scheda di lettura alla Proposta Devis Dori :
“Tale legge ha privilegiato gli interventi di carattere socio-educativo, che coinvolgono le responsabilità dei genitori e, soprattutto, della scuola, rispetto ad interventi di natura penale, incentrandosi, infatti, su azioni a carattere preventivo e favorendo attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto che siano le vittime o i responsabili degli illeciti”
L’opzione educativa si ritrova nell’art. 3 della proposta, quando il Dirigente Scolastico, che viene  a sapere fatti di bullismo, deve informare ”  tempestivamente i genitori dei minori coinvolti o i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale su di essi e promuove adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori medesimi.”. Il coinvolgimento non lo esime dall’obbligo di informare comunque la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori per le azioni previste che si traducono in un progetto educativo di recupero Se al termine del percorso riabilitativo, non inferiore ai dodici mesi, i risultati risultassero insufficienti, allora il Tribunale può anche “3) disporre l’affidamento del minorenne ai servizi sociali; 4) disporre il collocamento del minorenne in una comunità.”. In sostanza il minore è allontanato dalla famiglia. E la decisione non è di poco conto.

I due documenti non inventano nuovi reati

Altro punto in comune è la volontà di non inventare un nuovo reato, partendo dai reati già presenti.

La proposta Devis Dori, infatti non introduce il nuovo reato di bullismo, ma lo inserisce in quello già presente dello stalking, aggiornandolo. L’art. 1 infatti è titolato “Modifiche all’articolo 612-bis del codice penale”
Si legge nella scheda di lettura di più facile fruizione: “L’articolo 1 della proposta di legge interviene sul delitto di atti persecutori, previsto dall’art. 612-bis del codice penale, per ampliare l’ambito oggettivo dell’illecito penale al fine di ricomprendervi le condotte di bullismo… In particolare, la riforma (lett. a) interviene sul primo comma dell’art. 612-bis per aggiungere alle condotte reiterate di minaccia o molestia – che attualmente concretizzano l’illecito – quelle di percosse, ingiuria, diffamazione, umiliazione ed emarginazione.”
Stessa scelta è stata fatta dalla Legge 71/17. Si legge all’art 1: ” Ai fini della presente legge, per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identita’, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonche’ la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o piu’ componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.”

Il passaggio fa riferimento ai reati di “Molestie” (art. 660), “Minaccia” (art.612), “Atti persecutori” e “Atti persecutori” (art. 494). Tanto per citarne qualcuno.

La questione dell’ammonimento

 La proposta di legge abolisce l’istituto dell’ammonimento come previsto dall’art. 7 della legge-Ferrara. In realtà, quello che a prima vista sembra una cancellazione definitiva, risulta invece un ritorno dell’istituto dell’ammonimento all’interno del reato aggiornato dello stalking (art.612 bis). Si legge infatti nella scheda di lettura: “L’abrogazione consegue all’inserimento delle condotte di bullismo nell’art. 612-bis c.p., che comporta l’applicazione dell’art. 8 del decreto-legge n. 11 del 2009, in base al quale, fino a quando non è proposta querela per il reato di atti persecutori, la persona offesa può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta.”

In conclusione una buona proposta di legge che norma il fenomeno del bullismo. E di questi tempi è sicuramente una buona notizia che porta a compimento l’impegno dello Stato contro un’espressione del disagio giovanile. 

Iscrizioni a.s. 2020/21, cosa fanno le scuole: redazione modello, richiesta informazioni e trattamento dati

da Orizzontescuola

di redazione

Iscrizioni alla scuola dell’infanzia e alle scuole di tutti i gradi di istruzione a.s. 2020/2021: cosa devono fare le scuole.

Iscrizioni a.s. 2020/21, domande dal 7 al 31 gennaio. Circolare MIUR

Tempistica e modalità presentazione domande

Le domande di iscrizione, sia quelle online che quelle cartacee, vanno presentate dal 7 al 31 gennaio 2020.

Le iscrizioni online, nello specifico, vanno effettuate dalle ore 8:00 del 7 gennaio 2020 alle ore 20:00 del 31 gennaio 2020.

Cosa devono fare le scuole

Le istituzioni scolastiche, ai fini delle iscrizioni online, devono svolgere le attività di seguito indicate:

  • prima dell’ avvio delle iscrizioni, aggiornano le informazioni che le
    caratterizzano, attraverso la funzione SIDI “Scuola in chiaro” nell’ Area “Rilevazioni”;
  • curano la redazione del proprio modulo di iscrizione on line, attraverso l’apposita funzionalità disponibile in SIDI nell’area “Gestione Alunni”, percorso “Iscrizioni online” (il Miur ricorda che, riguardo al processo delle iscrizioni online – dalla personalizzazione del modello alla sua validazione e pubblicazione – viene fornita una dettagliata spiegazione attraverso la pubblicazione di una nota riassuntiva del processo stesso e l’aggiornamento della pagina dedicata sul portale SIDI, che contiene smart guide, FAQ e ogni utile materiale).

Il modulo di domanda è strutturato in due parti:

  1. una parte generale, uguale per tutte le scuole, contenente i dati anagrafici di alunni/studenti;
  2. un’altra parte che ogni scuola può personalizzare con la richiesta di informazioni specifiche, attinte da un elenco di voci predefinite o anche aggiunte dalla scuola.

Un volta predisposto, il modulo domanda viene reso disponibile ai genitori e agli esercenti la responsabilità genitoriale attraverso l’applicazione internet
“Iscrizioni on line”, cui si può accedere direttamente dal sito dedicato.

Integrazione modulo domanda

In caso di integrazione del modulo di iscrizione con la richiesta di ulteriori informazioni, al fine fornire ad alunni e studenti ulteriori servizi in base al proprio PTOF e alle risorse disponibili, il Miur raccomanda l’osservanza delle disposizioni del Codice, con particolare riferimento agli articoli 2 sexies e 2 octies e del Regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e, in particolare, gli articoli 9 e 10 relativi al trattamento di particolari categorie di dati personali effettuato nell’ambito delle predette operazioni.

La scrupolosa osservanza della normativa citata è chiesta dal Miur in considerazione del fatto che i dati personali raccolti e successivamente
trattati si riferiscono prevalentemente a soggetti minori di età.

Le ulteriori informazioni richieste dalle scuole, evidenzia il Ministero, devono essere strettamente pertinenti e non eccedenti rispetto alle finalità per le quali sono trattate anche collegate agli obiettivi inseriti nel PTOF (cfr. art. 5, par. 1, lett.c) del Regolamento (UE) 2016/679).

Sono pertinenti e non eccedenti le informazioni effettivamente attinenti e
legate alla finalità dell’iscrizione scolastica, posto che tale finalità non possa essere raggiunta con l’uso dei dati personali già raccolti dalla scuola.

Non sono invece pertinenti e sono eccedenti, come indicato dal Miur nella nota n. 2773 del 1° aprile 2015, i dati riferiti al titolo di studio e alla professione dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale di alunni/studenti.

Si ricorda che le richieste di ulteriori informazioni, finalizzate all’accoglimento delle domande di iscrizione o per l’attribuzione di precedenze o punteggi nelle graduatorie/liste di attesa, devono essere definite con delibera del Consiglio di istituto, in cui vanno evidenziati i motivi che rendono indispensabile la raccolta di informazioni ulteriori.

Informativa trattamento dati

Le scuole forniscono l’informativa sul trattamento dei dati personali degli alunni, prevista dall’articolo 13 del Regolamento (UE) 2016/679, secondo le seguenti modalità:

1. per le iscrizioni on line, la pagina contenente l’informativa va visualizzata prima dell’accesso alle pagine del modello di iscrizione da compilare e un flag ne deve registrare la presa visione per le scuole statali oppure l’accettazione per le scuole paritarie o i centri di formazione professionale regionale;
2. per le iscrizioni effettuate in modalità cartacea, l’informativa deve
essere opportunamente allegata al modello di iscrizione cartacea.

L’informativa può essere resa nota anche con altre modalità, ad esempio tramite pubblicazione sul sito web della scuola.

Limite accoglimento domande

Le domande di iscrizione possono essere accolte entro il limite massimo dei posti complessivamente disponibili nella singola scuola. Tale limite è definito in base alle risorse di organico, al numero e alla capienza delle aule, anche in relazione ai piani di utilizzo degli edifici scolastici predisposti dagli Enti locali competenti.

Un’efficace collaborazione tra scuole ed Enti locali, evidenzia il Miur, consente di individuare in anticipo le condizioni per l’accoglimento delle domande, pur con le variazioni che di anno in anno si rendono necessarie.

Circolare

Norma “taglia supplenze”, ecco come si ridurrà il bisogno di supplenti

da Orizzontescuola

di redazione

Le supplenze nell’anno scolastico 2020/21 dovranno diminuire: sono quindi allo studio del Miur una serie di misure, dal concorso straordinario alla call veloce. E in ogni caso non si dovrà più fare ricorso in maniera massiccia alle MAD.

Assunzioni da concorso straordinario già da settembre 2020

Il concorso straordinario secondaria I e II grado avrà un iter veloce, per cui le assunzioni potranno partire da settembre 2020. Le assunzioni copriranno i posti vuoti delle GaE. Ecco il meccanismo

Call veloce in altra regione

Eventuali posti vuoti non coperti per mancanza di aspiranti in graduatoria potranno essere attribuiti a docenti di altre regioni che volontariamente chiedono di essere assunti in quella regione e si impegnano a mantenere la continuità didattica per cinque anni.

Riapertura terza fascia graduatorie di istituto

A ciò si accompagna la riapertura della terza fascia di istituto a nuovi inserimenti con solo titolo di laurea comprensivo dei CFU necessari per l’insegnamento.

Per evitare il caos supplenze invece una delle novità più rilevanti potrà essere la trasformazione delle graduatorie di istituto in provinciali, ossia il poter scegliere tutte le scuole della provincia ai fini delle supplenze.

Il sottosegretario Lucia Azzolina (M5S) ha così spiegato: “Evitare che le segreterie scoppino visto che alcune scuole hanno ricevuto anche 30mila Mad, evitare che i titoli vengano valutati in maniera diversa gli stessi titoli e consentire ai docenti di non limitarsi a indicare 10 o 20 scuole ma concorrere sull’intero ambito provinciale“.

Anno di prova docenti neoassunti, online il sito pubblico Indire 2020

da La Tecnica della Scuola

E’ on line il nuovo sito pubblico Indire dedicato ai docenti neo-assunti o che hanno richiesto il passaggio di ruolo e ai docenti in percorso annuale FIT 2019/2020.

L’ambiente per la formazione sarà invece disponibile a breve, per la fine di novembre.

L’autenticazione avverrà tramite SPID

Da questo anno, la procedura di autenticazione sarà realizzata tramite il sistema “SPID”.

Chi è già in possesso delle credenziali, potrà accedere, non appena il servizio sarà attivo, cliccando su Accedi con SPID.

Chi invece non ha ancora le credenziali, per sapere come ottenerle, deve seguire queste indicazioni.

Alcune semplificazioni nel percorso formativo

Come spiegato dallo stesso Indire, il percorso di documentazione dell’Attività Didattica viene semplificato.

Innanzitutto, non è previsto il caricamento nel portfolio di materiale multimediale. La sezione relativa dell’ambiente online fornisce informazioni utili alla raccolta di materiale multimediale, che rimane facoltativa, e può essere utile ai fini della preparazione della documentazione da utilizzare, insieme all’esportazione del Dossier Finale, in sede di comitato di valutazione.

Inoltre, l’attività sul bilancio delle competenze rimane nella sua forma consueta ma solo come tappa iniziale e viene eliminata al termine del percorso. Non c’è più quindi il “bilancio finale delle competenze”.

Documentazione utile

La sezione Toolkit del portale contiene già molti documenti utili ai docenti per la compilazione del Portfolio professionale dei due diversi percorsi formativi ospitati nell’ambiente: l’anno di formazione e prova per i docenti neoassunti e con passaggio di ruolo e il percorso annuale FIT.

Tra questi, anche un fac-simile di bilancio delle competenze.

Referenti e tutor

All’apertura dell’ambiente sarà disponibile anche una sezione ospite dedicata ai referenti territoriali della formazione.

A partire dalla primavera 2020 sarà invece disponibile anche l’ambiente per i tutor.