Abolito il bonus docenti

Scuola-Manovra=Sottosegretario Miur Peppe De Cristofaro: Sarà abolito il bonus docenti. Risorse ritornano nella disponibilità contrattazione d’istituto e ai docenti. Questo però non basta, bisogna rinnovare i contratti e adeguare  stipendi prof***

“Con l’approvazione della legge di bilancio 2020 sarà abolito il bonus docenti. Le risorse saranno spostate sul FIS e dunque ritornano nella disponibilità  della contrattazione di istituto e dunque ai docenti.”
Lo afferma il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro.
“Criterio che molte scuole avevano già adottato da tempo – prosegue il sottosegretario del Miur – per limitare al massimo la discrezionalità dei dirigenti e dei comitati di valutazione.”
“E’ chiaro però che questo non può bastare: bisogna rinnovare i contratti – conclude De Cristofaro – per adeguare gli stipendi dei docenti a quelli dei loro colleghi in Europa”

Stato di agitazione dei dirigenti scolastici

Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento della Funzione Pubblica
Al Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Al MIUR
Alla Commissione di garanzia sul diritto allo sciopero

Oggetto: Proclamazione dello stato di agitazione nell’Area Istruzione e Ricerca e richiesta di esperimento di tentativo di conciliazione ai sensi dell’art 4 dell’allegato al CCNL 1998-2001 sottoscritto il 29 maggio 1999 in attuazione della legge 146/90.

Le scriventi OO.SS proclamano lo stato di agitazione dei dirigenti scolastici Area Istruzione e Ricerca per rivendicare:

1) Rinnovo CCNL area istruzione e ricerca triennio 2019/2021 Finanziamento del Fondo Unico Nazionale dei dirigenti scolastici (FUN)

Il CCNL 2016-2018, già scaduto il 31/12/2018, è stato formalmente disdettato dalle scriventi OO.SS. che ne chiedono il rinnovo e rivendicano la piena equiparazione economica dei dirigenti scolastici alle altre dirigenze dell’area istruzione e ricerca e le risorse necessarie per tutelare gli attuali livelli retributivi dei dirigenti scolastici, le cui retribuzioni subiranno notevoli decurtazioni a causa del taglio di 24 milioni di euro dal FUN a partire dal 2017 e dell’assunzione di oltre 2000 neo dirigenti a partire dal 1° settembre 2019.

2) Applicazione degli istituti contrattuali.

A 5 mesi dalla stipula definitiva del CCNL Area Istruzione e ricerca, firmato il 18 luglio 2019, l’Amministrazione non ha ancora attivato gli istituti contrattuali in esso previsti. Si chiede perciò l’immediata apertura dei tavoli di confronto e di contrattazione integrativa su tutte le materie previste dagli artt. 5 e 7 del CCNL.

3) Carichi di lavoro dei dirigenti scolastici

Gli obblighi lavorativi dei dirigenti scolastici sono aumentati in maniera esponenziale negli ultimi anni soprattutto a seguito dei tanti interventi normativi, che pur non direttamente connessi al servizio di istruzione, sono stati scaricati sulle scuole. È necessario che la contrattazione integrativa individui le responsabilità dei dirigenti scolastici esclusivamente rispetto a obblighi e procedure connessi al servizio di istruzione.

Su tutte queste tematiche, sinteticamente riassunte, si richiede l’apertura di tavoli di trattativa; per quanto riguarda le tematiche retributive, l’esperimento del tentativo di conciliazione previsto dalla citata Legge e la convocazione dell’apposito organismo costituito con D.M. n.127 del 20 aprile 2000.

Roma, 16 dicembre 2019

Flc CGIL
Francesco Sinopoli

CISL FSUR
Maddalena Gissi

UIL Scuola Rua
Giuseppe Turi

SNALS Confsal
Elvira Serafini

VIA IL BONUS MERITO DOCENTI

MANOVRA, GRANATO (M5S): VIA IL BONUS MERITO DOCENTI, È NOSTRA VITTORIA

Roma, 16 dic. “Il maxiemendamento alla manovra giunto in aula al Senato conferma la vittoria del Movimento 5 Stelle sul fronte della cancellazione di un altro dei pezzi più odiosi della Buona scuola. Il “bonus merito” per i docenti introdotto dalla riforma della Buona scuola viene meno, e i relativi 200 milioni l’anno di stanziamento saranno utilizzati dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico, senza ulteriore vincolo di destinazione. Mi sono battuta personalmente per questa misura e da insegnante prima ancora che da senatrice sono soddisfatta del risultato raggiunto”.
Così in una nota la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Istruzione al Senato Bianca Laura Granato.

I piani BEI per l’edilizia scolastica

Presentati al MIUR i progetti-pilota per scuole più sicure e nuovi istituti

Scuole sicure. Ma anche scuole nuove e all’avanguardia. Sono stati presentati questa mattina al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca i progetti-pilota del primo piano per l’edilizia scolastica realizzati dal MIUR grazie al contributo della BEI (la Banca Europea per gli Investimenti) e di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) che stipula i mutui con le regioni.  Una sinergia di eccellenza e modello anche per altri Paesi. Alla presentazione sono intervenuti il Ministro Lorenzo Fioramonti e la Vice Ministra all’Istruzione Anna Ascani.

Quasi 9.000 gli interventi in tutta Italia, per un investimento complessivo di circa 5,4 miliardiCinquemila circa i cantieri già chiusi o in via di chiusura. I progetti presentati riguardano l’adeguamento sismico, la messa in sicurezza e la manutenzione degli edifici. Ma anche scuole nuove su tutto il territorio nazionale con aule all’avanguardia, laboratori innovativi, istituti ad efficientamento energetico.

Ad oggi, oltre il 70% dei progetti risulta concluso per il primo piano avviato dal MIUR. La BEI, con l’ausilio di un team tecnicoappositamente nominato, ha proceduto ad effettuare sopralluoghi su un campione di 32 interventi. Quasi 2,5 i miliardi finanziati per un totale di oltre 5.570 interventi. In corso di attuazione il secondo piano che prevede quasi uno stanziamento di 2.979 milioni e più di 3.000 interventi.

Il sistema di monitoraggio nazionale realizzato dal MIUR, grazie a un investimento con i fondi PON “Per la Scuola “ 2014-2020 – Asse Governance –, si basa su un piano informativo che segue costantemente l’andamento dei cantieri per erogare così le risorse. È stato possibile, in questo modo, velocizzare i controlli e rendere possibili i pagamenti, ma anche fotografare per tempo le necessità, intervenendo anche con l’ausilio delle task force territoriali alla risoluzione delle criticità individuate.

Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri

Riparte l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura. Oggi la prima riunione al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a cui ha partecipato anche il Ministro Lorenzo Fioramonti. Ad aprire i lavori sono stati i Sottosegretari Lucia Azzolina e Giuseppe De Cristofaro. L’Osservatorio torna a riunirsi dopo due anni. È stato ricostituito con il Decreto del Ministro Fioramonti dello scorso 4 dicembre.

“Il compito centrale della scuola è quello di formare i futuri cittadini – ha spiegato il Ministro Lorenzo Fioramonti -. Se il ruolo della scuola viene meno, si pregiudica il futuro di un intero Paese. Per generazioni e generazioni. Per questo è necessario garantire a tutti i giovani un percorso di studio ed educativo e formare nuovi cittadini istruiti, responsabili, consapevoli. L’integrazione diventa allora determinante. Dobbiamo assicurare equità a tutti i ragazzi. La scuola ha il dovere di saper individuare e valorizzare talenti che, per mancanza di opportunità, rischiano di passare inosservati. Occorre tirare fuori le potenzialità, le capacità, le intelligenze. Perché è di queste intelligenze che ha bisogno la nostra società per crescere”.

L’Osservatorio è un organo di consultazione. Tra i suoi compiti, quello di trovare soluzioni per un adeguamento delle politiche di integrazione alle reali esigenze di una scuola sempre più multiculturale e in costante trasformazione.

“Dopo due anni è tornato a riunirsi al MIUR l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura. Con un messaggio chiaro: la scuola è aperta a tutti e inclusiva. Come Governo e come Ministero dobbiamo e vogliamo perciò dare attenzione anche a tutti gli alunni con cittadinanza non italiana, attuando pienamente il principio dell’inclusione”, ha dichiarato la Sottosegretaria Lucia Azzolina.

“La politica, quando si occupa di pubblica istruzione, di scuola e quindi di  bambini, di ragazzi,  deve avere più coraggio e non limitarsi a seguire il senso comune formale – ha aggiunto il Sottosegretario Giuseppe De Cristofaro -. La crisi economica ha prodotto povertà e disuguaglianza, i dati della povertà educativa ci dicono che è necessaria una grande operazione di ricostruzione culturale e si deve partire dalla scuola pubblica, dal sistema dell’istruzione pubblico e statale in primis. La scuola italiana è una gigantesca infrastruttura civile, un enorme pilastro di democrazia e ha bisogno di essere sostenuta con risorse economiche e umane per formare non solo bravi studenti ma cittadini consapevoli”.  

L’Osservatorio è tornato a riunirsi in una data non casuale, perché fa seguito al Terzo Summit Nazionale delle Diaspore (il 14 dicembre). I lavori sono stati animati da una tavola rotonda sulle tematiche legate alla migrazione, moderata dal conduttore televisivo Massimo Bernardini. Il dibattito è stato aperto dalla giornalista Marta Nicoletti. Ha partecipato all’incontro anche lo scrittore Eraldo Affinati. Nel corso del confronto, è stato presentato il dossier “L’Africa Mediata – Come fiction, tv, stampa e social raccontano il continente in Italia”, realizzato da Amref Italiainsieme all’Osservatorio di Pavia. Una raccolta di dati, qualitativi e quantitativi, sui media italiani e su come questi abbiano rappresentato l’Africa e gli africani nel primo semestre di quest’anno.

LEGGE DI BILANCIO, PROCLAMATO LO STATO DI AGITAZIONE

LEGGE DI BILANCIO, PROCLAMATO LO STATO DI AGITAZIONE PER ISTRUZIONE E RICERCA

Mercoledì 18 dicembre presidio e flash mob davanti al Miur dalle ore 17 alle 19

Un presidio con flash mob davanti al MIUR mercoledì 18 dicembre dalle ore 17 alle ore 19. Questa l’iniziativa con cui FLC Cgil, CISL FSUR, UIL Scuola Rua, SNALS Confsal e GILDA Unams danno avvio allo stato di agitazione proclamato ufficialmente dalle segreterie unitarie a causa dei troppi nodi che restano ancora irrisolti nel momento in cui la legge di Bilancio 2020 giunge alle battute finali in Parlamento.

Dopo la riunione degli organismi nazionali al teatro Quirino di Roma, le cinque organizzazioni sindacali rappresentative del comparto Istruzione e Ricerca chiamano ancora alla mobilitazione gruppi dirigenti, quadri e RSU per ribadire con forza gli obiettivi del documento unitario redatto dopo l’evento del 20 novembre.

In testa alle rivendicazioni, l’aumento delle risorse per il rinnovo contrattuale, visto che quelle stanziate nella legge di Bilancio consentono, a regime, un incremento delle retribuzioni di poco superiore all’inflazione: meno di 80 euro medi mensili, ben lontano dall’aumento a “tre cifre” promesso a più riprese.

Le richieste delle sigle sindacali riguardano anche la valorizzazione professionale e la perequazione retributiva rispetto al resto del personale della PA. “Il fatto che oltre il 40% dei lavoratori del comparto beneficia dell’elemento perequativo – affermano Sinopoli, Gissi, Turi, Serafini e Di Meglio – dimostra che le retribuzioni del comparto istruzione e ricerca sono significativamente inferiori a quelle delle altre pubbliche amministrazioni. Se le risorse stanziate per il rinnovo contrattuale sono comprensive della quota necessaria a finanziare il perequativo, l’aumento medio mensile reale si riduce a circa 70 euro: queste – spiegano i leader dei cinque sindacati – devono pertanto essere considerate aggiuntive rispetto a quelle occorrenti per il rinnovo contrattuale. Al fine di conseguire un reale avvicinamento alla media delle retribuzioni europee, è dunque necessario un ulteriore significativo stanziamento”.

Il presidio di mercoledì 18 dicembre punterà i riflettori anche sulle problematiche relative ai punti delle intese del 24 aprile e 1° ottobre rimasti inattuati, a partire dalla questione degli assistenti amministrativi facenti funzioni di DSGA e dal mancato avvio del tavolo di confronto sui percorsi di formazione e abilitazione. I sindacati contestano inoltre le invasioni di campo su materie contrattuali che si stanno compiendo in sede di conversione del decreto scuola, che interviene sulla mobilità del personale docente; insistono inoltre sulla necessità di rivedere la normativa generale sul pubblico impiego e di rifinanziare e rendere più flessibile la composizione e l’utilizzo dei fondi del salario accessorio. Il presidio rilancerà anche le motivazioni delle manifestazioni unitarie del 3 dicembre sulla ricerca e del 16 dicembre sull’università.

BONUS MERITO E CARD: DESTINARE RISORSE AL CONTRATTO

BONUS MERITO E CARD, GILDA: DESTINARE RISORSE AL CONTRATTO
“È ora di dire basta al gioco delle tre carte con i fondi stanziati dalla famigerata legge 107/2015 per il bonus merito. Quelle somme, la cui destinazione abbiamo sempre contestato, riguardano unicamente i docenti e devono andare a incrementare le loro buste paga”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’emendamento Granato che dirotta le risorse del bonus merito nel Fondo di istituto, mettendole dunque a disposizione anche del personale amministrativo.
“Oltre allo scippo subito dagli insegnanti, resta il danno provocato dalla ‘Buona Scuola’ con l’istituzione di un sistema premiale concettualmente sbagliato. Con estremo disappunto, siamo costretti a constatare che delle promesse sbandierate prima, durante e anche dopo la campagna elettorale rispetto alla legge 107 – attacca Di Meglio – ben poco si è realizzato, di fatto lasciandone l’impianto pressoché inalterato”.
“Al ministro Fioramonti, nel quale abbiamo trovato in varie occasioni un interlocutore disponibile, chiediamo di inserire nell’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto le risorse del bonus merito e anche i 500 euro della card docente. Invece di distribuire oboli, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – occorre con urgenza intervenire sugli stipendi degli insegnanti i cui livelli sono non soltanto di gran lunga lontani dalla media europea, ma anche nettamente inferiori a quelli degli altri dipendenti del pubblico impiego”.  

Neo-docenti mobili solo dopo 5 anni

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Ancora poche ore e 48mila aspiranti docenti potranno tirare un sospiro di sollievo. Il Senato si prepara a dare l’ok al decreto che bandisce un concorso straordinario per 24mila posti a medie e superiori riservato ai precari con 3 anni di servizio, accanto a quello ordinario da altrettante cattedre, e che introduce una piccola rivoluzione per il mondo della scuola: l’obbligo per tutti i neo-assunti di restare per 5 anni nella stesso istituto, senza scappatoie. Una previsione – ed è un’altra novità – che non può essere derogata per via contrattuale e che punta espressamente a fermare (almeno per il futuro) le “porte girevoli” sempre attive nella scuola. Come quelle che solo quest’anno hanno visto transitare quasi 100mila prof tra cambi di sede e assegnazioni provvisorie. Più o meno il 15% dell’intera classe docente.

Il via vai di insegnanti

La girandola di cattedre a cui abbiamo assistito nell’anno scolastico 2019/20 è riassunta nel grafico qui accanto. In totale sono arrivate al ministero dell’Istruzione 129mila domande di mobilità, di cui 107mila territoriali (i trasferimenti veri e propri) e 22mila professionali (da ruolo a ruolo). Una su due è stata accolta e 64mila professori hanno cambiato cattedra: 49mila sono rimasti all’interno della stessa provincia mentre 15mila sono emigrati oltre i confini provinciali.

In realtà, il via vai di insegnanti registrato nei mesi scorsi è stato ancora più ampio perché al conto vanno aggiunte circa 34mila assegnazioni provvisorie (e cioè i passaggi temporanei dovuti a motivi di salute o a ricongiungimenti con figli o coniuge). Per un totale di 98mila prof “mobili”, vale a dire il 15% dell’intero corpo docente.

A complicare il quadro sono intervenuti anche altri fattori. Ad esempio le dimensioni raggiunte dagli spostamenti in alcune grandi regioni: dalle 9.351 mobilità effettive della Lombardia (1.482 fuori regione) alle 7.455 della Campania, dalle 6.017 del Lazio alle 4.280 dell’Emilia Romagna. Con buona pace della continuità didattica auspicata dalle famiglie e dagli studenti. Che in presenza di una situazione di disagio sarebbe ancora più importante tutelare. E invece sono quasi 10mila gli insegnanti di sostegno che nell’ultimo anno hanno cambiato sede di servizio. Più o meno il 6% dell’organico, inclusi i posti in deroga.

L’obbligo di permanenza quinquennale

In un contesto del genere, ogni modifica destinata a garantire la continuità didattica appare degna di nota. Incluso l’articolo 1, commi 17-octies e 17-novies, del decreto scuola che è atteso in aula al Senato per la conversione in legge, dopo il voto di fiducia odierno sulla legge di bilancio e l’esame del Dl fiscale previsto per domani. La norma, che è stata introdotta durante il precedente giro parlamentare alla Camera, stabilisce, da un lato, che a partire dall’anno scolastico 2020/2021 tutti i docenti neo-assunti possono chiedere il trasferimento o l’assegnazione provvisoria solo dopo 5 anni trascorsi nella stessa scuola, anziché dopo 3 anni nella stessa provincia come è oggi.

Così facendo viene esteso alla scuola l’obbligo di permanenza quinquennale che vige in tutto il pubblico impiego per i vincitori di concorso. Di fatto, i circa 20mila prof che a settembre verranno immessi di ruolo non potranno cambiare sede fino all’anno scolastico 2025/26. Salvo poche e giustificate eccezioni legate ai benefici concessi dalla legge 104 del 1992 per i soggetti con disabilità. E senza alcuna scappatoia per via contrattuale: un’eventualità esplicitamente vietata dalle nuove disposizioni.

«Laurea abilitante per i prof»

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Avere in cattedra persone che a 21-22 anni decidono di fare l’insegnante come decidono di fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Nell’interesse degli studenti che avrebbero docenti più giovani e più motivati, se possibile pagati meglio. Senza avere paura della meritocrazia, che «non è una parolaccia per la politica né per la scuola». È uno degli obiettivi «di legislatura» che Lucia Azzolina (M5S), sottosegretario all’Istruzione, indica al governo. Andando oltre le sanatorie e scommettendo su una nuova laurea abilitante per i prof che consenta di accedere ai futuri concorsi ed essere assunti.

Uno dei collegati alla manovra deve rimettere mano all’abilitazione degli insegnanti. C’è già un’idea?

Penso a una laurea triennale per imparare i fondamenti della disciplina A cui aggiungere una laurea specialistica abilitante per chi decide di insegnare. Perché non si può decidere di fare l’insegnante da giovane come accade per altre professioni? Per me è inconcepibile iniziare a farlo a 50 anni. Ma serve un percorso certo per arrivarci.

Di che triennale si tratta?

Di una laurea disciplinare uguale per tutti. Ad esempio, se voglio fare l’insegnante di matematica comincio a prendere una laurea triennale standard come la prendono anche gli studenti che non vogliono insegnare.

E poi nella specialistica?

Nella specialistica abilitante non si continua a studiare la disciplina, ma come la disciplina va insegnata. Perché puoi anche avere delle conoscenze disciplinari ottime ma poi devi essere in grado di trasmetterle agli studenti.

Sarebbe a numero chiuso?

Si. Me la immagino collegata alle esigenze di programmazione: quanti insegnanti andranno in pensione, quanti ne servono, dove. Con una visione di lungo periodo. Per non ripetere l’errore fatto in passato di guardare a quanti insegnanti sarebbero serviti da lì a 20 anni e in quali materie.

Ci sarà anche un percorso in classe? Di quanti mesi?

Non ho ancora pensato a quanto ma sicuramente una parte di formazione deve essere di tirocinio nelle scuole. Affiancati da un docente tutor. Ma è chiaro che questo progetto va sviluppato parlando bene con i docenti e con le università. Perché poi bisogna livellare i settori scientifici disciplinari e le classi di concorso.

Userete il Ddl collegato alla manovra?

La sede va ancora decisa ma lo strumento potrebbe essere quello. Dopo aver fatto una verifica politica. Chiaramente sto parlando di un’operazione pro futuro, senza ledere i diritti di chi oggi sta facendo un concorso.

Con che tempi?

Ci lavoreremo da gennaio, subito dopo la legge di bilancio. Ma è un percorso lungo e per arrivarci deve durare il governo. Per cui immagino un percorso di legislatura. Io voglio un ministero che funzioni in primis per gli studenti, perché se lavoriamo bene per loro lavoriamo bene per il paese.

La nuova abilitazione che cosa garantirebbe agli studenti?

Di avere insegnanti motivati e se possibile pagati anche di più. Questo sistema può essere un modo per riconoscere finalmente la professionalità dei docenti. Va capito in questo paese che i docenti formano i cittadini e che in base a come li formano il paese può cambiare.

Al via oltre 3 mila nuovi progetti Pon. Dal 2014 al 2020 risorse per 2,8 miliardi

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Più di 2 milioni di studenti coinvolti, oltre 52.000 progetti finanziati, quasi 8.000 istituti interessati. E ancora: 3.157 nuovi progetti al via e circa 113 milioni di euro pronti a essere stanziati. Sono alcuni dei “numeri” del Programma operativo nazionale “Per la Scuola” 2014-2020. Sono stati presentati venerdì mattina al Miur nel corso dell’evento dedicato quest’anno al tema “Educare alla sostenibilità. Le storie del Pon Scuola”. I lavori sono stati aperti da un saluto della vice cinistra Anna Ascani.

Il Programma operativo nazionale “Per la Scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” di cui è titolare il Miur nell’ambito della Programmazione dei Fondi strutturali europei 2014-2020 ha una dotazione finanziaria complessiva di oltre 2,8 miliardi di euro. Di queste risorse, 1,99 miliardi di euro vanno a valere sugli stanziamenti Pon Fse (il Fondo sociale europeo per il rafforzamento delle competenze degli studenti e adulti, iniziative di contrasto alla dispersione scolastica, di supporto all’inclusione e di sostegno al miglioramento della governance del sistema d’istruzione). Mentre 861 milioni di euro sono sui Pon Fesr (il Fondo europeo di sviluppo regionale per il miglioramento degli ambienti di apprendimento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici).

«La programmazione Pon 2014-2020 ha consentito in questi anni di sostenere nel proprio percorso oltre 2,3 milioni di studenti e migliaia di scuole, in tutto il territorio nazionale e in base alle specifiche esigenze delle comunità scolastiche e locali – ha spiegato la vice ministra Anna Ascani -. Le risorse messe a disposizione hanno permesso di potenziare le competenze dei ragazzi, di contrastare la dispersione scolastica, di promuovere l’inclusione, di migliorare gli ambienti di apprendimento. Attraverso questo programma siamo riusciti a rafforzare la missione educativa del sistema scolastico, agendo strategicamente nelle realtà più svantaggiate e valorizzando le eccellenze. I risultati sono straordinari: lo dimostrano i lavori sulla sostenibilità. Stiamo lavorando alla programmazione 2021-2027, convinti che sia nostro dovere attrarre sempre maggiori fondi per sostenere i nostri istituti nella loro azione e garantire maggiori e diverse occasioni di crescita ai nostri studenti».

Al via 3.157 nuovi progetti
Sono 3.157 i nuovi progetti che vengono oggi autorizzati dal Miur per un importo complessivo di oltre 113,5 milioni di euro, sempre a valere su risorse Pon 2014-2020. I progetti riguardano 3 avvisi Fse per combattere l’abbandono scolastico e creare percorsi di inclusione sociale. Nel dettaglio si tratta dell’avviso “Inclusione sociale e lotta al disagio”, che impegna ulteriori 63,7 milioni di euro per realizzare oltre 1.600 progetti in zone particolarmente disagiate. E lo farà coinvolgendo anche gli Enti locali, così da poter offrire agli studenti e alle loro famiglie iniziative formative anche al di fuori dell’orario di lezione.

Mentre 1.273 sono i progetti autorizzati per l’avviso “Integrazione sociale e accoglienza” per contrastare la dispersione scolastica e con un importo complessivo di oltre 41 milioni di euro. Ulteriori 8,8 milioni sono destinati a 270 progetti per la “Formazione degli adulti”.
Ulteriori informazioni sulle graduatorie e sul Programma Operativo Nazionale e le modalità di attuazione sono disponibili sul sito web: https://www.istruzione.it/pon/

Oltre 2 milioni di studenti coinvolti
Ad oggi il Pon ha consentito a 7.882 istituti di promuovere 52.343 iniziative e progetti per l’ampliamento dell’offerta formativa e il miglioramento degli ambienti di apprendimento. Complessivamente gli alunni coinvolti fino ad ora sono stati 2.392.176 (dall’infanzia alla superiore) e 46.978 adulti.

Le “storie” del Pon
Designer di arredi a impatto zero, biologi alle prese con l’analisi delle acque e dei siti contaminati da arsenico, esperti di riciclo della plastica, archivisti al lavoro con il censimento e il recupero del patrimonio scolastico. Gli studenti delle scuole italiane si sono trasformati per un anno in professionisti della sostenibilità: i progetti green realizzati tra i banchi sono stati al centro dell’evento annuale del Pon “Per la Scuola” 2014-2020 che si è svolto oggi al Miur. A Mogliano Veneto (Tv), i ragazzi dell’istituto comprensivo n. 1 hanno avuto l’opportunità di prendersi cura dell’ambiente, di riscoprire e salvaguardare aree naturali e beni culturali del territorio realizzando un bosco igrofilo e recuperando l’archivio scolastico. A Camerino (Mc) gli studenti dell’istituto d’istruzione superiore “Costanza Varano” hanno effettuato prelievi delle acque dei fiumi della zona e analisi dei campioni in laboratorio per valutare i dati sull’inquinamento.

Gli alunni dell’istituto comprensivo “Angius” di Portoscuso (Ca) hanno condotto osservazioni della biodiversità di flora e fauna. A Roma, in collaborazione con l’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche e con l’Istituto superiore di sanità, le classi quarte e quinte dell’istituto superiore “Pascal” hanno sperimentato le tecniche per la valutazione dello stato di siti contaminati da arsenico nel Comune di Vetralla (Vt). Ad Agrigento, l’istituto comprensivo “Salvatore Quasimodo” ha messo in piedi un laboratorio di teatro creativo e di drammatizzazione delle storie sul tema del riciclo e del recupero della plastica.

Uno spazio espositivo all’interno del Miur inoltre ha ospitato arredi scolastici innovativi in cartone, ceramiche, mosaici e riproduzioni in 3D dei monumenti realizzati dal liceo artistico e linguistico “Pablo Picasso” di Pomezia (Rm), dall’istituto comprensivo di Capaccio Paestum (Sa) e dall’istituto comprensivo n. 2 di Chieti.

Invalsi ha pubblicato gli elenchi con le informazioni di contesto per le prove 2020

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo Di Filippo

L’Invalsi ha messo a disposizione gli elenchi delle informazioni di contesto da richiedere ad ogni studente che partecipa alle prove.

I modelli
Anche per il 2019/2020 l’Invalsi organizza la raccolta di informazioni di contesto per ogni studente partecipante alla rilevazione nazionale. Gli elenchi sono differenziati per ogni grado di scuola e, per le scuole superiori, anche in base alla classe: scuola primaria, scuola secondaria di I grado, classi II scuola secondaria di II grado, classi V scuola secondaria di II grado.

L’Istituto fornisce i modelli relativi ai diversi gradi di scuola, con l’indicazione delle informazioni che potrebbero non essere a disposizione della scuola e che quindi dovranno essere raccolte, raccomandando l’adozione di tutte le misure idonee per garantire la riservatezza dei dati raccolti, specie nel caso in cui devono essere richiesti alle famiglie degli allievi. Raccomanda inoltre di distruggere le schede di raccolta subito dopo aver trasferito i dati nelle apposite maschere online, informando i rispondenti che i dati verranno trasmessi ad Invalsi in maniera del tutto anonima in modo tale che non sia in alcun caso possibile ricostruire la loro identità.

Prima di procedere con la comunicazione dei dati è necessario avere a disposizione il codice Sidi assegnato dal sistema gestito dal Miur a ciascun allievo presente nell’Anagrafe nazionale degli alunni. In mancanza, i codici possono essere ottenuti mediante l’iscrizione all’anagrafe.

La tempistica
L’arco temporale per la trasmissione e convalida delle informazioni di contesto è anch’esso distinto per grado di scuola: II e V primaria dal 21 gennaio al 30 aprile 2020; III secondaria di primo grado dal 21 gennaio al 26 marzo 2020; II secondaria di secondo grado dal 21 gennaio al 30 aprile 2020; V secondaria di secondo grado dal 21 gennaio al 27 febbraio 2020. Sono esonerati dallo svolgimento delle prove Invalsi i corsi serali dell’ultimo anno della scuola nazionali secondaria di secondo grado.

Dite ai più giovani che i libri li salveranno

da la Repubblica

di Stefano Massini

I dati recenti dell’OCSE sui giovanissimi italiani e la comprensione di un testo scritto sono un’emergenza nazionale al pari del deficit nei conti pubblici, o del dissesto idrogeologico. Siamo sprofondati al 25° posto su 36, una catastrofe. Certo, a questo punto vi sarebbe spazio per geremiadi d’ogni sorta sui Lucignoli del Terzo Millennio, se non fosse che un’amara verità gravita a mezz’aria: da tempo noi scrittori abbiamo rinunciato in partenza ad ascrivere gli adolescenti nel novero dei lettori potenziali, li riteniamo inaccessibili, impermeabili, votati al culto pagano di rapper e youtuber, per cui la partita è data per persa a tavolino. Accettiamo ormai l’idea che chi emette un vagito letterario non possa competere con gli assi dello sport o con l’influencer di turno, e deposte le armi ci rassegniamo al rito – settario ma protettivo – delle presentazioni nomadiche con il collega puntualmente “onorato ed emozionato di potervi introdurre un libro così importante”. Mi chiedo spesso dove sia la carne, dove sia sprofondata la necessità del libro come fatto sociale, e mi torna ossessivamente in mente la lezione perfetta di Herman Hesse nel 1943, con il giovane illuminato Knecht che (fra gli anatemi della sua cerchia) si impone di scendere nel mondo, tornare a guardare la gente in faccia, insegnare ai ragazzi i miracoli dell’armonia, salvandoli. Salvarli, sì: il sottoscritto vide cambiare la propria esistenza quando qualcuno riuscì a ribaltargli la prospettiva, presentandogli i libri come straordinari manuali di sopravvivenza. Fu per me una rivoluzione, scoprii che i Melville, i Kafka, i Salinger, gli Shakespeare potevano essere insostituibili alleati nel mio percorso di apprendista della vita, le loro pagine erano oracoli a cui rivolgere domande e da cui uscire illuminati, più forti, più pronti a dipanare la matassa aggrovigliata dello stare al mondo. Per questo vitale debito di gratitudine che nutro da sempre verso la grande letteratura, credo valga la pena di batterci, ostinatamente, per contagiare l’amore per i libri, puntando tutto sulla loro funzione di memoria e guida.

Andrebbe fatto anche fuori dalle quattro pareti scolastiche, in mare aperto, senza salvagente, con tutti i rischi del caso, credendoci fino in fondo, scendendo una buona volta da Castalia, accettando il confronto alla pari, e non per coltivare futuri premi Nobel, bensì – solo e soltanto – persone migliori.

Pensione scuola 2020: tutti i requisiti per la domanda del 30 dicembre 2019

da Orizzontescuola

di Patrizia Del Pidio

Ecco tutti i requisiti di accesso alla pensione 2020 per i dipendenti del comparto scuola.
Con la pubblicazione della circolare MIUR che identifica la data di scadenza entro la quale presentare la domanda di cessazione dal servizio per il personale del comparto scuola al 30 dicembre 2019, proponiamo una panoramica dei requisiti di accesso alla pensione 2020 per capire chi deve presentare tale domanda.

Requisiti pensionamento 2020
Si ricorda che la scadenza del 30 dicembre 2019 è valida non solo per la richiesta di cessazione dal servizio ma anche per la richiesta di trattenimento in servizio (sempre entro la stessa data è possibile revocare domanda presentate in precedenza).

Si ricorda, inoltre, che in vista della proroga dell’Ape sociale per il 2020, chi deve accedere a questo tipo di pensionamento dovrà attendere successiva circolare del MIUR (così come chi dovrà accedere all’opzione donna grazie alla proroga che dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio 2020).
Pensione di vecchiaia: per chi è in possesso di almeno 20 anni di contributi e raggiunge l’età dei 67 anni entro il 31 agosto 2020 il pensionamento è d’ufficio, per chi, invece, compie gli anni tra il 1 settembre e il 31 dicembre 2020 va presentata domanda.
Pensione di vecchiaia gravosi e usuranti: per i lavoratori che svolgono mansioni gravose (come gli insegnanti della scuola dell’infanzia, ad esempio) per accedere alla pensione di vecchiaia sono richiesti 66 anni e 7 mesi. Per chi li compie (in presenza di almeno 30 anni di contributi) entro il 31 agosto agosto il pensionamento è d’ufficio, per chi li compie tra il 1 settembre e il 31 dicembre il pensionamento è a domanda. (Ricordiamo che per vedersi riconoscere il blocco dell’aumento dell’aspettativa di vita è necessario presentare domanda di riconoscimento del beneficio con un certo anticipo sulla data del pensionamento).
Per accedere alla pensione anticipata sono necessari 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. I requisiti possono essere raggiungi entro il 31 dicembre 2020 (anche in via prospettica).
Per accedere all’Opzione donna con pensionamento dal 1 settembre 2020 (tralasciando la possibile proroga contenuta nella Legge di Bilancio 2020 che aprirebbe soltanto le porte a nuove beneficiarie della misura e per le quali sarà emanata apposita circolare con il nuovo anno) sono necessari 35 anni di contributi e 58 anni di età (per le lavoratrici autonome 59 anni); entrambi i requisiti devono essere stati raggiunti entro il 31 dicembre 2018.
Per chi accede alla pensione con 64 anni di età ed almeno 20 anni di contributi versati dopo il 1 gennaio 1996 (o in alternativa per chi opta per il computo nella gestione separata) i requisiti anagrafici e contributivii vanno raggiunti entro il 31 dicembre 2020.

Nota 16 dicembre 2019, AOODGCASIS 3231

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica

Ai Dirigenti/Coordinatori scolastici delle istituzioni scolastiche statali e non statali
Ai Referenti Regionali e degli Ambiti Territoriali delle Rilevazioni sulle scuole
e p.c. Agli Uffici Scolastici per Ambito Territoriale e Direzioni Generali Regionali
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine di Bolzano
Loro Sedi

Oggetto: Rilevazione “Dati Generali” – A.S. 2019/2020 – Scuole statali e non statali.