Tornano i bidelli interni ma sul concorsone pesa l’incognita di migliaia di ricorsi

da Il Messaggero

A scuola torna il bidello di una volta: mai più collaboratori esterni per le pulizie in classe. Parte infatti il concorso per assumere tutte quelle persone che, da anni, lavorano tra i corridoi delle scuole tramite contratti stipulati con cooperative esterne. Ma sulla procedura incombe l’incognita dei ricorsi: restano infatti esclusi dall’internalizzazione tutti quei collaboratori scolastici che lavorano con contratti a tempo determinato, da supplenti, stipulati direttamente con lo Stato.
Restano infatti tagliate fuori 40mila persone: un’anomalia tutta da risolvere per la quale il Miur sta cercando una soluzione. Negli istituti scolastici non dovrà più esserci personale esterno quindi, a partire dai primi mesi del 2020, i circa 12mila dipendenti a tempo indeterminato delle cooperative che collaborano con le scuole dovranno essere assunti con contratti pubblici. Per arrivare alla firma si passerà attraverso una procedura selettiva per titoli per la quale sono stati già banditi 11.263 posti.
Potranno candidarsi, entro l’8 gennaio prossimo, tutti coloro che hanno lavorato con contratti a tempo indeterminato tramite le cooperative per almeno dieci anni nelle scuole. Il titolo di studio richiesto è la licenza di terza media. Una volta raccolte le candidature, si formerà una graduatoria da cui si entrerà nelle scuole per scorrimento.

LA LUNGA ATTESA

In un secondo momento dovrà arrivare anche un altro bando per raccogliere tutti coloro che hanno contratti da 5 anni in modo da riuscire a comprendere tutti i collaboratori esterni. Un’operazione attesa da tempo visto che si tratta di personale che lavora da anni nelle scuole, anche come ex Lsu vale a dire i cosiddetti lavoratori socialmente utili, di cui gli istituti hanno enormemente bisogno sia per la pulizia degli edifici sia per il controllo dei bambini e dei ragazzi all’ingresso a scuola o in uscita, mentre vanno in bagno, a mensa o in giardino. Un ruolo fondamentale al fianco del personale docente per portare avanti la didattica.
Dal 1 marzo, per loro, partiranno le assunzioni. Ma questa soluzione non mette tutti d’accordo, almeno non tra i precari. Perché dalla selezione restano fuori i precari che stipulano contratti a tempo determinato, di supplenza, con gli uffici scolastici regionali. Quindi direttamente con lo Stato. Si tratta di 40mila persone, tra cui quasi 25mila impegnati come bidelli e 15mila come ausiliari, che restano fuori da questa ondata di assunzioni.
E ora si preparano a presentare ricorso: «Impugneremo la mancata estensione della procedura selettiva anche ai collaboratori scolastici precari della scuola statale- spiega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – per richiederne l’inserimento nelle graduatorie speciali al pari dei lavoratori a tempo indeterminato delle cooperative a tempo pieno o part time. Il requisito per tutti deve essere l’aver prestato almeno 36 mesi di servizio nelle scuole a partire dal 2000». Il problema esiste e su questo punto la neo ministra all’istruzione, Lucia Azzolina, sta lavorando partendo dai dossier sul personale scolastico già aperti quando era sottosegretario.
Il numero di immissioni potrebbe quindi aumentare anche in risposta alle richieste avanzate dai sindacati per implementare i parametri di distribuzione del personale alle scuole.
L.Lo.

Scuola, uno su due al liceo E il mercato chiede tecnici

da Il Messaggero

Greco e latino, fisica o economia, le tecniche da chef o i segreti dei motori: per i ragazzi di terza media è tempo di pensare al futuro. Partono le iscrizioni per il prossimo anno, dal 7 al 31 gennaio con modalità online, e sul milione e mezzo di ragazzi coinvolti incombe l’incognita della scelta da fare: liceo, istituto tecnico o professionale? Tempo pieno o mezza giornata?

STATISTICHE NO GRAZIE

Stando alle preferenze date negli ultimi anni, oltre un ragazzo su due sceglierà un percorso liceale, in barba alle statistiche che per i diplomati alle scuole superiori prevedono buone possibilità di trovare un lavoro dopo la fine degli studi. Dall’anno scolastico 2014-2015 infatti, quindi da almeno 5 anni, oltre un ragazzo su due si iscrive in un liceo: lo scorso anno fece questa scelta il 54,6% dei ragazzi Si tratta di una tendenza in crescita: osservando gli ultimi tre anni il liceo scientifico e il classico risultano in costante ascesa, con un picco che riguarda soprattutto l’opzione delle scienze applicate. L’interesse per il settore tecnico-scientifico si fa sentire anche nella scelta dei tecnici dove, negli ultimi anni, ha deciso di studiare un ragazzo su tre: in questo tipo di scuola superiore sta infatti aumentando l’attenzione per le materie scientifiche basti pensare che gli indirizzi del settore tecnologico, con il 19,7% di iscritti, sono quelli che ottengono il maggiore interesse.
Ma la percentuale di diplomati negli istituti tecnici e professionali è ancora troppo bassa, rispetto alla richiesta che arriva dal mercato del lavoro. Dall’ultimo rapporto del Censis emerge infatti che nelle aziende lavorano molti più diplomati rispetto ai laureati tanto che i vertici in un caso su 4 fanno fatica a trovare profili adatti ai ruoli da coprire. Insomma, nelle aziende c’è bisogno di figure tecniche: nel 2018 le imprese dell’industria e dei servizi avevano programmato 4.554.000 ingressi e di questi circa 1.600.000 avevano solo il diploma. Si tratta del 35% del totale. Il 53% aveva un titolo di studio inferiore al diploma mentre i laureati erano solo il 12%.

GLI SHOW

La scelta della scuola superiore rispecchia allora un momento decisamente delicato, tra giornate di orientamento e open day non sempre i ragazzi vengono guidati nella direzione giusta: la migliore per loro. Per orientare ragazzi e famiglie è disponibile la app del portale Scuola in Chiaro, in cui sono disponibili i dati principali delle singole scuole, anche con i livelli occupazionali dei diplomati. Le iscrizioni a scuola sono obbligatorie per tutti gli alunni delle classi prime della scuola elementare, media e superiore: la domanda di iscrizione deve essere inoltrata online anche per i corsi di istruzione dei Centri di formazione professionale nelle regioni che hanno aderito alla procedura, come Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.
Solo per le scuole dell’infanzia la procedura è ancora cartacea. Quindi l’incognita della scelta interessa anche i ragazzi di asilo, elementari e medie. Ma a volte la scelta è di fatto obbligata: soprattutto per quel che riguarda il tempo pieno. Negli ultimi anni la preferenza per le 40 ore settimanali è cresciuta soprattutto alle elementari arrivando al 42% delle domande. In regioni come Lazio e Piemonte la percentuale si alza al 60%. La regione che ha registrato il maggior aumento di richieste è la Campania ma, proprio al Sud, le classi a tempo pieno sono ancora troppo poche. Nelle scuole italiane sono circa 90mila le classi ancora a tempo normale , per portarle a tempo pieno servirebbero 45mila docenti in più. E allora il miraggio delle 40 ore si lezione a settimana è ancora troppo lontano.
Lorena Loiacono

Anche i bravi ora vanno a ripetizione “Non basta passare, vogliamo di più”

da la Repubblica

Corrado Zunino

Quattro studenti italiani su dieci hanno una o due materie insufficienti, quest’anno. E uno su tre ha già scelto di recuperare i debiti con le ripetizioni. Le classiche ripetizioni sono diventate fenomeno di massa, è un dato. Gli iscritti per la stagione scolastica in corso, alle medie inferiori e a quelle superiori, sono stati un milione e centomila: significa, seguendo il dato, che trecentotrentamila ragazzi tra gli undici e i diciannove anni tornano ad accodarsi al vecchio rito del precettore privato per poter proseguire il percorso in una scuola troppo selettiva o troppo distante dalle proprie capacità.

Il dato è offerto da Skuola.net, portale che ha scelto di affidare a un sondaggio su dodicimila discenti la questione. Bene, a inizio dicembre — due mesi e mezzo di lezioni macinate, il primo giro di colloqui con i genitori realizzato, le medie matematiche per ogni materia in via di consolidamento — il 30 per cento degli studenti intervistati ha già preso ripetizioni (tra i liceali si arriva al 34 per cento): il mercato del recupero assorbe quasi un terzo degli studenti del secondo ciclo scolastico.

È in questa fase della vita dell’adolescente che le famiglie iniziano a investire seriamente sul suo curriculum scolastico: d’altro canto, nel primo anno delle superiori un iscritto su dieci non riesce a passare alla seconda.

Le ripetizioni di massa, ecco. Potrebbe essere il nuovo addendo critico da aggiungere alle statistiche interne e internazionali: il 35 per cento degli studenti di Terza media non comprende un testo in Italiano, solo uno su venti sa distinguere i fatti e le opinioni, al Sud otto su dieci sono in ritardo sull’Inglese. E la scuola fatica ogni giorno molto a insegnare ai ragazzi della generazione social.

Questo dossier sottolinea bene come le ripetizioni da questione emergenziale si siano trasformate in affiancamento lungo i due quadrimestri. Pietro, laureato in Lettere classiche alla Sapienza, da sei anni assiste studenti a Roma e conferma: «Tra ottobre e novembre ho ricevuto sei richieste di aiuto didattico: i ragazzi avevano avuto solo due valutazioni. La metà, ho scoperto, ha un voto sopra il “sei”. Negli anni passati le ripetizioni partivano solo dopo gennaio, con il debito sancito in pagella».

Paola Tassini, da ventitré anni docente di Latino e Greco al Liceo Tasso di Roma, spiega: «I ragazzi sono sempre meno strutturati e lo studio sta diventando per loro un’impresa faticosissima ». Marzia, un’esperienza sul campo, oggi dottoranda in Classics and Ancient History all’Università di Saint Andrews (Scozia): «Ho riscontrato un 70 per cento di ragazzi insufficienti e un 30 per cento di studenti desiderosi di far crescere la loro media. Ricordo un genitore che spingeva le figlie a prendere lezioni private di tutto, incluse anche quelle musicali a cui lui solo teneva. Ci sono famiglie che ambiscono a fare dei figli le vetrine dei desideri personali senza mai davvero valorizzare i loro punti di forza. La cosa più preoccupante è che recentemente mi sono giunte più richieste da parte di matricole universitarie piuttosto che da liceali. L’insegnamento nelle scuole sembra essere incapace di liberare dentro a ogni ragazzo quello che è il suo genio».

Se cinque studenti su cento oggi sono comunque insufficienti in tutte le materie, due su tre hanno la possibilità di servirsi dei corsi di recupero organizzati dagli stessi istituti che frequentano, in gran parte già avviati a questo punto dell’anno. Alcuni licei fanno partire a inizio stagione, automaticamente, post-lezioni sulle lingue antiche: Greco, Latino. Il sondaggio di Skuola.net dice, tuttavia, che le discipline da recuperare sono soprattutto quelle tecnico- scientifiche. Il 35 per cento degli intervistati prende lezioni private in Matematica; il 15 per cento in Fisica, Chimica, Biologia. C’è poi un 10 per cento che chiede aiuto per Italiano. Per ritrovare formule saltate e colmare vuoti, il 48 per cento dei ragazzi si rivolge a professori di scuola, il 22 per cento a neolaureati. Il 13 per cento si fida di amici e parenti, il 10 per cento di altri studenti.

Per trovare gli insegnanti più adatti resta primo strumento il passaparola, canale privilegiato da sempre. Nelle ultime stagioni si stanno diffondendo, però, le piattaforme che offrono docenti a domicilio. Kijiji dispone, dice, di trentamila insegnanti in tutta Italia “a partire da 8 euro l’ora”. Superprof segnala 20.001 richieste solo lo scorso novembre. E con le possibilità digitali si riesce a superare un annoso problema legato alle ripetizioni: i pagamenti in nero, che ancora oggi premiano il 90 per cento delle ore spese. Il precedente governo aveva provato a fissare l’aliquota per il ripetitore al 15 per cento, ma fin qui poche lezioni sono emerse.

Mobilità 2020/21, quali posti disponibili e aliquote per trasferimenti. Contratto dovrà essere aggiornato

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Prime indicazioni per la mobilità 2020/21. A dicembre 2019 è stato firmato tra Miur e sindacati FLCCGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda un verbale di conciliazione in cui è stato stabilito un tavolo tematico per l’aggiornamento del contratto di mobilità.

SEDI DISPONIBILI

Le disponibilità per le operazioni di mobilità territoriale a domanda e d’ufficio e per quelle di mobilità professionale sono determinate, dalle effettive vacanze risultanti all’inizio dell’anno scolastico per il quale si effettuano i movimenti, determinatesi a seguito di variazioni di stato giuridico del personale (dimissioni, collocamento a riposo, decadenza, etc.) e sui posti disponibili dell’organico dell’autonomia comunicati a cura dell’ufficio territorialmente competente al sistema informativo nei termini che saranno fissati dalle apposite disposizioni ministeriali.

Sono, inoltre, disponibili per le operazioni di mobilità, come esplicitato nel comma 2, le seguenti tipologie di cattedre o posti:

a) le cattedre ed i posti, istituiti ex novo per l’organico dell’autonomia di ciascun anno scolastico e sprovvisti di personale titolare;

b) le cattedre ed i posti già vacanti all’inizio dell’anno scolastico o che si dovessero rendere vacanti a qualsiasi altro titolo, la cui vacanza venga comunicata al sistema informativo entro i termini previsti per la comunicazione dei dati al sistema medesimo;

c) le cattedre ed i posti non assegnati in via definitiva al personale con contratto a tempo indeterminato;

Dalle predette disponibilità devono essere detratti i posti e le cattedre occupati dal personale che rientra nei ruoli di precedente titolarità che deve essere “sistemato” con assoluta priorità prima di qualsiasi movimento, in sintonia con l’art.7 del CCNI

Sono, inoltre, disponibili le cattedre ed i posti che si rendono vacanti per effetto dei movimenti in uscita, fatta salva la sistemazione dei docenti soprannumerari nella provincia.

SEDI NON DISPONIBILI

Non sono considerati disponibili, ai fini della mobilità, le cattedre ed i posti la cui vacanza non sia stata trasmessa al sistema informativo entro i termini fissati dalle apposite disposizioni ministeriali.

Non sono disponibili, inoltre, le cattedre e i posti che risultano disponibili per un intero anno scolastico, ma non sono vacanti in quanto occupati da un docente titolare che risulta assente per aspettativa, mandato politico, collocamento fuori ruolo o altre motivazioni giustificate che consentono l’assenza per un intero anno scolastico.

Non sono considerati disponibili, come recita il comma 4, i posti e le cattedre che si renderanno vacanti a seguito dei passaggi di ruolo in altro grado di scuola disposti in data successiva a quella dei rispettivi trasferimenti.

I posti nei licei coreutici e negli istituti tecnici per la moda e la logistica relativi agli insegnamenti di nuova istituzione non sono disponibili per le operazioni di mobilità fino a quando non verranno definite le modalità per l’acquisizione dei corrispondenti titoli di accesso.

ALIQUOTE

Aliquote per le immissioni in ruolo

Per le immissioni in ruolo autorizzate per ciascun anno scolastico del triennio 2019/20, 2020/21, 2021/22, come esplicitato nell’art.8 comma5 del CCNI, viene accantonato il 50% delle disponibilità determinate al termine dei trasferimenti provinciali.

Aliquote per i trasferimenti interprovinciali

Dopo aver accantonato il 50% dei posti rimasti disponibili dopo i trasferimenti provinciali da destinare alle immissioni in ruolo, del 50% residuo viene riservata una precisa percentuale alla mobilità territoriale interprovinciale così distinta nei diversi anni scolastici del triennio di validità del CCNI:

a.s. 2019/20 40%
a.s. 2020/21 30%
a.s. 2021/22 25%

Solo per le classi di concorso risultanti in esubero nazionale, come esplicitato nell’art.8 comma 10, nell’a.s. di riferimento (2019/20, 2020/21 oppure 2021/22), finché permanga la situazione di esubero suddetta, la mobilità territoriale si effettua sul 100% delle disponibilità determinate al termine dei trasferimenti provinciali.

Aliquote per mobilità professionale

Per la mobilità professionale saranno riservate, per ogni anno scolastico del triennio di validità del CCNI, le seguenti percentuali, calcolate sempre sul 50% residuo dopo i trasferimenti provinciali, una volta accantonato il 50% per le immissioni in ruolo:

a.s. 2019/20 10%
a.s. 2020/21 20%
a.s. 2021/22 25%

Aliquote e accantonamenti

Le aliquote indicate, sia per i trasferimenti interprovinciali che per la mobilità professionale, come stabilito nell’art.8 comma 6 del CCNI, sono applicate fatti salvi gli accantonamenti richiesti e la sistemazione del soprannumero provinciale considerando distintamente le diverse tipologie di posto (comune/sostegno).

Contratto dovrà essere aggiornato

Il Decreto Scuola DL 126/2019 prevede il vincolo quiquennale sul posto di assunzione per docenti con incarico a tempo indeterminato dal 1° settembre 2020.

Procedura selettiva per la internalizzazione dei servizi: nuove FAQ dal MIUR

da Orizzontescuola

di redazione

Sono state aggiunte nuove FAQ da parte del MIUR sul concorso per la procedura selettiva per la internalizzazione dei servizi per gli ex LSU.

  1. D.: Come devo considerare i servizi resi presso le scuole nei progetti socialmente utili prorogati per l’anno 2000 e sino al 30 giugno 2001?
    R.: I servizi resi nei progetti socialmente utili resi nel 2000 e sino al 30 giugno 2001 possono essere considerati validi quale servizio da valutare nel punto B6, nei limiti dell’effettiva proroga, qualora abbiano ad oggetto servizi prestati nelle istituzioni scolastiche per lo svolgimento di funzioni corrispondenti a quelle di collaboratore scolastico.
  2. D.: Ai fini del possesso del requisito del servizio per gli anni 2018 e 2019 sono considerati validi i periodi di sospensione del contratto?
    R.: Si, purchè svolti in costanza di rapporto di lavoro a tempo indeterminato con una o più imprese, in quest’ultimo caso con interruzioni non superiori a 15 gg., titolari di contratti per lo svolgimento di servizi esternalizzati di pulizia ed ausiliari nelle istituzioni scolastiche.
  3. D.: I servizi resi presso le scuole per progetti socialmente utili prorogati per l’anno 2000 e sino al 30 giugno 2001, inseriti al punto B6, sono equivalenti a quelli svolti nello stesso periodo nel punto B3. Come li devo indicare nella domanda di partecipazione?
    R.: Il periodo indicato costituisce un passaggio transitorio tra i precedenti regimi ed il successivo. Ciò ha comportato che diverse tipologie di attività si presentano caratterizzate all’aver svolto un servizio sostanzialmente equivalente e suscettibile di essere considerato in più categorie della tabella di valutazione dei titoli. In questo intervallo di tempo alcuni istituti che consentono di fruire del punteggio B.3 sono stati attivati progressivamente e l’Amministrazione ha assunto la titolarità dei rapporti con una tempistica differenziata. Per questi motivi, al fine di evitare una disparità di trattamento di punteggio tra le categorie interessate e prevenire un contenzioso di rilevante entità, si ritiene necessario prevedere che i servizi svolti dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2001 e formalmente riconducibili o ai titoli di servizio B3 o a quelli B6 siano valutati con l’attribuzione del punteggio previsto per l’anno e per ogni mese o frazione di mese superiore a 15 giorni di cui al punto B3

Tutte le FAQ   

Ricordiamo che la scadenza per la presentazione della domanda è stata prorogata all’8 gennaio ore 14.

Azzolina e Manfredi in stand by, Mattarella li nominerà ministri solo a metà gennaio: ecco perché

da La Tecnica della Scuola

È decisamente lungo l’iter che porterà alla nomina ufficiale dei ministri dell’Istruzione e dell’Università, Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, attraverso il giuramento dinanzi al Capo dello Stato: secondo i calcoli della Tecnica della Scuola, prima di metà gennaio sarà molto difficile che ciò avvenga.

Perché non basta un Dpcm

Lo scoglio più grande per il via libera delle due nomine è l’approvazione di un decreto-legge che allarghi il numero dei ministeri: con l’avvio della XVI legislatura, avviata nell’aprile 2008, con a capo l’ultimo Governo Berlusconi, assieme alla limitazione del numero complessivo dei membri del Governo, è entrata infatti in vigore anche la riduzione del numero dei dicasteri, passati da 18 a 12, in base a quanto stabilito dalla legge finanziaria per il 2008 e dal successivo decreto-legge 85/2008. Poi, con la Legge 172/2009 è stato aggiunto il ministero della Salute, portando così il numero totale a 13. E sono quelli oggi ancora esistenti.

Per sforare il numero, portando i ministeri a quota 14 (e fare quindi spazio al dicastero dell’Università) non basterà quindi un più “sbrigativo” Dpcm, ma occorrerà un apposito decreto legge. Trattandosi poi di un provvedimento che porterà un incremento di spese pubbliche, poiché quello dell’Università è un ministero con “portafoglio”, non si esclude un coinvolgimento della Corte dei Conti.

L’iter dopo l’ok al decreto legge

Solo dopo il via libera delle risorse, si potrà quindi portare il decreto in Consiglio dei ministri. Ed è presumibile che ciò possa avvenire non prima della fine della prossima settimana, forse il 10 gennaio.

Ottenuto il lasciapassare del Cdm, il decreto legge potrà quindi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale: ipotizziamo che questo possa avvenire attorno al 14 gennaio.

Solamente a quel punto, dopo dunque la metà del mese, Azzolina e Manfredi potranno essere convocati al Quirinale, dal presidente Sergio Mattarella, su indicazione di Conte, dove potranno prestare giuramento ed ottenere la nomina finale.

I timori dei sindacati

Ad intuire l’allungamento dei tempi sono anche i sindacati, i quali contavano molto, a seguito dell’accordo preso il 19 dicembre scorso con l’allora ministro Lorenzo Fioramonti, nell’avvio di un confronto su una serie di tematiche, a partire dal 7 gennaio. Ora, però, con i ministri in stand by, rischia di saltare tutto.

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, dice, a questo proposito, che “va fatto tutto il possibile perché non ci siano eccessivi rallentamenti, che non avrebbero ragion d’essere: la sostanziale continuità di quadro politico e di assetto dell’Amministrazione vincola tutti al mantenimento degli impegni sottoscritti”.

I ringraziamenti del ministro a chi dà suggerimenti

In attesa di avere buone nuove sui tempi della sua nomina a ministro, sabato 4 gennaio la Azzolina ha ringraziato tutti coloro che in queste ore mi stanno scrivendo privatamente e pubblicamente per farmi gli auguri di buon lavoro, ma anche e soprattutto per mandare i loro suggerimenti per il mondo della scuola.

“Ci vuole un po’ di tempo per rispondere, me ne scuso. Ma dico davvero grazie per le proposte che sto ricevendo e che dimostrano quanta voglia di fare ci sia nella scuola. Ne ero già convinta, ne sto avendo ulteriore conferma. A riprova di quanto sia vivo il mondo dell’istruzione”, ha concluso Azzolina.

Un impegno importante

La Tecnica della Scuola ha infine valutato che l’impegno che attende la prossima ministra è imponente, poiché nel 2020 il Miur è chiamato a dirimere tantissime questioni: dal rinnovo del contratto, scaduto da oltre un anno e per il quale si profilano novità anche sul fronte normativo, all’avvio di tre concorsi, due per la secondaria (di cui uno riservato) e uno per il primo ciclo, alle nuove abilitazioni, dal precariato storico da cancellare ai troppi alunni per classe, fino alle tante nomine da realizzare e vertenze in atto da portare a termine.

Iscrizioni nuovo anno, si fa tutto via web fino al 31 gennaio: la metà degli studenti 14enni è indecisa

da La Tecnica della Scuola

È tutto pronto per le iscrizioni alle prime classi del prossimo anno scolastico, il 2020/2021, introdotta von la Circolare prot. n. 22994 del 13 novembre scorso. Dalle 8.00 di martedì 7 alle 20.00 di venerdì 31 gennaio 2020, sarà infatti possibile scegliere gli istituti scolastici che frequenteranno gli alunni dal mese di settembre.

La procedura per iscriversi

Il Miur ha confermato a famiglie e studenti che la procedura per inoltrare “la domanda è sempre via web tramite il portale Iscrizioni online”.

Per coloro che devono ancora “scegliere la scuola è a disposizione la nuova App del portale Scuola in Chiaro che permette di accedere con maggiore facilità alle principali informazioni sugli istituti”.

A questo proposito, il ministero ha predisposto in sito internet sulle Iscrizioni on-line 2020/2021, contenente anche la normativa aggiornata e una serie di guide e dei video tutorial utili alle famiglie.

Dallo stesso sito www.iscrizioni.istruzione.it è possibile inviare la domanda di iscrizione a scuola, non prima però di avere effettuato la preventiva registrazione al portale dedicato.

Per chi non ha pc e internet

A supporto delle famiglie che dovessero non riuscire ad iscrivere gli alunni o siano sprovvisti di computer o connessione internet, è possibile chiedere l’aiuto e il supporto delle segreterie degli istituti scolastici.

Si ricorda che il sistema di Iscrizioni online avvisa in tempo reale, tramite posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda.

Dal dicastero di Viale Trastevere ricordano che le iscrizioni a scuola sono obbligatorie per gli alunni delle classi prime della scuola primaria e della secondaria di I e di II grado.

Opzioni e particolarità

Oltre alla scuola prescelta (serve anche il codice), la famiglia ha facoltà di indicare anche uno o due istituti ulteriori, che il sistema telematico prenderà in considerazione, in subordine, qualora la prima scelta non dovesse essere esaudita per mancanza di posti.

La domanda di iscrizione deve essere inoltrata on line anche per i corsi di istruzione dei Centri di formazione professionale nelle regioni che hanno aderito alla procedura (Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto).

Per le scuole dell’infanzia la procedura rimane invece cartacea.

Resta facoltativa l’adesione al sistema di Iscrizioni online per gli istituti paritari.

La campagna informativa

Anche quest’anno, a partire dal 2 gennaio, è stata lanciata una campagna di comunicazione istituzionale per dare informazioni utili alle famiglie: dai passaggi principali della procedura per le iscrizioni online alle date utili per l’inoltro della domanda di iscrizione, al portale per effettuare la procedura.

La campagna è in onda sulle reti Rai (spot tv e radio), su La7 e sui canali social del Miur.

Tanti incerti per l’accesso alle superiori

Sulla scelta degli istituti superiori permane però ancora tanta incertezza: da una ricerca svolta su 4 mila studenti di scuola secondaria di primo grado (la cosiddetta terza media), condotta da Skuola.net, in collaborazione con Radio24, risulta che quasi la metà dei giovani chiamati ad individuare la scuola secondaria di secondo grado, il 44%, non ha ancora le idee chiare. Mentre l’anno scorso, quando le iscrizioni il dato degli indecisi si fermava al 36%.
E questo a dispetto del fatto che per quanto riguarda “l’orientamento, sembrano migliorare le attività organizzate dalle scuole: quasi 9 studenti su 10 (l’87%) hanno partecipato a incontri mirati (nel 2017 erano l’80%), con il 46% dei ragazzi ha partecipato a più di un’iniziativa, il 24% si è fermato al primo”.

Il sondaggio conferma, in generale, le preferenze degli anni passati: due studenti su tre “andranno al liceo, il 21% preferirà l’istituto tecnico, il 9% un istituto professionale, il 4% un corso regionale di formazione professionale”.

A livello territoriale, però, “al Sud resiste il blasone dell’istruzione liceale (ci andrà il 71%), mentre al Nord salgono le quotazioni degli istituti tecnici, più rivolti al mondo del lavoro”.

Giannelli (ANP): riconoscere il ruolo dei DS e l’impegno di tanti docenti

da La Tecnica della Scuola

Quali sono le priorità che la Ministra Azzolina dovrà affrontare nei prossimi mesi? Ne parliamo con Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi.

Presidente, il cambio del Ministro e la separazione di Istruzione e Università sono il fatto del giorno. Come commenta?

I due futuri Ministri sono entrambe persone che conoscono molto bene i loro mondi di provenienza e quindi sono fiducioso nel loro operato, riservandomi ogni giudizio di merito dopo che avranno avuto modo di agire in concreto.
Ritengo comunque positiva la separazione dei due dicasteri in quanto gli stessi sono caratterizzati da grande complessità e da specifici problemi.

A suo parere, su cosa dovrebbe concentrarsi l’attenzione del Ministro nei prossimi mesi?

Ritengo che qualsiasi dibattito serio sulla scuola non possa che partire prendendo in considerazione la centralità del ruolo del DS in quanto garante della qualità degli apprendimenti e responsabile della buona gestione delle istituzioni scolastiche autonome. Un ruolo che non viene messo in discussione in nessuna nazione evoluta ma che da noi, purtroppo, è talvolta aggredito con preconcetta ostilità anche da personaggi titolari di alte cariche istituzionali che giungono a qualificare la categoria dei dirigenti come “lobby”, nella accezione più negativa del termine, e a ritenerci addirittura “dannosi”. Si tratta di un comportamento inaccettabile, irresponsabile e privo di qualsiasi senso dello Stato.

E questo come si dovrebbe tradurre, in termini di gestione del sistema scolastico?

Nello specifico, il fatto che le risultanze delle rilevazioni OCSE-PISA siano costantemente insoddisfacenti da molti anni dovrebbe convincerci della necessità di cambiare qualcosa, alleggerendo il peso della burocrazia che incombe sui dirigenti – e sappiamo bene quanto si tratti di un peso gravoso, se solo pensiamo alla complessa e spinosa tematica della sicurezza – affinché gli stessi possano concentrarsi maggiormente sulla organizzazione della didattica e sul miglioramento degli apprendimenti.  A questo scopo, è essenziale anche che sempre più docenti si riconoscano nel paradigma culturale secondo cui l’attenzione va spostata dall’insegnamento all’apprendimento: anche se è vero che la qualità del primo è una condizione necessaria per quella del secondo, alla fine è questa che interessa davvero a noi tutti.

E qui, però, tocchiamo un punto delicato: come fare a riconoscere l’impegno e le competenze dei docenti, in modo condiviso e trasparente?

Qualsiasi lavoratore dipendente è tenuto a lavorare con adeguata diligenza secondo la generale previsione contenuta nell’articolo 2104 del codice civile. È lecito dunque chiedersi come fare a premiare l’impegno di chi supera la “normale” diligenza prevista dal codice e il bonus costituisce proprio la risposta a questa domanda, una volta che si identifichi il maggior impegno con la qualità. Purtroppo, anche su questo si accendono delle polemiche periodiche e pretestuose, oltre che prive di fondamento giuridico e scientifico.

Ma la scuola ha una sua specifica organizzazione, per esempio ci sono gli organi collegiali che non sono previsti in altri settori

E’ vero, ma resta il fatto che, per ottenere gli auspicabili miglioramenti della qualità del servizio, i dirigenti devono disporre di prerogative che consentano loro di incidere effettivamente sulla gestione scolastica: sotto questo punto di vista, va richiamata la rilevanza del bonus premiale. Il bonus, chiamato “premio di produttività” in altre amministrazioni pubbliche senza che nessuno si scandalizzi per questo, ha necessariamente carattere discrezionale in quanto rimesso alla valutazione del dirigente ed è funzionale al raggiungimento di quegli obiettivi gestionali assegnati al dirigente stesso.
Ritengo anche essenziale che si introduca nelle scuole – come in tutte le amministrazioni pubbliche – un vero e proprio middle-management per renderle effettivamente gestibili: oggi ogni dirigente deve occuparsi in media di 125 dipendenti e questo è materialmente impossibile. Così come è necessario consentire ai docenti più impegnati nella didattica di poter “fare carriera” per merito. Tutte idee pacificamente attuate all’estero ma che da noi sono un tabù culturale che dobbiamo superare.

Resta il fatto che il bonus premiale non è visto di buon occhio dai docenti

La realtà delle scuole è sotto gli occhi di tutti: vi sono tanti docenti che lavorano molto di più e molto meglio del “minimo sindacale” ed è quindi giusto, oltre che doveroso, che il dirigente li remuneri per il surplus di ore di lavoro e li “premi” per il surplus di impegno e diligenza. Questo punto di vista è condiviso da tanti docenti che credono in una scuola migliore e che lavorano per renderla tale.

Sul piano operativo, cosa si aspetta dalla Ministra Azzolina?

Per quanto riguarda la neo Ministra Azzolina, ci attendiamo che tenga fede all’impegno – assunto dal MIUR il 29 ottobre 2019 – in materia di sicurezza e auspichiamo finalmente che tenga nella dovuta considerazione il ruolo strategico della dirigenza delle scuole: senza una dirigenza forte e sostenuta dall’Amministrazione, non avremo alcuna speranza di raggiungere, ed eventualmente superare, l’esempio dei migliori sistemi educativi esteri.