EDILIZIA SCOLASTICA

EDILIZIA SCOLASTICA, GILDA: ALLARME CROLLI, INTERVENIRE SUBITO

“I nostri studenti rappresentano il più grande patrimonio dell’Italia e, come dimostrano le tragedie sfiorate di questa mattina a Massa Carrara e a Sassari, è urgente un piano straordinario di investimenti per metterlo in sicurezza e ristrutturare gli edifici scolastici”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito ai crolli dei solai avvenuti oggi in una classe del liceo pedagogico ‘Giovanni Pascoli’ di Massa e in una scuola dell’infanzia di Sassari.
“Un ritorno sui banchi – commenta Di Meglio – che ha rischiato di trasformarsi in dramma e che si aggiunge ad altri episodi analoghi verificatisi con allarmante frequenza nei nostri edifici scolastici. Da molto tempo, ormai, denunciamo l’inadeguatezza strutturale di tante scuole italiane che, oltre all’incolumità di alunni e docenti, compromette anche l’aspetto didattico”.
“Un intelligente piano di investimenti dedicato alla ristrutturazione e all’adeguamento funzionale degli edifici scolastici può essere un volano importante per lo sviluppo economico del Paese, soprattutto se libero dai vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea. Occorre che la politica – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – trovi la modalità adatta per superare due tradizionali grandi barriere che in Italia spesso ostacolano i processi di rinnovamento: le pastoie burocratiche e il rischio corruzione”. 

Slitta l’incontro sui precari

 Scuola: slitta l’incontro del 7 gennaio sui precari. I tempi del confronto vanno rispettati per garantire le immissioni in ruolo del prossimo anno

Come era prevedibile, lo spacchettamento del MIUR con il decreto che dovrebbe essere approvato entro la fine della settimana e il successivo giuramento dei due nuovi ministri, ha rallentato la tabella di marcia concordata nell’accordo siglato dai sindacati di settore e il ministro Fioramonti il 19 dicembre scorso.

E’ necessario riprendere il confronto con celerità in quanto la tempistica degli incontri stabilita dall’accordo era volta ad assicurare l’avvio dei concorsi in tempo utile per garantire le immissioni in ruolo del prossimo anno scolastico.

Diversi sono i temi sul tavolo e tutti richiedono soluzioni in tempi brevi: innanzitutto l’articolazione del concorso straordinario, rispetto al quale chiediamo la pubblicazione della banca dati dei test, la definizione del punteggio riservato al servizio, la tempistica di svolgimento e le modalità di partecipazione.

Nei prossimi anni, per effetto dei pensionamenti, avremo un forte turn-over nel corpo docente, che deve rappresentare l’occasione per rinnovare la scuola e la didattica.

La professione insegnante in questi anni è stata mortificata dal precariato, dalla burocratizzazione del lavoro e dal succedersi di riforme sbagliate: oggi bisogna ripartire da un solido sistema di formazione e abilitazione accessibile senza ostacoli ai docenti con esperienza o di ruolo e aperto anche ai neo laureati, ricorrente con periodicità nel tempo e capace di fornire quel bagaglio di competenze didattiche innovative che permettono all’insegnante di non sentirsi un ripetitore dei saperi, ma un ricercatore che ogni giorno sperimenta con la didattica.

Ci auguriamo che il governo sappia cogliere questa occasione e valorizzare il confronto con le forze sociali come elemento positivo al servizio del sistema di istruzione del Paese.

I disabili e quella sentenza del Consiglio di Stato

da Formiche

I disabili e quella sentenza del Consiglio di Stato

Alessandra Servidori

Sono oramai frequenti le sentenze che, dirette a definire tali diritti inalienabili, restano inascoltate. Eppure… 

Chi si occupa dei diritti delle persone disabili? Sono oramai frequenti le sentenze che, dirette a definire tali diritti inalienabili, restano inascoltate. Dopo la Sentenza 2 marzo 2011 n.8254 della Corte di cassazione che specifica “a nessuno sia consentito di anteporre la logica economica alla logica della tutela della salute, né diramare direttive che pongano in secondo piano le esigenze dell’ammalato, dopo la famosa Sentenza 275/2016 della Corte Costituzionale che si era espressa severamente stabilendo che “è la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionare la doverosa erogazione”, interviene nuovamente il Consiglio di Stato.

Che (sebbene utilizzi un lessico non conforme alla definizione della Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità) con la sentenza n. 1 del 2 gennaio 2020, afferma che “i disabili vanno assistiti e basta. La loro assistenza non può dipendere né dalle risorse finanziarie disponibili, né dai posti presso le strutture sem-iresidenziali”. Sentenza questa che si preannuncia come un serio problema di bilancio per quelle Pubbliche amministrazioni, anche centrali, che considerano la disabilità un costo tra le varie ed eventuali (del bilancio) . Il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’incompleto inserimento di un minore (3 giorni su 5) in un centro diurno, perché l’Asl non aveva disponibilità economiche e si era limitata a formare una lista di attesa, erogando un contributo parziale, previsto dalla Regione Veneto a sostegno delle disabilità.

Sono stati i genitori di un minore disabile al 100% e non autosufficiente, hanno chiesto l’annullamento del provvedimento del 25 ottobre 2017 con il quale l’azienda U.L.S.S. N. 6 del Veneto aveva rigettato la loro istanza-diffida del 25 settembre 2017 per “l’immediato inserimento del minore in un Centro diurno al fine di permetterne la tempestiva fruizione” e a ottenere dall’azienda il risarcimento dei “danni, patrimoniali e non patrimoniali, cagionati e cagionandi per un importo non inferiore a 25.000 euro”. L’Azienda sanitaria, respingendo la richiesta, ha sostenuto di essere “tenuta a garantire i livelli essenziali di assistenza socio sanitaria nel rispetto dei vincoli di bilancio assegnati annualmente dalla Regione e dalla Conferenza dei Sindaci”.

Il Tar aveva dato ragione all’azienda, sostenendo che anche il diritto alla salute deve essere bilanciato e contemperato con altri beni di rilevanza costituzionale (come in questo caso l’equilibrio del bilancio pubblico e, in particolare, del bilancio regionale), ma il Consiglio di Stato non è dello stesso avviso In vero il Consiglio di Stato si era già pronunciato con la Sentenza n. 842/2016, rimasta anch’essa inascoltata, sempre in materia di diritti delle persone con disabilità. Quella sentenza del 2016 aveva, ed ha, anch’essa una vasta portata tesa ad incidere sulla formazione del bilancio dello Stato perché incide in materia di requisiti per l’accesso alle misure socio assistenziali legate al parametro Isee. La sentenza del Consiglio di Stato nel rigettare il ricorso della presidenza del Consiglio dei ministri contro diverse pronunce del Tar che davano ragione alle persone con disabilità, stabiliva che «le indennità riconosciute ai disabili non sono reddito.

Si deve quindi trovare il modo di scorporare tali somme dalla giacenza media del conto corrente che è uno dei parametri per determinare l’Isee. Ma come tutti sanno una sentenza, nemmeno se ripetuta, fa la Legge ed occorreva, così come ancora occorre urgentemente, l’ntervento risoluto del legislatore per tradurre in norma di legge, ma che sia cogente per tutte le pubbliche amministrazioni dello Stato, la statuizione del giudice. La questione ora passa al Parlamento affinché batta un colpo e dia un segnale per il recepimento immediato delle sentenze delle alte magistrature in materia di diritti delle persone con disabilità.

Quali novità per la scuola

Quali novità per la scuola nelle leggi di fine anno

Il 2019 si è concluso con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di due provvedimenti di interesse per la scuola: la Legge 20 dicembre 2019, n. 159 di conversione del decreto-legge 126/2019, recante misure urgenti sulla scuola (Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2019, n. 303) e la Legge 27 dicembre 2019, n. 160 – Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2019, n. 304).

Il primo provvedimento prevede due procedure di assunzione per i docenti che abbiano prestato servizio per almeno tre anni (un concorso ordinario e uno straordinario per 24.000 docenti ciascuno) e una procedura per la sola abilitazione. Il reclutamento di nuovi docenti è fondamentale per garantire la regolarità del servizio di istruzione ma non concordiamo sulla modalità di selezione che prevede una prova scritta costituita da quesiti a scelta multipla su argomenti afferenti alle classi di concorso ed alle metodologie didattiche.

Ad avviso dell’ANP sono novità positive l’introduzione delle competenze relative alla didattica digitale e al coding, in quanto recepisce quella che è ormai una irrinunciabile esigenza di modernità, e il vincolo per i neoassunti a permanere nella scuola di assegnazione per cinque anni, in quanto favorisce la continuità didattica. Entrambe le previsioni potranno contribuire al miglioramento della qualità dell’offerta formativa delle scuole. Accogliamo, inoltre, con favore l’aumento a 146 dei dirigenti tecnici che saranno assunti mediante concorso, dato che il loro numero attuale è assolutamente insoddisfacente per le necessità del sistema d’istruzione, come l’abolizione della norma che prevedeva l’obbligo di rilevare la presenza con impronte biometriche. Su questo punto, ricordiamo il fermo e costante impegno dell’ANP.

Con riguardo alla Legge di bilancio, è degna di attenzione la possibilità di destinare anche alladeguamento e alla messa in sicurezza, nonché allefficientamento energetico delle scuole, i fondi destinati a comuni, province e città metropolitane. Viene, inoltre, istituito nello stato di previsione del Ministero dell’interno il fondo «Asili nido e Scuole dell’infanzia» finalizzato al finanziamento degli interventi relativi ad opere di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici di proprietà dei comuni destinati ad asili nido e scuole dell’infanzia.

Ci siamo già occupati in un precedente comunicato delle modifiche relative al “bonus” docenti: il fondo premiale istituito con la L. 107/15 non ha più vincolo di destinazione, si apre quindi alla possibilità che le somme prima destinate alla valorizzazione della professionalità docente siano utilizzate per finalità diverse e destinate anche al personale ATA. Non condividiamo questa modifica che espressamente riduce la portata di una delle poche forme di riconoscimento del merito esistenti nella scuola, utile al miglioramento qualitativo del servizio. I dirigenti scolastici potranno comunque prevedere, all’interno della propria proposta contrattuale, una somma di carattere premiale per continuare a valorizzare le prestazioni dei docenti.

Trova soluzione nella legge di bilancio, grazie alla pressante azione dell’ANP, la criticità relativa all’eventuale incapienza del Fondo Unico Nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici, conseguente alle numerose immissioni in ruolo di neo-dirigenti dello scorso settembre. A decorrere dal 2020, infatti, si stanziano 30 milioni annui da destinare al FUN, adeguandolo al nuovo organico. Naturalmente questo è solo un ulteriore passo, dopo quello relativo all’equiparazione della retribuzione di posizione parte fissa, verso l’obiettivo ANP della totale equiparazione della retribuzione dei dirigenti della scuola a quella degli altri dirigenti della stessa area contrattuale.

Sono inoltre disposti alcuni stanziamenti specifici per la formazione dei docenti in materia di inclusione, di prevenzione e contrasto al bullismo e cyberbullismo, per aumentare l’organico dei docenti della scuola dell’infanzia e di sostegno, per incrementare le risorse destinate all’innovazione didattica e digitale e alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità.

A. Parente, ICF

A. Parente, ICF per un’educazione inclusiva
ed. dal Sud, Bari 2019

Il testo, pervaso di speranza pedagogica, analizza le potenzialità e le difficoltà insite nell’uso della classificazione ICF ed ICF-CY, analizzate negli aspetti teorici, pedagogici e didattici.

Il volume propone un graduale approccio alla terminologia, alla codifica e alla decodifica dell’ICF-CY ed un modello di PEI, quale occasione per sperimentare tale classificazione, affinché tutti possano realizzare il proprio progetto individuale in una visione  sistemica, inclusiva ed ecologica.

Rivolto a tutti i docenti in servizio, a quelli che aspirano ad esserlo, a tutti coloro che sono sensibili a queste problematiche, il testo si pone quale “bussola” per migliorare la qualità dell’inclusione e per “orientare” la  proposta educativa in una direzione progettuale che ponga ciascun uomo al centro della società autenticamente educanda e ne promuova l’empowerment.


L’autrice Antonietta Parente, docente, formatrice, e-tutor,  appassionata di problematiche educativo-didattiche, ha elaborato numerosi  contributi su tematiche educativo-didattiche, pedagogiche e metodologiche pubblicati in riviste specialistiche.

Per l’Edizioni dal Sud, nel 2014 ha pubblicato il volume Una scuola inclusiva. Principi, processi, protagonisti, problematiche, progettazioni.

Atenei a corto di nuovi iscritti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

I primi dati sulle immatricolazioni all’università non lasciano ben sperare. Nell’anno accademico 2019/2020 si registrano 264mila matricole negli atenei statali contro le 266mila del 2018/19. Tengono le lauree scientifiche mentre crescono le umanistiche.

C’è un merito da riconoscere alla mini-crisi post manovra, che ha portato alle dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti e alla divisione del Miur in due dicasteri (Scuola e Università) affidati rispettivamente alla sottosegretaria Lucia Azzolina e al presidente dei rettori Gaetano Manfredi: aver riportato al centro del dibattito politico, almeno per qualche giorno, il futuro degli atenei italiani. Una realtà che, complice la ristrettezza di risorse pubbliche a disposizione, fa fatica a lasciarsi la crisi alle spalle. Come dimostrano i primi dati provvisori sulle immatricolazioni all’anno accademico 2019/2020. Le iscrizioni, infatti, non decollano. Restringendo l’analisi alle sole accademie statali – che in questa fase dell’anno presentano numeri più strutturati rispetto alle private e alle telematiche – le matricole risultano addirittura in calo da 266mila a 264mila. Una diminuzione che, se venisse confermata dalle rilevazioni definitive, non potrebbe passare sotto silenzio. Specialmente in un Paese come l’Italia che, annuario statistico Istat alla mano, registra più cittadini con la licenza elementare (il 17% degli over 15) che con la laurea (il 14,7%).

Matricole in calo

Pur con tutte le avvertenze del caso visto che si tratta di stime aggiornate al 30 dicembre scorso i primi numeri sul 2019/20 non lasciano ben sperare. Almeno negli atenei statali la ripresa delle immatricolazioni che si è registrata negli ultimi tre anni accademici rischia di fermarsi. Dai 266.532 “primi ingressi” nel sistema universitario registrati l’anno scorso siamo passati a 264.639, con una discesa dello 0,7 per cento. Ad aumentare le preoccupazioni intervengono anche le prime proiezioni relative alle università non statali che citiamo per completezza di informazione ma che vanno prese ancora di più con le pinze. Stiamo parlando di 17.835 matricole a fronte delle 20.215 del 2018/19. Una platea a cui andrebbero aggiunti anche gli immatricolati agli atenei telematici, che risultano però ancora più difficili da inquadrare in questa fase dell’anno e che dunque omettiamo.

Bene le lauree scientifiche

La fotografia che pubblichiamo qui accanto consente anche di abbozzare un bilancio sulle preferenze dei neostudenti. Mettendo da parte il lieve calo dell’area sanitaria, che per effetto dei tradizionali “tempi supplementari” dovuti a scorrimenti di graduatoria o ricorsi alla fine potrebbe anche cambiare verso e virare in positivo, a balzare agli occhi è innanzitutto la tenuta dei corsi scientifici (0,2%). Degna di nota, ad esempio, è la crescita degli iscritti a tutte le classi di laurea ingegneristiche oppure alle scienze “di tendenza” come quelle ambientali o informatiche. Laddove sembrano segnare il passo le scienze “dure” come fisica e chimica.

Non mancano poi le sorprese. Basti pensare alla perdita di appeal dell’area economico-sociale- giuridica che al momento lascia sul terreno il 3,8% delle immatricolazioni alle università statali rispetto a un anno prima. Un risultato che sconta le concomitanti crisi di “vocazioni” registrata per le scienze sociali (psicologia, sociologia, scienze politiche) con quelle relative a economia e a giurisprudenza (sia triennale che magistrale). Fino alla sorprendente impennata delle lauree umanistiche (+3,3%) che arrancano sul mercato del lavoro ma continuano a intercettare i favori delle matricole. Un mismatch nel mismatch.

Manfredi: servono più studenti dai tecnici e professionali

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

«Penso che questi dati non siano ancora completi, perché in genere i numeri sulle immatricolazioni si stabilizzano a febbraio-marzo, ma meritano comunque attenzione». Interpellato dal Sole 24 Ore del Lunedì sul calo delle matricole in atto il neoministro dell’Università, Gaetano Manfredi, esordisce così. Forte di una profonda conoscenza del nostro sistema universitario derivante dai sei anni trascorsi alla guida della Federico II di Napoli e alla presidenza della conferenza dei rettori italiani.

Che ci dicono questi numeri?
Che il sistema universitario sulle iscrizioni complessivamente tiene, ma non si espande quanto sarebbe necessario. Anche perché credo che cominci a risentire del calo demografico nel Paese. Per questo credo che servano politiche mirare per ampliare l’accesso all’università.

In che senso mirate?
Ci sono due tipi di problemi. il primo è che nelle aree più deboli serve un diritto allo studio più forte in grado di abbattere le barriere economiche. E poi c’è il tema della grande prevalenza di studenti liceali tra gli iscritti all’università. Quindi abbiamo la necessità di avviare dei percorsi in grado di intercettare gli studenti provenienti dagli istituti tecnici e professionali.

Finora le lauree professionalizzanti non hanno avuto grande successo e la separazione con gli Its non ha aiutato.

Penso che serva un progetto complessivo per portare all’università gli studenti dei tecnici e dei professionali. Anche se le lauree professionalizzanti esistono da appena due anni, da presidente Crui non ho mai parteggiato per le une o gli altri. Serve un’idea condivisa che metta insieme i vari pezzi dell’offerta formativa.

Quale sarà il suo primo atto da ministro in questa direzione?

Penso che un altro tema molto importante sia quello di aumentare gli iscritti alle lauree scientifiche per andare incontro al fabbisogno del sistema industriale. Insieme alle associazioni di categoria ragionerò su come incentivarle.

Fino al 31 gennaio 1,5 milioni di ragazzi alla scelta della scuola

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Il conto alla rovescia è terminato. Da questa mattina alle ore 8, e fino alle ore 20 del 31 gennaio, è possibile iscrivere gli studenti al nuovo anno scolastico, il 2020/2021. La procedura, rinnovata nel 2012 dall’ex ministro Francesco Profumo, è sempre via web tramite il portale Iscrizioni online nelle scuole statali, in quelle paritarie che hanno scelto questa opzione e nei centri di istruzione e formazione professionale delle Regioni aderenti (Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto). Per le scuole dell’infanzia la domanda è invece cartacea.

Le operazioni interessano circa 1,5 milioni di famiglie e ragazzi; chiamati a segnarsi alla prima classe di ogni ciclo scolastico; dal secondo anno in poi questo adempimento avviene in automatico (lo fa, cioè, direttamente l’istituto).

«Le iscrizioni sono un momento importante per studenti e famiglie – sottolinea al Sole24Ore la neo ministra designata dell’Istruzione, Lucia Azzolina, oggi al lavoro nei propri uffici per garantire la continuità dell’amministrazione –. Soprattutto per chi deve scegliere la scuola di secondo grado e cominciare ad affacciarsi al proprio futuro, anche lavorativo. A questo proposito va ricordato con chiarezza ai ragazzi e ai loro genitori che non esistono scuole o indirizzi di serie A e serie B. Abbiamo un sistema che va migliorato, ma che funziona. A chi deve scegliere dico: fatelo in base alle vostre aspirazioni e inclinazioni, ma con un occhio anche al mercato del lavoro».

Il primo passo, già attivo dallo scorso 27 dicembre e per il tutto il mese di gennaio, è la registrazione al sito ministeriale, www.iscrizioni.istruzione.it. Per farla, occorrono due cose: una mail personale e un documento, con il codice fiscale, da tenere a portata di mano. Chi ha già effettuato la registrazione negli anni precedenti (ad esempio, per iscrivere un precedente figlio) può recuperare le credenziali utilizzate in passato. Tutto è ancora più facile per chi ha una identità digitale Spid (Sistema pubblico di identità digitale): in questo caso l’accesso è diretto. Le famiglie sprovviste di internet o in difficoltà potranno recarsi a scuola, dove saranno aiutate nell’operazione.

Terminata la registrazione, scatta l’iscrizione online vera e propria (è bene prendersi tutto il tempo necessario, non è un click day). Per effettuarla, bisogna scegliere l’istituto (utili informazioni si possono trovare sul portale Scuola in Chiaro). È necessario, poi, procurarsi il codice meccanografico della scuola di riferimento per poterlo inserire nella domanda. In caso di richieste in eccesso l’alunno viene reindirizzato verso le altre scuole indicate in sede di domanda: si possono elencare, in tutto, fino a tre istituti, in ordine di preferenza. Nella domanda si può indicare anche l’orario settimanale, compreso il tempo pieno o quello prolungato, che sarà concesso solo se servizi e strutture lo consentono. Le famiglie possono seguire via mail l’iter. E saranno avvisate dell’accettazione, senza doversi recare a scuola. Se si sbaglia a procedura di iscrizioni aperta, si contatta l’istituto a cui è stata inoltrata la domanda, chiedendone la restituzione, e dopo le modifiche, la si inoltra di nuovo. Se si cambia idea prima dell’inizio del nuovo anno o ad anno inoltrato, la famiglia deve chiedere il nulla osta per ottenere il trasferimento.

Il Miur a supporto dello studio della letteratura meridionale e al femminile

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Con la nota n. 25184 del 23 dicembre 2019 la Direzione generale per gli ordinamenti del Miur interviene dopo le segnalazioni pervenute da più soggetti sulla necessità di approfondire, nei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado e in particolare nell’ultimo anno di corso, lo studio della vita e delle opere di autori nati in regioni del Sud Italia e di autrici italiane, poiché non adeguatamente rappresentati nella sezione dedicata alla Lingua e letteratura italiana delle “Indicazioni nazionali per i Licei”, approvate con Dm n. 211/2010.

La questione
Il testo delle “Indicazioni” cita, infatti, diciassette autori del pieno novecento, nessuno dei quali nato a sud di Roma, tutti uomini (Ungaretti, Saba, Montale, Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto, Gadda, Fenoglio, Calvino, P. Levi, Pavese, Pasolini, Meneghello) e solo una donna, Elsa Morante. Una scelta che emargina gli scrittori meridionali del ‘900 e le scrittrici.

Indicazioni nazionali e autonomia delle scuole
Come già precisato in altre occasioni, la circolare ricorda che le Indicazioni nazionali hanno un valore orientativo e non prescrittivo per i singoli docenti e gli organi collegiali delle scuole che predispongono, in piena autonomia, i curriculi di letteratura, anche tenendo conto delle specifiche caratteristiche e peculiarità territoriali. Nelle stesse Indicazioni nazionali si legge che, oltre a quelli esplicitamente menzionati, ogni docente potrà scegliere in autonomia altri autori e testi in ragione dei percorsi che riterrà più proficuo mettere in particolare rilievo. In pratica, ogni scuola può apportare regolazioni e personalizzazioni in maniera da rendere il curricolo corrispondente alle specifiche esigenze di ogni contesto e di ogni istituzione scolastica.

L ente d’ingrandimento su autori meridionali e di autrici
Per sottolineare l’attenzione del Miur verso l’intero patrimonio letterario e artistico nazionale, riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, la nota formula un preciso invito: considerato il novero di scrittrici e di scrittori italiani, le istituzioni scolastiche di tutti i percorsi di scuola secondaria di secondo grado sono invitate a creare situazioni di studio, di ricerca e di confronto didattico, sia per i docenti sia per gli studenti, che abbiano come riferimento anche gli autori meridionali e le autrici.

Olimpiadi di italiano
Con l’occasione, la nota preannuncia che le Olimpiadi di italiano che si terranno nel corso del 2020 e le Giornate della lingua italiana ad esse collegate, potranno avere ad oggetto testi tratti da opere di autori meridionali e autrici.

Scuola, concorsi in ritardo: record di 250 mila supplenti. Sindacati: «Serve piano Marshall»

da Il Mattino

Numeri disastrosi per la scuola. Oltre 250 mila supplenti annuali nelle scuole italiane da settembre prossimo che si aggiungono ai 40 mila precari che già oggi sostituiscono i prof per brevi e brevissimi periodi di assenza: il prossimo anno scolastico rischia di vedere esplodere ai livelli massimi il fenomeno della “supplentite”. Ai numeri già preoccupanti di oggi (sono oltre 185 mila i docenti con cattedre annuali e 40 mila i supplenti temporanei) si aggiunge quota 100 che porterà in 10 anni all’uscita del 50% del corpo insegnanti. Ma soprattutto – questo è il timore da più parti – rischiano di non arrivare in tempo i due concorsi, ordinario e straordinario, per la scuola secondaria, che avrebbero dovuto portare in cattedra in tempi brevi quasi 50 mila docenti.

La pubblicazione dei bandi per i due concorsi – rispettivamente da circa 25 mila posti ciascuno – era già attesa per la fine dello scorso anno. Le dimissioni dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e la decisione del governo di spacchettare il Miur, Istruzione da una parte, Università e Ricerca dall’altra, con la nomina dei due ministri designati ancora in stand bye – Lucia Azzolina per la scuola e Gaetano Manfredi per università e ricerca – ha allungato ulteriormente i tempi. «Serve un Piano Marshall per la scuola – sostiene Maddalena Gissi, leader della Cisl Scuola – la rivisitazione di un modello di reclutamento strutturale è urgente». Gissi, con i segretari di Flc Cgil e Uil Scuola, Francesco Sinopoli e Pino Turi, chiede con forza un confronto con il Miur sui contenuti del concorso straordinario, così come prevedevano gli impegni presi. «Vogliamo che il testo sia presentato alle organizzazioni sindacali per il confronto e per le modifiche che si devono eventualmente apporre», spiegano i sindacalisti.

Solo un timing molto stretto può permettere di portare in cattedra, il primo settembre, i 25 mila nuovi docenti del concorso straordinario: entro la metà di febbraio dovrebbero essere presentate le candidature, le prove andrebbero svolte entro l’inizio dell’estate. Il concorso ordinario prevede invece tempi lunghissimi di svolgimento, non meno di 2-3 anni tra creazione delle commissioni, svolgimento delle prove scritte e orali, correzioni, ricorsi e incarico ai vincitori.

È inoltre imminente la pubblicazione del bando per il concorso Infanzia e Primaria – l’11 giugno scorso il Consiglio dei Ministri aveva approvato il Dpcm in cui si autorizzava l’avvio delle procedure per il reclutamento di 16.959 posti di maestri, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022 – ma al momento sembra assai improbabile, se non impossibile, che al prossimo settembre possano esserci le nomine dei vincitori. Da far partire è infine anche il concorso per gli insegnanti di religione, che è stato previsto – come i due concorsi ordinario e straordinario – dal decreto legge, diventato legge, cosiddetto ‘salva precarì ma che è ancora tutto da definire.