Ma che bel Paese

Ma che bel Paese

di Vincenzo Andraous

Alla faccia del paese delle meraviglie, dei santi, poeti e navigatori, sui luoghi di lavoro si muore un giorno si e l’altro pure, sulle strade i corpi accatastati di uomini e donne senza vita non si contano più, così le donne prese a botte, accoltellate e ammazzate per delirio di onnipotenza ormai divenute incontabili,  overdose e coma etilici di giovani e meno giovani all’ordine del giorno, le carceri endemicamente sovraffollate, ma come niente fosse si passa il tempo a fare propaganda elettorale, a rinfacciare e accusare a questo e a quello, con l’intento neppure troppo celato di  giungere come ogni altra volta a una furbesca autoassoluzione. Mentre tutto ciò accade ci sono gli adolescenti come plotoni di esecuzione, i giovanissimi sono carte assorbenti, osservano e  imparano dal mondo adulto infantilizzato, dopodichè eccoci tutti pronti a parlare di bullismo ed eroi di cartone, furbi e codardia sospesa a mezz’aria, una dimensione di imbecillità con la patente a punti di bravi ragazzi, C’è davvero la sensazione urticante di un  presente dove scuola e famiglia appaiono prive di allenatori alla vita, perché dispersi dalla delegittimazione. In compenso c’è invece all’occorrenza un recinto dove incontrarsi per scontrarsi, in preparazione del botto finale da pagare al destino sempre in agguato. Le teorie si sprecano nei riguardi della trasgressione, della violenza giovanile, un dispendio inusitato di tautologie inconcludenti, per cui chi sta in cattedra ritiene di educare solamente gli altri, negando la necessità di doversi formare e rinnovare a un nuovo “sentire educativo “. C’è una società scollata e contrapposta, gli slogan arrembanti e la cartellonistica d’accatto  tentano di nascondere  un feroce disamore adulto, che permette fughe in avanti a quanti pensano di aggiustare la propria personalità inadeguata, con la prepotenza degli atteggiamenti omertosi, che mettono in “sicurezza “ i pochi “duri” dell’ultimo banco, mimetizzati dietro ai tanti in-consapevoli complici di molteplici vigliaccate.. Noi continuiamo a smanettare sui social, a fare i tuttologi, a origliare nei buchetti delle serrature, a sparare sulla croce rossa, in fin dei conti il tempo è quello che è,  meglio quindi la strada più breve degli autorevoli assolutori, ognuno indaffarato a delineare la soglia minima di attenzione, ciascuno a definire e licenziare come  bravate le future scivolate. Forse per arginare lo scempio, le tragedie, i feriti, gli scomparsi, non serve assumere quel falso interventismo di un momento, forse per rendere meno insopportabile il dolore e le sofferenze imposte agli innocenti occorre trovare il tempo per guardare negli occhi il male della trascuratezza, della indifferenza, non certamente ereditata dalle fatiche e dai sacrifici altrui.

Due ministri nel palazzo di Trastevere,il decreto divide Istruzione e Università

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Dopo un matrimonio di quasi 12 anni, per la verità caratterizzato da tanti bassi e pochi alti, Scuola e Università stanno per lasciarsi. A sancire il divorzio sarà il Consiglio dei ministri in programma oggi pomeriggio con un decreto legge che, da un lato, porterà da 13 a 14 il numero di ministri con portafoglio del governo Conte-bis e, dall’altro, darà il “la” alla nomina dei due titolari in pectore: la sottosegretaria pentastellata Lucia Azzolina e il rettore Gaetano Manfredi. I quali – ed è la prima volta che accade – saranno chiamati a condividere lo stesso stabile. Entrambi avranno un ufficio nella sede del Miur di viale Trastevere.

È questo il primo risultato delle riunioni tecniche che si sono svolte nei giorni scorsi e che hanno posto le basi per la riorganizzazione del Miur. Azzolina, a cui andrà l’Istruzione, subentrerà a Fioramonti nell’ufficio al secondo piano che in tempi passati è stato di Benedetto Croce e Giovanni Gentile mentre Manfredi (Università e Ricerca) occuperà il terzo. Dove saranno ubicati gli uffici del suo staff.

A definire il costo dell’operazione “spacchettamento” sarà il testo definitivo del Dl odierno. Il testo di entrata al pre consiglio di ieri sera lasciava ancora in bianco la cifra. Per cercare di limitare al minimo l’impatto finanziario dell’operazione verranno ridotti i dipartimenti rispetto a oggi. Da tre si passerebbe a due, entrambi in carico al ministero dell’Istruzione. Che potrà avere, sempre per effetto della stessa bozza, fino a 23 direttori generali (capi dipartimento inclusi). Per università e ricerca non ci sarebbero invece dg ma un segretario generale e fino a un massimo di sei uffici dirigenziali generali. Ogni dicastero a quanto pare avrebbe poi un proprio capo di gabinetto. Con Luigi Fiorentino in predicato di restare al suo posto e continuare a occuparsi della parte Scuola.

Il provvedimento tratteggia poi una prima divisione di competenze tra le due amministrazioni. La “macchina” guidata da Azzolina si occuperà dei temi collegati alle scuole di ogni ordine e grado: dal personale, agli studenti ai programmi di studio eccetera. Con una novità non di poco conto: dovrebbe gestire anche gli Istituti tecnici superiori, nonostante si tratti di un ramo della formazione post diploma. Con una delega ad hoc che potrebbe essere affidata alla viceministra Pd, Anna Ascani. Manfredi invece, coadiuvato dal sottosegretario Peppe De Cristofaro (Leu), si concentrerà invece su università e alta formazione coreutica e musicale. Oltre alla Ricerca.

La strada che porta allo spacchettamento del Miur non si esaurisce con il decreto legge di oggi, e con la sua successiva pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Per far decollare le nuove strutture sono infatti necessari i regolamenti di organizzazione dei due dicasteri che vanno adottati entro il 30 giugno 2020. Nelle more, nel decreto legge è scritto che il personale degli uffici di diretta collaborazione è stabilito, transitoriamente, in 130 unità per il ministero dell’Istruzione e in 60 unità per quello dell’Università e ricerca.

Se tutto filerà liscio, Azzolina e Manfredi, completati tutti gli adempimenti procedurali-amministrativi, potrebbero giurare nelle mani del Capo dello Stato a inizi della prossima settimana.

L’insediamento ufficiale dei nuovi ministri farà ripartire i dossier sulle scrivanie. I due più urgenti riguardano la scuola, e sono l’indizione dei due nuovi concorsi per stabilizzare oltre 48mila cattedre e la partita del rinnovo del contratto del maxi comparto Istruzione e ricerca. Che, a dispetto del dicastero, al momento non sembra destinato a subire spacchettamenti.


Telegramma dei sindacati al premier e al neoministro per chiedere un incontro urgente

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Le segreterie nazionali di Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Federazione Gilda-Unams, riunite congiuntamente, esprimono forte preoccupazione riguardo alla procedura e ai tempi con cui si sta realizzando il passaggio di testimone alla guida del ministero dell’Istruzione.
In un telegramma inviato al presidente del Consiglio e ministro ad interim del Miur, Giuseppe Conte, hanno chiesto un incontro urgente per l’attivazione dei tavoli previsti dagli accordi sia pure in attesa del giuramento dei nuovi ministri.

I segretari generali dei cinque sindacati, nel fare il punto della situazione alla luce del cambio al vertice di viale Trastevere e degli impegni presi dall’ex titolare del Miur, denunciano la gravità del ritardo che sta incidendo in termini negativi sulle procedure attuative degli accordi sottoscritti tra il Governo e le organizzazioni sindacali, intese che hanno determinato la sospensione delle iniziative decise nell’ambito dello stato di agitazione.

L’attività di confronto può essere attivata, a parere dei sindacati, anche nelle more dell’avvicendamento al vertice del dicastero, per il rispetto degli impegni e dei tempi di attuazione degli accordo sottoscritti.

La scuola – affermano i sindacati – non può essere messa in stand-by: è la politica che deve rispettare i tempi della scuola e non viceversa. Il ritardo che sta subendo l’iter dei bandi del concorso ordinario e di quello straordinario, che meritano insieme alle procedure di abilitazione un approfondito confronto di merito, rischia di far slittare la stabilizzazione dei precari e far partire il prossimo anno scolastico con un numero di cattedre scoperte ancora più alto.

È urgente che il Governo si faccia carico concretamente del fenomeno del precariato nella scuola, che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti: mortifica migliaia di insegnanti, mina la continuità didattica e pregiudica il diritto all’istruzione di studentesse e studenti.

Fondamentale, inoltre, accelerare anche la procedura per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, reperendo le risorse economiche necessarie per colmare il divario tra le retribuzioni del personale del comparto Istruzione e Ricerca e quelle del resto del pubblico impiego, con l’obiettivo strategico di allineare gli stipendi di tutto il personal, a partire dai docenti, a quelli dei loro colleghi europei.

I segretari generali dei cinque sindacati più rappresentativi del comparto si dicono pronti, in mancanza di risposte concrete sui temi sopra enunciati come sul concorso riservato ai facenti funzione di Dsga e in mancanza della convocazione immediata dei tavoli previsti dagli accordi, a riprendere le iniziative di mobilitazione di tutto il personale.


Nei Paesi poveri 1 donna su 10 non è mai andata a scuola

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Nonostante i progressi compiuti a livello mondiale per l’educazione, nei Paesi a basso e medio reddito 1 donna su 10 tra i 20 e 24 anni non è mai andata a scuola e 1 su 6 non ha completato la scuola primaria: lo indica la prima mappa globale della carenza di istruzione femminile e della denutrizione nei Paesi più poveri, elaborata fra il 2000 e 2017 e pubblicata sulla rivista Nature dal gruppo dell’Università di Washington coordinato da Simon I. Hay.

La stessa ricerca ha ricostruito la mappa del deficit di crescita nei bambini sotto i 5 anni, rilevando che 1 su 4 aveva sofferto di malnutrizione. Sulla base dei dati attuali si stima che solo 5 Paesi a basso e medio reddito potranno raggiungere gli obiettivi di crescita indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Sulla scolarizzazione femminile Afghanistan, Niger e Gambia sono fra le nazioni con le maggiori quote di donne completamente prive di istruzione; in generale la diseguaglianza di genere persiste in molte regioni, dove gli uomini riescono ad andare a scuola per un periodo più lungo rispetto alle donne.

In media la scolarizzazione degli uomini dura almeno tre anni in più rispetto a quella delle donne, come indicano i dati rilevati in circa 140 province di Yemen, Sudan, Sud Sudan, Nigeria, Kenya, Repubblica democratica del Congo, Angola e Afghanistan. Nonostante l’Onu abbia stabilito per il 2030 l’obiettivo di un’educazione secondaria universale, nel 2017 meno dell’1% delle province studiate (principalmente in Uzbekistan e Filippine) si avvicinava all’obiettivo.

Si rilevano progressi in Sudafrica, Perù e Colombia, mentre in India e Nigeria i miglioramenti sono andati di pari passo con l’aumento delle disuguaglianze: in India le donne che hanno completato l’educazione secondaria sono passate dall’11% al 37%; in Nigeria dal 12% al 45%, ma nonostante ciò il Paese resta fra quelli con il maggior livello di disuguaglianza educativa al mondo.

Soddisfazione della Cei per il concorso docenti di religione

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

I vescovi italiani esprimono “soddisfazione” per l’autorizzazione a bandire, entro il 2020, un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, così come previsto dall’articolo 1 bis della legge 159/2019 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28
dicembre 2019. E la Conferenza episcopale, «testimone e solidale con la preoccupazione e il disagio in cui versano tanti insegnanti di religione cattolica», si dice anche pronta a collaborare «all’elaborazione del bando di concorso».

«Dopo aver seguito con attenzione lo svolgimento del dibattito parlamentare, apprezzando lo sforzo per raggiungere un traguardo desiderato da più di 15 anni», si legge in una nota, la Cei «rinnova la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del bando di concorso in dialogo con il Miur e con i sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica». L’auspicio è che «quello che si apre possa essere
un percorso fruttuoso che, accanto all’ascolto delle diverse esigenze e al rispetto per le varie posizioni, trovi il modo di valorizzare la preparazione e le competenze degli insegnanti di
religione, molti dei quali in servizio da tanti anni».

L’insegnamento della religione cattolica, infatti, sottolinea la nota dell’episcopato, «è una disciplina scolastica molto apprezzata: pur essendo facoltativa, se ne avvalgono più dell’86% degli studenti italiani per il suo carattere culturale ed educativo, capace di accompagnare il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi».

«Proprio le peculiarità di questa disciplina – prosegue – saranno lo stimolo per costruire un itinerario concorsuale che sappia valorizzare gli insegnanti che, con passione e generosità, si impegnano a superare i problemi quotidiani, ma anche difficoltà dovute ai pregiudizi e a una normativa spesso poco conosciuta». Alcuni di loro saranno chiamati ora ad affrontare una prova per l’assunzione a tempo indeterminato da parte dello Stato. La legge 159/2019 prevede che una quota non superiore al 50% dei posti sia riservata ai docenti che abbiano
svolto almeno tre annualità di servizio, oltre che lo scorrimento delle graduatorie per chi ha superato il concorso del 2004, ma non è ancora entrato in ruolo.

«Nel rispetto delle competenze pattizie e delle norme stabilite, i vescovi ribadiscono il loro impegno e la cura per gli insegnanti di religione cattolica e per la loro serenità professionale e familiare», conclude la Cei.

Con troppo Internet studenti meno motivati e più ansiosi

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

L’uso eccessivo di Internet è decisamente negativo per lo studio. La dipendenza dal web riduce infatti la capacità di apprendimento, rende gli studenti meno motivati, più ansiosi per gli esami, anche perché lamentano maggiori difficoltà a organizzare lo studio in modo produttivo, e li fa sentire più soli. A tratteggiare il quadro sul Journal of Computer Assisted Learning è uno studio delle Università di Milano e Swansea, condotto su 285 studenti universitari.

I risultati del sondaggio
In base ai dati raccolti, è emerso che il 25% degli intervistati trascorre più di quattro ore al giorno online, il restante 75% da una a tre ore al giorno. Su Internet si va soprattutto per i social network (40%) e la ricerca di informazioni (30%). «La dipendenza da Internet compromette una serie di capacità come il controllo degli impulsi, la pianificazione e la sensibilità alla ricompensa. Tali lacune potrebbero rendere più difficile lo studio», commenta Roberto Truzoli, della Statale.

Gli effetti della dipendenza dal web
Oltre che a una scarsa motivazione e capacità di studiare, la dipendenza da internet risulta associata anche ad una maggiore solitudine, che a sua volta rende ancora più difficile lo studio, in quanto incide sulla percezione della vita universitaria. La minore interazione sociale legata alla dipendenza da internet acuisce infatti il senso di solitudine, e di conseguenza riduce la motivazione a impegnarsi in un ambiente caratterizzato da un forte coinvolgimento sociale come quello accademico. «Il processo di digitalizzazione delle nostre università – aggiunge Phil Reed, dell’università di Swansea – non può prescindere da una valutazione dei possibili risultati: è una strategia che presenta opportunità, ma anche rischi non ancora del tutto riconosciuti».

Pensioni, come si calcola importo della buonuscita

da Orizzontescuola

di redazione

Come si calcola il TFS spettante? Vediamo come sapere in linea di massima l’importo.

L’ammontare del TFS può essere calcolato grossolanamente o, in alternativa può essere simulato grazie al simulatore messo a disposizione dall’INPS.

Il TFS  spetta ai dipendenti pubblici con contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000 ( a meno che non vi sia stata opzione per Fondo Espero per Scuola e AFAM).

Calcolo TFS spettante

In linea di massima il TFS equivale ad un dodicesimo dell’80% della retribuzione lorda annua (da prendere in cosiderazione anche la tredicesima mensilità) moltiplicato per il numero di anni di servizio validi ai fini del calcolo. Gli anni da considerare nel calcolo sono tutti quelli lavorati interamente o per una frazione superiore ai 6 mesi, gli anni per i quali si è lavorata una frazione inferiore ai 6 mesi non vanno calcolati.

Per capire all’incirca a quanto ammonta il TFS spettante, quindi, si deve prendere in considerazione la retribuzione lorda annua percepita alla cessazione del servizio; di questa retribuzione va preso in considerazione l’80% che va moltiplicato per un dodicesimo (o va diviso per 12, più semplicemente). Questo importo, poi va moltiplicato per gli anni per i quali spetta il TFS.

Poniamo, come esempio una retribzione annua lorda di 30mila euro: l’80% di 30000 è 24mila che va, poi, diviso per 12: l’importo è 2000 euro che va poi, moltiplicato per gli anni lavorati interamente.

Concorso straordinario secondaria, per abilitazione serve contratto almeno al 30 giugno

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto scuola, la procedura del concorso straordinario prevede due fasi: una prova scritta da superare con almeno 7/10 e una prova orale con la quale si consegue l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso considerata.

Una nostra lettrice chiede

Salve, vorrei chiederle una informazione riguardo alla partecipazione al concorso straordinario ai soli fini abilitanti. 

Ho letto che, per chi concorre considerando l’anno 2019/2020, partecipa con riserva, questa ultima si scioglierà al raggiungimento dei 180 giorni, raggiungibili anche attraverso una supplenza breve e saltuaria.
Ho letto, altresì, che per chi supera il test selettivo, viene inserito in un elenco e partecipa al percorso abilitante solo se ha, in essere, un contratto al 30 giugno o al 31 agosto.
La mia domanda è : per coloro, dunque, che non hanno in essere un contratto al 30 giugno o al 31 agosto, il percorso abilitante si attiverà successivamente? Non riesco a trovare una risposta al mio quesito, all’interno del decreto.
Può aiutarmi Lei?
Fiduciosa di una sua risposta, Le porgo cordiali saluti.”

Prova scritta docenti scuole statali

  • Sarà selettiva, computer based, con quesiti a risposta multipla su argomenti afferenti alle classi di concorso e sulle metodologie didattiche.  Il programma di esame è quello previsto per il concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola  secondaria bandito nell’anno 2016.
  • da superare con 7/10.

Verrà costituita una graduatoria con punteggio prova scritta + titoli

Coloro che si posizioneranno nei 24.000 posti a disposizione

  • avranno ruolo + abilitazione  [i vincitori possono comunque conseguire l’abilitazione prima del ruolo se hanno una supplenza al 30 giugno – 31 agosto]
  • conseguiranno i 24 CFU (se non posseduti) con oneri a carico dello Stato
  • svolgeranno prova orale da superarsi con 7/10
  • conseguimento dell’abilitazione a fine anno prova

Prova scritta docenti scuole paritarie, IeFP e docenti di ruolo

I docenti delle scuole paritarie, IeFP e docenti di ruolo svolgono una  prova scritta selettiva computer based con quesiti a risposta multipla su argomenti afferenti alle classi di concorso e sulle metodologie didattiche
da superare con 7/10.

Elenco non graduato

Comprende i docenti con requisiti scuola statale che hanno conseguito 7/10 alla prova scritta ma non sono rientrati in graduatoria e docenti scuole paritarie, IeFP, docenti di ruolo che hanno conseguito 7/10 alla prova scritta.

I docenti dell’elenco graduato potranno conseguire l’abilitazione

  • se hanno un contratto a tempo indeterminato oppure una supplenza al 30 giugno o 31 agosto nelle scuole statali, IeFP o paritarie (previa regolarità versamento contributi) Non c’è scadenza
  • conseguono i 24 CFu
  • Superano la prova orale per il conseguimento dell’abilitazione. La prova orale si svolgerà prima della  valutazione del periodo di formazione iniziale e di prova e dovrà essere superata  con il punteggio di sette  decimi.
  • contenuti e  modalità della prova saranno definiti con decreto.  I comitati di valutazione sono integrati con non meno di due membri esterni all’istituzione scolastica, di cui almeno uno dirigente scolastico, aiquali non spettano compensi, emolumenti, indennità, gettoni di presenza o altre utilità comunque denominate, né rimborsi spese.
Per la prova di abilitazione, nel decreto scuola non è indicato alcuna scadenza. Ne consegue che la procedura dovrà essere attivata fino a quando tutti i docenti inseriti nell’elenco avranno avuto il diritto a conseguire l’abilitazione.
Naturalmente i docenti di ruolo partecipano alla procedura in virtù del contratto a tempo indeterminato.
Pertanto non è una procedura che si esaurisce nel 2019/20, ma proseguirà negli anni successivi.

NoiPA, “Gestione modalità di riscossione” fuori uso, come comunicare nuovo IBAN per stipendio

da Orizzontescuola

di redazione

NoiPA: dal 19 dicembre 2019 la “Gestione modalità di riscossione”  on line sul sito è fuori uso, sia per quanto riguarda il modulo da compilare per assistenza telematica, sia per ciò che concerne il profilo personale.

Gestione modalità di riscossione NoiPA : a cosa serve

Il servizio permette di variare la modalità di riscossione delle competenze. La variazione ha effetto a partire dal mese successivo a quello della comunicazione; si consiglia comunque di verificare l’avvenuto accredito sul nuovo conto, prima di chiudere il precedente.

Come comunicare nuovo IBAN

Finora NoiPA non ha comunicato modalità alternative per comunicare nuovo IBAN per la riscossione dello stipendio.

L’unico consiglio possibile è dunque quello di rivolgersi alle strutture presenti sul territorio, le RTS, Ragionerie Territoriali dello Stato, per chiedere eventuale loro intervento o sollecitare sblocco modalità online.

Sindacati scuola all’attacco: “Sicilia senza direttore regionale e dirigenti territoriali, situazione insostenibile”

da La Tecnica della Scuola

“Quasi tutti i vertici amministrativi della scuola in Sicilia sono vacanti. Una situazione che rende sempre più difficile il regolare svolgimento delle attività”.

È questa la denuncia dei Segretari Regionali siciliani della FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola, Adriano Rizza, Francesca Bellia e Claudio Parasporo, che hanno inviato una nota al Miur e alle rispettive segreterie nazionali.

“Dal maggio del 2019 – spiegano nella nota – la Sicilia è priva del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale. Dal 31 dicembre 2019 i dirigenti reggenti degli Uffici Scolastici Territoriali di Trapani, Caltanissetta/Enna, Siracusa e Agrigento sono decaduti e ad oggi non sono stati rinnovati dal Ministero, nonostante sia stato espletato l’interpello; il prossimo 26 gennaio scadranno anche le reggenze di Messina e Ragusa. Di fatto la quasi totalità delle province siciliane è o sarà senza Dirigente Territoriale con gravi ripercussioni”.

“Gli uffici, già in grave sofferenza d’organico – aggiungono – non garantiscono il loro funzionamento a pieno regime e diventa assai complicata l’interlocuzione e quindi la risoluzione dei problemi che coinvolgono il mondo della scuola siciliana”.

“La scuola siciliana – concludono Rizza, Bellia e Parasporo – non può permettersi più di rimanere in uno stato di limbo dovuto alla politica, che non è in grado di assicurare stabilità e governabilità ad un sistema importante come la scuola”.

Docenti neoassunti, non si sa quando aprirà l’ambiente per la formazione

da La Tecnica della Scuola

“Per motivi tecnici relativi connessi con l’anagrafe dei docenti aventi titolo ad entrare in piattaforma, ad oggi non è ancora possibile precisare la data definitiva di apertura dell’ambiente online riservato”.

Lo ha scritto il Miur in una nota di fine dicembre, con la quale ha fornito alcune indicazioni preliminari sulle azioni di accompagnamento all’Anno di Formazione e Prova Neoassunti 2019/2020.

Nel frattempo i docenti neo-assunti potranno comunque accedere alla parte pubblica del sito web INDIRE che è già accessibile, e consultare materiali utili alla loro formazione (bilancio di competenze, portfolio e questionari, etc.) in modo da prepararsi per gli adempimenti che saranno poi gestiti attraverso la piattaforma.

Materiali utili

In particolare, nella sezione Toolkit sono già disponibili i documenti utili per la compilazione del dossier professionale ed in particolare:

  • la versione testuale di tutti i dispositivi per docenti Neoassunti e con passaggio in ruolo – Parte I (contenente i testi di: Curriculum Formativo, Bilancio iniziale delle competenze, Laboratori e Visite);
  • la versione testuale di tutti i dispositivi per docenti in percorso annuale FIT (contenente i testi di: Curriculum Formativo, Bilancio iniziale delle competenze, Progettazione didattica, Documentazione del progetto di Ricerca-Azione);
  • il fac-simile del Bilancio Iniziale delle competenze.

Sono inoltre disponibili i testi dei questionari relativi:

  • ai bisogni formativi futuri;
  • al questionario di monitoraggio che si troveranno all’interno del dossier e saranno da compilare a fine percorso.

Sempre nel Toolkit sono prelevabili anche numerosi modelli (patto professionale, attestazioni, ecc.) e altri documenti utili alle attività di documentazione, peer to peer e di visiting.

Inoltre, attraverso il portale Scuola2030 per tutti i docenti sono accessibili fin da ora contenuti, risorse e materiali in auto-formazione per un’educazione ispirata ai valori e alla visione dell’Agenda 2030, il piano di sviluppo per l’umanità e il pianeta sottoscritto il 25 settembre 2015 da tutti i paesi delle Nazioni Unite.

Le risorse del sito pubblico sono liberamente consultabili mentre i contenuti in auto-formazione sono accessibili per tutti i docenti tramite autenticazione con credenziali di tipo SPID e possono essere utilizzati in collegamento con i Laboratori Formativi sul tema dell’Educazione allo Sostenibilità.

Novità

Le novità principali di quest’anno riguardano in particolare:

  • l’accesso all’ambiente;
  • il percorso di documentazione dell’Attività Didattica. Diversamente dagli anni precedenti quest’anno non è previsto il caricamento nel portfolio di materiale multimediale;
  • l’attività sul bilancio delle competenze rimane nella sua forma consueta ma solo come tappa iniziale e viene eliminata al termine del percorso. Quindi non è più da compilare il “bilancio finale delle competenze”.

Incontri informativi nazionali di avvio percorso

Il Miur ha infine comunicato che i consueti incontri di avvio per i referenti degli USR, i referenti degli UAT e i DS delle scuole polo per la formazione di ambito sono sostituiti quest’anno da un unico evento online che si terrà il giorno 17 gennaio 2019 dalle ore 10.30 alle ore 12.30. L’evento verrà registrato e sarà disponibile anche in modalità asincrona.

Insegnanti religione: OK della CEI al concorso ordinario anche per i precari

da La Tecnica della Scuola

Con un comunicato di queste ore la Conferenza episcopale italiana mette la parola fine alle polemiche sulle misure contenute nel decreto scuola contenute in materia di docenti di religione cattolica.

“La Chiesa Italiana, testimone e solidale con la preoccupazione e il disagio in cui versano tanti insegnanti di religione cattolica – affermano i Vescovi italiani – esprime soddisfazione per l’autorizzazione a bandire, entro l’anno 2020, un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica”.
“Dopo aver seguito con attenzione lo svolgimento del dibattito parlamentare, apprezzando lo sforzo per raggiungere un traguardo desiderato da più di 15 anni – prosegue il comunicato – la Conferenza Episcopale Italiana rinnova la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica”.
L’auspicio, sottolinea la CEI, è che quello che si apre possa essere un percorso fruttuoso che, accanto all’ascolto delle diverse esigenze e al rispetto per le varie posizioni, trovi il modo di valorizzare la preparazione e le competenze degli insegnanti di religione, molti dei quali in servizio da tanti anni.
La soluzione proposta dal decreto aveva provocato non poche polemiche e proteste sostenute anche da associazioni e sindacati (Snadir innanzitutto) che si aspettavano che anche per i precari di religione si aprisse la strada del concorso riservato.
Il decreto, al contrario, prevede che nel prossimo concorso ordinario il 50% dei posti sia riservato ai precari che già hanno prestato servizio per almeno tre anni.

La CEI si dice certa che “le peculiarità di questa disciplina saranno lo stimolo per costruire un itinerario concorsuale che sappia valorizzare gli insegnanti che, con passione e generosità, si impegnano a superare i problemi quotidiani, ma anche difficoltà dovute ai pregiudizi e a una normativa spesso poco conosciuta”.
“Nel rispetto delle competenze pattizie e delle norme stabilite
– conclude la CEI – i Vescovi ribadiscono il loro  impegno e la cura per gli insegnanti di religione cattolica e per la loro serenità professionale e familiare”.

Concorso scuola straordinario, per i vincitori niente trasferimento per 5 anni

da La Tecnica della Scuola

Nonostante sia saltato l’incontro Miur-sindacati del 7 gennaio, resta ottimismo in merito al concorso straordinario secondaria, specie per quanto riguarda le tempistiche delle immissioni in ruolo. Tuttavia, è bene specificare cosa prevede il decreto scuola, una volta che i vincitori saranno assunti.

Concorso straordinario secondaria: blocco ci cinque anni per i vincitori

I vincitori del concorso scuola 2020 riservato non potranno chiedere domanda di mobilità per i cinque anni successivi alla nomina: a decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l’anno scolastico 2020/2021, i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione in altra istituzione scolastica ovvero ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso soltanto dopo cinque anni scolastici di effettivo servizio nell’istituzione scolastica di titolarità, fatte salve le situazioni sopravvenute di esubero o soprannumero.
Ciò quindi significa che una volta assunti da concorso straordinario secondaria, non si potrà chiedere il trasferimento per cinque anni.

Attenzione però: tale vincolo quinquennale non si applica al personale di cui all’articolo 33, commi 3 e 6, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 purché le condizioni previste siano intervenute successivamente alla data di iscrizione ai rispettivi bandi concorsuali ovvero all’inserimento periodico nelle graduatorie permanenti.

Concorso scuola 2020: chi viene assunto è cancellato dalle graduatorie

Inoltre, è bene ricordare che “l’immissione in ruolo comporta, all’esito positivo del periodo di formazione e di prova, la decadenza da ogni graduatoria finalizzata alla stipulazione di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato per il personale del comparto scuola, ad eccezione di graduatorie di concorsi ordinari per titoli ed esami di procedure concorsuali diverse da quella di immissione in ruolo”.

Pertanto, i vincitori del concorso docenti riservato, una volta completato l’anno di prova, verranno cancellati da qualsiasi graduatoria in cui si trovavano precedentemente.

Quale servizio è valido per il concorso scuola 2020 riservato?

Come sappiamo, potranno partecipare al concorso docenti 2020 riservato i candidati in possesso dei seguenti requisiti:

  • dal 2008/2009 al 2018/2019. Chi conclude la terza annualità nel 2019/2020 partecipa con riserva
  • uno dei predetti tre anni deve essere specifico, ossia svolto nella classe di concorso per cui si partecipa.
  • Potranno partecipare, anche se solo ai fini dell’abilitazione, i docenti che hanno maturato il servizio di tre anni nella scuola paritaria.

Per i posti di sostegno è necessario avere, oltre ai seguenti requisiti di servizio, la specializzazione sul sostegno.

Scuole al freddo: temperatura minima ammissibile e manutenzione delle caldaie

da La Tecnica della Scuola

In questi giorni di rientro dalle vacanze di Natale sono diverse le scuole che segnalano inconvenienti riguardanti il malfunzionamento degli impianti di riscaldamento.

Il D.Lgs. 81/08 dice che all’interno degli edifici scolastici durante i mesi estivi la temperatura dell’aria consigliata deve essere compresa tra 24 e 27 °C , mentre per i mesi invernali la temperatura deve variare tra 18 e 22 °C .

In tutte e due i casi la tolleranza ammessa è di 1 °C. Anche il tasso di umidità relativa viene considerato dal testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, infatti, quest’ultima può attestarsi tra il 45 e il 70%. Inoltre per evitare sbalzi termici eccessivi e dannosi alla salute degli studenti e del personale scolastico, la differenza tra la temperatura interna dell’ambiente di studio e quella esterna, non dovrebbe essere maggiore di 7 °C (con particolare attenzione all’uso estivo dei condizionatori d’aria).

Sono diversi i fattori che rendono pericolosa una caldaia, tra questi citiamo:
• Le grandi dimensioni dei generatori di calore,
• Gli impianti troppo datati,
• Il mancato controllo dei fumi,
• Lo scarso isolamento di cui sono dotati gli edifici,
• La presenza di reti di distribuzione dotate di terminali di emissione non efficienti.

Le regole relative alla manutenzione della caldaia consigliano controlli periodici per quanto riportato nel libretto di istruzioni fornito dal manutentore.

La periodicità con cui si eseguono i controlli e la manutenzione delle caldaie è soggetta a variazioni di tipo regionale, anche se molte Regioni si sono uniformate alle disposizioni nazionali sancite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 74 del 2013, altre Regioni (Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Sicilia) hanno emanato una normativa autonoma per quanto riguarda la periodicità della manutenzione degli impianti di riscaldamento.

Pensioni scuola, ecco come e quando si ottiene la buonuscita

da La Tecnica della Scuola

L’indennità di buonuscita ora TFS (trattamento di fine servizio) verrà erogata così come specificato dall’INPS con la circolare n.154 del 17 settembre 2015.

Per inabilità o decesso, la buonuscita arriverà entro 105 giorni. In caso di cessazione volontarie per massima anzianità contributiva: 24 mesi più altri 90 giorni. Per limiti d’età (67 anni) o (65 anni con anzianità contributiva) saranno 12 mesi più altri 90 giorni.

La buonuscita da corrispondere viene rateizzata in base alla somma da percepire: in una sola rata se si tratta di 50mila lorde, in due rate se la somma è eccedente 50mila e fino a 100mila (la seconda rata ad un anno dalla prima). In tre rate con somma eccedente 100mila euro (rate a distanza di un anno tra di loro).

Pensioni scuola 2020, le regole per l’accesso all’assegno previdenziale

Per presentare la domanda di pensione a decorrere dal 1° settembre 2020 ci sarà tempo fino al 10 gennaio 2020.

La scadenza per la presentazione delle domande riguarda tutto il personale della scuola, ad esclusione dei dirigenti scolastici per i quali il contratto fissa in via permanente il termine del 28 febbraio.

Per conseguire la pensione di anzianità e la pensione anticipata i nuovi requisiti dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020 sono i seguenti:

Pensione di vecchiaia per uomini e donne con almeno 20 anni di contributi

67 anni entro il 31 dicembre 2020.

Pensione di vecchiaia – art. 1 comma 147 legge 205/17 (esclusione dall’aspettativa di vita per i lavoratori dipendenti che svolgono attività gravose con contribuzione da almeno 30 anni)

66 anni e 7 mesi entro il 31 agosto 2020 d’ufficio
66 anni e 7 mesi entro 31 dicembre 2020 a domanda

Pensione anticipata

  • per le donne, 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2020;
  • per gli uomini, 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2020.

Opzione donna (art. 1 comma 9 della legge 23 agosto 2004, n. 243, come declinata nella legge 26 del 2019)

Per le sole donne resta in vigore la norma prevista dalla legge 243 del 2004, modificata dalla legge 26 del 2019, che consente l’accesso alla pensione con 58 anni di età anagrafica e 35 anni di anzianità contributiva.

Il pensionamento è consentito dal 1° settembre 2020 a condizione che il requisito di contribuzione e di età anagrafica sia stato maturato entro il 31 dicembre del 2018. L’assegno pensionistico verrà conteggiato per intero col sistema contributivo.

Trattenimento in servizio

Il trattenimento in servizio può essere solamente richiesto dal personale che compiendo 67 anni di età entro il 31 agosto 2020 non abbia maturato a quella data l’anzianità pensionistica di 20 anni. L’Amministrazione sarà obbligata a collocare a riposo i dipendenti che in possesso dei requisiti della pensione anticipata, raggiungano i 65 anni di età entro il 31 agosto del 2020.

La domanda deve essere trasmessa on-line tramite POLIS.

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