Educazione sessuale… e poi!

Educazione sessuale… e poi!

di Adriana Rumbolo

Quando più di venti anni fa avevo scritto nel mio programma scolastico “Educazione percorso emotivo-sessuale-affettivo” dopo pochi mesi mi arrivò dalla presidenza  il messaggio: “se vuole fare questo corso, cancelli la parola sessuale”.

Non potevo  che rispondere: “Obbedisco”

Nel parlare  però usai sempre “percorso  emotivo-sessuale-affettivo: non è possibile scollegare i tre aggettivi.

Gli studenti recepirono il messaggio e ogni tanto quando sentivano urgente il bisogno di parlare di esperienze emotive,affettive,sessuali mo avvicinavano e sottovoce, comunicavano.

Ne racconto alcuni:

1) Una giovane studentessa  tutta rossa in volto mi disse: “ho una storia con un ragazzo grande di sedici anni”, lei ne aveva 14.

Avevo imparato che quando due adolescenti  stavano insieme dopo due settimane era già una storia.

Quando facciamo l’amore lui vuole la luce accesa, ma io mi sento a disagio e non so cosa fare.

Pensai a una ragazzina inesperta che si abbandonava in un coinvolgimento tanto intimo non sapendo ancora come far sentire anche la propria voce.

Era gravissimo.

Con garbo risposi che  alla  richiesta del ragazzo lei poteva tranquillamente ribadire le sue richieste, i suoi desideri. e parlarne.

Cercai di chiarirle questo concetto che li avrebbe aiutati a un rapporto migliore.

Lei ha ragione, mi rispose, ma io subito cosa posso fare?

Voleva un’alternativa, forse l’incontro era imminente e aveva bisogno di sentirsi più tranquilla.

Al momento le risposi :”metti un panno scuro sulla lampada”

Mi sorrise soddisfatta e mi ringraziò con gratitudine.

Ma io lo segnai come argomento urgente da approfondire con la classe


2) In una prima superiore una giovane studentessa mandava gioiosi segnali  della sua femminilità.

Cambiava spesso colore del rossetto scegliendo colori sempre più forti, cambiava la pettinatura avendo molta cura dei suoi capelli e ogni scusa era buona per passare dai corridoi con un andatura sicura di sè guardandosi attorno per godersi l’approvazione dei ragazzi.

La guardavo con tenerezza era così spontanea, un concentrato di gioia di vivere naturale per la sua età ma anche con qualche apprensione.

Ci furono le vacanze di Natale.

Finite le vacanze stentai quasi a riconoscerla.

Camminava per i corridoi con lo sguardo assente, non usava più il rossetto dai colori vivaci portava i capelli legati.

Mi si strinse il cuore.

Dopo circa due settimane chiese di parlare con me.

Era andata felice alla festa di Capodanno in una discoteca dove era sicura di trovare il suo ragazzo.

Aveva ballato con lui, forse avevano bevuto qualcosa di troppo e poi in  un luogo scuro della discoteca il primo rapporto sessuale per lei.

Dal giorno dopo da lui nemmeno un saluto.

Lo amava e pensava  che anche lui l’amasse.

Alla fine dell’anno la giovane studentessa non era ancora tornata sorridente

 La scuola, la famiglia e la società avevano fallito.

L’educazione sessuale è un argomento molto complesso; la conoscenza e la inscindibilità del nostro corpo, la capacità decisionale del si e del no, la conoscenza e la  gestione delle emozioni il  desiderio la relazionalità e non dire mai più come tante adolescenti ” mi dice lui se vado bene!”


3) Una studentessa più grande, terza superiore mi chiese un colloquio molto privato .

Le promisi che avremmo avuto una stanza tutta per noi e che intanto poteva scrivermi  per anticiparmi qualcosa.

Mi consegnò a mano una lunghissima lettera.

Mi raccontava che  fin dai 4/5 anni passava quasi tutta la giornata nei campi vicino a casa con un fratellino più grande di qualche anno, soli,  perchè i genitori erano al lavoro.

Piano piano i primi giochi: giocare al babbo e  mamma, giocare al dottore.

Intanto crescevano lei cercava di respingere il fratello che diventava più insistente.

Una notte scoppiò un forte temporale  e  il fratello pensando  che fosse una punizione per il loro peccato si rifugiò nel letto dei genitori e confessò tutto alla mamma.

La madre accusò la figlia perchè, da femmina doveva dire no e  da quel giorno venne severamente punita.

La incontrai e lei parlò a lungo con me.

Poi un pianto liberatorio e la richiesta di poter fumare.

Glielo concessi. Una mia trasgressione.

Era una ragazza molto bella, molto intelligente e io mi accorsi che  la cosa più grave era che lei amava profondamente suo fratello.

La rassicurai dicendole che non aveva fatto niente di male che si era comportata come tanti  bambini lasciati soli per troppo tempo.

Non importava se erano fratelli, erano solo due bambini non protetti

Ci siamo viste fuori della scuola per circa due anni e spero proprio che lei si sia rasserenata e abbia trovato pace e si sia liberata delle colpe degli  adulti.

Educazione sessuale è quando si può parlare di vita di tutto ma proprio tutto quello che appartiene alla vita.

Divari territoriali, ecco il piano di intervento

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Al via in cinque Regioni il piano d’intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione. Un piano, fortemente voluto dalla vice ministra Anna Ascani, che viene presentato oggi al ministero dell’Istruzione, e che parte dall’analisi dei dati Invalsi su dispersione scolastica (anche implicita) e che supera le esperienze maturate negli scorsi anni che non hanno dato i risultati attesi.

Il Piano
Ministero, regioni, enti locali, enti di ricerca e associazioni lavoreranno insieme per costruire condizioni di equità a partire dalla scuola e intervenire nelle situazioni di criticità. Il Piano parte da un’analisi, svolta con la collaborazione dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi), sulle difficoltà di apprendimento degli studenti e ha l’obiettivo di individuare le scuole destinatarie degli interventi e i fattori che influiscono sui divari nei risultati fra Nord e Sud. L’obiettivo è convogliare in un unico piano tutte le risorse a disposizione, agire in maniera mirata, andare “oltre la scuola” per lavorare sulle condizioni di privazione e povertà e mettere in condivisione buone pratiche dal basso.

Chiaro il commento della vice ministra, Pd, Anna Ascani: «Invece di contestare l’Invalsi usiamo i risultati per intervenire sulle criticità».


Dal 1° gennaio è possibile pagare le tasse scolastiche con il modello F24

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Da gennaio anche per le tasse scolastiche è possibile usare il modello f24. Quattro i versamenti coinvolti: iscrizione, frequenza, esame e diploma. A ricordarlo è una nota del ministero dell’Istruzione che, quanto ai codici tributo, rimanda alla risoluzione 17 dicembre 2019 n. 106/E dell’Agenzia delle entrate.

La novità
Come stabilito dall’articolo 4-quater, comma 1, del decreto legge 34/2019, n. 34, i contribuenti potranno utilizzare il modello F24 per il pagamento delle tasse scolastiche. E ciò sia per il versamento unitario che per la compensazione. A tal proposito la nota del Miur rimanda alla risoluzione 17 dicembre 2019 n. 106/E dell’Agenzia delle entrate che istituisce i codici tributo riguardanti le quattro tipologie di tasse coinvolte: iscrizione, frequenza, esame, diploma.

I codici tributo
Per consentire il versamento delle tasse scolastiche tramite modello F24, le Entrate istituiscono i seguenti codici tributo:
– “TSC1” denominato “Tasse scolastiche – iscrizione”;
– “TSC2” denominato “Tasse scolastiche – frequenza”;
– “TSC3” denominato “Tasse scolastiche – esame”;
– “TSC4” denominato “Tasse scolastiche – diploma”.

Istruzioni per la compilazione
La sezione “Contribuente” del modello F24 va compilata come segue:
 nel campo “Codice fiscale”, il codice fiscale dello studente cui si riferisce il versamento delle tasse scolastiche;
 nel campo “Codice fiscale del coobbligato, erede, genitore, tutore o curatore fallimentare”, l’eventuale codice fiscale del genitore/tutore/amministratore di sostegno che effettua il versamento, unitamente al codice “02” da riportare nel campo “Codice identificativo”.


Ascensore sociale fermo, troppi Neet e scarsa formazione continua frenano l’istruzione italiana

da Il Sole 24 Ore

di Giuliana Licini

I Paesi con la maggiore mobilità sociale sono tutti europei e al ‘top’ assoluto ci sono le nazioni nordiche. In Italia, invece, l’ascensore sociale è alquanto arrugginito e la Penisola è in coda rispetto ai principali Paesi industrializzati, anche a causa di una scuola dove «manca la diversità sociale» e di scarse opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani, tra cui abbondano i Neet.

Gli effetti sul Pil
Nel suo primo rapporto annuale sulla mobilità sociale, il World Economic Forum sottolinea che in una società capace di offrire a ciascuno pari opportunità di sviluppare il proprio potenziale, a prescindere dalla provenienza socio-economica, non solo ci sarebbe più coesione sociale, ma si rafforzerebbe anche la crescita economica. Un aumento della mobilità sociale del 10% spingerebbe, infatti, il Pil di quasi il 5% in più in 10 anni, indica lo studio pubblicato alla vigilia del summit annuale del Wef a Davos. Sono ben poche, tuttavia, le economie che hanno le condizioni giuste per favorire la riduzione delle disparità e l’inclusione. Le chance di una persona nella vita sono sempre più determinate dal punto di partenza, cioè dallo stato socio-economico e dal luogo di nascita. Di conseguenza le disuguaglianze di reddito si sono radicate e le classi sociali sono “ingessate”.

La mobilità sociale
Lo studio misura 82 economie in cinque dimensioni determinanti ai fini della mobilità sociale, ovvero salute, scuola (accesso, qualità ed equità), tecnologia, lavoro (opportunità, salari, condizione), protezioni e istituzioni (protezione sociale e istituzioni inclusive). Il “Global Social Mobility Index” assegna il primo posto alla Danimarca (con 85 punti), seguita da Norvegia, Finlandia, Svezia e Islanda. A completare la rosa dei primi dieci sono l’Olanda, la Svizzera, l’Austria, il Belgio e il Lussemburgo. Tra le economie del G7, la Germania è la più mobile socialmente (11esima, con 78,8 punti), seguita dalla Francia (12esima). Il Canada (14esimo) precede il Giappone (15esimo), il Regno Unito (21esimo), gli Stati Uniti (27esimi) e, infine, l’Italia, che è 34esima, preceduta anche da Portogallo (24esimo) e Spagna (28esima). Nell’indice di mobilità sociale, la Penisola ottiene un punteggio di 67, con cui supera di poco Uruguay, Croazia e Ungheria e resta alle spalle di Cipro, Lettonia, Polonia e Repubblica Slovacca. L’Italia segna la sua migliore performance nell’ambito della salute, con 90 punti, potendo contare sul nono posto per la qualità e l’accesso alla sanità e sul quarto posto per l’aspettativa di vita.

Indietro per l’istruzione
In termini d accesso all’istruzione, qualità ed equità, il nostro Paese da un lato gode di un buon ratio studenti-insegnanti, dall’altro – rileva il rapporto – da «una mancanza di diversità sociale» nelle scuole, che non favoriscono cioè l’inclusione tra ceti diversi. Un’annotazione che pare trovare riscontro anche in recenti fatti di cronaca, che hanno sollevato l’accusa di scuola “classista”. Tra i punti deboli anche l’alta percentuale di inattivi (Neet, né al lavoro né in formazione) tra i giovani (quasi il 20%) e le limitate possibilità di formazione continua, che limitano le opportunità di apprendimento per i lavoratori. Solo il 12,6% delle aziende – sottolinea il rapporto – offre una formazione formale e per i disoccupati è difficile accedere a corsi per migliorare le competenze. Tra le aree su cui intervenire figura, ovviamente, quella delle opportunità di lavoro, dove l’Italia è al 69 posto, penalizzata dagli alti livelli di disoccupazione. Tornando alla classifica, tra le principali economie emergenti, la Federazione Russa (39esima) è la più mobile socialmente nel gruppo dei Brics. La Cina è 45esima, davanti a Brasile (60esimo) e India (76esima).

L’ascensore sociale bloccato
L’ascensore sociale è lento, se non inceppato, in molti Paesi. In Danimarca servono due generazioni per passare da una famiglia a basso reddito a un reddito medio, in Italia e negli Usa si arriva a cinque, in Brasile e in Sud Africa a nove. Secondo il rapporto, l’economia che ha più da guadagnare da un aumento del 10% dell’indice di mobilità in 10 anni che porterebbe in dote quasi il 5% del Pil in più è la Cina, con 103 miliardi di dollari di crescita-extra l’anno, cioè più di 1.000 miliardi in un decennio. A seguire gli Usa, con 87 miliardi l’anno (e 877 mld in un decennio), ma da una maggiore mobilità sociale trarrebbero grandi vantaggi economici anche l’India (quasi 430 miliardi in 10 anni), il Giappone (240 mld), la Germania (185 mld), la Russia (178 mld), l’Indonesia (145 mld), il Brasile (145 mld), il Regno Unito (130 mld) e la Francia (126 mld). Per l’Italia il beneficio si tradurrebbe in 10,2 miliardi di dollari di Pil in più ogni anno, cioè 102 miliardi in 10 anni.

I suggerimenti del Wef
Per far ripartire l’ascensore sociale, il rapporto consiglia, tra le altre misure, di rafforzare la progressività delle tasse sui redditi, riequilibrare le fonti di tassazione, introdurre politiche che contrastino la concentrazione di ricchezza, puntare sull’istruzione e sulla formazione continua, migliorando la disponibilità, la qualità e la diffusione dei programmi educativi. Sarebbe poi necessario offrire una protezione a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro stato occupazionale, in particolare nel contesto del cambiamento tecnologico e delle industrie in transizione. Le aziende, dal canto loro, dovrebbero avere un ruolo guida, promuovendo una cultura di meritocrazia nelle assunzioni, fornendo formazione professionale, migliorando le condizioni di lavoro e pagando salari equi. Tutto qui.

Azzolina alla Senatrice Segre: la scuola si onora di essere la sua scorta

da Orizzontescuola

di redazione

Questa mattina al Teatro degli Arcimboldi di Milano, in occasione della celebrazione della Giornata della Memoria, migliaia di ragazzi hanno ascoltato la testimonianza della Senatrice a vita Liliana Segre. Le parole del ministro Azzolina per Segre e gli studenti.

Senatrice, qualche giorno fa mi ha offerto la possibilità di un incontro privato. Mi ha colpito una coperta che mi ha mostrato, fatta dai ragazzi, un segno di protezione e di vicinanza. Quella coperta è un simbolo e la dimostrazione che i nostri docenti fanno un lavoro efficace e importante nelle nostre scuole sul tema della Shoah. E’ l’evidenza che i ragazzi ascoltano, assorbono e reagiscono e le dicono con i loro doni ‘siamo noi la sua scorta, la proteggiamo noi dagli odiatori’. 

Senatrice, tutta la scuola si onora di essere la sua scorta. Saremo sempre al suo fianco, contro ogni forma di odio, di aggressione, contro ogni rigurgito negazionista, fascista, nel nome della Costituzione repubblicana.

Agli studenti dico: non sottovalutate mai la potenza dell’odio. Imprimete nella vostra mente le parole della Senatrice e fatene un faro. So che l’uso dei social network ci ha disabituato alla riflessione e al pensiero critico: è un rischio da contrastare. Il pericolo dell’odio si annida ovunque, riemerge quando si usa un linguaggio aggressivo anche sui social quando non rispettiamo gli altri. Come ministero, insieme agli insegnanti, saremo al vostro fianco, lavoreremo per garantire una formazione che faccia di voi cittadini attivi, partecipi, consapevoli e rispettosi” ha detto Azzolina.

Pensioni, proposte: uscita anticipata in base a contributi o flessibile da 62 anni

da Orizzontescuola

di redazione

Sono queste le proposte fatte dal presidente Inps Pasquale Tridico e dal segretario della Cgil Maurizio Landini, in due interviste, rispettivamente a Repubblica e La Stampa.

In vista dell’incontro del 27 gennaio va avanti il dibattito sulle possibilità di uscita anticipata dal lavoro.

La flessibilità rispetto ai 67 anni va garantita, soprattutto se ragioniamo in termini di logica contributiva. Si fissa una linea di età per l’uscita, poi il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo” è quanto sostiene Tridico. Dunque un’uscita anticipata con ricalcolo contributivo.

Dall’altra Landini chiede “una vera riforma delle pensioni, perché è evidente che la legge Fornero ha aumentato le diseguaglianze e non ha risolto i problemi“. Il segretario della Cgil, contrario al sistema tutto contributivo, afferma che “sarebbe un sistema molto penalizzante e un sistema pubblico deve contenere elementi solidali, come fa la piattaforma Cgil-Cisl-Uil, che rivendica un’uscita flessibile a partire da 62 anni“.

Programmiamo un Futuro Sostenibile, iniziativa per gli studenti: scadenza 31 marzo

da La Tecnica della Scuola

L’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità non è mai stata così forte come in quest’ultimo periodo. Negli ultimi anni è cresciuta infatti sempre di più la necessità di riconsiderare il nostro rapporto con i consumi, i bisogni, l’ambiente.

Sempre più persone, soprattutto i giovani, hanno preso coscienza del fatto che le risorse a nostra disposizione non sono illimitate e che è necessario mediare tra le legittime aspirazioni di crescita e uno stile di vita più semplice e sano.

Uno sviluppo sostenibile, insomma, che richiede azioni responsabili da parte di tutti, quindi meno sprechi e maggiore attenzione agli oggetti, alle persone, all’ambiente.

Ed è questo l’obiettivo di Programmiamo un Futuro Sostenibile, iniziativa promossa da Eni, rivolta agli studenti delle scuole secondarie di II grado.

Gli studenti sono invitati a produrre un elaborato sui temi della sostenibilità ambientale o sociale o economica, dando spazio alla creatività. Tra le forme di espressione, potranno scegliere: giochi educativi, lezioni interattive, pagine enciclopediche, app informative, narrazioni, e quant’altro possa rappresentare al meglio le loro idee.

La scadenza per l’invio degli elaborati è il 31 marzo 2020.

Nell’evento conclusivo, che si terrà a Roma nel mese di maggio, le classi autrici dei 9 migliori elaborati saranno premiate ognuna con un kit di robotica.

Per maggiori informazioni sull’iniziativa
https://programmailfuturo.it/progetto/futuro-sostenibile-2020

Giornata della Memoria, testimonianza di Segre agli studenti: ‘Mai perdere un minuto di questa emozione che è la vita’

da Tuttoscuola

Standing ovation per dire “grazie Liliana Segre”. Così gli studenti hanno accolto l’arrivo della senatrice a vita al Teatro degli Arcimboldi di oggi, lunedì 20 gennaio. Secondo quanto riportato dall’Ansa, Segre è stata letteralmente sommersa di applausi e incitamenti, mentre i ragazzi commossi cercavano di strapparle uno sguardo chiamandola. Alcuni hanno preparato puzzle di lettere che insieme componevano le scritte: “Grazie Liliana” e “Scudo all’odio è l’amore”. La senatrice ha fatto più volte con la mano il gesto di inviare ai ragazzi un bacio. Sono davvero tantissimi i giovani delle scuole di Milano che si sono riuniti per ascoltare il suo racconto, in vista del Giorno della Memoria del prossimo 27 gennaio. Presente all’evento anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. 

Rivedi qui la diretta dell’evento

Mi dispiace da matti avere 90 anni e avere così pochi anni davanti. La vita mi piace moltissimo, anche se gli odiatori mi augurano la morte ogni giorno“, ha detto Liliana Segre agli studenti raccontando quindi la sua storia, dall’esclusione dalla scuola in seconda elementare nel 1938 in seguito alle leggi razziali, alla fuga con il padre in Svizzera; e poi la deportazione dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano, ora Memoriale della Shoah, e la sofferenza nel campo di Auschwitz. Vita “è una parola importantissima che non va dimenticata mai, perché non si torna mai indietro. Non bisogna perdere mai un minuto di questa straordinaria emozione che è la nostra vita“, ha concluso.

“Siamo noi la sua scorta, tutta la scuola si onora di essere la scorta contro ogni rigurgito negazionista e fascista e contro ogni odio e nella difesa della Costituzione italiana”, ha spiegato la ministra Azzolina, nel discorso di apertura dell’incontro riferendosi alla senatrice, a cui a novembre è stata assegnata la scorta.

“Nella storia di Italia c’è uno spartiacque: le leggi razziali del 1939. C’è un prima e un dopo, oggi l’Italia è un Paese che ripudia la guerra e la dittatura. Le leggi razziali furono leggi criminali, dopo quelle leggi fu l’abisso dei campi. Agli studenti e ai giovani dico: non sottovalutate mai la potenza dell’odio, imprimete nella mente le parole che ascolterete oggi e fatene un faro e una guida – ha aggiunto -. Dovete essere consapevoli, fieri e grati di essere qui oggi. Il pericolo dell’odio riemerge quando si usa un linguaggio aggressivo, anche sui social. Come ministero lavoreremo per farvi diventare attivi, consapevoli e rispettosi”, ha concluso la Ministra.

L’evento, organizzato dall’Associazione “Figli della Shoah”, rientra nel lungo percorso di cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione che ha l’obiettivo di rendere onore alla Memoria di tutte delle vittime della Shoah e delle persecuzioni razziali.

Più benessere per i docenti attraverso l’educazione finanziaria

da Tuttoscuola

Si parte! Prende avvio martedì 28 gennaio 2020 la seconda edizione del progetto EDUFIN DOCENTI, il percorso gratuito di informazione/formazione di educazione finanziaria rivolto ai docenti del sistema educativo di istruzione e formazione, compreso il sistema paritario, considerati nella dimensione di adulti e di componenti del nucleo famigliare e, come tali, portatori di un bisogno connesso principalmente alla sfera personale e di cittadinanza.

Per iscriversi gratuitamente al webinar di presentazione che si terrà il 28 gennaio 2020 alle ore 17:00 cliccare qui: https://attendee.gotowebinar.com/register/5297432033558211851

Il progetto, nato nell’anno scolastico 2018/2019 con un forte apprezzamento da parte dei partecipanti (https://www.tuttoscuola.com/piu-benessere-per-i-docenti-attraverso-leducazione-finanziaria/), ha come obiettivo la promozione di una maggiore consapevolezza del ruolo che può assumere una corretta educazione finanziaria considerata uno strumento strategico per un positivo sviluppo della persona umana in un periodo complesso come quello che stiamo vivendo.

Possedere conoscenze finanziarie ed economiche  – chiosa Claudia Segre, Presidente del Global Thinking Foundation – consente al personale della scuola di approcciarsi da imprenditori non solo nei confronti della propria vita personale, per pianificare in maniera efficace il budget famigliare, per gestire consapevolmente i propri risparmi professionale, ma anche nei confronti di quella professionale” e – aggiunge Massimo di Menna, Presidente del Fondo Espero – “per pianificare il futuro anche  in ottica previdenziale”.

La seconda edizione del progetto sostenuto dal Miur nello scenario del progetto EDUFIN, promosso dalla RIDAP, si pone in continuità con la prima edizione, seguita da 950 docenti iscritti, di cui poco meno del 70% hanno completato il percorso, provenienti da tutte le regioni d’Italia, ed estende e amplia la platea dei possibili beneficiari in quanto si apre alla volontaria partecipazione anche del personale amministrativo e dei dirigenti scolastici.

Il successo dell’iniziativa nello scorso anno scolastico, testimoniato dal numero dei partecipanti e dal loro alto gradimento, sottolinea Alfonso Rubinacci, coordinatore del comitato scientifico della rivista Tuttoscuola, “è dovuto non solo alla qualità dei contenuti e delle docenze, ma anche all’approccio valoriale ed umano con il quale ogni modulo è stato affrontato”.

Il percorso, realizzato dalla rete dei CPIA in collaborazione con Tuttoscuola, mira ad accrescere il benessere del personale del sistema formativo, in particolare donne, considerate nella dimensione di componenti del nucleo famigliare, attraverso una misura educativa su temi di natura economica e di educazione finanziaria volta a potenziare le capacità di scelta in ambito economico e finanziario.

L’iniziativa è anche un innovativo e interessante caso di welfare sociale. Essa poggia sulla convinzione, sostenuta ormai da un’ampia evidenza empirica, che dipendenti più soddisfatti e felici possono svolgere con migliori risultati il loro ruolo. La progettazione dell’esperienza formativa è finalizzata a valorizzare la diversità della provenienza dei docenti che su base volontaria aderiranno all’iniziativa promossa dai Cpia, attraverso la creazione di setting formativi capaci di favorire lo scambio e la condivisione dell’esperienza e della conoscenza tacita di ciascun partecipante.

Concorsi scuola: non potranno esserci nuovi vincitori da nominare a settembre

da Tuttoscuola

Il cambio al vertice del ministero dell’istruzione e lo sdoppiamento del Miur, oltre a ritardare la predisposizione dei nuovi assetti direttoriali e dei principali atti da emanare – come Tuttoscuola, prima di altri, aveva prospettato diverse settimane fa (https://www.tuttoscuola.com/miur-la-macchina-e-ferma/) – avranno come conseguenza lo slittamento delle nomine dei vincitori dei concorsi all’anno scolastico successivo, anziché al 1° settembre 2020, come più volte era stato annunciato dai tre ministri che si sono succeduti nell’ultimo anno al palazzo della Minerva a Roma. Teoricamente si potrebbe salvare la decorrenza 2020, se le procedure concorsuali sforassero di poco l’inizio dell’anno scolastico. Ma servirebbe un provvedimento legislativo ad hoc come è successo nel concorso 2016.

Per fare il punto della situazione concorsuale i sindacati sono stati convocati al ministero per mercoledì 22 gennaio, ma forse nell’incontro si parlerà più della predisposizione dei concorsi che dei tempi del loro svolgimento e conclusione.

Se si considera che normalmente per il completo svolgimento di un concorso occorrono come minimo otto-dieci mesi o, al massimo, oltre un anno, è evidente, calendario alla mano, che per il prossimo settembre non potranno esserci nomine in ruolo di nuovi vincitori per concorsi ordinari e straordinari ancora da bandire.

Sulla metà dei posti vacanti, tuttavia, ci saranno le nomine in ruolo per scorrimento di graduatoria degli iscritti in GAE e di idonei di eventuali graduatorie di merito di precedenti concorsi.

Si prospetta, pertanto, un inizio del prossimo anno scolastico con nomina annuale di molti docenti precari sui posti rimasti vacanti (non meno di 24 mila per la secondaria e 16 mila per infanzia e primaria, pari complessivamente a non meno di 40 mila posti, sostegno compresi) per mancata nomina dei vincitori del concorso.

Alle nomine annuali dei docenti con contratto a tempo determinato si dovranno aggiungere quelle fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) su posti in organico di fatto (oltre 80 mila su posti di sostegno in deroga e altri 30-40 mila su spezzoni di cattedra, per un totale stimabile intorno a 110-120 posti).

E la deleteria e dolorosa giostra delle cattedre continua…

Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione

Martedì 21 gennaio 2020, la Vice Ministra all’Istruzione Anna Ascani presenterà, alle 16.00, nella Sala “Maria Montessori” del Ministero dell’Istruzione, il Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione che il dicastero promuove in accordo con l’impresa sociale “Con i Bambini”.

Il Piano parte da un’analisi, svolta con la collaborazione dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI), sulle difficoltà di apprendimento degli studenti e ha l’obiettivo di individuare le scuole destinatarie degli interventi e i fattori che influiscono sui divari nei risultati fra Nord e Sud.


Scuola, presentato il Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione

Un Piano di intervento organico e strutturale rivolto alle scuole in difficoltà delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia per ridurre i divari territoriali tra Nord e Sud e migliorare i risultati negli apprendimenti degli studenti. A presentarlo questo pomeriggio al Ministero dell’Istruzione, la Vice Ministra Anna AscaniFrancesco Profumo, Presidente dell’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio (ACRI), e Roberto Ricci, Dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI). 

Hanno preso parte all’iniziativa, inoltre, Marco Imperiale, Direttore dell’impresa sociale ‘Con i Bambini’, Carmela Palumbo, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, e Maria Assunta Palermo, Direttore Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione.

“L’INVALSI, grazie alle rilevazioni standardizzate, – ha dichiarato la Vice Ministra Ascani – offre ogni anno la fotografia dei traguardi raggiunti dalle scuole in determinati anni di corso e al termine dei due cicli di istruzione. Le prove non valutano in termini ‘punitivi’ gli alunni, sono piuttosto un termometro dello stato di salute del sistema di istruzione. Il Piano che presentiamo oggi dimostra che questo termometro è utile a definire azioni mirate. Diamo il via libera a un piano organico, che coinvolge tutti gli attori in campo. La scuola non può e non deve essere lasciata da sola a fronteggiare divari territoriali e dispersione scolastica che dipendono da una serie di concause. Oggi, insieme, prendiamo un impegno per ridurre in maniera strutturale gli ostacoli all’effettiva creazione di pari opportunità nel nostro Paese”. 

Il piano parte da un’analisi, svolta dal Ministero dell’Istruzione con la collaborazione dell’INVALSI e integrata con i dati a disposizione degli Enti territoriali, sulle difficoltà di apprendimento degli studenti. Si rivolge a due categorie di scuole – in difficoltà e in forte difficoltà – individuate sulla base delle rilevazioni INVALSI e di ulteriori variabili legate ad altri indicatori, tra cui il livello di autovalutazione che la scuola si assegna, i risultati scolastici e le assenze degli studenti, l’entità dei finanziamenti PON e la quantità e tipologia di progetti, le caratteristiche principali della scuola dal punto di vista strutturale (spazi e infrastrutture).

“Con il Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione – ha dichiarato Francesco Profumo, Presidente dell’Associazione di Fondazioni e Casse di risparmio (ACRI) – si promuove un’alleanza tra le scuole e le forze più vive del territorio, Enti Locali, Associazioni del Terzo Settore, Fondazioni di comunità, Parti Sociali, che può favorire con progetti condivisi e di lungo periodo la presa in carico e il successo scolastico dei ragazzi più difficili per permettere loro di affrontare con maggiore sicurezza la vita adulta e la transizione al lavoro. Una prospettiva e un investimento che le Fondazioni bancarie ritengono di grande rilevanza per garantire opportunità di sviluppo equilibrate”. 

“L’INVALSI – ha sottolineato la Presidente dell’INVALSI Anna Maria Ajello – aderisce con convinzione al Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali nell’istruzione. Confermiamo la nostra disponibilità a offrire supporto metodologico e scientifico al Piano e alle iniziative che ne scaturiranno, mettendo a disposizione le nostre competenze per riconoscere capillarmente le situazioni di difficoltà e approfondirne le ragioni”.

Gli interventi nasceranno dalla stretta collaborazione tra gli Uffici Scolastici Regionali (USR), gli Enti territoriali e gli Enti di ricerca (INVALSI, INDIRE). Alle scuole individuate verrà messo a disposizione un Repertorio di interventi, cui le istituzioni scolastiche potranno rifarsi, in autonomia e con piena intraprendenza, per coniugare al meglio le misure da realizzare in relazione al contesto e alle risorse professionali, strutturali ed economiche. Inoltre, gli istituti scolastici potranno usufruire di un Cruscotto su piattaforma informatica contenente diversi strumenti di analisi e reso disponibile dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito dell’Osservatorio sulla Povertà Educativa Minorile.  

“La possibilità di adottare una linea comune di intervento nei territori – ha affermato Marco Imperiale, direttore dell’impresa sociale ‘Con i Bambini’ – riveste per noi la massima importanza, considerando anche il crescente allarme suscitato dai dati sulla povertà educativa, che in Italia è quasi triplicata negli ultimi 15 anni. Grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, in tre anni ‘Con i Bambini’ ha sostenuto oltre 350 progetti in tutta Italia e dato supporto a 500mila minori che vivono in povertà educativa. Tutti questi progetti hanno riservato agli istituti scolastici un ruolo fondamentale, condiviso con tutte le realtà che operano a sostegno dei ragazzi. Investire su bambini e giovani vuol dire un fare un investimento certo sul futuro del Paese”.   
Il Cruscotto darà la possibilità di supportare la scuola nei processi di miglioramento e di leggere in modo integrato il dato di partenza della scuola, le azioni intraprese e i risultati conseguiti. 

Intesa Istruzione, Pari Opportunità e ANCI

Martedì 21 gennaio 2020, alle 15.00, nella Sala ‘Aldo Moro’ del Ministero dell’Istruzione (in viale Trastevere 76/a, Roma), la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, e il Presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Antonio Decaro, sigleranno il Protocollo d’Intesa per la lotta alla dispersione scolastica e la promozione delle pari opportunità e del diritto allo studio.

L’Intesa prevede un programma di attività congiunte tra il Ministero dell’Istruzione, il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’ANCI per favorire l’inclusione di tutti gli alunni.


Al via ‘patto’ Ministero Istruzione-Dipartimento Pari Opportunità e Famiglia-Comuni (ANCI) per contrastare la dispersione scolastica 
e garantire il diritto allo studio

Azzolina: “Più vicini alle scuole e agli studenti. Sinergia per interventi rapidi: dal Ministero dell’Istruzione subito 1 milione”

Bonetti: “Cruciale investire nell’educazione garantendo pari opportunità e mettendo al centro la persona”

Decaro: “Accordo molto importante. Dobbiamo assicurare i diritti in modo omogeneo su tutto il territorio”

Garantire davvero il diritto allo studio e le pari opportunità, così come previsto dalla Costituzione, a tutte le studentesse e a tutti gli studenti. In qualunque parte d’Italia si trovino. Anche con interventi rapidi e mirati in caso di emergenze. Contrastare al meglio, unendo le forze e coordinando risorse economiche e progettualità già in campo, la dispersione scolastica. Questi gli obiettivi del Protocollo di Intesa siglato oggi al Ministero dell’Istruzione fra la Ministra Lucia Azzolina, la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), Antonio Decaro. 

Quello che sigliamo oggi non è solo un Protocollo, ma una vera e propria alleanza che nasce nell’interesse dei giovani – sottolinea la Ministra Azzolina -. Per la prima volta mettiamo in campo una sinergia molto operativa e concreta fra il Ministero dell’Istruzione, il Dipartimento per le Pari Opportunità e la Famiglia e i Comuni Italiani”.

“I principali soggetti che possono incidere positivamente sulla vita quotidiana dei nostri ragazzi uniscono le forze, per la prima volta, e dichiarano di voler lavorare insieme, in una sinergia costante che possa dare risposte celeri agli studenti. Da un lato – continua la Ministra – svilupperemo insieme le iniziative su cui ci sono competenze comuni che possono essere messe a sistema: penso al tema del diritto allo studio e alle pari opportunità, alla sensibilizzazione su temi particolari come il bullismo e il cyberbullismo. Poi – prosegue la Ministra – scenderemo in campo velocemente ogni volta che, magari per questioni burocratiche o solo perché i tavoli di lavoro non camminano abbastanza veloci, il diritto allo studio dei ragazzi non sarà rispettato a pieno o i progetti che devono partire a beneficio degli studenti rischiano di restare in un cassetto. Oggi – aggiunge Azzolina – nasce una task force nazionale che mette al centro i diritti degli studenti. Saremo al loro fianco e al fianco delle scuole. Noi vogliamo garantire a tutti le stesse opportunità di utilizzare la mensa scolastica. Vogliamo fornire i necessari sussidi didattici ad alunni e alunne con disabilità perché possano studiare al pari degli altri, vogliamo garantire uguali servizi per tutti. Perché questo è l’imperativo per tutte le istituzioni, Ministero e Comuni. Come Ministero mettiamo anche le prime risorse – chiude la Ministra – partiamo con un milione di euro”. 

“Il Protocollo d’intesa che firmiamo oggi è un’occasione preziosa nel cammino di costruzione di quell’alleanza educativa tra generi e generazioni, tra famiglie e società civile, di cui il Paese ha bisogno per ripartire. Investire nell’educazione garantendo pari opportunità e mettendo al centro la persona con i suoi talenti è cruciale per liberare il protagonismo dei giovani e formare cittadini più consapevoli e maturi. Sono già cittadini dell’oggi, chiamati a dare un contributo di responsabilità nel costruire una comunità nazionale inclusiva e più giusta”, dichiara la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.

Questo Protocollo che firmiamo è davvero importante – sottolinea Antonio Decaro, Presidente dell’ANCI – perché i Comuni avranno l’opportunità di lavorare con il Ministero dell’Istruzione e il Dipartimento per le Pari Opportunità e la Famiglia per contrastare la dispersione scolastica e promuovere il diritto allo studio. Mandela diceva che l’istruzione è l’arma più potente, che può cambiare il mondo. Attraverso la rete delle 8.000 amministrazioni comunali del nostro Paese potremo lavorare affinché il diritto allo studio sia assicurato in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, nelle realtà più grandi come in quelle più piccole. Lo faremo anche cercando di incentivare alcuni progetti sperimentali come quello di ‘Scuole aperte’. Oppure attraverso la promozione del servizio di refezione scolastica come momento di educazione e di formazione, anche per diffondere tra i più piccoli abitudini alimentari sane e corrette”.

Nota 21 gennaio 2020, AOODGSIP 229

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico
Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale

Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente scolastico per la lingua italiana
BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la lingua tedesca
BOLZANO
All’Intendenza scolastica per la lingua ladina
BOLZANO
Al Sovrintendente scolastico per la Provincia di
TRENTO
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione autonoma della Valle d’Aosta
AOSTA
Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole di ogni ordine e grado
LORO SEDI
Ai referenti regionali per le attività di contrasto del bullismo e del cyberbullismo (individuati sulla base della legge 71/2017)
Agli Animatori digitali delle istituzioni scolastiche
LORO SEDI
Alle Equipe formative territoriali per il PNSD
LORO SEDI

Oggetto: Safer Internet Day “Together for a Better Internet” – 11 Febbraio 2020