Entro il 15 febbraio le scuole devono comunicare alle famiglie se hanno accettato le domande

da Il Sole 24 Ore

di Laura VIrli

Con la nota ministeriale 30 gennaio 2020 n. 253 sono state fornite alle segreterie gli adempimenti per la gestione delle domande ricevute dopo la scadenza del termine per l’inserimento on line delle iscrizioni al primo anno di corso da parte delle famiglie.
La scuola che detiene la domanda (sia essa prima o ultima scelta da parte delle famiglie) è da ritenersi responsabile della stessa; pertanto, in caso di una eventuale mancanza di disponibilità di posti, dovrà farsi carico di aiutare la famiglia a trovare la migliore soluzione.
In questa fase le scuole possono scaricare il file con i dati utili, in caso di esuberi di posti, per la definizione di una graduatoria stilata secondo i criteri di selezione precedentemente stabiliti dal consiglio di istituto.
La funzione “alunni classi conclusive” consente, invece, alle scuole di attuale frequenza degli alunni delle ultime classi di verificare che le famiglie abbiano iscritto i propri figli in obbligo scolastico e di visualizzarne anche la scuola di destinazione.

Calendario delle attività per la gestione e la verifica delle iscrizioni
Dal 3 al 8 febbraio, tramite la funzione “inoltro d’ufficio”, le domande che, alla data del 31 gennaio sono rimaste nello stato “In lavorazione” oppure nello stato “Restituita alla famiglia”, potranno essere acquisite dalla scuola. Le domande rimaste nello stato “Incompleta” vengono cancellate da sistema.
Dal 3 al 15 febbraio (in anticipo di 5 giorni rispetto allo scorso anno) con la funzione del Sidi “accetta” la scuola di destinazione accoglie le domande di iscrizione, mentre con la funzione “smista” le inoltra, in caso di indisponibilità di posti, alla seconda opzione indicata dalla famiglia al momento della compilazione on line.
Dal 10 febbraio le scuole avranno a disposizione la funzione di “iscrizione diretta” per quelle famiglie che, per qualunque motivo, non sono riuscite ad effettuare l’iscrizione on line.
Dal 21 al 23 febbraio il sistema in automatico accetterà d’ufficio tutte le domande di iscrizione “inoltrate” alle scuole e che non sono state accettate.
Dal 7 al 11 marzo l’area sarà chiusa per consentire la migrazione delle domande di iscrizione da parte del Miur.
Dal 12 marzo saranno di nuovo aperte le funzioni per la gestione delle iscrizioni da parte delle segreterie. In particolare, si potrà trasferire presso la propria scuola un’iscrizione già accettata da altra scuola, a seguito di rilascio del nulla osta.

Le attese delle famiglie
I genitori possono seguire l’iter della domanda inoltrata. Il sistema avvisa in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. Ad esempio, il sistema comunica ai genitori l’eventuale non accettazione della domanda, l’inoltro all’istituto indicato in subordine e l’accettazione definitiva della domanda.

Cambiare si può
Ma se si volesse cambiare la scelta compiuta? È sempre necessario chiedere il nulla osta. Prima dell’inizio o nei primi mesi dell’anno scolastico, si può optare per altra scuola o indirizzo. La richiesta motivata viene presentata sia al dirigente scolastico della scuola di iscrizione che a quello della scuola di destinazione. In caso di accoglimento da parte della scuola di destinazione, il dirigente della scuola di prima iscrizione è tenuto a rilasciare il nulla osta tempestivamente e, comunque, entro 30 giorni dalla richiesta. Chiaramente il trasferimento di iscrizione non deve comportare l’attivazione di nuove classi con maggiori oneri a carico dello Stato.

Sono 284mila gli alunni con disabilità, barriere in due scuole su tre

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Cresce il numero degli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, sono 284mila, negli ultimi 10 anni 91mila in più. L’aumento è dovuto alla maggiore riconoscibilità di alcune patologie e all’accesso alle certificazioni.

Alle elementari e alle medie sono 177mila i bambini con disabilità, il 3,9% degli alunni: i maschi sono il doppio che le femmine, il problema più frequente è la disabilità intellettiva (42% degli studenti con sostegno), seguono i disturbi dello sviluppo (26,4%), meno diffusi i problemi sensoriali (8%). I dati arrivano dal report dell’Istat “Inclusione scolastica degli alunni con disabilità”.

All’alta attenzione nelle diagnosi però negli anni non è corrisposto l’abbattimento delle “barriere fisiche”: spesso mancano gli ascensori o le rampe per le carrozzine.

E se gli insegnanti di sostegno sono tanti, 173mila, e anche di più rispetto a quanto previsto dalla legge (1,6 per alunno contro i due), mancano quelli specializzati. Il 36% viene selezionato dalle liste curriculari. C’è poi una grande mobilità, tanto che spesso i bambini si trovano a cambiare insegnante da un anno all’altro a discapito della continuità didattica.

In un dossier sull’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, l’Istat evidenzia le principali lacune da colmare.

Ancora barriere architettoniche
Solo una scuola su 3 risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Va meglio al Nord (38% di scuole) che nel Mezzogiorno (29%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (67% di scuole accessibili), di contro la Campania si ferma al 24%. Appena il 2% delle scuole dispone di tutti gli ausili senso-percettivi per le disabilità sensoriali. Il 15% ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico lavori di adeguamento. La tecnologia può fare da facilitatore ma una scuola su quattro risulta priva di postazioni informatiche adattate alle esigenze.

Più ore di sostegno ma senza continuità
Negli ultimi cinque anni le ore di sostegno settimanali sono aumentate del 18%, fino a una media di 14 ore a settimana. Nonostante questo, i bisogni degli alunni non sembrano soddisfatti: quasi il 6% delle famiglie ha presentato ricorso al Tar (il 10% al Sud). Una delle criticità è la “discontinuità” nel rapporto con l’alunno a causa dei numerosi cambi d’insegnante. E ciò impedisce di instaurare un rapporto di fiducia con il bambino. Nello scorso anno scolastico quasi 6 su 10 hanno cambiato insegnante di sostegno rispetto all’anno precedente (il fenomeno è leggermente maggiore al Nord) e una quota non trascurabile, il 10%, ha cambiato insegnante nel corso dello stesso anno.

La rinuncia alle gite scolastiche
Nel processo di inclusione scolastica i coetanei giocano un ruolo fondamentale sia sul piano relazionale, sia su quello dell’apprendimento. Le uscite per brevi visite didattiche ottengono un’alta adesione (92%), ma se le gite di istruzione prevedono anche il pernottamento, la partecipazione diventa bassa: rinuncia il 66%, e l’81% al Sud.

Più iscritti e subito un lavoro Ecco i sei istituti tecnici anti crisi

da Il Sole 24 Ore

di Ilaria Vesentini e Claudio Tucci

Sono sei “istituti tecnici d’eccellenza”, che grazie a laboratori all’avanguardia, didattica co-progettata con il mondo produttivo, e tanta alternanza nelle imprese, hanno aumentato gli iscritti (e in prospettiva l’occupazione giovanile), a fronte di un dato nazionale con più ombre che luci.

Siamo al Guglielmo Marconi di Dalmine (Bg); un tecnico, settore Tecnologico, che il prossimo anno, conta 292 nuovi studenti il 10% in più rispetto allo scorso 1° settembre. «Il trend è in costante incremento – racconta il preside Maurizio Chiappa -. Siamo passati dall’anno scolastico 2014-2015 con 39 classi e 970 alunni a circa 1.320 iscritti, 50 classi, previsti per il prossimo anno». Il Guglielmo Marconi è integrato con il territorio (a Bergamo c’è molta fame di “tecnici”, soprattutto manifattura, meccanica, meccatronica “larga”); e collabora stabilmente con una serie di aziende, ABB, Tenaris, Siad Macchine Impianti, Aruba Spa, Brembo, SMI Group, Cosberg, solo per citarne alcune.

Dalla Lombardia all’Emilia-Romagna il passo è breve, anche se nel triangolo d’oro dei motori, del packaging e della meccatronica, gli istituti tecnici tengono salde le posizioni (con oltre il 37% delle matricole). «Proporzioni ancora insufficienti, perché nonostante l’appeal delle nostre manifatture e l’ottimo lavoro che le imprese stanno facendo da alcuni anni per promuovere la formazione tecnica, il numero dei periti meccanici e meccatronici che vanno in pensione è quattro o cinque volte quello dei neodiplomati», segnala Stefano Versari, dg dell’Ufficio scolastico regionale. Il caso delle Aldini Valeriani, una delle più antiche scuole tecniche d’Europa (176 anni di storia) è sintomatico dell’approccio molto pragmatico delle famiglie e dei giovani emiliani nella scelta degli studi: gli iscritti all’indirizzo diurno del tecnico sono saliti di circa il 5%, da 524 a 548 (praticamente, una classe in più). Rispetto al tetto massimo di 450 alunni fissato dal Consiglio di istituto per garantire alti standard qualitativi, anche il prossimo anno saranno invece accolti nella scuola un centinaio di ragazzi in più. A “tirare molto” sono gli indirizzi meccanica, meccatronica, energia ed informatica, grazie soprattutto a laboratori 4.0, docenti preparati e motivati, e legame stretto con territorio e imprese locali (ad esempio, Ducati, Lamborghini, Bonfiglioli). Un mix vincente: «come conferma il tasso di occupabilità dei nostri studenti che è molto elevato», dice Lorenzo Baffetti, professore di matematica all’Aldini Valeriani.

Sono storie e numeri, purtroppo, ancora “in controtendenza” rispetto al dato nazionale che vede il prossimo anno l’istruzione tecnica attestarsi al 30,8% di iscritti al 2020/2021, in calo di 0,2 punti rispetto all’anno prima. A fronte di un nuovo incremento dei licei, che intercettano il 56,3% delle domande.

Ecco allora che laddove il rapporto scuola-imprese-territorio funziona, ed è ben consolidato, si segnalano altre storie “virtuose”. In Toscana, ad Arezzo, c’è l’istituto Galileo Galilei, indirizzi meccanico, meccatronico, informatico, biologico-sanitario, elettronico/elettrotecnico. Il prossimo anno gli iscritti salgono a 397 (da 376 dell’anno prima); «e sono due anni che siamo la prima scuola della città, avendo superato il liceo scientifico – evidenzia, soddisfatto, il preside Alessandro Artini -. Come ho fatto? Puntando su alternanza rafforzata e tirocini. Abbiamo inoltre 34 laboratori all’avanguardia; oggi offriamo agli studenti anche la possibilità di estrarre il Dna. Tutto questo sforzo è premiato: alle prove Invalsi otteniamo risultati eccellenti e abbiamo anche vinto le olimpiadi di matematica».

Proseguendo lungo lo Stivale arriviamo al Lazio. Qui “in controtendenza” c’è il Leopoldo Pirrelli di Roma, un istituto tecnico ad indirizzo economico, dove il prossimo anno si attiveranno 6 prime classi (in passato le classi oscillavano tra 4 e 5). Gli iscritti potevano essere di più, ma per via degli spazi limitati, molte domande saranno respinte. «Puntiamo molto sull’alternanza – evidenzia la preside Flavia De Vincenzi – mandiamo anche ragazzi in quarta e quinta primaria a insegnare ai giovanissimi francese e spagnolo. Nel giro di 2/3 anni i nostri alunni sono tutti occupati, uno addirittura al Cern di Ginevra, altri si orientano verso le libere professioni».

Il tema degli spazi è avvertito anche in Piemonte, al Giulio Natta di Rivoli (To), per via del boom di iscritti registrato negli ultimi anni: la popolazione studentesca è passata da 600 ragazzi a oltre mille. «Siamo nella zona produttiva di Grugliasco-Collegno e abbiamo un solido legame con le imprese – dichiara la preside Rita Esposito (l’istituto è anche capofila dell’Its aerospazio e meccatronica) -. I nostri diplomati trovano lavoro subito, ed entro un raggio di 9 Km, nel settore dello stampaggio delle materie plastiche. Per favorire il link scuola-lavoro abbiamo anche uno sportello lavoro» (tra le pochissime realtà in tutt’Italia).

Il rapporto stretto con territorio e mondo produttivo premia anche il Veneto, con il Ruzza di Padova che incrementa gli iscritti ai due indirizzi moda (tecnico e professionale) da 67 a 75 per l’indirizzo Moda Professionale Industria e Artigianato per il Made in Italy da 21 a 25 per l’indirizzo Tecnico del Sistema Moda. Sono quindi un centinaio gli studenti che hanno scelto di formarsi nel settore del Fashion. «Collaboriamo con marchi del calibro di Diesel, Fashionart, Moncler e Womsh – chiosa la professoressa Silvia Tebaldi, referente per la scuola-lavoro dell’istituto -. Puntiamo molto sullo sviluppo di progetti assieme alle aziende. Così gli studenti entrano in contatto con il mondo del lavoro, e poi vengono subito assunti».

«Non sono scuole di serie B, strategiche per le imprese»

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

«I dati sulle iscrizioni alle scuole superiori confermano un trend che ormai da molti anni va consolidandosi: tutti al liceo! Dispiace perché, senza nulla togliere agli indirizzi liceali, spesso tanti giovani scelgono partendo da un pregiudizio: che gli istituti tecnici e gli istituti professionali siano di “serie B”. Non è affatto così. Anche fra questi istituti ci sono eccellenze e gli imprenditori apprezzano la qualità dei singoli percorsi, molto vicini alle esigenze del mondo del lavoro e per niente incompatibili con il proseguimento degli studi negli Its e nelle università».

A parlare è Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano; e per lui l’obiettivo, adesso, deve essere un’ampia “operazione rilancio” per gli istituti tecnici; a partire, e qui lancia anche una provocazione, dal nome: «Forse – dice – dovrebbero essere chiamati “licei tecnici” per dare il giusto riconoscimento alla loro qualità ed essere attrattivi per le famiglie».

Attualmente, ricorda Brugnoli, in Italia «ci sono tanti istituti tecnici di altissimo livello, come mostrate nell’articolo qui affianco, che infatti sono stati premiati con molte iscrizioni: non devono rappresentare un’eccezione ma diventare modelli replicabili. Proprio per questo servirebbe, anche, una cabina di regia per l’istruzione tecnica. Manca ormai da molti anni una Direzione generale del ministero dell’Istruzione che abbia competenza specifica in materia: l’auspicio è che questa cabina di regia possa essere riconosciuta e inserita nell’ambito dell’imminente riorganizzazione del dicastero», oggi guidato da Lucia Azzolina.

Per il vice presidente degli industriali c’è inoltre un problema di (scarso) orientamento: «Noi come imprese – sottolinea – abbiamo fatto da anni un grande sforzo per raccontare l’offerta di lavoro che arriva dalla manifattura con tanti eventi e occasioni in cui abbiamo aperto le porte delle aziende ai ragazzi. Nei prossimi anni, in particolare, ci sono 205mila assunzioni in settori strategici che in un caso su tre rischiano di sfumare. Addirittura faremo fatica a selezionare un under29 su due». Un paradosso in un Paese che è, contemporaneamente, quarto per dispersione scolastica (data al 14,5% ma che secondo l’Invalsi arriva addirittura al 20% se consideriamo quella implicita, ndr) e terzultimo per disoccupazione giovanile, davanti solo a Spagna e Grecia.

Il tema è delicato. Soprattutto oggi che, come ricorda il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, «le imprese italiane sono alle prese con grandi trasformazioni (digitale, Impresa 4.0, green economy, competizione internazionale) e hanno sempre più necessità di acquisire personale qualificato». Per ridurre la difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro, quindi, secondo Tripoli, «uno dei principali ambiti sui quali intervenire è certamente l’orientamento, in modo che i giovani possano scegliere con consapevolezza, tenendo conto delle attitudini e delle concrete opportunità di occupazione. Un orientamento che, per essere efficace, deve cominciare già dalle scuole medie».

Unioncamere, ogni mese, pubblica un focus dettagliato su sbocchi occupazionali e settori (sistema informativo Excelsior), accessibili a tutti, quindi anche alle scuole; e nel registro per l’alternanza sono attualmente iscritti oltre 58mila tra imprese ed enti pubblici e privati che mettono a disposizione più di 364mila posti per gli studenti.

Per il vice presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, l’industria, e in particolare quella meccanica, è vero, è in forte evoluzione, affronta sfide epocali. «Per questo c’è bisogno che gli studenti entrino nelle nostre fabbriche. Il taglio a ore e fondi alla scuola-lavoro è stato un grave errore, chiediamo al governo di ripensarci». Anche perché il legame scuole-aziende «è fondamentale per far conoscere ai ragazzi il mondo della manifattura – aggiunge la responsabile Education di Federmeccanica, Sabrina De Santis -. Non solo. Aiuta anche gli stessi istituti ad adeguare i curricula, e soprattutto consente agli studenti di ricevere una formazione in linea alle esigenze imprenditoriali. In sintesi, offre un passepartout sicuro per il successivo sbocco occupazionale».

Ma per tutto questo, chiosa il vice presidente di Confindustria, Brugnoli, c’è bisogno subito di «programmazione da parte del governo. Servono strategie a medio lungo periodo. I cinesi, ad esempio, sull’istruzione hanno un programma al 2049, io che mi sono occupato di Capitale umano negli ultimi 4 anni ho dovuto interloquire con 6 ministri dell’Istruzione».

Oggi Giornata nazionale contro il cyberbullismo: a rischio il 40% dei ragazzi

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Quattro ragazzi su dieci appartenenti ad una fascia di età tra i 12 e i 16 anni si imbattono in episodi di cyberbullismo navigando in rete o utilizzando i social media. È il dato allarmante che emerge dalla ricerca, diffusa ieri, alla viglia della Giornata nazionale contro il cyberbullismo e alla sua seconda edizione, condotta dall’Osservatorio scientifico della no-profit “Social Warning – Movimento Etico Digitale” (https://socialwarning.it/), che nel 2019 ha formato 17mila studenti (10mila incontrati nelle scuole e 7mila tramite corsi e-learning) e 4mila genitori rispetto ai rischi e alle opportunità del web.

Da questi incontri, spiega il 24enne Social media coach e fondatore della no profit Davide Dal Maso, «emerge che insieme all’esposizione a contenuti e immagini pornografiche e ad episodi gravissimi di adescamento, il cyberbullismo è purtroppo ancora oggi il fenomeno più diffuso in cui i nostri ragazzi si imbattono on-line».

Per Dal Maso, primo docente in Italia ad aver portato l’educazione civica digitale in classe nell’istituto professionale in provincia di Vicenza in cui insegna da tre anni, ed inserito nel 2019 da Forbes tra i primi cinque under 30 italiani più influenti nel settore Education, «i dati dell’Osservatorio raccontano della difficoltà degli adulti rispetto all’impartire regole precise ed esplicite per vivere serenamente il web in famiglia, forse per il distacco e la sfiducia con cui molti di loro hanno sempre visto il digitale. Ma è sempre più necessario costruire un ponte tra genitori analogici e figli digitali per arrivare ad un sano equilibrio tra vita on-line e off-line».

Contro i pregiudizi Mattarella visita a sorpresa la scuola dei bimbi cinesi

da la Repubblica

«Chi è entrato in classe? », chiede la maestra. «Il preside! » risponde un bambino. Sergio Mattarella ride divertito. «Il vicepreside» azzarda un altro ragazzino. Poi un terzo alunno ha la risposta giusta: «Ma è il presidente della Repubblica italiana! ».

Ore 9,30 di ieri, una giornata che non dimenticheranno all’Istituto comprensivo statale Daniele Manin, all’Esquilino, uno dei quartieri più multietnici di Roma, che ospita da sempre una cospicua presenza di cittadini di origine cinese. «Una bellissima sorpresa», dicono le insegnanti andando incontro al Capo dello Stato, giunto in visita.

Mattarella ha deciso la sera prima di presentarsi spontaneamente, proprio mentre nel Paese dilaga la psicosi sul Coronavirus, col suo corollario di razzismi e sinofobia. Già domenica scorsa Mattarella aveva inviato una lettera al leader cinese Xi Jinping per ribadire la sua amicizia a Pechino, un gesto distensivo dopo la decisione del governo Conte di chiudere lo spazio aereo da e per la Cina.

Ieri ha voluto compiere un ulteriore passo. Presentarsi a scuola e stringere personalmente la mano ai bambini. Un gesto significativo nei confronti della comunità cinese che vive a Roma, le cui attività economiche hanno subito un brusco arresto. Ma anche uno schiaffo ai pregiudizi. «Lo abbiamo saputo alle 8,30», ha ammesso la preside, Manuela Manferlotti.

Visita privata, in compagnia della figlia Laura. Incontra due classi delle elementari, due della scuola d’infanzia, due delle medie. «Stavamo facendo una lezione sul significato dell’amicizia e della pace, e sull’inclusione, il nostro pane quotidiano», lo informa una maestra delle elementari. «Amicizia e pace sono fondamentali», dice Mattarella, rivolto ai bambini.

L’istituto ha circa 800 alunni. Il 45 per cento è di origine straniera, in alcune classi si supera il 50%, i cinesi sono circa 120. Tutti parlano tra loro in italiano naturalmente e gli alunni delle medie accolgono il capo dello Stato cantando l’inno di Mameli.

Mattarella sembra a suo agio, sciolto per una volta dalle rigidità del protocollo. Osserva il cartello con la scritta sull’articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti”. «Questo è molto bello», commenta. I ragazzi sventolano fazzoletti tricolori.

Alla materna la maestra spiega che i bambini stanno leggendo i Viaggi di Gulliver, perché il segreto è «imparare a stare bene insieme». «Grandissimi complimenti », approva il Presidente. Tutti accorrono per la foto di gruppo. «Qui la psicosi non è mai entrata», rivela la preside. «Il clima è sempre stato tranquillo. Siamo una scuola abituata all’inclusione, la sperimentiamo nella quotidianità, la scuola non chiude mai, perché il pomeriggio si tengono molte attività. Il suo gesto è importante. Ha voluto dare un messaggio di serenità di fronte a timori ingiustificati ».

Il plauso al gesto del Presidente della Repubblica è bipartisan. Da Nicola Zingaretti a Luigi Di Maio, da Maria Stella Gelmini a Virginia Raggi. Solo la destra leghista e di Fratelli d’Italia tace. «Ringraziamo il Presidente Sergio Mattarella per aver fatto visita alla scuola Manin, frequentata da moltissimi alunni della comunità cinese» è il post pubblicato sulla pagina Facebook dell’ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia.

Poco dopo le 10 Mattarella e il suo seguito lasciano la scuola per tornare al Quirinale. «Auguri a tutti, buono studio», dice il presidente agli studenti prima di andare via. Sui social il video sulla visita girato dal Quirinale poco dopo sarà virale.

La ministra Azzolina: «Andare a scuola è un diritto dei bambini Le paure sono infondate»

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

«Creare allarmismi non serve. Abbiamo preso tutte le misure urgenti e rilevanti e stiamo lavorando bene con l’Istituto superiore di Sanità e con il ministero della Salute». La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è soddisfatta di come funzionari, presidi e insegnanti stanno affrontando l’emergenza Coronavirus nelle scuole italiane. «C’è molto senso di responsabilità».

E la lettera dei governatori leghisti che chiedono di tenere a casa tutti i bambini che sono tornati dalla Cina in questo periodo perché invece ritengono che tra i genitori ci sia ansia, incertezza e preoccupazione?

«Mi sembra che la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una scuola romana dove c’è una vasta comunità cinese abbia dato l’immagine precisa della fiducia e della responsabilità che ci sono nelle scuole, dove tutti hanno a cuore la salute dei bambini. Insomma ai bambini dico: andare a scuola è un vostro diritto. Se ci sarà bisogno di prendere ulteriori precauzioni lo faremo, ma ora la situazione è completamente sotto controllo».

Però avete pensato, l’altro ieri, di fare un monitoraggio, per sapere quanti studenti e professori di rientro dalla Cina ci sono.

«Certo, monitoriamo, senza creare allarmismi».

E lo studente 17enne rimasto bloccato a Wuhan, lo riporterete in Italia?

«So che la Farnesina se ne sta occupando».

La situazione è sotto controllo nelle classi, per quanto riguarda il virus, ma non nel rapporto tra lei e i sindacati: al secondo incontro è già guerra aperta, con uno sciopero generale proclamato per il 17 marzo.

«Io non ho litigato con nessuno e sono molto delusa. Sono ministro da tre settimane e ho scritto i bandi di concorso per assumere 70 mila insegnanti. E che cosa mi succede? Mi ritrovo che, durante un incontro ancora in corso, le agenzie “battono” la rottura tra me e i sindacati. Sto applicando il decreto scuola, non ho disatteso alcuna promessa, sto facendo un lavoro enorme, ma non posso dare le domande del test in anticipo come mi chiedono i sindacati: la prova del concorso sarà solo una ma seria».

Il concorso straordinario, cioè la sanatoria per 24 mila precari, è attesa da due anni.

«Quando sono arrivata qui al Ministero non c’era neppure il testo di un bando. Nei cassetti non c’era nulla. Eppure Bussetti aveva voluto la norma sui concorsi nella legge di Bilancio del 2018, poi nella campagna elettorale per le Europee aveva cambiato idea e bloccato tutto. E anche dopo non era stato fatto niente».

La rottura con i sindacati rallenterà i concorsi?

«Le porte del Ministero sono sempre aperte per chi vuole dialogare, ma i concorsi partiranno a breve».

Con il concorso sanatoria a settembre ci saranno «soltanto» 24 mila nuovi insegnanti, quest’anno i precari erano oltre 150 mila. A settembre ci ritroveremo con i presidi che cercano insegnanti su Internet?

Non ho litigato io con i sindacati

I concorsi? Quando sono arrivata al ministero non ho trovato nulla

«Già da quest’anno ci sarà la “call veloce”: significa che gli insegnanti che vogliono spostarsi in un’altra regione…»

Cioè andare dal Sud al Nord.

«Certo dove le graduatorie sono vuote: chi vuole un lavoro, può farlo. Purché si fermi lì per cinque anni».

Ci aveva già provato la riforma Renzi e fu un fallimento.

«Ricevo messaggi di insegnanti pronti a partire».

Dovrebbero essere migliaia, però. Quello che parte tra qualche settimana sarà l’ultimo concorso sanatoria, lo può promettere?

«La mia idea è di fare un concorso ogni due anni».

Na nessuno ci è mai riuscito finora.

«Io voglio fare una cosa che non è mai stata fatta: programmare».

Gli insegnanti aspettano il nuovo contratto, lo avranno entro l’anno?

«Spero proprio di sì».

Conferma i 100 euro di aumento promessi dal suo predecessore Fioramonti?

«Non prometto se non sono sicura di ciò che dico. C’è già uno stanziamento importante in legge di bilancio, a cui si aggiungerà il taglio del cuneo fiscale. Sarà un buon rinnovo»

Oggi è la giornata contro il Cyberbullismo, il 50% dei giovani è una vittima. Scuola scenario principale

da Orizzontescuola

di redazione

Oggi è la giornata contro il Bullismo e il cyberbullismo, vittime soprattutto i giovani tra i 12 e i 16 anni. Imbattersi in episodi di cyberbullismo è sempre più diffuso, tanto da poter parlare di una vera e propria emergenza mondiale.

I dati

I dati provenienti dall’Eures raccontano di un fenomeno in crescita. Su un campione di 1.022 studenti delle scuole secondarie superiori di Roma: il 66,9% dei giovani è stato almeno una volta vittima di bullismo; l’81,3% è stato spettatore; la scuola il principale luogo dove si sviluppano episodi di violenza (il 57,3% delle vittime afferma infatti di aver subito

Secondo quanto diffuso dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo.

Questi dati “aiutano noi specialisti e le famiglie – commenta Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps – ad avere una fotografia chiara e netta di una tragica realtà che, purtroppo, è ancora in espansione e necessita di una lotta congiunta di tutti gli attori coinvolti, istituzioni, famiglie e specialisti sanitari”.

Il 72,6% dei ragazzi ritiene necessario avere delle regole, anche se solo nel 55% delle famiglie danno delle vere e proprie indicazioni: l’80% dei ragazzi riferisce infatti che l’unica limitazione ricevuta è legata al tempo di utilizzo, oltre a quella di non visitare siti porno e di mantenere chiuso il proprio profilo social

Indipendentemente dalle differenze percentuali dei due studi, appare comunque un fenomeno in crescita che necessità di essere arginato.

Come?

E’ la scuola ad essere imputata quale scenario in cui si consumano i maggiori episodi di bullismo che spesso sfociano in cyberbullismo. La prevenzione è dunque fondamentale, con il controllo, ma anche con l’educazione e il dialogo, sopperendo, laddove possibile, alle carenze familiari.

Anno di prova docenti neoassunti: le attività in cui è coinvolto il tutor

da Orizzontescuola

di Ilenia Culurgioni

Anno di prova neoimmessi in ruolo 2019/2020: il ruolo del tutor e del dirigente scolastico. Nota n. 39533 del 4 settembre 2019.

Il tutor

Ad avere un ruolo fondamentale nel percorso dell’anno di prova dei neoassunti è il tutor.

Il tutor accogliente assicura il collegamento con il lavoro didattico sul campo e si qualifica come “mentore” per i docenti neoassunti, in particolare di coloro che si affacciano per la prima volta all’insegnamento.
Il profilo del tutor si ispira alle caratteristiche del tutor accogliente degli studenti universitari impegnati nei tirocini formativi attivi.

Le attività in cui è coinvolto il tutor

1. bilancio iniziale delle competenze – il tutor supporta il docente neoassunto nell’identificazione dei punti di forza e di debolezza, anche rispetto al quadro delle competenze richieste dai modelli didattici innovativi, correlando le esperienze maturate in precedenti ambiti professionali e personali, per fare il punto sulle competenze possedute e su quelle da potenziare;
2. stipula del patto formativo – il dirigente scolastico, il docente e il tutor stipulano un Patto per lo sviluppo professionale del docente neoassunto, in base al bilancio delle competenze iniziali definito e ai bisogni della scuola. Il patto costituisce il programma di formazione per il docente nell’anno di prova;
3. programmazione ed effettuazione delle attività di osservazione peer-to-peer – il tutor e il docente condividono la progettazione delle attività di osservazione peer-to-peer, a partire dal terzo mese di servizio, che consistono in: ◦ osservazione del tutor nella classe del docente neoassunto; ◦ osservazione del neoassunto nella classe del tutor; e che prevedono attività in itinere di verifica dell’esperienza
5. incontro di valutazione conclusivo – il tutor presenta al Comitato di Valutazione i risultati delle attività didattiche e formative predisposte e svolte dal docente e della sua partecipazione alla vita della scuola.

Ricordiamo che quest’anno è stato eliminato il bilancio finale delle competenze

Svolgere il ruolo di tutor assolve all’obbligo di formazione previsto dalla Legge 107/2015.

Ambiente INDIRE per i tutor

L’ambiente riservato ai docenti tutor su INDIRE sarà reso disponibile nella primavera del 2020.

Il dirigente scolastico

Ad individuare il tutor è il dirigente scolastico con il coinvolgimento del collegio dei docenti.

Nel periodo di prova, a ogni docente viene affidato un tutor di riferimento. Si preferisce affidarne uno che sia della stessa disciplina, area disciplinare o tipologia di cattedra ed operante nello stesso plesso del neoimmesso in ruolo. Allo stesso tutor non possono essere affidati più di tre docenti.

Le attività svolte, ovvero progettazione, confronto, documentazione e l’eventuale partecipazione agli incontri iniziali e finali vengono attestate e riconosciute dal dirigente scolastico come iniziative di formazione (art. 1, comma 124 della Legge 107/2015). La nota sopraddetta ricorda inoltre che apposite iniziative di formazione per i docenti tutor sono organizzate dagli USR utilizzando quota-parte dei finanziamenti per attività regionali.

I dirigenti scolastici procedono all’individuazione tempestiva dei tutor per i docenti in anno di formazione, prospettando loro gli impegni previsti (DM 850/2015), tenendo conto degli impegni formativi complessivi per il personale.

Se si tratta di docenti che devono ripetere un nuovo periodo di prova e formazione, il dirigente scolastico provvede a scegliere possibilmente un tutor diverso da quello che ha accompagnato il docente nel primo anno di servizio.

Fondamentale è l’impegno del dirigente scolastico nell’osservazione e nella visita alle classi in cui i docenti neoassunti prestano servizio. Altrettanto importante è il contatto frequente tra dirigente e tutor.

Personale ATA, tutti i problemi delle segreterie scolastiche

da Orizzontescuola

di redazione

Il personale di Segreteria del Comparto Scuola Regione Sardegna (Cagliari – Oristano – Sassari – Nuoro) ha stilato un documento con cui denuncia le insostenibili condizioni di lavoro in cui si trovano le segreterie scolastiche che, schiacciate da un pesante carico di lavoro, spesso non possono svolgere le loro mansioni in modo efficiente ed efficace secondo i principi della buona amministrazione.

“Sono tante le difficoltà in cui versano, sia dal punto di vista strutturale, che da quello del personale costretto a fare i conti con le norme restrittive “sulle sostituzioni”, la cronica “carenza di organici” nonché il “mancato riconoscimento della professionalità”.

Le segreterie scolastiche numericamente ridotte e costituite, per lo più, da personale nreclutato con sistemi a dir poco obsoleti e comunque non adeguati al grado di specializzazione richiesto oggi, risentono anche del vuoto venutosi a creare nelle graduatorie.

Tale vuoto è stato causato dal “precariato storico” perpetrato dal Governo in modo scellerato, nell’ambito delle logiche del risparmio economico e nell’ottica dei tagli previsti ed attuati, dalle leggi di stabilità susseguitesi nell’ultimo ventennio.

Del resto la carenza del personale è sotto gli occhi di tutti e crea gravi ritardi al regolare avvio delle lezioni.

Ciò che troppo spesso “sfugge” all’opinione pubblica è che la scuola è una realtà complessa e delicata, in cui gli uffici sono la struttura “fondante” dell’Istituzione stessa.

Banalmente ci si dimentica, invece, che la scuola funziona, in quanto composta da tante figure integrate nessuna delle quali può essere ritenuta marginale.

Se si vuole davvero rendere efficiente il sistema dell’ Istruzione pubblica nel nostro paese, risulta fin troppo evidente che è necessaria un’ organica sinergia tra le diverse componenti scolastiche e figure professionali, per il compimento e la realizzazione di un sereno e regolare svolgimento dell’anno scolastico.

Vorremmo quindi far comprendere che se le segreterie, in primis, sono sguarnite sotto il profilo professionale e numerico, tutto l’apparato scolastico e non solo quello amministrativo, ne risulterà gravemente paralizzato.

Di seguito ecco esposti in modo analitico parte di quelli che riteniamo essere problemi cruciali:

Organico: le tabelle che stabiliscono i parametri numerici del personale sono obsolete e non tengono minimamente conto delle effettive esigenze degli uffici amministrativi.

Difatti a fronte dei tagli insensati, perpetrati nell’ultimo decennio, vi è stato un aumento smisurato delle incombenze burocratiche di carattere amministrativo, contabile, fiscale e didattico. Si richiede, infatti, all’Assistente Amministrativo una molteplicità di competenze plurisettoriali che va ben oltre il tradizionale profilo professionale di appartenenza e l’inquadramento giuridico;

Organico di potenziamento: Sarebbe molto importante poter contare su di un organico potenziato, così come previsto per i docenti, per far fronte alle particolari complessità strutturali e/o organizzative delle scuole;

Abolizione del divieto di sostituzione collega assente: si rende
indispensabile, eliminare il divieto di sostituzione del collega, ben prima dei fatidici 30 giorni (esempio: un certificato medico di 40 giorni significa possibilità di nomina per soli 10 giorni e di fatto rappresenta un ulteriore aggravio sul personale in servizio, che deve farsi carico di nominare un supplente con tutti gli adempimenti conseguenti, in cambio di una supplenza brevissima)

Reclutamento: è fondamentale che il personale di segreteria venga
individuato entro il 31 agosto, in quanto, in mancanza di incarichi conferiti “in tempo congruo all’avvio dell’anno scolastico”, non potrà decollare neanche l’attività didattica

Aggiornamento impartito da formatori riconosciuti MIUR: è doveroso chevil personale di ruolo possa fruire di corsi di aggiornamento puntuali e mirati, viste le innumerevoli novità (sia in campo normativo sia in quello strettamente pratico) dalle quali “viene travolto” nello svolgimento delle sue funzioni, peraltro senza alcun preavviso. Sarebbe anzi opportuno poter usufruire di un bonus che sia finalizzato a tal senso;

Formazione: spesso il personale appena nominato si ritrova “catapultato” in questo profilo lavorativo, proveniente da altre mansioni o alla prima esperienza lavorativa. Si tratta, ultimamente, di amministrativi individuati dalla graduatoria di III fascia, i quali, nonostante l’impegno profuso e la buona volontà, sono penalizzati dalla mancata formazione.

Si rende  necessaria, pertanto, una formazione professionalizzante, che non può e non deve essere erogata dagli stessi colleghi in servizio. Invece è ciò che succede ed è diventata prassi ordinaria, in quanto si è costretti a fare da “insegnanti” ai nuovi colleghi e contemporaneamente a svolgere il proprio lavoro di routine. Questo, oltre ad essere estremamente faticoso, porta alla condizione di non poter garantire neanche gli standard minimi di funzionalità.

Per non parlare di un livello di stress lavorativo divenuto ormai insostenibile per le segreterie;

Progetti: il PTOF prevede oramai una piattaforma progettuale, in tutte le scuole, che va aldilà delle forze esigue del personale di segreteria, schiacciato dall’ordinario. Sarebbe essenziale prevedere l’individuazione di personale amministrativo reclutato ad hoc, al fine di garantire lo svolgimento dell’attività amministrativa connessa ai progetti, senza ulteriore aggravio per lasegreteria

Digitalizzazione e dematerializzazione: Sono “belle parole” ma purtroppo rimangono spesso sul piano delle intenzioni, perché la pubblica amministrazione, ancora non pronta alla digitalizzazione, costringe gli amministrativi ad “operare” con il doppio canale cartaceo e informatizzato.

A tale quadro desolante si deve aggiungere che la gran parte delle famiglie e del personale scolastico, ancora oggi, predilige l’utilizzo del cartaceo anziché il sistema informatico, come canale comunicativo con l’Istituzione Scolastica.

Questo comporta la scansione di ogni documento con conseguente aggravio lavorativo a carico del personale. Per concludere su questo insostenibile scenario, non possiamo tralasciare la problematica della inadeguatezza dei software gestionali e ministeriali, come per esempio la piattaforma SIDI dotata di server applicativi decisamente “insufficienti ed inadeguati” alla veicolazione dei dati, specialmente proprio quando si approssimano tutte le scadenze

Decentramento delle funzioni: Con la Nota ATS n°11831 del 31/10/2019 gli
uffici di segreteria con organici del tutto insufficienti a svolgere l’ordinario,
sono stati investiti da nuove funzioni attribuite in base al “riparto di
competenza tra Uffici periferici del MIUR e Istituti scolastici ai sensi del DPR 275/1999 in attuazione della circolare MPI 205/2000” di cui si riportano i punti essenziali:

a) Cessazioni per inidoneità/inabilità/decessi :
b) Prima liquidazione dell’indennità di buonuscita
c) Riliquidazione della pensione
d) Riliquidazione dell’indennità di buonuscita

Tale nota si pone in contrasto con C.M. 205/2000 nella parte in cui:

a) non pianifica in maniera sistematica, interventi mirati alla formazione del personale di segreteria né al supporto del medesimo;
b) estende lo svolgimento di determinate procedure anche al personale
immesso in ruolo ante 2000.

Si ribadisce che le segreterie scolastiche, non hanno una struttura
organizzativa idonea all’espletamento di tali funzioni né da un punto di vista strettamente numerico (visto il taglio scellerato degli organici e il disastro creato dal piano di dimensionamento scolastico) che formativo;

Pratiche pensionistiche – adempimenti di natura previdenziale legati a
Passweb – TFS : Una materia così complessa, che richiede competenze settoriali specifiche, non può essere demandata alle segreterie scolastiche, inadeguate sia da un punto di vista strutturale organizzativo che da un punto di vista formativo. A nulla vale un corso di diverse ore su di un applicativo INPS quando, a monte, “mancano le competenze normative di base per gestirla”.

In questo modo l’amministrazione scolastica diventerebbe più vulnerabile, in quanto, potenzialmente esposta a contenzioso per la possibilità esponenziale di incorrere in errori nella gestione di informazioni previdenziali.

Si chiede, inoltre, quali siano i fondamenti legislativi e/o contrattuali in base ai quali discenda l’obbligo per le segreterie scolastiche, in cui gli operatori sono inquadrati in un profilo professionale di IV livello, di elaborare le pratiche di natura previdenziale e assistenziale;

Commissione ordinamento professionale personale ATA art. 34 CCNL
Istruzione e Ricerca: a tutt’oggi questo art. del CCNL resta disatteso.
In questi giorni si tengono gli incontri tra L’ARAN e le organizzazioni
sindacali, i cosiddetti ”tavoli tematici”, relativamente alle problematiche del personale ATA.

Auspichiamo che, in questi incontri, si affronti in modo
costruttivo la situazione attuale dei profili e le loro criticità, anche in relazione agli elementi di “dinamicità” dell’attuale sistema, nella prospettiva di una adeguata valorizzazione del suddetto personale. A questo proposito la conseguenza inevitabile di tali considerazioni non può che essere il riconoscimento professionale, anche in ottemperanza al dettato dell’art. 36. della Costituzione che recita “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro….” e il conseguente passaggio nell’ Area C per tutti gli Assistenti Amministrativi, alla luce delle mansioni ad oggi svolte sempre più specialistiche, comprovate dai piani di lavoro, annualmente attribuite.

Dopo la suddetta sconfortante disamina della situazione lavorativa in cui si è costretti ad operare, si auspica un intervento incisivo da parte delle SS. LL che porti alla risoluzione di quanto esposto nella presente.

Il personale Amministrativo, in assenza di ciò, si atterrà esclusivamente allo “svolgimento del mansionario livello B” in cui risulta inquadrato giuridicamente all’interno del CCNL
del comparto scuola e osserverà rigorosamente l’orario di servizio settimanale.

In allegato le firme di sottoscrizione”

Appalti pulizie, entro settembre seconda procedura per chi ha 5 anni di servizio

da Orizzontescuola

di redazione

Si è svolto ieri, 5 febbraio, un incontro tra sindacati e Ministero dell’istruzione sulla procedura di internalizzazione dei lavoratori delle ditte di pulizia.

Cisl, in particolare, fa sapere che è stata sottolineata l’importanza delle FAQ n. 20 e 21, che “di fatto sono vincolanti e considerate integrazione del bando di selezione“. La FAQ n. 20 riguarda i periodi di sospensione in costanza di rapporto di lavoro a tempo indeterminato, periodi che sono validi a tutti gli effetti. La FAQ n. 21 ribadisce che i servizi svolti dal 01 gennaio 2000 al 30 giugno 2001 sono valutati allo stesso modo dal sistema informativo come quelli relativi al punto B3.

La Flc Cgil informa, inoltre, che “sono state acquisite le posizioni INPS di tutti i lavoratori mentre si sta procedendo rapidamente ad acquisire le posizioni del casellario giudiziario“. Le operazioni dovrebbero quindi concludersi nelle prossime ore.

I posti che non verranno coperti al 1° marzo saranno destinati ad una procedura nazionale: il personale inizialmente in part time potrà ottenere l’internalizzazione full time in altre province nelle quali in tale data risultino esserci posti scoperti.

A questa seconda fase della procedura parteciperanno anche coloro che, inseriti utilmente nella graduatoria degli stabilizzandi, non hanno ottenuto la stabilizzazione nella propria provincia per indisponibilità di posti.

Con procedura da attivare presumibilmente entro il mese di settembre 2020 e da concludersi entro dicembre dello stesso anno, proseguirà la stabilizzazione dei lavoratori con almeno 5 anni di servizio.

Sui posti rimasti scoperti al 1° marzo, le scuole procederanno con supplenze brevi attingendo dalle graduatorie ATA.

Sostegno, il 36% dei docenti non è specializzato e mancano gli “assistenti all’autonomia”: lo dice l’Istat

da La Tecnica della Scuola

Mancano gli insegnanti specializzati e il 36% dei docenti per il sostegno viene selezionato dalle liste curricolari; sono docenti che rispondono ad una domanda di sostegno non soddisfatta, ma non hanno una formazione specifica per supportare al meglio l’alunno con disabilità. A scriverlo è l’Istat, nel report annuale “Inclusione scolastica degli alunni con disabilità“, pubblicato il 6 febbraio.

Sud indietro e pochi corsi

La mancata specializzazione dei docenti, spiega l’Istat, è più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 47%, e si riduce nel Mezzogiorno attestandosi al 21%.

Anche la formazione in tecnologie educative, fondamentale per l’utilizzo corretto della strumentazione a supporto della didattica, sarebbe “ancora poco diffusa: nel 12% delle scuole italiane nessun insegnante per il sostegno – dice l’istituto di statistica – ha frequentato un corso specifico per l’utilizzo appropriato delle tecnologie a supporto della didattica, nel 64% delle scuole soltanto alcuni docenti hanno frequentato corsi, mentre nei restanti casi (24%) tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso”.

Mancano assistenti all’autonomia e alla comunicazione

Ma le carenze di supporti specialistici per gli alunni disabili non finiscono qui: sempre l’Istat ha accertato che mancano all’appello molti “assistenti all’autonomia”, soprattutto “nelle regioni del Mezzogiorno”.

Nelle scuole italiane gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione (assistente ad personam) che affiancano gli insegnanti per il sostegno, sono poco meno di 54 mila (19 per 100 alunni con disabilità).

Si tratta di operatori specializzati, finanziati dagli enti locali, la cui presenza può migliorare molto la qualità dell’azione formativa facilitando la comunicazione dello studente con disabilità e stimolando lo sviluppo delle abilità nelle diverse dimensioni della sua autonomia.

A livello nazionale il rapporto alunno/assistente è pari a 4,8; nel Mezzogiorno cresce a 5,8 con punte massime in Campania e in Molise, dove supera rispettivamente la soglia di 14 e 13 alunni per ogni assistente.

La presenza di assistenti aumenta nelle regioni del Centro e del Nord (4,4), raggiungendo i livelli più alti nella Provincia Autonoma di Trento e nelle Marche, con un rapporto che non supera la soglia di 3 alunni per assistente.

Non è facile avere  le “chiavi”

Si avvalora, quindi, la tesi, espressa alcuni giorni fa alla Bicocca di Milano dall’associazione Laribinto-Progetti Dislessia onlus, secondo la quale a crescente numero di alunni con limiti di apprendimento (““Tra Dsa, disabilità e altri problemi, si parla di oltre un milione di ragazzi in Italia”), non corrisponde un’adeguata preparazione didattica dei docenti. A partire da quelli curricolari.

E molti non ce la fanno a fronteggiare la mole di impegni che richiedono gli alunni “speciali”.Perché per conoscere bene uno studente con difficoltà, occorre anche sapere quali sono le “chiavi” e gli strumenti da adottare.

La necessità di essere preparati, avevamo scritto, diventa fondamentale dal momento che il docente è solo raramente affiancato da una rete di esperti (psicologi, assistenti sociali, logopedisti, ecc.), il cui apporto sarebbe utilissimo nel percorso formativo di ogni alunno con bisogni speciali.

Sindacati contro Lucia Azzolina, concorsi e reclutamento la causa dello scontro

da La Tecnica della Scuola

Come era facilmente prevedibile, e come la nostra testata ha già scritto in precedenza, i rapporti fra la Ministra Azzolina e le organizzazioni sindacali della scuola si stanno deteriorando.
La vicenda dei concorsi sta pesando molto, forse persino al di là delle stesse previsioni del Ministero.

Le dichiarazioni di Sinopoli (Flc-Cgil)

Particolarmente pesanti sono le ultime dichiarazioni di Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Flc-Cgil che parla senza mezzi termini di “spot elettorali sulla pelle dei precari” e spiega: “Il concorso straordinario per 24 mila posti, riservato a chi ha già insegnato per almeno tre anni, con procedure semplificate, è un modo per risarcire i docenti precari per l’impegno profuso in anni di lavoro e una tutela del diritto negato alla stabilizzazione, non un regalo o una sanatoria”.
“Il concorso ordinario per altri 25mila posti – aggiunge – non sarà sufficiente a coprire tutte le cattedre e dunque, non rappresenta la soluzione definitiva per la continuità didattica. Il prossimo anno scolastico avremo almeno 120mila supplenti che continueranno ad essere utilizzati per far funzionare le scuole e in questo caso, stranamente, nessuno pone la questione del merito”.
“Infine – afferma sempre Sinopoli – resta infine intatto il nodo della formazione dei docenti precari in cattedra e della loro abilitazione e su questo si è arenata la trattativa al ministero. I percorsi abilitanti, a differenza del concorso, possono davvero incidere positivamente sulla formazione docente e quindi sulla qualità della scuola”.
“Quindi – conclude il segretario nazionale – parlare di merito a proposito del quiz è davvero fuorviante. La scelta dei quesiti a risposta multipla è stata fortemente sostenuta proprio dal Miur, che puntava ad una procedura estremamente veloce per coprire le cattedre vuote. La ministra, che ha seguito la trattativa come sottosegretaria, ne conosce benissimo gli aspetti, proprio per questo è davvero fuori luogo che si presti a rappresentare il quiz come la misura del merito di insegnanti che lavorano da anni e con serietà nella scuola”.

La posizione di Uil-Scuola

Pino Turi, segretario nazionale di Uil-Scuola, coglie l’occasione per parlare della sentenza del Consiglio di Stato resa nota proprio in queste ore.
Sentenza con la quale, afferma Turi, viene dichiarata “la legittimità dei bandi di concorso riservati ai docenti in possesso di abilitazione o già inseriti nelle graduatorie al fine di superare la carenza di personale e contrastare il precariato”.
“La decisione – sottolinea il segretario nazionale Uil Scuola – è di notevole importanza, in quanto riconosce la possibilità di bandire concorsi riservati, caratterizzati da ‘marcati connotati di specialità, da una procedura snella di verifica’, le cui modalità di svolgimento siano idonee a facilitare la stabilizzazione del personale precario. Tale superiore esigenza di lotta al precariato legittima dunque ‘una normativa ad hoc, giustificata da particolari e non irrazionali esigenze pubblicistiche (eliminazione del precariato)’”.
“Si tratta – osserva ancora Turi – di una sentenza che riconduce ad un preciso quadro giuridico di riferimento e rileva l’inconsistenza della posizione politica assunta dal Miur che è strumentale. Alla base delle scelte che si vorrebbero far passare come finta meritocrazia ci sono ragioni di visibilità politica. Scelte fatte sulle spalle dei lavoratori che dovrebbero essere rappresentati, e non utilizzati, dalla politica”.

Mobilità studentesca, un bando per i ragazzi della Sicilia: scadenza 28 febbraio

da La Tecnica della Scuola

Il 6 giugno scorso è stata siglata una Convenzione tra l’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire e la Regione Siciliana per promuovere una sinergia nella gestione dei fondi Erasmus+ con quelli del Fondo Sociale Europeo destinati all’istruzione e alla formazione.

Grazie a questo accordo, tutte le scuole della Regione hanno l’opportunità di finanziare la mobilità fisica dei propri studenti in istituti iscritti alla community eTwinning, da svolgersi nel corso di questo anno scolastico.

I destinatari  sono gli alunni di qualsiasi scuola secondaria di secondo grado nel territorio della Regione Siciliana.

I progetti di mobilità presentati dovranno perseguire obiettivi e finalità di carattere formativo e/o culturale, e dovranno essere finalizzati a migliorare e rafforzare il livello di conoscenze e competenze degli alunni partecipanti. Ogni proposta formativa dovrà rivolgersi ad almeno 10 alunni ed almeno un docente accompagnatore, per una durata minima di almeno 5 giorni di attività formativa e/o culturale in loco, in aggiunta ai tempi necessari per gli spostamenti fisici legati alla mobilità.

Scadenze

Lla presentazione della domanda è fissata alle ore 12:00 del 28 Febbraio 2020.

Le Istituzioni Scolastiche dovranno inviare la candidatura opportunamente compilata e firmata digitalmente dal dirigente scolastico (Allegato I), e accompagnata dall’allegato II “Prospetto costi e contributo finanziario richiesto”, mediante invio per posta elettronica certificata all’indirizzo erasmus_plus@pec.it.

Per maggiori informazioni si invita a prendere visione dell’Invito.

Ciascun progetto di mobilità candidato dovrà concludersi entro il 31 dicembre 2020.

Prove Invalsi, indicazioni per gli studenti con disabilità, DSA e BES

da La Tecnica della Scuola

Gli alunni con disabilità svolgono le Prove INVALSI? In che modo? E gli allievi con DSA – Disturbi Specifici dell’Apprendimento e BES – Bisogni Educativi Speciali?

A queste domande risponde l’Invalsi, con un approfondimento dedicato appunto allo svolgimento dei test da parte di questi studenti.

Alunni con Bisogni Educativi Speciali

Il MIUR ha identificato diverse tipologie di alunni con Bisogni Educativi Speciali e li ha suddivisi in tre categorie:

1. Alunni con disabilità, che viene certificata ai sensi della Legge n. 104/1992

2. Alunni con disturbi evolutivi specifici, divisi in:

  • DSA – Disturbi Specifici dell’Apprendimento, che vengono certificati ai sensi della Legge n. 170/2010
  • altri disturbi evolutivi: Deficit del Linguaggio; Deficit delle Abilità Non Verbali; Deficit della Coordinazione Motoria o disprassia; l’ADHD – Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività; Funzionamento Intellettivo Limite o borderline; Disturbo dello Spettro Autistico lieve; Disturbi d’Ansia; Disturbi dell’Umore; Disturbo Oppositivo/Provocatorio

3. Alunni con svantaggio socio-economico, culturale, linguistico o con disagio comportamentale/relazionale.

Disabilità e prove INVALSI

Hanno diritto a una modalità di svolgimento con misure compensative o dispensative, gli studenti con:

  1. disabilità certificata
  2. certificazione di DSA

Svolgono le Prove nella modalità canonica gli alunni con:

  1. altri disturbi evolutivi, diversi dai DSA. Alcuni di questi disturbi si presentano spesso in comorbilità con disabilità o DSA: in questi casi, in presenza di una certificazione si possono avere misure compensative o dispensative
  2. svantaggio socio-economico, culturale, linguistico
  3. disagio comportamentale/relazionale

Le eccezioni consistono nell’esonerare lo studente dallo svolgimento di una o più Prove (misure dispensative) o nel fornirgli tempo aggiuntivo e degli strumenti che ne facilitino lo svolgimento (misure compensative), in base a quanto è previsto nel suo PDP – Piano Didattico Personalizzato o nel suo PEI – Piano Educativo Personalizzato.

Alunni con disabilità certificata

Gli studenti con disabilità partecipano alle Prove INVALSI secondo le modalità previste dal proprio Piano Educativo Individualizzato.

Nel caso il PEI lo preveda l’alunno svolge le Prove INVALSI con le seguenti misure compensative:

  • tempo aggiuntivo – fino a 15 minuti per ciascuna prova
  • donatore di voce per l’ascolto individuale in audio-cuffia
  • calcolatrice e/o dizionario
  • ingrandimento
  • adattamento prova per alunni sordi
  • Braille – per Italiano e Matematica

Sempre se previsto nel PEI possono essere applicate le seguenti misure dispensative:

  • esonero da una o più Prove INVALSI
  • esonero da una delle due parti – ascolto o lettura – della Prova di Inglese

Anche se un allievo dispensato non partecipa a una o più Prove INVALSI, il consiglio di classe può decidere di coinvolgerlo ugualmente e di farlo essere presente durante la somministrazione.

Gli allievi dispensati da una o più Prove o che sostengono prove differenziate non ricevono la descrizione dei livelli di apprendimento al termine del primo e del secondo ciclo di studi da parte dell’INVALSI.

Alunni con certificazione di DSA

Gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento partecipano alle Prove INVALSI secondo le modalità previste dal proprio Piano Didattico Personalizzato.

Lo studente con DSA svolge le Prove INVALSI nel loro formato standard oppure con l’ausilio di misure compensative quali:

  • tempo aggiuntivo – fino a 15 minuti per ciascuna prova
  • dizionario e/o calcolatrice
  • donatore di voce per l’ascolto individuale in audio-cuffia

Nel caso della Prova di Inglese, se il PDP prevede l’esonero dalla prova scritta di lingua straniera o dall’insegnamento della lingua straniera, lo studente con DSA non svolge la prova di lettura o di ascolto oppure l’intera Prova nazionale.

Gli alunni dispensati da una o da entrambe le Prove di Inglese non ricevono al termine del primo e del secondo ciclo di studi la descrizione dei livelli di apprendimento da parte dell’INVALSI.