Nontiscordardimè

Operazione scuole pulite

Storica campagna di Legambiente per la qualità, la cura, la sostenibilità e la vivibilità degli spazi scolastici, che viene organizzata a ridosso della primavera

Nontiscordardimè-Operazione scuole pulite, è  la storica campagna di Legambiente per la qualità, la cura, la sostenibilità e la vivibilità degli spazi scolastici, che viene organizzata a ridosso della primavera, quest’anno i giorni interessati sono il 13 e 14 marzo 2020.

Nontiscordardimé-Operazione scuole pulite coinvolge ogni anno più di 600 mila volontari, fra genitori, docenti, studenti e cittadini, che con la loro azione di cittadinanza attiva contribuiscono alla grande sfida ambientale, che sempre più, come ci chiedono le giovani generazioni, si deve articolare nella lotta ai cambiamenti climatici.

Un impegno che viene sostenuto anche con la giornata di Nontiscordardimè attraverso un gesto concreto per il clima. 

Ripulire le pareti delle aule con vernici non tossiche, piantare nuovi alberi in giardino, eliminare l’uso delle plastiche o realizzare particolari accortezze per il risparmio energetico, possono essere dei veri e propri cantieri di cura e sostenibilità, promossi e valorizzati nel portale di Legambiente changeclimatechange.it che raccoglie tutte le azioni promosse sui territori da scuole, associazioni e cittadini per dire no ai cambiamenti climatici.

Viene chiesto di inviare una foto rappresentativa della giornata in cui è evidente la scritta #changeclimatechange – stiamo lavorando per il pianeta, al seguente indirizzo email: scuola.formazione@legambiente.it.

Inoltre, l’esperienza dei “cantieri per il clima”, che saranno realizzati per questa giornata, potrà essere accompagnata da un impegno più continuativo e significativo della scuola, divenendo Scuola Sostenibile SOS Clima di Legambiente e sottoscrivendo il Patto per il clima che renderà impegnati nell’assumere stili di vita più sostenibili a scuola.

Per saperne di più su come aderire alla campagna, a Scuola sostenibile e a tutte le proposte didattiche, potete visitare il sito www.legambientescuolaformazione.it, chiamare lo 06.86268350 oppure mandare una mail a scuola.formazione@legambiente.it.

A supporto dell’organizzazione della giornata o del percorso che potrà essere adottato per tutto l’anno scolastico, come sempre, ci sarà un manuale contenente il vademecum della campagna e alcuni spunti e idee per rendere le giornate di volontariato un momento significativo di un percorso di cura e attenzione agli spazi scolastici che permanga nel tempo.

Buon lavoro a tutti!

Entro il 18 febbraio le domande per partecipare al programma «Deutschland Plus»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Si rinnova l’esperienza di «Deutschland Plus»: il programma di viaggi estivi in Germania destinato agli studenti delle superiori. Le candidature delle scuole vanno presentate entro il 18 febbraio. A disposizione ci sono 36 posti. Per i docenti accompagnatori prevista una diaria di 30 euro al giorno

I destinatari
Il bando è destinato agli studenti di tutte le scuole statali di istruzione secondaria di II grado in cui sia obbligatorio l’insegnamento curricolare della lingua tedesca, escluse le istituzioni scolastiche con un’offerta di tedesco potenziato riconosciuta dalla Germania, le scuole “DSD II” e le “Deutsch Profilschulen”, che hanno la possibilità di accedere ad altri programmi di mobilità proposti dalle autorità tedesche.

I posti a disposizione
In tutto le disponibilità riguardano 36 studenti, organizzate in tre gruppi da 12. Tra tutte le scuole che manifesteranno la loro disponibilità ne verranno sorteggiate 24, al massimo una per Regione tranne Emilia Romagna, Lombardia, Puglia e Veneto che ne avranno due.

Le scuole
Gli Istituti scolastici interessati a proporre l’opportunità in oggetto ai propri studenti, sono invitati a trasmettere una comunicazione di manifestazione di interesse a partecipare agli Uffici dell’Ambasciata, scrivendo all’indirizzo email: viaggio@rom.diplo.de , entro il 18 febbraio 2020.

I docenti
Per gli insegnanti oltre alle spese di vitto e alloggio è prevista anche una diaria di 30 euro al giorno.


Informatica dalle elementari ma le maestre non sono pronte

da Il Messaggero

Si scrive coding, si legge programmazione informatica e diventa materia di studio entrando a scuola dalla porta principale. Il governo infatti prevede di portare la programmazione tra i banchi dei bambini fin dalle scuole elementari ma, prima, bisognerà pensare a formare le maestre. L’idea è quella di preparare gli studenti anche più giovani a costruire siti web o a sviluppare applicazioni, come se si trattasse di equazioni o problemi di geometria. Un progetto che parte dal ministero dell’innovazione: «Stiamo parlando molto con il ministero dell’istruzione ha dichiarato la ministra Paola Pisano – per inserire la programmazione informatica nelle scuole come materia vera e propria. Un’iniziativa che si potrebbe attuare: ci aspettiamo che nella nostra visione a cinque anni ci sia questa materia sui banchi di scuola sin dalla prima elementare».

LE CARENZE

L’introduzione dovrà essere graduale e dovrebbe partire dal 2022. La scuola, a questo appuntamento, deve farsi trovare pronta. E non sarà semplice. In molti casi mancano infatti all’appello sia gli strumenti informatici nelle scuole sia i docenti con le giuste competenze per portare l’informatica in cattedra. Un recente sondaggio del sito specialistico skuola.net, su un campione di settemila studenti tra le scuole medie e superiori, rivela che il 43% dei ragazzi non usa l’aula computer a scuola e inoltre, per quanto riguarda l’uso di strumenti informatici portati da casa, ben 6 studenti su 10 non hanno la rete wi-fi messa a disposizione dalla scuola. Circa il 60% dichiara di non aver avuto lezioni di informatica e conoscenze digitali, come ad esempio la programmazione, nell’ultimo anno e quindi, inevitabilmente, 8 intervistati su 10 ammettono di non aver mai creato un sito a scuola. E non è solo un problema della scuola visto che secondo il Desi, l’indice digitale europeo per il 2018, l’Italia – per il quarto anno consecutivo – si piazza al 25esimo posto su 28 Paesi membri dell’Ue per le competenze e l’utilizzo del digitale.
«Il coding deve essere considerata come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti ha spiegato la deputata di Forza Italia Valentina Aprea, capogruppo della Commissione Cultura – insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto. Non c’è più molto tempo, soprattutto se bisognerà formare tutti i docenti della scuola italiana a queste nuove competenze. Attualmente il digital divide dei docenti italiani rappresenta una tra le criticità più vistose della scuola italiana».

I FONDI

La ministra Lucia Azzolina si è già dichiarata pronta ad investire nella didattica innovativa, per coinvolgere al meglio gli alunni fin dalle elementari. E l’età sembra essere quella giusta, così assicura infatti Barbara Riccardi, finalista italiana al Global Teacher Prize e docente di scuola primaria che ha iniziato anni fa a praticare il coding tra i suoi piccoli studenti: «Noi siamo cresciuti con la penna, i nostri ragazzi invece useranno il computer per ogni tipo di lavoro che faranno. Fin dalla scuola primaria va introdotto il linguaggio informatico con l’utilizzo del pc. È possibile usare robottini e programmi didattici dalla scuola dell’infanzia alle elementari». Per far partire la programmazione e lo studio dell’informatica nelle scuole verranno investiti 8,2 milioni di euro per il lavoro dei cosiddetti animatori digitali negli istituti: si tratta dei docenti scelti che devono promuovere attività informatiche tra gli studenti e la formazione tra gli insegnanti.
Lorena Loiacono


Ministro Azzolina contro il bullismo: piaga da abbattere con aiuto famiglie

da Orizzontescuola

di redazione

“Bullismo e cyberbullismo sono vere e proprie piaghe che vanno contrastate mettendo in campo ogni possibile alleanza con le scuole, le famiglie, le associazioni, le istituzioni che si occupano di questi temi.

Solo facendo squadra, come adulti, potremo davvero fare la nostra parte. Ma non basta: dobbiamo anche dare il buon esempio. Spesso sono i più grandi ad essere, ad esempio, i primi utilizzatori del linguaggio dell’odio”.

Lo sottolinea la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che domani interverrà anche a Napoli, presso il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, a ‘Together for a Better Internet’, nell’ambito della sedicesima edizione della Giornata per la navigazione sicura in Rete (Safer Internet day 2020).

“Nella lotta al cyberbullismo si sono fatti passi avanti grazie alla legge 71 del 2017”, ricorda Azzolina. “In questo momento in Parlamento c’è un ulteriore provvedimento per migliorare ancora di più l’azione di contrasto. Inseriremo – aggiunge la ministra dell’Istruzione – la Media Education nell’Educazione civica, affinché la scuola possa guidare i nostri ragazzi ad un uso positivo dei social media e della Rete. Bisogna far capire loro che isolare un compagno, aggredirlo verbalmente o anche fisicamente, farlo sentire sbagliato, diverso, umiliarlo non sono semplici bravate. Le loro azioni possono avere conseguenze anche gravi e devono esserne consapevoli”.

Sciopero 17 marzo, il 12 febbraio i sindacati illustrano le motivazioni

da Orizzontescuola

di redazione

E’ fissata per mercoledì 12 febbraio, alle 14.30 la conferenza stampa dei segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda.

Le misure in via di definizione per i concorsi, su cui si è consumata nei giorni scorsi la rottura fra sindacati e Ministero dell’istruzione – hanno scritto nei giorni scorsi i sindacati–  giungono al termine di un confronto durato mesi e rappresentano solo uno dei temi presenti nelle intese siglate più volte con il Governo, che riguardano anche il rinnovo del contratto, la mobilità e la definizione di un sistema strutturale di abilitazione.

Sono venute a cadere le ragioni per cui sono state a suo tempo sospese le iniziative di mobilitazione – spiegano i segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda – Il confronto dei giorni scorsi al Ministero ha evidenziato una sostanziale indisponibilità al negoziato di questa amministrazione, che ha respinto in larga parte le proposte avanzate dai sindacati sui provvedimenti relativi alle procedure concorsuali”.

Il tema della precarietà – aggiungono Sinopoli, Gissi, Turi, Serafini e Di Meglio – va superato con una politica attenta e con misure che siano il risultato di un confronto corretto. Migliaia di persone attendono risposte concrete e rispettose del loro lavoro“.

Durante un’intervista a La Stampa ieri il Ministro ha dichiarato a proposito del concorso straordinario secondaria

“Scioperano perché vogliono avere prima le domande del quiz del concorso. Ma quella non è una merce di scambio. Certe richieste non le posso prendere in considerazione”

Su questo punto ha risposto con un punto su FB la segretaria generale CISL Maddalena Gissi:

“La Ministra #Azzolina continua a dire che si sciopera per la banca dati. Non è così ” […]

Le domande sono tante, per esempio non si è parlato per nulla di abilitazioni strutturali; si escludono i docenti con 3 anni su sostegno; si sottovaluta l’esperienza, in controtendenza con quanto fatto in precedenza dal Governo Giuseppe Conte 1; i facenti funzione sono inesistenti ; c’è un caos normativo nei limiti imposti da prove strutturate che azzerano l’ambito ….. e tanto, tanto ancora! Ci aspettiamo risposte in un confronto leale intorno ad un tavolo, dobbiamo parlare e guardarci negli occhi per il tempo necessario e senza limiti! I 200.000 precari e i tanti docenti che a vario titolo aspettano le abilitazioni, sono in attesa di esiti certi e non credo che si stiano dilaniando per la sola banca dati. Ognuno di loro ha bisogno di prospettive sicure e di una gestione inequivocabile del lavoro che svolgono con serietà ogni giorno e con qualunque Ministro.

Dirigenti Scolastici neoassunti da concorso, i criteri con cui saranno valutati. La circolare del Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Dirigenti scolastici neo-assunti. Circolare del Ministero su criteri e modalità per la valutazione e la documentazione del periodo di formazione di prova.

Il periodo di formazione e prova dei dirigenti scolastici neo-assunti  è regolamentato dal D.M. 10 ottobre 2019, n. 956.

Con la nota 27 novembre 2019, prot. 48961, è stato delineato il percorso di formazione e si è provveduto a comunicare l’importo assegnato ad ogni Ufficio Scolastico Regionale per la realizzazione dei corsi in presenza e per l’attivazione delle forme di tutoring.

Con la nota del 10 febbraio 2020 il Ministero comunica i descrittori per la valutazione, messi a punto d’intesa con la Direzione Generale degli Ordinamenti, nonché le forme di documentazione da utilizzare nel corso del procedimento valutativo.

Criteri per la valutazione del periodo di prova dei Dirigenti Scolastici

La valutazione è finalizzata a verificare la padronanza delle competenze professionali previste per i dirigenti scolastici, con riguardo al D.lgs. 30 marzo 2001, n. 165 e all’art. 1, comma 93 della
legge 13 luglio 2015, n. 107.

In particolare la valutazione, secondo quanto disposto dall’art. 3 del
D.M. 16 ottobre 2019, n. 956 si riferisce a:

a. possesso ed esercizio delle competenze gestionali ed organizzative finalizzate alla correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale;
b. possesso ed esercizio delle competenze per lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane;
c. possesso ed esercizio delle competenze concernenti i rapporti con la comunità scolastica, il territorio ed i referenti istituzionali;
d. possesso ed esercizio delle competenze concernenti l’analisi della realtà scolastica di assegnazione, nonché della progettazione delle iniziative volte al suo miglioramento.

Conclusione attività formative entro il 30 maggio 2020

Il Dirigente Scolastico neoassunto, a termine delle attività formative svolte  produce una succinta documentazione delle azioni più significative intraprese, da concludere entro il 30 maggio 2020.

Per ognuno dei quattro ambiti di valutazione il DS redige un breve report (max 3.000 battute) concernente una attività organizzativa/progetto/focus/azione strategica correlato a uno dei descrittori. Il report è integrato dalla presentazione di un provvedimento, curato direttamente dal dirigente neo-assunto (atti di indirizzo, delibera di organi collegiali, provvedimenti organizzativi, atti negoziali ecc.), che possa illustrare “la padronanza delle competenze professionali”, così come richiesto dal DM 956 in oggetto. Va esclusa la riproposizione di documenti generali (RAV, PTOF, PdM, RS, Programma annuale, ecc.) già normalmente disponibili sui siti pubblici della scuola.

Un apposito servizio messo a disposizione all’interno dell’Area riservata del Ministero denominato “Cartella DS in anno di formazione e prova” consentirà al dirigente neo-assunto di elaborare il proprio report e controllarne la redazione, allegando materiali o link agli stessi.

Valutazione del tutor entro il 30 giugno 2020

Al tutor del dirigente neo-assunto spetta documentare le attività svolte ai sensi dell’articolo 6 e 9 comma 4 del DM 956/2019 e nella Nota 48961/2019 e rilasciare, al termine della azione di tutoraggio e tassativamente entro il 30 giugno 2020, una relazione dettagliata comprensiva del parere istruttorio circa il periodo di prova, che può contenere anche alcuni suggerimenti per il miglioramento dell’azione dirigenziale del dirigente neo-assunto, cos come emergono dall’azione di tutoraggio svolta.
Detta relazione è compilata on line sempre tramite il servizio “Cartella DS in anno di formazione e prova” attivato all’interno dell’area riservata del Ministero.

Giudizio finale espresso dal Direttore dell’ufficio Scolastico regionale

Il procedimento di valutazione si conclude (artt. 7 e 8 del DM 956/2019 cit.) con un giudizio finale espresso dal Direttore Regionale, sulla base di:
a) parere istruttorio fornito dal tutor;
b) documentazione relativa alle attività di formazione realizzate;
c) eventuali risultanze di verifiche effettuate;
d) Ulteriori elementi conoscitivi acquisiti dal Direttore generale in caso di parere istruttorio sfavorevole o comunque nel corso del periodo di formazione e prova.

La circolare del 10 febbraio 2020

Coding dalle elementari: docenti formati entro il 2022

da Orizzontescuola

di redazione

Programmazione informatica dalle scuole primarie a partire dal 2022: necessario formare gli insegnanti e fornire gli strumenti utili agli istituti scolastici. Ne parla Il Messaggero.

Stiamo parlando molto con il ministero dell’istruzione – ha dichiarato la ministra Paola Pisano – per inserire la programmazione informatica nelle scuole come materia vera e propria. Un’iniziativa che si potrebbe attuare: ci aspettiamo che nella nostra visione a cinque anni ci sia questa materia sui banchi di scuola sin dalla prima elementare“.

Si dovrebbe partire dal 2022, ciò significa che tra circa due anni si dovrebbero avere nelle scuole sia gli strumenti informatici necessari che insegnanti formati.

Eppure un sondaggio recente di sckuola.net sottolinea che il 43% dei ragazzi non usa l’aula computer a scuola e inoltre, per quanto riguarda l’uso di strumenti informatici portati da casa, ben 6 studenti su 10 non hanno la rete wi-fi messa a disposizione dalla scuola. Numeri che mostrano non poche difficoltà dunque.

Il coding deve essere considerata come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti– ha spiegato recentemente la deputata di Forza Italia Valentina Aprea, capogruppo della Commissione Cultura – insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto. Non c’è più molto tempo, soprattutto se bisognerà formare tutti i docenti della scuola italiana a queste nuove competenze. Attualmente il digital divide dei docenti italiani rappresenta una tra le criticità più vistose della scuola italiana“.

A sottolineare l’importanza dell’informatica già nelle classi primarie è anche Barbara Riccardi, finalista italiana al Global Teacher Prize e docente di scuola primaria che ha iniziato anni fa a praticare il coding tra i suoi piccoli studenti: “Noi siamo cresciuti con la penna, i nostri ragazzi invece useranno il computer per ogni tipo di lavoro che faranno. Fin dalla scuola primaria va introdotto il linguaggio informatico con l’utilizzo del pc. È possibile usare robottini e programmi didattici dalla scuola dell’infanzia alle elementari“.

Azzolina: max 20 alunni in classe se c’è alunno con disabilità. Si decide nel Milleproroghe

da Orizzontescuola

di redazione

La lotta alle classi pollaio è uno dei punti qualificanti il programma della Ministra Azzolina. Da onorevole aveva già provato a presentare un progetto di legge, arenato per la mancanza di coperture finanziarie.

Ci ritenta da Ministra, un tassello alla volta, consapevole che si tratta di una battaglia lunga e impegnativa su più fronti.

So per esperienza – afferma in una intervista al Fattoquotidiano.it – che è difficile lavorare in classi di 28-30 persone, ancora di più se ci sono ragazzi con disabilità o bisogni educativi speciali.”

Ci sono norme molto belle che prevedono la personalizzazione dell’insegnamento in base all’alunno, ma insegnare in trenta modi diversi è difficile. È chiaro che non è una misura immediatamente realizzabile, ma si può iniziare” prosegue la Ministra.

Ho inserito nel Milleproroghe l’obbligo di non avere più di 20 studenti in una classe in cui ci siano disabili, spero il Parlamento condivida – conclude la titolare di Viale Trastevere- Un primo passo verso la totale abolizione delle classi pollaio, per cui serve tempo

Pensioni, Quota 100 stop un anno prima, via a 64 anni con mini assegno: il Governo gioca al ribasso

da La Tecnica della Scuola

Se i sindacati sono d’accordo, Quota 100 finirà con il 2020, quindi un anno prima della sua scadenza naturale: a dirlo, in un’intervista a Repubblica, è stato Antonio Misiani, viceministro Pd dell’Economia. E’ questa, assieme ad un nuovo sistema di anticipo pensionistico, la proposta del Governo ai sindacati per rivedere la riforma Fornero, senza però aumentare le spese per lo Stato.

Quota 100 sostituita da un meccanismo meno costoso

“Dal primo gennaio 2021 gli italiani pagheranno meno tasse grazie alla riforma Irpef. E se troveremo l’accordo con i sindacati, Quota 100 sarà sostituita da un meccanismo più equo e meno costoso” per lo Stato, ha sottolineato Misiani.

“Dico alla maggioranza – ha continuato il sottosegretario dem – che è il momento per costruire, non per picconare. Parliamo meno di prescrizione, più di economia e lavoro”.

Risorse ancora sconosciute

Intanto, come annunciato, lunedì 10 febbraio si è parlato di riforma delle pensioni: lo hanno fatto i sindacati, partecipando al tavolo tecnico al ministero del Lavoro, dedicato alla flessibilità in uscita e allo stesso superamento di Quota 100.

Lo stesso giorno, anche il premier, Giuseppe Conte, ha fatto precisi riferimenti al sistema pensionistico da rivedere: lo ha fatto durante il primo dei tavoli allestiti per tracciare con la maggioranza le linee dell’azione dell’esecutivo per i prossimi mesi. E tra i progetti annunciati, ma che ancora non hanno preso forma, c’è anche il superamento di legge Fornero sulle pensioni e pure di Quota 100.

Dal Governo non sono giunte però indicazioni sulla quantità di risorse che saranno a disposizione dell’intervento nonostante “più volte è stato detto – hanno spiegato i sindacati – che condivide la filosofia e l’impianto della nostra piattaforma”.

Sicuramente, al ministero del Lavoro si è discusso sulla possibilità di lasciare il lavoro a 64 anni: con la parte pubblica che avrebbe dato l’assenso solo in cambio dell’intero calcolo contributivo. Una possibilità che ridurrebbe quasi di un terzo l’assegno di pensione, come avviene già oggi per chi aderisce ad Opzione donna.

In pensione con 344 euro in meno al mese…

I sindacati, dal canto loro, hanno ribadito che si tratta di una posizione inaccettabile, perché comporterebbe una perdita per il lavoratore che può arrivare al 31% dell’assegno.

La stima è della Cgil, che ha diffuso una simulazione su alcuni casi di persone con anzianità contributive al 1995 inferiori a 18 anni (e quindi rientranti nel sistema misto).

Il ricalcolo ha un impatto più alto per le persone che hanno un’anzianità contributiva più alta al 1995. Un lavoratore con un reddito di 23.000 euro lordi ad esempio – si legge – con 36 anni di contributi (dei quali 16 alla fine del 1995) e una carriera lineare vedrebbe la sua pensione passare da 1.145 euro lordi a 801 euro lordi (732 netti) e una perdita di 344 euro (30%).

Inoltre lo Stato, di fatto, calcolando la perdita sull’attesa di vita media “guadagnerebbe” 51.480 euro, ha sottolineato il sindacato Confederale.

Una trattativa difficile

Tra le richieste sindacali, invece, c’è quella di mantenere nella previdenza i fondi non spesi per Quota 100, che, sostengono, da sole non sarebbero comunque sufficienti: per Cgil, Cisl e Uil servono, quindi, risorse aggiuntive. E anche importanti.

Nei prossimi giorni, le parti si rivedranno: l’impressione, però, è che per trovare la quadra serviranno molti mesi. Ma anche tanti soldi. Bisognerà capire chi dovrà metterli: il Governo o i lavoratori.

Sciopero scuola, è inutile? E allora perché i continui tentativi di disinnescarlo?

da La Tecnica della Scuola

Come La Tecnica della Scuola ha già segnalato, da più parti si preme affinché docenti e lavoratori della Scuola siano obbligati a dichiarare anticipatamente la propria intenzione di scioperareAran e Sindacati “maggiormente” rappresentativi lavorano per trovare un accordo in merito: accordo che spunterebbe ulteriormente l’arma nonviolenta dello sciopero.

A chiederlo, d’altronde, è parte non piccola dell’opinione pubblica. Lo ha fatto esplicitamente il grande giornalista Gian Antonio Stella il 18 novembre scorso dalle colonne del Corriere della Sera, sostenendo — tra l’altro — la tesi secondo cui l’obbligo di comunicare l’adesione allo sciopero non inficerebbe il diritto di sciopero stesso. Il che però è quasi come dichiarare che il diritto di sciopero non sarebbe danneggiato nemmeno dall’abolizione del divieto di sostituire gli scioperanti; e neanche dall’abolizione dell’obbligo per i datori di lavoro di avvertire i media dello sciopero; e neppure dal fatto che attualmente i media stessi, quand’anche avvisino i cittadini degli scioperi, lo fanno sempre senza spiegarne i motivi, ma sottolineandone solo i disagi per gli “utenti”.

Sciopero e stampa mainstream

Ma perché simili richieste provengono proprio da giornali importanti come lo storico quotidiano milanese? Sarà perché nel Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup (proprietario del “Corrierone”) non figurano nomi di docenti, ma quelli dei migliori cervelli dell’aristocrazia finanziaria e industriale nostrana (solitamente non avvezzi a mostrarsi benevoli verso le rivendicazioni di chi sciopera, specialmente se fuori dal controllo dei Sindacati che “maggiormente” rappresentano i lavoratori)? Lasciamolo pensare a qualche maligno. Noi, più saggiamente, ci limiteremo a credere che ciò avvenga per amore degli Italiani tutti e del funzionamento delle patrie istituzioni scolastiche (ancorché trasformate in aziende).

Sciopero e docenti

Campagne mediatiche simili intanto ottengono comunque un effetto non da poco: la convinzione di molti insegnanti che lo sciopero non serva a nulla. Già oggi, infatti, moltissimi “leoni da tastiera” — forti coi social network e deboli coi Dirigenti — sono soliti proclamare coraggiosamente «Io sciopero se scioperano tutti». Supponiamo allora che davvero diventasse obbligatorio dichiarare la propria intenzione di scioperare: se pochissimi aderissero preventivamente per iscritto ad un prossimo sciopero, possiamo immaginare quanto coraggio gli eroi di cui sopra troverebbero per distinguersi dal gregge. E il gioco sarebbe fatto: un diritto di sciopero presente in Costituzione ma totalmente disinnescato. Nel totale assopimento delle coscienze.

Possibile che gli Italiani (e in particolare gli Italiani che insegnano, i quali, essendo tutti laureati, un po’ di memoria storica dovrebbero averla), abbiano totalmente dimenticato cosa significhi mettersi in gioco per difendere un diritto? Eppure gli Italiani di qualche tempo fa — in momenti storici ben peggiori — non erano affatto ridotti così.

«Ma lo sciopero è inutile»

In un precedente articolo abbiamo visto che nel marzo 1944, pur di reprimere gli scioperi che avevano messo in ginocchio la Repubblica di Salò, i nazifascisti erano pronti a deportare nei lager 70.000 lavoratori rei di sciopero.

Però non lo fecero! I Tedeschi ebbero paura. I lavoratori non avevano quasi mai indietreggiato di fronte agli sforzi profusi dai dirigenti sindacali e politici di Salò per indurli a riprendere il lavoro. Gli operai, insomma, si erano ovunque mostrati fermi, determinati, coraggiosi. Avevano dimostrato di non credere ai Sindacati di Stato, di saper riconoscere il nemico (malgrado le illusioni dei Repubblichini di poter “abbordare” i lavoratori mediante la carota della “socializzazione delle imprese”). Deportare 70.000 persone di botto, in una situazione simile, avrebbe potuto ottenere effetti opposti a quelli sperati, innescando negli Italiani non la rassegnazione e lo spavento, ma la rabbia e il desiderio di difendersi e di passare alla Resistenza armata, col risultato di rendere la situazione ingestibile per i nazifascisti. Sta di fatto che i deportati furono solo 1.200: nemmeno il 2% di quanto comandato dal tiranno di Berlino.

70.000, piuttosto, furono gli operai che successivamente passarono alla Resistenza. Il loro era stato uno sciopero di grande importanza politica, senza alcun aiuto dall’esterno, attuato attraverso enormi sacrifici e con gravissimo dispendio di energie fisiche e mentali, in una nazione occupata, rasa al suolo dai bombardamenti e sottoposta alle durissime leggi di guerra nazifasciste. Lo sciopero non portò all’insurrezione generale (quella che avrebbe poi liberato l’Italia dal 25 aprile 1945), ma fu comunque il più rilevante sciopero italiano dagli anni ‘20, e il maggiore e più efficace sciopero generale dell’Europa schiacciata sotto il tallone nazista. Grazie a quei lavoratori, grazie a quei padri dell’Italia di oggi, il nostro Paese iniziava con grande coraggio a riscattarsi da 22 anni di ignominia fascista, dalle sue leggi razziali, dai suoi delitti.

Contro l’intorpidimento delle coscienze

Le autorità nazifasciste facevano di tutto per indurre nella popolazione la convinzione che tutto andasse bene, che si potesse andare al cinema e a teatro senza pensare alla guerra, che si potesse accettare passivamente l’invasione tedesca e la ricomparsa delle minacciose squadracce nere. Anche contro questo addormentarsi delle coscienze lottarono partigiani e operai. Non era possibile accettare più oltre l’ignavia di quella parte (purtroppo maggioritaria) della popolazione italiana che aveva accettato passivamente 22 anni di dittatura ed una nuova guerra mondiale.

Scioperare: oggi diritto, ieri reato. Eppure scioperarono

Oggi lo sciopero è un diritto soggettivo, garantito dall’articolo 40 della Costituzione: un diritto mediante il quale i lavoratori tutelano se stessi. A quell’epoca era un reato penale, perseguibile ai sensi degli articoli 330-333 e 502 e seguenti del Codice Rocco, il codice penale fascista. La parola sciopero non vi veniva nemmeno menzionata, come possiamo vedere leggendo l’articolo 330, che lo definisce “Abbandono collettivo di pubblici uffici, impieghi, servizi o lavori”: «I pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio aventi la qualità di impiegati, i privati che esercitano servizi pubblici o di pubblica necessità, non organizzati in imprese, e i dipendenti da imprese di servizi pubblici o di pubblica necessità, i quali, in numero di tre o più, abbandonano collettivamente l’ufficio, l’impiego, il servizio o il lavoro, ovvero li prestano in modo da turbarne la continuità o la regolarità, sono puniti con la reclusione fino a due anni. I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da due a cinque anni. Le pene sono aumentate, se il fatto: 1) è commesso per fine politico; 2) ha determinato dimostrazioni, tumulti o sommosse popolari

Insomma, vietato scioperare. Eppure gli Italiani, nel momento più buio dell’occupazione nazifascista, scioperarono lo stesso, in massa, sfidando apertamente chi li opprimeva. E diedero il via alla Resistenza. «Historia (…) magistra vitae», direbbe Marco Tullio Cicerone (De Oratore II, 9).

Contratto scuola, Flc-Cgil chiede il raddoppio dello stanziamento

da La Tecnica della Scuola

Il taglio del cuneo fiscale potrebbe portare qualche piccolo beneficio nella busta paga di molti docenti, ma alla Flc-Cgil questo non basta affatto.
Per sedersi al tavolo il sindacato di Sinopoli chiede il raddoppio delle risorse stanziate.
“Ricordiamo alla Ministra Azzolina – si legge in un comunicato di poche ore fa – che il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale oltre che di redistribuzione della ricchezza, ottenuta grazie alle battaglie sindacali, Cgil in testa”.
“Il rinnovo del CCNL – aggiunge il segretario nazionale Francesco Sinopoli – è invece un diritto che parla alle professioni e al salario della categoria. Per questo diciamo che le condizioni per iniziare il negoziato per il contratto dell’Istruzione per il triennio 2019-2021, ad oggi, non ci sono affatto”.
Per troppi anni, sostiene il sindacato, la questione salariale degli insegnanti, ma anche di tutto il personale scolastico, è stata sottovalutata dal momento che “il valore/lavoro incorporato nell’insegnamento non viene adeguatamente riconosciuto, come di recente ha evidenziato lo stesso Papa”.
E’ da tempo che i ministri parlano un aumento a tre cifre, “ma – sottolinea Sinopoli – ricordiamo che ciò potrebbe voler dire anche 200 euro, se si vuole davvero iniziare a risalire la china verso il ripristino di un rinnovato patto educativo”.
“Per questo motivo – conclude il sindacato – le risorse finora stanziate vanno raddoppiate”.

Bonus merito, il Miur prende tempo: chiesto un parere alla Funzione Pubblica

da La Tecnica della Scuola

Si può dire che non sono emerse novità sostanziali in merito al bonus merito docenti dopo l’incontro del 10 febbraio fra Miur e sindacati. L’amministrazione, infatti, passa la palla alla Funzione Pubblica.

Bonus merito docenti, nessuna novità

L’incontro fra Ministero e sindacati del 10 febbraio non ha portato quindi alcune nuove posizioni chiare, forse una maggiore disposizione dell’amministrazione di Viale Trastevere al dialogo con i sindacati rispetto al precedente incontro, almeno secondo la Uil Scuola.

Il Ministero, si legge sul comunicato del sindacato di Pino Turi, “dopo aver approfondito l’argomento sia in sede tecnica che politica, ritiene che la norma in questione possa essere letta nella direzione di una sostanziale definalizzazione delle risorse da utilizzare in sede di contrattazione integrativa di Istituto..”
Ciò farebbe propendere ad un’apertura alle posizioni sindacali.

Tuttavia, l’Amministrazione ritiene che, data la complessità della materia, per l’attuazione della norma, in senso generalizzato, sia necessario un parere della Funzione Pubblica che interpellerà in tempi celeri.

Tale parere dovrebbe arrivare in breve tempo, almeno stando alla “promessa” del Miur alle organizzazioni sindacali.

Bonus merito docenti in contrattazione integrativa

Il bonus docenti, da quest’anno, entra in contrattazione integrativa ed è per questo motivo che i sindacati vogliono chiarire alcuni aspetti che nell’attuazione pratica non vede chiarezza da parte del Miur “al fine di dare indicazioni coordinate alle istituzioni scolastiche per una corretta gestione di disposizioni che intervengono ad anno scolastico avviato, con particolare attenzione alle contrattazioni che in molti casi non sono ancora concluse, ferma restando l’autonomia di decisione delle parti negoziali (RSU e DS)”, come abbiamo riferito in precedenza.

Bonus merito docenti, cosa dice la legge di bilancio 2020

Di certo c’è il testo della legge di bilancio 2020, che infatti, ha disposto che le risorse del “bonus docenti” che con il CCNL del 2018 erano confluite nel fondo per il miglioramento dell’offerta formativa delle singole scuole per la valorizzazione del personale docente, vengano ora utilizzate “dalla contrattazione integrativa in favore del personale scolastico senza ulteriore vincolo di destinazione”.

Stando alla manovra, queste risorse possono così essere utilizzate secondo quanto previsto dalla contrattazione di istituto per compensare il maggiore impegno dei docenti o del personale Ata.

Bonus merito anche per gli ATA. Ma resta in pista l’idea di metterlo nel contratto

La misura tuttavia crea dissapori: in molti si mostrano piuttosto contrariati dal fatto che una risorsa che la legge destinava espressamente ai docenti venga ora distribuita anche fra il personale Ata.

Non dimentichiamo la sempre presente proposta dei sindacati, ribadito dalla Gilda di recente, ovvero quello di destinare i soldi del bonus merito docenti per incrementare lo stipendio del personale, e cioè non solo dei docenti ma di tutti i dipendenti del Miur.

Se così fosse, i 200 milioni stanziati dalla legge 107 verrebbero distribuiti fra un milione e 200mila dipendenti e quindi significherebbe circa 13 euro lordi di aumento per ogni dipendente Miur.

Dirigenti scolastici neassunti, indicazioni per la valutazione del periodo di prova

da La Tecnica della Scuola

Il Miur ha trasmesso la nota riguardante criteri e modalità per la valutazione e la documentazione del periodo di formazione e di prova per i Dirigenti scolastici neo-assunti nell’a.s. 2019/2020.

In particolare, saranno oggetto di valutazione:

  1. possesso ed esercizio delle competenze gestionali ed organizzative finalizzate alla correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale;
  2. possesso ed esercizio delle competenze per lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane;
  3. possesso ed esercizio delle competenze concernenti i rapporti con la comunità scolastica, il territorio ed i referenti istituzionali;
  4. possesso ed esercizio delle competenze concernenti l’analisi della realtà scolastica di assegnazione, nonché della progettazione delle iniziative volte al suo miglioramento.

Il processo valutativo, la cui titolarità spetta al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, prende avvio dalla documentazione prodotta dal dirigente scolastico neo-assunto.

Il DS deve infatti produrre una succinta documentazione delle azioni più significative intraprese, da concludere entro il 30 maggio 2020. Per ognuno dei quattro ambiti di valutazione il DS deve predisporre un breve report (max 3.000 battute) concernente una attività organizzativa/progetto/focus/azione strategica correlato a uno dei descrittori.

Il report deve essere poi integrato dalla presentazione di un provvedimento, curato direttamente dal dirigente neo-assunto (atti di indirizzo, delibera di organi collegiali, provvedimenti organizzativi, atti negoziali ecc.), che possa illustrare “la padronanza delle competenze professionali”, così come richiesto dal DM 956 in oggetto.

Il Miur precisa che deve essere esclusa la riproposizione di documenti generali (RAV, PTOF, PdM, RS, Programma annuale, ecc.) già normalmente disponibili sui siti pubblici della scuola.

Un apposito servizio messo a disposizione all’interno dell’Area riservata del Ministero denominato “Cartella DS in anno di formazione e prova” consentirà al dirigente neo-assunto di elaborare il proprio report e controllarne la redazione, allegando materiali o link agli stessi.

Pensioni, come ricongiungere gli anni di lavoro non scolastici

da La Tecnica della Scuola

Un lavoratore della scuola che prima abbia svolto attività da dipendente presso un’azienda privata dovrà unire in un’unica gestione previdenziale i contributi versati.

Per farlo, dovrà ricorrere alla ricongiunzione dei periodi assicurativi, quell’istituto che permette di trasferire in un solo ente le contribuzioni esistenti in più enti per ottenere una pensione unica. In pratica, i lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e autonomi, che sono in possesso di più contributi presso differenti gestioni previdenziali, hanno la possibilità di unificarli per ottenere un’unica pensione.

La ricongiunzione può essere gratuita oppure onerosa.

Ricongiunzione gratuita

La ricongiunzione gratuita si rivolge ai dipendenti di enti soppressi con legge regionale o statale collocati presso un altro ente iscritto alla Gestione Dipendenti Pubblici.

In particolare, la legge 482/1988 consente, in materia di ricongiunzione dei periodi assicurativi, l’applicazione dell’articolo 6, legge 29/1979 al personale di enti, gestioni e servizi interessati a provvedimenti di soppressione, scorporo o riforma, trasferito o assegnato alle regioni, enti locali e amministrazioni statali.

Per la ricongiunzione gratuita è richiesto che il periodo contributivo da ricongiungere sia stato maturato presso un ente soppresso con legge statale o regionale e che il lavoratore sia stato collocato d’ufficio presso un altro ente iscritto alla Gestione Dipendenti Pubblici dopo la soppressione dell’ente di appartenenza.

Ricongiunzione onerosa

La ricongiunzione onerosa si rivolge a tutti i lavoratori dipendenti e ai superstiti che hanno diritto alla pensione indiretta. Questo tipo di ricongiunzione permette di riunire in maniera onerosa tutti i periodi contributivi obbligatori, volontari e figurativi, in un unico trattamento pensionistico. I contributi possono essere riferibili all’Assicurazione generale obbligatoria, ad altre forme alternative o alle gestioni speciali per i lavoratori autonomi gestite dall’INPS.

Nel caso della ricongiunzione onerosa, per il personale iscritto alla Cassa stato, di ruolo e non, è sufficiente la semplice qualità di iscritto. Per il personale non di ruolo iscritto alle restanti casse della gestione pubblica è richiesto almeno un anno di iscrizione, anche non continuativo.

La domanda di ricongiunzione può anche essere presentata dall’“assicurato”, ovvero chi può vantare contribuzione accreditata presso la Gestione Dipendenti Pubblici che non abbia già dato titolo a un trattamento di quiescenza, anche se non è più in servizio.

Quanto costa?

La ricongiunzione dei contributi previdenziali continua ad essere decisamente onerosa. Il costo però non è fisso, in quanto dipende da molti fattori, tra cui l’età anagrafica di chi la richiede, l’anzianità contributiva maturata, la collocazione temporale dei periodi ricongiunti e la valutazione dei periodi ricongiunti ai fini pensionistici.

Quando fare domanda?

La ricongiunzione gratuita può essere effettuata anche d’ufficio.

La domanda di ricongiunzione presentata dall’iscritto ha natura dichiarativa e non costitutiva del diritto.

I dipendenti in servizio possono presentare richiesta di ricongiunzione onerosa dei periodi assicurativi una sola volta. Possono presentare una seconda domanda solo nel caso in cui possano far valere una contribuzione di almeno dieci anni, di cui almeno cinque per effettiva attività lavorativa.

In mancanza di questi requisiti, il dipendente potrà presentare una seconda domanda di ricongiunzione solo al momento del collocamento a riposo e solo nella stessa gestione nella quale ha operato la precedente ricongiunzione.

La domanda di ricongiunzione onerosa può essere presentata anche da coloro che sono stati autorizzati al versamento volontario dei contributi, a condizione che risultino in costanza di effettivo versamento del contributo volontario alla data della domanda.

La domanda di ricongiunzione onerosa può essere presentata anche dopo la cessazione dal servizio, purché non si sia maturato il diritto a pensione. 

Come fare domanda?

La domanda per la ricongiunzione dei contributi va presentata online all’INPS attraverso il servizio dedicato.

Borse di studio INPS per soggiorni studio, tre bandi: scadenza 10 marzo

da La Tecnica della Scuola

L’Inps ha pubblicato tre bandi di interesse per i dipendenti pubblici, compreso il personale scolastico:

Estate INPSieme Italia

Il bando di concorso riguarda l’assegnazione di contributi per soggiorni studio in Italia riservati a studenti che frequentino nell’anno scolastico 2019/2020 la scuola primaria (scuola elementare), la scuola secondaria di primo grado (scuola media) e, in caso di studenti disabili, la scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore). Il bando si rivolge a figli o orfani ed equiparati:

  • dei dipendenti e dei pensionati della pubblica amministrazione iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • degli iscritti alla Gestione Fondo IPOST.

Il soggiorno sarà finalizzato all’acquisizione di abilità sportive, artistiche, linguistiche, scientifico-tecnologiche e ambientaliste mediante la partecipazione a percorsi formativi adatti all’età degli studenti.

La domanda deve essere inviata dalle 12 del 18 febbraio fino alle 12 del 10 marzo 2020.

Estate INPSieme Estero

Il bando concerne l’assegnazione di contributi per soggiorni studio all’estero (in paesi europei ed extra europei) riservati a studenti iscritti nell’anno scolastico 2019/2020 alla scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore). I destinatari sono gli stessi del bando per l’Italia, così come è uguale la scadenza.

Corso di lingue all’estero

Infine, segnaliamo il bando Corso di lingue all’estero (soggiorni studio), riservato a studenti che abbiano almeno 16 anni, che frequentino nell’anno scolastico 2019-2020 la classe seconda, terza, quarta o quinta di una scuola secondaria di secondo grado (scuola superiore) e che alla data del 30 giugno 2020 siano titolari di certificazione della conoscenza della lingua straniera, oggetto del corso almeno di livello B1 rilasciata dai competenti enti certificatori riconosciuti dal MIUR.

Anche in questo caso i destinatari sono i medesimi di EstateINPSieme, così come è uguale la scadenza.