III Edizione Concorso LC Educational-lotta alla contraffazione 2020

On-line il nuovo Bando del Concorso LC Educational a.s. 2019/20, le videopillole con i messaggi dai Giovani X i Giovani e le foto degli Incontri nelle scuole con Brand e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

E’ stato pubblicato il nuovo Bando del Concorso LC Educational 2020 promosso dalla Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in collaborazione con la Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico e la partecipazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, del Consiglio Regionale della Lombardia,  dell’Assessorato Istruzione, Politiche Giovanili e Politiche sociali della Regione Campania, di Confindustria Campania e di noti marchi nazionali e internazionali (tra cui Bulgari, e Perfetti). Quest’anno, oltre alle scuole secondarie di secondo grado della CampaniaLazio e Lombardia, che avevano già partecipato lo scorso anno, il concorso coinvolgerà anche gli studenti degli istituti di Liguria e Puglia.

Il concorso, giunto alla III edizione, è inserito nell’ambito del Protocollo d’intesa MISE- Ministero dell’Istruzione ed è diretto a selezionale le migliori sceneggiature e produzioni audiovisive sul tema della contraffazione, realizzate dagli studenti degli Istituti secondari di secondo grado, in particolare quelli dotati di laboratori teatrali/musicali/artistici.
Le produzioni premiate potranno essere oggetto della realizzazione di video-pillole, utili a promuovere attraverso il web e i canali social la conoscenza del fenomeno contraffattivo e la cultura del consumo consapevole a fronte dei rischi connessi all’acquisto dei prodotti falsi.

Le video-pillole potranno essere anche utilizzate in occasione di eventi istituzionali e iniziative di comunicazione dedicate alla lotta alla contraffazione promosse dai Ministeri coinvolti. L’iniziativa intende infatti veicolare “messaggi dai giovani per i giovani”, nella consapevolezza che l’utilizzo di codici comunicativi condivisi agevola la sensibilizzazione dei ragazzi sui temi in questione.
Per le scuole vincitrici si aprirà una seconda fase nella quale le classi premiate sono invitate a partecipare ad una giornata di formazione didattica interattiva sulla contraffazione, presso la scuola di appartenenza, alla quale prenderanno parte i brand partner del progetto e i funzionari di Agenzia delle Dogane e Monopoli.


Nota 18 febbraio 2020, AOODGSIP 715
Progetto-concorso “Educational Lotta alla contraffazione” – Iniziativa sulla prevenzione e contrasto del fenomeno della contraffazione – a.s. 2019/20

Videopillole delle scuole vincitrici del concorso LC educational 2018/19

Asperger, l’importanza di una diagnosi anche da adulti

Oggi Scienza del 18.02.2020

Asperger, l’importanza di una diagnosi anche da adulti 

Il 18 febbraio è la Giornata internazionale della sindrome di Asperger. Le testimonianze ci dimostrano che comprendersi e dare un nome alla propria diversità è cruciale, a tutte le età.

“Sarebbe utile che qualcuno ti spiegasse perché un’etichetta ufficiale potrebbe esserti utile per il tuo futuro”. A dirlo è Milly, una delle tre giovani ragazze Asperger delle quali parla Fiona F. Bullivant, infermiera specializzata in salute mentale, nel suo ultimo libro. Un ostacolo, forse, risiede proprio nel considerare la diagnosi come un’etichetta negativa. Qualcosa che limita, che resta appiccicato. Perché cercare una diagnosi formale, magari ormai adulti? Se lo si chiede ai diretti interessati, ai tanti adulti nello spettro che possono raccontare la propria esperienza, le parole chiave che emergono sono positive: sollievo, comprensione, accettazione.

Il 18 febbraio, per la ricorrenza della nascita del pediatra Hans Asperger, è stata indetta la Giornata internazionale della sindrome di Asperger. A oggi l’Asperger, inteso come autismo senza disabilità intellettiva, non è più diagnosticato a sé ma incluso nel manuale DSM-5 nei disturbi dello spettro autistico. A ricordarci che si tratta di uno spettro dove le caratteristiche si presentano con diverse intensità, e che quello che da fuori sembra alto funzionamento può essere una facciata costruita con enormi sforzi. Che crolla appena tornati nella sicurezza delle mura di casa.

Autismo, basta stereotipi e più (neuro)diversità.
Perché parlare ancora di Asperger? Perché con media che amplificano in parallelo il racconto di Greta Thunberg – che l’ha definito il suo “superpotere” – e il coming out di Susanna Tamaro, che lo considera una sedia a rotelle invisibile (un’accezione patologica della sindrome che non ha tardato a suscitare la risposta da chi ogni giorno si impegna nella self advocacy) siamo ancora lontani dal raccontare l’autismo in un modo non dico inclusivo, obiettivo complicato, ma che non faccia sentire una persona nello spettro un alieno nel momento in cui legge un articolo che dovrebbe parlare di lui/lei. Sui giornali si continua a scrivere che di autismo/Asperger si è malati, affetti, colpiti da o si soffre. Ma l’autismo non è una malattia. Si riporta come una cantilena che gli autistici non sono empatici, che sono tutti geni come Sheldon o savànt come Raymond di Rainman, che non hanno amici, che non comprendono le relazioni umane, che l’autismo è un disturbo maschile.

Soprattutto si parla sempre di bambini, qualche volta di ragazzi, raramente di adulti. Come se l’autismo scomparisse crescendo. Ma non è così: se nasci autistico muori autistico e la necessità di diagnosi precoci nei bambini, per intraprendere subito un percorso utile, corre in parallelo a quella di una diagnosi che permetta di riconoscersi in età adulta. Per quelle generazioni passate sotto al radar, donne e uomini diversi, che forse mai si sono sentiti come gli altri.

L’etichetta, dunque: ricevere una diagnosi da adulti significa sentire che le proprie differenze hanno un nome. Significa comprendere la propria identità, accettarsi, dare una spiegazione a ciò che riesce bene e a ciò che crea disagio. Sapere che qualcosa è difficile in quanto autistici, e non in quanto sbagliati, vuol dire tirare un sospiro di sollievo e spesso ottenere quella serenità mentale che consente di trovare strade alternative. Per avere successo anche laddove si pensava non si sarebbe riusciti mai. Così, in occasione del 18 febbraio, ho raccolto i pensieri di persone nello spettro (italiane e non) che hanno ricevuto la diagnosi in età adulta, e di una il cui percorso diagnostico è in corso – dopo una lunga lista d’attesa per accedervi, nel Regno Unito – ma ha già avuto un enorme impatto positivo sulla vita.

«La diagnosi per me ha significato consapevolezza e crescita di autostima. Il fatto di dare un significato a quello che prima non capivo di me e che pensavo fosse problematico e sbagliato, mi ha permesso di vederlo sotto un’ottica diversa, di ritenerlo ‘normale’, semplicemente il mio modo di essere, scarico dal pensiero di essere una brutta persona, incapace, socialmente inetta, anche se ben mascherata. La diagnosi mi ha permesso di capire cosa mi toglie energie, cosa mi ricarica, come gestirmi e cosa spiegare a chi mi sta vicino, di chiedere in maniera assertiva di venirsi in contro nella comunicazione e nelle esigenze quotidiane. La mia qualità di vita è migliorata, sono sicura delle mie capacità e molto più aperta e incline a riconoscere e sfruttare i miei punti di forza». (Roberta, 39 anni, diagnosi a 38 anni)

«Ero sicura di essere autistica, perché l’autismo spiegava tutto. Ma ho sentito il bisogno di una conferma formale, di qualcuno che avesse lavorato a lungo con autistici adulti e riconoscesse da fuori quello che io sentivo da dentro da tutta una vita. Quando guardavo gli altri bambini giocare tra loro e non capivo come facessero a sapere cosa fare. Si erano messi d’accordo prima? O quando la temperatura, le sensazioni andavano fuori controllo, e non tolleravo quelle orrende magliette sintetiche con la manica che taglia le ascelle che fanno per le ragazze, o le etichette dei vestiti. Tutto dava così tanto fastidio. Allora tagliavo le etichette e i capelli, vestivo da maschio, e stavo bene anche così, stavo meglio. E poi anni a chiedermi perché le persone facessero tutti quei giri di parole, perdendo tempo, invece di dire quello che pensano chiaramente. Perché mai dire la verità non andava bene? Con la diagnosi sono diventata fiera delle cose che mi riescono bene e mi accetto anche in quelle che mi mettono alla prova. Ora non scatenano più ansie incontrollate, ma la voglia di capire dov’è il problema e di trovare una strada alternativa per poterle fare. La diagnosi ha fatto da fondamenta alla mia voglia di capire di più, di studiare l’autismo, scoprendo anche quanto siano importanti aspetti che non conoscevo. Come la sensorialità: quel sentire tutto fortissimo, senza filtri, un bombardamento costante. Non ero lamentosa nel mio soffrire così tanto i mezzi pubblici, l’ambiente di lavoro, le telefonate, le interazioni, i rumori invasivi, le luci. Non ero lamentosa, ero autistica» (Vittoria, 30 anni, diagnosi a 29 anni)

«Il percorso per la diagnosi l’ho iniziato a settembre, circa cinque mesi fa. Il giorno in cui ho letto delle caratteristiche Aspie ha avuto lo stesso grado di soddisfazione che immagino abbiano avuto i ricercatori al ritrovamento del frammento della Stele di Rosetta: potevano finalmente decriptare i geroglifici. Fino ad allora la comprensione di me si era barcamenata tra contraddizioni inspiegabili, divergenze incolmabili, fastidi non condivisi con nessuno e incomunicabilità emotiva, tant’è che presto era stata abbandonata l’idea (della comprensione). La consapevolezza autistica ha messo in collegamento tutto, ha reso umano ciò che mi sembrava alieno e sta aiutando su così tanti livelli che è difficile spiegare. Mi dà finalmente un senso di appartenenza che in passato avevo cercato, senza riuscire mai a pieno, nella politica, nell’attivismo, nelle altre persone balbuzienti, nelle altre persone gay. Mi ha donato la comprensione per gli altri, o almeno un po’. So perché sono così, accetto e apprezzo la mia diversità e allo stesso tempo accetto quella degli altri, sto sperimentando benevolenza e magnanimità. Mi sta dando gli strumenti per evitare l’ansia, riducendo all’osso le cose che faccio contro la mia volontà ed evitando di espormi alla sensorialità estrema con le cuffie antirumore» (Daria, 39 anni, diagnosi appena ricevuta)

«Sto ancora aspettando la diagnosi ufficiale, ma l’intero processo per me è stato una conferma. Da quando ne ho memoria mi sono rimproverata per fallimenti che ho sempre pensato fossero legati ai miei difetti. Ho attraversato anni di depressione, diversi tentativi di suicidio e sono stata ricoverata diverse volte, per lunghi o brevi periodi. Ho assunto tantissimi farmaci, gestito gli effetti collaterali e gettato via molte ore in terapia cognitivo comportamentale e dialettico comportamentale che non hanno aiutato per nulla (perché la depressione non era clinica, ma situazionale. 16 anni di diagnosi sbagliate dopo – dal disturbo bipolare al disturbo depressivo maggiore fino al disturbo da stress post-traumatico complesso, ho scoperto ‘per sbaglio’ di essere autistica durante la valutazione di mio figlio. È stato straordinario. C’è un motivo per cui fatico in determinati ambiti, c’è un motivo se sono come sono. E ha un nome! E ci sono altre persone con tratti simili! Sono in pace con me stessa come non lo sono mai stata» (Louise, 32 anni, percorso diagnostico in corso)

«Ricevere la diagnosi di sindrome di Asperger è stata una rinascita, un momento in cui ho rivisto molto della mia vita sotto una luce differente e ho finalmente iniziato ad accettarmi» (Luisa, 36 anni, diagnosi a 31 anni)

«Sono appena stata diagnosticata. Lo sospettavo da quando ne avevo 35 ma la maggior parte delle informazioni accessibili, finora, parlava di bambini. Di recente ho deciso di approfondire bene la questione, perché stava avendo degli effetti sul rapporto con il mio compagno. Oggi si trovano tanti blog di donne autistiche (e donne della mia età). È un viaggio intenso, ri-contestualizzare la mia vita nell’ottica dell’autismo e vedere l’infinità di ruoli che ha avuto – a volte limitandomi – ma anche come sono riuscita, per tutta la vita, a farcela trovando strade alternative. Sto continuando a scoprire nuove cose e rimanere stupefatta» (Eris, 53 anni, diagnosi appena ricevuta)

«Per me la diagnosi è stata come tirare un sospiro di sollievo, perché finalmente avevo trovato il mio posto nel mondo, la mia misura. Fino a prima mi sentivo un ingranaggio del sistema che in qualche modo veniva fatto girare, ogni tanto facendo scintille magari, spesse volte rompendosi, ma lo si faceva girare. Il post-diagnosi mi ha portato prima a una fase di smarrimento, speranzoso che forse qualcosa improvvisamente cambiasse. Quando poi ho capito il potere della diagnosi, cioè l’essere una specie di ‘voce costante’ che mi ricorda ‘da dove vengo e dove devo andare’, ecco che allora la prospettiva cambia. Da quando ho la diagnosi sono una persona che fa cose più interessanti con persone per me più interessanti, e direi che già così il senso della vita prende un po’ più forma di prima». (Giovanni, 35 anni, diagnosi a 33 anni).

«Ho una figlia di 20 anni, Asperger, e una di 16, neurotipica. Per la prima, diagnosticata a 12 anni, cerco, leggo, studio e frequento parent training finché un giorno, a Verona, di fronte a un elenco di caratteristiche degli Asperger, per la prima volta mi rendo conto che le ho quasi tutte. Una sorta di insight, illuminazione. E se anche io lo fossi? Ma come, non me ne sono mai accorta pur leggendo così tanto e avendo mia figlia sotto il naso? Eppure non avevo mai visto la mia neurodiversità come Asperger, perché ero concentrata a vedere se i libri potessero raccontare la difficoltà che avevo con mia figlia. Faccio il test. Mi confronto con due psicologhe e infine uno psichiatra, che mi diagnostica.

Un mese fa ho consultato per lavoro un ulteriore psichiatra, forense, che non solo ha confermato la diagnosi ma mi ha dato per la prima volta un inizio di ‘manuale di istruzioni’ personalizzato. Perché siamo tutti diversi e, superata la difficoltà della diagnosi e la liberazione da anni e anni di sofferenza, bisogna riprendersi in mano a pezzettini e rimettere insieme il puzzle. Poi colorarlo, per liberare finalmente tutto quello che abbiamo nel cuore. È difficile trovare qualcuno che ascolti un Asperger in piena, sono quasi logorroica a volte nel mio bisogno di dire chi sono, che esisto, che mi sono guadagnata un posto nel palcoscenico della vita. Ho trasbordato, ho invaso, dopo la consapevolezza, per riprendermi quanto avevo perduto. Poi arriva il momento dello shutdown, mi accorgo che sono troppo, che la gente non mi vuole, che sono sola e rimango lì inebetita di nuovo. Passano i giorni e riparto… c’è comunque una gran voglia di vivere, di gustare questa vita, di goderne in abbondanza, a modo mio, senza invadere o assalire gli altri, ma nemmeno continuando a parlare sottovoce…» (Mascia, 50 anni, diagnosi a 47 anni).

di Eleonora Degano

Concorsi sì, concorsi no

L’ANP, avendo più volte denunciato la cronica mancanza di personale docente (e ATA) e l’affannosa ricerca, da parte delle scuole, di personale necessario a garantire regolarmente il servizio di istruzione, auspica che i concorsi di cui tanto si discute da qualche settimana siano finalmente, e rapidamente, espletati.
Non possiamo fare a meno, però, di dichiarare il nostro sconcerto in quanto, a fronte della plateale e drammatica situazione di carenza di organici, constatiamo che il decisore politico e i sindacati di comparto si concentrano essenzialmente su procedure legate ad una visione ormai lontana dalla realtà e dalle dimensioni del fenomeno, piuttosto che sul nocciolo del problema.
Nella consapevolezza dell’impossibilità di svolgere i concorsi in modo veloce e sicuro – la storia degli ultimi anni ci insegna che hanno vita lunga e travagliata, che sono spesso ingestibili e che vengono sistematicamente contrastati dai ricorsi – ci si balocca sulle modalità di svolgimento degli stessi: ultima invenzione i test a scelta multipla per consentire ai candidati precari, già in servizio, di essere assunti stabilmente e senza troppe formalità. A tal riguardo, preferiamo stendere un “pietoso velo” sulla scandalosa ipotesi di pubblicare anzitempo le domande da cui estrarre poi quelle oggetto della prova scritta.
Ma bastano selezioni così fatte per rispondere ai bisogni della scuola di insegnanti di qualità?
Partiamo da una considerazione imprescindibile: la scuola ha bisogno di docenti preparati soprattutto per aiutare bambini e ragazzi a crescere in una società in continua evoluzione, nella quale conoscenze, abilità e saperi richiesti mutano con grande velocità. Occorrono docenti non solo preparati nelle loro discipline, ma anche, e soprattutto, dotati di attitudini e competenze di tipo psicologico e sociale.
Come verificare queste competenze? Se il concorso è straordinario, è sufficiente una batteria di test per rilevarle? Se è ordinario, con quali prove e con quali tempi si può garantire l’assunzione di personale competente?
L’ANP avverte l’esigenza di riproporre una soluzione diversa, fondata sull’esperienza e sulla fattibilità: se la procedura ha carattere straordinario ed è finalizzata alla stabilizzazione di insegnanti che hanno già prestato servizio, è opportuno demandare la loro valutazione alle scuole. Abbiamo circa 8000 scuole che potrebbero diventare centri per la selezione e l’impiego dei docenti, con modalità facilmente individuabili e tempi decisamente molto brevi. Le scuole potrebbero occuparsi della selezione del personale necessario a ciascuna avendo a disposizione non solo l’esito dell’attività già eventualmente svolta, ma anche il curriculum del candidato che potrebbe essere chiamato a un colloquio.
Nella stragrande maggioranza dei paesi al di là dei nostri confini, particolarmente attenti alla qualità dell’offerta didattica e i cui sforzi in tal senso sono evidenti anche attraverso gli esiti positivi delle rilevazioni internazionali, la selezione diretta del personale rappresenta uno strumento formidabile con cui agire e incidere in meglio sul sistema formativo.
Sarebbe il momento di uscire dal dilemma “concorsi sì – concorsi no” e, soprattutto, di eliminare per sempre le sanatorie, costantemente riproposte negli anni nonostante la loro totale inidoneità a garantire le competenze degli assunti. Si tratta di soluzioni assunzionali di scarso successo e, soprattutto, inadeguate a risolvere il problema della carenza strutturale di personale docente qualificato. Esse, al contrario, riproducono sistematicamente il fenomeno del precariato, lesivo della dignità degli insegnanti e del diritto all’istruzione, e ostacolano il miglioramento del nostro sistema educativo.

JobLab arriva a Verona

Arriva il quinto evento territoriale di formazione e animazione promosso da JobLab: Verona, 6 marzo 2020. JobLab è il nome breve di un progetto della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH). Quello completo e significativo è JobLab – Laboratori, percorsi e comunità di pratica per l’occupabilità e l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Il progetto è stato riconosciuto meritevole di finanziamento dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali attraverso lo specifico Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore.

Negli incontri promossi da JobLab si affrontano diversi argomenti che afferiscono all’inclusione lavorativa e all’occupabilità di persone con differenti disabilità. Lo si è già fatto a Milano, Torino, Terni, Roma con buona partecipazione di operatori sociali, di referenti e quadri associativi e, in qualche caso, anche con dirigenti dei servizi per l’impiego.

A Verona si è scelto un argomento particolare, quello delle soluzioni organizzative che possono migliorare concretamente l’inclusione lavorativa: su disability manager e accomodamenti ragionevoli faranno perno per gli approfondimenti e l’animazione Cristina Ribul Moro (Medialabor srl) e Silvia Stefanovichj (CISL Nazionale), supportate e affiancate dagli esperti della FISH Veneto.

L’incontro, che si tiene presso l’Auditorium del Centro Polifunzionale Don Calabria (Via San Marco, 121 – Verona), è sottotitolato, aperto a tutti ed è gratuito ma per una maggiore qualità logistica è necessario registrarsi via email entro il 28 febbraio all’indirizzo inclusionedisabili@centrodoncalabria.it

Una anticipazione: i prossimi appuntamenti per JobLab saranno a Lamezia Terme (26 marzo) e a Napoli (27 marzo).

Tutti gli aggiornamenti all’indirizzo: https://www.fishonlus.it/progetti/joblab/

Collabora all’Indagine sulla qualità del lavoro per le persone con disabilità: https://it.surveymonkey.com/r/Joblab-QualitadelLavoro

Nota 18 febbraio 2020, AOODGSIP 715

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico

Ai Direttori degli USR di:
LAZIO CAMPANIA LOMBARDIA LIGURIA PUGLIA
p.c. ai Referenti per l’Educazione alla Legalità

OGGETTO: Progetto-concorso “Educational Lotta alla contraffazione” – Iniziativa sulla prevenzione e contrasto del fenomeno della contraffazione – a.s. 2019/20.


Avviso 18 febbraio 2020, AOODGOSV 2741

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Avviso 18 febbraio 2020, AOODGOSV 2741

OGGETTO: Olimpiade Leonardo da Vinci per la società della conoscenza
Proroga del termine di iscrizione della domanda di cui all’oggetto Nota AOODGOSV Prot. n. 23253 del 18 novembre 2019 e successiva nota AOODGOSV Prot. n. 1376 del 28 gennaio 2020 .

Si comunica che il termine di iscrizione all’Olimpiade di cui all’oggetto è prorogato al 23 febbraio 2020.

IL DIRIGENTE

Giacomo Molitierno

Decreto Dipartimentale 18 febbraio 2020, AOODPIT 213

Procedura di accreditamento dei soggetti pubblici e privati, ai fini della partecipazione al Sistema coordinato per la promozione dei “temi della creatività” nel sistema nazionale di istruzione e formazione, previsto dall’articolo 4 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60 .


Nota 18 febbraio 2020, AOODGOSV 2754

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Loro sedi
AI Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano
Bolzano
AI Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento
Trento
AI Sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’ Aosta
Aosta
Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie
Loro sedi
E p.c. AI Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE

Oggetto: Seminario residenziale di formazione 14-15-16 settembre 2020 – Foligno (PG) Laboratori delle Scienze Sperimentali. Modulo per la manifestazione di interesse a partecipare