Emergenza coronavirus

L’ANP si appella a tutta la comunità scolastica perché, ora più di prima, è assolutamente necessario affrontare con calma e lucidità l’emergenza provocata dal coronavirus.
Secondo il Presidente dell’ANP, Antonello Giannelli, “le autorità sanitarie stanno lavorando con competenza e serietà ed è pertanto necessario osservarne con scrupolo le indicazioni. Dobbiamo prevenire qualsiasi forma di panico e continuare a seguire le norme di profilassi diffuse dal Ministero della Salute. Le aree interessate ieri dal contagio sono già state prontamente isolate. Chiediamo che il Ministero dell’istruzione segua con la massima attenzione tutti gli sviluppi dell’emergenza e che, in caso di necessità, dirami tempestivamente chiare direttive alle scuole. Così come chiediamo che fornisca precise indicazioni in relazione allo svolgimento dei viaggi di istruzione. Ricordiamo anche che tutte le informazioni per ridurre ed evitare possibili contagi sono reperibili sui siti della Federazione nazionale dei medici di base, della Società italiana di pediatria, del Ministero della salute e della Organizzazione mondiale della sanità.
Ribadiamo, infine, l’appello perché tutti si comportino responsabilmente e perché si lasci fare ai medici e alle autorità sanitarie competenti il loro lavoro.”

La lode è solo un premiolino

da la Repubblica

Chiara Saraceno

Aumentano gli studenti che si diplomano alla maturità con la lode e diminuisce l’importo del premio loro destinato, perché il budget rimane lo stesso. Dai 1.000 euro destinati ai fortunati diplomati eccellenti nel 2007 si è rapidamente scesi a 600, poi 500, e poi sempre meno, con oscillazioni sopra e sotto i 300 euro, fino a scendere a 255 lo scorso anno, somma confermata anche per chi si diplomerà con la lode quest’anno. Meglio che nulla, si dirà.

Ma un conto è ricevere un premio che consente di pagarsi un viaggio serio, o l’iscrizione al primo anno di università, un altro un contributo per comprarsi un cellulare nuovo. E comunque legare l’entità del premio al numero degli eccellenti manda un messaggio contraddittorio. Quasi che all’aumento degli eccellenti diminuisse il loro valore individuale. Se non ci sono le risorse, forse allora è meglio cambiare tipo di riconoscimento, con minore valore venale e maggiore impatto simbolico. A meno che la, non confessata, motivazione a non ampliare il budget per far fronte all’aumento dei diplomati con il massimo dei voti fosse il sospetto che la maturità sia diventata troppo facile o che l’indubbio squilibrio numerico a favore del Mezzogiorno sia dovuto alla non omogeneità territoriale nei criteri di valutazione delle commissioni di esame. In questo caso, diminuire il premio sarebbe una soluzione ipocrita, che danneggia tutti i bravi indiscriminatamente, senza correggere le eventuali storture di cui non sono certamente responsabili gli studenti, bravi e meno bravi.

A questo proposito trovo abbastanza sorprendente, e più grave della riduzione del premio per i diplomati eccellenti, la decisione di togliere i risultati delle prove Invalsi, che a differenza degli esami di maturità sono omogenee per contenuto e criteri di valutazione su tutto il territorio nazionale, dal curriculum dello studente allegato al diploma di maturità. Una decisione “a tutela degli studenti”, oltre che dei docenti, secondo il senatore Fratojanni che la ha fortemente voluta. Come se a danneggiarli non fosse l’eventuale carenza di competenze adeguate in italiano, matematica e inglese, ma la certificazione della stessa in modo obiettivo e standardizzato. Non l’unico strumento di valutazione, certo, oltre che perfettibile. Ma utile non solo al ministero, alla scuola, agli insegnanti, a capire che cosa non va e dove occorre intervenire, ma anche ai singoli studenti e alle loro famiglie, per individuare le proprie criticità, e ai diplomati per presentarsi con qualche informazione in più, oltre al voto di maturità, nel mercato del lavoro o nei percorsi di formazione successivi. Mentre si può discutere se, in un contesto segnato da profonde diseguaglianze di risorse e opportunità anche tra i bambini e ragazzi, sia opportuno premiare il merito senza prima mettere tutti in condizione di sviluppare appieno le proprie capacità, certamente la via per superare le diseguaglianze non è quella di nascondere le deficienze e disomogeneità nelle competenze.

Aggiungo che questa decisione danneggia gli studenti, specie dei ceti più modesti, che non possono avere così la certificazione europea sulle capacità di comprensione e uso della lingua inglese che le prove Invalsi in inglese fornivano ed è utile sia per l’università sia sul mercato del lavoro. Non potendo usare quella Invalsi, dovranno rivolgersi ad agenzie di certificazione a pagamento. Bel risultato, in nome delle pari opportunità e dell’uguaglianza tra studenti.


Scuola, nel Milleproroghe tre concorsi per docenti e stop alle classi pollaio

da la Repubblica

Corrado Zunino

Il Decreto Milleproroghe di tardo inverno – lo hanno approvato ieri alla Camera – nel tempo si è trasformato in una succursale della Finanziaria, anche per quanto riguarda il mondo della scuola. In questo largo catino si ripropongono e approvano norme per le quali non c’erano stati tempo né finanziamenti adeguati.

A proposito di scuola, è passato in modo definitivo l’allestimento dei tre concorsi per docenti di cui si discute dal ministero Bussetti. Sono il concorso ordinario per la scuola superiore (di primo e secondo grado) e per il sostegno, il concorso straordinario per le superiori destinato ai docenti precari (24 mila i posti a disposizione) e la procedura straordinaria collegata per il conseguimento dell’abilitazione nella scuola secondaria: dovranno essere tutti banditi entro il 30 aprile 2020. Con il Milleproroghe si è deciso di aggiornare il timing della prova scritta del concorso straordinario e della procedura finalizzata all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria: riguarderà il programma di esame previsto per il concorso ordinario attuale (per titoli ed esami) e non quello del concorso del 2016. La prova scritta sarà nazionale, computer-based, con quesiti a risposta multipla i cui contenuti si riferiranno, appunto, al programma del parallelo “ordinario 2020”.

Nello stesso decretone si è deciso di assumere anche gli idonei del concorso per dirigenti scolastici del 2017: si esaurisce, così, la loro graduatoria.

Per quanto riguarda i ricaschi sugli studenti, è previsto uno stanziamento progressivo per l’assorbimento del problema delle classi pollaio degli istituti superiori: sono 6,387 milioni di euro nel 2020, 25,499 nel 2021 e 23, 915 nel 2022 destinati all’incremento degli organici al fine di ridurre il numero degli alunni nelle classi che superano i 22 studenti (20 in presenza di disabilità gravi).

Infine, viene rimandata di un anno l’adozione del curriculum dello studente allegato al diploma di Maturità: su base facoltativa le scuole potranno usare il curriculum già quest’anno, a titolo sperimentale. Sono cancellati dallo stesso curriculum i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove Invalsi che si effettuano nel corso dell’ultimo anno. A partire da quest’anno la partecipazione all’Invalsi, ai percorsi per le competenze trasversali (l’Alternanza scuola lavoro) e l’orientamento diventano obbligatori per poter accedere all’Esame di Stato del quinto anno.

Il Milleproroghe dovrà essere definitivamente approvato entro il prossimo 29 febbraio: visto i tempi stretti, non sarà più possibile apportare modifiche, comprese quelle chieste in extremis dai sindacati per allargare la platea dei partecipanti ai concorsi.


Da mille a 255 euro: il bonus di merito per diplomati mai stato così basso

da la Repubblica

Salvo Intravaia

Si fa presto a dire merito. Con poco più di 250 euro si premia una carriera scolastica fatta di pagelle zeppe di 9 e 10. Parliamo del bonus di merito introdotto nel 2007 dal ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni per valorizzare le eccellenze della scuola italiana: i diplomati con 100 e lode. Allora era di mille euro oggi gli oltre 7 mila cervelloni della maturità riceveranno 255 euro. Un assurdo se si pensa che la cifra è esattamente la metà di quanto viene assegnato, da alcuni anni, a tutti i diciottenni per il semplice fatto di avere raggiunto la maggiore età.

L’incremento degli alunni super bravi e il contemporaneo taglio del budget ha inesorabilmente ridotto il premio. Già nel 2009, dopo appena due anni di gestazione, l’importo slitta verso il basso: 650 euro. Nel 2013 passa a 500 euro, fino ai 300 euro del 2018 e ai 255 euro fissati la scorsa estate. Intanto i 100 e lode sono più che raddoppiati, passando dai 3.073 del 2007 ai 7.365 della scorsa estate, con l’immancabile polemica delle troppe lodi assegnate al Sud. Il capitolo di spesa che premia tutte le eccellenze (dai 100 e lode ai campioni di Italiano, Fisica, Matematica, Latino e coloro che si piazzano ai primi posti nelle competizioni nazionali e internazionali) passa dagli iniziali 5 milioni ai 2,3 milioni del 2019. Fondo che per il 2020 si ridurrà a 1,7 milioni.

Eppure per gli studenti della secondaria superiore il traguardo da raggiungere non è affatto facile. Per fregiarsi della lode occorre ottenere il massimo punteggio in tutte le prove dell’esame finale, avere collezionato il massimo credito scolastico disponibile (40 punti) e mostrare pagelle con la media finale superiore al 9 negli ultimi tre anni, senza neppure un sette. Antonello Giannelli, a capo dell’associazione nazionale presidi non ha dubbi: «L’esigenza di contenimento della spesa pubblica ha imposto negli anni il severo svilimento di una delle rarissime misure meritocratiche del nostro Paese».

Lo sa bene Jordi Stira che si è diplomato nel 2014 a Palermo col massimo dei voti. Ha dovuto fare i salti mortali per ben sfruttare il premio ricevuto ormai ridotto a 350 euro: «Subito dopo gli esami finali – racconta – ho sostenuto il test di accesso alla facoltà di Medicina e ho utilizzato quasi interamente i soldi per acquistare libri universitari molto costosi. Se non avessi avuto questo contribuito avrei dovuto chiedere ai miei genitori che già spendono una cifra abbastanza alta per le tasse universitarie. Certo mille euro sarebbero stati una bella cifra e avrei potuto fare molto di più». E il discorso dell’aiuto allo studio è rilanciato da Giulia Biazzo, dell’Unione degli studenti: «I fondi del programma per le eccellenze del Miur dovrebbero essere investiti per finanziare le borse di studio per quanti più studenti possibile. La vera priorità per l’istruzione pubblica dovrebbe essere il sostegno a chi non ha possibilità economiche».

Dalla ministra Lucia Azzolina arrivano parole di speranza su un cambio di rotta a vantaggio degli studenti: «Valorizzare le nostre eccellenze scolastiche è un dovere. Non è soltanto una questione di bonus, credo che dovremmo pensare anche a iniziative più ampie. Campus estivi, borse per proseguire gli studi, magari in collaborazione con realtà esterne. Aumenteremo il bonus e miglioreremo il programma delle eccellenze. I ragazzi devono sentire che lo Stato è loro vicino».

Dirigenti tecnici, Miur: non ci sarà nessuna sanatoria ma regolare concorso

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto Milleproroghe, il Miur chiarisce Scuola, nessuna ‘sanatoria’ per i dirigenti tecnici. Ci sarà concorso.

Nessuna ‘sanatoria’ per l’assunzione dei dirigenti tecnici, i cosiddetti ispettori. Ci sarà un regolare concorso.

Lo precisa il Ministero dell’Istruzione a seguito di alcune notizie di stampa circolate nei giorni scorsi durante l’approvazione del Milleproroghe alla Camera dei deputati.

Gli emendamenti presentati a Montecitorio in tal senso avevano, infatti, parere contrario da parte del governo e non hanno avuto corso.

Si tratterà quindi di concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento, a decorrere da gennaio 2021, di cinquantanove dirigenti
tecnici, nonché, a decorrere dal 2023, di ulteriori ottantasette dirigenti tecnici.

Aumenti stipendio cento euro, prima occasione è il DEF di primavera

da Orizzontescuola

di redazione

ANIEF – Le dichiarazioni pubbliche sulla volontà politica di produrre per i lavoratori della scuola incrementi di almeno cento euro, con tanto di accordo sottoscritto con il premier Giuseppe Conte, risalgono a oltre un anno di fa.

Da allora, i tre ministri che si sono succeduti hanno preso l’impegno, parlando di avvicinamento degli stipendi dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei: prima Marco Bussetti, poi Lorenzo Fioramonti e ora Lucia Azzolina hanno confermato l’intenzione.

Per passare, però, dagli 80 euro lordi oggi finanziati per il rinnovo del contratto come per tutto il pubblico impiego e per salvaguardare l’elemento perequativo servono ulteriori risorse. Per Marcello Pacifico, leader del sindacato rappresentativo Anief, “il taglio del cuneo fiscale e l’estensione del cosiddetto bonus Renzi ad altre fasce di lavoratori contribuenti non basta certamente a valorizzare una professione che appare svenduta. Bisogna trovare nuove risorse da includere nel Def di primavera, prologo della prossima legge di bilancio: operazione che abbiamo ribadito come necessaria e urgente, durante l’incontro tenuto a Palazzo Vidoni con la ministra della PA Fabiana Dadone”

L’idea degli aumenti a tre cifre per circa un milione di docenti della scuola pubblica è in circolo nella politica dai tempi del ministro leghista Marco Bussetti, ma anche “Il suo successore ha puntato in alto, chiedendo stanziamenti consistenti per il mondo della scuola. Richieste che gli sono costate le dimissioni, come promesso ad inizio legislatura”, scrive oggi Orizzonte Scuola. Per colmare almeno parte del gap, pari a mille euro medi in meno a fine carriera rispetto ai redditi dei docenti che operano in alcuni Paesi europei, è notizia di questi giorni, fornita dall’attuale Ministro, la disponibilità per gli insegnanti di fondi per aumenti medi di 100 euro lordi, pari al 3,7% in più rispetto ad oggi.

IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE

A questi numeri, però, bisogna aggiungere gli aumenti derivanti dal taglio del cuneo fiscale, che dipendono dal reddito pro capite: “i lavoratori della scuola – continua la rivista specializzata -, che hanno una retribuzione media annuale di 28.440 euro, pari ad un reddito medio annuale di 25.937 euro, grazie al taglio del cuneo fiscale godranno di un incremento netto delle retribuzioni di 440,95 euro da luglio a dicembre, pari ad un incremento mensile di 73,49 euro, che corrisponde ad una variazione del netto del 2,12%. L’aumento medio, quindi, potrebbe anche arrivare a 130 euro netti”.

LE SPIEGAZIONI DI AZZOLINA

Le stime collimano con quelle dell’attuale titolare dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la quale qualche giorno fa, intervistata dal quotidiano Il Messaggero, aveva detto che “a breve partiranno i tavoli politici per il rinnovo del contratto e per le abilitazioni. Servono risorse per gli stipendi e dal taglio del cuneo fiscale arriveranno in media 68 euro netti al mese a docente, sia precario sia di ruolo. Tra questo e il rinnovo avremo più di mezzo milione di docenti con oltre 100 euro netti in più al mese”.

RECUPERATO SOLO IL 5%

Anief prende atto della volontà del Governo di incrementare gli stipendi dei lavoratori della scuola, poiché ci sono anche gli Ata, superiori al misero 3,48% accordato con l’incremento contrattuale del 2018, dopo un decennio di blocco. Il 3,7% confermato pochi giorni fa dall’Aran, va preso però solo come un punto di partenza. Ad oggi, ha ricordato il sindacato alla ministra Fabiana Dadone durante l’ultimo incontro, nella scuola, sia per i docenti che per il personale Ata, l’andamento degli stipendi ha visto negli ultimi anni una perdita consistente del potere di spesa: il rinnovo contrattuale e la parziale indennità di vacanza contrattuale hanno permesso un recupero che non va oltre il 5%, davvero ben lontano dal +14% del costo della vita registrato nell’ultimo decennio, con 8 punti accumulati tra il 2007 e il 2015.

IL PARERE DEL PRESIDENTE

“Per valorizzare in modo serio il ruolo professionale di tutto il personale del comparto istruzione e ricerca – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il Governo deve provvedere entro il triennio ad aumenti medi netti di 240 euro al mese: solo in questo modo, sarà possibile coprire l’inflazione e avvicinarsi agli stipendi che si percepiscono mediamente in Europa. Ma per raggiungere l’obiettivo, servono incrementi stipendiali strutturalmente inglobati nelle buste paga dei dipendenti, con incidenza pure sull’assegno di pensione, e che pongano fine della discriminazione nei confronti del lavoro svolto a tempo determinato”.

“Ecco perché – continua Pacifico – pensiamo che il decreto per il taglio del cuneo fiscale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 5 febbraio 2020, va considerato positivamente, a patto che non ci si fermi lì, considerando anche che sono aumenti certamente importanti. Vanno infatti ad incrementare i compensi annui più bassi, che purtroppo nella scuola sono molto frequenti: tuttavia, è bene ricordare che non hanno incidenza previdenziale e non occorre confonderli con quelli strutturali, derivanti dal rinnovo contrattuale, frutto di risorse aggiuntive finanziate dalle leggi di bilancio”

SCUOLA: STIPENDI EUROPEI A CONFRONTO

  

Grado 

Primaria inizio Primaria fine Media inizio Media fine Superiore inizio Superiore fine
Italia 23.051 33.884 24.489 37.211 24.489 38.901
Olanda 34.760 54.726 36.891 54.726 36.891 75.435
Austria 34.595 62.710 34.595 62.710 34.595 71.377
Norvegia 40.066 47.196 40.066 47.196 50.317 52.214
Germania 46.984 62.331 52.818 69.353 53.076 76.770
Lussemburgo 110.718 153.120 110.718 153.120 110.718 153.120

Ufficio Studi Anief su ultimi dati Eurydice compensi docenti europei (a.s. 2016/17)

Diplomi falsi a danno di chi ha titoli veri

da La Tecnica della Scuola

La presidente della provincia di Viterbo dell’Anp, l’associazione nazionale presidi, partecipando  alla riunione indetta  dal responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale per informare tutti i presidi della provincia e i sindacati delle anomalie sinora riscontrate tra il personale Ata, ha denunciato che «tramite attestati falsi, sono stati accumulati punteggi a danno di chi aveva invece titoli veri».

E ha poi sollecitato chi di dovere a fare i dovuti accertamenti perché il fenomeno emerga del tutto.

Sospesi decine di lavoratori

Sinora, si legge sul Messaggero, risultano sospesi decine di lavoratori, bidelli soprattutto ma anche altre figure non docenti in diverse scuole della Tuscia.

Ma le verifiche potrebbero portare a scoprire altrettanti casi. «Di fronte a simili episodi non si tratta di buonismo, piuttosto di non avvantaggiare chi lavora non avendone diritto e invece di tutelare chi quell’impiego doveva aggiudicarselo».

Aran e sindacati discutono su come poter precettare i docenti in occasione degli scioperi

da La Tecnica della Scuola

Continuano gli incontri fra Aran e sindacati maggiormente rappresentativi del comparto scuola per affrontare la questione delle regole per la proclamazione e lo svolgimento degli scioperi, ma l’iniziativa sta già provocando le proteste dei sindacati di base.

A lanciare l’allarme è soprattutto l’USB che parla di un incontro in programma per il 26 febbraio nel corso del quale si dovrebbe discutere “la proposta di precettazione dei docenti in caso di sciopero”.
“Si tratta – afferma Luigi Del Prete, segretario nazionale del sindacato – di una limitazione del diritto costituzionale allo sciopero su cui USB Scuola si è già espressa e contro la quale l’intera USB sta lavorando, al fine di tutelare lo strumento principale che hanno i lavoratori per esprimere il proprio dissenso”.
“La precettazione, unita alle comunicazioni che i DS dovranno fornire obbligatoriamente sui dati di adesione degli scioperi degli ultimi due anni scolastici – aggiunge l’USB – sono strumenti mirati a mettere in difficoltà le organizzazioni sindacali conflittuali, come USB che ancora crede fermamente nel diritto di sciopero e nella necessità del suo libero esercizio e si va ad aggiungere all’indebolimento profondo di questo strumento, che dalla legge 146 non può essere prolungato e utilizzato per portare avanti lotte forti e che facciano la differenza”.
Secondo USB “l’Aran sembra volere contrattare un accordo per regolamentare la precettazione dei docenti, strumento mai neanche ipotizzato fino a questo momento, lamentando che quando viene proclamato uno sciopero i genitori non mandano i figli a scuola, vivendo un disagio”.
“L’Aran – commenta il sindacato – forse non ha chiaro a cosa serve lo sciopero, che è uno strumento essenziale di lotta per la difesa e la conquista di diritti, per i lavoratori. Esso deve creare un disagio al fine di portare all’attenzione del Governo e della cittadinanza sulle difficoltà che vivono i lavoratori”.

Coronavirus, cosa devono fare le scuole per limitare il contagio? I presidi: ce lo dica il ministero della Salute

da La Tecnica della Scuola

Cosa devono fare le scuole per ridurre al massimo il possibile contagio del Coronavirus? È quello che si stanno chiedendo in molti, soprattutto i presidi, dopo la notizia della sospensione delle lezioni e la chiusura dei locali pubblici, a tutela della cittadinanza, disposte prima dal sindaco di Codogno e poi da quelli di Casalpusterlengo e Castiglione.

La scuola è esposta: molte gite saltate

Le scuole, come tutti i luoghi aperti ad un alto numero di persone, sono del resto, almeno potenzialmente, più esposte ai contagi. E siccome si sono riscontrati i primi sei contagiati, tra cui un’insegnante, ora sono in tanti a chiedere lumi su come è meglio comportarsi. Anche in occasione delle visite didattiche esterne e, soprattutto, delle gite di più giorni.

In alcune scuole la paura del Coronavirus ha indotto i dirigenti scolastici a sospendere le gite che avrebbero dovuto svolgersi in primavera.

In base a quanto scrive l’Ansa, la preside del Liceo scientifico “Enrico Fermi” nell’agrigentino, Giusy Diliberto, ha bloccato l’organizzazione di un viaggio d’istruzione che gli studenti di quinto anno avrebbero dovuto effettuare in Polonia.

Sospesa anche un’altra gita a Roma. “Mi sono giunte diverse telefonate di genitori molto preoccupati – afferma la Diliberto – perché la situazione, in effetti, è tuttora incerta, e allora abbiamo deciso di rimandare il tutto, in attesa dell’evolversi degli eventi e di notizie che siano più rassicuranti, che garantiscano al meglio la sicurezza di tutti”.

Le gite scolastiche in programma per la prossima primavera sono state sospese, e per lo stesso motivo, anche dalla dirigente del Primo Circolo didattico “Giovanni XXIII” e della scuola media “Inveges” Gabriella Scaturro a Sciacca. “Le informazioni contenute nelle circolari che ci sono arrivate dal ministero della Salute sono didascaliche, e al momento tutte le notizie sulla diffusione del virus sono improntate sui dubbi.

Tutti in attesa del dicastero della Salute

In queste ore si sta decidendo come procedere. Lo chiedono anche i dirigenti scolastici, i quali mettono le mani avanti.

“Ci aspettiamo che il ministero della Salute dia alle scuole le indicazioni che ritiene necessarie per contenere il rischio di contagio”, spiega Roberta Fanfarillo, responsabile dei dirigenti scolastici iscritti alla Cgil.

La sindacalista sostiene che “anche il ministero dell’Istruzione deve prendere indicazioni dal ministero della Salute e dal Consiglio Superiore di Sanità in caso di emergenza sanitaria, come lo è questa”.

Fanfarillo (Cgil): non si può chiedere a dei profani

I presidi, sottolinea Fanfarillo, non possono e non vogliono prendersi responsabilità non loro. “In questo momento – dice la sindacalista – chiedere a profani delle misure, significa interferire con un compito che è esclusivo dell’autorità sanitaria e creare allarme ingiustificato”.

In effetti, in Lombardia, dove sono concentrati i primi contagi, è stata attivata una task force regionale che sta operando in stretto contatto con il ministero della Salute e con la Protezione Civile.

“Attendiamo fiduciosi e riteniamo che in questa vicenda noi presidi non possiamo dare indicazioni: invito i colleghi a consultare i siti ufficiali del Ministero della Salute e dell’Istruzione e attenersi alle indicazioni che il territorio o il Ministero danno”, conclude la sindacalista Confederale.

Paola Serafin (Cisl): il Servizio sanitario nazionale detta la linea

Anche gli altri sindacati la pensano allo stesso modo. “Siamo preoccupati: chiediamo che il ministero della Salute ci dia le necessarie indicazioni per operare correttamente nell’ambito di una strategia generale, nazionale”, dice Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici della Cisl.

“Era purtroppo prevedibile che ci fossero persone italiane contagiate nel nostro Paese – continua  la ds – prima o poi un’estensione del fenomeno era evidente che ci sarebbe stata. Noi presidi ci affidiamo al Servizio sanitario nazionale: deve essere questo ad indicarci la via; la strategia deve essere complessiva non basta mettere un tampone: ci vuole una regia nazionale. Aspettiamo che chi è competente ci dica cosa fare”.

Giannelli (Anp): niente panico

Di “preoccupazione ma non allarmismo” preferisce invece parlare l’Anp, l’Associazione nazionale presidi guidata da Antonello Giannelli, che invitano a “non farsi prendere dal panico”.

“Le persone interessate non appartengono al mondo scolastico o comunque non lo frequentavano da tempo – commenta Giannelli – Deve essere l’autorità sanitaria a esprimersi, evitiamo di fare allarmismo o creare tensioni. Le scuole sono luoghi sicuri”.

Assistenti di lingua italiana all’estero, proroga domande al 28 febbraio

da La Tecnica della Scuola

Con riferimento all’avviso per la selezione di assistenti di lingua italiana presso  istituzioni scolastiche all’estero, il Miur ha disposto una proroga al 28 febbraio 2020 per l’inoltro delle candidature.

Il bando è rivolto  a neolaureati under 30 interessati a lavorare per un periodo di circa 8 mesi in una scuola in una delle seguenti destinazioni: Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Regno Unito e Spagna.

Gli assistenti affiancheranno i docenti di lingua italiana in servizio in varie istituzioni scolastiche dei Paesi di destinazione per contribuire alla promozione e alla conoscenza della lingua e della cultura italiana.

L’attività, per una durata di circa otto mesi presso uno o più istituti di vario ordine e grado, comporta un impegno di 12 ore settimanali, a fronte del quale viene corrisposto un compenso variabile a seconda del Paese di destinazione.

Bonus merito maturità 255 euro, Azzolina: ‘Lo incrementeremo’

da Tuttoscuola

Si era partiti da un bonus maturità di 1000 euro per chi si fosse diplomato all’esame di Stato con 100 e lode. Negli anni questo bonus per le eccellenze ha subito sistematicamente dei tagli fino ad arrivare ai 255 per i diplomati 2020. Sul tema è intervenuta la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, dalla sua pagina Facebook: “Non possiamo chiedere il massimo sforzo alle studentesse e agli studenti e poi dare loro una semplice ‘pacca’ sulla spalla”.

“Lo dico dal giorno del mio insediamento e continuerò a ripeterlo sempre – ha detto la Ministra -: dobbiamo mettere le studentesse e gli studenti al centro dell’azione del Ministero dell’Istruzione. E farlo davvero. È un dovere. Per questo miglioreremo il programma dedicato alle eccellenze. Non possiamo chiedere il massimo sforzo alle studentesse e agli studenti e poi dare loro una semplice “pacca” sulla spalla. Incrementeremo il fondo per il bonus dedicato a questi alunni, che viene sistematicamente e inspiegabilmente tagliato da anni, ma penseremo anche a iniziative di ampio respiro come borse di studio, campus estivi. Valorizzare le nostre eccellenze scolastiche è un dovere. I ragazzi devono sentire che lo Stato è loro vicino”.

Dirigenti tecnici: nessuna sanatoria, ci sarà regolare concorso

da Tuttoscuola

“Nessuna ‘sanatoria’ per l’assunzione dei dirigenti tecnici, i cosiddetti ispettori. Ci sarà un regolare concorso“. Lo precisa il Ministero dell’Istruzione a seguito delle notizie circolate nei giorni scorsi durante l’approvazione del Milleproroghe alla Camera dei deputati.  Gli emendamenti presentati a Montecitorio in tal senso avevano, infatti, parere contrario da parte del governo e non hanno avuto corso. 

Come riportato infatti nei giorni scorsi da Tuttoscuola, gli emendamenti al decreto legge “milleproroghe” in questione avrebbero potuto fare già carta straccia della disposizione sul reclutamento dei dirigenti tecnici: i dirigenti scolastici attualmente distaccati con incarico dirigenziale (sia da dirigente amministrativo che da dirigente tecnico) presso il Miur o gli USR avrebbero potuto transitare nei ruoli ricoperti. Oltre a loro, altro personale che abbia attualmente un incarico continuativo superiore a 36 mesi avrebbe transitato definitivamente nei ruoli di dirigente tecnico. E la maggior parte di questo personale ha svolto prevalentemente presso l’Amministrazione centrale e periferica funzioni dirigenziali amministrative, che poco hanno a che fare con la funzione di dirigente tecnico. 

Ora il Ministero ha precisato che questi emendamenti non sono stati approvati e che il concorso per dirigenti tecnici sarà quindi un normale concorsopubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento, a decorrere da gennaio 2021, di 59 dirigenti tecnici, nonché, a decorrere dal 2023, di ulteriori 87 dirigenti tecnici.

Skullbreaker, la challenge pericolosa che impazza tra i ragazzi

da Tuttoscuola

Tre ragazzi sono in fila, uno accanto all’altro. All’improvviso tutti insieme saltano, i due ai lati esterni scalciano violentemente per colpire il giovane al centro che cade orizzontalmente. Parliamo della Skullbreaker Challenge, il nuovo fenomeno social dei ragazzini che TikTok ha rimosso. Ma di cosa si tratta esattamente e perché spaventa tanto i genitori?

Basti pensare al nome della challenge, skullbreaker, che letteralmente, significa “rompicranio”- E proprio questo è quello che si rischia se si cade in maniera particolarmente violenta. Il “gioco” sarebbe diventato virale grazie a TikTok, il social ora più di tendenza tra i più giovani, che però, prende le distanze: “La sicurezza e il benessere dei nostri utenti sono una priorità assoluta per TikTok. Come è specificato nelle nostre Linee Guida della Community, non consentiamo contenuti che incoraggiano, promuovono o esaltano sfide pericolose che potrebbero causare lesioni. Rimuoviamo questa tipologia di contenuti e incoraggiamo gli utenti a segnalarci contenuti che ritengono possano violare le nostre Linee Guida della Community”.

Intanto tra le chat WhatsApp  dei genitori hanno iniziato a girare catene di Sant’Antonio con video e frasi preoccupate. Della challenge hanno iniziato a parlare le prime testate alcuni giorni fa, dopo le prime testimonianze provenienti dal Sudamerica.

Certo, non è la prima volta che tendenze pericolose rischiano di diffondersi a macchia d’olio a mezzo social e proprio attraverso il subdolo stratagemma della sfida agli utenti: dalla Bird Box challenge che prevedeva di compiere azioni pericolose bendati alla Tide Pods challange che ha portato in molti a masticare capsule per detersivo. L’unica soluzione per le piattaforme che permettono a queste sfide di diventare virali facilmente sarebbe quella di mettere al lavoro i propri algoritmi per bandire video simili dalle loro pagine.