PRESENZA A SCUOLA DEGLI ATA E APERTURA DEI CONVITTI

UNO SCANDALO SANITARIO LA PRESENZA A SCUOLA DEGLI ATA E L’APERTURA DEI CONVITTI.DISINFESTAZIONE “OBBLIGATORIA” PER GLI ATA, DIDATTICA A DISTANZA ED APERTURA DEI CONVITTI (CON ILLEGITTIME IMPOSIZIONI DI SERVIZIO): LA POSIZIONE UFFICIALE DELL’UNICOBAS. NESSUNA OBBLIGATORIETÀ

INFORMATIVA SUL DECRETO DI SOSPENSIONE DELLE ATTIVITA’ DIDATTICHE

Con la collaborazione delle OOSS pronta-firma, il Governo ed il Ministro Azzolina hanno deciso di mettere a repentaglio la salute del personale ata, obbligandolo al servizio quando vengono chiusi persino i cinema e le partite di calcio si svolgono a porte chiuse. Parimenti hanno deciso di mantenere aperti gli istituti con maggiore promiscuità: Convitti ed Educandati, strutture residenziali. A questo punto, qualsiasi ata o educatore che dovesse venire contagiato a seguito di tali scelte sconsiderate avrà diritto ad intentare causa allo stato per danno biologico.

Senza che nessun sindacato “maggiormente rappresentativo” (assai) protestasse, al personale Ata delle regioni coinvolte in maniera massiva dall’epidemia del Corona virus è stato ordinato di restare in servizio nelle scuole chiuse e di “sanificare” gli ambienti (peraltro senza strumenti, mascherine etc.). Questo è un compito che spetta alla Sanità pubblica ed agli Enti Locali, e ciò, sia detto per inciso, vale sia per il bene generale (tramite strumenti e prassi adeguate), sia per il rispetto che va portato al personale non docente. Simili ordini di servizio sono da considerarsi illegittimi.

Senza che nessun sindacato “maggiormente rappresentativo” (assai) protestasse, Convitti ed Educandati sono rimasti aperti sin dall’inizio dell’epidemia, sia in Veneto che in Lombardia, ed agli educatori sono stati imposte mansioni sanitarie (come la rilevazione delle condizioni di salute dei convittori) e di portineria-guardiania che non competono loro. Simili ordini di servizio sono da considerarsi illegittimi.

Infine assistiamo ad una campagna senza precedenti volta a far passare l’obbligatorietà della presenza a scuola e della didattica a distanza per gli insegnanti. Ribadiamo come gli obblighi contrattuali relativi alla funzione docente non contemplino l’obbligo di presenza a scuola quando gli studenti sono assenti (tranne le riunioni programmate dai Collegi dei Docenti), né la didattica a distanza. Ciò che non è obbligo di servizio si qualifica come lavoro aggiuntivo, sia per gli insegnanti che per gli ata, ivi compresa l’eventuale retribuzione aggiuntiva che, se richiesto, va liquidata. Senza considerare il sequel di obiezioni pedagogiche che una siffatta impostazione (falsamente “modernista”) comporta:

1) Solo chi non conosce nulla di metodologia e didattica può parificare la presenza a distanza con l’efficacia dell’insegnamento diretto e della comunità educante, né si può negare che l’apprendimento è fenomeno collettivo garantito soprattutto dall’interazione diretta e dal gruppo-classe. Ciò vale anche e soprattutto per la didattica laboratoriale, della quale la Scuola Elementare italiana era maestra prima delle controriforme degli ultimi 30 anni. Nondimeno, parlare di didattica a distanza per le Scuole dell’Infanzia e Primarie è quantomeno ridicolo. Chi dirige il Ministero, come quanti si vantano del titolo di “docente”, dovrebbero studiarsi almeno la storia del Movimento di Cooperazione Educativa dei tempi di Mario Lodi. Oltretutto i seguaci dei miracolistici effetti dell’insegnamento a distanza sono spesso gli stessi che criticano da anni la lezione frontale, senza neppure comprendere la contraddizione patente: l’insegnamento a distanza è spesso mimesi e mimica della lezione frontale, né i supporti informatici interattivi possono ovviare a questo somigliando, più che alla necessaria creatività didattica, ai famosi e tanto contestati “compiti a casa” (che molte scuole oggi vorrebbero imporre, nella vacatio dell’interazione scolastica, tramite il famoso registro elettronico). I principali fautori dell’insegnamento a distanza (Treellle e Confindustria) sono gli stessi che vorrebbero assoggettare la Scuola pubblica ai loro appetiti privatistici, alle loro private agenzie “educative”, alla dottrina della chiamata diretta, alla cattiva sQuola renziana: istituti dei quali l’insipienza populista dei 5 Stelle predicava l’abrogazione in campagna elettorale ma che oggi invece fiancheggia. L’esempio più calzante di educazione a distanza è rappresentato dalla scuola australiana, che contempla l’utilizzo di un comune apparecchio televisivo o di computers, per il cui tramite raggiungere gli alunni dei centri sparsi sul territorio, con pochi insegnanti per migliaia di fruitori passivi. Sinceramente non ci pare “il massimo”, mentre è del tutto evidente che simili prassi sono tipiche del liberismo più vieto (lo stesso che ha ridotto i servizi ferroviari in Italia, ha chiuso i presidi sanitari ed ha cercato di eliminare negli anni scorsi persino le scuole di montagna) e rappresentano precedenti assai preoccupanti.

2) Il mito della digitalizzazione deregolamentata ed approssimativa ha già distrutto, fra le altre, la “scuola” finlandese, decaduta persino nelle classifiche Ue a quiz dal 2015. Molto di recente, contestando la trasmissione “Presa Diretta”, abbiamo ricordato come diverse recenti analisi sviluppate da matematici e studiosi di problemi dell’insegnamento finlandesi (fra i quali ricordiamo articoli pubblicati da G. Malaty, E. Pehkonen, O. Martio e altri) mettono in luce, come intitola un appello firmato nel 2006 da Kari Astala, professore all’Università di Helsinki, e da più di altri duecento professori, quanto le classifiche Pisa dicano soltanto una verità parziale circa le abilità matematiche dei bambini finlandesi, mentre, di fatto, proprio dalla Finlandia ci dicono (testualmente) che “le conoscenze matematiche dei nuovi studenti hanno subito un declino drammatico”.

Va ribadito con forza che i problemi della scuola italiana, che vede ancora l’80% degli istituti non a norma su igiene e sicurezza, non si potranno mai risolvere proseguendo ed esacerbando la logica emergenziale.

Ribadito quanto detto sinora, a proposito di emergenza, possiamo comprendere che singoli o più insegnanti, avendo a cuore il futuro dei propri studenti, facciano la legittima scelta VOLONTARIA di recarsi a scuola ed interagire con alunni e famiglie. Anche nel nostro sindacato la Federazione di Lodi apprezza questo impegno. Non è certo una contraddizione insanabile, in un sindacato di base e libertario.

Ma altrettanto legittima è la posizione nazionale dell’Unicobas, col ribadire che tali onorevoli scelte (anche per avere il valore che meritano), devono essere volute e ricercate dai singoli, mentre mai possono venire imposte o venire interpretate come un avvallo ad imposizioni d’autorità, che sarebbero assolutamente illegittime, da parte del Ministero o di singoli dirigenti scolastici.

Infine, ci sia consentito di ricordare che non si può certo imputare all’Unicobas il pericoloso precedente contrattuale (peraltro comunque ininfluente sulla questione dell’insegnamento a distanza,) controfirmato da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, relativamente alla cosiddetta “reperibilità telematica” che già di per sé apre un varco rispetto all’orario ed alle mansioni.

Stefano d’Errico

(Segretario Nazionale Unicobas Scuola & Università

Esami per l’abilitazione alla professione medica

Il Ministro Gaetano Manfredi ha firmato l’ordinanza che fissa la nuova data per la seconda sessione degli Esami di stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo. La prova si svolgerà martedì 7 aprile 2020.

Il provvedimento è stato emanato in attuazione del DPCM dell’1 marzo 2020, contenente ulteriori disposizioni per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, che esclude dalla sospensione delle procedure concorsuali pubbliche gli Esami di stato per l’abilitazione alla professione medica.

Caregiver familiari

Caregiver familiari: le richieste di FISH e FAND in Senato

La precedente legislatura si è conclusa con un nulla di fatto rispetto all’attesa norma sui caregiver familiari nonostante all’esame del Senato vi fossero disegni di legge sottoscritti dalla maggioranza dei senatori eletti. La previsione di uno specifico fondo in legge di bilancio per il 2018 aveva un sapore meramente consolatorio in assenza di una specifica disposizione tanto attesa da milioni di persone e famiglie.

Nella legislatura corrente sullo stesso tema sono stati depositati diversi disegni di legge. I testi sono all’analisi della 11a Commissione Lavoro del Senato. Una sintesi sufficientemente condivisa è il Disegno di legge 1461 presentato alla fine dell’estate scorsa. Primo firmatario è la senatrice Nocerino ma l’atto è sottoscritto da tutte le forze politiche.

In queste settimane è ripresa la discussione partendo proprio da quel disegno di legge, ma molti sono i dubbi e le perplessità espresse dalle federazioni e da altre organizzazioni. Se pure la struttura generale del disegno appare congruente, vi sono lacune, aspetti da correggere, elementi da enfatizzare e rafforzare.

Con il consueto senso civico, ma anche con la determinazione di chi responsabilmente rappresenta le persone con disabilità e loro famiglie, le due Federazioni (FAND e FISH), dando seguito a precedenti confronti e anticipando quelli futuri, hanno formalmente inviato alla Commissione una propria memoria in cui si avanzano puntuali richieste di integrazione. Migliorare quel testo, rendere esigibili nuovi diritti e servizi, garantire coperture assicurative, previdenziali e di malattia a chi si dedica alla cura dei propri familiari con disabilità, migliorarne realmente la qualità della vita: questi sono gli elementi portanti delle articolate proposte avanzate alla Commissione.

Il primo aspetto, ma solo in ordine logico, che le Federazioni chiedono di perfezionare è la definizione stessa di caregiver, in modo da circoscrivere e qualificare la platea orientandosi su chi presta assistenza in modo intenso e continuativo.

Il testo delle Federazioni elenca nel dettaglio quei servizi e supporti che ci si attende vengano garantiti dalle politiche sociali e sanitarie con l’obiettivo di consolidarli nei Livelli Essenziali dell’Assistenza. Ancora, la proposta rafforza le altrimenti limitatissime coperture previdenziali e introduce misure di tutela assicurativa e per malattie, infortuni e tecnopatie.

FISH e FAND nelle loro proposte tentano operativamente e concretamente di regolare (anche per evitare eccessivi decreti applicativi) le modalità di accesso sia al centrale riconoscimento dello status di caregiver familiare che alla fruizione dei benefici, garantendo e contemperando sia esigenze di natura civilistica che di regolarità amministrativa, rifuggendo sovraccarichi burocratici.

Le Federazioni sono lucidamente consapevoli che la sfida attuale è sui tempi di approvazione e sulla adeguata copertura finanziaria che solo una convinta convergenza e una larga condivisione politica potranno risolvere.

Sulla concretezza politica che vada in questa direzione FISH e FAND concentreranno la loro azione e la loro attenzione nei prossimi mesi.

Il testo della memoria delle Federazioni è disponibile nel sito FISH.

4 marzo 2020

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaNazaro Pagano

I Campionati italiani della Geografia slittano a maggio

E’ con sommo rincrescimento che dobbiamo comunicare che , per cause indipendenti dalla nostra volontà , i Campionati della Geografia , che dovevano tenersi nell’ultima decade di marzo a Carrara, sono slittati a maggio 2020.

Considerata la situazione epidemiologica che, purtroppo, al momento non sembrerebbe volgere al meglio ed il considerevole impegno organizzativo che sta dietro ai Campionati, siamo stati costretti, nostro malgrado,  a prendere questa decisione.

Le nuove date sono, pertanto, queste :

–          Sabato 16 maggio Campionati Italiani secondaria secondo grado

–          Venerdì 22 maggio Campionati Interregionali secondaria primo grado

–          Sabato 23 maggio Campionati italiani secondaria primo grado.

Gli orari e i giochi rimangono invariati.

Ovviamente saranno spostate anche i due incontri culturali pomeridiani collaterali ai Campionati : la conferenza su Alessandro Malaspina venerdì 15 maggio , la conferenza sui popoli in via di estinzione venerdì 22 maggio, entrambe alle 17.

Prof. Riccardo Canesi

SOS Geografia

www.sosgeografia.it

Le città accessibili in Europa

LifeGate del 04.03.2020

Le citta’ accessibili in Europa, dove la disabilita’ non e’ un limite 

La paura, uno degli ostacoli più grandi per le persone con disabilità che vivono in città, è un tema di cui si parla poco, secondo quanto dichiarato da David Meere, residente cieco di Melbourne in Australia, al quotidiano britannico The Guardian. “La paura di andare nei luoghi affollati e caotici: questa è una delle barriere principali alla partecipazione nella vita di tutti i giorni”. Una testimonianza che ci ricorda che gli ostacoli all’accessibilità e all’inclusione, e quindi alla sostenibilità sociale, non sono solo fisici ma anche psicologici. 

Nelle città accessibili tutti possono spostarsi liberamente, a prescindere da abilità fisiche e intellettive. 
Entro il 2050, dei 6,25 miliardi di persone nel mondo che vivranno in città, il 15 per cento, 940 milioni, saranno disabili, secondo le stime delle Nazioni Unite. È fondamentale dunque che l’inclusione e l’accessibilità vengano integrate in tutti i processi di pianificazione e gestione degli ambienti urbani visto l’altissimo tasso di urbanizzazione previsto nei prossimi decenni. Un’aspirazione che può sembrare poco realizzabile nel caso di molte città europee concepite e costruite in antichità; pensiamo a centri storici dove le strade sono strette e la pavimentazione irregolare. In realtà, in Europa molte città sia antiche che moderne stanno dimostrando il contrario. 

Access city award, il premio per le città europee più accessibili.
Ad esempio, Chester in Inghilterra è celebre per il suo circuito lungo le antiche mura romane, sassoni e medievali conosciuto come “Rows”, che è diventato accessibile anche per chi è più limitato nel superamento delle barriere fisiche grazie all’adozione di rampe, un ascensore e delle scale mobili. Nel 2017 è diventata la prima città in Regno Unito a ricevere l’Access city award, il premio assegnato ogni anno alla città più accessibile dell’Unione europea giunto alla decima edizione, vinta dalla capitale polacca Varsavia in seguito al trionfo di Breda, nei Paesi Bassi, l’anno scorso. “Molti pensano che Breda abbia vinto perché è la città più accessibile d’Europa, ma non è così”, spiega Marcel Van Den Muijsenberg, volontario che lavora con il comune sul tema della disabilità. “Abbiamo già fatto tanto, ma c’è ancora molto da fare”. 

Città accessibili, che caratteristiche devono avere:

APERTA.
Quali caratteristiche deve avere, quindi una città accessibile? Le sfere da considerare sono diverse – le infrastrutture, i trasporti, l’accesso all’informazione – ma si parte dal presupposto che siano interconnesse e che alla base di ognuna ci sia il valore dell’inclusione sociale, ad esempio nell’ambito del lavoro. Una persona disabile può trovare impiego solo se è in grado di recarsi nel luogo di lavoro, che dev’essere strutturato in modo adatto, e se ha accesso alle informazioni necessarie, come quelle su diritti e tutele. Tra le best practice in questo senso citiamo Lione in Francia, vincitrice dell’Access city award 2018, dove i funzionari pubblici disabili costituiscono quasi l’otto per cento del totale, rispetto alla soglia minima legale del sei per cento, mentre Göteborg, che si è guadagnata il riconoscimento europeo nel 2014, fornisce 300 assistenti personali ad altrettanti lavoratori disabili ogni anno. Un esempio di inclusione nell’accesso alla cultura e alle attività ricreative invece è Borås, vincitrice 2015, dove la biblioteca, il teatro, il museo d’arte, il centro culturale e addirittura lo zoo sono stati resi completamente accessibili. 

UNIVERSALE.
Il design universale è un concetto chiave nel migliorare l’accesso, la sicurezza, la salute e la partecipazione sociale di tutti i cittadini attraverso la progettazione degli ambienti, dei beni, dei servizi e dei sistemi urbani, almeno secondo il rapporto globale sulla disabilità dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). È fondamentale valutare anche l’accessibilità delle infrastrutture come quelle residenziali. Questo è uno dei motivi per cui Milano è stata premiata a livello europeo nel 2016. Tra le iniziative recenti segnaliamo la creazione del Craba (Centro regionale per l’accessibilità e il benessere ambientale), sostenuto dal Comune, dall’associazione Ledha e da Fondazione Cariplo, che fornisce consulenza e assistenza tecnica gratuite per abbattere le barriere architettoniche nelle abitazioni. 

AGIBILE.
Spostarsi liberamente significa partecipare alla vita civica in maniera autonoma. Senza un sistema di mobilità adatto, le persone con disabilità non possono raggiungere strutture sanitarie, luoghi di lavoro, d’istruzione o di socialità e svago. In quest’ottica non bastano gli sforzi volontari ma servono requisiti minimi obbligatori, secondo l’Oms. Tra questi, la presenza di rampe d’accesso, la possibilità di attraversare le strade in modo sicuro, ingressi accessibili alle stazioni e ai mezzi di trasporto pubblici, l’integrazione di tutti i sistemi di mobilità e l’istituzione di sistemi di trasporto dedicati come taxi accessibili. Alcune città europee hanno fatto grandi passi avanti. Ad esempio, tutte e trenta le fermate della metro di Varsavia sono state rese accessibili, come anche gli autobus. A Breda la nuova stazione ferroviaria, gli autobus e le fermate sono perfettamente adatte agli utenti con disabilità, che possono anche utilizzare pulmini dedicati, sedie a rotelle elettriche e consultare informazioni utili online e via app. Addirittura, la superficie dei ciottolati del centro storico è stata resa uniforme in modo da non costituire un ostacolo per nessuno. 
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Le città accessibili sono in grado di accogliere anche i turisti con disabilità © Vidar Nordli Mathisen/Unsplash

CAMBIARE IL MODO DI VEDERE LE COSE. 
Il cambiamento nasce dall’approccio che si sceglie di avere: le persone cosiddette disabili possono essere viste come bisognose di protezione e carità, oppure come cittadini con pari diritti e opportunità, il concetto alla base della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità entrata in vigore nel 2008 e ratificata da 163 stati. In queste nazioni come in altre, le città giocano un ruolo indispensabile nel dare a tutti la possibilità di esercitare la loro libertà e la loro autonomia. Il problema non è il fatto di essere disabili, ma che questo possa essere un limite nell’esprimere a pieno le proprie potenzialità. La soluzione sta nel mettere i bisogni di tutti sullo stesso piano – e se il punto di partenza è diverso, questo vuol dire fare uno sforzo per alzare l’asticella un po’ più del solito.

S. Tommasi, Sogniamo più forte della paura

Una difficile verità

di Antonio Stanca

   Del 2019 è la prima edizione Pickwick di Sogniamo più forte della paura, un romanzo dello scrittore fiorentino Saverio Tommasi, che lo aveva scritto nel 2018 e pubblicato allora presso Mondadori.

   Tommasi è nato a Firenze nel 1979 e qui vive. Si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica di Bologna nel 1999, ha cominciato a lavorare come attore teatrale finché non ha fondato una sua compagnia. Oltre che scrittore è autore di reportage, inchieste, video. Collabora come reporter con Fanpage.it e molto seguita è la sua pagina Facebook. Di attualità, di problemi attuali generalmente discute, scrive e molto nota è la sua attività anche perché molto moderni sono i mezzi dei quali si serve per esprimerla.

   In quest’ultimo libro percorre la via della favola, concede molto spazio all’immaginazione, non accetta limiti, confini determinati, fa posto all’invenzione, ammette protagonisti di ogni genere compresi gli animali e le piante e tutto fa procedere tra realtà e fantasia.

   Centrale, nell’opera, è la figura di Filadelfia, una ragazza nata nel piccolo paese di Spintarella e poi venuta, con la famiglia, nella città di Spinazzola. Vive con la madre, il nonno e un gattino. Il padre se n’è andato.

   Dalla scuola primaria fino alla scuola superiore e all’Università Tommasi seguirà questa ragazza, la farà vedere durante gli anni della sua formazione, ne mostrerà ogni aspetto del carattere, ogni tipo di rapporto, di scambio. Di lei ma anche di quanto succede intorno a lei scriverà sicché un’ampia, estesa rappresentazione diventerà la sua opera. Per tutto ci sarà posto in essa, per la realtà e l’idea, la vita e il sogno, il giorno e la notte, la gioia e il dolore, la paura e il coraggio, i pensieri e le azioni, i ricordi e le speranze, il bene e il male, la fine e l’inizio, i grandi e i piccoli, per tutto quanto può rientrare nella vita di un’adolescente che cresce in una famiglia d’oggi, con i problemi d’oggi. Nessuno di questi sarà trascurato dallo scrittore, tutti li farà vedere tramite la sua ragazza, di tutti ne farà il simbolo. Lei maturerà tra molte difficoltà. Spesso saranno le parole del nonno a porre rimedio ai suoi problemi ma succederà che questi ritornino e con l’ossessione di sempre. Si porrà domande alle quali non saprà rispondere, soffrirà del suo aspetto fisico, dello scherno che le procura, dei risultati a scuola, delle ingiustizie che vedrà commesse in pubblico e in privato, non vorrà adeguarsi a quanto i nuovi tempi, i nuovi costumi richiedono, condurrà inutili rivolte, compirà molte rinunce e quasi isolata rimarrà o insieme al solo suo diario. Un caso complicato diventerà il suo, un caso per il quale difficile sarà la soluzione.

   Una prova vuol essere il libro del Tommasi che questi casi ancora esistono, che non sono un’eccezione, che non si possono eliminare perchè è difficile stabilire se la verità sia la loro o quella degli altri, se stia dalla parte dei diversi o degli uguali.

   Ha usato lo scrittore i modi della favola perché più libero, più sciolto, più ricco nell’esposizione ha voluto essere.    Non è la prima volta che Tommasi scrive della formazione dei giovani d’oggi. E’ un problema, un motivo che ricorre nella sua produzione e non poteva essere diversamente per un autore tanto impegnato nella modernità.

MANCANZA DIRETTORI USR COMPLICA GESTIONE EMERGENZA

CORONAVIRUS, MANCANZA DIRETTORI USR COMPLICA GESTIONE EMERGENZA    
“L’assenza dei direttori ai vertici di molti Uffici scolastici regionali complica ulteriormente la gestione dell’emergenza coronavirus nelle scuole. Alla ministra Azzolina chiediamo di velocizzare l’iter burocratico di nomina, in corso ormai da due mesi, e di assegnare finalmente agli Usr questi dirigenti indispensabili per garantire il funzionamento della macchina amministrativa”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, riferendosi alla confusione venutasi a creare in alcune zone d’Italia in merito alla sospensione delle attività didattiche e degli obblighi di servizio del personale scolastico. “Considerata la situazione, sollecitiamo il ministero a istituire con urgenza una cabina di regia che coinvolga le organizzazioni sindacali, coordini gli interventi su tutto il territorio nazionale e che colmi i vuoti di potere causati dalla mancata nomina dei direttori”.
“Per quanto riguarda gli istituti scolastici, in ottemperanza alle disposizioni contenute nel nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri e a quanto stabilito dal contratto nazionale di lavoro, laddove è stata decisa la sospensione delle lezioni, – afferma Di Meglio – i docenti non devono recarsi a scuola, tranne che per lo svolgimento di eventuali attività funzionali già programmate dagli organi collegiali e privilegiando, comunque, le modalità telematiche. Poiché l’obiettivo è limitare le occasioni di contagio, è dunque quanto mai opportuno che gli incontri non urgenti siano rinviati, anche in relazione alla responsabilità del dirigente scolastico nella sua veste di datore di lavoro. In un simile contesto – evidenzia il coordinatore nazionale della Gilda – la mancanza di una guida a capo di molti Usr fa venire meno il primo anello della catena gestionale a livello locale, provocando ulteriore confusione”.
“Sottolineiamo, infine, che la natura emergenziale delle misure di cautela e prevenzione adottate dalle scuole attraverso la chiusura o la sospensione delle attività didattiche rende assolutamente ingiustificata ogni richiesta di ferie o di recupero ore”, conclude Di Meglio.

KILOMETRO ZERO

PEARSON LANCIA “KILOMETRO ZERO”, IL PROGETTO PER IMPARARE A DISTANZA ATTRAVERSO L’USO DEL DIGITALE

Per affrontare la sospensione della didattica in molte scuole, risorse digitali, eventi in live-streaming, video, materiali ed esercizi interattivi per fare lezione e formarsi accorciando le distanze

4 marzo 2020 – Il progetto Pearson Kilometro Zero nasce per supportare la scuola in un momento in cui le attività didattiche in presenza sono interrotte in diverse regioni, e prevede numerose iniziative e proposte a supporto di docenti e studenti, con l’obiettivo di assicurare la continuità didattica anche fuori dalle aule attraverso l’utilizzo del digitale.

La sospensione delle attività in scuole e atenei dei Nord Italia, ha reso quanto mai attuale la riflessione su modalità di apprendimento alternative: fondamentale, in questo senso, è l’utilizzo del digitale, che permette di ideare soluzioni adattabili, personalizzabili e fruibili in remoto. Per questo, Pearson Italia, casa editrice leader mondiale nel settore education, ha costruito un’offerta di prodotti e servizi interamente digitali, per fare lezione e continuare ad imparare anche fuori dalle aule scolastiche. 

La proposta a 360° di “Kilometro zero” vuole supportare prima di tutto i docenti, attraverso risorse didattiche digitali per ciascuna area disciplinare – da condividere con gli studenti –, video-lezioni e materiali interattivi per organizzare la lezione in remoto e proseguire l’attività di insegnamento. Si arricchisce, inoltre, l’offerta per aggiornarsi dedicata agli insegnanti: un ciclo di webinar gratuiti su “Insegnare e formarsi a distanza”, con focus sulle metodologie per l’insegnamento in remoto; ore di formazione in digitale certificata sui temi più attuali della didattica; incontri con autori e approfondimenti sulle novità editoriali e i prodotti Pearson in modalità live-streaming. In più, per i docenti di inglese, è prevista un’area dedicata, con webinar, video e materiali formativi in lingua. 

Agli studenti viene data la possibilità di affrontare nuovi argomenti, approfondire e ripassare tramite i prodotti digitali Pearson per lo studio a distanza – MYAPP, Libro liquido e Didastore –, con migliaia di contenuti integrativi, aiuti allo studio ed esercizi interattivi.  

Tutti i libri di testo Pearson hanno infatti a disposizione un Didastore, tramite il quale i docenti possono creare classi virtuali, assegnare testi, video ed esercizi ai loro studenti, ricevere i loro feed-back e monitorare le loro attività. Tutto questo in maniera semplice e veloce. I libri hanno inoltre una versione digitale liquida, che si adatta a qualunque dispositivo, con video sintesi e materiali multimediali di supporto allo studio. Prevedono infine MyApp, l’app Pearson per lo studio, che permette, inquadrando i QRcode presenti nelle pagine del libro cartaceo, di accedere a centinaia di risorse integrative. Tutti ausili, questi, che possono consentire ai docenti di svolgere un’attività didattica a distanza e agli studenti di affrontare lo studio con un supporto al loro fianco. Il tutto senza necessità di un computer connesso a Internet, che molti non possiedono: è sufficiente un cellulare per studiare in autonomia.  

Per gli studenti delle scuole superiori, sono inoltre previsti nelle prossime settimane video lezioni d’autore e webinar gratuiti su moltissime tematiche. 

Pearson è in prima linea per supportare docenti e studenti in questa situazione, garantendo la possibilità di fare didattica di qualità e la costruzione di percorsi di apprendimento completi. In questo, il digitale si dimostra strumento fondamentale e insostituibile, per fare scuola a distanza in attesa di tornare alla normalità. 

Mila Valsecchi, Direttore generale di Pearson Italia: “Ci troviamo oggi ad affrontare una situazione imprevista, che sta mettendo in difficoltà docenti e studenti in molte aree del nostro Paese. Come editore leader nella scuola, Pearson può fare molto per supportare insegnanti e ragazzi: per questo abbiamo ideato il Progetto Kilometro zero, che offre un’ampia gamma di risorse e contenuti digitali per fare didattica e imparare a distanza. La dotazione digitale dei nostri manuali permette, da subito e in maniera estremamente semplice, di organizzare attività in remoto. Ma sul nostro sito, nell’area Kilometro zero, tutti i docenti possono trovare molti strumenti utili per svolgere le loro attività online: formazione sulle metodologie della didattica a distanza e su molti altri temi, risorse didattiche da condividere con gli studenti, eventi e lezioni in live streaming e tantissimo altro. In questo momento ci sentiamo particolarmente chiamati in causa, perché un editore scolastico è oggi, attraverso i suoi libri e i suoi servizi, un tramite irrinunciabile tra docenti e studenti, e un punto di riferimento importante per le scuole.” 

Per maggiori info su Kilometro zero: https://it.pearson.com/kilometro-zero.html

Aie: pronte le piattaforme per la didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Gli editori scolastici non si fermano. Mentre anche questa settimana prosegue lo stop alle lezioni in classe per migliaia di studentesse e studenti a causa delle misure di prevenzione contro il Coronavirus – Covid 19, l’Associazione Italiana Editori (AIE) ricorda che «già oggi sono numerose le piattaforme per la didattica a distanza a disposizione gratuita delle scuole di ogni ordine e grado e proprio questa emergenza può essere un importante banco di prova per rafforzarne la diffusione e l’utilizzo».

La nota
«Sono oltre due milioni gli oggetti didattici digitali subito attivabili perché presenti nei libri di testo già adottati nelle scuole – spiega Giovanni Bonfanti, vicepresidente di AIE e presidente del gruppo Educativo -. Classi virtuali che consentono al docente di dialogare con gli studenti in modo telematico, esercizi e laboratori interattivi, carte navigabili, laboratori di apprendimento cooperativo, video lezioni sono alcune delle modalità innovative di apprendimento disponibili a docenti e studenti».

Ad oggi, la totalità dei libri adottati nelle scuole italiane ha una versione digitale con contenuti interattivi aggiuntivi, senza costi ulteriori per gli utenti. Tre docenti su quattro utilizzano strumenti digitali per la didattica almeno una volta alla settimana. «Quello che adesso è necessario – conclude Bonfanti – è fare in modo che le studentesse e gli studenti, più di quanto non succeda già adesso, prendano confidenza con questi strumenti e li utilizzino appieno, sfruttandone ogni potenzialità. Da questo punto di vista, l’emergenza che ci troviamo a fronteggiare può anche essere una opportunità per farci fare un salto di qualità come sistema Paese, attivando percorsi virtuosi di innovazione per cui come editori abbiamo creato i presupposti, fornendo le piattaforme tecnologiche necessarie».

Lucia Azzolina: “No al sei politico. E se l’emergenza continua, ci sarà un piano per la maturità”

da la Repubblica

Annalisa Cuzzocrea

“Ma lo sa che alle otto e mezzo del mattino una classe del Maiorana di Brindisi ha fatto chimica in collegamento con Codogno e Vo?”. Lucia Azzolina, classe 1982, deputata M5S, ministra dell’Istruzione, punta tutto sulla didattica a distanza. Spera che lo stato d’eccezione finisca, che le scuole riaprano al più presto. Ma dice: “Se non fosse così prepareremo un piano di emergenza anche per gli esami di maturità”.
E avvisa gli studenti: “Non sarà sei politico, bisogna impegnarsi ancora di più”.

Ci sono scuole che dovevano riaprire oggi – ad esempio in Piemonte – ma non lo faranno almeno fino a lunedì. Che certezze possono avere studenti e professori in questo momento?
“Stiamo seguendo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità. Le decisioni che riguardano aperture e chiusure non sono prese in solitudine, ma sulla base dello scenario epidemiologico e della situazione reale. Nei confronti dei nostri studenti il principio di precauzione è massimo”.

Alcune regioni sono andate in ordine sparso: Sicilia, Marche. Ha senso che su una materia come l’apertura delle scuole a decidere non possa essere il ministro?
“L’autonomia regionale è sancita dalla Costituzione, e la rispetto, ma è chiaro che serve un coordinamento centrale, una regia. Ho sentito più volte i governatori in questi giorni”.

La difficoltà a far andare avanti l’anno scolastico nonostante l’emergenza coronavirus dimostra l’arretratezza della scuola italiana?
“Stiamo vivendo un momento di difficoltà, ma lo stiamo trasformando in un’opportunità con una spinta che viene dal basso, dalle scuole stesse, perché molte la didattica a distanza la facevano già”.

I racconti di questi giorni, i professori che fanno irruzione nelle partite di Fortnite per insegnare Carlo Magno, le lezioni su Facebook, fanno parte di uno spontaneismo entusiasmante che non risolve il problema: manca la continuità, la possibilità di interagire. Cosa state facendo su questo fronte?
“La sfida è quella di mettere a sistema tutte le buone pratiche e dare una mano alle scuole in difficoltà. Lo stiamo facendo con gemellaggi di istituti molto avanzati con altri più deboli. O fornendo hardware laddove manca. Questa situazione deve essere un’opportunità per fare avanzare l’innovazione didattica, sulla quale avevo già fatto partire un gruppo di lavoro al ministero”.

Basterà a salvare l’anno scolastico di chi vive nella zona rossa?
“Lunedì mi sono collegata con una scuola di Melzo, l’altro giorno con una di Vo. Ho conosciuto realtà splendide, ho visto che sta venendo fuori l’orgoglio di docenti e famiglie. La chiusura della scuola è anche una questione emotiva. Ha a che fare con la socialità, con la normalità della vita quotidiana. Bisogna far sì che gli insegnanti non lascino soli i loro studenti, soprattutto i più piccoli”.

Molti docenti non sanno ancora far funzionare la Lim, la lavagna interattiva, figurarsi insegnare a distanza. C’è un problema di formazione?
“Abbiamo aperto una pagina sul sito del Miur che va immaginata come un inizio. La prima cosa che vi si trova sono le lezioni di formazione per i docenti, i cosiddetti webinar, seminari in rete”.

E per gli studenti?
“Ci sono le piattaforme che permettono di avere classi virtuali a tutti gli effetti. Compiti compresi. Una mamma di una scuola di Salussola mi ha raccontato che oggi hanno fatto i monomi così. Il terzo step riguarda i materiali multimediali: la Rai e la Treccani ci hanno fornito parte dei loro archivi, la Rai lo ha addirittura diviso per discipline”.

Ma quanto si può andare avanti così?
“Dipende da quanto saremo in grado di implementare quella pagina e di coinvolgere il più possibile tutti. Su questo sono ottimista, riceviamo tantissimi messaggi di persone che sono più in difficoltà e che stiamo aiutando, ma anche quelli di altri che stanno facendo benissimo e si offrono di aiutare. Certo, prima si torna a scuola fisicamente e più contenta sarà la ministra dell’Istruzione”.

Inviterà i professori ad esercitare un po’ di tolleranza nei confronti di chi è stato costretto a perdere tanti giorni?
“Non mi parli di sei politico eh! Dobbiamo essere il più possibile presenti nei confronti delle scuole, intervenire sulle difficoltà, ma pretendere da loro senso di responsabilità”.

Due ore al giorno al computer non possono sostituire cinque o sei ore in classe.
“Adesso si stanno facendo meno ore, ma quando questo esperimento andrà a regime auspico si faccia l’orario per intero”.

E gli esami di Stato? Rischiano di saltare?
“Vedremo quanto durerà la sospensione delle attività. Se necessario, ci sarà un piano di emergenza”.
L’opposizione potrebbe non votare il decreto sul coronavirus e accusa il governo di non essere all’altezza.
“Credo che Conte stia facendo benissimo. Chi vuole cambiare premier con la scusa del coronavirus è un irresponsabile. In questo momento serve fare squadra, anche con le opposizioni”.

Il Movimento 5 stelle in un vasto collegio di Roma è sotto il 5 per cento.
“È chiaro che viviamo una fase difficile e che essere al governo non aiuta una forza ancora adolescente come la nostra. Gli Stati generali sono necessari per chiarirci e ripartire, ma io ora sono concentrata su altro. Certo, se mi chiede la strada da prendere, posso dirle che la mia non sarà mai più quella di Salvini”.

L’anno è valido anche se slim

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Assenze per malattia e quarantena da coronavirus senza trattenuta Brunetta. È una delle misure previste dal decreto legge approvato dal governo il 28 febbraio scorso. Il provvedimento prevede, inoltre, una deroga al vincolo dei 200 giorni per la validità dell’anno scolastico e ai 180 giorni per l’anno di prova, e la presa di servizio per gli Lsu statizzati direttamente presso gli uffici scolastici, se le scuole di destinazione risulteranno chiuse per l’epidemia di coronavirus.

I lavoratori della scuola statale, costretti ad assentarsi dal lavoro a causa della sospensione delle lezioni o della chiusura delle scuole per effetto di misure sanitarie collegate al rischio di contagio da coronavirus oppure per quarantena non saranno assoggettati alla trattenuta Brunetta. In particolare, il dispositivo prevede che per i periodi di assenza per malattia dovuta al Covid-2019 (Coronavirus), non sarà applicata la decurtazione del trattamento economico accessorio prevista dall’articolo 71, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

La trattenuta Brunetta non sarà applicata nemmeno per i periodi trascorsi in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva. La deroga alla disciplina generale sulle assenze per malattia è stata motivata dall’esecutivo con il fatto che la patologia da coronavirus non esisteva all’epoca in cui è stato emanato il decreto 150/2010. E ciò giustificherebbe l’attuale intervento legislativo, che si applica solo alle assenze collegate a questa nuova patologia. Resta fermo l’obbligo della trattenuta Brunetta per tutte le altre patologie non collegate al coronavirus.

Il decreto legge del 28 febbraio introduce anche una deroga al vincolo dei 200 giorni di lezione obbligatori ai fini della validità dell’anno scolastico. La deroga si applica solo ed esclusivamente al caso in cui le istituzioni scolastiche del sistema nazionale d’istruzione non possano effettuare almeno 200 giorni di lezione, a seguito delle misure di contenimento del Covid-19. A questo proposito il decreto dispone che l’anno scolastico conservi comunque la propria validità in deroga a quanto stabilito dall’articolo 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.

La misura si è resa necessaria perché il testo unico dell’istruzione (il decreto legisaltivo297/94) prevede che, ai fini della validità dell’anno scolastico, sia necessario che allo svolgimento delle lezioni siano destinati almeno 200 giorni per ogni anno scolastico. Con le nuove disposizioni, dunque, il vincolo viene a cadere. E quindi non sarà necessario disporre alcun recupero se i giorni di lezione effettivi dovessero risultare inferiori a 200. Ciò vale sia per gli alunni che per il personale docente e Ata. E anche per i dirigenti scolastici.

La sospensione delle lezioni o la chiusura delle scuole non avrà alcun effetto anche sulla validità dei 180 giorni necessari ai fini dell’anno di prova dei neoassunti. Il provvedimento prevede, infatti, che: «Sono del pari decurtati, proporzionalmente, i termini previsti per la validità dei periodi di formazione e di prova del personale delle predette istituzioni scolastiche».

Ciò vuol dire che i periodi di chiusura o sospensione delle lezioni saranno computati nei 180 giorni come se fossero stati effettivamente prestati. La misura, peraltro, serve solo a prevenire abusi e inadempimenti. Perché non fa altro che applicare le disposizioni generali contenute nel codice civile sia per quanto riguarda le disposizioni che regolano l’impossibilità sopravvenuta della prestazione (articolo 1256 e seguenti) sia per quanto riguarda l’inesigibilità della prestazione e della controprestazione (articolo 1463).

Il decreto legge prevede, inoltre, una misura che consente ai dipendenti delle imprese di pulizia impiegati da almeno 10 anni presso le istituzioni scolastiche in attività ausiliarie, che sono stati immessi in ruolo in questi giorni, di prendere servizio anche nel caso in cui le scuole di prima assegnano risultino o siano risultate chiuse, sempre per le vicende collegate al coronavirus.

A questi soggetti, infatti, sarà consentito di prendere servizio e sottoscrivere i contratti individuali di lavoro direttamente presso gli ambiti territoriali degli uffici scolastici regionali. Si tratta, in particolare dei vincitori della procedura selettiva prevista dall’articolo 58, comma 5-ter, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98. E la deroga si applica solo a coloro che non potranno prendere servizio il 1° marzo 2020 a causa della chiusura per ragioni di sanità pubblica dell’istituzione scolastica o educativa di titolarità.

La ratio delle nuove disposizioni è quella di evitare che i lavoratori interessati rimangano senza lavoro nel periodo che va dalla data di licenziamento presso le imprese dove prestano attualmente servizio alla presa di servizio presso le scuole di destinazione.

Covid-19, niente sciopero il 6 marzo

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Il coronavirus fa saltare lo sciopero del 6 marzo prossimo. La decisione è stata assunta dai Segretari generali di Flc Cgil, Francesco Sinopoli, Cisl Fsur, Maddalena Gissi, Uil Scuola Rua, Pino Turi, Snals Confsal, Elvira Serafini, Federazione Gilda-Unams, Rino Di Meglio, in considerazione dell’emergenza sanitaria in corso, che ha causato fra l’altro la chiusura delle scuole in vaste aree del Paese impedendo lo svolgimento delle assemblee sindacali programmate.

La decisione risponde anche all’appello diffuso nelle ultime ore dalla commissione di garanzia di non effettuare le agitazioni già indette in diversi settori lavorativi. «In questa fase così delicata» affermano in una nota congiunta i segretari generali dei cinque sindacati «non possiamo non tenere conto dell’emergenza in atto. Da qui la decisione di non effettuare le azioni di sciopero, pur rimanendo confermate tutte le ragioni della loro proclamazione. Ci aspettiamo dalla ministra Azzolina analogo senso di responsabilità con la riapertura di un confronto nel merito di decisioni che confliggono con le nostre richieste e con le intese sottoscritte fra sindacati, Governo e Amministrazione».

Concorso ordinario, ok per 25 mila posti

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Pronta l’autorizzazione per indire il concorso ordinario per 25 mila cattedre nella scuola secondaria di I e II grado. Dopo l’ok del parlamento contenuto nel decreto milleproroghe si attende il placet del consiglio superiore della pubblica istruzione al decreto del ministero dell’istruzione che consentirà l’emanazione dei bandi. E la presidenza del consiglio dei ministri ha anche predisposto il decreto recante l’autorizzazione a indire il concorso. Intanto è arrivato l’ok della ministra della Funzione pubblica, Fabiana Dadone. Le procedure concorsuali che stanno per essere autorizzate riguardano gli anni scolastici 2020/21 e 2012/22 e le immissioni in ruolo saranno comunque assoggettate alle procedure di autorizzazione previste dall’articolo 39 della legge 449/1997 in riferimento ai posti effettivamente vacanti e disponibili. Va detto subito, peraltro, che il rinvio alle procedure autorizzatorie che vincolano le assunzioni alla disponibilità di posti effettivamente vacanti è meramente formale.

Perché nella scuola le cattedre vacanti sono in numero di gran lunga superiore rispetto alle 24 mila assunzioni previste per il concorso straordinario e alle ulteriori 25 mila previste per il concorso ordinario. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, infatti, le disponibilità al 1° settembre prossimo dovrebbero superare le 100 mila unità.

Nuova tornata per il rinnovo del contratto

da ItaliaOggi

Carlo Forte

È prevista per giovedì prossimo, 5 marzo, la prima riunione tra amministrazione e sindacati per concordare le disposizioni che saranno contenute nell’ordinanza che darà il via alla mobilità a domanda del personale docente e Ata. L’ordinanza recherà anche i termini per la presentazione delle domande. La novità di quest’anno è che il contratto non dovrebbe subire modifiche sostanziali. Perché la validità dell’accordo adesso è triennale e siamo ancora al secondo anno di vigenza.

Resta il fatto, però, che le disposizioni contrattuali devono fare i conti con le innovazioni introdotte dal legislatore. Che in materia di mobilità, prevalgono su quelle di natura contrattuale (si vedano gli articoli 2, comma 2, e 41, comma 1 del decreto legislativo 165/2001).

Nel caso specifico, la norma che entra a gamba tesa nella mobilità di quest’anno è l’articolo 1, comma 17-octies, del decreto legge 126/2019 convertito con la legge 159/2019. Il dispositivo prevede, infatti, la sospensione del diritto alla mobilità per cinque anni per i docenti che saranno immessi in ruolo dal 2020/21 in poi. Una norma che ha suscitato le reazioni negative del personale e dei sindacati che ne hanno più volte chiesto il ritiro.

Azzolina: ambiente al centro di ed. civica. Anticipazioni su Linee Guida

da Orizzontescuola

di redazione

Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione sostiene M’Illumino di Meno, la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili che si terrà venerdì prossimo, 6 marzo 2020.

L’iniziativa, promossa da Caterpillar, Rai Radio2, è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa nella sede Rai di Viale Mazzini, a cui hanno partecipato la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa, il Presidente della Rai, Marcello Foa, il Direttore di Rai Radio 2, Paola Marchesini, i conduttori di Rai Radio 2 e testimonial della campagna Sara Zambotti e Massimo Cirri.

Ambiente al centro dello studio dell’ed. civica

“Gli studenti ci chiedono di lavorare sulla sostenibilità ambientale e il ministero dell’Istruzione dà una risposta con la legge sull’educazione civica. Le Linee guida della legge sull’educazione civica, infatti, saranno in parte
dedicate allo studio della sostenibilità ambientale e a tutto quello che riguarda un’etica della responsabilità che ai nostri studenti va sicuramente insegnata. Rispetto dell’ambiente vuol dire rispetto delle comunità e del Pianeta”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nel corso della presentazione.

“E’ occasione importante per la scuola e per i nostri studenti – osserva Azzolina – li abbiamo visti scendere in piazza tutti insieme, in un grande senso di comunità per la lotta contro i cambiamenti climatici. La scuola ha un compito importante, quello di creare un’etica della responsabilità agli studenti”.

Anticipazioni tematiche ed. Civica

“L’educazione ambientale passa dal ministero dell’Istruzione,
e soprattutto con Linee guida per l’educazione civica – afferma la Ministra – Avremo tra drivers fondamentali: educazione ambientale e anche gli stili di vita”, incluso quello “alimentare, lo studio della nostra Costituzione, e una corretta educazione digitale” con particolare riferimento “ai social per evitare il linguaggio di odio che purtroppo abbiamo visto negli ultimi tempi circolare anche in Italia”.

M’illumino di meno: 6 marzo 2020 sedicesima edizione

Il Ministero dell’Istruzione ha inviato una circolare a tutte le scuole invitando i docenti a rispondere all’appello di M’Illumino di Meno. Gli istituti potranno promuovere iniziative per sensibilizzare gli studenti sul tema dell’efficienza energetica, della salvaguardia dell’ambiente, degli stili di vita sostenibili. Venerdì pomeriggio a Viale Trastevere, a Roma, saranno spente le luci del Ministero tra le 18.30 e le 18.45. Un segno simbolico e concreto per questa Giornata.

M’Illumino di Meno è alla sua sedicesima edizione. Quest’anno l’iniziativa è dedicata ad incrementare gli alberi, le piante, il verde intorno a noi con l’obiettivo di invertire il cambiamento climatico e frenare il riscaldamento globale.