Le norme che servono in questi giorni per gli alunni con disabilità

da Superando

Le norme che servono in questi giorni per gli alunni con disabilità

«Il Decreto Governativo che ha sospeso la didattica in classe per tutti gli alunni – dichiara Salvatore Nocera, esponente della Federazione FISH e dell’Associazione AIPD – dovrebbe essere seguito da norme specifiche per quegli alunni con disabilità che non possono avvalersi della didattica a distanza, impossibile, di fatto, specie per quelli con disabilità intellettiva o relazionale. E per farlo si dovrebbe “forzare” quell’articolo del Decreto sull’inclusione riguardante l’istruzione domiciliare, facendola svolgere dai docenti di sostegno e dagli assistenti all’autonomia e alla comunicazione»

«Il recente Decreto Governativo sulla sospensione della didattica in classe per tutti gli alunni dovrebbe essere seguito da norme specifiche per quegli alunni con disabilità che non possono avvalersi della didattica a distanza tramite Skype e videocamere, come hanno già proposto FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) in un documento inviato alla Presidenza del Consiglio [quest’ultimo si può leggere integralmente in altra parte del nostro giornale, N.d.R.]».
Lo afferma Salvatore Nocera, presidente nazionale del Comitato dei Garanti della FISH e responsabile per l’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio sull’Integrazione Scolastica dell’AIPD (Associazione Italiana persone Down), che aggiunge: «Mentre infatti gli alunni “normodotati” possono lavorare da casa online con i docenti che dal proprio domicilio o dalla scuola effettuano la didattica a distanza, per gli alunni con disabilità, e soprattutto per quelli con disabilità intellettiva o relazionale, ciò è impossibile. Appoggio pertanto la proposta contenuta nel citato documento di FISH e FAND, che forzando un po’ la lettera della norma, si possa applicare il principio dell’istruzione domiciliare di cui all’articolo 16 del Decreto Legislativo 66/17 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità)».

A proposito di quest’ultima proposta, secondo Nocera «non è ostativo il fatto che sia stata dichiarata per decreto la sospensione della didattica a scuola: tale norma, infatti, sospende l’obbligo dei docenti di recarsi a scuola, ma non vieta loro la possibilità di farlo, dal momento che essi continuano ad essere in servizio e che addirittura molti di loro svolgeranno didattica online dai computer della scuola. Pertanto ritengo che il docente per il sostegno, nell’ambito delle ore già assegnate all’alunno, debba recarsi al domicilio dello stesso, per garantirgli le pari opportunità didattiche consentite ai suoi compagni senza disabilità, pena il verificarsi di una discriminazione vietata dalla Legge 67/06, che tutela appunto le persone con disabilità vittime di discriminazione».
«Né può dirsi di ostacolo – prosegue Nocera – nemmeno la circostanza che l’articolo 16 del Decreto Legislativo 66/17 preveda una preventiva certificazione di impossibilità per l’alunno di frequentare la scuola. Infatti l’impossibilità questa volta è dichiarata per tutti da un Decreto e l’articolo 16, nello stabilire che tale impossibilità debba durare almeno trenta giorni, prevede però che essi possano essere “anche non continuativi”».
«Lo stesso – conclude l’esponente della FISH – può dirsi per gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione che, se assegnati agli alunni con disabilità, dovrebbero svolgere questa loro attività al domicilio degli stessi, dal momento che sono pagati in base al numero delle ore effettuate e che quindi non verrebbero penalizzati svolgendo la loro funzione non più a scuola ma a casa di tali alunni». (S.B.)

Manifesto della scuola che non si ferma

Dalle scuole delle Avanguardie educative un “Manifesto della scuola che non si ferma”

Firenze, 06/03/2020 – Indire è al fianco delle 27 Scuole Polo del Movimento di Avanguardie Educative che oggi hanno dato vita a un Manifesto di valori all’epoca dell’emergenza, denominato “Manifesto della scuola che non si ferma”.

Le scuole del Movimento delle Avanguardie educative credono in una scuola che si rinnova e non si ferma, anche in condizioni di emergenza, facendo leva sulla forza della condivisione delle idee e del supporto tra scuole. 

Alla base c’è l’idea di fare comunità: docenti, dirigenti, personale della scuola, famiglie e studenti. Insieme per affrontare l’emergenza che potrà migliorare e far crescere la scuola in Italia.

Il documento si sviluppa attorno a sei assi portanti: crescita, innovazione, responsabilità, sistema, rete e comunità.

Secondo il Manifesto la scuola è il luogo in cui crescere sani, responsabili, competenti. È un ambiente di apprendimento che facilita la relazione educativa, la condivisione, il piacere di conoscere, la creatività e il benessere. Si cresce tutti, insieme: ragazzi e adulti. Lo scopo è dare risposte precise alle famiglie e agli studenti tramite attività che attingono alla scienza, all’arte, alla letteratura, alla poesia, alla matematica e alla tecnologia. 

Il Manifesto è aperto a tutte le scuole che vogliono partecipare e diffondere i valori de #Lascuolanonsiferma

In una nota pubblicata sui loro canali, le 27 scuole dichiarano: «In un momento così delicato, noi dirigenti, docenti, personale delle Scuole Polo di Avanguardie Educative di Indire vogliamo condividere il “Manifesto della scuola che non si ferma”. È una dichiarazione di responsabilità, impegno ed energia positiva che sentiamo di dover disseminare, in una fase difficile per il nostro Paese, stando al fianco del Ministero dell’Istruzione. Vogliamo esserci e dare il massimo, per costruire occasioni di crescita basate su sei parole chiave irrinunciabili, dimostrazione dei valori e della cultura educativa che ci muovono. Vogliamo ribadire con forza che la scuola non si ferma, e che deve agire come comunità educante. Come sistema».

Avanguardie educative è un Movimento nato nel 2014 da un’azione congiunta di Indire e di 22 scuole fondatrici. È aperto a tutte le scuole italiane e conta, ad oggi, 1110 istituti aderenti. La sua mission è di individuare, supportare, diffondere, portare a sistema pratiche e modelli educativi volti a ripensare l’organizzazione della Didattica, del Tempo e dello Spazio del ‘fare scuola’ in una società della conoscenza in continuo divenire.

Con i piedi avanti

Con i piedi avanti

di Vincenzo Andraous

Dovevo andare a parlare ai giovanissimi di un oratorio, a causa del corona virus non è stato possibile farlo, ho deciso di buttare giù due righe per non disperdere quanto mi ero prefissato di raccontargli. Il carcere non è quello dei polpettoni a stelle e strisce, neppure quello delle stanze per vip come vanno inventando alcuni uomini politici a giorni alterni. Il carcere c’è, esiste, non soltanto nelle play station, c’è in tutta la sua illegalità,  violenza, ingiustizia, ma ognuno preferisce non vedere, sapere, conoscere, tanto è una realtà che non sta nel mio Dna, una sorta di esorcizzazione affinché  non debba mai finirci dentro. Eppure posso garantire ai tanti saggi e santi che non sono, che in quelle sezioni sgangherate, in quei cubicoli maleodoranti, in quegli spazi inesistenti, vi ho incontrato cittadini detenuti di ogni ceto; medici, operai, forze dell’ordine, giudici, studenti, pensionati, furbetti al latte e assassini professionali, miserabili e accattoni, irresponsabili al color del vino. Insomma in galera non ci finisce unicamente il delinquente incallito, pure chi è convinto di esser diventato maledetto per vocazione, trascinandosi nel mare sommerso, galleggiando tra maschere e inganni. Finchè la prigione sarà percepita come un ricettacolo di impossibili riparazioni, non ci sarà da stupirsi per i sempre più frequenti suicidi che coinvolgono uomini e donne, colpevoli e fin’anche innocenti, perfino con la  divisa ancora addosso. Questo agglomerato sub-urbano non compete soltanto chi ha sbagliato, ma anche chi dovrebbe esser lì per mandato, per missione, per volontaria espressione umana, Un contenitore che tempra potenziali devianti, non serve a nessuno, peggio, non fa sicurezza, al contrario un carcere che funziona rende la societa’ più sicura, senza la necessità  di usare arbitrariamente parole destinate agli intestini. Si muore in carcere, là, dove qualcuno si ostina a dire che è possibile esser liberi nel proprio cuore, si muore con la gola strozzata, con le vene spezzate, con l’anima strappata. Muoiono giovani e meno giovani, nel silenzio di una cella, solitudinarizzati dall’indifferenza di quanti pensano che buttare via la chiave risolva tutti i problemi, dimenticando che una volta scontata la condanna, dal carcere si esce, proprio in quel preciso istante occorrerà domandarci cosa è legalmente ritornato in seno alla collettività. Sì, dalla galera si esce anche prima di avere scontato il dovuto, si esce con i piedi avanti, senza disturbare alcuno, nella disattenzione di chi pensa: meglio così. Sì, come ha detto qualcuno in malafede, in carcere non ci sono innocenti, non ci va nessuno, ma il sovraffollamento avanza feroce, dal carcere si esce subito, dentro c’è gente da 30 o quaranta anni. L’interpretazione creata a misura di tastiera, è che non ci sono persone detenute, ma cose, oggetti, numeri. Ecco a quei giovani volevo raccontare come il carcere non serve a scontare la propria pena con dignità, ma a seppellire speranze per diventare persone migliori, insieme, architetti di una società  migliore.

Nipotini e nonni, genitori e insegnanti alla Grande Prova

Nipotini e nonni, genitori e insegnanti alla Grande Prova

di Gabriele Boselli

Non saranno i nipotini con il loro ritorno a scuola a contagiare i nonni. Per ora a casa, a giocare o, i più grandi, a studiare secondo le indicazioni degli insegnanti. Quello che li tiene e li terrà a casa non è un vento freddo ma di rapida folata. Durerà per mesi e forse anni, si acquieterà, tornerà. Muterà probabilmente la sua struttura molecolare e il nostro orizzonte di senso, il nostro modo di vivere.

Con grande assunzione di responsabilità di fronte al valore primario della permanenza in vita dei cittadini, il Governo, pur con un “Presidente per caso” come Giuseppe Conte che sta tuttavia mostrando intelligenza della situazione e coraggio, ha deciso con altre gravi misure la sospensione delle lezioni, provvisoriamente per due settimane ma probabilmente ben oltre. Praticamente sino alla fine dell’anno, che forse si concluderà forzatamente con diplomi e lauree “di guerra”. Perché quella che ci attende è una guerra, con enormi danni alle persone, all’economia e alle strutture dell’infuturazione come la scuola.

L’obbligata decisione è stata assunta nel contesto di altre severe e purtroppo incrementande misure finalizzate al contenimento di una pandemia quasi senza precedenti nella storia. Questa “cinese” appare paragonabile nell’età moderna solo alla “spagnola” del 1917/18/19. Un incubo, una cosa da film, come peraltro  i grandi incendi, le alluvioni e gli eventi climatici estremi di questi ultimi tempi che fanno quasi pensare a selezione quanti-qualitativa del pianeta nei confronti della specie che lo sta altrimenti portando a distruzione.

La scuola si atterrà come tutte le istituzioni dello Stato alle indicazioni del Governo ieri solennemente accreditate dal Presidente della Repubblica e nel contempo si prodigherà per esercitare la funzione docente nelle assolutamente inedite circostanze attuali: ripensamento profondo della propria missione, lezioni e gruppi di ascolto per via telematica, sostegno in tutte le forme  praticabili agli alunni con ipersingolarità, indicazioni a tutte le famiglie su come aiutare i ragazzi nello studio.

Spero che le previsioni pessimistiche siano smentite, che la struttura valoriale e politico-amministrativa della nostra società regga l’impatto e che la scuola – negli insegnanti e in tutte le sue componenti amministrative ed esecutive- reagisca proattivamente.

La scuola si regge su persone di cultura che amano studiare e che per vivere hanno scelto questo lavoro. Sanno prender responsabilmente parte alla storia e all’epoca, aperti al Novum e  all’altro nella varietà dei suoi volti. Sono soggetti operatori della “cura”.

Abbiamo avuto la felice sorte di poter spendere il nostro tempo di vita nell’essere parte del processo di generazione della cultura, contribuire all’evolversi della società, aprire spazi e offrire metodo al conoscere nonché di essere illuminati dalla curiosità, dall’intuizione, dall’impeto e dall’intelligenza delle nuove generazioni. Continueremo: la scuola ha saputo sinora dare risposte notevoli alle sfide del tempo; ha cercato soluzioni ai problemi che il mutamento delle tavole di valore nel tempo della globalizzazione antropica, sanitaria, economica e culturale ci poneva (e ci pone) davanti.

E poi potrebbe essere che per la prima volta i libri di testo non rimangano pressochè intonsi.

Parola ai presidi sulla didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L’ultima parola sulla didattica a distanza spetta ai dirigenti scolastici. E, per la verità, anche la prima. La conferma giunge dal testo del Dpcm del 4 marzo con le misure emergenziali per frenare il contagio da Covid-19. Rispetto al provvedimento precedente, infatti, scompare il riferimento agli organi collegiali da sentire prima di attivare le iniziative di e-learning durante la sospensione delle lezioni che è scattata ieri e andrà avanti almeno fino al 15 marzo. Le attività “da remoto” potranno essere le più varie, dai video tutorial alle lezioni “virtuali”, utilizzando piattaforme digitali, o lo stesso registro elettronico, ormai diventato strumento di lavoro piuttosto comune nelle scuole.

L’ultimo decreto del presidente del Consiglio pubblicato sulla Gazzetta ufficiale mercoledì notte semplifica, un po’, le procedure per far scattare le lezioni 4.0, affidando maggiore autonomia ai presidi, anche per evitare, in piena emergenza coronavirus, lo svolgimento di riunioni pomeridiane affollate. E consente di superare, al tempo stesso, alcune obiezioni manifestate nei giorni scorsi dai sindacati della scuola, che avevano accolto “tiepidamente” le nuove modalità di insegnamento online (richiamando, in alcuni casi, anche articoli del codice civile per non imporre al personale “obblighi di esecuzione” della prestazione in caso di impossibilità della stessa).

Un’altra novità del nuovo Dpcm è che accanto allo stop a gite e viaggi d’istruzione, rientrano nella sospensione (fino al 3 aprile) anche le attività esterne legate ai percorsi di scuola-lavoro, in quanto, spiegano le Faq aggiornate ieri sul ministero dell’Istruzione, «queste attività sono assimilate alle uscite didattiche».

A subire una “riorganizzazione” sono state anche le prove Invalsi, che sono state avviate lo scorso 2 marzo nelle classi quinte (Invalsi e scuola-lavoro sono, da quest’anno, requisiti di ammissione all’esame di Maturità) e che sarebbero dovute andare avanti fino a fine marzo. L’Istituto guidato da Anna Maria Ajello ha pubblicato una comunicazione chiedendo ai presidi di indicare nuove date per svolgere o riprogrammare i test di italiano, matematica, inglese, a partire dal 16 marzo. Con la possibilità di scavallare la deadline originaria del 31 marzo.

Tornando alla didattica online, al momento la situazione si conferma a macchia di leopardo. Nonostante una strumentazione digitale ormai diffusa in tutt’Italia (oltre il 90% utilizza il registro elettronico su cui potrebbero essere caricati i contenuti multimediali), la formazione dei docenti alle nuove tecnologie si dimostra ancora bassa (in base agli ultimi dati sul piano scuola digitale, poco più del 50% dei professori si è formato specificamente su strumenti digitali).

Proprio per supportare la nuova didattica 4.0, il ministero dell’Istruzione ha integrato l’offerta di strumenti, community, chat e classi virtuali con una pagina web interamente dedicata, per assicurare a tutte le scuole che ne facciano richiesta la possibilità di avere gratuitamente strumenti e mezzi garantendo il diritto allo studio a tutti.

Altro aspetto su cui è al lavoro la ministra Lucia Azzolina è quello di rafforzare questa modalità di insegnamento “ da remoto”, compresa la possibilità di “certificarla”; mentre è confermato che lo stop alle lezioni (al momento fissato al 15 marzo, ma che potrebbe essere prorogato fino al 3 aprile) non inciderà sulla validità dell’anno scolastico: i periodi di sospensione “forzata” delle attività, infatti, non saranno conteggiati ai fini della validità dell’anno (che quindi sarà considerato valido anche qualora non si raggiungano i 200 giorni previsti dall’attuale normativa).

Tra gli istituti che si segnalano per le loro progettualità, c’è il liceo scientifico Kennedy di Roma, dove si apre ad appelli virtuali e partecipazione ai laboratori di didattica a distanza, scrive in una circolare la preside Lidia Cangemi. Mentre sempre da Roma arriva la prima “ramanzina” virtuale. Con una prof di un altro liceo romano che alle 8.30 ha strigliato via WhatsApp i suoi studenti di seconda che non avevano ancora visualizzato i video di storia e geografia inviati la sera prima. Quando si dice la severità 2.0.

Così le prove Invalsi 2020 delle superiori, dopo la sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In seguito alla sospensione delle attività didattiche fino al 15 marzo si rende necessario riorganizzare anche le prove Invalsi 2020 per l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado. A tal fine l’Invalsi fornisce le seguenti indicazioni operative:

  1. accedendo alla pagina (https://invalsi-areaprove.cineca.it/index.php?get=accesso) il dirigente scolastico indica il giorno dal quale intende iniziare o riprendere lo svolgimento delle prove Invalsi 2020 per le classi non campione del grado 13. Il sistema consente di scegliere una nuova finestra di somministrazione con inizio dal 16 marzo 2020, della stessa durata della finestra di somministrazione definita prima dell’emergenza Covid-19 e con termine che può andare anche oltre la fine del mese di marzo. Sarà eventualmente possibile modificare la scelta effettuata qualora dovessero intervenire ulteriori disposizioni al momento non prevedibili;

  2. le classi campione svolgeranno le prove Invalsi 2020 in tre giorni scelti dalla scuola tra il 24 marzo 2020 e il 27 marzo 2020, secondo le modalità riportate nel protocollo di somministrazione per le classi campione (https://invalsiareaprove.cineca.it/docs/2020/Protocollo_somministrazione_GR13_ITALIA_2019_2020.pdf);

  3. le prove svolte tra il 2 marzo 2020 e il 4 marzo 2020 sono pienamente valide e i relativi dati sono stati regolarmente salvati dalla piattaforma che eroga le prove Invalsi 2020;

  4. anche durante il periodo di sospensione dell’attività didattica (5.3.2020-15.3.2020) il dirigente scolastico può richiedere la ripetizione di prove svolte entro il 4.3.2020 qualora ricorrano le condizioni per effettuare tale richiesta (documento disponibile nell’area riservata del dirigente scolastico). Le richieste di ripetizione pervenute entro le ore 11.00 del 13 marzo 2020 consentiranno di svolgere nuovamente le prove da lunedì 16 marzo 2020. Le richieste effettuate dopo le ore 11 del 13 marzo 2020 consentiranno agli studenti interessati di ripetere la prova a partire da due giorni lavorativi successivi (sabato escluso) dalla richiesta;

  5. il servizio Invalsi di assistenza alle scuole rimane regolarmente attivo anche durante il periodo di sospensione dell’attività didattica (5.3.2020-15.3.2020).

Sarà cura dell’Invalsi comunicare tempestivamente alle scuole eventuali cambiamenti delle predette indicazioni qualora dovessero intervenire nuove disposizioni delle autorità competenti.

Ocse, test ed esercizi sono una buona medicina (anche con le aule chiuse)

da Il Sole 24 Ore

di Giuliana Licini

Scuole chiuse e lezioni sospese tolgono dal calendario di studenti e prof anche test, compiti in classe ed esercitazioni. Poco male penserà qualcuno e nell’emergenza coronavirus non è certo il fatto più rilevante. Si tratta, tuttavia, di momenti di apprendimento vero e proprio, non di una perdita di tempo o di una medicina sgradevole anche se necessaria. E gli esercizi possono essere un aiuto ancor più valido adesso per rafforzare le capacita’ degli studenti
tenuti lontani dalle aule. Uno studio accende i riflettori proprio sull’importanza dei test (e degli esercizi) di matematica.

«Se ben strutturati, in matematica i test rafforzano l’apprendimento, aiutano ad imparare – , sottolinea Francesca Borgonovi, economista dell’Ocse, attualmente in forze allo University college di Londra come British academy global professor, che ha realizzato lo studio con Francesco Avvisati, esperto Ocse sui temi dell’istruzione,. I test – sottolinea in un colloquio con Radiocor , – sono un momento di apprendimento in quanto tale, non un momento neutrale, ma un momento associato al miglioramento delle proprie capacita».

I due studiosi hanno esaminato un campione molto ampio, i dati di quasi 20mila 15enni che hanno partecipato alle prove Pisa del 2012 (Invalsi per l’Italia). «Siamo andati a vedere la differenza in termini di capacità matematiche tra gli studenti che hanno fatto due test distinti di questa materia. Abbiamo visto che quando il primo test durava un’ora in più, il risultato al secondo test era un po’ migliore, con un effetto più pronunciato tra i maschi che tra le femmine», indica Borgonovi. «Non è un grande miglioramento, d’accordo, ma riguarda solo un singolo test e di una sola ora. L’effetto si accumula, se si fanno 10 ore di test, il miglioramento può essere ragguardevole».

Il tutto, però, non in un colpo solo, ma con test spaziati nel tempo, all’interno di un piano di lezioni o di studio. «L’apprendimento non è semplicemente prendo un’informazione, la metto nel cassetto della mia memoria, chiudo il cassetto e so come andarlo a recuperare quando voglio. Il sapere quale cassetto aprire, come tirare fuori le informazioni e come usarle nella pratica è una capacita in se stessa», osserva l’economista. Quindi «attraverso lo svolgimento di test questa capacità si apprende e si sviluppa. Il processo di ritrovare nella propria memoria, nel riuscire ad accedere a questo tipo di informazione è esattamente “imparare”. Non è una fase distinta dall’imparare», sottolinea.

Un’altra cosa importante, in questo contesto, sono gli esercizi. I ragazzi si sa, soprattutto gli adolescenti, ti dicono «ho studiato» e magari sono stati lì davanti ai loro manuali a leggere o
ripassare, ma senza fare esercizi. «Non basta, nulla di più sbagliato. E’ meglio che i ragazzi si esercitino. Se faccio esercizio imparo ad esprimere quello che so e attraverso questa espressione, capisco non solo quello che so, ma diventa anche facile utilizzarlo nella pratica», è il consiglio.

Le cose importanti sono, comunque, due. La prima è il feedback di un insegnante, che dica cioè cosa hai fatto bene e cosa invece non andava e che, magari ti faccia vedere come avresti dovuto farla. La seconda è, anche in questo caso, «di non fare 10 ore di esercizi in una volta, ma farli spaziati nel tempo, perchè anche questo è importante per l’apprendimento». Un consiglio, rileva Borgonovi, che è anche di semplice buonsenso. In conclusione, come diceva il matematico Paul Halmos, «il modo migliore di imparare è fare, il modo peggiore di insegnare è parlare». Tentando di risolvere i problemi che sono in un test o in un esercizio, gli studenti “fanno” matematica.

Coronavirus e scuole chiuse. Tutto quello che c’è da sapere

da Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

Il provvedimento preso dal presidente del consiglio Giuseppe Conte di chiudere le scuole in tutto il territorio nazionale per un periodo così lungo (fino al 15 marzo) è una decisione eccezionale che non ha precedenti nella storia repubblicana. Che cosa comporta nella pratica per studenti, genitori, professori e altro personale scolastico?

Fino a quando durerà? Quando riapriranno le scuole?
Il governo per il momento ha deciso di chiuderle in tutta Italia da giovedì 5 marzo a sabato 14, con ritorno in classe lunedì 16 marzo. Ma come si è visto nelle regioni «pilota» del Nord, dove le scuole sono già alla seconda settimana di chiusura, dipenderà dall’evoluzione del contagio. Non è affatto escluso che, alla luce di ulteriori valutazioni da parte degli esperti dell’Istituto superiore di Sanità, il governo decida di rinviare ulteriormente l’apertura.

Che differenza c’è fra scuole chiuse e sospensione dell’attività didattica?
Solo nelle cosiddette «zone rosse» del contagio è stata decretata la chiusura vera e propria delle scuole con tanto di cancelli sbarrati. In tutte le altre province e città italiane il governo ha deciso invece la sospensione dell’attività didattica: le aule sono vuote, insegnanti e studenti restano a casa, ma il preside è al suo posto, come pure i bidelli, e le segreterie sono regolarmente aperte.

L’anno scolastico sarà valido comunque o dovrà essere allungato?
In queste ore sulle chat delle mamme si dà libero spazio a tutte le ipotesi, anche le più fantasiose: dal prolungamento del calendario scolastico fino alla fine di giugno al recupero di una manciata di giorni a scapito delle vacanze di Pasqua. Ma per il momento la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha escluso di allungare l’anno e ha decretato la validità dell’anno scolastico anche in deroga ai 200 giorni minimi di lezione stabiliti per legge.

I programmi scolastici saranno rivisti e ridotti?
Per ora non sono previste indicazioni su questo tema: se la chiusura si prolungasse è possibile che il ministero intervenga con misure specifiche. Per attivare la didattica a distanza è necessario l’ok del collegio dei docenti, quindi è probabile che ci voglia qualche giorno perché le scuole (quelle che potranno farlo) attivino questa modalità.

I viaggi di istruzione saranno vietati anche dopo il 15 marzo?
Per ora resta lo stop fino al 15 marzo, previsto nel decreto del 25 febbraio. Ma è probabile che questa misura di contenimento venga rivista, allungando il termine del divieto delle gite scolastiche. Si saprà nei prossimi giorni.

Cosa succederà con gli esami di Stato di terza media e di Maturità?
Su questo punto la ministra Azzolina resta cauta. Tutto dipende da quanto durerà la serrata delle scuole. Se dovesse prolungarsi oltre la scadenza annunciata oggi il ministero sta valutando un non meglio definito «piano di emergenza».

Le prove Invalsi per la Maturità sono sospese?
Insieme alla sospensione della didattica in presenza, è sospeso anche lo svolgimento delle prove Invalsi valide per l’ammissione all’esame di Maturità previste per il mese di marzo. L’Istituto di valutazione è pronto a varare un nuovo calendario. In alcune scuole le prove si sono già svolte nei giorni scorsi.

La didattica a distanza che molte scuole del Nord hanno già avviato su sollecitazione del ministero sarà estesa a tutte le scuole? E in ogni caso può sostituire la didattica frontale in classe?
Per il momento la didattica digitale è partita solo in alcune scuole, a macchia di leopardo, a seconda delle capacità e dell’intraprendenza dei singoli istituti. E comunque anche le scuole più evolute su questo fronte non riescono ancora a raggiungere tutti gli studenti. Particolarmente difficile appare la situazione delle scuole elementari: per assicurarsi la cooperazione attiva degli alunni più piccoli è necessario l’aiuto di un adulto da casa. Il Miur ha messo a disposizione una pagina che riepiloga tutte le esperienze e i materiali di didattica digitale già disponibili. E ha previsto lezioni a distanza per la formazione dei docenti.

Le università sono chiuse come le scuole?
Il decreto che chiude le scuole ferma anche la didattica nelle Università fino al 15 marzo: proseguono regolarmente – ha fatto sapere la Crui – gli altri servizi agli studenti e le attività di ricerca. Molti Atenei si stanno attrezzando con lezioni online e Mooc. Per le sessioni di esame e di laurea prevalgono i rinvii ma ogni Ateneo può stabilire se abilitare le lauree via Skype o a distanza. E’ necessario collegarsi ai siti delle Università per avere informazioni precise.

Insegnanti, segretari e bidelli riceveranno lo stipendio a fine mese?
Ovviamente sì. Il milione e più di lavoratori della scuola rappresenta la fetta più grande del pubblico impiego: lo stipendio è garantito dal contratto nazionale.

La scuola a lezione dalle famiglie

da la Repubblica

Chiara Saraceno

Chiuse le scuole, ora, occorre attrezzarsi sia sul piano didattico che su quello organizzativo, tenendo conto non solo dei diversi livelli d’istruzione, ma anche delle diverse circostanze economiche e sociali degli studenti, e delle famiglie, coinvolti.

Piattaforme di e-learning, lezioni skype e simili sono certamente utili, ma non accessibili a tutti. Non solo, come ha ammesso la ministra Lucia Azzolina nell’intervista di ieri su Repubblica , solo una piccola parte delle scuole e degli insegnanti è attrezzata in questo senso, ma, aggiungo io, non tutte le famiglie hanno una connessione Internet a casa e un computer o tablet da cui poter seguire le lezioni e scaricare i materiali. Per molte famiglie può persino essere difficile, per questo motivo, scaricare e stampare i messaggi e i materiali che vengono inviati dagli insegnati sulle chat di classe. Ed anche se ci riuscissero, non tutte sono in grado di supplire le insegnanti seguendo i figli nei compiti assegnati.

Far fare il ripasso della declinazione dei tempi del congiuntivo può essere difficile per un genitore o un nonno straniero, o anche italiano a bassa istruzione. E non tutti sono in grado di destreggiarsi con l’algebra. Per non parlare del fatto che molti genitori fanno già fatica a organizzarsi tra la necessità di continuare ad andare al lavoro e quella di trovare una sistemazione sicura per i loro figli, senza dover essere anche sovraccaricati dalla responsabilità di supplire gli insegnanti.

È un problema che riguarda soprattutto i più piccoli, i bambini delle scuole elementari e medie, ma, anche se in misura diversa coinvolge anche i più grandi, che non possono essere lasciati all’auto-apprendimento, senza una guida.

La chiusura prolungata delle scuole, se non si trovano soluzioni, rischia di aggravare le disuguaglianze tra bambini e ragazzi: tra chi ha nella propria famiglia risorse culturali e materiali che consentono di compensare la mancanza di scuola e chi ne è privo.

Non esiste una bacchetta magica, naturalmente. Ma alcune cose si possono fare, oltre a incentivare e sostenere scuole e insegnanti perché producano didattica online. Ad esempio, si possono dividere le classi in piccoli gruppi che si incontrino a turno a scuola con le insegnanti per indirizzare e integrare le attività (i compiti) che vengono assegnati a casa. Alcune famiglie che ne hanno i mezzi lo stanno già facendo.

Perché non può farlo la scuola? Potrebbero essere coinvolti in questa operazione anche i molti educatori che al momento sono lasciati a casa senza stipendio. Il rischio di contagio non sarà certo più alto di quello che c’è nei parchi e nelle palestre dove i bambini e ragazzi continuano a incontrarsi e stare assieme, o nelle case dove a turno un genitore o una nonna si occupa di più bambini.

Un’operazione di questo genere solleverebbe anche un po’ i genitori che non sanno più come fare tra lavoro e figli a casa. Si possono anche moltiplicare i luoghi, a partire dalle scuole stesse, in cui si ha gratuitamente accesso ad Internet e a una stampante, a disposizione di chi non lo ha a casa propria o in ufficio. Le reti internet urbane (ma forse anche quelle delle Poste e quelle commerciali) potrebbero dare un accesso gratuito, da per alcune ore al giorno. E si potrebbe promuovere, in collaborazione con Regioni, Comuni, fondazioni, banche, aziende, una distribuzione di tablet economici nei quartieri e nelle famiglie più svantaggiate. Si deve anche incominciare a pensare all’opportunità di prolungare l’anno scolastico e a non usare le scuole come sedi elettorali. Occorre uno sforzo di fantasia e organizzativo. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le difficoltà che stiamo attraversando come Paese diventino un ulteriore fattore di disuguaglianza nell’istruzione.

Coronavirus, il pedagogista Bertagna: “È inutile riempirli di compiti, meglio i lavori in casa”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

«Sia l’occasione per i vostri figli di acquisire la competenza di saper affrontare situazioni gravi come questa». I bambini e i ragazzi a casa da scuola, per la terza settimana consecutiva in alcune Regioni, in tutta Italia da oggi, vanno gestiti. Cosa fare con loro? Il pedagogista Giuseppe Bertagna, docente all’università di Bergamo, suggerisce ai genitori, ma anche alla scuola, alcune strategie. Che non sono riempirli di compiti.

La prima cosa è spiegare ai figli perché la scuola è chiusa: in che modo?
«Non bisogna mentire sull’epidemia, va spiegata, con le parole adatte all’età, magari anche con qualche video. E lo si deve fare senza seminare panico, restando tranquilli voi per primi, spiegando le regole, come il perché del semplice lavarsi le mani aiuti sé e tutti».

Con i bambini a casa tutto il giorno come comportarsi?
«Le scuole si stanno muovendo inviando sempre più lezioni e compiti da fare: non è questa la strada giusta. Maria Montessori spiegava che per avere qualcosa di buono a distanza devi sempre collegarti a una presenza. Le maestre della primaria, soprattutto, mandino messaggi personali ai loro alunni, in accordo con i genitori, per chiedere come stanno, non per caricarli di esercizi. Ciascun bambino deve capire che la maestra pensa a lui e, insieme, a ciò che lui può imparare dalla situazione in cui si trova».

Ma cosa proporre ai bambini della primaria?
«È l’occasione per riscoprire lo stare bene insieme. Basta una passeggiata per spiegare perché qualcuno indossa la mascherina, per imparare il nome di alberi o di uccelli se si cammina in un bosco o in un parco. E poi li si incentivi a sentire al telefono i compagni, si evitino tv o videogiochi come “badanti”. Parlate con loro. E fatevi aiutare in casa, è un bel gioco».

E con i ragazzi delle medie che fare?
«Con i preadolescenti è più complicato, una buona soluzione è il lavoro domestico: fateli stirare, rifare il letto, portateli a lavare l’auto. Anche da come si deve far bollire l’acqua per la pasta s’imparano importanti nozioni di scienze».

E come organizzarsi per chi lavora?
«Va riscoperta la dimensione cooperativa della genitorialità. Condividete tutto: baby sitter, tempo, nonni. Organizzatevi tra famiglie: oggi li tengo io, domani tu programmando insieme alla scuola il tempo come un’opportunità di crescita pur in questa difficoltà. Va ricostruita una relazione emotiva e sociale coi figli, dove la scuola è presente in modo collaborativo, non in esonero dalle responsabilità».

Coronavirus, lezioni a distanza: dalle elementari alle superiori le ricette per l’insegnamento online

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — Si può capire che cosa sarà, la scuola a distanza per otto milioni e mezzo di scolari e studenti, guardando chi ha già iniziato.

La primaria

A Parabiago, Nord-Ovest di Milano, 28 mila residenti, l’Istituto comprensivo Legnago 1 — infanzia, elementari, medie — è chiuso da lunedì scorso. La dirigente scolastica Monica Fugaro, arrivata solo lo scorso settembre, così ha organizzato le giornate per i più piccoli: ogni docente utilizza gli strumenti che conosce, che usa con destrezza, per arrivare ai bambini a casa. Ai discenti fra i tre e cinque anni le maestre stanno chiedendo di inventare storie sul mostriciattolo del coronavirus: «Affrontarlo fa superare la paura», spiega la preside. Alcune maestre hanno registrato letture e lezioni, che gli scolari ascoltano via WhatsApp «grazie ai genitori e spesso insieme ai nonni». Si cercano modalità semplici, basiche, come spiega Daniele Barca, lui preside dell’Ic3 di Modena (altra area chiusa alle scuole dagli scorsi giorni) ed esperto di lungo corso di scuola digitale. «La prima difficoltà è quella di ottenere le autorizzazioni dai genitori». Questi giorni possono essere riempiti, illustra, con una didattica non necessariamente tecnologica. «Ho suggerito ai docenti di avviare un concorso fotografico dal titolo “I miei giorni con il coronavirus”. Con i ragazzi di prima e seconda primaria una maestra legge libri — in alcuni casi possono essere poche pagine condivise sugli smartphone dei genitori — oppure suggerisce titoli da recuperare e leggere a casa. Il tempo dilatato — la nuova ordinanza indica due settimane di vacanza da scuola — avvicina al racconto, al testo lungo. «I compiti, per essere efficaci a questa età, devono essere sulla realtà o su un’idea di esplorazione».
In terza, quarta e quinta elementare si può salire nell’impegno. Le discipline iniziano a essere nette: Scienze, Geografia, Storia. Si possono fare ricerche e approfondimenti, «e sulle lingue ci sono interessanti giochi online». Troppo presto per offrire lezioni via webcam: sotto i dieci anni la concentrazione a distanza è ancora un optional. Le valutazioni, con le scuole chiuse, sono sospese. «La prima settimana è quella dello stupore», dice chi è partito prima, «alla terza si va a regime».

Le medie

Le piattaforme per fare lezioni con gli studenti più grandi, a partire dalle scuole medie, ci sono: Google for education (non ha pubblicità), Classroom. Ma gli stessi registri elettronici — Axios, Spaggiari — possono diventare diari. «Per i docenti che non sono abituati a utilizzare questi sistemi non è semplice», spiega Barca, «e a casa molti ragazzi non hanno una connessione garantita».
L’Ic Ungaretti di Melzo, ancora nella provincia di Milano, ingloba le medie Gavazzi. L’Istituto comprensivo è l’unico statale riconosciuto a livello internazionale come “Apple distinguished school”: La preside Stefania Strignano spiega: «Utilizziamo una didattica integrata con il digitale dai tre anni di età e questo ci sta facilitando anche con i ragazzi della secondaria superiore, abituati agli strumenti a distanza. Oggi, per affrontare l’emergenza, abbiamo previsto un modello di orario per collegarsi a una piattaforma e mantenere una scansione delle lezioni simile a quella della scuola. Gli studenti hanno condiviso tutto». Ci saranno videolezioni e momenti con domande ed esercitazioni. Lo strumento qui sarà il webinar, il seminario via internet.

Le superiori

All’Istituto tecnico economico di Busto Arsizio, Enrico Tosi, il professor Dennis Bignami sta preparando le sue due ore di Economia aziendale. Le invierà agli studenti via mail. Blocchi di video, si chiamano screen recording. Tre minuti da far digerire agli studenti. Poi andrà su Instagram e, sotto la voce “Storie”, aprirà una diretta per recepire le domande dei ragazzi e verificare il grado di comprensione. Chi non farà domande su “Insta”, risulterà assente e i genitori dovranno portare la giustificazione a scuole riaperte. Con lo stop alle lezioni di due settimane, al Tosi, sono pronti a passare alla fase “verifiche” e “interrogazioni”.

Coronavirus, Azzolina: didattica a distanza solo per emergenza, la scuola è in aula

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Azzolina ha pubblicato un post su FB sulla chiusura delle scuole in seguito all’emergenza sanitaria che sta affrontando il Paese.

Tenere chiuse le scuole nella zona rossa e sospendere l’attività didattica nel resto del Paese è una misura precauzionale, coerente con le altre azioni già messe in campo dal Governo, e confortata dalle massime autorità sanitarie, che lo hanno ribadito anche in queste ore.

Sapete che è stata una decisione molto sofferta. Ma forse avrete sentito anche di misure analoghe alle nostre adottate in altri Paesi del mondo. Non dobbiamo essere spaventati. È il momento di restare uniti, e di fare ognuno la propria parte.

Per tutta la comunità scolastica si è aperta una fase molto impegnativa. Per i docenti, per tutto il personale scolastico, per gli studenti che sono il cuore della nostra attività e, naturalmente, per le famiglie.

Io mi sento di ringraziare tutte le persone coinvolte, direttamente o indirettamente, da queste misure. Di ringraziarle per quanto hanno già fatto in questi giorni di incertezza e per quanto sapranno fare nei prossimi. Perché conosco da vicino il mondo della scuola e so che saprà dimostrare tutto l’orgoglio di far parte di una grande comunità.

Abbiamo lavorato da subito ad un’accelerazione del programma di didattica a distanza. In mezzo a tante difficoltà può rappresentare una grande opportunità. È una sperimentazione del presente che potrà lasciarci un patrimonio di esperienze importante per il futuro. Ma la scuola è molto altro. La scuola è condivisione, è stare assieme. La scuola in classe è insostituibile. E deve tornare presto.

Questa situazione non ha precedenti. È una sfida per tutto il mondo della scuola. Viviamola con responsabilità e impegno. Diamo il massimo. Usciremo da questa situazione per tornare presto alla normalità. La scuola non si ferma.

Azzolina: ambiente e digitale al centro dell’Ed. civica. Chi e come la insegnerà

da Orizzontescuola

di redazione

Insegnamento Educazione civica: la legge 92/219 la introduce come materia con volto autonomo dall’anno scolastico 2020/21. Anticipazioni Azzolina.

Azzolina: ambiente al centro di ed. civica. Anticipazioni su Linee Guida

Linee guida

Nel corso della presentazione della Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, che si terrà nella giornata di domani, il Ministro Azzolina ha evidenziato che l’educazione ambientale sarà uno dei pilastri dell’insegnamento dell’Educazione civica, che sarà introdotto dal prossimo anno scolastico.

La Azzolina ha anche anticipato alcuni contenuti relativi alle Linee Guida in corso di elaborazione. Il “nuovo insegnamento” si snoderà lungo tre principali direttrici:

  • educazione ambientale e gli stili di vita incluso quello “alimentare
  • studio della Costituzione
  • una corretta educazione digitale

Cittadinanza digitale

Il Ministro, come detto sopra, ha parlato di educazione digitale, cui è dedicato ampio spazio nella legge. Gli obiettivi da raggiungere in merito alla cittadinanza digitale sono i seguenti:

  • analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
  • interagire attraverso una varietà di tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto;
  • informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati. Cercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali;
  • conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’interazione in ambienti digitali. Adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico ed essere consapevoli della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali;
  • creare e gestire l’identità digitale, essere in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati che si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e servizi, rispettare i dati e le identità altrui;
  • utilizzare e condividere informazioni personali identificabili proteggendo se stessi e gli altri;
  • conoscere le politiche sulla privacy applicate dai servizi digitali sull’uso dei dati personali;
  • essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico;
  • essere in grado di proteggere se stessi e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali;
  • essere consapevoli delle tecnologie digitali per il benessere psicofisico e l’inclusione sociale.

Tali obiettivi, ossia tali abilità e conoscenze, sono da sviluppare con gradualità e tenendo conto dell’età degli studenti.

Educazione civica alla primaria e alla secondaria

Ricordiamo che l’insegnamento trasversale dell’educazione civica:

  • è attivato nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado;
  • non può essere inferiore a 33 ore annuali (un’ora a settimana) da ricavare nell’ambito dell’attuale monte ore obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Per raggiungere il predetto monte ore è possibile avvalersi della quota di autonomia utile per modificare il curricolo;
  • è impartito, in contitolarità, da docenti della classe nella scuola secondaria di primo grado; da docenti abilitati nell’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche nella scuola secondaria di secondaria grado, se disponibili nell’organico dell’autonomia ;
  • è valutato in decimi, in seguito alla proposta della nuova figura del coordinatore, che la formulerà acquisendo elementi conoscitivi dagli altri docenti interessati dall’insegnamento.

Nella scuola dell’infanzia saranno avviate iniziative di sensibilizzazione al tema della cittadinanza responsabile. L’articolo 4 del testo di legge, inoltre, prevede che gli studenti devono avvicinarsi ai contenuti della Carta costituzionale già a partire dalla scuola dell’infanzia.

Consiglio superiore di Sanità su Coronavirus: “Possibile una proroga per stop lezioni a scuola”

da Orizzontescuola

di redazione

“La chiusura delle scuole è un sacrificio che serve e va fatto perché la partita riguarda tutti i cittadini”., a dirlo Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro

“La chiusura delle scuole è un sacrificio che serve e va fatto perché la partita riguarda tutti i cittadini”. E poi chiarisce un punto fondamentale: “Il documento che abbiamo mandato al governo non aveva indicazioni sulla durata di chiusura della scuola. Quanto è stato deciso dal consiglio dei ministri, comunque, non è distante dalle indicazioni che avevamo dato per limitare il contagio. Potrebbe esserci una proroga sullo stop alle lezioni”.

Quella del Coronavirus, ha detto, inoltre “è una sfida di tutto il nostro paese in cui dobbiamo mettere tutte le nostre conoscenze“.

Stiamo vivendo una situazione completamente nuova – ha aggiunto il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli – che non ha precedenti nella storia epidemiologica e infettivologica”. Dunque, ha concluso, “non ci sono elementi solidi e inconfutabili rispetto ai quali è possibile formulare raccomandazioni stringenti“, e pertanto “non ci sono evidenze scientifiche in termini di contenimento del virus derivanti dalla chiusura della scuola e sui tempi scelti“. Tuttavia, “è un sacrificio che va fatto“.

Coronavirus, dal 5 al 15 marzo scuole chiuse o con attività didattiche sospese in tutta Italia. Decreto: tutte le norme in vigore, FaQ