FERIE PREGRESSE PER LE TURNAZIONI OBBLIGATORIE

UNICOBAS. PRESUNTO “OBBLIGO” DI USARE LE FERIE PREGRESSE PER LE TURNAZIONI OBBLIGATORIE: il MIUR insiste con un comportamento provocatorio ed offensivo nei confronti del personale ATA.

Dapprima le alte gerarchie del ministero hanno imposto a collaboratori scolastici e assistenti amministrativi di presidiare le scuole deserte nei primi giorni di sospensione delle attività didattiche e, in alcuni casi, addirittura di sanificare le scuole pur essendo privi di mascherine, strumenti e competenze specifiche (quando la sanificazione è sempre stata a carico delle strutture territorialmente competenti persino dopo l’utilizzo delle scuole come seggio elettorale: ribadiamo che, a maggior ragione oggi, la cosa è a carico del molto più competente sistema Sanitario). Così facendo ne hanno messo a repentaglio la salute e l’incolumità fisica, non considerando affatto la possibilità che gli stessi lavoratori, in tale assurda condizione, potessero rappresentare un ulteriore e pericoloso vettore di contagio, contravvenendo, inoltre, alle stesse indicazioni presenti nei documenti licenziati dal Consiglio dei Ministri.

Di fronte al drammatico progredire dell’epidemia, alle giuste rimostranze provenienti da tutta l’Italia da parte del personale ATA che non accetta di essere trattato come “figlio di un dio minore” e alle note che il nostro sindacato, in completa solitudine, ha emanato fin da mercoledì 5 marzo denunciando appunto la vergogna di tale iniquo trattamento, i solerti funzionari del Ministero sono stati costretti a correre ai ripari ma, come al solito, in maniera improvvida perché, invece di disporre la turnazione minima degli ATA senza recupero per tutti, la nota del 10 marzo, a firma del Capo Dipartimento Dott. Marco Bruschi, introduce un’inspiegabile imposizione che lede i diritti individuali dei lavoratori.

Infatti, se da una parte si afferma che in nessun caso il Dirigente scolastico potrà imporre a tale personale ferie d’ufficio per l’anno scolastico in corso (e non potrebbe essere altrimenti vista la situazione emergenziale in cui ci troviamo), la stessa nota invita i Dirigenti Scolastici a mettere a riposo a turno il personale, costringendolo ad utilizzare i giorni di ferie non goduti dell’anno scolastico 2018-19 (secondo l’art. 13 del CCNL vigente).

Una nota ministeriale assolutamente illegittima, perché:

in primo luogo se sussiste una situazione emergenziale – e quella che stiamo vivendo in occasione dell’epidemia Coronavirus lo è – sotto il

profilo giuridico i provvedimenti valgono in assoluto: se non compromettono le ferie per l’anno scolastico in corso, non possono comprometterle neanche per il precedente;
in secondo luogo si viene a stabilire un’inaudita disparità di trattamento tra i lavoratori che hanno potuto già usufruire in toto delle ferie dello scorso anno scolastico e quelli ai quali, avendone ancora da disporre, verrebbe negato il diritto (sancito dal Codice Civile) di scegliere liberamente quando e come fruirne.

In una situazione come l’attuale costringere gli ATA ad andare a scuola, tutti o contingentati, è una vergogna, così come è assurdo tenere aperti agli studenti gli istituti più promiscui quali i Convitti e gli Educandati.
Ora basta: occorre chiudere del tutto le scuole!

Roma, 11.3.2020

La Segreteria Nazionale dell’Unicobas Scuola & Università

Cigni neri al tempo del Coronavirus

Messaggio del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna Stefano Versari

Decreto #Iorestoacasa: le faq sulle misure per le persone con disabilità

Ministero della Salute del 11.03.2020

Decreto #Iorestoacasa: le faq sulle misure per le persone con disabilita’

L’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità ha messo online le risposte alle domande più frequenti sulle misure contenute nel dpcm del 9 marzo che riguardano i soggetti con disabilità e chi li assiste. La pagina web verrà di volta in volta aggiornata in base ai nuovi provvedimenti emanati. 

Dove posso reperire informazioni riguardo i provvedimenti del Governo in merito al contrasto del nuovo Coronavirus e relative alle persone con disabilità? 

La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Salute pubblicano tutti gli aggiornamenti relativi al nuovo Coronavirus su questo sito. 
Aggiornamenti specifici relativi alle norme che riguardano le persone con disabilità sono pubblicati sul sito dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, dove vengono pubblicati anche i vademecum del Ministero della Salute in forma accessibile.
I bollettini del Dipartimento di Protezione Civile sono disponibili, anche in versione LIS (Lingua dei Segni Italiana) sul canale YouTube del Dipartimento. Gli estratti dei bollettini sono disponibili, in forma scritta, sul sito del Dipartimento. 

Mi devo spostare per assistere un familiare con disabilità, posso muovermi senza incorrere in sanzioni?
Sì, se lo spostamento è determinato da situazioni di necessità che devono essere comunque autocertificate. Tuttavia è strettamente necessario attenersi comunque alle regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio, tanto più che le persone con disabilità possono essere soggetti ancora più fragili. 

Assisto per lavoro una persona con disabilità, posso muovermi senza incorrere in sanzioni?
Sì, se lo spostamento è determinato da comprovate esigenze lavorative che devono essere comunque autocertificate. Tuttavia è strettamente necessario attenersi comunque alle regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio, tanto più che le persone con disabilità possono essere soggetti ancora più fragili. 

Per la mia condizione fisica necessito di svolgere saltuariamente attività all’aria aperta, posso uscire di casa?
Sì. Puoi uscire rispettando le regole di distanziamento sociale per prevenire il contagio del virus. 

Durante la sospensione del servizio scolastico, viene garantita l’assistenza agli alunni con disabilità?
Sì. Durante la sospensione del servizio scolastico e per tutta la sua durata, gli enti locali possono fornire, tenuto conto del personale disponibile, l’assistenza agli alunni con disabilità mediante erogazione di prestazioni individuali domiciliari. Queste prestazioni sono finalizzate al sostegno nella fruizione delle attività didattiche a distanza. 

In caso di chiusura dei centri diurni per disabili, sono garantite le prestazioni sanitarie fondamentali?
Sì. Le regioni e le province autonome hanno facoltà di istituire unità speciali atte a garantire l’erogazione di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a domicilio in favore di persone con disabilità che presentino condizione di fragilità o co-morbilità tali da renderle soggette a rischio nella frequentazione dei centri diurni per persone con disabilità. 

Come posso verificare se nella mia Regione è attiva l’unità speciale per l’assistenza sanitaria a domicilio per le persone che frequentano i centri diurni per disabili
Puoi verificarne l’attivazione contattando la tua Regione tramite i numeri verdi regionali dedicati. 

Le persone sorde o con ipoacusia, a chi devono rivolgersi per informazioni sul nuovo Coronavirus?
Le persone sorde o con ipoacusia per avere informazioni possono utilizzare l’indirizzo email a loro dedicato 1500coronavirus@sanita.it.

Toscana, approvato schema collaborazione tra Regione e UICI

Askanews del 11.03.2020

Toscana, approvato schema collaborazione tra Regione e UICI

FIRENZE. Approvato lo schema di collaborazione tra Regione Toscana e Unione italiana dei ciechi e ipovedenti onlus (sezione toscana) per la realizzazione di attività che favoriscano l’integrazione, la tutela della condizione delle persone con disabilità visiva e la promozione dei loro diritti. 
La delibera contiene lo schema di collaborazione tra le parti, che si tradurrà in un accordo (che sarà sottoscritto a breve) per la realizzazione di progetti comuni, destinati ad accrescere l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone non vedenti e per la promozione di iniziative di sensibilizzazione su tematiche legate alla disabilità visiva. Sarà di durata triennale. Per ciascuno dei tre anni di collaborazione, la Regione si impegnerà a destinare all’UICIla somma di 30mila euro per la realizzazione delle attività oggetto dell’accordo. 
“La Regione è impegnata da tempo su queste tematiche. Da anni collabora in modo ottimale con l’UICItramite la Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci per l’addestramento e la consegna di cani guida alle persone non vedenti, e la Stamperia braille per l’attività di trascrizione dei testi scolastici per studenti o per la ristampa di opere dedicate – ha sottolineato Stefania Saccardi -. E’ nostra volontà proseguire su questa strada, dando il nostro massimo sostegno alle persone disabili, perché possano recuperare la loro autonomia personale e vivere il quotidiano come chiunque altro. L’accordo che andremo a sottoscrivere ci aiuterà a consolidare le nostre migliori esperienze sulla disabilità e a promuovere p rogetti innovativi sull’accessibilità per tutti, a tutela delle persone più fragili”. 

CARTA DOCENTE

CARTA DOCENTE, GILDA: AMPLIAMENTO ACQUISTI ANCHE PER PRECARI

“Apprezziamo l’intervento del ministero per gli hardware acquistabili con la Carta del docente che possono essere particolarmente utili per la didattica a distanza in questa fase di emergenza, ma sarebbe ancora più apprezzabile se questa opportunità fosse estesa anche ai precari con supplenze annuali e fino al 30 giugno”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’iniziativa annunciata dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Scuole chiuse, dirigenti all’opera

C’è un clima surreale nelle scuole italiane in queste settimane. E molta preoccupazione vive chi è chiamato a dirigerle. L’incalzare delle decisioni del governo per arginare l’emergenza sanitaria, il susseguirsi di dispositivi normativi, il timore del personale scolastico in servizio, alcune disposizioni non chiare  e la pressione dell’opinione pubblica rendono questo momento decisamente complesso e difficile da vivere per chi è chiamato a responsabilità direttive a scuola. In qualche caso neanche il buon senso sembra essere sufficiente  nel guidare l’impresa ed occorre iniziativa coraggiosa. 

Ma è proprio questa situazione che sta facendo emergere il bisogno di rete tra le persone, di riconoscersi parte di, di riscoprire quanto siano vivi anche tra dirigenti scolastici affinità e legami e quanto indispensabile siano, in un momento dove tutto sembrerebbe renderli soli ed in difesa, il confronto professionale e la solidarietà nel lavoro attraverso scambio di pareri, di informazioni e di materiali. E di amicizia.

Di fronte alla solitudine ed alla paura, che sembrano definire l’esperienza di queste settimane, i presidi, dentro l’emergenza nazionale, giocano tutta la propria capacità di generare fiducia, contribuiscono alla tutela della salute pubblica di tutte le componenti scolastiche ed offrono, attraverso l’impiego di risorse organizzative e gestionali, il proprio contributo al bisogno di formazione dei ragazzi, proprio ora che il servizio scolastico è forzatamente sospeso. Un protagonismo silenzioso, ma efficace che, rilanciando un intelligente utilizzo delle tecnologie digitali e modalità comunicative innovative, sta sostenendo un nuovo modo di vivere la relazione didattica tra docente e studenti, tra insegnanti dello stesso istituto, tra scuola e famiglie: un autentico e innovativo contributo al miglioramento della scuola come ‘comunità’ (seppur virtuale) di apprendimento. Un nuovo profilo di direzione di scuola, poco formale, più basato sulla fiducia, meno ingessato in modalità standardizzate, più valorizzante le capacità e le attitudini delle persone, più essenziale nella comunicazione e nella progettazione. 

Per questi motivi, dopo questa emergenza sanitaria, le autonomie scolastiche ed il modello della loro direzione non potranno più essere quelle di prima: i dirigenti scolastici dovranno affrontare secondo nuove prospettive i temi delle strategie di pianificazione organizzativa, della salute e sicurezza sul lavoro, della comunicazione interna, dell’utilizzo intelligente ed efficace delle tecnologie digitali, accogliendo anche proposte e modalità che docenti e studenti stanno già mettendo in atto in queste settimane. 

Una possibilità per sviluppare capacità personali, nuove conoscenze, collegialità e collaborazioni. 

E per rilanciare il valore ed il protagonismo dell’autonomia delle istituzioni scolastiche!

Proprio in questi mesi in cui gli spazi fisici delle nostre scuole assumono dimensioni contenute e chiuse, i dirigenti scolastici, i docenti e gli operatori della scuola stanno imparando, reciprocamente, a sperimentare relazioni e modelli gestionali più autentici ed aperti. 

Distanze che avvicinano, insomma, e che generano. Tutti dobbiamo farne tesoro, oggi, per il domani delle nostre scuole. 

Un’occasione da non perdere!

Sul sito www.disal.it a partire da questa settimana è attivo uno spazio intitolato #CONDIVIDERELADIREZIONE con aggiornamenti normativi, strumenti di lavoro, webinar per formazione a distanza e articoli di stampa. 

Un contributo per sostenere la solidarietà professionale già all’opera.

Ampliato il pacchetto degli hardware acquistabili con la Carta del docente

Dal 12 e fino al 31 marzo 2020 sarà possibile acquistare con la Carta del docente anche webcam e microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili. Lo annuncia la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina spiegando che “l’intervento di ampliamento degli hardware acquistabili con la Carta ha l’obiettivo di sostenere l’aggiornamento professionale degli insegnanti per migliorare l’organizzazione delle diverse forme di didattica a distanza in questo momento di emergenza. Questa è solo una delle misure che stiamo mettendo in atto per supportare le azioni che scuole e docenti stanno attivando, in queste ore, per garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi. Rinnovo il mio più profondo ringraziamento a tutta la comunità scolastica per il grande lavoro che sta facendo”. Sul sito della Carta sono state aggiornate anche le FAQ relative ai beni acquistabili.

La scuola al tempo del Coronavirus

Siamo in presenza di una situazione molto delicata. Sul piano sanitario certo, perché è del tutto evidente che se il virus si diffonderà ulteriormente, soprattutto nelle regioni del Sud, accentuando il bisogno di unità di terapia intensiva, il sistema sanitario entrerà in difficoltà malgrado un impegno straordinario del personale delle strutture sanitarie pubbliche. Rischia inoltre di aumentare la paura, continuamente alimentata da una informazione inevitabilmente crescente e invasiva, ma talvolta troppo ansiogena. Soprattutto siamo già dentro una crisi economica gravissima, dalle conseguenze incalcolabili, verosimilmente molto più devastante, anche dal punto di vista sociale, degli effetti ad oggi più visibili della epidemia in corso.

Abbiamo un governo, un sistema istituzionale e una classe dirigente capaci di gestire con forza ed efficacia questa crisi? Non è tempo di polemiche, ma i tifosi della autonomia differenziata, solo per fare un esempio, credo abbiano molto su cui riflettere; il coordinamento istituzionale ha mostrato tutte le sue debolezze al punto che per mettere a tacere una situazione persino imbarazzante (e drammatica per i suoi effetti verso i Paesi esteri) ha dovuto prendere la parola il Presidente Mattarella che ancora una volta si è confermato come la vera e autentica sicurezza di questo nostro Paese.

In tutto questo, la chiusura per un breve periodo della scuola di ogni ordine e grado ha costituito una misura inevitabile nel tentativo di ridurre i fenomeni di contagio. Misura delicatissima sul piano sociale non perché questo produca, almeno nelle proporzioni attuali, un danno irreparabile nella preparazione dei nostri studenti, ma perché evidenzia, molto più di qualsiasi messaggio, la gravità complessiva della situazione.

D’improvviso, in questo contesto inedito, ci è stato presentato il volto di una scuola che “a distanza” risolve ogni problema e realizza la migliore delle didattiche possibili, superando i limiti dello spazio e del tempo. Chi conosce la situazione concreta dei nostri edifici scolastici e delle loro dotazioni tecnologiche, avrà provato qualche brivido, ma non è questo il vero problema. Come non lo è la polemica contro la supposta forza della didattica a distanza, vista come una strategia (se pensata) o come una deriva (se solo acriticamente praticata) per sminuire il ruolo della scuola pubblica e la sua insostituibilità. Tecnologie e didattiche digitali possono benissimo concorrere a migliorare la capacità della scuola, dei docenti, ma non potranno mai sostituire la ricchezza della relazione educativa che si realizza nelle aule di scuola alla presenza di docenti e studenti. Una scuola chiusa non è solo un edificio chiuso.

È una comunità che viene improvvisamente a mancare in quel territorio; è quel luogo dove ogni mattina i bambini delle materne ed elementari si ritrovano per passare una giornata insieme con le loro maestre mentre i genitori si incontrano, si confidano, raccontano. È quel luogo in cui gli studenti delle medie e delle superiori si incontrano ogni mattina per commentare la giornata, confidare timori e speranze, parlare delle loro passioni e interessi. È quel luogo, unico e irripetibile, dove ogni mattino le vecchie e le nuove generazioni si incontrano.

Tutto questo mondo non si può riprodurre “a distanza” ed è la ricchezza che dobbiamo preservare.

La polemica pertanto non ci serve perché mette in ombra il fatto più importante che sta accadendo. Larga parte del personale, dirigenti, docenti, tecnici, si è mobilitata per dare un segnale ai ragazzi, agli studenti, per comunicare innanzitutto la loro vicinanza, per far sapere che non si sono messi in vacanza, ma cercano in ogni modo di dare continuità al lavoro interrotto con la speranza di riprenderlo presto.

A me, lo confesso, non interessa molto il livello delle tecnologie utilizzate e neppure i contenuti delle offerte didattiche, anche se immagino che ciascuno avrà cercato di dare il meglio. Mi interessa, e apprezzo infinitamente, il messaggio che le scuole comunicano a un Paese impaurito e smarrito: l’empatia che arriva, questa sì, anche a distanza; il senso di una responsabilità e di una solidarietà educativa che non si ferma di fronte al virus e rilancia un messaggio di fiducia senza attendere le istruzioni ministeriali.

Di fronte a questo io provo un profondo senso di gratitudine verso tutti gli attori della nostra scuola pubblica: è una straordinaria risorsa malgrado tutti i problemi, vecchi e nuovi che ben conosciamo e attendono risposta. Una ragione in più per rimotivare il nostro impegno al loro fianco.

Dario Missaglia
Presidente Associazione Proteo Fare Sapere

Intervista al segretario generale

Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, riflette con noi in questa intervista sulla pesante situazione connessa alla diffusione dell’epidemia del temibile Coronavirus

Le attività didattiche sono state sospese in tutta Italia fino al 3 aprile prossimo, ora ci si interroga sul futuro. Intanto le scuole si sono attrezzate con la didattica a distanza. La situazione è una sorta di foto mossa. Alle scuole più attrezzate si accompagnano gli istituti dove si fa maggiore fatica a partire con le tecnologie. Il dato comune è che si è stati presi alla sprovvista da un’emergenza inattesa e dalle proporzioni inaspettate.

La scuola, prontissima sul piano delle emergenze da incendio e terremoti, non lo era sul piano del contenimento della rapida diffusione e del contagio di un virus sconosciuto e contro il quale non esistono farmaci.

Eppure le iniziative, che si sono strutturate in poche settimane nelle scuole italiane, stanno dando una mano agli studenti, parte dei quali è a casa ormai dal 21 febbraio scorso. Ma può essere questa un’alternativa alla didattica tradizionale? “E’una strategia educativa, non un’alternativa didattica – osserva Turi – altrimenti raccontiamo cose non vere, né credibili. Nell’emergenza si fa quel che si può e speriamo che finisca al più presto, ma vedo una superficialità e una corsa alle piattaforme private che definisco una fiera delle vanità”.

Pino Turi, torniamo all’emergenza. Alla fine si è arrivati alla sospensione dell’attività didattica fino al 3 aprile prossimo per tutta Italia…

“Sì, questa emergenza sanitaria si sta dimostrando più ostica del previsto, almeno a giudicare dai provvedimenti davvero drastici che hanno portato alla sospensione delle lezioni fino al 3 di aprile e speriamo che basti”.

E non si era preparati

“Nessuno era preparato. La scuola non era preparata. Non c’è mai stato un progetto del genere e nessuno si poteva aspettare una cosa del genere che la scuola sta affrontando con le armi che ha”.

Comunque il virus non ha fermato la scuola. I ragazzi sono a casa, le tecnologie stanno dando una mano a tenere i contatti.

“C’è un costante contatto con gli strumenti informatici, anche per non tenere i ragazzi in un senso di abbandono. E’ una strategia educativa, non un’alternativa didattica, altrimenti raccontiamo cose non vere e né credibili. E’ quello che si sta facendo con grande difficoltà anche da parte delle famiglie perché anche loro non erano preparate, come non lo erano gli studenti. Nell’emergenza si fa quel che si può e speriamo che finisca al più presto”.

Qualcuno paventa il rischio che con questa esperienza la didattica a distanza possa un giorno sostituire la didattica di presenza.

“Chi pensa questo narra qualcosa che non ha attinenza con la realtà. Superiamo la crisi e poi facciamo discussioni serie sull’argomento, questo sì. Se qualcuno vuole invece fare sciacallaggio in questa situazione se ne assuma le responsabilità”.

A chi si riferisce?

“Vedo una grande superficialità nel proporre piattaforme private, che certo possono avere un loro significato in un quadro generale. Questa corsa che io ho definito fiera della vanità non aiuta a superare le emergenze. Penso anche ai presidenti delle Regioni e ai sindaci, o a tanti dirigenti scolastici che si affrettano a mettere in evidenza la propria scuola invece che le altre su quello che stanno facendo. Io dico che si sta insieme, si fa comunità e poi si discute. Questa situazione mette in evidenza che la realtà virtuale non può superare le vere esigenze di comunità che sono insite nella natura umana”.

Dalle notizie che arrivano sembra che molti studenti non si stiano collegando alle piattaforme per le lezioni online. Del resto molte famiglie hanno più figli e non sempre in casa c’è il doppio pc, magari ci sono gli smartphone ma non è la stessa cosa. Non si rischia di perpetrare una nuova odiosa forma di digital divide?

“Questa è un’emergenza mai vista. E’ la prima della storia. In tutte le altre catastrofi l’emergenza si poteva delimitare. In un terremoto si sa che ci sono mille ragazzi coinvolti, i loro docenti, si potrebbe trovare una alternativa davanti a numero definito di persone, di edifici crollati o da evacuare e mettere in sicurezza. La nostra emergenza è totale. I numeri sono impressionanti. Sono coinvolti 800.000 docenti, 7 milioni di alunni, 14 milioni di genitori, aggiungiamoci i nonni. Ottomila istituti scolastici, con 45.000 plessi. Si tratta di interventi tampone che non possono essere risolutivi e garantire il diritto allo studio di tutti? Come si può pensare in maniera seria di surrogare la didattica di fronte a questi numeri? Occorre fare una riflessione seria, però dopo l’emergenza, ben sapendo che abbiamo bisogno di avere la garanzia della tutela della libertà di insegnamento che questi strumenti potrebbero mettere in discussione: una piattaforma privata non può sostituire la scuola. La tecnologia non può sostituire il pensiero e il pensiero non può essere gestito dagli algoritmi. Il rischio è che una piattaforma privata possa gestire la formazione dei cittadini, stiamo attenti agli sciacalli – insisto – che approfittano per affermare, a caldo, i loro principi. Le emergenze possono portare elementi positivi ma anche negativi. Noi vediamo delle piattaforme private – non ne abbiamo di pubbliche, nessuno le ha mai create – che detengono gli strumenti di formazione. Stiamo parlando della formazione, ma scherziamo? Si apre un mondo di cui non è possibile discutere in uno stato di emergenza come quello in cui ci troviamo. Successivamente si aprirà un dibattito e si coinvolgeranno i valori costituzionali, poiché stiamo parlando del futuro dei nostri nipoti. La libertà si può perdere in ogni momento e peraltro si sta creando una distinzione tra chi può e chi non può. Tanti alunni non riescono ad accedere alla didattica a distanza, come detto. La scuola pubblica invece deve fornire garanzie a tutti”.

Non c’è davvero nulla da salvare?

“Le tecnologie aiutano a vincere meglio. Ma occorre vedere se aiutano le persone o se le sostituiscono. Sono un mezzo, non un fine. Io non voglio spegnere gli entusiasmi ma ho paura dei facili entusiasmi. Perché possono portare a scelte non ragionate che mettono in discussione i valori fondanti sui cui il paese si tiene e che sono nella Costituzione. E se si va a toccare la sanità e l’istruzione si intuisce la delicatezza degli argomenti. Davvero si pensa che si possa parlare di questo in una fase di emergenza: ma stiamo scherzando? Oggi il sindacato per effetto di questa emergenza non può nemmeno incontrare i lavoratori. E’ venuto meno il rapporto diretto con le persone, che non può essere surrogato da strumenti propagandistici. Ecco perché gli entusiasmi vanno bene ma non bisogna farsi prendere la mano. In ogni crisi c’è chi ne può approfittare: c’è chi si arricchisce e chi si impoverisce. Quando si parla di formazione e di istruzione gli effetti hanno un respiro di dieci, vent’anni e quindi non si può affrontare un argomento di questo genere tra chi è favorevole e chi è contrario”.

E voi siete completamente contrari?

“Noi abbiamo dimostrato di aver collaborato, poi però ci si ferma e si discute bene sapendo che dopo la crisi sarà un mondo diverso sul piano dei rapporti sociali e politici e dobbiamo fare in modo che dalla crisi venga fuori una società migliore, la quale non viene fuori con degli automatismi ma per volontà politica. Sa cosa le dico? Prima usciamo dalla crisi, poi creiamo subito delle sedi di garanzia di libertà di insegnamento e di libertà in generale per avere una tecnologia al servizio della libertà e non il contrario. Noi cerchiamo di collaborare sapendo quali sono le problematiche. Ci auguriamo che la responsabilità dimostrata da noi corrisponda alla responsabilità della politica che non sempre è all’altezza di questa emergenza in termini di responsabilità. Intanto seguiamo ciò che ci dicono gli scienziati”.

Torniamo per un attimo a scuola. I docenti sono a casa come gli studenti. Il personale Ata invece è rimasto là. E dice di non capire perché. Perché?

“Si è creato un clima di contrapposizione che non va bene. Nessuno ha spiegato al personale Ata il motivo per il quale loro sono a scuola mentre la scuola è vuota. Si sentono discriminati”.

Proviamo a dirlo noi. Docenti e alunni stanno a casa perché è meglio evitare che dieci milioni di persone ogni giorno affollino le aule e le corriere consentendo al Covid 19 di espandersi con estrema facilità.

“Ecco. Ma nessuno ha spiegato al personale Ata queste motivazioni, e perché dovrebbero stare a scuola, qui si parla di tutela della salute, e loro sono risentiti. Se si chiede di collaborare si collabora, il personale collabora sempre con l’amministrazione. Ma se si vuole creare di contrapposizione, questa non giova a nessuno. Le amministrazioni hanno la responsabilità di verificare e garantire la salubrità dei luoghi di lavoro e impedire che le infezioni possano riversarsi sulla popolazione. Se un lavoratore va a lavorare e sa di poter ammalarsi non ci va tranquillo. Comunque, ci sono delle leggi all’avanguardia, ci sono i responsabili della sicurezza richiamati dal recente Dpcm che faranno i sopralluoghi per verificare il rispetto delle norme igieniche indotte dall’emergenza, quale la distanza minima tra le persone”.

Le fanno?

“Le verifiche devono essere fatte luogo per luogo e scuola per scuola. I responsabili sicurezza che valutano le situazioni e poi le segnalano al dirigente affinché rimuova le situazioni di rischio e di pericolo. Dopo di che ci vuole il buon senso, che significa non seguire la pedissequa lettera della norma ma capirne la ratio”.

Faccia un esempio.

“Per esempio, a luglio e agosto i lavoratori non sono tutti a scuola. Quindi perché non utilizzare lo stesso buon senso, con la turnazione e la flessibilità? In una scuola dove non ci sono attività, a che cosa serve la gente a scuola? Si può fare lo smart working da casa. Magari nei convitti oppure negli istituti agrari è necessario esserci, ma nelle altre? Basterebbe fare i turni, adottare la flessibilità Dopo la crisi ci sarà una regolamentazione anche di tutto questo. E faccio un appello: siccome siamo in emergenza è inutile fare riunioni, si può recuperare anche la didattica nei mesi di giugno e di luglio, faremo quel che serve”.

Sta dicendo che gli insegnanti potranno essere chiamati a proseguire le lezioni a giugno e metà luglio?

“E’ solo una considerazione ed una preoccupazione che l’anno scolastico possa slittare per garantire il diritto allo studio per tutti e, in particolare, per coloro che sono impegnati negli esami di maturità che si potrebbero tenere anche a settembre. I docenti si adoperano per gli altri. Oggi sono vittime di una situazione, non l’hanno certo provocata. Sarebbero stati molto contenti a continuare a lavorare”.

Intanto avete avuto un incontro al Ministero. Che cosa vi siete detti?

“Siccome siamo in emergenza, non se ne può parlare altrimenti sarebbe fatto in maniera viziata. Quando si parla di queste cose occorre normalità, non si può fare in emergenza. Non siamo in grado di parlare con i nostri iscritti, come ho già detto. Siccome le chiuse sono chiuse, non possiamo fare assemblee. Ci parliamo solo attraverso i canali social. In situazioni come queste ci sono dei rischi. C’è chi potrebbe voler eliminare i corpi intermedi, alla ricerca dell’uomo forte”.

Molti docenti chiedono notizie sui concorsi. Ne avete parlato nella riunione con il Ministero?

“La vicenda dei concorsi si è purtroppo incrociata in un periodo che non ha precedenti nella storia: mai si sono chiuse le scuole in tutto il paese, a meno di non considerare il periodo bellico. La vicenda dei concorsi ha subito un brusco rallentamento. I 24.000 posti per la stabilizzazione del concorso riservato sono il risultato dell’azione sindacale, svolta con tre ministri e due governi. Serviva e serve ancora qualche aggiustamento – questo aveva determinato la proclamazione di uno sciopero –  che non ha ancora trovato la disponibilità dell’attuale ministro. I motivi di dissenso restano tutti. Siamo in attesa del parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e delle decisioni del ministro, che mi auguro voglia riaprire il confronto sindacale per condividere il percorso”.

Torniamo agli studenti. Siamo a marzo ormai inoltrato e i professori si stanno chiedendo che ne sarà della valutazione. La recentissima Nota 279 del ministero recita testualmente che la normativa di riferimento, “al di là dei momenti formalizzati relativi agli scrutini e agli esami di Stato, lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa”. Vuol dire che finora i docenti hanno valutato gli studenti sulla base di criteri basati sulla tradizione e non su norme precise?

“La formulazione è criptica, ma penso sia riferita alla cosiddetta didattica a distanza, cosa diversa dalla strategia educativa di supporto alla comunità scolastica, propria di questa fase emergenziale. Molti si chiedono,nei casi di attivazione della didattica a distanza, secondo parametri e procedure tracciabili, come e se sia possibile codificare assenze e valutazione degli alunni, ai fini della valutazione finale, al pari della lezione tradizionale. Inoltre, la valutazione periodica che è propedeutica a quella finale, realizzata nella didattica a distanza, in questo periodo di emergenza, risponde a principi giuridici e percorsi molto circostanziati nelle fasi di scrutinio e di esame?
Se così fosse, anche la valutazione periodica, con interrogazioni e compiti di verifica, fatta con gli strumenti informatici e a distanza, deve avvalersi della tradizionale esperienza professionale del docente che la quantifica di volta in volta, nella sua dimensione docimologica, come accade nei processi valutativi in presenza”.

Un’altra questione poco dibattuta riguarda la privacy dei docenti, che nelle lezioni online non è poi tutelata al massimo. Chi assicura gli insegnanti che le immagini non siano un giorno manipolate e messe in rete?

“Questa ed altre implicazioni di carattere giuridico investono aspetti  di  privacy anche riferiti agli studenti per la grande mole di dati che possono essere gestiti e profilati da piattaforme anche private, molte volte quelle stesse che detengono il monopolio dell’informazione e che potrebbero acquisire quello della formazione. Un rischio di privatizzazione della scuola ben presente in altre esperienze al mondo che hanno già attivate queste procedure di didattica alternativa che deve  indurre alla prudenza”.

Quali altre gradi questioni si nascondono dietro alla grande emergenza sanitaria e scolastica che abbiamo di fronte?

“Io sono convinto che questa emergenza ponga due questioni. Condanna chi ha fatto tagli a sanità e scuola e chi ha considerato questi elementi come beni da utilizzare con il sistema del mercato e non come valori fondanti di ogni persona libera di questo paese. La libertà non si può barattare con nulla. Sanità e istruzione sono elementi che costituiscono il nuovo umanesimo che ci auguriamo sia scevro da elementi di propaganda e di convenienza politica. Abbiamo bisogno di statisti, non di politici”.

Riflessioni dalla zona rossa

Formazione all’…insicurezza
Riflessioni dalla zona rossa

di Bruno Sozzi

Piacenza, domenica 8 marzo 2020

Dopo le prime anticipazioni di mercoledì 3 (chiusura delle scuole sino al 15 marzo) di primo mattino arriva la certezza che il Corona virus va presa molto sul serio! Dalla rassegna stampa apprendo della conferenza stampa del Capo del Governo e dell’assalto ai treni nella stazione di Milano. La nipote dalla Sardegna mi chiama preoccupata e, nel dialogo, mi conferma l’avvenuto arrivo, nella settimana precedente, di numerosi “continentali” proprietari di seconde case “fuggiti” dal temuto pericolo di contagio. I tanti dibattiti ruotano attorno a termini precisi: informazione,consapevolezza del pericolo e responsabilità verso terzi.

Nel primo pomeriggio nella trasmissione In ½ ora emerge una buona dose di irresponsabilità di tanti giovani “assembrati” dopo le ore 23 in una piazza di Roma; si abbracciano, minimizzano e ironizzano sulle misure di cautela suggerite dalle autorità e, da non credere, affermano pure: se non fossero chiuse le scuole noi non saremmo qui (!?). I due esperti virologhi presenti al dibattito commentano preoccupati e riconfermano il ruolo della responsabilità individuale.

A questo punto la mente di un formatore alla sicurezza (sul lavoro) del personale scolastico e delle “future generazioni” va al primo comma dell’art. 20 del d.lgs, 81/2008 (Obblighi dei lavoratori) sempre presentato e sottolineato come un caposaldo, prima di tutto culturale: Ogni (lavoratore) deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quelle altre persone (presenti sul luogo di lavoro), su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti (dal datore di lavoro).

La funzione dell’«insicurezza»

Nella presentazione dei 4 termini usati spesso impropriamente come sinonimi (pericolo, rischio, incidente, infortunio) ho sempre sottolineato che per poter possedere la sicurezza di comportamento occorre essere anche dubbiosi e insicuri: sicurezza e insicurezza sono strettamente connessi e non vi può essere educazione alla sicurezza che non sia anche educazione all’insicurezza, cioè al dubbio e alla critica. Il dubbio mantiene quel clima di tensione che suscita le energie migliori dell’uomo mettendolo alla prova attraverso il rischio calcolato, per restituirgli poi integro e più ricco il senso di sé, la fiducia e la sicurezza del proprio io. Il dubbio non deve ridursi a paura e timore (con il decadimento del tono vitale, un senso di sfiducia, di povertà interiore); il dubbio e l’insicurezza devono avere una funzione animatrice nel senso di problematizzare l’esperienza umana, per poter operare le scelte giuste che sgombrino il cammino da ciò che ci si oppone e ci insidia.

Sull’argomento ho spesso esemplificato: se vado in bicicletta sulla ciclabile rallento il mio stato di attenzione (mi sento abbastanza sicuro di non incontrare pericoli), diversamente da quando percorro una strada con a destra una fila di auto dalle quali posso attendermi l’apertura disattenta di una portiera (mi sento insicuro).

Aperti una visione d’insieme

Queste considerazioni ci confermano che l’educazione è una questione importante e complessa, risultato di azioni intenzionali, specifiche (età e ambiente) e mirate all’obbiettivo. E’ indispensabile un buon equilibrio tra prudenza e capacità di dominare paure (appresa durante le prove di evacuazione!), oscillando sempre tra sottovalutazione e sopravalutazione del rischio o tra superficialità ed eccesso di cautela; spesso non riusciamo a reagire razionalmente e sbagliamo sia a  non preoccuparci affatto che a preoccuparci troppo. 

E’ comunque indispensabile una corretta e completa formazione/informazione e la visione d’insieme propria dell’uomo pienamente umano. Per questo l’OMS nel suo recente rapporto “A future for the worldd’s chidldren?” ci ricorda le tante attuali sfide: i cambiamenti climatici e gli stili di vita delle nazioni ricche che provocano il degrado ambientale, la malnutrizione diffusa, i conflitti e le migrazioni…E proprio oggi il Papa durante l’Angelus ha ringraziato quanti, in piazza S. Pietro, hanno invitato con un manifesto a non dimenticare quanto accade nella provincia siriana di Idlib.

Per chiarire il concetto riporto nel riquadro una “favola” e la sua “morale” accolta sempre con favorevole sorpresa dai miei discenti.


La meravigliosa storia dell’elefante

Nel tempo antico, in un paese dell’Arabia Felice, regnava il califfo Omar an-Numàn, uomo ricchissimo e benvoluto da tutti per la sua saggezza. Il califfo Omar an-Numàn era di larghe vedute e non si arrestava all’apparenza delle cose. Prima di esprimere un giudizio si sforzava sempre di capire le relazioni e i legami che ci sono tra i fatti, anche se a prima vista questi possono sembrare isolati e diversi. Il califfo perciò veniva rattristato dalla grettezza di spirito dei suoi ministri, che non vedevano più in  là del loro naso. «Va’ in giro per il mio regno -disse un giorno il califfo ad un suo servo fidato- e trova, se ti  riesce, tutti quegli uomini sfortunati che sono ciechi fin dalla nascita, e che non hanno mai sentito parlare degli elefanti». Il servo fedele eseguì l’ ordine e dopo qualche tempo ritornò con alcuni uomini ciechi fin dalla nascita. Essi erano cresciuti in villaggi sperduti tra le montagne; perciò degli elefanti non  avevano mai sentito parlare, e non ne supponevano nemmeno l’ esistenza. Il califfo Omar an-Numàn fece allora preparare un gran ricevimento e invitò a cena tutti i suoi ministri. Alla fine del banchetto il califfo batté le mani e da una grande porta di bronzo entrò nella sala un gigantesco elefante. Subito dopo, da un’ altra porticina, avanzarono i ciechi. «Mi sapreste dire che cos’è un elefante?» chiese Omar an-Numàn tra lo stupore dei convitati. «No. -risposero in coro i ciechi- È la prima volta che sentiamo questa parola». «Ebbene -riprese il califfo -di fronte a voi c’è un elefante. Toccatelo, palpatelo, cercate di comprendere di cosa si tratta. Colui che darà la risposta giusta riceverà cento dinàr d’oro». I ciechi si affollarono attorno all’animale e cominciarono a toccarlo con attenzione, soffermandosi via via a riflettere sulle sensazioni ricevute. Un cieco stava lisciando da cima a fondo la grossa zampa dell’animale; la pelle dura e rugosa gli sembrava pietra, la forma era quella di un lungo cilindro. «L’elefante è una colonna» esclamò soddisfatto, certo di aver guadagnato per primo la ricompensa.  «No! -gridò un secondo cieco -L’elefante è una tromba!» Egli aveva toccato la proboscide e rivolto la sua attenzione solo a questa parte dell’animale.  «Niente affatto. L’elefante è una corda!» disse il cieco che aveva toccato la coda.  «Ma no! L’elefante è un grosso ventaglio» ribatté chi aveva toccato l’orecchio.  «Vi sbagliate tutti; l’elefante è un pallone gonfiato! » urlò il cieco che aveva toccato la pancia. Tra i ciechi regnava il disaccordo perché ognuno aveva la presunzione di conoscere l’intero elefante pur avendone toccato solo una piccola parte Il saggio Omar an-Numàn, soddisfatto , si rivolse allora ai ministri: «Chi non si sforza di avere della realtà una visione più ampia possibile, ma si accontenta degli aspetti separati e parziali senza metterli in relazione tra loro, si comporta come questi poveri ciechi. Egli potrà conoscere a fondo tutte le rughe che ci sono in una zampa dell’elefante, ma l’intero elefante non lo vedrà mai; anzi, non saprà nemmeno che esiste un siffatto animale».    

Scuole e università chiuse nel mondo, 363 milioni di studenti a casa

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Dal 5 marzo tutte le scuole e le università italiane hanno sospeso le lezioni. E, per effetto dell’ultimo Dpcm del governo, non potranno riavviarle prima del 3 aprile. Ma non siamo da soli in questa grande” zona arancione” del contagio. A oggi, infatti, altri 15 paesi hanno preso la stessa decisione. Per un totale di 363 milioni di studenti costretti a casa dalle misure anti-contagio. A dirlo è l’Unesco che monitora quotidianamente la “serrata” delle istituzioni scolastiche e universitarie in giro del mondo. Un numero che potrebbe crescere ancora, considerando che in altri 16 Stati sono già scattate chiusure selettive.

Nove milioni di studenti italiani a casa
La sospensione delle attività didattiche è stata appena prorogata al 3 aprile. Ciò significa che per 9 milioni di studenti delle scuole di organi ordine e grado (e degli atenei) la didattica potrà proseguire solo a distanza. Come ricorda un comunicato del ministero dell’Istruzione, fino a quella data non potranno tenersi riunioni degli organi collegiali né svolgersi viaggi d’istruzione, iniziative di scambio o gemellaggio, visite guidate e uscite didattiche comunque denominate
La stessa “serrata” – ricorda ancora la nota di viale Trastevere – riguarda la frequenza delle attività di formazione superiore, compresi gli atenei e le Afam, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani. Fatta eccezione per le lezioni di medicina e i tirocini delle professioni sanitarie per cui continua a essere richiesta la presenza.

Alt alle lezioni in altri 15 Stati
La fetta di bambini e ragazzi tenuti a casa per l’emergenza Covid 19 cresce di giorno in giorno. Secondo il monitoraggio dell’Unesco (aggiornato al 9 marzo), lo stop alle lezioni riguarda complessivamente 363 milioni di studenti tra scuole e università. Con altri 15 Stati coinvolti oltre l’Italia. A cominciare dai 233 milioni di cinesi, dai 16 milioni di giapponesi e dai 14 milioni di iraniani. Fino ai meno popolosi Kuwait (633mila alunni), Qatar (309mila) e Bahrain (247mila).

Altri 495 milioni di ragazzi a rischio stop
In realtà, la platea di studenti interessati rischia di allargarsi ulteriormente. In altri 16 Paesi – sottolinea ancora l’Unesco – sono state già disposte chiusure selettive di singole scuole o specifiche aree. Per un totale di 495 milioni di ragazzi a rischio stop (più altri 72 milioni universitari). Pensiamo ai singoli istituti di California, Stato di Washington e Oregon, negli Usa, o di Tetbury, Northwich, Middlesbrough e Brixham, nel Regno Unito. Ma anche nella West Bank palestinese e alla zona di Herat in Afghanistan. Fino agli interi dipartimenti francesi dell’Oise e Haut-Rhin.

L’allarme dell’Unesco
In tutti questi casi anche l’organizzazione con sede a Parigi suggerisce di puntare sulle-eearning per accorciare le distanza con i ragazzi e le ragazze costretti a casa. Almeno dove le tecnologie lo consentono. Nella consapevolezza che la chiusura delle istituzioni scolastiche e universitarie rappresenta una misura dagli alti costi sociali ed economici. Capace di aggravare alcune condizioni già di per sé precarie. Pensiamo alla malnutrizione che attanaglia le realtà più povere, dove il pasto a scuola spesso è essenziale per sopravvivere. Ed ecco che il quadro dell’emergenza in atto assume contorni ancora più nitidi.

Mobilità 2020, sindacati chiedono rinvio presentazione domande a dopo il 3 aprile

da Orizzontescuola

di redazione

Mobilità per l’anno scolastico 2020/21 del personale docente, ATA ed educativo: i sindacati FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA hanno condiviso un documento con il quale chiedono al Ministero il rinvio della presentazione delle domande di mobilità.

“Le scriventi Organizzazioni sindacali, considerato il perdurare dell’attuale emergenza epidemiologica, la cui gravità ha indotto il Governo all’applicazione generalizzata in tutta Italia delle misure in origine prescritte a una sola porzione territoriale, ritengono che non sussistano nel modo più assoluto le condizioni per uno svolgimento nei tempi annunciati delle procedure riguardanti la mobilità del personale docente, educativo ed ATA per l’a.s. 2020/2021, in particolare che non sia possibile far partire dal 16 marzo il periodo previsto per la presentazione delle domande.

In una situazione che si è ulteriormente complicata ed aggravata, è assolutamente necessario rispettare rigorosamente le disposizioni governative, limitando al minimo i contatti e gli spostamenti, nell’interesse dell’intera collettività.

Ancorché la presentazione delle domande avvenga con modalità on line, è consuetudine consolidata che le sedi sindacali e gli stessi uffici dell’Amministrazione siano soggetti a una mole non indifferente di richieste di consulenza, normalmente svolta in presenza nelle diverse sedi.

Ciò è del tutto improponibile nella fase attuale, che impone di ridurre drasticamente ogni occasione di contatto diretto e ravvicinato tra le persone. Quanto al rischio di pregiudicare la tempistica dei movimenti rispetto alle esigenze di regolare avvio dell’anno scolastico, vale la pena osservare che più volte, in passato, sono stati possibili differimenti delle scadenze senza alcuna ricaduta negativa sull’attività didattica.

Si chiede pertanto una proroga che ragionevolmente preveda l’avvio delle procedure solo a conclusione del periodo di sospensione delle attività didattiche, il cui termine è oggi fissato al 3 Aprile p.v.. Si confida che le presenti osservazioni e proposte siano tenute nella giusta considerazione.

Si resta a disposizione per un ulteriore approfondimento anche al fine di individuare in maniera condivisa modalità semplificate per la presentazione delle domande.”

Coronavirus, tutte le FAQ ufficiali sulle misure adottate dal Governo

da Orizzontescuola

di redazione

Il Governo pubblica tutte le FAQ sul nuovo Decreto contro il contagio Coronavirus firmato ieri dal Presidente Giuseppe Conte.

ZONE INTERESSATE DAL DECRETO

1 Ci sono differenze all’interno del territorio nazionale?
No, per effetto del dpcm del 9 marzo le regole sono uguali su tutto il territorio nazionale e sono efficaci dalla data del 10 marzo e sino al 3 aprile.

2 Sono ancora previste zone rosse?
No, non sono più previste zone rosse. Le limitazioni che erano previste nel precedente dpcm del 1° marzo (con l’istituzione di specifiche zone rosse) sono cessate. Ormai, con il dpcm del 9 marzo, le regole sono uguali per tutti.

SPOSTAMENTI

1 Cosa si intende per “evitare ogni spostamento delle persone fisiche”? Ci sono dei divieti? Si può uscire per andare al lavoro? Chi è sottoposto alla misura della quarantena, si può spostare?
Si deve evitare di uscire di casa. Si può uscire per andare al lavoro o per ragioni di salute o per altre necessità, quali, per esempio, l’acquisto di beni essenziali. Si deve comunque essere in grado di provarlo, anche mediante autodichiarazione che potrà essere resa su moduli prestampati già in dotazione alle forze di polizia statali e locali. La veridicità delle autodichiarazioni sarà oggetto di controlli successivi e la non veridicità costituisce reato. È comunque consigliato lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi. Senza una valida ragione, è richiesto e necessario restare a casa, per il bene di tutti.
È previsto anche il “divieto assoluto” di uscire da casa per chi è sottoposto a quarantena o risulti positivo al virus.

2 Se abito in un comune e lavoro in un altro, posso fare “avanti e indietro”?
Sì, è uno spostamento giustificato per esigenze lavorative.

3 Ci sono limitazioni negli spostamenti per chi ha sintomi da infezione respiratoria e febbre superiore a 37,5?
In questo caso si raccomanda fortemente di rimanere a casa, contattare il proprio medico e limitare al massimo il contatto con altre persone.

4 Cosa significa “comprovate esigenze lavorative”? I lavoratori autonomi come faranno a dimostrare le “comprovate esigenze lavorative”?
È sempre possibile uscire per andare al lavoro, anche se è consigliato lavorare a distanza, ove possibile, o prendere ferie o congedi. “Comprovate” significa che si deve essere in grado di dimostrare che si sta andando (o tornando) al lavoro, anche tramite l’autodichiarazione vincolante di cui alla FAQ n. 1 o con ogni altro mezzo di prova , la cui non veridicità costituisce reato. In caso di controllo, si dovrà dichiarare la propria necessità lavorativa. Sarà cura poi delle Autorità verificare la veridicità della dichiarazione resa con l’adozione delle conseguenti sanzioni in caso di false dichiarazioni.

5 Come si devono comportare i transfrontalieri?
I transfrontalieri potranno entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa. Gli interessati potranno comprovare il motivo lavorativo dello spostamento con qualsiasi mezzo (vedi faq precedente).

6 Ci saranno posti di blocco per controllare il rispetto della misura?
Ci saranno controlli. In presenza di regole uniformi sull’intero territorio nazionale, non ci saranno posti di blocco fissi per impedire alle persone di muoversi. La Polizia municipale e le forze di polizia, nell’ambito della loro ordinaria attività di controllo del territorio, vigileranno sull’osservanza delle regole.

7 Chi si trova fuori dal proprio domicilio, abitazione o residenza potrà rientrarvi?
Sì, chiunque ha diritto a rientrare presso il proprio domicilio, abitazione o residenza, fermo restando che poi si potrà spostare solo per esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute.

8 È possibile uscire per andare ad acquistare generi alimentari? I generi alimentari saranno sempre disponibili?
Sì, si potrà sempre uscire per acquistare generi alimentari e non c’è alcuna necessità di accaparrarseli ora perché saranno sempre disponibili.

9 È consentito fare attività motoria?
Sì, l’attività motoria all’aperto è consentita purché non in gruppo.

10 Si può uscire per acquistare beni diversi da quelli alimentari?
Si, ma solo in caso di stretta necessità (acquisto di beni necessari, come ad esempio le lampadine che si sono fulminate in casa).

11 Posso andare ad assistere i miei cari anziani non autosufficienti?
Sì, è una condizione di necessità. Ricordate però che gli anziani sono le persone più vulnerabili e quindi cercate di proteggerle dai contatti il più possibile.

TRASPORTI

1 Sono previste limitazioni per il transito delle merci?
No, nessuna limitazione. Tutte le merci (quindi non solo quelle di prima necessità) possono essere trasportate sul territorio nazionale. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può spostarsi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci.

2 I corrieri merci possono circolare?
Sì, possono circolare.

3 Sono un autotrasportatore. Sono previste limitazioni alla mia attività lavorativa?
No, non sono previste limitazioni al transito e all’attività di carico e scarico delle merci.

4 Esistono limitazioni per il trasporto pubblico non di linea?
No. Non esistono limitazioni per il trasporto pubblico non di linea. Il servizio taxi e di ncc non ha alcuna limitazione in quanto l’attività svolta è considerata esigenza lavorativa.

UFFICI E DIPENDENTI PUBBLICI

1 Gli uffici pubblici rimangono aperti?
Sì, su tutto il territorio nazionale. L’attività amministrativa è svolta regolarmente. In ogni caso quasi tutti i servizi sono fruibili on line. E’ prevista comunque la sospensione delle attività didattiche e formative in presenza di scuole, nidi, musei, biblioteche.

2 Il decreto dispone per addetti, utenti e visitatori degli uffici delle pubbliche amministrazioni, sull’intero territorio nazionale, la messa a disposizione di soluzioni disinfettanti per l’igiene delle mani. Nel caso di difficoltà di approvvigionamento di tali soluzioni e conseguente loro indisponibilità temporanea, gli uffici devono rimanere comunque aperti?
Gli uffici devono rimanere comunque aperti. La presenza di soluzioni disinfettanti è una misura di ulteriore precauzione ma la loro temporanea indisponibilità non giustifica la chiusura dell’ufficio, ponendo in atto tutte le misure necessarie per reperirle.

3 Il dipendente pubblico che ha sintomi febbrili è in regime di malattia ordinaria o ricade nel disposto del decreto-legge per cui non vengono decurtati i giorni di malattia?
Rientra nel regime di malattia ordinaria. Qualora fosse successivamente accertato che si tratta di un soggetto che rientra nella misura della quarantena o infetto da COVID-19, non si applicherebbe la decurtazione.

4 Sono un dipendente pubblico e vorrei lavorare in smart working. Che strumenti ho?
Le nuove misure incentivano il ricorso allo smart working, semplificandone l’accesso. Compete al datore di lavoro individuare le modalità organizzative che consentano di riconoscere lo smart working al maggior numero possibile di dipendenti. Il dipendente potrà presentare un’istanza che sarà accolta sulla base delle modalità organizzative previste.

PUBBLICI ESERCIZI

1 Bar e ristoranti possono aprire regolarmente?
È consentita l’attività di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo a carico del gestore di predisporre le condizioni per garantire la possibilità del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione.

2 Si potranno comunque effettuare consegne a domicilio di cibi e bevande?
Il limite orario dalle 6.00 alle 18.00 è riferito solo all’apertura al pubblico. L’attività può comunque proseguire negli orari di chiusura al pubblico mediante consegne a domicilio. Sarà cura di chi organizza l’attività di consegna a domicilio – lo stesso esercente ovvero una cosiddetta piattaforma – evitare che il momento della consegna preveda contatti personali.

3 Sono gestore di un pub. Posso continuare ad esercitare la mia attività?
Il divieto previsto dal DPCM riguarda lo svolgimento nei pub di ogni attività diversa dalla somministrazione di cibi e bevande. È possibile quindi continuare a somministrare cibo e bevande nei pub, sospendendo attività ludiche ed eventi aggregativi (come per esempio la musica dal vivo, proiezioni su schermi o altro), nel rispetto delle limitazioni orarie già previste per le attività di bar e ristoranti (dalle 6.00 alle 18.00) e, comunque, con l’obbligo di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.

4 Cosa è previsto per teatri, cinema, musei, archivi, biblioteche e altri luoghi della cultura?
Ne è prevista la chiusura al pubblico su tutto il territorio nazionale.

SCUOLA

1 Cosa prevede il decreto per le scuole?
Nel periodo sino al 3 aprile 2020, è sospesa la frequenza delle scuole di ogni ordine e grado. Resta la possibilità di svolgimento di attività didattiche a distanza, tenendo conto, in particolare, delle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.

UNIVERSITÀ

1 Cosa prevede il decreto per le università?
Nel periodo sino al 3 aprile 2020, è sospesa la frequenza delle attività di formazione superiore, comprese le università e le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani. Resta la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza, tenendo conto, in particolare, delle specifiche esigenze degli studenti con disabilità. Non è sospesa l’attività di ricerca.

2 Si possono tenere le sessioni d’esame e le sedute di laurea?
Sì, potranno essere svolti ricorrendo in via prioritaria alle modalità a distanza o comunque adottando le precauzioni di natura igienico sanitaria ed organizzative indicate dal dpcm del 4 marzo; nel caso di esami e sedute di laurea a distanza, dovranno comunque essere assicurate le misure necessarie a garantire la prescritta pubblicità.

3 Si possono tenere il ricevimento degli studenti e le altre attività?
Sì. Corsi di dottorato, ricevimento studenti, test di immatricolazione, partecipazione a laboratori, etc., potranno essere erogati nel rispetto delle misure precauzionali igienico sanitarie, ricorrendo in via prioritaria alle modalità a distanza. Anche in questo caso particolare attenzione dovrà essere data agli studenti con disabilità.

4 Cosa si prevede per i corsi per le specializzazioni mediche?
Dalla sospensione sono esclusi i corsi post universitari connessi con l’esercizio delle professioni sanitarie, inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, e le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie e medica. Non è sospesa l’attività di ricerca.

5 Cosa succede a chi è in Erasmus?
Per quanto riguarda i progetti Erasmus+, occorre riferirsi alle indicazioni delle competenti Istituzioni europee, assicurando, comunque, ai partecipanti ogni informazione utile.

CERIMONIE ED EVENTI

1 Cosa prevede il decreto su cerimonie, eventi e spettacoli?
Su tutto il territorio nazionale sono sospese tutte le manifestazioni organizzate nonché gli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo, religioso e fieristico, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico (quali, a titolo d’esempio, cinema, teatri, pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati).

2 Si può andare in chiesa o negli altri luoghi di culto? Si possono celebrare messe o altri riti religiosi?
Fino al 3 aprile sono sospese su tutto il territorio nazionale tutte le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali. Pertanto è sospesa anche la celebrazione della messa e degli altri riti religiosi, come la preghiera del venerdì mattina per la religione islamica.
Sono consentiti l’apertura e l’accesso ai luoghi di culto, purché si evitino assembramenti e si assicuri la distanza tra i frequentatori non inferiore a un metro.

TURISMO

1 Cosa prevede il decreto per gli spostamenti per turismo?
Sull’intero territorio nazionale gli spostamenti per motivi di turismo sono assolutamente da evitare. I turisti italiani e stranieri che già si trovano in vacanza debbono limitare gli spostamenti a quelli necessari per rientrare nei propri luoghi di residenza, abitazione o domicilio.
Poiché gli aeroporti e le stazioni ferroviarie rimangono aperti, i turisti potranno recarvisi per prendere l’aereo o il treno e fare rientro nelle proprie case. Si raccomanda di verificare lo stato dei voli e dei mezzi di trasporto pubblico nei siti delle compagnie di trasporto terrestre, marittimo e aereo.

2 Come trova applicazione la limitazione relativa alle attività di somministrazione e bar, alle strutture turistico ricettive?
Le strutture ricettive possono svolgere attività di somministrazione e bar anche nella fascia oraria dalle ore 18 alle ore 6, esclusivamente in favore dei propri clienti e nel rispetto di tutte le precauzioni di sicurezza di cui al dpcm dell’8 marzo.

3 Come si deve comportare la struttura turistico ricettiva rispetto ad un cliente? Deve verificare le ragioni del suo viaggio?
Non compete alla struttura turistico ricettiva la verifica della sussistenza dei presupposti che consentono lo spostamento delle persone fisiche.

AGRICOLTURA

1 Sono previste limitazioni per il trasporto di animali vivi, alimenti per animali e di prodotti agroalimentari e della pesca?
No, non sono previste limitazioni.

2 Se sono un imprenditore agricolo, un lavoratore agricolo, anche stagionale, sono previste limitazioni alla mia attività lavorativa?
No, non sono previste limitazioni.

Concorso dirigenti scolastici, rinviata l’udienza del Consiglio di Stato

da La Tecnica della Scuola

L’emergenza coronavirus ferma anche la Giustizia e niente verdetto del Consiglio di Stato per il concorso dirigenti scolastici.

Approvato il 7 marzo scorso il decreto-legge n.11/2020 recante “misure straordinarie ed urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica da covid-19 e contenere gli effetti negativi sullo svolgimento dell’attività giudiziaria”.

Per il settore giudiziario, come chiarito nel comunicato del Ministero della Giustizia dell’8 marzo, il decreto prevede un «periodo cuscinetto», che va da lunedì 9 marzo a domenica 22 marzo 2020, durante il quale – salve specifiche eccezioni – le udienze dei procedimenti civili, penali e amministrativi pendenti presso tutti gli uffici giudiziari d’Italia sono rinviate d’ufficio a data successiva al 22 marzo 2020 e dunque non saranno tenute.

In applicazione delle predette disposizioni d’urgenza, i vertici dei vari uffici giudiziari, Tribunale, Corte d’Appello, Corte di Cassazione, Tar, Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Commissione Tributaria, hanno diramato specifiche disposizioni che prevedono il rinvio di tutte le udienze, fatte salve quelle relative alle materie espressamente indicate nel decreto legge 11/2020.

Così come verranno rinviate tutte le udienze innanzi alla magistratura del lavoro (fatti salvi i procedimenti d’urgenza) che interessano il personale scolastico, stessa sorte è prevista per tutti i procedimenti pendenti innanzi ai Tribunali amministrativi regionali ed al Consiglio di Stato.

In particolare, come da comunicato del Presidente della VI sezione del Consiglio di Stato, sarà rinviata anche la tanto attesa udienza pubblica che avrebbe dovuto tenersi il 12 marzo in merito al concorso dirigenti scolastici; udienza che, inevitabilmente, dovrà essere ricalendarizzata in data successiva.

Dovranno attendere quindi sia i vincitori del concorso che i ricorrenti, per capire quali potranno essere le sorti del concorso per dirigente scolastico, annullato dal Tar Lazio lo scorso 2 luglio.

Scuole chiuse, le regole (e i moduli) per il lavoro agile degli ATA

da La Tecnica della Scuola

La possibilità per il personale ATA di svolgere la propria prestazione di lavoro attraverso il lavoro agile è prevista, anzi auspicata, dai recenti provvedimenti in materia di contenimento della diffusione del coronavirus covid 19.
La richiesta può essere avanzata dal personale interessato al dirigente scolastico il quale, trattandosi di una concessione, può concedere l’autorizzazione.
Abbiamo predisposto due modelli, che naturalmente rappresentano una bozza, una sorta di guida per chi intende effettuare tale richiesta e per i Dirigenti Scolastici che provvedono alla relativa autorizzazione.
Chiariamo che si tratta di una guida e pertanto i modelli vanno adattati ai casi concreti, sia dal punto di vista dei contenuti ed eventualmente integrando con ulteriore normativa a sostegno, che sarà cura degli interessati valutare e o concordare.

I moduli proposti dalla nostra redazione, da scaricare, stampare e compilare

Lavoro Agile Modulo di richiesta
Lavoro Agile – Modulo di autorizzazione