Didattica a distanza e studenti diversamente abili: rischio solitudine

OrizzonteScuola.it del 14.03.2020

Didattica a distanza e studenti diversamente abili: rischio solitudine

Esempio di intervento con “tavola delle emozioni”.

Chiara allieva della terza di un Istituto Commerciale riapre il dialogo utilizzando la ”tavola delle emozioni”. Il senso di pesantezza e di blocco che in questi giorni grava su tutti noi si stende come una nuvola nera che a tratti rende le giornate oscure.
Le scuole stanno avviando una serie di iniziative lodevoli e certo utili dal punto di vista della didattica a distanza: entrando in internet con le adeguate regole si riesce ad accedere a una serie di contenuti che piano piano – con il lento passare dei giorni di questa nostra quarantena – ci permettono di seguire il filo logico del quotidiano lavoro scolastico.
Infatti piano piano ci stiamo adeguando e ci sembra sempre meno strano che il pc ci porti l’immagine del docente e una nuova lezione.
La mia attenzione oggi si rivolge a Chiara un’allieva dva di un Istituto Tecnico Commerciale che segue il terzo anno con una programmazione ad obiettivi differenziati.
Le sue difficoltà sono sottolineate dalla situazione attuale anche se l’équipe degli insegnanti di sostegno le ha inviato dei semplici esercizi da svolgere.
Ma Chiara non reagiva, non rispondeva, si negava.
Il suo essere spesso depressa la ha portata in questi giorni a un comportamento di totale ritiro dal mondo.
Non voleva nessun contatto con l’esterno.
E accettava pochi contatti anche con la famiglia: spesso non mangiava a tavola e restava chiusa l’intera giornata nella sua camera guardando il soffitto.
A quel punto ho pensato che fosse il momento di fare un tentativo in più telefonando alla madre.
Persona impegnatissima abitualmente, la madre di Chiara è una delle poche che ancora adesso possono lavorare fuori casa.
Nonostante sia dedita al lavoro con la consueta determinazione, vista la grave situazione della figlia la madre di Chiara ha accettato di dedicarmi un po’ di attenzione.
In questo modo le ho spiegato che era importante che lei stampasse una semplice “tavola dei pensieri” che ho scritto per Chiara.
Le ho poi chiesto di consegnarla alla figlia scrivendole l’indirizzo email della scuola – come se fosse un’informazione in più – forse inutile – che le volevo ricordare.
Ecco la “tavola dei pensieri” di Chiara:
Come vedete è molto semplice: è solo un piccolo spazio in cui si possono scrivere emozioni, attività e sogni.
Niente di didattico né di psicologico: è solo un abbozzo di pensieri per continuare a parlare, per riuscire a mantenere aperto tra noi il dialogo che avevamo con tanta fatica instaurato nel corso degli ultimi mesi di scuola.
Infatti io lavoro nella classe di Chiara dal settembre scorso perciò la mia conoscenza con lei è giovane ma abbiamo capito che possiamo fidarci e parlare qualche momento prima di guardare i contenuti veri e propri della lezione.
La mattina successiva mi arriva da Chiara una email: la ho aperta senza entusiasmo perché pensavo che fosse la madre che mi aggiornava sulla situazione.
Invece eccola: la mia allieva ha scritto.
Mi ha mandato una email ordinatissima – come poche ragazzi sanno fare.
Anzi, Chiara ha ricreato la “tavola dei pensieri” scrivendo solo poche informazioni per le giornate di martedì e mercoledì e mettendo alla fine una nota: “non so se le scriverò i miei pensieri per sabato e domenica perché sarò in vacanza”.
Ecco il suo solito tono attento e rigoroso e la sua continua ricerca di chiarezza.
Mi sono sentita sollevata e felice per avere rimosso la cappa di chiusura della mia allieva e le ho mandato un esercizio sull’utilizzo dell’euro sperando di trovare ancora attenzione e disponibilità.
Invece non ho avuto più nessuna risposta per quanto riguarda l’esercizio.
Il giorno successivo invece Chiara mi ha mandato l’aggiornamento della “tavola dei pensieri” con una nota: “dove posso scrivere le mie domande? Quando finirà la quarantena?”
Le ho scritto inserendo nella “tavola dei pensieri” una nuova riga per le domande e le ho risposto che nessuno adesso è in grado di sapere quando finirà la quarantena, ma che proprio per questo dobbiamo lavorare con il pc.
La madre di Chiara mi ha telefonato nuovamente sempre più preoccupata per l’assenza e la chiusura della figlia che rifiuta costantemente di uscire dalla camera.
E’ rimasta molto colpita quando le ho raccontato che Chiara aveva risposto alla mia “tavola dei pensieri”.
Questa piccola tavola ha funzionato per riaprire la comunicazione con Chiara: quasi ogni giorno me la rimanda aggiornata e completata con le sue esperienze e le sue emozioni: questo si chiama dialogo – nonostante le gravi difficoltà dei nostri giorni.

di Alessandra Poggi

Emergenza Covid-19, richiesta di misure specifiche urgenti

Prot. 29-unit.

On. Lucia Azzolina
Ministra dell’Istruzione

Oggetto: Emergenza Covid-19, richiesta di misure specifiche urgenti

Le misure varate a più riprese negli ultimi giorni indicano sempre più esplicitamente che l’adozione di forme di smart working debba intendersi come modalità ordinaria, al fine di limitare la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia indispensabile e inderogabile per lo svolgimento delle attività, nel caso delle Istituzioni scolastiche quelle che le stesse sono tenute a garantire in forma minima essenziale.

Poiché dunque, nella presente situazione, è il lavoro in presenza ad assumere carattere di straordinarietà, chiediamo che siano impartite urgentemente chiare indicazioni in tal senso alle istituzioni scolastiche, in particolare prevedendo:

  • Interruzione del lavoro in tutte le situazioni nelle quali non risulti possibile l’osservanza delle disposizioni riguardanti il distanziamento fra le persone, né la messa a disposizione di materiali e strumenti idonei alla prevenzione del contagio; è infatti evidente, in tal caso, il venir meno delle condizioni di sicurezza che vanno invece assolutamente garantite
  • Chiusura di tutti i plessi non sedi di segreteria
  • Svolgimento generalizzato del lavoro agile esteso a tutte le figure professionali
  • Lavoro in presenza unicamente per far fronte alle limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (convitti, aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione).
  • Moratoria di tutte le scadenze imminenti

Alla luce delle disposizioni contenute nel DPCM 11 marzo 2020, si chiede alla S.V. di attivarsi affinché siano assunte, a livello ministeriale e/o di Governo, disposizioni che escludano in questa fase di emergenza nelle scuole prestazioni lavorative in presenza, ove le stesse non abbiano carattere di assoluta inderogabilità, prevedendo, al fine di ridurre al minimo il pericolo di contagi, la chiusura degli edifici scolastici in analogia a quanto potrebbe essere a breve previsto per analoghe situazioni che dovessero riguardare anche altre tipologie di attività produttive.

COVID-19: come si rovescia un sistema

COVID-19: come si rovescia un sistema

di Ariella Bertossi

“C’era una volta una scuola con tanti bambini dove ogni giorno si insegnavano e raccontavano tutte le meraviglie del mondo…
Poi arrivarono i sussidi didattici, le lavagne interattive, i computer, internet, la didattica digitale, le flipped classroom, le piattaforme interattive, le banche dati e tutto il mondo on line e gli insegnanti, che facevano il mestiere più bello del mondo, si trasformarono in tanti piccoli videoterminali”.

Potrebbe essere l’inizio di una favola del futuro, ma per fortuna così ancora non è.

La rapida evoluzione del COVID-19, culminato in pandemia, ha scosso profondamente il nostro mondo e in pochi giorni anche il complesso meccanismo che regola l’istruzione nel nostro paese. La crescita esponenziale del contagio non va d’accordo con la lentezza dei sistemi, tanto più se si parla di sistema scolastico italiano, dove ogni sperimentazione ed innovazione, qualora non bloccata sindacalmente ancor prima della sua nascita, necessita di tempi molto lunghi. Dopo i primi percorsi di alfabetizzazione digitale e incrementati anche dall’introduzione massiva del registro elettronico e della segreteria digitale, i docenti negli ultimi dieci anni sono stati bombardati di iniziative a carattere tecnologico, con proposte a partire dall’infanzia. Parlare di coding, pensiero computazionale, digital story-telling, e-book, fumetti e bacheche digitali non dovrebbe essere più un mistero per un docente che vuole essere al passo con i tempi. Non si tratta di affermare la vittoria di una didattica nuova rispetto a quella tradizionale, ma di convenire che la rete e il digitale in genere consentono un livello di interazione e di interattività che una lezione meramente espositiva non offre. Certamente avere una LIM o un monitor in classe non significa fare innovazione, se il video è solo sostituzione di una lezione espositiva, ma si può affermare che le tecnologie sono le uniche strategie didattiche veramente inclusive in quanto possiedono tutti gli strumenti compensativi e dispensativi che agevolano il lavoro di ciascuno, non solo dei BES. Consentono inoltre di recuperare i contenuti quando gli studenti sono assenti, mantengono il contatto con gli alunni ricoverati in ospedale o a casa per patologie varie. Sono democratiche perché, data una rete, aiutano tutti nella partecipazione. Si affiancano al ruolo essenziale del docente, non più detentore del sapere, ma come colui che lo organizza, lo struttura e lo rende assimilabile. La sua funzione è determinante e le tecnologie un supporto al suo servizio. 

Molti docenti, in genere i più conservatori, sono stati tuttavia spesso riluttanti ad accogliere le tecnologie in classe. Alcuni si sono opposti fieramente al digitale vuoi per pigrizia, vuoi per reale difficoltà dimostrata anche dalla ritrosia nell’uso del registro digitale, che invece ha notevolmente agevolato le operazioni burocratiche, soprattutto durante gli scrutini. In effetti non è semplice cimentarsi con questi strumenti, che per noi spesso sono tutt’altro che intuitivi e per i quali c’è bisogno di assistenza costante soprattutto all’inizio. Pensiamo a tutte le volte in cui abbiamo cambiato un cellulare o un PC negli ultimi anni: le difficoltà nella comprensione dell’uso c’è stata, magari risolta con un click se in mano ai nostri figli. Ultimamente ho comprato un forno nuovo e ho pensato che se l’avesse comprato mia mamma, che pur cucina bene, a mala pena avrebbe saputo accenderlo. Il digitale ormai è intorno e dentro di noi e dobbiamo farcene una ragione. Invece non è scontato nella scuola, creando in alcuni casi scuole a più livelli e diversi livelli di stili di insegnamento, dal docente più smart a quello che invece va avanti a fotocopie (con buona pace della tendenza Green). Gli studenti devono adeguarsi a quanto ogni insegnante propone, nonostante ce ne siano molti ormai che si avvalgono di supporti digitali grazie ai quali parte del lavoro può essere agevolato. Anche nel primo ciclo ci sono tantissime possibilità e stimoli da questo punto di vista, ma certamente è bene che soprattutto i piccoli consolidino le abilità di base che non necessariamente hanno a che fare con il digitale. È possibile aderire a piattaforme che consentono di iscrivere gli studenti a classi virtuali, offrendo non solo la possibilità di interagire con modalità simili a Facebook (bacheca per commenti, invio di materiali, foto, chat ecc.), ma anche e soprattutto di inviare e ricevere materiali di lavoro, verifiche on line e altri compiti che i ragazzi possono svolgere in classe e a casa. I sistemi consentono di reperire contenuti video, audio, accesso a quotidiani di tutto il mondo per svolgere delle lezioni in classe in modo molto più coinvolgente della lezione frontale e soprattutto, forse, più in linea con le modalità di approccio dei nostri studenti, che per la loro natura sono più avvezzi alle modalità digitali rispetto a quelle cartacee e frontali.  

Da tempo dunque i docenti si misurano con le tecnologie e, anche a seguito della con il Piano Nazionale della Scuola Digitale, L. 107/2015 si è dato un grande slancio moltiplicando le proposte di didattica digitale. Tutti i docenti hanno a disposizione un buono acquisto annuo per poter dotarsi di attrezzature informatiche e aderire a corsi di aggiornamento per adeguarsi alle novità che la professionalità docente, sempre più complessa, continuamente pone.

Poiché tuttavia da alcuni l’aggiornamento non è considerato un dovere, l’adesione a tutte le proposte è stata subordinata alla propria professionalità e al singolo desiderio, quindi non generalizzata. Nella scuola si viaggia a più velocità, esercitando la pazienza da parte dei nostri studenti che, come sempre, si adeguano a quanto viene loro proposto. Su che basi poi però tutti i docenti debbano certificare la competenza digitale dei propri studenti non sempre si sa…

In questa situazione di estrema variabilità succede però che ad un tratto arriva un virus che si espande con una velocità e pericolosità tale da causare la sospensione prolungata delle attività didattiche. Dopo l’euforia dei primi giorni, durante i quali nessuno si è particolarmente preoccupato pensando che la situazione si risolvesse in tempi brevi, ora lo scenario è cambiato, creando la necessità di dover agire per sopperire a quanto gli alunni stavano perdendo con la mancata frequenza scolastica. Da un timido inizio con l’invio di materiali via mail o tramite registro elettronico, la forza della didattica digitale si è riversata nell’ordinario come un fiume in piena, facendo nuotare con stile i fautori dell’innovazione e ad annaspare chi invece di digitale proprio non ne ha voluto sapere. Nel giro di poche settimane, a guardarla dal di fuori, la scuola sembra totalmente stravolta: aule vuote, docenti a registrare videoconferenze, materiali digitalizzati, connessioni potenziate, tecnici costantemente impegnati in supporto e tanto, tanto mutuo insegnamento. È stata la più grande formazione sul campo mai vista, che ha stanato i più “conservatori” costringendoli a produrre digitale, fosse anche una foto, ma digitale. Il trionfo dei docenti più giovani, contro i “dinosauri” che sicuramente possiedono competenze disciplinari e professionali maggiori, ma che dal punto di vista strumentale si sono affidati anima e cuore al collega appena arrivato, ma competente. Sì competente, perché di fatto in questa situazione è stata la competenza digitale a salvare da un annegamento certo. Ed è questa stessa competenza che è posseduta maggiormente dagli studenti che dai docenti: sono spesso loro a poter guidare i docenti che iniziano, sanno come risolvere i problemi e dove andare a cercare i tasti giusti. Docenti e studenti ritrovano un terreno comune, sul quale forse è il docente a sentirsi meno sicuro, ma che invece fa sentire a suo agio il nativo digitale. Quando tutto sarà finito, l’emergenza da COVID -19 ci avrà lasciato delle grandi opportunità, un nuovo modo di fare scuola, il conoscersi dal divano di casa, nei nostri affetti e nei nostri gusci, magari con il cane vicino, nella nostra dimensione umana oltre che professionale. E i docenti? Quelli che stanno facendo scuola a distanza sono elettrici, galvanizzati, presi in un vortice totalizzante, novelli “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Si sentono utili, contenti, certamente anche molto stanchi perché il lavoro di preparazione è intenso e totalizzante: sanno di aver creato un ponte che senza questa opportunità ci avrebbe messo più tempo ad attivarsi. Le video lezioni di gruppo poi sono state spesso uno spasso, un clima da gita scolastica, ma molto proficuo. Insomma direi un successo: speriamo che tutto non sparisca insieme al morbo!

Ogni istituto ha organizzato e messo in piedi quanto possibile per raggiungere i propri studenti, dai bambini della scuola primaria fino alle sezioni dei corsi serali. Improvvisamente la domanda “cos’hai fatto a scuola”, posta ogni giorno dai genitori e alla quale spesso si sente rispondere un “niente” diventa inutile: un genitore ha ora il polso di quanto accade a casa, può seguire concretamente cosa il figlio fa e soprattutto che cosa il docente propone. Stiamo assistendo al rovesciamento di un sistema: il docente con la funzione di controllo sugli studenti diventa controllato da chi, preoccupato per il protrarsi della mancata frequenza, comincia ad essere insofferente e si informa, chiede, sollecita, propone, confronta, giudica, valuta. In questa situazione i docenti dimostrano tuttavia molta disponibilità e collaborazione. In un’organizzazione che non ha mai contemplato il lavoro di docenza da casa, senza strumenti, senza formazione e senza organizzazione alcuna, i docenti hanno messo in campo le loro risorse, ognuno come ha potuto, considerando la propria funzione e la contingenza di un momento che vede nella scuola e nell’istruzione forse l’unica parvenza di normalità dove nulla è più normale. 

Cosa avremmo fatto senza questa opportunità? Come avremmo sopperito senza la rete ad un periodo di chiusura così lungo e del quale non vediamo ancora la fine?

Ma intanto a scuola ancora non si torna, costringendoci a compiere ulteriori passi: le attività proposte in modo autonomo e indisciplinato vanno organizzate, definite e chiarite. Quanti sono gli studenti raggiunti? Con che modalità? C’è uniformità di proposte? E come valutiamo? Questi tutti i dubbi e i quesiti che, un passo alla volta ci troviamo ad affrontare ed emerge, con nuova insistenza, il problema maggiore di tutti i docenti: la valutazione. Anche in questa situazione, dove valutare è un’incognita perché dall’altra parte dello schermo ci potrebbe essere chiunque, la valutazione tenta di riprendersi il podio tra le attività del docente. Anche nell’emergenza, quando l’accento dovrebbe essere posto sull’essenziale e cioè sul dare degli strumenti di apprendimento, la valutazione arrovella e strugge (tutto sommato comprensibilmente) le menti dei poveri docenti. È certamente importante dare valore a quanto i ragazzi producono e fanno, dare un feed-back, sollecitare, spronare, ma in questi frangenti una valutazione non può essere che positiva, perché se in classe a volte i ragazzi dormono, ma ci sono, on line basta un click e non ci sono più. Qual è dunque il fine di averli connessi con il mondo della scuola? Il voto? La burocrazia uccide l’umanità ed è in situazioni come queste che c’è bisogno di far sentire la vicinanza, più che usare una didattica a distanza, come ha ben detto la dott.ssa Giovanna Boda del MIUR.

In questi giorni molti hanno capito che forse non è la mail il canale comunicativo da preferire, che ci sono strumenti ed un mondo enorme a disposizione e soprattutto che c’è bisogno di formazione perché dal digitale non si torna indietro, perché la abilità e le competenze da coltivare sono altre e sono ormai evidenti, perché la didattica deve fare i conti con ambienti che, anche se non sono i nostri, questi ormai sono.

Se entrando in classe finora molti cellulari andavano depositati in un cassetto, forse ora andranno rivisti come risorsa e strumento e magari, non considerandoli più banditi, ma mezzo di studio, gli studenti li sostituiranno con qualche libro letto di nascosto, sotto il banco, come facevamo noi con le poesie decadenti.

Auspico pertanto che questa terribile esperienza, che stavolta è toccata a noi, non passi invano, ma ci arricchisca di esperienze preziose e upgrades notevoli.

Un ultimo pensiero vorrei mandarlo a noi dirigenti, che in questa situazione siamo stati in prima linea districandoci tra i non detti dei proclami e le interpretazioni dei DPCM susseguenti: se da un lato abbiamo sperimentato uguali forme di comunicazione a distanza, ci siamo sentiti molto più uniti, ma ancora una volta, purtroppo, sempre più soli.

Coronavirus, didattica a distanza: Dirigente Scolastico può “controllare” operato insegnanti?

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus: l’attivazione della didattica a distanza è uno degli argomenti più complessi e controversi che ha interessato gli insegnanti, studenti e famiglie fin dal primo diffondersi del contagio.

Bisogna innanzitutto ricordare che mentre all’inizio di questa emergenza l’attivazione della didattica a distanza era una possibilità, essa è diventata la “modalità scuola” a partire dal DPCM 4 marzo 2020.

L’articolo 1, comma 1, punto g) stabilisce infatti

i dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità.  

La nuova misura dunque:

  • non prevede più il coinvolgimento degli organi collegiali;
  • non prevede più la facoltà ma l’obbligo per i dirigenti di attivare la didattica a distanza.

In definitiva, i dirigenti attivano modalità di didattica a distanza, avendo riguardo alle esigenze degli studenti con disabilità, e non hanno l’obbligo di sentire gli organi collegiali.

Dunque gli insegnanti sono in servizio a lezioni didattiche sospese in presenza e attivano la didattica a distanza.

Orari e modalità della didattica a distanza

L’ultima nota del Ministero in relazione alla didattica a distanza consiglia  di evitare, soprattutto nella scuola primaria, la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni, ma di accompagnarla da una qualche forma di azione didattica o anche semplicemente di contatto a distanza.

Inoltre – scrive il Ministero –  va esercitata una necessaria attività di programmazione, al fine di evitare sovrapposizioni tra l’erogazione a distanza, nella forma delle “classi virtuali”, tra le diverse discipline e d evitare sovrapposizioni.

Il Ministero ricorda, soprattutto per i bambini della scuola di infanzia, come il periodo sia particolarmente difficile perché viene a mancare la dimensione di relazione e il gruppo classe. Di conseguenza anche le più semplici forme di contatto sono da raccomandare vivamente.

Di questo ha parlato anche il Ministro Azzolina nel messaggio Azzolina a piccoli alunni: leggete favole o ascoltatele dalla maestra

messaggio prontamente accolto da tante maestre Coronavirus, didattica a distanza: la maestra ogni sera invia su WhatsApp un video per gli alunni

Quindi, per quanto riguarda gli orari – a meno che non siano stati concordati a livello di scuola, soprattutto per primaria e secondaria di I grado – il docente non è tenuto al rispetto del normale orario di lavoro settimanale.

Anche perché in molti casi il suo rispetto diventa impossibile, si pensi infatti agli insegnanti che in questo periodo si dedicano anche alla cura dei figli. Didattica a distanza, non è “roba” per docenti-mamme! Lettera

D’altronde nulla è stato detto dal Ministero circa un ipotetico orario di lavoro, ben consapevole che l’utilizzo di questa modalità di insegnamento sta coinvolgendo gli insegnanti – tra formazione, aggiornamento, preparazione di materiale, videolezioni – spesso anche ben oltre il numero di ore canoniche svolte in classe.

“Controllo” del lavoro degli insegnanti

Il Dirigente Scolastico può chiedere conto di quanto svolto in questo periodo?

Il termine “controllo” utilizzato da alcuni docenti, nel segnalare le richieste dei Dirigenti Scolastici, in effetti non è corretto.

Più di controllo possiamo parlare di monitoraggio.

Lo stesso Ministero provvederà a monitorare le iniziative scuole per attivare ulteriori misure, se necessarie Coronavirus, didattica a distanza: Ministero monitorerà iniziative scuole e attiverà ulteriori misure, se necessarie

E’ indubbio che il docente che ha imparato oggi ad usare una tecnologia per attuare la didattica a distanza possibilmente farà di meno rispetto a chi già da tempo ha affiancato alla didattica tradizionali altri strumenti.  Ma questo non inficia la professionalità del docente stesso.

Solo dall’11 marzo inoltre il Ministero ha ampliato l’acquisto di hardware per la didattica a distanza  con webcam e microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili. E si consideri che sono esclusi i docenti precari. Le FAQ 

Proprio di questo hanno parlato i sindacati della Calabria che stigmatizzano l’operato di quei Dirigenti Scolastici che

“impongono il rispetto dell’orario di lavoro al personale docente attraverso la richiesta di firma sul registro elettronico e altre modalità imposte di rendicontazione delle attività svolte durante le lezioni di “didattica a distanza”, che non sono assolutamente previste dal Contratto Scuola vigente e in molti casi vanno a ledere la “libertà di insegnamento”.

Quindi no orario di servizio, no controllo, no intento punitivo, al massimo monitoraggio delle modalità di didattica attuata dall’insegnante, qualora questa sia stata lasciata alla singola iniziativa del docente.

Coronavirus: sindacati chiedono di chiudere le scuole, presenza solo per poche limitate attività

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus: i sindacati intervengono anche oggi per sollecitare il Ministero ad  adottare misure di tutela per il personale che continua a lavorare nelle scuole.

comunicato unitario –  Le misure varate a più riprese negli ultimi giorni indicano sempre più esplicitamente che l’adozione di forme di smart working debba intendersi come modalità ordinaria, al fine di limitare la presenza del personale negli uffici ai soli casi in cui la presenza fisica sia indispensabile e inderogabile per lo svolgimento delle attività, nel caso delle Istituzioni scolastiche quelle che le stesse sono tenute a garantire in forma minima essenziale. Poiché dunque, nella presente situazione, è il lavoro in presenza ad assumere carattere di straordinarietà, chiediamo che siano impartite urgentemente chiare indicazioni in tal senso alle istituzioni scolastiche, in particolare prevedendo:

– Interruzione del lavoro in tutte le situazioni nelle quali non risulti possibile l’osservanza delle disposizioni riguardanti il distanziamento fra le persone, né la messa a disposizione di materiali e strumenti idonei alla prevenzione del contagio; è infatti evidente, in tal caso, il venir meno delle condizioni di sicurezza che vanno invece assolutamente garantite

– Chiusura di tutti i plessi non sedi di segreteria

– Svolgimento generalizzato del lavoro agile esteso a tutte le figure professionali

– Lavoro in presenza unicamente per far fronte alle limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (convitti, aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione).

– Moratoria di tutte le scadenze imminenti

Alla luce delle disposizioni contenute nel DPCM 11 marzo 2020, si chiede alla S.V. di attivarsi affinché siano assunte, a livello ministeriale e/o di Governo, disposizioni che escludano in questa fase di emergenza nelle scuole prestazioni lavorative in presenza, ove le stesse non abbiano carattere di assoluta inderogabilità, prevedendo, al fine di ridurre al minimo il pericolo di contagi, la chiusura degli edifici scolastici in analogia a quanto potrebbe essere a breve previsto per analoghe situazioni che dovessero riguardare anche altre tipologie di attività produttive.

Flc CGIL Francesco Sinopoli
CISL Scuola Maddalena Gissi
UIL Scuola Rua Giuseppe Turi
SNALS Confsal Elvira Serafini
GILDA Unams Rino Di Meglio

ATA 24 mesi, inserimento in I fascia graduatorie di istituto. Come e quando

da Orizzontescuola

di redazione

ATA 24 mesi: per l’inserimento nella prima fascia delle graduatorie di Istituto si dovrà presentare online il modello G di scelta delle scuole.

Bandi

Con la nota n. 5196 dell’11 marzo 2020, il Ministero ha avviato la procedura che condurrà all’aggiornamento delle graduatorie del personale ATA provinciali permanenti (24 mesi).

Gli UUSSRR, alla luce della nota ministeriale, dovranno indire la procedura concorsuale per soli titoli entro il prossimo 10 aprile.

Saranno i bandi a fissare la data di presentazione delle domande da parte degli aspiranti.

Domande e inserimento/aggiornamento graduatorie provinciali permanenti

Le domande che andranno  presentate, a seconda dei casi, sono le seguenti:

Le domande, che sono cartacee, andranno presentate agli Ambiti territoriali provinciali della provincia in cui inserirsi o aggiornare il punteggio. La presentazione deve avvenire mediante raccomandata A/R ovvero consegnati a mano ovvero mediante PEC.

Con la presentazione delle succitate domande, dunque, gli aspiranti aggiornano la propria posizione o si inseriscono nella graduatoria provinciale permanente, utilizzata per le assunzioni in ruolo e per gli incarichi di supplenza al 30 giugno e al 31 agosto.

Inserimento/aggiornamento I fascia delle graduatorie di Istituto

Gli aspiranti inseriti nelle graduatorie provinciali permanenti sono collocati nella I fascia delle graduatorie di istituto.

Al fine suddetto, gli interessati dovranno presentare il modello G di scelta delle istituzioni scolastiche.

Il modello G va presentato tramite Istanze Online e in esso vanno indicate 30 scuole.  La data di presentazione sarà indicata dal Ministero, essendo la procedura valida per l’intero territorio nazionale.

Nella nota suddetta si raccomanda quanto segue:

Al fine di favorire la procedura on-line, si raccomanda ai competenti Uffici di invitare tutti gli aspiranti interessati alle graduatorie d’istituto a procedere alla registrazione ove non fossero già registrati. Tale registrazione è infatti un prerequisito essenziale per poter trasmettere l’allegato G via web.

La registrazione suddetta deve avvenire sul portale del Ministero Istanze Online.

Concorso ATA 24 mesi, pubblicata nota Ministero. Requisiti di accesso

Coronavirus, lavoro agile va comunicato al Dipartimento Funzione Pubblica. Le indicazioni

da Orizzontescuola

di redazione

Lavoro agile e turnazioni: amministrazioni comunicano organizzazione attività lavorativa al Dipartimento della funzione pubblica.

Direttiva Ministero PA

Il Ministero per la Pubblica Amministrazione, come riferito, ha emanato la direttiva n. 2/2020, recante indicazioni in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165.

Lavoro agile, ferie non godute e turnazione

Nella succitata direttiva, al fine di contenere il contagio del corononavirus, si prevede l’organizzazione del lavoro in modalità agile, dove possibile, e la turnazione dei lavoratori.

Indicazioni specifiche per i lavoratori della scuola sono state impartite con la nota dell’8 marzo e poi con quella del 10 marzo 2020, relative al solo personale ATA, essendo le attività didattiche sospese sino al prossimo 3 aprile.

Contingenti minimi assistenti amministrativi e tutto personale ATA, come procedere

ATA, richiesta lavoro agile: cosa fa il lavoratore e cosa il dirigente. Informativa su salute e sicurezza

Contingenti minimi collaboratori scolastici: criteri, organizzazione turni e motivazione assenze

Coronavirus, lavoro agile: quando è possibile per i dirigenti scolastici

Le indicazioni comunque sono precedenti alla direttiva n. 2/2020.

Comunicazione al Dipartimento per la Funzione Pubblica

Nella summenzionata direttiva, punto 9, è previsto quanto segue:

Le amministrazioni comunicano tempestivamente al Dipartimento della funzione pubblica a mezzo PEC al seguente indirizzo: protocollo_dfp@mailbox.governo.it le misure poste in essere in attuazione della presente direttiva, con particolare riferimento alle modalità organizzative adottate per il ricorso al lavoro agile. La presente direttiva, che sostituisce integralmente la direttiva n. 1 del 2020 del Ministro per la pubblica amministrazione, potrà essere integrata o modificata in ragione dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria.

Alla luce di quanto sopra riportato, dunque, le amministrazioni devono comunicare al Dipartimento della funzione pubblica le misure adottate in attuazione della stessa direttiva, soprattutto in riferimento all’organizzazione del lavoro in modalità agile.

La comunicazione dovrebbe essere effettuata anche dalle scuole, anche se hanno attuato le modalità di lavoro agile ai sensi delle indicazioni Miur e della precedente direttiva del Ministro della PA che, come si legge sopra, sostituisce integralmente la precedente.

La comunicazione, come scritto nella Direttiva, va effettuata al seguente indirizzo email: protocollo_dfp@mailbox.governo.it

Scuola a distanza: consolidare quanto fatto finora

da La Tecnica della Scuola

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, e Stefano Molina,  dirigente di ricerca presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino, affrontano l’argomento delicato della  didattica a distanza, arrivando a una conclusione importante: siccome i periodi di distacco dalla scuola dimostrano un calo degli apprendimenti proporzionale alla lunghezza della sosta, è meglio consolidare quanto finora si è fatto in presenza.

Anno scolastico compromesso

Se per un verso il normale svolgimento dell’anno scolastico rischia di essere seriamente compromesso, non tanto sul piano formale quanto sul versante sostanziale degli apprendimenti, per l’altro verso la risposta della scuola è stata immediata, cercando di trasferire online la didattica, attivando la modalità dell’apprendimento a distanza.

Anche il ministero ha allestito un “ambiente di lavoro” per aiutare le scuole.

Le scuole si muovono in ordine sparso

Tuttavia, dicono i due esperti, dai  primi monitoraggi ministeriali emerge che le scuole si stanno muovendo “in ordine sparso”, sfruttando sia le numerose piattaforme utilizzabili per la didattica a distanza (come Google Suite for Education, Microsoft Office 365 Education, Moodle, Edmodo o We-School), sia le funzionalità del registro elettronico. Si segnalano anche usi di Skype, Zoom, WhatsApp e altro: strumenti non pensati per finalità educative, ma facili da usare e dunque utili almeno per restare connessi. All’interno delle scuole, pure i singoli docenti si muovono in ordine sparso: ogni istituto dovrebbe avere un animatore digitale e un team per l’innovazione, in grado sulla carta di fornire una guida ai colleghi.

Ritardi storici della scuola e aggiornamenti negletti

Tuttavia il passaggio all’online si scontra con i ritardi storici della nostra scuola, creando preoccupanti differenze fra gli studenti. In primo luogo, la disponibilità della connessione in banda larga, molto diversa fra una località e l’altra e fra una famiglia e l’altra.

Infatti, nel caso specifico, occorrono connessioni dirette fra docenti e studenti, che sfruttano le reti casalinghe. Inoltre, molte famiglie italiane con figli dispongono di una connessione in grado di utilizzare gli strumenti didattici, ma rimangono sacche di esclusione al Sud e fra i meno abbienti. Va poi detto che la preparazione professionale dei docenti alla didattica a distanza è in molti casi inadeguata.

Infatti secondo una recente indagine dell’Autorità delle comunicazioni, il 47 per cento dei docenti usa le tecnologie digitali quotidianamente, mentre il 27 settimanalmente.

Requisito obbligatorio l’insegnamento online

Dalla stessa indagine emerge però che solo nell’8,6 per cento dei casi gli insegnanti le utilizzano per attività progettuali a distanza, con  un uso abbastanza rudimentale della rete e dunque di poco aiuto nella gestione di una classe online per un periodo prolungato, specie nella scuola primaria. È evidente che in futuro la capacità di insegnare online dovrà diventare un requisito obbligatorio per tutti i docenti.

Gli strumenti digitali non garantiscono le competenze

L’indagine Icils 2018 (International Computer and Information Literacy Study) dell’Iea (International Association for the Evaluation of Educational Achievement), che ha coinvolto 46 mila studenti di 14 diversi sistemi scolastici (Italia compresa), dimostra chiaramente che l’uso anche intensivo di strumenti digitali (tablet, smartphone e via dicendo) di per sé non garantisce lo sviluppo di competenze digitali sofisticate davvero utili per l’apprendimento.

Consolidare quanto si è fatto in presenza

Oggi la preoccupazione prevalente delle scuole e del ministero – si legge ancora si La Voce.info- sembra essere completare i programmi di studio per l’anno in corso. La letteratura suggerisce però che gli studenti corrono un rischio più subdolo: i lunghi periodi di distacco, come le vacanze estive, determinano infatti un calo degli apprendimenti proporzionale alla lunghezza della sosta. Se saranno costretti a fermarsi per molte settimane, gli studenti rischiano dunque di dimenticare gran parte di quanto appreso. Un obiettivo ragionevole, in primo luogo per gli insegnanti, nella fase di lontananza dalla scuola sarebbe dunque quello di consolidare quanto fatto fino a oggi.

Scuole chiuse: appello delle associazioni per sospendere il lavoro del personale Ata

da La Tecnica della Scuola

Con un appello indirizzato al Governo e alle organizzazioni sindacali, Scuola Bene Comune, Partigiani della Scuola Pubblica e diverse altre associazioni stanno chiedendo che sia adotti “un provvedimento urgente che tuteli la salute di  200mila lavoratori ATA e di 8mila dirigenti scolastici  con la chiusura totale delle scuole in tutt’ Italia come ha fatto il Presidente Emmanuel Macron  in Francia”.

“In questo momento – scrivono le associazioni – bisogna salvaguardare in primis la salute di tutti i lavoratori ed è inutile  presidiare le scuole, gelidi edifici  vuoti  in assenza di alunni e di attività didattiche, assimilandole agli uffici pubblici, mentre l’attività amministrativa può  essere svolta tranquillamente tramite telelavoro”.

Per la verità già un paio di giorni addietro i sindacati del comparto avevano avanzato analoga richiesta sottolineando che “non appaiono infatti strettamente indispensabili né dunque giustificabili, in assenza di attività didattica e quindi di alunni e docenti, le prestazioni del personale ausiliario, mentre il lavoro degli uffici di segreteria e quello degli Assistenti Tecnici da tempo avviene quasi totalmente operando su sistemi informatici, una modalità che ben si presta, in questa fase di drammatica emergenza, all’attivazione temporanea di forme di lavoro agile e a distanza”.

Sul tema era intervenuto anche il deputato della Lega Rossano Sasso che dichiarava: “Chiudono i negozi, i bar, i ristoranti, vengono limitate numerose attività professionali, ma incredibilmente le scuole restano aperte. O meglio, non sono frequentate da alunni e docenti, ma ripeto incredibilmente, c’è l’obbligo per il personale Ata di recarsi al lavoro”.

Didattica a distanza, indagine per le scuole: scadenza 18 marzo 2020

da La Tecnica della Scuola

Il Ministero dell’Istruzione ha avviato un’indagine sulle modalità di realizzazione e svolgimento della didattica a distanza e in generale innovative strategie di apprendimento da parte delle istituzioni scolastiche per avere in tempi brevi un quadro generale e realistico di come si stanno attrezzando le istituzioni scolastiche per fare fronte all’attuale emergenza.

Il questionario è online e consta di alcune domande la cui compilazione sottrae poco tempo al lavoro del Dirigente Scolastico ma permette di rappresentare le azioni messe in atto per l’attuazione della didattica a distanza.

L’indagine è raggiungibile all’indirizzo https://www.indaginedidatticaadistanza.it/ e serve
principalmente a rilevare:

  • se è stata attivata o meno qualche forma di didattica a distanza;
  • in che modo sono stati coinvolti gli studenti;
  • l’effettiva dotazione informatica delle scuole, l’esistenza di strumenti già attivi per la
    attivazione della didattica digitale e a distanza, il supporto alle categorie più deboli, la disponibilità di device per l’accesso alla didattica a distanza e la relativa connessione per gli studenti che ne abbiano bisogno;
  • l’utilizzo di strumenti di interazione a distanza anche per la gestione degli organi collegiali;
  • il numero approssimativo di docenti con competenze informatiche generali e adeguate per interventi di formazione a distanza con gli studenti.

L’indagine dovrà essere compilata entro e non oltre il 18 marzo 2020.

Tramite il tasto “assistenza” del portale è possibile inoltrare specifiche richieste di assistenza.

Didattica a distanza per gli alunni disabili, i docenti di sostegno: serve empatia e tanta “presenza”

da La Tecnica della Scuola

L’emergenza coronavirus e la conseguente sospensione delle attività didattiche hanno portato gli insegnanti italiani ad adottare, seppur con molte difficoltà, la didattica a distanza.

La nostra testata sta raccontando di tantissimi esempi sparsi in tutta Italia in cui docenti di ogni ordine e grado stanno provando a mantenere viva l’attività didattica utilizzando quello che hanno a disposizione e spesso anche facendo ricorso alla propria inventiva.

Uno dei primi problemi legati alla didattica a distanza, segnalato anche in precedenza, è la modalità da attivare con gli alunni disabili: infatti, non è semplice continuare a fare lezione con alunni autistici, ad esempio, se non si è in presenza.

Ciò però non sta scoraggiando gli insegnanti, specialmente quelli di sostegno, che se dal punto di vista didattico sono ancora in rodaggio, dal punto di vista emotivo ed empatico stanno facendo l’impossibile per non far mancare il loro supporto e la loro presenza agli alunni disabili.

Abbiamo raccolto, grazie all’aiuto del MiSoS, l’associazione docenti specializzati di Sostegno, alcune testimonianze di come questi docenti stiano portando avanti la loro didattica.

Il sostegno ai tempi del Coronavirus va oltre il tempo e lo spazio, usa ogni mezzo e arriva ai nostri ragazzi speciali. Sono Daniela, insegnante specializzata su sostegno, lavoro in un istituto superiore: la mia alunna che chiameremo Maria ha un ritardo medio-grave ed è molto legata a me, mentre la classe ha uno spazio virtuale dove incontrarsi lei no. Allora mi sono inventata un metodo che mi permettesse ora più che mai di essere il collegamento fra Maria e la classe: ogni giorno le mando schede e lavoretti da svolgere oltre che filmati didattici in modo da curare la didattica, Maria è parte attiva di questa situazione nel momento in cui mi rimanda il feedback del lavoro svolto attraverso le foto del suo quaderno. Il tutto è accompagnato da continui messaggi vocali e foto che vanno dal semplice “ti voglio bene” passando per i diversi “mi manchi professoressa” per poi arrivare a “lavoriamo per stare vicini anche da lontano”. Tutti i nostri lavori lì sto raccogliendo in una cartella che inserirò sulla piattaforma virtuale così anche Maria ci sarà“.

Sono una docente incaricata di scuola primaria, specializzata sul sostegno, quest’anno sto lavorando su un bambino autistico di 6 anni, in una classe prima. Il bambino non ha particolari problemi a livello cognitivo, le difficoltà riguardano prevalentemente l’area relazionale e l’area linguistica. Per quanto concerne, l’ambito didattico- disciplinare, a causa di una scarsa disponibilità di mezzi, non è stato possibile attuare una classe virtuale, ad ogni modo, la scuola si è attivata per promuovere un percorso di didattica a distanza. Attraverso il registro elettronico e il sito della scuola, stiamo inviando compiti e attività, che concordiamo telefonicamente, effettuando una programmazione a distanza. Il mio alunno segue la programmazione di classe. Oltre all’aspetto didattico-disciplinare, così come avveniva anche a scuola, il mio lavoro è sempre stato improntato sulla costruzione di una positiva relazione educativa; utilizzando modalità differenti di comunicazione e di linguaggio. In tal senso, mi sono attivata anche in questa circostanza, non facile, soprattutto per bambini che hanno patologie come l’autismo: appena appresa la notizia della chiusura, mi sono accordata con la madre per una videochiamata, poiché per i bambini autistici è fondamentale il contatto visivo;  ho spiegato al mio alunno i motivi per i quali non stavamo andando a scuola e soprattutto, lui ha potuto vedere che io “non ero sparita”, come lui stesso mi aveva fatto notare. Così, anche in accordo con la madre, abbiamo preso l’impegno di sentirci quotidianamente, attraverso messaggi vocali, nel quale il bambino mi racconta la sua giornata, in modo da favorire sia l’aspetto comunicativo, che relazionale. Infine, è da sottolineare che l’alunno, com’è possibile avvertire dal vocale, fa uno sforzo enorme nell’esprimersi, nonostante ciò, è contento di farlo, ed essendo anche oppositivo, posso assicurare che è molto difficile fargli fare qualcosa che non vuole. Ciò dimostra che la scuola, intesa come struttura, i libri, intesi come contenuti, non sono sufficienti, a mio avviso, se non c’è passione, professionalità, e se non si hanno competenze relazionali, nonché continuità didattica, è molto difficile che un docente possa riuscire“.

Abbiamo anche la testimonianza di una mamma che sta assistendo il proprio figlio a mantenere un “contatto” con i suoi docenti: “Sono la mamma di un ragazzo che frequenta la quarta superiore: Mio figlio è sempre in contatto con l’insegnante di sostegno, sia via whatsapp, email ed in collegamento video su Google Meet, non è mai stato lasciato solo, mai è venuto meno il supporto sostegno e l’empatia tanto necessaria in questo momenti di smarrimento. Collegati al pc fanno lezione, gli fa vedere lo schermo del suo pc per guidarlo nella conoscenza dei nuovi programmi dove dovrà studiare, visionare video ecc. E’ lui che gli fa il differenziato e gli prepara tutto il materiale in collaborazione con tutti gli altri docenti di classe. Anche se sente tanto la mancanza del contatto (lui adora andare a scuola) sente tantissimo la vicinanza dell’insegnante e quando lo ha contattato per spiegarli come collegarsi in video con lui … beh ha fatto un sorriso che non vi dico. Poi gli invia domande giuda per far sì che elabori meglio un riassunto sul lavoro svolto e valutarne la comprensione. Contento e soddisfatto lui e serena io. Grazie a tutti voi insegnanti di sostegno per aver capito quanto la vostra “presenza” sia importante per i nostri ragazzi“.

Gli insegnanti di sostegno nonostante le difficoltà e le distanze di questi giorni, rimangono vicini empaticamente ai loro alunni, creando un ponte tra il docente, l’alunno e la famiglia trasmettendo non solo la didattica personalizzata calibrata alle loro esigenze formative ma soprattutto dando supporto emotivo in questo particolare momento storico che tutti stiamo vivendo“, scrive il presidente MiSoS Ernesto Ciracì, che invita tutti i docenti di sostegno quantomeno a telefonare o attivare videochiamate con i propri alunni per far sentire la propria vicinanza: “Nonostante le difficoltà di attuare il processo inclusivo che adoperiamo nelle nostre scuole, gli insegnanti di sostegno ritengono fondamentale mantenere e coltivare le relazioni con i propri alunni e l’alleanza educativa con la famiglia. Anche se distanti noi siamo vicini”, prosegue Ciraci che conclude: “Rivolgiamo un ringraziamento a tutto il personale scolastico per il loro impegno a mantenere attivo e vivo il percorso didattico educativo“.

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Didattica a distanza: scambio di buone pratiche tra scuole europee con eTwinning

da La Tecnica della Scuola

La community europea di docenti eTwinning in aiuto delle zone colpite dal COVID-19.

Da alcuni giorni molti docenti italiani iscritti hanno avviato i primi progetti di didattica a distanza con partner europei, per continuare la didattica in ottica di solidarietà e vicinanza, sfruttando le nuove tecnologie.

Alcuni giorni fa è stato creato il primo progetto “THE RED ZONE: Isolated but connected!”, avviato dalla docente Luisa Lenta, dell’Istituto comprensivo statale di Codogno.

Il progetto, che per adesso ha una scuola partner del Regno Unito, mira a coinvolgere le classi di scuole italiane e non, per creare uno spazio online in cui i ragazzi possano condividere liberamente sentimenti, pensieri, attività, disegni, artigianato, canzoni, giochi, lettere ed esperienze, connessi a questo particolare momento. «Attraverso eTwinning – commenta la docente Luisa Lenta – viaggeremo in tutta Europa e saremo in grado di connetterci con nuovi amici nel nome della speranza e della solidarietà tra culture e paesi diversi ma uniti di fronte ad una minaccia che interessa tutti».

Tra i progetti simili attivati in questi giorni dagli insegnanti della community anche “eTwinning Toscana a distanza” delle docenti Laura Maffei, dell’ITC “A. di Cambio” di Colle Val D’Elsa (Siena) e da Simona Bernabei del Liceo “A. Rosmini” di Grosseto e conta già 17 scuole partner da tutta Italia. Il progetto ha come obiettivo la formazione degli studenti e la condivisione di materiali/buone pratiche tra scuole, con sezioni per ordine di scuola, tematiche e per disciplina, all’interno delle quali i docenti partecipanti inseriranno materiali e creeranno eventi online.

L’UNIONE FA LA SCUOLA – Didattica a distanza con eTwinning”, è un altro progetto eTwinning a sostegno delle scuole, attivato da due docenti di Brindisi: Giovanna Zito, dell’IISS “E. Majorana”, e Marusca Destino, dell’ITT “G. Giorgi”. A tal proposito, le due docenti spiegano: «Nato in una situazione di eccezionalità, data dalla chiusura delle scuole a causa del COVID-19, il progetto mira alla creazione di una classe virtuale aperta, nella quale invitare i docenti delle diverse discipline, che inseriranno i materiali di studio diversificandoli per tipologia, prediligendo approcci attivi e predisponendo fasi di valutazione e autovalutazione, con eTwinning che si configura come lo spazio virtuale nel quale vengono promossi metodi didattici innovativi ad un numero pressoché illimitato di docenti e studenti».

Oltre al lancio di nuovi progetti didattici, i docenti iscritti nella piattaforma si stanno attivando anche per creare eventi online e gruppi di networking per condividere metodologie di didattica a distanza ed esperienze. Il livello di adesione degli iscritti dimostra il valore di una community didattica come eTwinning nel supportare e aiutare il sistema scolastico nella gestione delle emergenze.

Info su www.etwinning.it

Coronavirus, la bozza del decreto: dalle piattaforme per didattica a distanza alla pulizia degli ambienti, le misure per le scuole

da Tuttoscuola

In queste ore il governo sta lavorando al decreto con le misure economiche per contrastare l’emergenza Coronavirus. Iniziano a circolare le prime bozze. Pubblichiamo di seguito una sintesi della bozza relativa alle norme proposte dalla ministra dell’Istruzione.

Proposta 1: Piattaforma didattica a distanza

Il fondo è incrementato di 85 milioni di euro per l’anno 2020. Le risorse sono destinate a:
– consentire alle istituzioni scolastiche statali di dotarsi immediatamente di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, o di potenziare quelli già in dotazione;
– mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle piattaforme per la didattica a distanza, nonché per la necessaria connettività di rete;
– formare il personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica.
Limitatamente all’anno scolastico 2019/2020, al fine di assicurare anche nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado la funzionalità della strumentazione informatica, nonché per il supporto all’utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza, le istituzioni scolastiche sono autorizzate a sottoscrivere contratti sino al termine delle attività didattiche con assistenti tecnici, nel limite complessivo di 1.000 unità.
Con decreto del Ministro dell’istruzione le risorse sono ripartite tra le istituzioni scolastiche, tenuto conto della distribuzione per reddito nella relativa regione e del numero di studenti di ciascuna. Col medesimo decreto, è ripartito tra le istituzioni scolastiche anche il contingente di cui al comma 4, tenuto conto del numero di studenti.
Il Ministero dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, non oltre cinque giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. Il Ministero dell’istruzione è autorizzato ad anticipare alle istituzioni scolastiche le somme assegnate in attuazione del presente articolo e, comunque, quelle assegnate in relazione all’emergenza sanitaria di cui al presente decreto, nel limite delle risorse a tal fine iscritte in bilancio e fermo restando il successivo svolgimento dei controlli sullo svolgimento delle attività a cura dei revisori dei conti delle istituzioni scolastiche.

Nella bozza di relazione illustrativa si legge che nel breve periodo, le piattaforme in questione dovranno essere necessariamente reperite sul mercato. In caso di emergenze come quella attuale, modalità e metodologie di apprendimento a distanza sono particolarmente utili al fine di consentire di mantenere un legame stretto tra la scuola e gli studenti. L’utilizzo del digitale è, quindi, fondamentale per il superamento di situazioni emergenziali, ma anche a regime per l’introduzione di metodologie innovative nella didattica.

Per ragioni storiche, nelle scuole del primo ciclo non sono disponibili assistenti tecnici informatici. In passato, infatti, si trattava di scuole prive di laboratori informatici. L’evoluzione della società verso il digitale ha determinato la necessità di dotarsi di laboratori informatici, oramai da alcuni anni, anche per le scuole del primo ciclo. L’assenza di assistenti tecnici si è rivelata, inoltre, causa di particolare difficoltà, per le scuole del primo ciclo, nell’organizzazione della didattica a distanza. Si ritiene necessario, pertanto, rimediare a questa storica difficoltà, prevedendo la presenza di un assistente tecnico almeno nelle scuole del primo ciclo di maggiori dimensioni, sino al termine dell’a.s. 2019/2020.

Proposta 2: pulizia straordinaria degli ambienti scolastici

In relazione all’emergenza sanitaria connessa alla diffusione del COVID-19, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche ed educative pubbliche del sistema nazionale di istruzione di dotarsi dei materiali per la pulizia straordinaria dei locali, nonché di dispositivi di protezione e igiene personali, sia per il personale sia per gli studenti, è autorizzata la spesa di 43,5 milioni di euro nel 2020. Le predette risorse finanziarie sono ripartite tra le istituzioni scolastiche ed educative pubbliche del sistema nazionale di istruzione.

La disposizione prevede uno stanziamento di 43,5 milioni di euro nel 2020 per consentire alle scuole statali e a quelle paritarie pubbliche di acquistare materiali per la disinfezione dei locali, con particolare riferimento al momento della riapertura dopo la sospensione delle attività didattiche disposta in relazione all’emergenza sanitaria COVID-19. Lo stanziamento è utile per l’acquisto di gel sanificante e altri materiali per la protezione e l’igiene personale.

Proposta 3: misure per favorire la continuità occupazionale per i docenti supplenti brevi e saltuari

Al fine di favorire la continuità occupazionale dei docenti già titolari di contratti di supplenza breve e saltuaria, nei periodi di chiusura o di sospensione delle attività didattiche disposti in relazione all’emergenza sanitaria da COVID-19, il Ministero dell’istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria, in base all’andamento storico della spesa e nel limite delle risorse iscritte a tal fine nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Le istituzioni scolastiche statali stipulano contratti di docenza a tempo determinato, nel limite delle risorse assegnate ai sensi del primo periodo, al fine di potenziare le attività didattiche a distanza presso le istituzioni scolastiche statali.

La chiusura delle scuole o la sospensione delle attività didattiche disposte in relazione all’emergenza sanitaria COVID-19 comportano anche la conseguenza del venir meno dei contratti a tempo determinato di supplenza breve e saltuaria, disposti per la sostituzione del personale docente assente o, in misura inferiore, del personale ATA.

Vengono meno, dunque, professionalità, di cui normalmente le scuole si avvalgono, che in questa fase delicata possono favorire il passaggio dalla didattica in presenza a quella a distanza. A tal fine, si prevede che le scuole continuino a ricevere le risorse finanziarie per il perfezionamento dei contratti di docenza in questione. Le risorse verranno assegnate, anziché in corrispondenza al fabbisogno effettivo determinato dalle sostituzioni, in misura pari a quella storica, e saranno utilizzate per la sottoscrizione di contratti a tempo determinato, utilizzando le graduatorie di istituto, da destinare alla didattica a distanza, incluse le attività di progettazione e di formazione dei colleghi.

Emergenza Coronavirus, i presidi chiedono misure per la scuola: ‘Si garantisca la didattica a distanza, ma DS lavorino da casa’

da Tuttoscuola

Dopo i sindacati, a chiedere che vengano prese misure dedicate alla scuola sono i dirigenti scolastici. L’ANP (Associazione Nazionale Presidi), con un comunicato, si è infatti rivolta direttamente alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina: “I dirigenti scolastici e il loro personale possono garantire il servizio anche riducendo al minimo la loro presenza fisica negli uffici, permettendo ugualmente il regolare assolvimento delle operazioni necessarie per la prosecuzione dell’anno scolastico in corso e per la predisposizione e l’avvio del prossimo”.

“Già nella giornata di ieri – scrivono i presidi –  l’ANP ha sollecitato la ministra a pronunciarsi in modo chiaro sull’adozione massiva del lavoro agile da parte del personale amministrativo. Sembra, però, che l’attenzione del ministero e dei media sia al momento riservata esclusivamente all’attivazione della didattica a distanza. I dirigenti, unitamente ai loro docenti, stanno già presidiando quest’area con grande senso di responsabilità e collaborazione, anche in condizioni di carenza di strutture tecnologiche. Lo stesso spirito di servizio e di responsabilità impronta l’azione dei dirigenti nella gestione del personale amministrativo, sebbene si registri qualche caso di rifiuto da parte di quest’ultimo ad avvalersi del lavoro agile. In una situazione di emergenza che vede l’inasprimento delle misure di prevenzione a livello nazionale, è necessario che anche la salute dei dirigenti e del personale non docente della scuola sia salvaguardata con le disposizioni che la circostanza impone. È fondamentale anche tenere conto del fatto che centinaia di neodirigenti si trovano a lavorare lontanissimi dalle proprie famiglie”.

“I dirigenti scolastici e il loro personale possono garantire il servizio anche riducendo al minimo la loro presenza fisica negli uffici, permettendo ugualmente il regolare assolvimento delle operazioni necessarie per la prosecuzione dell’anno scolastico in corso e per la predisposizione e l’avvio del prossimo. Con il senso dello Stato che li connota, i dirigenti collaborano e collaboreranno affinché il diritto allo studio degli studenti e i diritti attinenti la sfera professionale dei lavoratori non vengano trascurati, disattesi o, addirittura, compressi. L’ANP –  conclude il comunicato – , pertanto, sollecita ulteriormente la ministra ad esprimersi con l’urgenza che le circostanze richiedono”.

Emergenza Coronavirus, sindacati chiedono intervento specifico per la scuola: ‘Non si può navigare a vista’

da Tuttoscuola

Le misure adottate nella serata dell’11 marzo dal Governo, necessarie per far fronte con efficacia alla diffusione tuttora crescente del contagio da coronavirus, ancor più di quelle che le hanno precedute hanno un chiaro ed esplicito obiettivo: contenere quanto più possibile le uscite di casa e gli spostamenti delle persone, limitando allo stretto indispensabile l’accesso a servizi la cui erogazione è assicurata solo per quanto riguarda beni di prima necessità. Sono misure drastiche, indotte dalla recrudescenza del virus che sta trasformando l’infezione epidemiologica in pandemia (così ieri l’OMS). “In questo quadro si inserisce la situazione degli istituti scolastici, per i quali è in atto come è noto la sospensione delle attività didattiche disposta sull’intero territorio nazionale fino al 3 aprile p.v.. Fino a tale data sono state sospese anche tutte le riunioni di organismi collegiali, dovendosi evitare assembramenti per i quali risulterebbe problematico garantire il rispetto del necessario distanziamento. Per quanto riguarda le attività di insegnamento, esse continuano a essere svolte – laddove ve ne siano le condizioni – con modalità di didattica a distanza, alle quali i docenti possono provvedere con la strumentazione di cui dispongono a domicilio, senza necessità di diretta presenza nei locali scolastici, in linea con le restrizioni imposte dal Governo in materia di spostamento e assembramento delle persone. Stante la situazione – dichiarano Flc CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola, SNALS Confsal e Gilda Unams in un comunicato unitario -, appare del tutto inopportuno fare decorrere le normali procedure amministrative, propedeutiche all’avvio del nuovo anno scolastico, come se l’attuale fosse un contesto di ordinaria amministrazione”.

In un’emergenza di queste proporzioni servono provvedimenti d’urgenza – continuano i sindacati – : occorre un intervento legislativo specifico per evitare che l’attuale ‘navigazione a vista’ porti a conseguenze ancora più gravi che avrebbero certamente ripercussioni sul regolare avvio dell’anno scolastico. È necessaria una moratoria di tutte le attività, rinviandole al momento in cui vi sarà la riapertura delle scuole e degli Uffici, fatte salve unicamente le limitate inderogabili esigenze che possono riscontrarsi in particolari tipologie di istituti scolastici, in relazione ai minimi di servizio (Convitti, Aziende agrarie, stipendi e altre inderogabili attività che possono essere di volta in volta individuate dall’amministrazione). Non appaiono infatti strettamente indispensabili né dunque giustificabili, in assenza di attività didattica e quindi di alunni e docenti, le prestazioni del personale ausiliario, mentre il lavoro degli uffici di segreteria e quello degli Assistenti Tecnici da tempo avviene quasi totalmente operando su sistemi informatici, una modalità che ben si presta, in questa fase di drammatica emergenza, all’attivazione temporanea di forme di lavoro agile e a distanza. Le stesse considerazioni valgono anche per quanto riguarda la figura del dirigente scolastico e per quella del Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi”.

“In tutte le situazioni in cui non sono garantite condizioni di sicurezza del personale le attività vanno comunque interrotte, cosi come in tutte le situazioni in cui vi è assenza di attività o sono già in atto modalità di lavoro agile. Tanto premesso, si chiede di interrompere ogni attività amministrativa legata alla mobilità, alle graduatorie dei 24 mesi ed ogni altra attività di gestione del personale che richieda consulenza e informazioni che gli Uffici scolatici non possono dare, anche in considerazione del fatto che le sedi sindacali non possono svolgere alcuna azione di supporto per la chiusura totale cui sono soggette le loro attività”.

“Sarebbe infine quanto mai opportuno – concludono i sindacati -, anche per semplificare le attività propedeutiche, provvedere per il prossimo anno scolastico alla conferma degli organici nella loro attuale consistenzaÈ di tutta evidenza come la misura proposta sia pienamente rispondente alle finalità dei diversi DPCM varati dal Governo, da ultimo quello dell’11 marzo 2020, limitando considerevolmente le esigenze di spostamento delle persone, favorendo la loro permanenza a domicilio per tutte le necessità indotte dallo stato di emergenza e senza pregiudicare le esigenze di funzionalità degli uffici”.