Decreto-legge: le scuole garantiscano i servizi da remoto

Decreto-legge: le scuole garantiscano i servizi da remoto

Il decreto-legge approvato oggi dal Governo conferma quanto da sempre l’ANP sostiene ed ha, in particolare, ribadito in questi giorni ai colleghi che stanno affrontando tra mille difficoltà l’emergenza: i dirigenti scolastici hanno un ruolo centrale nella gestione delle scuole e quindi compete loro organizzare al meglio le attività didattiche e amministrative.

Attività che, entrambe, vanno ormai svolte in remoto.

Naturalmente, come ben sanno i colleghi, la collaborazione con i docenti è indispensabile per organizzare la didattica a distanza così come lo è quella con il personale ATA – e in particolare con il DSGA – per gestire al meglio l’attività amministrativa a distanza.

Gli stessi dirigenti, essendo gli unici a conoscere appieno la loro realtà scolastica, valuteranno autonomamente se tenere aperti gli edifici – cosa non necessaria se non in quei casi, molto particolari, di attività indifferibili – e in quali orari.

Il provvedimento governativo, quindi, conferma la validità del supporto fornito ai colleghi dall’ANP che, dopo aver sollecitato chiarimenti dal Ministero, aveva già autonomamente fornito loro, la scorsa settimana, indicazioni operative e modulistica. Così come avevamo già consigliato di ricorrere al lavoro agile in virtù delle norme contrattuali, senza necessità di attendere alcuna autorizzazione da parte degli USR.

Facoltà che la stessa Ministra Azzolina, d’altronde, ha chiaramente evidenziato in diretta.

Dobbiamo riconoscere, però, che ci saremmo aspettati dalla Ministra stessa almeno un ringraziamento ed il riconoscimento per tutto l’enorme lavoro che, con responsabilità e con grande senso dello Stato, i colleghi stanno svolgendo per la scuola italiana e per i nostri studenti.

Il decreto-legge garantisce, infine, la connettività da casa agli studenti meno abbienti, grazie allo stanziamento di apposite risorse economiche, mentre per il personale resta in piedi la possibilità di avvalersi dell’iniziativa “solidarietà digitale”.

Continueremo ad essere accanto ai nostri iscritti ed alla scuola italiana tutta, specialmente in questo momento di drammatica crisi per il Paese

La laurea abilitante diventa realtà nel decreto cura-Italia

On. Manuel Tuzi
VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione
Vicepresidente Comitato Parlamentare Controllo Schengen, Europol e Immigrazione

COMUNICATO

La laurea abilitante diventa realtà nel decreto cura-Italia. Manuel Tuzi (M5S): “Una misura che aiuta i medici, la sanità ed il Paese durante questa pandemia”

Il deputato medico del Movimento 5 Stelle Manuel Tuzi, autore della proposta di Legge sulla laurea abilitante e delle specializzazioni mediche è soddisfatto dell’inserimento della misura nel decreto cura-Italia come annunciato in queste ore dal Ministro Manfredi: “Grazie alla laurea abilitante su cui ho lavorato da tempo e che il M5S ha chiesto di attuare in questo momento difficile, i giovani laureati di questa sessione possono essere finalmente abilitati senza la necessità di fare un test teorico”.

Manuel Tuzi spiega: “Il Governo sta dimostrato di capire cosa è importante per il paese, ora abbiamo bisogno di un salto in più, bisogna aumentare il fondo delle borse per le specializzazioni mediche e dare una risposta concreta a chi è’ sul campo, in sostegno del sistema sanitario nazionale. Gli va dato il giusto riconoscimento, bisogna investire sul loro futuro, come stiamo facendo con i nuovi abilitati.

“Un ringraziamento al Ministro Manfredi e all’ex Ministra della Salute Giulia Grillo, per il suo prezioso contributo nel portare avanti la mia proposta durante il suo operato al ministero della Salute”, conclude Manuel Tuzi.

Coronavirus: segnali importanti sulla disabilità

Coronavirus: segnali importanti sulla disabilità

È di queste ore l’approvazione in Consiglio dei Ministri di un decreto-legge straordinario per il contesto in cui è maturato e per i contenuti che reca investendo tantissimi ambiti specifici e trasversali alla nostra società.

In questo intervento e in questo momento non potevano mancare misure rivolte alle famiglie, alle persone con disabilità e ai loro nuclei.

Nei giorni scorsi, pur nei convulsi e febbrili momenti che derivano da una situazione drammatica, vi sono state strette consultazioni fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il tramite del suo Ufficio per la disabilità, e i vertici di FAND e FISH per tentare di elaborare almeno le risposte più urgenti alle istanze di migliaia di persone e famiglie e di mettere in sicurezza le condizioni più gravi o più a rischio.

La chiusura delle scuole e dei centri diurni con ciò che comporta in rinnovato e aggravato carico assistenziale sulle famiglie, assieme alla preoccupazione per l’esposizione al rischio di contagio per tanti lavoratori con disabilità o con immunodepressioni di varia origine, sono solo i più immediati elementi di emergenza evidenziati dalle Federazioni.

Il testo approvato raccoglie l’apprezzamento delle Federazioni che comprendono anche come alcune lacune ed imperfezioni siano da imputare più alla convulsa emergenza che alla carenza di volontà e che potranno essere perfezionate e corrette in sede di conversione. Le prime risposte per fronteggiare lo straordinario carico assistenziale delle famiglie e per proteggere i lavoratori con disabilità ci sono.

Le Federazioni nei prossimi giorni, grazie anche alla propria rete, contribuiranno a diffondere informazioni puntuali sui contenuti del nuovo provvedimento e a vigilare stimolando la celere applicazione di agevolazioni e sostegni appena approvati, proseguendo il proprio impegno che mai è diminuito durante questa emergenza.

16 marzo 2020

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaNazaro Pagano

CHIUDETE LA SCUOLA!

CHIUDETE LA SCUOLA!

Lo abbiamo già detto e l’Amministrazione lo ha confermato, sia pure con un linguaggio semireticente e tuttavia non avaro in indicazioni di dettaglio.

Azionando doverosamente il loro potere di organizzazione e di gestione, in una generalizzata situazione emergenziale i dirigenti scolastici  devono impedire l’accesso alle scuole!

Lo devono fare in qualità di datori di lavoro aventi l’obbligo – giuridicamente, e pesantemente, sanzionato – di salvaguardare la salute dei dipendenti, e la propria.

Lo devono fare:

1. dopo aver impartito le disposizioni al personale docente, al personale amministrativo e al personale tecnico di rendere, nella misura in cui è possibile, la prestazione in remoto;

2. dopo aver formalizzato al personale ausiliario la fruizione di eventuali ferie residue del precedente anno scolastico (che decorso il 30 aprile c.a. risulterebbero comunque perse) e poi comunicando il venir meno temporaneamente dell’obbligo della prestazione, ai sensi dell’articolo 1256, comma 2 del codice civile, esplicitamente richiamato dallo stesso Ministero dell’istruzione: questo personale deve quindi stare legittimamente a casa e continuare a essere altrettanto legittimamente pagato, solo assicurando di rendersi reperibile per eventuali motivate necessità, l’unica eccezione potendo riguardare la presenza di aziende agrarie e altre situazioni particolari, da soddisfare con determina puntualmente motivata e ricorrendosi per analogia ai contingenti minimi di cui alla legge 146/90;

3. dopo aver comunicato – solo comunicato, senza dover né chiedere né attendere alcuna autorizzazione! – all’Ufficio scolastico regionale che lavoreranno in remoto e dichiarando che si recheranno prontamente a scuola in caso di sopraggiunte e indilazionabili necessità.

Dida-LABS

EMERGENZA CORONAVIRUS E DIDATTICA A DISTANZA

ERICKSON LANCIA DIDA-LABS PER LA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO: UN AMBIENTE ONLINE CON OLTRE 2.000 ATTIVITÀ DA SCARICARE GRATUITAMENTE

8 discipline affrontate: matematica, geometria, italiano, storia, geografia, scienze, inglese e tedesco

Dopo il lancio di Dida-LABS per la Scuola Primaria (https://www.erickson.it/it/approfondimento/dida-labs/), Erickson risponde anche alle numerose richieste degli insegnanti e degli alunni della Scuola Secondaria di Primo grado.

Nasce, infatti, Dida-LABS per la scuola secondaria di primo grado (https://www.erickson.it/it/approfondimento/dida-labs-secondaria, un ambiente online per la didattica a distanza che risponde alla necessità di  individualizzazione e personalizzazione per ogni studente, con un’attenzione particolare agli alunni con Bisogni Educativi Speciali e Disturbi Specifici dell’Apprendimento. 

All’interno sono disponibili oltre 2.000 attività, schede didattiche, file audio e mappe concettuali suddivise per otto discipline (matematica, geometria, italiano, storia, geografia, scienze, inglese e tedesco). Tutti gli insegnanti potranno scaricare gratuitamente le schede e utilizzarle per la didattica a distanza.

Le schede sono state selezionate per ciascuna classe (prima, seconda, terza) dagli esperti della Ricerca e Sviluppo all’interno delle proposte Erickson per la secondaria di primo grado. Si tratta di schede operative utili per rafforzare e potenziare le capacità dell’alunno, attraverso esercizi e attività per il recupero e il sostegno didattico. Sono inoltre resi disponibili dei file audio per ascoltare alcuni grandi classici della letteratura in una versione facilitata e per svolgere alcuni esercizi in lingua straniera.

Ogni insegnante è libero di scegliere le schede operative più adatte per ciascun alunno sulla base:

  • del programma svolto, in corso di svolgimento e da svolgere, nelle varie discipline scolastiche;
  • delle necessità di personalizzazione/individualizzazione della didattica (ad esempio per livelli di difficoltà) per ciascun alunno, con particolare attenzione a coloro che presentano Bisogni Educativi Speciali.

Le attività proposte, basate sui principi fondanti il processo di apprendimento dell’alunno, hanno ampiamente dimostrato la loro efficacia in ambito didattico e riabilitativo di recupero/sostegno.

«Con materiale digitale a distanza aumenta la necessità di sviluppare, dal lato studente competenze di autoregolazione e autogestione del lavoro di apprendimento (ad esempio con piani di lavoro concordati, giornalieri o bigiornalieri) e dal lato docente meccanismi il più possibile veloci e chiari di feedback formativo anche su piccole unità di lavoro dello studente. Questi due accorgimenti sono tanto più importanti nelle situazioni di Bisogno Educativo Speciale, DSA e Disturbo da Deficit di attenzione» afferma Dario Ianes, docente di pedagogia e didattica speciale alla Libera Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson.

Per accedere a Dida-LABS: https://www.erickson.it/it/approfondimento/dida-labs-secondaria

DL CURA ITALIA

DL CURA ITALIA, M5S: PER SCUOLA MISURE IMPORTANTISSIME

Roma, 17 mar. – “Tra i settori che stanno soffrendo maggiormente gli effetti dell’emergenza coronavirus c’è certamente il mondo della scuola. La comunità scolastica ha reagito in maniera straordinaria alla sospensione delle attività scolastiche, siamo grati ai docenti e alle scuole che hanno attivato la didattica a distanza. Oggi dal Governo giungono misure indispensabili a tamponare la grave situazione in atto, sulla cui durata purtroppo non abbiamo alcuna certezza. Su tutte la possibilità di utilizzare il “lavoro agile” per tutto il personale scolastico tranne che per le attività indifferibili. Una misura fondamentale, sostenuta dagli 85 milioni previsti nel decreto “Cura Italia” che consentiranno alle scuole di dotarsi di piattaforme e di strumenti digitali uper l’apprendimento a distanza, anche mettendo a disposizione degli studenti dispositivi digitali individuali. Oltre 40 milioni consentiranno di dotarsi di materiali per la pulizia straordinaria dei locali, e di dispositivi di protezione e igiene personali, per personale e studenti. Queste risorse si aggiungono alle misure a sostegno delle famiglie e a tutela dei lavoratori della scuola. Per il Movimento 5 Stelle tutelare e sostenere la scuola in questo momento di difficoltà resta una delle principali priorità. Grazie alla ministra Azzolina e a tutti coloro che hanno lavorato al varo del decreto Cura Italia”.
Così in una nota le senatrici e i senatori del Movimento 5 Stelle in Commissione Istruzione.

MONITORAGGIO DAD

MONITORAGGIO DAD, GILDA: BUROCRAZIA INUTILE NELL’EMERGENZA

“In una fase così difficile come quella che stiamo affrontando in queste settimane, riteniamo quanto mai inopportuno il monitoraggio sulle attività di didattica a distanza avviato dal Ministero dell’Istruzione. L’iniziativa assunta da viale Trastevere non fa che aumentare a dismisura la già enorme mole di lavoro burocratico che grava su dirigenti scolastici e docenti. Non è di certo questo il momento di stressare ulteriormente gli insegnanti chiedendo loro, per giunta in tempi strettissimi considerata la scadenza del 18 marzo stabilita dal ministero, di compilare questionari e redigere relazioni inutili. Cui prodest?”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito all’indagine promossa dal dicastero guidato da Lucia Azzolina “per avere in tempi brevi un quadro generale e realistico di come si stanno attrezzando le istituzioni scolastiche per fare fronte all’attuale emergenza”, come si legge nel sito del ministero.  

“Sono tantissimi i docenti che criticano aspramente questo monitoraggio che, come denunciano, sottrae tempo prezioso al lavoro per migliorare le video lezioni e alla sperimentazione di piattaforme e quiz multimediali per gli studenti. Sono loro stessi a invocare un freno a questa assurda burocrazia che nuoce alla scuola sempre, e ancora di più durante questa emergenza”, conclude Di Meglio. 

Concorsi fermi, verso 200mila supplenti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Per il mondo della scuola l’emergenza Coronavirus rischia di trasformarsi in uno tsunami. Alle conseguenze nel breve periodo, che vedono le attività didattiche sospese almeno fino al 3 aprile e l’esame di maturità a forte rischio di semplificazione, potrebbero infatti sommarsi quelle dalla gittata medio-lunga. Se già portare a termine l’anno scolastico 2019/20 sembra sempre più complicato, dopo lo stop ai concorsi da 70mila posti provocato dall’epidemia di Covid-19 anche l’inizio del 2020/21 si annuncia difficoltoso. All’orizzonte si profila un boom di cattedre scoperte e, di conseguenza, di supplenti, che potrebbero raggiungere la quota record di 200mila unità. Un nuovo stress test per la continuità didattica dei ragazzi, già provata da giorni e giorni di lontananza fisica dalle aule e da esperimenti più o meno riusciti di e-learning.

Lo stop ai concorsi

Per i concorsi a cattedra annunciati e rinviati da quasi un anno non c’è pace. Dopo la crisi di governo della scorsa estate, che ha portato all’addio dell’allora ministro leghista Marco Bussetti, e la nuova sosta ai box durante le festività natalizie, dovuta alle dimissioni del suo successore Lorenzo Fioramonti, adesso è l’emergenza Coronavirus a rovinare i piani dell’attuale responsabile dell’Istruzione, Lucia Azzolina (M5S). L’esponente pentastellata avrebbe voluto emanare entro febbraio i bandi dei primi 3 concorsi (su 4) in stand-by, per un totale di 62-64mila nuovi posti da insegnante (a cui se ne sarebbero aggiunti più avanti altri 5mila per i prof di religione). Ma la nuova stretta imposta dal governo a tutti i servizi non essenziali per cercare di arrestare il contagio ha bloccato la sua road map. Facendo slittare il parere del Cspi (Consiglio superiore della pubblica istruzione) sui decreti che disciplinano le selezioni. Non potendo svolgere in presenza la riunione calendarizzata prima per il 4 e poi per il 12 marzo e non avendo a disposizione alternative più tecnlogiche per i collegamenti a distanza, l’organismo consultivo di viale Trastevere ha rinviato infatti a data da destinarsi la propria valutazione sui bandi.

Lo spiraglio per il concorso straordinario

In queste condizioni le probabilità che a settembre le scuole riaprano con 200mila supplenti in classe sono sempre più alte. Considerando, ad esempio, che già quest’anno è stata raggiunta la cifra record di 170mila incarichi a tempo determinato e all’orizzonte ci sono altri 30mila pensionamenti. Uno scenario che almeno teoricamente potrebbe ancora essere evitato, se si realizzassero due condizioni: una macro e l’altra micro.

La prima è che le ultime misure stringenti adottate dal governo per frenare l’epidemia facciano sentire i propri frutti e piano piano si ritorni alla normalità. A questa dovrebbe seguirne, comunque, una seconda: riuscire a effettuare prima dell’estate almeno il concorso straordinario da 24mila posti riservato ai precari con tre anni di servizio maturati tra l’anno scolastico 2008/2009 e il 2019/2020. A giocare a suo favore c’è lo schema ultra-semplificato per la selezione da condurre in porto che, stando al decreto 126/2019, avverrebbe sulla base di una semplice prova scritta al Pc. Da viale Trastevere fanno sapere che anche se si riuscisse a svolgerlo agli inizi di luglio la speranza di vedere in cattedra i vincitori all’inizio dell’anno scolastico 2020/21 ci sarebbero ancora, visto che le immissioni in ruolo si concludono entro il 31 agosto. Ma è una speranza che, in questo momento di crisi, somiglia più a un auspicio che a una reale programmazione.

Rinvio per il quinto ciclo di Tfa
L’emergenza non impatterà solo sui concorsi. Sempre per restare alla professione docente il ministero dell’Istruzione ha disposto lo slittamento al 18 e 19 maggio delle prove di accesso al quinto ciclo di Tfa (Tirocini formativi attivi) con cui si sarebbero abilitati quasi 20mila insegnanti di sostegno. Con un impatto stavolta relativo sull’attualità I vincitori avrebbero dovuto comunque aspettare il 2021/22 per partecipare alla selezione e candidarsi a una cattedra.

Alternanza e (forse) Invalsi fuori dall’esame di maturità

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B. e Cl. T.

Il calendario scolastico sempre più “stretto” e le ultime decisioni del governo di “sospendere” almeno fino al 3 aprile le attività esterne di scuola-lavoro, perché equiparate ai viaggi e alle gite di istruzione, rischiano di avere un effetto diretto anche sui prossimi esami di Stato. Dove i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza), come anche le prove Invalsi, sono diventate, proprio da quest’anno, requisiti di ammissione obbligatori alle prove finali.

Alternanza a rilento

Il tema è delicato; e da quanto si apprende al ministero dell’Istruzione hanno acceso un faro. In base alla normativa oggi vigente infatti i circa 500mila studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori per sedersi alla Maturità devono aver svolto le ore minime di percorsi di scuola-lavoro, vale a dire almeno 210 ore negli istituti professionali (nell’ultimo triennio), almeno 150 ore nei tecnici, e almeno 90 ore nei licei.

Il punto è che gran parte dell’attività “on the job”, soprattutto nei tecnici e professionali, si svolge direttamente nelle aziende, o comunque nelle strutture produttive. Quindi fuori dalle aule. Ebbene, fino al prossimo 3 aprile (ma alla luce degli ultimi eventi il termine potrebbe slittare più avanti), per effetto del Dpcm 4 marzo 2020, le attività esterne agli edifici scolastici organizzate per la realizzazione dei percorsi dell’ex alternanza sono state sospese per l’emergenza Coronavirus (in analogia alle uscite didattiche). Uno stop “forzato” che, secondo il governo, rischia di non far raggiungere a molti studenti le ore minime richieste dalla legge per essere ammessi all’esame di Stato.

Di qui l’idea che sta sempre più prendendo piede all’interno della maggioranza di ammettere alla maturità anche gli alunni che non hanno svolto il monte ore minimo di alternanza. La logica sarebbe quella di replicare la “norma paracadute” già approvata nei giorni scorsi, per tutti gli studenti, che considera cioè valido l’anno scolastico anche se non si raggiungono i 200 giorni di lezione.

La scelta di togliere l’obbligatorietà alla scuola-lavoro potrebbe arrivare con un emendamento parlamentare al decreto legge 9/2020 con le prime misure urgenti per l’economia (legate all’emergenza) all’esame del Senato.

Le prove Invalsi

Nello stesso emendamento potrebbe – ma qui il condizionale è d’obbligo viste le diverse posizioni in campo – trovare spazio anche la deroga all’obbligatorietà per le prove Invalsi. Da quest’anno, come detto, i test in italiano, matematica e inglese in quinta superiore sono divenuti obbligatori ai fini dell’ammissione all’esame di Stato. L’Invalsi è partito regolarmente lo scorso 2 marzo, nonostante le prime restrizioni in Lombardia e Veneto scattate per effetto dell’emergenza sanitaria. Nei primi tre giorni “utili” (poi è stata dichiarata la sospensione delle attività didattiche in tutta Italia) sono state svolte circa 105mila prove. Si tratta, secondo un primissimo calcolo, di una partecipazione del 7/8% di studenti. Per la legge le prove Invalsi sono obbligatorie anche in vista dell’esame di terza media; qui il calendario della somministrazione parte il prossimo mese, ad aprile. Ebbene, una fetta della maggioranza, facendo leva sull’ipotesi di uno stop forzato delle lezioni ancora lungo, vorrebbe togliere l’obbligatorietà e, quindi ,slegarle dalla maturità.

Si tratterebbe di un nuovo “colpo” alle prove standardizzate: già nel milleproroghe è stato previsto di rendere riservati i risultati delle prove, con lo slittamento del curriculum dello studente all’anno scolastico 2020/2021.

Il Pd sostiene da sempre l’importanza dei test Invalsi: «Se svolgere tutte le ore obbligatorie dell’ex alternanza scuola-lavoro può obiettivamente essere difficile per scuole e studenti considerato il momento di emergenza che stiamo vivendo, le prove Invalsi, invece, potrebbero essere una esperienza comunque utile – spiega al Sole 24Ore del Lunedì la viceministra Anna Ascani (Pd)-. Si potrebbero cercare altri spazi e anche la tecnologia potrebbe essere di aiuto. L’Invalsi resta uno strumento, migliorabile certo, ma indispensabile per avere una fotografia dello stato del nostro sistema di istruzione».

Rinviate tutte le scadenze per l’edilizia scolastica

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Più tempo per effettuare gli interventi di edilizia scolastica. Andando incontroalle richieste di Anci e Upi il ministero dell’Istruzione sposta in avanti il calendario per gli adempimenti degli enti locali. Primo appuntamento il 10 giugno con i mutui Bei del 2015.

La richiesta degli enti locali
In una lettera di giovedì 12 marzo a firma dei presidenti dell’Associazione dei comuni (Antonio Decaro) e dell’Unione delle province (Michele De Pascale), Anci e Upi sottolineavano che la situazione generale negli istituti scolastici si era addirittura aggravata rispetto all’utima riunione della Cabina dir egia nazionale e chiedevano al ministero dell’Istruzione la proroga di alcuni termini per l’edilizia scolastica previsti in diversi decreti ministeriali.

L’ok del ministero
La risposta del ministero guidato da Lucia Azzolina è arrivata nel giro di 24 ore. Viale Trastevere ha accordato una proroga a 8 diversi interventi. Nel gruppo c’è un po’ di tutto. La prima scadenza utile diventa il 10 giugno 2020 per le economie previste dal piano mutui Bei del 2015, l’ultima invece il 7 gennaio 2021 per le indagini diagnostiche sugli edifici. Nel mezzo spazio anche ai piani per antincendio (30 giugno), palestre (31 ottobre) o fondo progettazione (31 dicembre).

Solidarietà, scambio di buone pratiche e didattica a distanza tra scuole europee con eTwinning

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La community europea di docenti eTwinning in aiuto delle zone colpite dal Covid-19. Da alcuni giorni molti docenti italiani iscritti hanno avviato i primi progetti di didattica a distanza con partner europei, per continuare la didattica in ottica di solidarietà e vicinanza, sfruttando le nuove tecnologie.

Alcuni giorni fa è stato creato il primo progetto “The red zone: Isolated but connected!”, avviato dalla docente Luisa Lenta, dell’Istituto comprensivo statale di Codogno.
Il progetto, che per adesso ha una scuola partner del Regno Unito, mira a coinvolgere le classi di scuole italiane e non, per creare uno spazio online in cui i ragazzi possano condividere liberamente sentimenti, pensieri, attività, disegni, artigianato, canzoni, giochi, lettere ed esperienze, connessi a questo particolare momento. «Attraverso eTwinning – commenta la docente Luisa Lenta – viaggeremo in tutta Europa e saremo in grado di connetterci con nuovi amici nel nome della speranza e della solidarietà tra culture e paesi diversi ma uniti di fronte ad una minaccia che interessa tutti».

Tra i progetti simili attivati in questi giorni dagli insegnanti della community anche “eTwinning Toscana a distanza” delle docenti Laura Maffei, dell’Itc “A. di Cambio” di Colle Val D’Elsa (Siena) e da Simona Bernabei del Liceo “A. Rosmini” di Grosseto e conta già 17 scuole partner da tutta Italia. Il progetto ha come obiettivo la formazione degli studenti e la condivisione di materiali/buone pratiche tra scuole, con sezioni per ordine di scuola, tematiche e per disciplina, all’interno delle quali i docenti partecipanti inseriranno materiali e creeranno eventi online.

“L’Unione fa la scuola – Didattica a distanza con eTwinning”, è un altro progetto eTwinning a sostegno delle scuole, attivato da due docenti di Brindisi: Giovanna Zito, dell’Iiss “E. Majorana”, e Marusca Destino, dell’Itt “G. Giorgi”. A tal proposito, le due docenti spiegano: «Nato in una situazione di eccezionalità, data dalla chiusura delle scuole a causa del Covid-19, il progetto mira alla creazione di una classe virtuale aperta, nella quale invitare i docenti delle diverse discipline, che inseriranno i materiali di studio diversificandoli per tipologia, prediligendo approcci attivi e predisponendo fasi di valutazione e autovalutazione, con eTwinning che si configura come lo spazio virtuale nel quale vengono promossi metodi didattici innovativi ad un numero pressoché illimitato di docenti e studenti».

Oltre al lancio di nuovi progetti didattici, i docenti iscritti nella piattaforma si stanno attivando anche per creare eventi online e gruppi di networking per condividere metodologie di didattica a distanza ed esperienze. Il livello di adesione degli iscritti dimostra il valore di una community didattica come eTwinning nel supportare e aiutare il sistema scolastico nella gestione delle emergenze.

Scuole chiuse, l’84% dei docenti adotta la didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Gli insegnanti italiani raccolgono la sfida della didattica digitale. Da Nord a Sud. Dalle elementari alle superiori. Privilegiando, per un ora, una forma più “basica” di e-learning, incentrata soprattutto sul registro elettronico. Senza tuttavia rinunciare a sperimentare videoconferenze e call dal vivo. A dirlo è un’indagine dell’Osservatorio Alkemy – Il Sole 24 Ore, effettuata tra l’11 e il 12 marzo su un campione di docenti di scuola primaria e secondaria alle prese con la sospensione delle lezioni in tutta Italia. Tutto ciò mentre il governo si prepara, con il decreto in arrivo nelle prossime ore, ad aprire un “ombrello legislativo” sulla teledidattica. Da un lato, stanziando 85 milioni agli istituti scolastici che vogliono acquistare piattaforme informatiche, donare in comodato d’uso strumentazioni elettroniche agli alunni svantaggiati oppure formale il personale alle nuove tecnologie. Dall’altro, consentendo ai dirigenti scolastici di nominare dei supplenti brevi per le attività di insegnamento a distanza.

La diffusione dell’e-learning

Tornando all’indagine, che è stata somministrata via Facebook per creare due sottocampioni – uno per i prof lombardi che hanno sospeso le loro attività didattiche da 24 febbraio, e l’altra per il resto del paese, dove le scuole sono chiuse da 5 marzo-, il primo dato che balza agli occhi è quell’84% (il 78% alle elementari) che già svolge didattica a distanza. Laddove un altro 15% di insegnanti sta ancora organizzando la propria migrazione verso l’e-learning e il restante 1% non lo fa ancora. È soprattutto a loro e, più in generale, alle famiglie che sono chiamate a fare scuola da casa che si rivolge la Guida all’e-learning di 80 pagine in edicola oggi con Il Sole 24 Ore.
A ogni modo, a rispondere in maniera più diffusa è l’area umanistica: 89% di adesioni contro il 78% delle materie scientifiche/tecniche (78%). Dal punto di vista territoriale, la Lombardia è avanti (87%) me non di molto, visto che le altre Regioni si attestano sull’82 per cento.

Decisivo, a quanto pare, è il ruolo svolto dai dirigenti scolastici che, nel 64% dei casi, suggeriscono ai docenti come organizzarsi. Ma non manca la collaborazione “orizzontale”, con il 51% di interpellati che si coordina con i colleghi.

Gli strumenti più utilizzati

Il 74% della platea, per assegnare i compiti e condividere il materiale didattico, va sul sicuro e sceglie il registro elettronico: uno strumento trasversalmente diffuso in ogni area, ordine e grado. Ma abbastanza usati sono anche WhatsApp (39%) e la posta elettronica (31%). Cominciano a diffondersi le anche piattaforme di Google (Meet/Hangout) o la suite Classroom, con il 24% di adozioni. Il 33% dei docenti segnala materiali didattici già presenti in rete, mentre il 17% ne carica di propri su YouTube.

Il digital divide

La principale difficoltà nel passaggio dalle lezioni frontali alla didattica a distanza,specialmente alla primaria e alla secondaria di primo grado, è assicurarsi che tutto il gruppo classe possa accedere al materiale digitale(76% del campione): non tutti, infatti, dispongono di una connessione a internet, di un Pc o di un tablet. Più limitate invece le resistenze delle famiglie che costituiscono un freno solo per il 7% degli insegnanti.

E veniamo a quanto l’e-learning incontra il favore degli studenti. Abbastanza, verrebbe da dire. Considerando che il 74% dei prof li definisce collaborativi (l’87% alle superiori), il 12% addirittura entusiasti e solo il 14% li trova passivi. Entusiasmo che sale al 26% tra gli alunni della scuola primaria, evidentemente facilitati dall’essere nativi digitali. Con una nota finale per l’asse insegnanti-ragazzi che si riscontra nelle classi virtuali e che porta i secondi a fare da tutor o ai compagni (18%) o al corpo docente (8% che alla secondaria di II grado diventa il 13).

La tecnologia c’è ma la formazione è ancora in ritardo

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Trasformare l’emergenza in un’opportunità. È lo slogan che abbiamo sentito ripetere più spesso in questi giorni di scuole chiuse, lezioni sospese, ragazzi a casa e famiglie costrette a riorganizzare i tempi e gli spazi di vita e di lavoro a causa dell’epidemia di coronavirus.

L’ha coniato la ministra Lucia Azzolina per invitare le scuole a impegnarsi nella didattica a distanza, l’ha rilanciato il capo dei presidi e con lui molti dirigenti scolastici, l’hanno usato (seppur con qualche distinguo) i sindacati e perfino i singoli docenti. L’idea di dedicare un’intera guida alla sfida dell’e-learning e della smart education nasce da proprio da lì. E le pagine seguenti vogliono essere un primo “termoscanner” della temperatura che si registra in questi giorni nel sistema di istruzione italiano. Chiamato a uno stress test non da poco per un Paese che è sempre rimasto affezionato al caro vecchio insegnamento frontale e che – in generale – non ha mai brillato per l’utilizzo delle nuove tecnologie, come conferma il 24esimo posto su 28 nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi). E non è un caso che lo stesso ministero abbia sentito la necessità di ricordare che la teledidattica, soprattutto per gli alunni più piccoli, non può essere solo l’invio da remoto dei compiti da svolgere a casa.

La (buona) dotazione digitale

In teoria la dotazione tecnologica delle scuole italiane dovrebbe fare ben sperare. Come confermano le ultime statistiche (aggiornate a febbraio 2020) sull’attuazione del Piano nazionale scuola digitale avviato dalla Buona Scuola del 2015. Rispetto a 5 anni fa, infatti, la quota di istituti che comunicano online con le famiglie attraverso, ad esempio, il registro elettronico è passato dal 50 al 97%; al tempo stesso le aule dotate di Lim o di schermi digitali sono il 91% anziché il 26 mentre quelle dotate di connettività arrivano al 93% (contro il 35). Senza dimenticare quel 78% e più di classi dotate di scenari didattici innovativi (robotica, pensiero computazionale, storytelling eccetera). Anche il confronto con il resto del Vecchio continente dovrebbe contribuire a confortarci. Stando all’ultimo «Survey of schools: Ict in education», aggiornato però al 2019, sia per strumentazione digitale in classe sia per velocità di connessione siamo spesso al di sopra della media europea. Fin qui le buone notizie.

La formazione a metà

Se passiamo ad analizzare quanto e come le nuove tecnologie – le stesse che in questi giorni dovrebbero garantire l’annullamento della distanza tra insegnanti e allievi – vengono usate in classe arrivano le prime ombre. Soprattutto nelle scuole superiori. Mentre alle medie l’uso di strumenti elettronici risulta in linea con gli altri Paesi Ue, alla secondaria di secondo grado la forbice invece si allarga. Solo il 12% dei nostri alunni usa il laptop (contro il 15% di media) e il 49% (anziché il 53%) si serve dello smartphone. Ma a preoccupare è soprattutto il livello di formazione raggiunto dal corpo docente italiano, con il 47% che si è formato nell’uso degli strumenti digitali (il 48% alle superiori). Percentuali in linea con il resto d’Europa ma forse un po’ basse per affrontare la sfida a cui sono chiamati in questi giorni.

La pagina web dedicata

Al ministero hanno ben presente questi numeri. E non è un caso che la ministra Lucia Azzolina, già prima dell’emergenza coronavirus, avesse annunciato di voler rivedere la formazione dei prof. Se ne parlerà più avanti. Per adesso si procederà con i mezzi che abbiamo a disposizione. A cui si è aggiunta la pagina web dedicata alla didattica a distanza che il ministero ha lanciato il 2 marzo e che viene implementata quasi quotidianamente. Secondo una logica di contaminazione e di orizzontalità del sapere e delle esperienze che presuppone però la buona volontà dei docenti ad attivarsi in prima persona o a seguire l’input dei presidi.

Il team di innovatori

Sempre nell’ottica di mettere in contatto domanda e offerta di innovazione, nel frattempo, il ministero è intervenuto di nuovo sul tema. Con la circolare del 6 marzo ha chiamato a raccolta tutti gli esperti formati negli anni scorsi per aiutare le realtà rimaste indietro: i referenti del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) attivi presso gli Usr, le équipe formative territoriali, i ”Future labs” e altre professionalità che possono supportare (da remoto) le iniziative dei singoli istituti.
Un plotone nutrito di esperti se consideriamo che i referenti del Pnsd presso gli Usr sono 18, le équipe formative sono 120 in tutta italia, i “Future labs” sono 28. A cui si aggiungono gli 8.220 animatori digitali (uno per ogni scuola) e i 24.000 docenti dei team per l’innovazione digitale. Tutti a disposizione dei dirigenti scolastici e poi degli altri professori. Che potranno e dovranno usare di più – come si legge nella nota del 6 marzo – le potenzialità del registro elettronico, le classi virtuali, i canali digitali per produrre e condividere contenuti. Cercando, soprattutto alle elementari, di non limitarsi a inviare compiti ed esercitazioni senza accompagnare con alcun contatto (se possibile visivo) a distanza, è l’invito giunto con un’altra circolare dell’8 marzo. Dal canto suo, viale Trastevere ha messo a disposizione anche una casella di posta elettronica dedicata all’help desk (supportoscuole@istruzione.it). Sperando che basti.

Scuola spina dorsale del Paese (e non si ferma)

da Il Sole 24 Ore

di Lucia Azzolina

Governare un Paese non è mai cosa facile. Ci sono giornate in cui devi prendere decisioni difficili. Devi avere bene a mente gli obiettivi e l’impatto delle scelte che farai. Il coronavirus ha richiesto sforzi importanti al governo. E a tutto il Paese. Ma ha anche messo in chiaro alcune cose. La prima: abbiamo un sistema sanitario fatto di tanti esperti, medici, infermieri, altri addetti che ogni giorno, con dedizione, stanno lavorando per curare pazienti e arginare l’avanzata del virus. La seconda: la scuola, la comunità che mi onoro di dirigere, è una spina dorsale dell’Italia. È fra le cose più importanti che abbiamo. E quando la scuola si ferma ne sentiamo tutti, tremendamente, la mancanza. Siamo tutti più soli.

Per alcuni può sembrare un concetto scontato. Eppure, troppe volte c’è chi mette sotto accusa gli insegnanti, dando loro dei fannulloni, c’è chi non si accorge del valore sociale di questa istituzione, chi la denigra addirittura. Se c’è una lezione da trarre da questi giorni, dunque, è che sanità e scuola sono fondamentali. Investimenti, non capitoli di spesa. Ora penso sia davvero chiaro a ciascuno.

Con un movimento dal basso, la scuola ha reagito immediatamente all’emergenza. Mettendo in campo le forze migliori, organizzando diverse forme di apprendimento a distanza, avviando scambi di competenze fra realtà più avanzate e altre che volevano partire con le lezioni online. Come Ministero ci siamo messi al fianco di questa comunità, come dovrebbe sempre essere. E come dovremo fare sempre di più. Anche cominciando a scrivere documenti chiari, comprensibili, agili. In queste settimane abbiamo supportato le scuole, mettendo a disposizione una pagina web per aiutare chi vuole fare didattica a distanza, tenendo un contatto stretto con dirigenti e docenti.

Il fermo forzato per l’emergenza ha aperto una fase molto impegnativa. Ma la scuola ha reagito. Abbiamo tutti lavorato per un’accelerazione del programma di didattica a distanza. Una sperimentazione del presente che potrà lasciarci un patrimonio di esperienze importante per il futuro. Nulla può sostituire il valore del confronto quotidiano, del confronto dal vivo. Ma scuola e tecnologia ora sono un binomio meno distante. In una situazione che non ha precedenti la scuola sta affrontando questa sfida con responsabilità e impegno. Guardando al futuro. Dicendo con chiarezza: la scuola non si ferma.