La scuola della didattica a distanza non si dimentichi degli “ultimi”

ANCoDiS: la scuola della didattica a distanza non si dimentichi degli “ultimi”?

In questa tragica esperienza del contagio da coronavirus Covid 19, la scuola si è trovata improvvisamente a trasformarsi da reale e concreta a “virtuale e digitale” ed ha dovuto rimettere in discussione regole, modelli, programmazioni, relazioni ponendosi la domanda di come continuare ad essere la principale agenzia educativa dello Stato.

Il diritto alla scuola è di tutti e per tutti: oggi, però, ci poniamo la domanda se il fare scuola attraverso la didattica a distanza è di tutti e per tutti oppure – come possono dimostrare le tante realtà scolastiche che operano nelle grandi e complicate periferie delle città – per tanti!

In queste settimane sentiamo parlare e vediamo raccontare sui media esperienze di scuola virtuale che fanno onore a chi le ha progettate, organizzate ed applicate in favore delle loro comunità scolastiche.

Sembra però che non ci sia la consapevolezza che una percentuale non indifferente degli alunni – OGGI – sia rimasta “fuori” dalla scuola!

C’è una parte di alunni che oggi non possono fare didattica a distanza secondo i canoni previsti dalle piattaforme digitali per assenza di adeguati dispositivi che possano consentire loro di sentirsi protagonisti attivi nel loro percorso di formazione.

Dobbiamo dirlo senza reticenza alcuna: rischiano di essere gli “ultimi” non per scelta ma per necessità! 

Siamo curiosi di sapere quanti dispositivi idonei alla DaD hanno chiesto le scuole nell’ultimo questionario che è stato proposto ai Dirigenti scolastici!

Sarà la dimostrazione del deficit di dispositivi digitali che si registra nelle famiglie dei nostri alunni!

Ancodis vuole porre all’attenzione della comunità scolastica e delle sue Istituzioni la preoccupazione di tanti uomini e donne che vivono queste dolorose realtà sociali e che nonostante tutto con onore e forte etica professionale – non guardando a codici e codicilli normativi né agli obblighi contrattuali – si adoperano per non lasciare fuori nessuno.

In tante realtà scolastiche che operano nelle cosiddette “aree a rischio”, istruire in modo non virtuale in stretta relazione fisica dei docenti con i loro alunni e con tutte le ben note criticità è una quotidiana conquista sul campo.

Oggi dopo aver sconfitto o quasi la dispersione scolastica saremo costretti forse ad iniziare una nuova battaglia ben più difficile da contrastare: la “dispersione digitale”.

E, purtroppo, in questa battaglia noi docenti possiamo fare ben poco.

Qui deve entrare in campo, con determinazione e con tutte le forme possibili, lo STATO per mettere in condizioni e consentire, nel più breve tempo possibile, a TUTTI gli alunni di poter rispondere PRESENTE all’appello che ogni docente sarà chiamato a fare prima dell’inizio della sua attività didattica.

In questo modo avremo reso onore all’art. 34 della Costituzione anche in tempo di didattica digitale!

Il Presidente ANCODIS – Palermo
Prof. Rosolino Cicero

GLI STUDENTI NON DEVONO PAGARE L’EMERGENZA

RETE STUDENTI – GLI STUDENTI NON DEVONO PAGARE L’EMERGENZA. GARANZIE SUBITO!

Il Presidente del Consiglio Conte e la Ministra dell’Istruzione Azzolina hanno confermato che le scuole resteranno chiuse oltre il termine previsto del 3 aprile.

“In questo momento di emergenza – dichiara Federico Allegretti, coordinatore della Rete degli Studenti Medi – bisogna evitare che siano gli studenti a pagare il costo maggiore. Servono investimenti ulteriori per garantire a tutti di accedere agli strumenti di didattica a distanza, il cui uso da parte dei docenti il Ministero deve monitorare costantemente, per evitare disparità tra diverse zone del nostro paese”.

Al momento, gli studenti non sanno ancora cosa li aspetterà a fine anno, né che forma prenderà l’esame di stato.

“Urge chiarezza sulle modalità di svolgimento delle prove. È chiaro che, con questo ulteriore prolungamento, molte cose andranno ripensate. È necessario trovare un equilibrio tra la necessità di rimodulare l’esame di stato per fare fronte alle difficoltà di questi mesi e il mantenere il senso di questa prova” conclude Allegretti.

La fragilità degli studenti

La fragilità degli studenti

di Stefano Stefanel

            Il punto di partenza me l’ha dato l’amico Piervincenzo di Terlizzi con un messaggio via whatsapp: “Poi verrà il momento di capire tutto questo: con l’aiuto di famiglie e ragazzi”. Il pensiero agli studenti di oggi è un pensiero alla loro fragilità esistenziale, messa alla prova da un evento epocale, che nessuno aveva immaginato. Su quello che sta succedendo suggerisco di leggere il completamente condivisibile articolo di Paolo De Nardo (La Scuola dopo il Covid-19, www.edscuola.it, 18 marzo), l’ottimo intervento di Ariella Bertossi (COVID-19: come si rovescia un sistema, www.edscuola.it, 14 marzo) oltre ai testi ministeriali, in primo luogo la Nota 17 marzo 2020, AOODPIT 388 firmata dal Direttore generale Marco Bruschi, con annesse le reazioni dei sindacati (Richiesta ritiro nota prot.388 del 18 marzo), quelle di alcuni dirigenti scolastici (Comunicato stampa: La scuola non è dei sindacati, è degli studenti del 18 marzo), quelle di Anp (Pavlov è vivo, 18 marzo). Ciò che appare evidente in tutto questo è che il sistema scolastico italiano è mutato in meno di un mese e si trova a fare i conti con la instabilità del futuro. In questo mutamento epocale della scuola e della società in cui tutte le priorità si sono ribaltate i giovani in età scolare (dai 3 ai 19 anni) sono quelli più esposti alla perdita di punti di riferimento. Quindi sono i più fragili. La loro fragilità nasce dalla mancanza di esperienze pregresse utili a leggere il tempo presente: chi è avanti negli anni “ne ha viste molte”, come si dice e cerca di comprendere in che modo inserire nella sua vita questo avvenimento. Chi, invece, ne ha viste poche non sa da che parte girarsi.

            I giovani si stavano occupando d’altro e non avevano alcuna percezione che tutto fosse così debole e incerto e che una pandemia potesse entrare nella vita dell’occidente e dell’oriente, sconvolgendo entrambi. La globalizzazione, vissuta come connettività totale, libera circolazione, scambi, viaggi, merci e on line si è andata a infrangere contro una pandemia da nessuno attesa e quindi senza difese pronte. Poiché stiamo tutti combattendo una guerra che nessuno ha dichiarato siamo spaesati e dentro questo spaesamento siamo impauriti. Gli studenti sono anche molto fragili: gli abbiamo spiegato un mondo, ma si trovano a viverne un altro.

E DIAMOLO QUESTO VALORE

            La scuola in questa fase deve imparare a valutare e a usare il termine valutazione nel suo significato letterale: dare valore a quello che viene fatto, cercare di capire quello che vale, evidenziare il valore aggiunto, premiare il valore dell’apprendimento e dello studio. La Didattica A Distanza è entrata di prepotenza nell’immaginario scolastico e tutte le idee repressive sull’uso dei device sono sparite in un attimo, anzi molti ex “repressori” vorrebbero mettere note di demerito agli studenti che non si connettono alle loro lezioni (spesso molto frontali come quelle in aula). Il paradigma è mutato profondamente e la necessità sentita dai docenti di continuare a fare scuola anche se in maniera differente è condivisa dagli studenti e dalle famiglie che stanno seguendo questa strana scuola via web. A questo in primo luogo bisogna dare valore: al lavoro dei docenti, eccezionale in tutto e per tutto; al lavoro degli studenti che si fanno forza della loro fragilità per rimanere ancorati attraverso la scuola alla società. E poiché dopo il tempo dell’emergenza verrà il tempo delle scelte bisognerà capire che principale scelta da fare è quella su ciò a cui bisogna dare valore.

            Salute e scuola in questo momento mostrano come il nostro vivere insieme si basi su bisogni essenziali e forti e questo è un altro punto attraverso cui dare valore ai nostri studenti. Il lavoro a distanza ha bisogno di riconoscimenti ancora più forti del lavoro in presenza: per questo ritengo sia doveroso riconoscere attraverso i voti il lavoro scolastico positivo che viene fatto a casa e on line. Perché parlo del lavoro scolastico positivo? Perché io credo che la valutazione in questa fase non debba essere una misurazione di intervalli o di raggiungimento di standard che non possono esistere, ma debba invece essere il riconoscimento alto e forte delle potenzialità positive di chi studia come non avrebbe mai immaginato di dover fare.

            La fragilità dello studente si protegge e si cura attraverso il riconoscimento del positivo, non attraverso la misurazione del negativo. L’anno scolastico è irregolare a tutti gli effetti (e al Ministero lo sanno bene e anche in questo senso penso vada letta l’intelligente nota 388 di Bruschi) e dentro questa irregolarità vanno garantiti tutti e l’unico modo per farlo è quello di valorizzare tutte le cose buone che si fanno dando loro valore. I difetti è facile trovarli, i pregi invece sfuggono nel grande mare della disattenzione: è tempo che tutto questo finisca e che il valore venga sempre riconosciuto nel momento in cui c’è. Il richiamo al DPR 122/2009 quando dice che la “valutazione è trasparente e tempestiva” ci può venire in aiuto: la trasparenza sta nell’individuare attraverso meccanismi chiari e pubblici cosa deve essere valutato (nel senso, appunto, di “dare valore”); la tempestività richiede che appena vedo qualcosa di positivo lo registri.

USIAMO IL 10

            Una delle caratteristiche più strane della scuola italiana è che il 10 è più facile prenderlo all’Università (lì lo chiamano 30) che alle scuole medie. C’è un’idea di standard che aleggia nella scuola italiana secondo cui il 10 deve corrispondere alla conoscenza “assoluta” e all’abilità chiaramente manifestata con perizia. E così i 10 non  si danno e si assegnano a lavori di eccellenza degli 8 o forse dei 9. Io penso che invece questo sia il tempo dei 10: che siano pochi, ma intensi, individuati con cura e attribuiti con tempestività. Io penso che se dati con attenzione i 10 aiuteranno il sistema a reggere la crisi e potranno intervenire sugli studenti facendo vedere che il futuro è possibile. Il sistema scolastico, ma anche quello sociale viene migliorato dalle performance dei migliori, non dal numero di “aiuti” con cui vengono promossi gli studenti in difficoltà (le famigerate stelline delle piattaforme e dei registri elettronici). Bisogna aiutare gli studenti a dare il massimo, saper leggere l’eccellenza, saper capire il positivo, comprendere le competenze di chi oggi sta lontano a studiare dentro scenari inediti.

            Il ritorno a scuola dentro un anno epocale e irregolare non dovrà essere l’inseguimento di programmi non conclusi dentro verifiche cartacee aggressive e dedite all’assurda misurazione del passato, ma devono in primo luogo comprendere a che punto è lo studente: non quello generico che non esiste, ma quello che abbiamo davanti con la sua singolarità, il suo dolore, il suo stupore, le sue incapacità, i suoi slanci e la sua fragilità. Prima di ripartire lancia in resta sarà necessario capire quanto è fragile lo studente che abbiamo davanti e quanto questa fragilità è stata accentuata dall’emergenza. Proprio perché ci dovranno essere garanzie per tutti gli studenti, che stanno vivendo un anno scolastico inimmaginabile, è necessario avere una grande cura nel dare valore agli studenti che sono stati in grado di studiare, migliorare e apprendere in questi momenti difficile e con una Didattica a Distanza che nessuno aveva sperimentato con queste modalità totalizzanti e uniche. D’altronde in questo momento se non c’è una Didattica a Distanza non c’è alcuna didattica: e questa è una novità per i docenti, ma soprattutto per gli studenti.

            I Dirigenti scolastici sono chiamati a dare equilibrio a tutto questo evitando che tutto diventi un grande equivoco su cosa è obbligatorio e cosa no, se il voto a  distanza vale o non vale e altre stupidaggini che purtroppo circolano. Bisogna presidiare, non controllare; favorire non imporre; capire non comandare; aiutare non pretendere; condividere non obbligare. Insomma è nato un nuovo ruolo anche per il Dirigente scolastico che deve farsi carico di quella didattica che spesso ha lasciato al suo destino per occuparsi di privacy, sicurezza, acquisto della carta igienica, concessione di permessi, graduatorie e via di seguito. L’emergenza chiede equilibrio a chi è più forte: Dirigenti e Docenti sono più forti degli studenti e devono farsi carico della cura. Gli studenti ne verranno fuori diversi e questo sarà uno spartiacque profondo, dove la salute e la scuola balzeranno davanti agli altri problemi che torneranno con la loro potenza scomposta dopo l’emergenza.

            Un’ultima cosa: siamo passati da social dove l’odio, la violenza, la cattiveria e l’ignoranza la facevano da padroni a social diventati strumento di aiuto, supporto, dialogo. Prima c’era troppa violenza, oggi c’è forse troppa “melassa” (anche da parte mia) e dunque presto anche i social muteranno di nuovo. Ma tra la violenza e la melassa sceglierò sempre la melassa e credo che anche questa sia una mutazione non da poco: un sistema di comunicazione che si credeva forte ora si sente fragile e lo fa con tutte le debolezze proprie della natura umana.

Ok all’assunzione di mille assistenti tecnici per supportare la didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Via libera all’assunzione di mille assistenti tecnici, che, in questa fase di emergenza, potranno dare sostegno alle attività di didattica a distanza per le scuole. L’annuncio arriva dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel giorno in cui entra in vigore il dl 18 pubblicato ieri sera in Gazzetta ufficiale, con le prime risposte economiche all’emergenza coronavirus.

Le altre novità
Il provvedimento prevede anche le ulteriori misure per il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione, che consentiranno ad esempio ai dirigenti scolastici di organizzare le attività da remoto e lasciare le scuole aperte solo per le attività “indifferibili”. Fino alla ripresa delle lezioni sarà possibile limitare al massimo le aperture degli edifici. La presenza del personale Ata (Ausiliario, tecnico, amministrativo), sarà prevista solo nei casi di stretta necessità, che saranno individuati dai dirigenti scolastici stessi.

Più fondi alla didattica online
Previsti, poi, 85 milioni per il sostegno alla didattica a distanza. Stanziati 43,5 milioni per la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici al momento del rientro, risorse che le scuole potranno utilizzare per acquistare materiali per le pulizie, ma anche saponi e gel igienizzanti. Garantita la salvaguardia delle supplenze brevi: nessuno perderà il posto.

Gli 85 milioni deliberati serviranno ad agevolare il lavoro delle Istituzioni scolastiche che si stanno dotando di piattaforme e di strumenti digitali per l’apprendimento a distanza o che stanno potenziando gli strumenti che avevano già a loro disposizione. Queste risorse serviranno «anche per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla Rete». Una parte degli stanziamenti sarà destinata, poi, alla formazione del personale scolastico sul fronte della didattica a distanza.

Didattica a distanza, nuovo scontro ministero-sindacati

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Sale di nuovo la tensione ministero dell’Istruzione-sindacati sulla didattica a distanza, la nuova modalità di lezioni 2.0 che si sta cercando di far decollare nelle scuole alle prese con la sospensione delle attività didattiche, legata all’emergenza coronavirus, decisa dal governo Conte, per ora, fino al prossimo 3 aprile.

A finire nel mirino delle sigle sindacali è stata, stavolta, una direttiva ministeriale, inviata ieri a uffici scolastici regionali e presidi, con le prime indicazioni operative sull’insegnamento “da remoto”. Nella nota, in particolare, il dicastero guidato da Lucia Azzolina si è limitato a mettere nero su bianco alcune tematiche generali: non si possono, cioè, solo inviare materiali didattici agli studenti o semplicemente limitarsi ad assegnare loro compiti, senza far precedere tutto questo da una spiegazione relativa ai contenuti o senza prevedere «un intervento successivo di chiarimento o restituzione da parte del docente». Insomma, per Viale Trastevere, la didattica a distanza (che è una necessità, e non sostituirà la didattica “fisica”) deve prevedere dei «momenti di relazione tra docente e discenti» ed è necessaria «una valutazione costante» dei compiti.

Tanto è però bastato a far scattare la reazione dei sindacati, che hanno chiesto al ministero dell’Istruzione di ritirare «immediatamente» la nota perché, hanno sottolineato, contenente «modalità di organizzazione del lavoro che sono oggetto di relazioni sindacali». In pratica, «in questo momento straordinario – viene ribadito da mgmn Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda – l’attivazione della didattica a distanza non può limitarsi a replicare contenuti e modalità tipiche di una situazione di normalità».

Le frizioni tra ministero e sindacati riguardano essenzialmente il ruolo dei presidi, chiamati in questa fase emergenziale ad attivare le attività di didattica a distanza, bypassando il collegio docenti, e alcune precisazioni richiamate dalla nota ministeriale: come ad esempio, la valutazione degli alunni: un dovere degli insegnanti e un diritto che spetta a ogni alunno, secondo Viale Trastevere; ma che le sigle chiedono invece di considerare «con la dovuta attenzione» visto che si tratta, scrivono, «di attività comportante per sua natura un carico di stress che nella presente situazione occorrerebbe quanto più possibile attenuare per tutti (alunni, famiglie, docenti, dirigenti)».

Il governo tira dritto: nel decreto «Cura Italia» stanzia 85 milioni proprio per spingere le lezioni 2.0, con un occhio a studenti e famiglie meno abbienti; e la ministra, Lucia Azzolina, ha poi annunciato l’assunzione di mille assistenti tecnici sempre per supportare la didattica digitale.

A reagire è anche la politica: «Trovo stupefacente la richiesta sindacale di ritirare la nota sull’insegnamento a distanza e di essere ricevuti al ministero – ha detto l’ex sottosegretario, Gabriele Toccafondi (Iv) -. Tutti stanno facendo la propria parte per non lasciare soli docenti e studenti. In un contesto del genere quella dei sindacati è una pretesa lunare, totalmente fuori misura».

Aperta la sezione dedicata alla didattica a distanza per gli alunni con disabilità

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Si arricchisce la sezione web del Ministero dell’Istruzione dedicata alla Didattica a distanza, nata per supportare tutte le scuole in seguito all’emergenza sanitaria del Covid -19. È da ieri infatti disponibile un canale tematico per L’inclusione via web . Uno strumento pensato per affiancare e supportare il lavoro dei dirigenti scolastici, del personale e degli insegnanti nei percorsi didattici a distanza per gli alunni con disabilità.

All’interno delle pagine online saranno messi a disposizione riferimenti normativi, condivisione di esperienze didattiche, link utili, webinar. Nel canale dedicato saranno anche messe a disposizione, gratuitamente, piattaforme telematiche certificate per la didattica a distanza, grazie al contributi di privati che hanno risposto alla call lanciata dal Ministero dell’Istruzione. Il canale sarà costantemente aggiornato e arricchito di nuovi spunti e materiali.

Trentamila docenti formati sugli strumenti di Office 365 education per tenere lezioni a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sono stati 30.000 i docenti che, dalla chiusura delle scuole per l’emergenza Coronavirus, sono stati formati in tutta Italia attraverso i webinar organizzati da Microsoft Italia in collaborazione con gli Uffici scolastici regionali. Microsoft Italia, infatti, in un momento di urgenza come quello attuale, ha avviato una task force per aiutare gli istituti scolastici di ogni ordine e grado a dotarsi in tempi rapidi degli strumenti digitali più adeguati per erogare lezioni a distanza e garantire agli studenti continuità nel loro percorso di studi.

Durante i webinar, esperti Microsoft illustrano le funzionalità di Office365 Education, ovvero un pacchetto di programmi e applicazioni, da sempre disponibili gratuitamente, in grado di trasformare la propria classe in un’aula digitale. Al centro della piattaforma – oltre ai programmi tradizionali come Word, PowerPoint, OneNote, Outlook ed Excel – Microsoft Teams, un hub digitale che unisce conversazioni, riunioni e condivisione di file in un’unica applicazione.

Attraverso Teams è possibile infatti creare aule di collaborazione, ascoltare o addirittura vedere il proprio insegnante e seguire la lezione, interagire con lui e con i compagni, ponendo domande e condividendo contenuti sullo schermo o nella chat integrata. Le soluzioni Microsoft integrano inoltre al loro interno i Learning Tools ovvero tutti quegli strumenti per migliorare le competenze di lettura e scrittura per gli studenti con disturbi dell’apprendimento, in chiave accessibilità, affinché la tecnologia possa essere il motore per una società più inclusiva.

Per accompagnare i docenti in questo passaggio verso il digitale, Microsoft Italia ha inoltre istituito due numeri verdi (800 917 919 / 800 69 42 69) e un indirizzo mail dedicato scuole@microsoft.com a cui tutti gli insegnanti e dirigenti scolastici possono rivolgersi in caso di necessità o richieste.

Call pubbliche e webinar, così l’offerta del Miur

da Il Sole 24 Ore

di Francesca Barbieri

La didattica a distanza parte dal sito web del ministero dell’Istruzione. Qui è stata confezionata una sezione ad hoc, dove è stata integrata l’offerta di strumenti, community, chat e classi virtuali con una piattaforma interamente dedicata alla didattica online, per proporre gratuitamente a tutte le scuole che ne facciano richiesta strumenti e mezzi garantendo a tutti il diritto allo studio.

La pagina web www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html – che nei primi 5 giorni ha registrato oltre 300mila accessi – è strutturata in diverse sezioni. La prima contiene materiali e link che favoriscono lo scambio di buone pratiche e i gemellaggi tra scuole.

Tutoraggi e webinar

Oltre cento istituti delle “Avanguardie Educative”, il Movimento guidato da Indire che individua, supporta e diffonde l’innovazione didattica, hanno dato fin dalle prime ore la disponibilità a fare da tutor e a gemellarsi con gli istituti che intendono attrezzarsi per fare didattica online.

Disponibile anche un programma di webinar che vede ogni giorno la partecipazione di una media tra i 2mila e i 2.500 professori. Tra i temi al centro dei webinar: come realizzare contenuti didattici digitali in formato video, l’uso del cloud, della video-lezione e di piattaforme di formazione, oltre a programmi dedicati per i dirigenti scolastici.

Nella seconda sezione della pagina web alle scuole viene proposto l’accesso gratuito a piattaforme certificate di didattica online messe a disposizione da partner che hanno attive collaborazioni con il Ministero.

Materiali gratuiti

C’è poi una sezione dedicata ai materiali e contenuti utili per le lezioni forniti da partner come Rai Cultura, Treccani e Reggio Children. Nel portale ci sono accessi gratuiti alle piattaforme di Google e Microsoft.

Uno spazio viene alimentato con materiali di approfondimento e altre iniziative segnalate da scuole e altri attori che vengono caricate giorno per giorno.

I dirigenti scolastici, secondo quanto ribadito dal Dcpm n. 6 dell’8 marzo, attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, lezioni a distanza, con particolare attenzione alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità, in particolare di quelli con gravi patologie per i quali si suggerisce il coinvolgimento diretto anche dei familiari nei percorsi di didattica a distanza.

Il ministero ha istituito inoltre una task force di esperti che risponde alle richieste di assistenza da parte delle scuole da inviare all’indirizzo di posta elettronica supportoscuole@istruzione.it.

Due call dell’Istruzione

Tutti coloro che vogliono supportare le scuole possono farlo aderendo alle due call pubblicate dal Ministero che contengono anche i parametri tecnici necessari.

Sono chiamati all’appello tutti i produttori di hardware (Pc, tablet, internet key) e di software che desiderano rendere disponibili a titolo gratuito i propri prodotti a manifestare tempestivamente la propria disponibilità attraverso la piattaforma «Protocolli in rete», raggiungibile all’indirizzo www.istruzione.it/ProtocolliInRete/.

Classi capovolte e sfide digitali: se il contenuto arriva dal basso

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

La rete è una miniera di contenuti. Anche autoprodotti. Accanto ai broadcaster, alle case editrici, alle istituzioni culturali un aiuto ai docenti impegnati a trasformare in virtuale le loro lezioni frontali può arrivare anche dai loro colleghi che già lo fanno da tempo. A cominciare da chi da anni pratica la didattica capovolta e dalle avanguardie che utilizzano videogames, stampanti 3D e mappe sulla diffusione del contagio per interessare gli studenti.

Flipnet

Chi ama la scuola la ribalta. È uno degli slogan dell’associazione Flipnet che può contare su 2mila prof “capovolti” sparsi lungo lo Stivale. I quali, in genere, prima assegnano ai ragazzi un video con i contenuti della lezioni da guardare e poi ne discutono in classe. Materiali aperti e accessibili (spesso attraverso un link alla loro pagina su Youtube) a cui si affiancano i webinar che i diretti interessati stanno tenendo in questi giorni per supportare gli insegnanti meno avvezzi al tech.

Future Education Modena

Molto attivo è anche Fem, il primo centro internazionale per l’innovazione educativa che, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e il Servizio Marconi, ha reso disponibili percorsi educativi che i docenti possono utilizzare per integrare le proprie lezioni a distanza e gli studenti sfruttare per sviluppare nuove abilità: dalla trasformazione dell’icona della propria città in un’immagine per la stampa 3D all’uso della matematica e della scienza dei dati per comprendere i meccanismi di propagazione del Covid-19, fino al rafforzamento delle competenze trasversali attraverso i videogames più diffusi.

#lascuolacontinua

Una community di esperti, un manuale all’uso delle principali piattaforme e un elenco di materiali didattici fruibili da remoto sono il perno dell’iniziativa #lascuolacontinua che è stata avviata in piena emergenza da Cisco, Google, Ibm, Tim e WeSchool, su input di Ilaria Capua, e promossa dall’Associazione Copernicani con il supporto metodologico del Centro Studi Impara Digitale (che mette a disposizione la propria produzione didattica).

JA Italia

In campo anche Junior Achievement Italia che ha reso fruibile in modalità open source il programma Idee in azione (quattro moduli per una durata di 20-30 ore) sulla piattaforma WeSchool: tutti i docenti avranno la possibilità di proporre contenuti di educazione imprenditoriale ai propri studenti.

Cultura e arte, c’è un patrimonio virtuale pronto a rapire i ragazzi

da Il Sole 24 Ore

di Antonello Cherchi

C’è un vasto patrimonio culturale virtuale che si accompagna a quello materiale fatto dei quadri e delle statue nei musei, dei manoscritti e degli incunaboli custoditi negli archivi e biblioteche, dei progetti architettonici contemporanei. È un patrimonio che bisogna andare a cercare nei tanti siti in cui si articola il ministero dei Beni culturali, ma che può tornare utile a ragazzi e docenti in questi tempi di riposo forzato, per destare curiosità che non solo siano funzionali ai programmi scolastici, ma assolvano alla più generale missione di educare le nuove generazioni – e non solo loro – alla conoscenza e al rispetto dell’immenso tesoro d’arte e di storia che il nostro Paese possiede.

L’arte non annoia

Invogliare i ragazzi a entrare nei musei, a visitare i monumenti, a conoscere archivi e biblioteche, ma anche stimolare i luoghi d’arte ad avvicinarsi alle nuove generazioni, a incuriosirle e farle appassionare alla cultura. Nascono con questi obiettivi molti dei programmi educativi dei Beni culturali. Al ministero c’è una direzione generale ad hoc: quella per l’educazione, la ricerca e gli istituti culturali. Nel 2014 ha stipulato un accordo con l’allora Miur per mettere in contatto giovani e patrimonio culturale.

Nel sito della direzione generale si può, per esempio, trovare il Sed (Centro per i servizi educativi del museo e del territorio: www.sed.beniculturali.it). Tra i progetti proposti c’è «Scopri il tuo museo», dedicato ai ragazzi tra 6 e 11 anni, con 40 mappe, relative ad altrettanti siti cultural, che permettono la realizzazione di varie attività didattiche.

Un altro percorso, sempre all’interno del Sed, porta a progetti anche per ragazzi delle scuole superiori: per arrivarci bisogna andare sull’offerta formativa 2019-2020 e scorrere il lungo elenco di iniziative proposte dalle varie realtà culturali. Molti sono programmi da realizzare direttamente sul posto, ma ci sono proposte da sviluppare anche online, come consigliano questi tempi di emergenza. Per esempio, nella prima pagina della banca dati che raccoglie i progetti si trova quello sulla prima guerra mondiale, che rimanda al sito www-14-18.it in cui si possono trovare molti documenti digitali, dalle foto della Grande guerra ai diari dei soldati alle registrazioni sonore , come la commemorazione scritta da Gabriele d’Annunzio di un ufficiale caduto in battaglia o il bollettino della vittoria del generale Armando Diaz.

Non sono solo canzonette

L’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi mette a disposizione una banca dati con le canzoni italiane dal 1900 al 2000 (www.canzoneitaliana.it/progetto-portale). Si possono ascoltare estratti dei brani, dalle musiche moderne ai canti popolari, leggere storie degli artisti, consultare le classifiche discografiche di determinati periodi. Un grande archivio che si presta a ricerche più vicine al sentire dei ragazzi. Qualche spunto più “leggero” lo può fornire anche un viaggio nell’archivio storico dell’Istituto Luce, dove si può accedere a oltre 77mila filmati e 431mila foto (www.archivioluce.com).

Suscitare la meraviglia

Facciamo giocare i ragazzi con la cultura: si può azzardare una sintesi di questo tipo dopo aver sentito le parole di Maria Letizia Sebastiani, dirigente dell’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro. «Dobbiamo intercettare – spiega – la loro curiosità. Per farlo basta anche un solo particolare». Ci sono, per esempio, i 51 albi di fumetti dedicati che raccontano altrettanti luoghi d’arte: letture che possono esser complementari ai libri scolastici. «Ma ci sono sempre più – spiega Sebastiani – contenuti multimediali, video immersivi, come quello che abbiamo realizzato per raccontare la patologia della carta partendo dalle immagini di una biblioteca in fiamme o invasa dall’acqua. Sfruttando il concetto della sensorialità si spiega come si interviene, come si mette in sicurezza il patrimonio colpito e come lo si restaura. Si tratta di materiale che le scuole possono utilizzare. Questa emergenza ci deve stimolare a creare piattaforme usufruibili anche dal sistema didattico, spinti dalla convinzione che si può raccontare la cultura in modo più accattivante. Non c’è altra strada se vogliamo catturare l’attenzione dei ragazzi»

Coronavirus, l’allarme Unesco: “Il mondo ha chiuso scuole e università”

da la Repubblica

 Cento Paesi nel mondo hanno chiuso scuole e università; 777 milioni di bambini, ragazzi e giovani uomini hanno interrotto, sospeso, spostato la loro possibilità di istruzione. “Numeri senza precedenti”, si legge nell’ultimo report dell’Unesco. Tre secoli di alfabetizzazione, guardando la mappa messa a punto dagli uffici “Education” dell’organizzazione delle Nazioni Unite, hanno conosciuto un brusco, inatteso arresto. Ottantacinque nazioni hanno fermato l’attività didattica in tutto il territorio, altre quindici conoscono blocchi parziali, regionali, a volte sgraditi al governo centrale. L’unico continente senza restrizioni è rimasto l’Oceania.

L’Italia, si sa, è stata la seconda nazione dopo la Cina ad aver fermato le lezioni frontali per il diffondersi del contagio da coronavirus: è accaduto lo scorso 8 marzo. Nove milioni, 39 mila e 741 alunni-studenti hanno lasciato le aule per reinventarsi una surroga in videolezione. Ieri è arrivato il divieto di presenza anche per presidi, docenti e personale dell’amministrazione ed è improbabile che si possa rispettare l’indicazione di un rientro per tutti il prossimo 6 aprile.

Ancora fermi in Cina

La stessa Cina, secondo l’ultimo rapporto reso pubblico ieri, presenta tutte le attività scolastiche e di alta formazione ancora ferme e questo nonostante abbia sostanzialmente fermato il contagio: 233 milioni di giovani, in un Paese diventato nelle ultime stagioni crocevia culturale e sede di collaborazioni scientifiche, restano lontani dai luoghi del sapere. Hanno fermato le attività le rinomate scuole coreane (7,044 milioni di studenti) e le meno rinomate scuole nordcoreane (4,229 milioni). Hanno sospeso in Iran, Afghanistan e Pakistan (che da solo pesa per 45 milioni di discenti).

Venti stati negli Usa

Il Sudamerica ha serrato le scuole in Venezuela, Perù, Argentina, Cile mentre in Brasile questa decisione è stata presa – contro la volontà del presidente Bolsonaro – dallo Stato di San Paolo. Nessuna restrizione in Messico. Negli Stati Uniti dell’ondivago Trump ci sono istituzioni chiuse in venti Stati, tra cui New York e la California. E così in tre province del Canada. La Russia sul fronte educazione ha fatto scelte minimali. E’ chiuso il Medio Oriente: Siria, Giordania, Libano, Palestina. Anche Israele. E hanno sospeso le attività tutte le scuole di sedici stati africani, compresi Sudafrica, Marocco, Libia ed Egitto.

Coronavirus, l'allarme Unesco: "Il mondo ha chiuso scuole e università"In viola i Paesi dove l’istruzione è completamente bloccata, in arancione quelli dove lo è parzialmente

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L’Europa è una macchia viola, seguendo i colori Unesco: ventisette Paesi e 65 milioni di studenti sono senza lezioni. La Francia con i suoi 13 milioni ha seguito il nostro esempio tardi, la Spagna si è convinta solo quando i contagi sono esplosi, soprattutto a Madrid. Austria, Belgio e Ungheria hanno preso la decisione più forte soltanto lunedì scorso. L’Inghilterra, con un Boris Johnson attratto dalle teorie darwiniane sul gregge, ha comunicato la ferma di plessi solo in quattro città. La Germania in dodici lander, metropoli di Berlino compresa. Danimarca e Norvegia si sono fermate, Svezia e Finlandia no.

La coalizione globale

L’Unesco, organizzazione delle Nazione unite che promuove educazione, cultura e scienza, si sta impegnando per minimizzare gli effetti delle chiusure scolastiche seriali, soprattutto nei Paesi più poveri: ha annunciato una “global coalition” con Microsoft e altri partner per spingere sulle lezioni a distanza: “È a serio rischio il diritto all’educazione”, dice Stefania Giannini, già ministra dell’Istruzione con il Governo Renzi e oggi vicedirettrice del settore “Education” per l’Unesco. L’avanzata è esponenziale: a fine febbraio solo la Cina aveva preso iniziative di chiusura delle scuole, il 4 marzo erano coinvolti ventidue Stati e ora sono cento su centonovantasei.

Coronavirus e scuole chiuse: ipotesi rinvio apertura dopo il 3 aprile. Tutto su voti e maturità

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Gli insegnanti non possono limitarsi a dare compiti a casa: questa non è la didattica digitale di cui si parla da settimane. Devono dare i voti, perché la valutazione non è una «sanzione» ma è un dovere per gli insegnanti e un diritto per gli studenti. Nel programmare l’attività bisogna che maestre e professori facciano attenzione a non far usare schermi e video troppo a lungo ai loro alunni. Attenzione all’«eccessivo carico cognitivo», avverte il ministero, cioè no all’eccesso di compiti.

Didattica digitale

Prende forma a poco a poco la didattica digitale nazionale: toccherà ai professori darle la fisionomia definitiva. I sindacati sono critici e, seppure le prime rilevazioni a campione ci informano che la maggioranza delle scuole sono a regime con forme più o meno evolute di lezioni a distanza, i problemi sono ancora moltissimi, soprattutto per gli studenti e le realtà più deboli.

L’ipotesi di allungamento

La ministra Azzolina ha detto ieri a DiMartedì che i ragazzi torneranno a scuola «quando le autorità sanitarie ci diranno che non c’è più pericolo». Come ha detto al Corriere il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Franco Locatelli — ripreso ieri dal governatore del Veneto Luca Zaia — è possibile «la proroga della chiusura delle scuole oltre il 3 aprile visto che lo stop sta funzionando». Per questo al ministero dell’Istruzione si stanno preparando per tutti gli scenari che prevedono la chiusura fino a dopo Pasqua, fino al 3 maggio e anche fino a giugno. L’obiettivo, anche se non si dovesse tornare in classe, resta comunque quello di arrivare alla «validità non solo formale ma sostanziale dell’anno scolastico». Cioè che gli otto milioni di studenti continuino a studiare fino alla fine. L’anno si concluderà comunque a giugno: la ministra ha escluso un prolungamento mentre ha confermato che la maturità cambierà, diventando più leggera, per adeguarsi all’emergenza.

Le indicazioni

Con una nota intitolata «prime indicazioni operative», firmata dal capodipartimento Marco Bruschi il ministero spiega che cosa sono le lezioni digitali: videoconferenze, video lezioni, chat di gruppo per la «trasmissione ragionata di materiali didattici» da caricare su piattaforme o sul registro elettronico e poi da rielaborare e discutere con il docente. Ma può essere lezione a distanza anche l’uso di app interattive educative. Per il Miur «il solo invio di materiali o la mera assegnazione di compiti dovranno essere abbandonati».

Non stare troppe ore al computer

Il ministero si spinge oltre e dà altre indicazioni ai professori e ai presidi: per gli asili si consigliano video dal carattere ludico, da visionare con i genitori; per la primaria si richiede il giusto equilibrio tra didattica e pause, per medie e superiori è consigliato un mix di lezioni con le aule virtuali e di materiali «a fruizione autonoma e differita». Da oggi sarà online anche una pagina dedicata alla didattica per gli studenti con disabilità.

Come si danno i voti

Sì, i voti vanno dati anche se le lezioni si fanno in casa. Dopo giorni di incertezza per professori e studenti il principio è finalmente scritto nella nota che il ministero ha inviato alle scuole. «È necessario che si proceda ad attività di valutazione costanti, secondo i principi di tempestività e trasparenza, ai sensi della normativa vigente, ma più ancora del buon senso didattico». Ma come si valutano lo sforzo e il lavoro degli studenti? La scelta spetta agli insegnanti, che la condividono con i collegi dei docenti assieme ai presidi: decideranno come procedere, ma certamente anche le lezioni di questi giorni avranno un peso nella valutazione finale. Se il ministero chiede «buon senso», invita anche gli studenti ad avere fiducia nei propri insegnanti, perché la valutazione — si legge — non è una sanzione, ma un dovere per i prof e un diritto per gli studenti. Dunque sì ai voti ma con giudizio, per come gli studenti seguono, se fanno i compiti assegnati, se hanno bisogno di qualche forma di recupero e consolidamento tenendo conto della difficoltà di adeguarsi alla nuova realtà. Insomma, non basta saltare una lezione o non collegarsi per tempo una mattina per prendere un brutto voto.

Come cambila la maturità 2020

L’esame di Maturità cambierà: parola della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina intervistata da Giovanni Floris a DiMartedì: «Sto prospettando diversi scenari — spiega — ma sarà un esame serio, pur tenendo conto della situazione di emergenza». Di sicuro non cambieranno le date: si comincia il 17 giugno. Altrettanto sicuro sembra che non saranno obbligatori né Invalsi né alternanza scuola-lavoro. Al ministero si sta pensando se ridurre le commissioni: niente commissari esterni (lo chiedono anche gli studenti e i sindacati), saranno i prof della classe, con un presidente esterno, a giudicare i loro alunni come avviene già per l’esame di terza media. Sotto la lente è anche la seconda prova, quella di indirizzo, la più temuta dai ragazzi: si discute se rimodularla, cioè adeguarla al programma svolto, o se addirittura eliminarla: è la richiesta del coordinamento degli studenti, se la scuola non dovesse riprendere a maggio. C’è infine il tema dell’ammissione all’esame: l’ipotesi allo studio è quella di ammettere anche chi non ha recuperato le insufficienze del primo quadrimestre. La ministra Azzolina ha però ripetuto che «non ci sarà il 6 politico», cioè la promozione assicurata.

Coronavirus, la scuola non riaprirà il 3 aprile. Misure saranno prorogate, possibile rientro 6 maggio

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Non si ha ancora una data di riapertura, la decisione del Governo in tal senso non è ancora stata presa, ma la proroga della chiusura ci sarà quasi certamente.

Che il comitato tecnico scientifico ritenesse troppo breve il periodo di chiusura delle scuole deciso dal Governo che puntava ad una riapertura al 3 aprile non è un segreto. La “critica” era giunta poche ore dopo la notizia della chiusura.

La disastrosa situazione in Lombardia, Veneto ed Emilia, non consente ancora di comprendere quando ci sarà il picco, riaprire le scuole non è ancora possibile e soprattutto si attendono gli sviluppi del contagio nelle regioni del Sud. I pareri che in questi giorni sono comparsi nei vari quotidiani sull’evoluzione del contagio sono contrastanti.

Quanto tempo rimarranno chiuse le scuole?

Secondo il comitato, la chiusura non avrebbe senso per meno di due mesi, ricalcando il “modello cinese”. Il che significherebbe una riapertura al 6 maggio, comunque non prima della fine delle vacanze pasquali.

Una ipotesi al vaglio, è quella di una riapertura a macchia di leopardo in base all’evoluzione del contagio nelle varie Regioni.

A lanciare l’allarme sull’impossibilità di riapertura il 3 di aprile era già stato ieri il Governatore Zaia. Per il Governatore, intervenuto nella trasmissione Porta a Porta su Rai1, la riapertura al 3 è troppo presto. “Il picco di morti e ricoveri in terapia intensiva – ha detto – per il coronavirus è atteso intorno alla metà di aprile e che dunque andrebbe pensato il prolungamento della chiusura delle scuole.”

Il Ministro Azzolina da canto suo aveva già annunciato che “le scuole riapriranno quando avremo la certezza che il quadro epidemiologico dell’Italia ci permetterà di mandare i nostri studenti a scuola nella massima sicurezza“.

Indicazioni su didattica a distanza

Il Ministero ha emanato una nota per dare indicazioni stringenti sulla didattica a distanza. Una nota che lascia presagire, per certi versi, una strutturazione della didattica a distanza che non fa presagire un termine delle attività tra una settimana, ma fornisce un impianto stabile che con molta probabilità, a questo punto, sarà da utilizzare per completare gran parte dell’anno scolastico restante.

Coronavirus: organizzare lavoro scuole dopo decreto Cura Italia. Indicazioni Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Emergenza Coronavirus: il decreto Cura Italia, pubblicato ieri in Gazzetta Uffficiale, è diventato operativo. Il Ministero si è quindi prontamente attivato per fornire indicazioni dettagliate ai Dirigenti Scolastici che dovranno in maniera rapida assumere decisioni per la chiusura delle scuole e l’individuazione delle attività indifferibili.

Nota Ministero Istruzione 18 marzo 2020

Lavoro agile

Fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019, “il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa” in tutte le pubbliche amministrazioni.

I Dirigenti scolastici sono chiamati ad adottare ogni forma organizzativa atta a garantire il funzionamento della didattica a distanza e dell’attività amministrativa per quanto possibile “in remoto” e a limitare “la presenza del personale negli uffici per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza”. Si tratta in sostanza di mantenere “attive” e aperte le funzioni

La prestazione lavorativa in lavoro agile può essere svolta anche attraverso strumenti informatici nella disponibilità del dipendente qualora non siano forniti dall’amministrazione.

Il lavoro del Dirigente Scolastico

Il Dirigente scolastico organizza “i tempi ed i modi della propria attività, correlandola in modo flessibile”, alla luce dell’emergenza sanitaria e “alle esigenze della Istituzione cui è preposto e all’espletamento dell’incarico affidatogli”

Non vi è, dunque, alcuna necessità di esperire formale richiesta di lavoro agile, fermo restando la necessità di garantire il funzionamento, sia pure in modalità il più possibile “virtuale”, dell’istituzione scolastica.

Organizzazione lavoro ATA

Per quanto concerne la gestione dell’attività e del personale ATA delle istituzioni scolastiche, in tutti i casi in cui non sia possibile ricorrere alle forme di lavoro agile, i dirigenti scolastici, ai sensi dell’art. 87, c. 3 del d.l. 18/2020, dispongono, ad ampliamento di quanto già indicato dalla Nota dipartimentale 323/2020, l’adozione “degli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva”.

Relativamente alle ferie pregresse , si precisa che trattasi delle ferie relative all’a.s. 2018/2019 (art.13, comma 10, CCNL 2007).

Una volta esperite tali possibilità, il dirigente scolastico può “motivatamente esentare il personale dipendente dal servizio. Il periodo di esenzione dal servizio costituisce servizio prestato a tutti gli effetti di legge”.

Non è ovviamente possibile, stante l’estrema eterogeneità delle situazioni delle istituzioni scolastiche autonome, fissare un prontuario dettagliato delle attività.

Le istituzioni scolastiche, considerate le concrete esigenze dell’utenza di riferimento e gli adempimenti indifferibili, oltre al prioritario compito di attuare le attività didattiche a distanza, garantiscono:

a) i servizi erogabili da remoto mediante ricorso al lavoro agile;
b) i servizi erogabili solo in presenza qualora necessari, adottando la necessaria programmazione e rotazione, con l’assunzione di tutte le misure idonee a prevenire il contagio disposte dalle autorità sanitare competenti;
c) il corretto svolgimento degli adempimenti amministrativi e contabili.

I plessi scolastici tenuti ancora formalmente aperti, ma che non ospitano strutture amministrative essenziali per il funzionamento dell’amministrazione dovranno pertanto essere chiusi, mentre, per il plesso principale, ovvero la sede presso la quale sono svolte le attività amministrativo-contabili indispensabili al funzionamento dell’istituzione scolastica, l’apertura deve essere limitata alle esigenze indifferibili e il cui svolgimento non può essere effettuato in forma agile.

Si ricorda, altresì, di limitare al minimo la presenza degli addetti alla cura del patrimonio zootecnico e alle merci deperibili ed eventualmente del personale che il dirigente scolastico dovesse ritenere, in via residuale, funzionale allo svolgimento delle esigenze  indifferibili da garantire in presenza.

In ogni caso, nel periodo sopra indicato, deve essere garantita l’operatività dei contatti telefonici e della posta elettronica di ogni Istituzione scolastica.

Nomina supplenti

L’articolo 121 del d.l., oltre a prevedere la continuità dei contratti in essere di docenza in supplenza breve e saltuaria, a prescindere dunque dall’eventuale rientro del titolare e per tutta la durata dell’emergenza sanitaria, dispone che l’ulteriore stipula di contratti, in assenza dei titolari, per il personale docente e ATA, sia comunque subordinata alla disponibilità di “una propria dotazione strumentale per lo svolgimento dell’attività lavorativa … al fine di potenziare le attività didattiche a distanza”: disponibilità che potrà essere assicurata dal DSGA in quanto consegnatario e dal dirigente scolastico attraverso l’istituto del comodato d’uso.

In deroga alle disposizioni vigenti, le risorse necessarie alla stipula di contratti di supplenza breve e saltuaria saranno assegnate in base alla spesa sostenuta dalla singola istituzione scolastica nel triennio precedente nel mese di marzo.

Il dirigente scolastico pertanto avrà cura di verificare che gli incarichi di supplenza breve vengano attribuiti entro i limiti delle risorse assegnate.

Le predette risorse saranno utilizzate per la sottoscrizione di contratti a tempo determinato, utilizzando le graduatorie di istituto, finalizzati alla didattica a distanza, incluse le attività di progettazione e di formazione dei colleghi.

Assunzione assistenti tecnici supplenti

Per quanto concerne l’articolo 120, comma 4, in base al quale è consentita la sottoscrizione di contratti a tempo determinato per assistenti tecnici da parte delle istituzioni scolastiche del I ciclo, le risorse saranno ripartite con Decreto del Ministro, la cui predisposizione è già in corso, così come saranno date indicazioni in merito alle graduatorie da utilizzare per il conferimento dei predetti incarichi.

Nota Ministero Istruzione 18 marzo 2020