STUDENTI: 21 MARZO ANCHE DA CASA!

Oggi è il 21 marzo, la Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia. Normalmente ogni anno ormai scegliamo di ritrovarci in piazza e di iniziare la lotta contro la criminalità organizzata dalla memoria delle sue vittime innocenti. Quest’anno ci immaginavamo già Palermo, città simbolica e importante per questa lotta.

Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Nonostante tutto abbiamo deciso di esserci. Restiamo a casa ma non rinunciamo a ricordare, non rinunciamo a lanciare il nostro messaggio politico di lotta alle mafie e alla criminalità.”

Continua Federico Allegretti, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Da sempre pensiamo che l’impegno contro le mafie debba partire dalle scuole e dalle università. Con questo intento abbiamo lanciato la campagna Altra Marea, che ha visto la Sicilia accendersi di iniziative studentesche per la legalità. Anche oggi la Sicilia non si spegne. Siamo a casa ma siamo in piazza.”

Concludono Allegretti e Gulluni: “Ecco perché oggi centinaia di studenti e studentesse hanno scattato, dalle loro case, una foto in cui con un fiore ricordano una vittima innocente di mafia. La memoria non si ferma!”

“Quasi” tutti gli studenti italiani coinvolti in didattica a distanza

Scuola = Sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro:“Quasi” tutti gli studenti italiani coinvolti in didattica a distanza.Mio impegno quotidiano cancellare la parola “quasi”.Inviatemi segnalazioni per rafforzare la rete che sta tessendo la scuola a protezione del Paese****

“La scuola italiana, pur in una situazione di emergenza senza precedenti, è viva e fa comunità, istruzione e educazione con i diversi strumenti della didattica digitale, che sono diventati un prezioso punto fermo non solo per le studentesse e gli studenti, ma per milioni di famiglie. In questi giorni di isolamento obbligato, che disorientano ciascuno di noi, la scuola entra nelle case di milioni di famiglie rappresentando un imprescindibile elemento di fiducia, di relazione e di motivazione ben oltre la propria funzione formativa.Seppur con mille difficoltà e criticità che conosco e non voglio sottovalutare, oggi QUASI tutti gli studenti sono coinvolti nella didattica a distanza. Cancellare quel QUASI è il mio principale impegno quotidiano affinché presto si possa sanare una diseguaglianza non più tollerabile. “Lo scrive su Facebook il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro.“Però dobbiamo dircelo, – prosegue il sottosegretario di Leu – mai come ora l’intera comunità scolastica, docenti, dirigenti, collaboratori, studenti e famiglie è stata così coesa e unita. E allora è importante anche far emergere e condividere le esperienze positive e le buone pratiche. ““Nei prossimi giorni voglio utilizzare i miei canali social per condividere i racconti e le segnalazioni che dirigenti, docenti, studentesse e studenti mi invieranno. Molti lo stanno già facendo e invito tutti a farlo  – conclude De Cristofaro – per supportare  altre realtà scolastiche e rafforzare con le vostre esperienze l’eccezionale rete che la scuola sta tessendo a protezione del Paese. “#lascuolanonsiferma #iorestoacasa #distantimauniti https://www.facebook.com/419439154823845/posts/2383295001771574/

SCUOLE CHIUSE. QUALE REDDITO PER GLI ASSISTENTI AI DISABILI?

SCUOLE CHIUSE. QUALE REDDITO PER GLI ASSISTENTI AI DISABILI?

Dall’inizio di questa crisi sosteniamo che le conseguenze dell’attuale pandemia non devono colpire quei lavoratori che dispongono di minori tutele e il cui reddito è, purtroppo, indissolubilmente legato all’erogazione delle prestazioni. Fra questi ultimi va collocato il personale attualmente impiegato, con qualunque tipo di rapporto lavorativo, autonomo, atipico o dipendente, nelle attività di assistenza alla disabilità nelle istituzioni scolastiche e nelle attività di didattica integrativa domiciliare.Il Coordinamento regionale siciliano ASACOM Cobas ha, perciò, proposto un insieme di emendamenti al d.l. 17 marzo 2020, n. 18, con l’obiettivo di evitare il licenziamento o la sospensione del lavoro anche per questi lavoratori, che nell’attuale formulazione del predetto articolo non vengono menzionati.Il presupposto è quello che anche per questa categoria di lavoratori vanno riconosciute le ore lavorative non espletate o non espletabili per causa di forza maggiore, dipendente dalla sospensione delle attività didattiche “in presenza”, disposta con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri adottati ai sensi dell’art. 3, comma 1, del d.l. n. 6/2020.In particolare, tenendo conto della specificità di queste figure, va, infatti, ricordato che non sempre è possibile inserirsi all’interno della cosiddetta Didattica a Distanza, né il lavoro di mattina a scuola può essere sostituito dalla “attività domiciliare”, sia perché non prevista, sia perché accentuerebbe il rischio di contagio.Oltre agli emendamenti, si propone di inserire una nuova norma che riguardi specificamente l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali. Tale norma dovrebbe prevedere, fra l’altro, che durante la sospensione dell’attività didattica “in presenza” le pubbliche amministrazioni siano autorizzate al pagamento del personale e delle cooperative che gestiscono tutti i servizi, inclusa l’assistenza igienico-personale, per il periodo della sospensione, sulla base di quanto iscritto nel bilancio preventivo.Il Coordinamento regionale siciliano ASACOM Cobas, pur nella complessa situazione attuale, manterrà forte e coerente la mobilitazione per raggiungere questi obiettivi e impedire che a un’intera categoria di lavoratori vengano negati salario e diritti.

Mrs Spelling e i Fumbles! Gli errori che divertono e insegnano

Scuola, il 24 marzo il webinar di IUL sulle lingue straniere per i bambini

Un percorso su come i bambini imparano giocando l’inglese con Mrs Spelling e i Fumbles.
Conduce la sessione online la giornalista 
Teresa Pascarelli, conduttrice Rai.

Roma, 21 marzo 2020 – L’Università Telematica degli Studi IUL propone il webinar gratuito “Mrs Spelling e i Fumbles! Gli errori che divertono e insegnano”, un evento online per docenti e famiglie per spiegare come i bambini possono imparare l’inglese in modo ludico. L’evento online, in programma martedì 24 marzo alle 16.00, è condotto da Teresa Pascarelli, autrice e conduttrice della serie Fumbleland! Mi è scappato un errore! in onda su Rai Yoyo.

Per partecipare è necessario compilare un form di iscrizione.

Il webinar è realizzato nell’ambito del corso di perfezionamento “Discipline e lingue straniere in approccio integrato – CLIL” presente nell’offerta formativa di IUL. L’obiettivo è introdurre ai docenti, principalmente delle scuole primarie, le modalità con le quali possono guidare i ragazzi ad attuare il percorso Fumbles in classe e a casa. 

Si tratta di un percorso ludico-didattico interdisciplinare composto da video, attività, esercizi, canzoni, scenette da recitare, caccie al tesoro, art & craft, fino alle app a alle esperienze VR (Realtà Virtuale immersive o in desktop mode) accessibili entro il 2020. Il percorso rappresenta anche un efficace primo approccio alla metodologia CLIL nella scuola primaria.

Il programma televisivo a cui si rifà questa iniziativa racconta le avventure di una simpatica maestra, Mrs Spelling e della sua classe, alle prese con i dispettosi esserini che spuntano dagli errori di ortografia della lingua inglese: i Fumbles. La serie tv da cui nasce il progetto è un esempio tutto italiano di edutainment (educational entertainment) per le sue capacità di coinvolgere emotivamente il target facilitando l’apprendimento della lingua inglese. Mrs Spelling e i Fumbles sono in onda anche su Deajunior nel programma Fumbles on TV, creato e condotto sempre da Teresa Pascarelli. Il seminario online fornirà quindi ai docenti uno strumento originale, interdisciplinare e di grande impatto sui bambini, capace di condurli a esercitare le competenze linguistiche propedeutiche all’acquisizione dei livelli Pre- A1 e A1 del QCER, nonché di avvicinarli in modo ludico alla metodologia CLIL.

L’Università Telematica degli Studi IUL è un ateneo fondato nel 2005 e promosso da due soci pubblici, l’Università degli Studi di Firenze e l’Istituto di ricerca Indire. Offre corsi di laurea e di alta formazione riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione e vanta collaborazioni con soggetti di livello nazionale come 24Ore Business School, Microsoft, GiuntiAcademy, Erickson e Tuttoscuola.

L’Università IUL ha reso disponibili a tutti una serie di webinar gratuiti per insegnanti e professionisti. Tutte le registrazioni sono disponibili sul sito dell’ateneo per contribuire alla campagna #IORESTOACASA.

Per partecipare al webinar “Mrs Spelling e i Fumbles! Gli errori che divertono e insegnano” è necessario compilare il form.

Per una didattica oltre l’emergenza

Per una didattica oltre l’emergenza

di Dino Castiglioni *

La recente nota n. 388 del 17 marzo 2020 a firma del Capo Dipartimento Marco Bruschi, contenente le prime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza, pone il mondo tutto della scuola italiana in una situazione completamente imprevista rispetto alle tradizionali categorie mentali cui eravamo abituati, in termini di docenza, di apprendimento, di valutazione, di progettazione e programmazione, di gestione degli stessi organi collegiali nonchè di governo nel suo insieme delle istituzioni scolastiche.

E’ indubbio che ci troviamo a gestire una situazione della quale non conosciamo la conclusione e per la quale siamo chiamati, come corpo professionale nel suo complesso, a garantire un corretto apprendimento dei saperi che sia rispettoso dei principi fondamentali della nostra scuola, quali quello dell’inclusione e della partecipazione.

Si tratta quindi di costruire qualcosa, facendo tesoro delle esperienze didattiche educative finora adottate da singole istituzioni scolastiche, diventando le stesse “sistema strutturato” e non occasionale, e, almeno per il corrente anno scolastico, “permanente”.

E’ chiaro pertanto, come richiama correttamente la nota 388, che la didattica a distanza non possa trasformasi in una mera trasmissione di invio di materiali o assegnazione di compiti, ma debba essere preceduta e seguita da quegli elementi fondamentali dell’insegnamento, quali la spiegazione, il chiarimento e la verifica del lavoro svolto.

E tale azione, pur se attuata dal singolo docente per la propria disciplina, non è azione individuale ma deve caratterizzarsi nel principio della collegialità responsabile del consiglio di classe, che individua obiettivi e azioni di monitoraggio affinchè la docenza, ancorchè a distanza, conservi quegli elementi fondamentali necessari per una corretta valutazione.

Certamente questa nuova esperienza, che coinvolge tutta la comunità professionale del nostro Paese, va ripensata nell’ottica di un nuovo rapporto fiduciario tra docente e discente, dove al controllo fisico all’interno del gruppo classe, si sostituisce una modalità in cui ogni studente diventa ancor più responsabile della propria formazione.

Un approccio radicalmente nuovo quindi, in cui ciascuno potrà offrire il proprio contributo attivo.

Per far sì che venga salvaguardato e garantito il principio della unitarietà del sistema formativo, sarebbe opportuno affiancare occasioni formative per il personale docente e dirigente scolastico, in particolare quello neoassunto, per favorire una migliore circolazione delle idee e delle proposte didattiche presenti nel nostro territorio ma soprattutto per offrire elementi utili di verifica e monitoraggio del lavoro svolto a livello di singola istituzione scolastica.

Oltre alle previste task-forces, a livello Centrale o periferico, si potrebbe pensare ad esempio di utilizzare le stesse reti di scuola o di scopo già presenti, che per loro natura sono più radicate nel territorio e meglio possono fornire quell’immediato scambio di conoscenze, informazioni, e supporto anche di tipo amministrativo necessari in modo particolare in questo momento.

Ognuno di noi potrà trarre da questa esperienza quanto meglio riterrà opportuno.

Certamente sono state modificate radicalmente le categorie mentali, le abitudini, le modalità di intepretare il domani.

Ma certamente non potremo sottovalutare le enormi potenzialità e capacità che il sistema formativo del Paese può mettere in campo per gestire situazioni finora non presenti in alcun manuale.

E allora, il giorno dopo che il Covid-19 sarà uscito dalle nostre case, ci accorgeremo che possiamo essere un grande Paese non solo nelle emergenze ma nella normalità.

E in questo saremo certamente diversi da prima.


* già dirigente Tecnico USR FVG

Distanti ma uniti

Distanti ma uniti ovvero la didattica al tempo del COVID-19
Lessico minimo

di Carlo De Nitti [1]

 “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”
Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, 1968

“noi non siamo responsabili perché siamo socialmente impegnati, ma ci impegniamo socialmente perché siamo originariamente responsabili”
GIUSEPPE SEMERARI, Responsabilità e comunità umana, 1960

“E poi gli errori stanno lì per essere vissuti”
PASQUALE ADAMO – PATRIZIA SOLLECITO, DirCi di Sì, 2018

“Stanno imparando il valore dell’ATTESA e della SPERANZA”
VITTORIANO CAPORALE

1. PREMESSA

L’emergenza che tutto il mondo e l’Italia stanno vivendo a causa della pandemia in corso non poteva non avere ripercussioni sul mondo della scuola e sulle modalità del <fare scuola>. E’ da agire da parte di tutta la comunità professionale, affinché questa improvvisa emergenza non tanga i principi fondanti dell’<essere scuola>: accogliente, aperta, democratica, inclusiva, come concepita e  disegnata dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Principiis obsta!

2. LA DIDATTICA A DISTANZA (DAD)

La didattica a distanza, per i docenti, non è, né può essere:

  • mera assegnazione di compiti sui volumi in uso attraverso il registro elettronico, magari dandone un po’ di più per <portarsi avanti>;
  • utilizzo sfrenato dei mezzi informatici a prescindere dal contesto in cui si insegna, senza rendersi conto delle dotazioni elettroniche degli studenti;
  • utilizzo dei mezzi informatici senza contatto visivo / uditivo con gli studenti;
  • ricerca dello <stupore> per soddisfare il proprio ego in una tacita <guerra> con  i colleghi.

La didattica a distanza, per gli studenti, non è, né può essere un’inaspettata vacanza fuori del tempo, un disimpegno istituzionalizzato.

3. LE PAROLE DELLA DAD

La D.A.D. non può non avere un suo codice di comportamento che deve esprimersi certamente in un lessico: quello che qui si enuclea non è certo né esclusivo né esaustivo: è, nomen omen, minimo, quasi di sopravvivenza.

  • ACCESSIBILITA’

Ogni iniziativa assunta dalle scuole e dai singoli docenti deve essere accessibile a tutti gli alunni nessuno escluso: in caso contrario, si viene meno ad uno dei principi fondamentali dell’essere e del fare scuola che è l’inclusività. L’accesso universale a tutti i mezzi informatici, in certe realtà scolastiche, non è certo scontato: la scuola non può accrescere il divario socio-economico presente, anzi deve fare esattamente l’opposto, a Costituzione vigente (art. 2).

A parere di chi scrive, ogni docente/ consiglio di classe / dipartimento disciplinare / collegio dei docenti deve utilizzare esclusivamente i mezzi informatici cui tutti i propri discenti possono accedere, per basici che siano, affinchè non si generino discriminazioni o esclusioni a svantaggio di chiunque sia “fragile”, in tutte le possibili accezioni del termine.

  • CITTADINANZA

La dimensione della cittadinanza attiva e responsabile è consustanziale alla D.A.D., anzi essa è un modo altro, ottimo, per implementarla: la costruzione della società/comunità di cittadini liberi e responsabili, animati da una forte dimensione etica, laica o religiosa che sia, anima di una cittadinanza che non può essere solo formalistica ed appresa a mo’ di contenuti standardizzati.

Quale migliore tempo di quello in cui – nostro malgrado – ci tocca di vivere per far realizzare in una dimensione assolutamente realistica esperienze di educazione alla cittadinanza ed alla legalità? E’, a parere di chi scrive, questo il tempo migliore per far scoprire/riscoprire la dimensione di una socialità reale, responsabile e solidale, e non meramente virtuale, quale quella che i nostri discenti abitualmente vivono nel loro mondo dominato pervasivamente dall’elettronica in ogni momento della giornata scolastica e non.

  • COMUNITA’

E’ una parola chiave in questo lessico minimo; ad essa si possono accompagnare diversi aggettivi: scolastica, professionale, civica, gli stessi che in un remoto testo legislativo (di quasi cinquanta anni fa) erano interagenti

La DAD ha introdotto tutti in una dimensione comunitaria dell’insegnare/apprendere diversa fino a qualche settimana fa: oggi, ancor meno di prima, può esistere il docente-monade. E’ vincente, invece, la formula del cum-laborare, del mettere in comune professionalità diverse con un unico fine: il bene comune.

La forzata distanza dei soggetti del processo di insegnamento / apprendimento deve far sorgere – e questo è compito precipuo dei docenti – far nascere / implementare imperiosa la voglia di continuare ad esserci l’un* per l’altr* per crescere insieme come gruppo, come comunità nel senso etimologico di communis unitas.

  • DIRITTI

Con la DAD le scuole esercitano in modo diverso il dovere assegnato loro dalla Costituzione di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3). Parimenti i discenti devono acquisire la consapevolezza di dover esercitare il diritto di apprendere in questa nuova forma imposta dalla situazione emergenziale: il diritto è il medesimo, cambia soltanto la modalità di fruizione per cui non ha senso “nascondersi”, “non farsi trovare”.

  • EMPATIA

E’ dote che occorre in qualunque relazione umana, compresa quella docente / discenti: con la DAD … ancora di più… Ai docenti, certo, di solito, non manca: è una grande risorsa. Mai come in questo momento, in cui manca la prossimità fisica, occorre un supplemento di empatia a distanza…

Ha scritto di recente la scrittrice e docente Patrizia Sollecito <In tre giorni ho letto 86 paia di occhi. Oltre uno schermo piatto, loro c’erano con la voglia di fare scuola e con tutte le fragilità di adolescenti chiusi in casa, perché catapultati, da protagonisti, in un film di fantascienza.

Ho letto nelle loro finestre aperte. Aria fresca di intesa e di nuova speranza ha invaso gli spazi interiori. Voi valete, specialmente ora che non ci sono voti. Grazie per il vostro esserCI>. Cos’altro aggiungere?

  • INCLUSIONE

Non ci può essere DAD senza inclusione: anche la DAD non può escludere la dimensione dell’inclusione di ogni diversità possibile. Discenti diversamente abili o portatori di bisogni educativi speciali o di disturbi specifici di apprendimento non debbono essere lasciati soli, insieme ai loro genitori nella loro solitudine. E’ il senso dell’esergo posto all’inizio di queste righe dal celeberrimo lettera a una professoressa, sempre attualissimo, oltre cinquanta anni dopo, sebbene più spesso citato che meditato. Nel rispetto di PEI, PDP e quant’altri documenti, ampi sono gli spazi per l’intervento dei docenti, specializzati e curriculari, per i discenti “speciali”, come attesta la splendida professionalità di tantissimi, che si spende in questa direzione.

  • PERSONA

La formazione della persona è la vera finalità ultima della Scuola, sempre. In ogni soggetto del processo di insegnamento apprendimento c’è un incontro di persone, non di ruoli fissi, quasi maschere da teatro della Commedia dell’arte: i loro incontri non casuali né effimeri sono la base della relazione umana tra docenti e discenti. Occorre far emergere persone e personalità ed anche in questo la DAD è una nuova opportunità che la vita / la storia concede.

  • PROSSIMITA’

Fare attività didattica da “distanti ma vicini” deve tenere sempre la barra dritta sul concetto di prossimità tra docente e discenti tutti: è il concetto chiave che deve dominare, al di là dei dispositivi tecnologici di cui ci sia avvale per praticarla, la vera filosofia della D.A.D. La prossimità resa in presenza – con uno sguardo, una pacca, un elogio, un rimprovero … – non può venire meno quando l’azione didattica sia realizzata in modalità diverse, sincrone e non, ma non in presenza: si perderebbe la cifra essenziale di quell’educazione, senza la quale si insegnerebbero solo meri contenuti, ma ben è noto che non è così… Tanti sono i mezzi con cui essere prossimi agli alunni/studenti al di là ed a prescindere dai dispositivi elettronici: ognuno ha da cercare il suo, scavando in interiore hominis.

  • SUPPORTO

L’attività di D.A.D., si configura, ove correttamente praticata, come un eccellente esercizio di supporto che ogni scuola di ogni ordine e grado ha il dovere di svolgere nei confronti di tutti gli alunni / studenti non solo e non tanto per veicolare i contenuti delle discipline oggetto di insegnamento ed implementare le relative competenze, ma soprattutto da un punto di vista emotivo, relazionale, psicologico. Ciò che conta maggiormente in questo frangente è sostenere i bambini, gli adolescenti, i giovani nella loro crescita umana, soprattutto in un contesto emergenziale come il presente. “Esserci” è uno dei compiti, il fondamentale, di ogni istituzione scolastica e dei docenti, sempre.

  • TECNOLOGIE

Le tecnologie (T.I.C.) hanno un ruolo fondamentale, insurrogabile nella D.A.D.: senza di esse non avrebbe possibilità di esistere alcuna didattica che non sia in presenza. Escludere la dimensione tecnologica però, a parere di chi scrive, non significa assolutamente praticare una didattica logocentrica, oro-auricolare, di stampo idealistico-gentiliano: basti pensare a tutta la didattica innovativa, sviluppatasi nella stagione dell’attivismo pedagogico (sulla scorta, ad esempio, del pensiero di Maria Montessori e Célestin Freinet, solo per citare un paio di nomi).

4. LE PAROLE DI UN PEDAGOGISTA

Mi piace concludere queste righe, riportando le splendide parole scritte recentissimamente dal prof. VITTORIANO CAPORALE, un importante pedagogista che per un cinquantennio ha insegnato nell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, pubblicate il giorno 21 marzo su “La Gazzetta del Mezzogiorno” a p. 12.

 <<Care mamme, cari papà, cari insegnanti, cari amici,
sto sentendo molti di voi che si stanno lamentando e preoccupando perché i figli non svolgono i compiti assegnati e non studiano come al solito.
Vi dico con tutto il cuore e con la scienza pedagogica e l’esperienza didattica acquistata in 50 anni di insegnamento all’Università: NON IMPORTA!
In questi giorni i vostri figli-scolari stanno imparando quello che il pedagogista bitontino GIOVANNI MODUGNO chiamava SCIENZA DELLA VITA e che la scuola verbalistica, astratta, mnemonica e burocratica non insegna!
-Stanno imparando ad affrontare le difficoltà impreviste, a rinunciare alla libertà dei movimenti e delle relazioni amicali per il bene comune.
-A capire che la salute è un bene da salvaguardare anche se comporta tante rinunce e il ridimensionamento delle abitudini quotidiane.
-Stanno imparando il valore dell’ATTESA e della SPERANZA.
-Stanno apprezzando tutto quello che ogni casa offre: libri, giocattoli, TV, cani, gatti, uccellini e altri animali e cose.
-Stanno imparando a pregare, a capire che l’umanità è un’unica grande famiglia che soffre e che spera, al di là dei confini geografici.
-Stanno imparando l’importanza della solidarietà che può essere rafforzata col sorriso, con la parola affettuosa, col ricordo…
-Stanno sperimentando che i cellulari, i tablet e le altre tecnologie fanno sentire meno soli, a comunicare con gli amici vicini e lontani, a esprimere i nostri sentimenti e a volerci più bene.
Vi saluto tutti con l’affetto di un anziano professore di storia della pedagogia, padre e nonno
Vittoriano Caporale>>

5. RINGRAZIAMENTI

Ringrazio con sentimenti di sincera gratitudine il chiar.mo prof. VITTORIANO CAPORALE, già Ordinario di Storia della Pedagogia dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro per le sue illuminanti parole.

Come non ringraziare tutti i docenti della scuola che da cinque anni ho l’onore di dirigere che in un brevissimo lasso di tempo hanno attivato tutte le strategie possibili per coinvolgere i propri studenti in questa dimensione altra della didattica?

Come non rivolgere un grato pensiero ad alcun* docenti/amic*, impegnati anch’essi nelle loro rispettive comunità scolastiche con passione ed empatia ad “essere prossimi” agli alunni / studenti che, mai come in questo periodo si sono affettivamente legati ancor più a loro?


[1] CARLO DE NITTI (Bari, 1960) è dirigente scolastico dal 2007, attualmente presso l’I.I.S.S. “Elena di Savoia – Piero Calamandrei” di Bari

Scuola, ipotesi chiusura definitiva

da ItaliaOggi

Tra i vigilati speciali, in questa emergenza Coronavirus, c’è il mondo della scuola. Ieri la ministra competente, Lucia Azzolina, ha detto molto chiaramente che la chiusura delle scuole e delle università si protrarrà oltre il 3 aprile, ma non è possibile al momento stabilire una data per la ripresa delle attività. Oggi, intervenendo a Radio Anch’io su Rai Radio 1, ha ribadito il concetto cercando di rispondere a quanti pensano addirittura che si possa tornare a a scuola direttamente a settembre, per il nuovo anno scolastico 2020-2021. E’ lo scenario peggiore, ma forse inevitabile, al quale si sta preparando il ministero dell’Istruzione, nel caso in cui i contagi da coronavirus in Italia non dovessero arrestarsi presto, nelle prossime 2-3 settimane. “Gli scenari li stiamo pensando un po’ tutti”, ha confermato oggi a Radio Anch’io su Rai Radio 1 la ministra. Per Azzolina una cosa è certa: le scuole riapriranno “solo quando avremo la certezza che studenti e personale potranno rientrare in assoluta sicurezza”. Tra “tutti gli scenari” allo studio del ministero c’è appunto anche il ritorno sui banchi a settembre. Perché un ritorno a scuola si tradurrebbe ovviamente con spostamenti di bambini, giovani, docenti e personale tecnico o ausiliario, assembramenti di genitori all’entrata e all’uscita degli istituti, volumi di traffico e riutilizzo in massa dei mezzi pubblici. Insomma, tutte situazioni rischiose se l’Italia non sarà uscita definitivamente dal rischio di diffusione della pandemia. Ed è per questi motivi che tornare a settembre sarebbe quasi inevitabile. “L’anno scolastico sarà salvo in qualsiasi caso: non possono pagare i nostri studenti”, ha sottolineato comunque Azzolina. I primi a rientrare in classe potrebbero comunque essere gli studenti dell’ultimo anno di terza media e superiori, per i rispettivi esami di fine ciclo. La Maturità dovrebbe iniziare – come programmato – con la prima prova il 17 giugno: condizionale però anche qui d’obbligo, perchè se l’epidemia non dovesse fermarsi in tempo anche queste prove potrebbero slittare a inizio settembre. “sulla Maturità – ha detto ancora la ministra – stiamo pensando a varie soluzioni: il Ministero si sta preparando a tutte le eventualità. Non abbiamo ancora parlato di commissioni interne o esterne: non mi piace la parola ‘esame semplificato’, gli studenti vogliono un esame serio, in linea con quello che stanno apprendendo”. La ministra dell’Istruzione ha poi ammesso che “sulla didattica a distanza sicuramente la situazione è variegata, con realtà in cui funziona bene e altre in cui meno. C’è un grande sforzo da parte dei docenti. So che alcuni sono in difficoltà, ma la situazione potrà migliorare. Non abbiamo alternative, non devono essere gli studenti a pagare questa crisi. E ricordo che didattica a distanza non è solo apprendimento, ma anche rassicurazione per gli studenti”. Azzolina poi con un post su Facebook ha sottolineato che con il decreto Cura Italia “salvaguardiamo i contratti dei supplenti, sia docenti che Ata. Nessuno perderà il posto. Tutte le componenti del personale sono importanti”.

Talenti diversi abitano la scuola

Talenti diversi abitano la scuola

di Cristina Del Bel Belluz

Qualche giorno fa in una rivista per la scuola compariva la frase l’istruzione non sparge semi dentro di noi, ma fa sì che i nostri semi germoglino: autore della frase Gilbran Khalil Gibran. La citazione ha rafforzato il significato che da sempre accompagna la mia visione di scuola: i bambini/ragazzi non sono vasi da riempire ma boccioli che desiderano fiorire.

In questi giorni nei quali tutto sembra sospeso la frase mi appare quanto mai appropriata e apre a numerose considerazioni che si intrecciano tra loro rendendo complesso l’intero panorama. La situazione epidemiologica di questo periodo ha costretto la scuola a ripensarsi e a riproporsi in tempi davvero rapidi in considerazione delle norme che quasi quotidianamente vengono emanate e anche, e soprattutto, in virtù del suo ruolo costituzionalmente sancito.

La scuola è una macchina complessa, che si muove lentamente barricata talvolta dietro il “si è sempre fatto così”; difficile pensare di riuscire a rimodulare in breve tempo un’alternativa credibile al modo tradizionale, comodo e sicuro di lavorare in classe.

Dopo i primi giorni di comprensibile smarrimento le scuole hanno iniziato a reagire; da ogni dove vengono proposti corsi di formazione, webinar esplicativi, piattaforme accattivanti, siti -repertori di contenuti e l’intero mondo scuola ha scoperto una fioritura immensa di opportunità con il rischio di perdersi quando non si ha ben chiaro il perché di tutto questo, dove vogliamo arrivare o pensiamo di voler arrivare. L’euforia e l’entusiasmo vanno ora contenuti e incanalati in scelte ragionate, lungimiranti ed organiche per essere efficienti ed efficaci e non perdere di vista il nostro obiettivo. La nota ministeriale 388 del 17 marzo 2020 indica due aspetti della didattica a distanza o DAD: la relazione e l’apprendimento. Come non condividere il primo significato: la scuola è relazione, è condivisione, è rapporto con i pari e con gli adulti. Da un lato sollecita l’intera comunità educante, nel novero delle responsabilità professionali e, prima ancora, etiche di ciascuno, a continuare a perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola”, ma “non a scuola” e del fare, per l’appunto, “comunità”. Mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, combatte il rischio di isolamento e di demotivazione. La mancanza di questo rapporto è molto sentita fra gli studenti ma anche fra i docenti: una scuola, un corridoio, un’aula senza studenti è triste, il silenzio assordante.

Per quanto riguarda l’apprendimento ritorna la frase d’apertura di questi miei pensieri ad alta voce. La didattica a distanza non è la didattica tradizionale svolta in classe: non è immaginabile traslare su una qualsiasi piattaforma quanto si faceva in aula, non tutto, forse poco, addirittura niente. La nota citata poco sopra chiarisce che il semplice assegnare compiti, esercizi ripetuti sempre uguali non è didattica a distanza (forse non era didattica neppure prima!): ci serve il feedback, la restituzione, uno o più momenti di relazione tra docente e discenti, attraverso i quali l’insegnante possa restituire agli alunni il senso di quanto da essi operato in autonomia…

Il breve accenno al percorso di apprendimento che sottende alla DAD sollecita alcune ulteriori riflessioni.

E’ necessario ripensare a quel “fare scuola” che deve necessariamente essere più dinamico, più “fresco”, meno cattedratico, più “competente”: possiamo riproporre il tema del curricolo per competenza o di competenze, dove discriminare ciò che è essenziale da ciò che è necessario, opportuno, superfluo… come non ricordare “La cultura è ciò che resta dopo aver dimenticato tutto di ciò che si è studiato…” (Gaetano Salvemini).

E’ necessario possedere maggiori competenze digitali e meno timore che il computer possa esplodere se si tocca un tasto sbagliato: imparare insieme discenti e docenti nella consapevolezza che nulla può sostituire appieno ciò che avviene in presenza, in una classe, si tratta pur sempre di dare vita a un “ambiente di apprendimento”, per quanto inconsueto nella percezione e nell’esperienza comuni, da creare, alimentare, abitare, rimodulare di volta in volta. Perché in questo essenziale elemento consiste il “fare scuola”: insegnare e apprendere, insieme [nota 388 del 17 marzo 2020].

E’ necessario dare organicità al lavoro attraverso strumenti condivisi affinché l’intera comunità di utenti non venga destabilizzata: penso alle piccole realtà dove il confronto all’esterno può essere pericoloso, fonte di ansie, di sensi di inferiorità tra le famiglie…tra quel “programma” che non avanza! Dare quindi ordine alla confusione mediatica delle tecnologie.

E’ necessario non dimenticare che la scuola apre le porte a studenti molto diversi e non mi riferisco solo agli alunni con disabilità o DSA che hanno già una serie di strumenti a loro disposizioni codificati in PDP o PEI; c’è una fetta di studenti, e anche molto grossa in certe realtà piccole o ai margini che vivono in una situazione di grande povertà sostanziale ancorché culturale che rischiano di essere dimenticati, abbandonati… chissà se questa emergenza ci aiuterà a prevenire in futuro anziché essere sempre costretti a rincorrere soluzioni di buona volontà non sempre con prospettiva di successo.

E’ necessario interloquire con le famiglie, ora più che mai, per creare alleanze educative: preziose sempre, fondamentali nei momenti di grande incertezza come quello che stiamo vivendo.

Infine un ultimo grande aspetto: la valutazione. Come si può pensare di valutare se non sperimentando strade nuove? La valutazione è necessaria ma anche complessa. Se l’alunno non è subito informato che ha sbagliato, cosa ha sbagliato e perché ha sbagliato, la valutazione si trasforma in un rito sanzionatorio, che nulla ha a che fare con la didattica, qualunque sia la forma nella quale viene esercitata [nota 388 del 17 marzo 2020].

Qui si ripropone il tema del curricolo: didattica per competenze, compiti autentici, condivisi (un po’ girovaghi!), significativi. Non può essere certamente la prestazione finalizzata al voto perché la valutazione è valorizzare non etichettare. Inoltre in un momento in cui si stanno sperimentando nuove formule di lavoro anche la valutazione diventa un modo per dare valore ai percorsi di crescita delle competenze di ciascuno. Il curricolo diventa la linea guida lungo la quale avanzare per giungere, indipendentemente dalle modalità prescelte, alla meta che è il successo formativo di ciascuno con le sue attitudini, i suoi atteggiamenti e i suoi talenti. Ogni scuola dovrebbe interrogarsi su questo, su quale idea di studente intende portare avanti e la valutazione trova il suo spazio all’interno di questa logica condivisa. Solo così sarà possibile lasciare la strada dei contenuti (che hanno sicuramente il loro significato e valore) per abbracciare l’ottica delle competenze disciplinari ma, soprattutto, trasversali.

E così si torna all’inizio della mia riflessione: facciamo fiorire i nostri boccioli permettendo loro di tirare fuori tutto ciò che li imbriglia dalle paure alle gioie, dalla tristezza all’euforia, dalla rabbia alla tranquillità interiore in una parola la loro libertà!

Scuole chiuse, tutti promossi? Tutto quello che c’è da sapere su maturità 2020 leggera, voti, terza media

da Corriere della sera

di Gianna Fregonara

Le scuole resteranno chiuse ancora e probabilmente a lungo, quasi sicuramente fino ai primi di maggio, ma è ormai considerata possibile una ulteriore proroga fino alla fine dell’anno scolastico. Per saperlo bisognerà aspettare i dati sui contagi dei prossimi giorni, ma è chiaro ormai che la prospettiva non sia breve. Al ministero dell’Istruzione – come ha detto la ministra Lucia Azzolina – si stanno immaginando tutti gli scenari per fare in modo che l’anno scolastico sia «valido non solo formalmente ma anche nella sostanza», per fare in modo cioè che questi mesi di didattica a distanza servano non solo «a fare comunità, ma anche ai fini dell’apprendimento» anche se «chiaramente non potranno essere raggiunti tutti gli obiettivi del programma». Si sta studiando come alleggerire l’esame di maturità, se è possibile cancellare quello di terza media. E’ stato chiesto ai professori di dare i voti nelle loro lezioni online. Vediamo nel dettaglio.

Cosa succede dei voti?

Nella nota del Miur alle scuole del 16 marzo, si trasforma la didattica a distanza da esperimento di «vicinanza» agli studenti e vere e proprie lezioni equiparabili alla didattica tradizionale in classe. Vuol dire che le lezioni non possono essere solo compiti a casa assegnati senza aver svolto prima o dopo una lezione vera e propria. Vuol dire che le assenze valgono (anche se si chiede ai professori di usare «buonsenso professionale», cioè a distinguere se uno studente non si collega a causa di un disguido o per cattiva volontà) e che si devono dare i voti. Come? Questo lo decideranno i collegi di classe, come del resto avviene normalmente: alle elementari si potrà valutare più l’impegno del raggiungimento delle competenze, nelle scuole secondarie di primo e secondo grado si valuterà anche la parte del programma svolta. Se non si tornerà a scuola prima della fine dell’anno, queste valutazioni costituiranno i voti del secondo quadrimestre.

Tutti promossi?

Uno dei nodi più difficili da sciogliere in queste ore per il Ministero dell’Istruzione è quello delle promozioni a valanga. Ha detto la ministra Azzolina che lei è «contraria al 6 politico» e che non vorrebbe arrivare a tanto. Ma è altrettanto chiaro che, vista l’eccezionalità della situazione e i rischi di ricorsi dall’esito molto incerto in caso di bocciature, si finisca per assicurare il passaggio all’anno successivo a tutti. A giustificarlo formalmente potrebbe essere il fatto che, con le lezioni a distanza, spesso ridotte nell’orario e nei contenuti, nessuno o quasi potrà essere stato in grado di acquisire i risultati di apprendimento che sono richiesti per legge. Dunque, l’anno prossimo ci dovrà essere un «recupero» dei programmi per tutti, bravi e meno bravi.

Maturità: cosa fare della seconda prova? E dell’orale?

Gli esami di Maturità, essendo esami di Stato, sono uno dei problemi più complessi per il Miur: di sicuro, ha detto la ministra Azzolina l’esame sarà più leggero. Ma quanto più leggero? Le ipotesi intorno alle quali si discute in queste ore sono queste: -Invalsi e alternanza scuola-lavoro sono abolite;
– L’ammissione di tutti gli studenti, anche quelli che nel primo quadrimestre avevano delle insufficienze;
– Le commissioni d’esame sono interne come quelle della terza media;
– La seconda prova sarà ridimensionata o addirittura abolita: lo chiedono gli studenti e i sindacati nelle proposte che hanno fatto pervenire al ministero, nel caso la chiusura delle scuole arrivi alla fine dell’anno;
– L’orale potrebbe diventare una tesina o tesi vera e propria nella quale gli studenti espongono un loro progetto multimateria, che prepareranno in questi mesi (un po’ come avviene per l’esame di terza media);
– Per quanto riguarda la prima prova, quella che era il tema, la tendenza è a tenerla in vita perché in assenza di una vera e propria valutazione del secondo quadrimestre – che vale 15 punti sui 100 dell’esame – è necessario avere più di una prova per poter valutare gli studenti. Il punto non è promuovere quelli che sono deboli, ma di dare voti motivati anche a chi va bene a scuola: il voto di maturità serve per chi vuole fare l’Università all’estero, e viene molto valutato;
– C’è anche l’ipotesi però di ricorrere al solo orale: è stato già fatto per i quasi mille studenti dell’Aquila dopo il terremoto del 2009, anche se non è certo la preferita della ministra Azzolina. Nella zona dell’epicentro del terremoto da aprile le scuole furono inagibili, ai ragazzi mancavano anche i libri e dunque fu deciso di procedere eccezionalmente ad una maturità super leggera. Ma erano davvero pochissimi studenti senza scuole e senza prof. Ci sono comunque scuole, come il Tosi di Busto Arsizio che hanno già sperimentato la maturità online (leggi qui).

Terza media, mini esame?

Per quanto riguarda l’esame di terza media, il cui voto serve non solo a concludere il primo ciclo della secondaria, ma anche per i concorsi pubblici, c’è l’ipotesi di ridurlo al massimo, al tema più tesina o anche solamente ad una tesina. Si sta cercando di capire se è possibile l’eventualità di non farlo – sempre nel caso estremo di non tornare a scuola prima della fine dell’anno – anche se sembra molto complicato.

L’anno scolastico sarà allungato?

L’anno scolastico non sarà allungato a meno di ripensamenti da parte della ministra Azzolina nelle prossime settimane. Lo ha ripetuto in tutte le ultime interviste: «Se la didattica a distanza dà i risultati sperati non c’è motivo». In realtà contro l’allungamento dell’anno scolastico ci sono anche altre ragioni tra cui la necessità di chiudere esami e adempimenti vari entro la fine di luglio perché subito dopo Ferragosto possano cominciare gli adempimenti per il nuovo anno scolastico: non va dimenticato che se non si faranno i concorsi o arriverà una sanatoria o l’anno prossimo si rischia di cominciare con oltre 200 mila supplenti.

Università a distanza

Per quanto riguarda le Università, la situazione è più semplice: l’anno accademico 2018-19 è stato prolungato fino a giugno per permettere agli Atenei di predisporsi per le tesi a distanza per coloro che si sarebbero laureati nell’ultima sessione di marzo-aprile. Secondo il ministro Gaetano Manfredi già «il 90 per cento delle Università ha attivato corsi e esami online» e dunque con qualche ritardo l’attività dovrebbe procedere ovunque. Sono i singoli Atenei che valutano le situazioni di difficoltà (sociali, tecnologiche o altro) degli studenti.

Didattica a distanza, come rimodulare la progettazione delle attività didattiche. Modello in PDF

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

La Circolare ministeriale del ministero dell’Istruzione del 17 marzo 2020, con oggetto “emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus.

Si allega modello di Ri-progettazionePrime indicazioni operative per le attività didattiche a distanza”, tentando di mettere a regime ciò che, quasi spontaneamente, si è attivato in tutte le scuole italiane, tra le altre tematiche oggetto di attenzione si sofferma su la “Progettazione delle attività”.

Già le istruzioni operative del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 sottolineano due elementi fondamentali. Da un lato la necessità di una programmazione delle attività a distanza; dall’altro l’esigenza di considerare la didattica a distanza non solo come trasmissione di compiti da svolgere, ma come un percorso completo e complesso. E dal momento che si rivaluta l’azione e che finisce con l’essere considerata un eccezionalità, “va esercitata una necessaria attività di programmazione” […]. “Le istituzioni scolastiche e i loro docenti stanno intraprendendo una varietà di iniziative, che vanno dalla mera trasmissione di materiali (da abbandonarsi progressivamente, in quanto non assimilabile alla didattica a distanza), alla registrazione delle lezioni, all’utilizzo di piattaforme per la didattica a distanza (…) Si consiglia comunque di evitare, soprattutto nella scuola primaria, la mera trasmissione di compiti ed esercitazioni, quando non accompagnata da una qualche forma di azione didattica o anche semplicemente di contatto a distanza.”

Di fatto, sia il DPCM dell’8 marzo 2020 che la Circolare del 17 marzo 2020, evidenziando, al di là delle sterili polemiche cavalcate, irragionevolmente, dai soliti “so tutto io”, quanto sia fondamentale e indifferibile ai fini di un’azione incisiva della didattica, anche all’epoca del Coronavirus, la progettazione delle attività.

Recita la circolare: “affinché le attività finora svolte non diventino – nella diversità che caratterizza l’autonomia scolastica e la libertà di insegnamento – esperienze scollegate le une dalle altre, appare opportuno suggerire di riesaminare le progettazioni definite nel corso delle sedute dei consigli di classe e dei dipartimenti di inizio d’anno, al fine di rimodulare gli obiettivi formativi sulla base delle nuove attuali esigenze”.

Che dire, rispetto alle polemiche puerili che non servono alla scuola e, più ancora, danneggiano la percezione della qualità dell’azione educativa-formativa del valido corpo docente che, con abnegazione, si sta spedendo e sta scommettendo in questa nuova e improvvisa avventura.

Come non essere d’accordo e non condividere appieno l’importanza della rimodulazione della progettazione delle attività che ogni docente, prescindendo il formalismo di specie, sta già valutando, giornalmente, con attenzione alle attività didattiche, ai materiali di studio e alla tipologia di gestione delle interazioni con gli alunni. La circolare è solo una formalità, la costante interazione tra i docenti, invece, risulta “essenziale per assicurare organicità al lavoro che ciascun docente svolge nei contesti di didattica a distanza e per far sì che i colleghi meno esperti possano sentirsi ed essere supportati e stimolati a procedere in autonomia”.

Cosa molto strana, sino ad adesso, si è considerato lo stesso strumento telematico come l’unico strumento per garantire il contatto e l’interazione a distanza con gli studenti. In pochi, per la verità, hanno pensato, e dovrebbero cominciare a farlo, come lo strumento indispensabile per favorire il contatto, la relazione e la co–progettazione in itinere tra i docenti di uno stesso team o consiglio di classe. Ciò per rendere più agevole il lavoro degli insegnanti (alla ricerca del cosa fare, del come farlo, del come verificare e, infine, del come valutare), evitando che si navighi a vista, che si determinino sovrapposizioni, che l’intervento didattico si riduca esclusivamente ad assegnare compiti (neppure concordati tra i vari docenti).

Non disquisendo più sul merito della circolare, alcune considerazioni vanno comunque esperite.

Innanzitutto, la prima riguarda la motivazione profonda della rivisitazione della progettazione e del processo di apprendimento: è indispensabile al fine di valorizzare la fase diagnostica e di renderla funzionale a un successivo percorso più flessibile e continuativo, consentendo anche la realizzazione di una didattica più personalizzata, in epoca di Coronavirus. Ciò anche in risposta alle richieste del ministro che chiede di avere particolare attenzione per i soggetti con disabilità e per i BES. Altra motivazione va ricercata nel necessario miglioramento del processo di apprendimento che bisogna garantire allo studente (proprio al singolare) con ritmi più funzionali alla mutata erogazione della didattica. Poi, considerato che l’approccio allo studente e alla didattica è notevolmente diverso, causa proprio questo mai sperimentato viaggio nel mondo della tecnologia, sarebbe necessario e auspicabile il superamento di meccanismi di valutazione rigidi e a tratti penalizzanti; ciò anche per agevolare il processo teso a porre in essere attività finalizzate ad affrontare con tempestività ed efficacia le difficoltà di apprendimento; la precoce attivazione e diversificazione delle iniziative per alunni BES e diversamente abili che possono essere realizzate in tempi meno pressanti e anche in forma di tutorato.

Patto di corresponsabilità e riprogettazione

La didattica a distanza, molto più di quella in presenza a scuola, implica un coinvolgimento attivo individuale importante, sul quale i docenti non hanno possibilità di intervenire se non riprogettando e riadattando competenze, abilità e conoscenze anche se, per lo più, le competenze dovrebbero rimanere invariate mentre le abilità e le conoscenze potrebbero essere diverse. Si ricorda, infatti, che al dovere della scuola di attivare le modalità di didattica a distanza, modificando, talvolta profondamente la progettazione approvata ad inizio anno, corrisponde il dovere di partecipazione per gli studenti che sarà tanto maggiore quanto più adeguato sarà la rimodulata azione educativa-formativa.

Potenziamento dell’attività didattica

La didattica a distanza, già messa a sistema, con compiutezza e talvolta scientificità, per la quasi totalità delle scuole italiane, deve, e non può, essere potenziata con le seguenti modalità: 1) riprogettazione disciplinare a cura dei singoli dipartimenti (delle Interclassi alla Primaria, dell’Intersezione all’Infanzia), fermi restando gli obiettivi imprescindibili di ciascuna materia; 2) coordinamento dei docenti di sostegno con i docenti curricolari al fine di predisporre materiali didattici e strumenti di apprendimento coerenti con gli obiettivi dei singoli PEI; 3) coordinamento tra docenti, team digitale e animatore digitale, al fine di predisporre materiali didattici e video lezioni; 4) predisposizione di un calendario settimanale di lezioni online a cura dei singoli CdC, CdI e CdI (Infanzia), in coerenza con: l’orario curricolare dei singoli docenti; la concreta sostenibilità della lezione a distanza da parte degli studenti; l’equilibrio complessivo delle discipline.

Verifica e valutazione nel riadattamento della progettazione

La circolare ministeriale del 9 marzo, complementare a quella del 17 marzo 2020, affida la valutazione alla competenza e alla libertà di insegnamento del docente, ferma restando la coerenza con gli obiettivi fissati in sede di progettazione disciplinare. All’interno della didattica a distanza possono configurarsi momenti valutativi di vario tipo, nell’ottica di una misurazione complessiva del rendimento, dell’impegno, della partecipazione al dialogo educativo. A titolo di esempio: colloqui e verifiche orali in videoconferenza, alla presenza di due o più studenti; test a tempo; verifiche e prove scritte, incluse simulazioni di prove d’esame, consegnate tramite classe virtuale, mail e simili; rilevazione della presenza e della fattiva partecipazione alle lezioni online; puntualità nel rispetto delle scadenze; cura nello svolgimento e nella consegna degli elaborati.

La progettazione vera salvezza della didattica a distanza

La progettazione, oggi, a differenza dal come la si intendeva prima, è definita come un’attività solo in parzialmente capace di anticipare tutte gli atti essenziali a far sì che un obiettivo possa essere raggiunto. Essa si configura più come un’attività continua di modulazione e ridefinizione dei mezzi e dei fini in corso d’opera (Schön, 1993). La progettazione è sempre più decritta come un’azione riflessiva e sociale (Fabbri, 2007). A esempio, per l’insegnante, la progettazione è un’attività professionale ad alto contenuto relazionale e negoziale che chiama in causa non solo gli studenti, ma anche i colleghi, le famiglie, l’istituzione. Il lavoro in classe, le riunioni, i consigli di classe, si configurano metaforicamente come la “pianura paludosa dove le situazioni sono grovigli fuorvianti che non si prestano a soluzioni tecniche” (Schön, 1993, p. 69).

È evidente, dunque, che è poco opportuno usare il termine ‘progettazione’ nella sua declinazione al singolare, apparendo assai più utile parlare di ‘pratiche di progettazione’ in quanto le comunità scolastica e i docenti scelgono strategie progettuali diversi anche se condividono la medesima mission (trasformare intenzionalmente un evento, un’esperienza, un fenomeno). Cambiando, come sta avvenendo con l’introduzione della solita didattica on line, gli attori, le regole di accesso ai saperi, alle conoscenze e alle competenze, cambiando i saperi e le altre variabili che definiscono il sistema dell’istruzione entro cui l’attività ha preso forma, è evidente che muta anche la logica progettuale, cambiano i mezzi e mutano i fini.

Ruoli di coordinamento nella fase di riprogettazione

La quotidianità scolastica a distanza presuppone una forte azione di coordinamento da parte di figure specifiche. Ciò è indispensabile per definire meglio l’intervento di riprogettazione delle attività didattiche in ragione di questa “emergenza educativa”. Tra questi, ad esempio, i coordinatori di dipartimento ai quali sono demandati compiti di promozione della riprogettazione disciplinare; promozione delle iniziative didattiche in relazione alle singole discipline; facilitatori nella cooperazione e nella sinergia tra e docenti del dipartimento. E, poi, i coordinatori di classe/ interclasse/ intersezione i quali condividono con i rispettivi CdC il quadro settimanale delle lezioni online e ne informano la Dirigente; riportano alla Dirigente e ai rappresentanti di classe (genitori e studenti) il consuntivo settimanale delle attività svolte dal CdC, attingendo le informazioni dal RE; monitorano gli strumenti e le misure adottati dal CdC per gli studenti con BES, in coerenza con quanto concordato nei singoli PDP. Ed, infine, la funzione strumentale che sovrintende alla gestione del PTOF, il quale svolge compiti di coordinamento e di raccordo per assicurare unitarietà tra curriculo d’istituto, progettazione per competenze e riadattamento della progettazione delle attività.

Come e dove intervenire per l’adeguamento della programmazione

La programmazione deve tenere, necessariamente, conto di quanto già definito a livello di curricolo d’istituto e deve essere fatta propria da ciascun insegnate per quanto riguarda la propria disciplina / educazione tenendo in considerazione la programmazione del curriculo di Istituto per come formulato ad inizio d’anno scolastico.

Nel documento devono essere riportati gli adattamenti introdotti a seguito dell’attivazione della didattica a distanza, con l’indicazione esatta del giorno di attivazione. Vanno indicati il nome del docente, l’ordine di scuola, il plesso, la classe, la sezione e il nome della disciplina o dell’educazione. Una sezione deve essere dedicata alle competenze, abilità e conoscenze modificati rispetto alla programmazione prevista nel curricolo. Per lo più le competenze dovrebbero rimanere invariate mentre le abilità e le conoscenze potrebbero essere diverse. Vanno, altresì, indicate le competenze chiave per l’apprendimento permanente: 1. competenza alfabetica funzionale. – 2. competenza multilinguistica. – 3. competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria. – 4. competenza digitale. – 5. competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare. – 6. competenza in materia di cittadinanza. – 7. competenza imprenditoriale. – 8. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Una sezione deve essere riservata per indicare, analiticamente, il materiali di studio che verranno proposti, come ad esempio, libro di testo parte digitale, schede, materiali prodotti dall’insegnate, visione di filmati, documentari, lezioni registrate dalla RAI, YouTube, Treccani.

Una sezione è destinata alla tipologia di gestione delle interazioni con gli alunni con la specifica della frequenza. Si annoterà, dunque, se si tratta di videolezioni, chat, restituzione degli elaborati corretti tramite posta elettronica, chiamate vocali di gruppo, chiamate vocali di gruppo.

Non bisogna trascurare di indicare su cosa si opera: piattaforme, strumenti, canali di comunicazione utilizzati, come le e-mail, le aule virtuali del Registro elettronico, la didattica del registro elettronico, Google education, Moodle, Teams di office 365, CISCO WebEx, WhatsApp, Trello, Skype, Twitch, Telegram, Edmodo, Zoom, WeChat, Weschool, GoToMeeting, Discord.

Una sezione sarà dedicata al vero strumento obbligatorio, ossia all’Agenda del Registro elettronico. Nel riprogettare si avrà cura di indicare il modo nel quale si intende adoperare lo strumento, la frequenza e se si intende annotare anche la tipologia di verifica e la relativa valutazione (cosa assai auspicabile).

Impossibile trascurare in che modalità avverrà la verifica formativa. Si consiglia di effettuarla attraverso la restituzione degli elaborati corretti, i colloqui via Skype, il rispetto dei tempi di consegna, il livello di interazione, i test on line e ogni altro strumento inizialmente previsto nella progettazione e ancora utilizzabile nonostante la didattica on line.

Si ricorda agli insegnanti la necessità della cura della personalizzazione per gli allievi DSA e con Bisogni educativi non certificati. Nella sezione è necessario ripotare gli strumenti compensativi e dispensati proposti o utilizzati.

Per gli studenti con disabilità è necessario proporre una modifica del PEI, relativo al contributo della disciplina, in coordinazione con l’insegnante di sostegno e gli altri docenti del CdC.

Trattandosi di una programmazione con modalità didattica nuova, pur tenendo conto dell’esperienza maturata, è necessario un confronto diretto e continuo e, principalmente, una sinergia di forze.

Le indicazioni utili per gli studenti

Infine, si suggerisce di indicare, in una sezione specifica e conclusiva, i consigli da suggerire ai propri studenti e, nel caso di alunni del ciclo di base, ad essi per mezzo dei genitori.

Per esempio, tra i consigli per gli studenti si potrebbe indicare che vanno seguite in modo scrupoloso le attività a distanza proposte dai docenti nelle varie modalità (Piattaforma, Registro elettronico); che è fondamentale procedere anche autonomamente nello studio e nell’approfondimento, leggendo libri, consultando spontaneamente i manuali, sia per ripassare argomenti già svolti sui quali non ci si sente sicuri, sia per approfondire nuove tematiche; che ogni studente è protagonista del proprio apprendimento ed è chiamato a viverlo in modo responsabile, curioso, libero, ora più che mai.

Sarebbe interessante che la riprogettazione contenesse i riferimenti al come, lo studente, debba riorganizzare le giornate e lo studio. Una sorta di guida. È necessario suggerire di organizzate la giornata come se gli stessi vadano regolarmente a scuola (esempio: datevi ogni giorno dei tempi e dei ritmi di lavoro, sia nelle materie di indirizzo, sia in quelle non di indirizzo, sia il mattino, sia il pomeriggio). Sarebbe necessario fornire indicazioni sull’accesso alla piattaforma e sul come eseguire regolarmente le attività in essa proposte (anche con l’utilizzo di smartphone) senza che si abbandoni il regolare progetto formativo ed educativo. La scuola è viva, lo è grazie al contributo di tutti. Si hanno le carte in regola e la volontà, la determinazione e la voglia di fare, per non soccombere sotto il peso dell’indifferenza, dell’ipocrisia e della resa!

Lavoro agile nella scuola dopo il decreto “cura italia”. Tutto ciò che c’è da sapere

da Orizzontescuola

di Avv. Marco Barone

Come è noto le scuole italiane non sono state chiuse ma si è realizzata la sola sospensione dell’attività didattica. Eppure la normativa che poteva consentire sia per il personale docente che ATA e non solo, il lavoro agile, c’era. Ed è sempre quella che abbiamo imparato a conoscere in queste settimane di emergenza. legge 22 maggio 2017, n. 81

Il quadro prima del decreto cura Italia

Il MIUR nelle suo sito ricorda che “il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”. Si era intervenuti con la del 6 marzo 2020 dove si affermava che “ In regime di sospensione delle attività didattiche, per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle istituzioni scolastiche, e per analogia i docenti inidonei” si poteva valutare la possibilità di concedere il lavoro agile al personale ATA che dovesse farne richiesta, ferma restando la necessità di assicurare il regolare funzionamento dell’istituzione scolastica.”

Quindi era subordinata la richiesta di lavoro agile all’istanza prodotta dall’ATA. E per concederlo andavano rispettati una serie di criteri . Sul punto è anche importante inserire la nota del 10 marzo la quale affermava: “Solo dopo che il Dirigente scolastico abbia verificato che periodi di ferie non goduti da consumarsi entro il mese di aprile possano sopperire alla mancata prestazione lavorativa, può farsi ricorso alla fattispecie della obbligazione divenuta temporaneamente impossibile (art. 1256, c. 2, c.c.).La norma di cui all’art. 1256, c. 2, c.c. entra in rilievo in tutti i casi in cui la prestazione lavorativa non sia possibile in modalità di lavoro agile, sempre che sia garantito il livello essenziale del servizio”. Nulla era stato disposto sul punto per i docenti ordinari. Rimasti incredibilmente sospesi in una zona grigia.

Cosa cambia con il decreto cura Italia?

L’articolo 83 del decreto cura Italia afferma che fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019, il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ( ndr Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative….)

Presenza negli uffici solo per attività indifferibili

Conseguentemente le amministrazioni: “ limitano la presenza del personale negli uffici per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza”. Non si dispone, dunque, la chiusura delle scuole senza se e ma, ma si deduce che queste potranno continuare a rimanere aperte solo per attività indifferibili che devono necessariamente svolgersi in loco. Arriveranno sicuramente delle indicazioni da parte del MIUR, ma è da osservare che una materia delicata come questa dovrebbe coinvolgere anche le parti sindacali, anche per evitare disposizioni unilaterali, l’emergenza coronavirus non ha sospeso le relazioni sindacali, i diritti costituzionali, la democrazia costituzionale.

Niente accordi individuali e nessuna informativa in materia di sicurezza

Alla lettera b dell’articolo 83 si afferma che prescindono dagli accordi individuali e dagli obblighi informativi previsti dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81. Quindi, l’articolo 18 al comma 1 afferma che il lavoro agile consiste nell’esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che viene stabilito mediante accordo tra le parti, ebbene, questo accordo non sarà possibile, ergo verrà imposto dal datore di lavoro. E in ciò va osservato che i docenti già si trovano di fatto nella situazione di lavoro agile anche se non riconosciuto dalle precedenti note ministeriali. Mentre l’ATA poteva ottenerlo solo su richiesta. Si esonerano i dirigenti dall’obbligo informativo in materia di sicurezza sul lavoro. L’articolo 22 comma 1 afferma che il datore di lavoro garantisce la salute e la sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione in modalita’ di lavoro agile e a tal fine consegna al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un’informativa scritta nella quale sono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalita’ di esecuzione del rapporto di lavoro. Ma questo non esonera comunque il datore di lavoro dal rispettare l’articolo 2087 del codice civile. Ne sarà comunque responsabile, non esistono deroghe, con o senza lavoro agile.

Si possono usare strumentazioni personali del lavoratore

Nell’articolo 83 si legge che la prestazione lavorativa in lavoro agile può essere svolta anche attraverso strumenti informatici nella disponibilità del dipendente qualora non siano forniti dall’amministrazione. In tali casi l’articolo 18, comma 2, della legge 23 maggio 2017, n. 81 non trova applicazione. Ovvero Il datore di lavoro non sarà responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attivita’ lavorativa.

Ferie pregresse, permessi, congedi, prima di arrivare all’esonero dal servizio

Si legge sempre nel medesimo articolo che “qualora non sia possibile ricorrere alle forme di lavoro agile nella forma semplificata di cui al comma 1, lett. b), le amministrazioni utilizzano gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva. Esperite tali possibilità le amministrazioni possono motivatamente esentare il personale dipendente dal servizio. Il periodo di esenzione dal servizio costituisce servizio prestato a tutti gli effetti di legge e l’amministrazione non corrisponde l’indennità sostitutiva di mensa, ove prevista. Tale periodo non è computabile nel limite di cui all’articolo 37, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3. ( ndr in ogni caso il congedo straordinario non puo’ superare complessivamente nel corso dell’anno la durata di due mesi)” Questo significa che prima si utilizzeranno ferie residue, per pregresse si immagina non quelle maturate quest’anno ma quelle maturate nello scorso anno e non ancora monetizzate o usufruite, ultimate queste, si può ricorrere, solo previa motivazione da parte dirigenziale, allo strumento dell’esonero dal servizio.

A ribadito che nella scuola si è in una comunità costituzionale educante, con diritti e doveri e pari dignità, che va salvaguardata soprattutto in condizioni di estrema difficoltà come questa, dove pare che si stia più navigando alla giornata, che altro, sulle spalle di docenti, ATA, e anche dirigenti scolastici.

Rossi-Doria, Coronavirus cambierà metodo conservativo di insegnamento

da Orizzontescuola

A dirlo l’ex sottosegretario all’istruzione e maestro di Strada Marco Rossi-Doria. “Questo dramma cambierà il nostro modo d’insegnare. Accadono, in questi giorni, anche cose bellissime”

“Ci sono mamme, a Secondigliano, – dice – periferia nord di Napoli, che impastano la farina e fanno il pane con i figli e condividono questi processi con la maestra a distanza. È il cambiamento”.

“È fatale. Meno male. Si parte dal virus. C’è chi ne approfitta per spiegare i batteri, chi arriva a Manzoni”. Questo dramma – afferma – “non può essere solo dolore, deve diventare occasione. Quindi, la lezione frontale, l’assegno da eseguire, i compiti, la verifica e poi ti metto il voto: no, non possiamo fare come se nulla fosse. Io penso sommessamente che il metodo di studio trasmissivo e conservatore della scuola italiana debba cambiare”.

“Quello che è certo è che milioni di bambini e ragazzi sono entrati con noi in questo tunnel. Per loro sarà un passaggio specifico, indimenticabile: sia cognitivo, sia emotivo – rileva – ma è come se proprio loro cominciassero a vedere, in mezzo a tante domande e paure, una nuova scuola, un’idea di comunità. Che certo, dopo, dovrà porsi in maniera ossessiva il tema delle diseguaglianze. Bisognerà investire tutto sulle diseguaglianze, Non potranno più esistere alunni di serie A e di serie B”.

Decreto coronavirus: 70 mln per acquisto tablet e pc. Prossima settimana circolare per scuole

da Orizzontescuola

di redazione

Il Sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro su Facebook spiega che le modalità di acquisto di tablet e computer per le scuole saranno rese note la prossima settimana tramite circolare.

L’art. 120 del decreto Cura Italiana – scrive De Cristofaro – stanzia 70 milioni di euro per far acquistare alle scuole dispositivi (tablet, computer, ecc.) da dare in comodato d’uso agli studenti privi di mezzi e in situazione di svantaggio socio-economico.

 I fondi saranno distribuiti alle scuole in base a due criteri: il numero degli studenti e il reddito medio della regione”.

Le scuole – prosegue il sottosegretario di Leu – potranno provvedere agli acquisti in maniera semplificata e tempestiva come previsto dall’art. 75 del decreto citato. Le modalità concrete di attuazione saranno diffuse attraverso circolare che sarà inviata a tutto il sistema scolastico ad inizio prossima settimana.”

“Pertanto è utile che le scuole, qualora non lo avessero ancora fatto – conclude De Cristofaro – si attivino sin da subito per raccogliere il bisogno tra le famiglie e gli studenti in difficoltà.

Coronavirus, virologo: no ritorno alunni a scuola il 3 aprile. Possibile a maggio

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus, quando si rientrerà a scuola?

Nella giornata di ieri abbiamo già riferito sulla proroga della sospensione delle attività didattiche, considerata la situazione epidemiologica.

Coronavirus, la scuola non riaprirà il 3 aprile. Misure saranno prorogate, possibile rientro 6 maggio

Nell’articolo sopra riportato abbiamo evidenziato che non si hanno ancora date certe, in quanto saranno stabilite dal Governo in base alle indicazioni dei virologi e degli scienziati.

Il virologo Pregliasco (direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano), come leggiamo su leggo.it, ha affermato quanto segue:

La riapertura al 3 aprile è da escludere. Siamo ancora in una fase di crescita del contagio. 

E ancora:

La scuola deve restare chiusa. Le misure di contenimento andranno avanti nel tempo: fino a quando ci saranno ancora dei pazienti contagiati, positivi.

Il virologo, in conclusione afferma che la riapertura delle scuole  a maggio potrebbe essere possibile.

21 marzo “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”

da La Tecnica della Scuola

Il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata  la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.

La primavera per un nuovo inizio di legalità

E il 21 marzo perché è il giorno in cui finisce l’inverno e inizia la primavera, e dunque il risveglio della memoria e dell’impegno contro le mafie, ricordando  le vittime innocenti.

Libera di don Ciotti

L’iniziativa di Libera, che quest’anno celebra 25 anni dalla fondazione per impegno di don Ciotti, nascendo dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sentendo mai pronunciare il suo nome, ha come momento centrale la recita, per nome e cognome, di coloro che le mafie hanno ucciso, un modo per non farli morire mai e un ricordo per non dimenticare anche tutte  le vittime delle stragi, del terrorismo e del dovere.

Sempre una città diversa

Dal 1996, ogni anno, viene scelta per la commemorazione una città diversa, iniziando da Roma e poi  Niscemi (Cl), Reggio Calabria, Corleone (Pa), Casarano (Le), Torre Annunziata (Na), Nuoro, Modena, Gela (Cl), Roma, Torino, Polistena (Rc), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina come piazza principale in contemporanea in 2000 luoghi, Locri (Rc) e in simultanea con 4000 luoghi, Foggia.

Quest’anno tuttavia, considerati i divieti di raduno per causa della epidemia da Covid-19  gli organizzatori hanno deciso di celebrare la Giornata attraverso una campagna social. Attraverso il web e i social, vogliono ricordare tutte le vittime innocenti delle mafie, le loro storie, i loro nomi e far sentire la vicinanza degli italiani onesti a tutti i familiari delle vittime.

Oggi a partire dalla 9 realizzare un fiore

Durante la XXV Giornata della Memoria e dell’Impegno, sabato 21 marzo a partire dalle ore 9, viene chiesto di realizzare un fiore, scegliere dall’elenco presente sul sito vivi.libera.it il nome di una vittima innocente delle mafie, farsi una foto e postarlo sui social.

“Il 21 marzo non è mai stata una data fine a se stessa ma sempre la tappa di un impegno che dura 365 giorni all’anno nelle scuole, nelle università, nelle associazioni, nelle parrocchie e dovunque i cittadini vivono quella responsabilità per il bene comune che è il primo antidoto al male delle mafie e della corruzione. Le vittime innocenti delle mafie non vogliono essere solo ricordati. Vogliono che continuiamo il loro impegno, che realizziamo le loro speranze. Ricordare, riportare al cuore le vite di persone strappate alle loro famiglie, realizzando, nei fatti, un diritto al nome e al ricordo che non ha contenuto “civilistico” ma etico, umano, solidale: valori portanti di una comunità capace di costruire un processo di Memoria”