Colloquio telefonico tra la Ministra e la Commissaria europea

Scuola, colloquio telefonico tra la Ministra Lucia Azzolina e la Commissaria europea Mariya Gabriel

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha ricevuto oggi la telefonata dalla Commissaria europea per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e Gioventù Mariya Gabriel. La Commissaria ha confermato il sostegno della Commissione europea all’Italia per la difficile situazione e la piena disponibilità a fornire ogni possibile assistenza. Ha poi chiesto un aggiornamento sulla situazione, con particolare riferimento alla didattica a distanza e alla reazione del mondo della scuola all’emergenza.

“Ringrazio la Commissaria Mariya Gabriel – ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina- nel corso della telefonata ho avuto modo di descrivere l’impegno del nostro Paese in queste settimane sul fronte dell’istruzione, le difficoltà che inevitabilmente ci sono, ma anche le misure adottate dal Governo con lo stanziamento di 85 milioni di euro per il potenziamento della didattica a distanza. La Commissione avvierà una ricognizione delle esigenze dei vari Paesi per offrire il proprio supporto. Occorre fare rete. Il nostro Paese non è solo”.

URGONO SOLUZIONI PER EVITARE ESPLOSIONE PRECARIATO

GILDA: URGONO SOLUZIONI PER EVITARE ESPLOSIONE PRECARIATO   

L’emergenza che stiamo vivendo in queste ultime settimane, e che ci accompagnerà ancora a lungo, rischia di avere effetti negativi non solo sul regolare svolgimento di quest’anno scolastico, ma anche su quello a venire. Il che è decisamente molto preoccupante. Infatti, le procedure concorsuali approvate dal Parlamento, che avrebbero dovuto essere avviate in questi giorni, sono di fatto congelate a tempo indeterminato, con il concreto rischio di non concludersi in tempo per il prossimo settembre.

I numeri sono impressionanti: altri 50.000 supplenti che si aggiungeranno agli attuali 150.000 incarichi a tempo determinato, prefigurando una situazione esplosiva con un corpo docente composto al 25% da docenti precari.

In questo contesto sarebbe logico e opportuno che il Governo si facesse carico della questione, proponendo soluzioni atte a contenere i disagi e a far fronte ad un’emergenza nazionale che riguarda un settore delicato e fondamentale quale quello dell’istruzione scolastica. Siamo certi che, rimanendo nell’alveo del dettato costituzionale, ci siano gli spazi per un intervento governativo, e noi siamo pronti a dare il nostro contributo.

Le nostre richieste: avvio di un percorso abilitante riservato aperto a tutti coloro che hanno i requisiti previsti per la partecipazione al concorso straordinario (il cui bando è fermo presso il CSPI in attesa che tale organo Costituzionale possa riunirsi ed esprimere il proprio parere, obbligatorio, sulle bozze dei bandi di concorso inviati a febbraio dal Ministro dell’istruzione); stabilizzazione del rapporto di lavoro per tutti coloro che hanno acquisito tre anni di servizio nella scuola statale attraverso il tempestivo avvio dell’iter previsto dalla legge 126 con nomina giuridica al primo settembre 2020 e successiva procedura selettiva atta a valutare chi tra essi rientrerà nel contingente dei 24.000 posti disponibili per il ruolo e chi invece potrà conseguire l’abilitazione all’insegnamento.

In questo periodo di emergenza nazionale, tutti i nostri docenti, precari inclusi, si stanno impegnando al fine di contenere i disagi causati dal blocco delle attività scolastiche, attivando tutte le iniziative possibili per garantire un minimo di continuità didattica a tutti i nostri alunni. A loro va il nostro ringraziamento e la nostra vicinanza, ma a loro dobbiamo anche certezze riguardo al futuro e alle loro prospettive professionali, negarlo sarebbe da irresponsabili.

Lezioni online, ci provano 8 scuole su 10 Il 7% degli studenti non ha ancora ricevuto comunicazioni via web

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

E pur si muove, verrebbe da dire alla maniera di Galileo Galilei, guardando i primi numeri ufficiali sulla didattica a distanza attivata nelle scuole italiane in chiave anti-contagio. Dai principali dati che il ministero dell’Istruzione ha raccolto la settimana scorsa (e che Il Sole 24 ore del Lunedì è in grado di anticipare) emerge infatti che l’82% degli istituti si è cimentata con le lezioni online solo dopo lo scoppio dell’emergenza coronavirus. A fronte del 18% che lo aveva già fatto in passato. In un contesto di divisione generale che peraltro non aiuta, con i sindacati che da subito si sono opposti all’e-learning e alcuni dirigenti scolastici che viceversa hanno lanciato una petizione (che ha raccolto più di 2mila firme) per rimettere al centro gli studenti.

La risposta delle scuole

I fatti sono noti: un minuto dopo la decisione del governo (il 4 marzo scorso) di sospendere le lezioni in tutta Italia, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha lanciato all’intera comunità scolastica la sfida dell’e-learning. Avviando, sul sito del ministero, una pagina web dedicata e invocando l’aiuto delle realtà più all’avanguardia. Per tastare il polso al territorio la settimana scorsa è partito un monitoraggio in cui veniva chiesto ai singoli presidi di rispondere a 24 domande (dall’anagrafica dell’istituto alla dotazione tecnologica, dai device in possesso delle famiglie alle attività a distanza messe in campo).

I risultati completi verranno diffusi a breve. A quanto pare, il 93% degli alunni risulta raggiunto da qualche forma di attività da remoto in questo periodo. Ma è un dato da prendere con le molle perché include le forme più variegate di comunicazione: dalle più evolute, come l’uso di piattaforme online, alle più “basiche”, come i messaggi via posta/chat /telefono. Con alcune scuole, o singole classi, che sono ancora ferme al palo. E non è neanche questione di Nord-Sud o centro-periferia perché eccellenze e ritardi si trovano a macchia di leopardo lungo lo Stivale.

Dalle risposte delle scuole emerge l’esistenza di una rete orizzontale di auto-aiuto. Testimoniata da quel 34% di istituti che ha attivato forme di collaborazione “tra pari” per poter spostare sul web insegnamenti, compiti, valutazioni. Una conferma ulteriore in tal senso giunge dalle ultime statistiche dell’Indire che ha coinvolto le sue «avanguardie educative»: a venerdì scorso risultavano 20mila docenti in formazione, 90 webinar organizzati, 400mila visualizzazioni delle pagine dedicate, una nuova sezione tutorial e materiali organizzata per il I ciclo e il II ciclo perché necessità e bisogni sono diversi a seconda dell’età e delle esigenze degli alunni.

In arrivo 85 milioni

Un altro elemento da non sottovalutare è la presenza di un digital divide che rischia di ostacolare il cambiamento. Con un quarto dei ragazzi che al momento risulta privo di pc o tablet con cui collegarsi da casa. Qui in soccorso dovrebbero arrivare gli 85 milioni stanziati dal decreto “Cura Italia” per finanziare l’acquisto di piattaforme digitali delle scuole, la formazione del personale e, per l’appunto, gli strumenti da fornire in comodato d’uso a prof e studenti. L’attuazione è affidata a un decreto ministeriale che è atteso a ore e che distribuirà alle singole scuole le risorse parametrate su reddito e studenti. Il riferimento dorvebbero essere le idnagini socioeconomihe dell’Istat ma si sta ragionando se e come utilizzare anche i dati in possesso all’Invalsi sul contesto digitale in cui si trovano gli alunni.

Piccole e grandi resistenze

Nel commentare i risultati del monitoraggio, la la ministra Lucia Azzolina dà atto alle scuole di essersi «subito messe in moto per reagire a un’emergenza senza precedenti» e ammette che «le difficoltà non mancano»: «Abbiamo istituzioni scolastiche – dice al Sole 24 ore del Lunedì – che sono punte avanzate, altre che faticano di più. Per questo stiamo cercando di intervenire dal primo momento, mettendo a disposizione piattaforme per la didattica a distanza, ma anche risorse per i device e la formazione dei docenti. Abbiamo organizzato webinar e messo in moto gemellaggi». Preannunciando anche una fase due, a emergenza finita: «È evidente che c’è una riflessione che andrà fatta, alla fine di questo percorso, su cosa non ha funzionato in questi anni nei processi di digitalizzazione del Paese. A scuola, come in altri ambiti. Ma in questo momento dobbiamo andare avanti con ogni mezzo: l’alternativa sarebbe lasciare soli i ragazzi e non lo possiamo permettere». Mai come ora.


Materiali per la didattica a distanza

Sul sito Libro+Internet sono disponibili ad accesso libero (senza obbligo di adozione o acquisto dei volumi cartacei, e senza obbligo di preventiva registrazione), tutte le videolezioni di Silverio Novelli, Tommaso Marani, Roberto Tartaglione, Italiano bene comune. Grammatica per la cittadinanza, novità scolastica Laterza 2020 (Clicchi qui per vedere la scheda opera di Italiano bene comune).

Questi contenuti digitali si aggiungono ai tanti che la Casa editrice Laterza ha già messo a disposizione di tutti i docenti e studenti per le lezioni a distanza e per il lavoro individuale a casa, fino a quando non sarà conclusa l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus.

Per utilizzare i contenuti digitali integrativi clicchi qui.
I materiali didattici potranno essere scaricati, utilizzati e condivisi su tutte le piattaforme di didattica a distanza individuate dal Ministero e sui registri elettronici di classe.

Editori Laterza

Gb, diplomi di maturità 2020 senza esami

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Gli studenti delle high school britanniche giunti all’ultimo anno, ma costretti a interrompere da oggi la frequenza dalla chiusura generalizzata degli istituti decisa dal governo a causa del coronavirus, potranno ottenere lo stesso i loro diplomi – secondo i meccanismi scelti del GCSE o degli A-levels – senza i tradizionali esami di fine corso.

Lo indicano le linee guida del ministero dell’Istruzione, diffuse venerdì scorso sulla scia di diffuse richieste di precisazioni, secondo le quali gli insegnanti saranno autorizzati a rilasciarli a fine luglio indicando la valutazione finale sulla base dei voti ottenuti finora, dei risultati complessivi della carriera scolastica degli alunni, della comparazione con altre scuole e di eventuali simulazioni d’esame da casa.

Se gli studenti non fossero soddisfatti della valutazione – decisiva nel sistema britannico per le prospettive di ammissione alle migliori università – potranno presentare ricorso. Prevista inoltre l’alternativa di chiedere un rinvio, con esame regolare anticipato all’inizio del prossimo anno scolastico, a settembre. Dal mondo della scuola, le linee guida vengono giudicate come un primo chiarimento, ma non ancora totale.

Le scuole più smart aiutano le altre a diventare digitali

da Il Sole 24 Ore

di Franca Deponti

La partita con l’emergenza virus globale, certo, non era prevista, ma il Piano nazionale per la scuola digitale è stato avviato nel 2015 con la Buona Scuola (legge 107/2015). In effetti, come dimostrano le testimonianze raccolte qui di seguito, da allora dei passi avanti si sono fatti, anche se spesso in modo spontaneistico e diseguale sul territorio.

Da Nord a Sud diversi istituti si sono attrezzati, oltre che per spinta interna di docenti e presidi più sensibili al tema e per condizioni ambientali più favorevoli, anche per l’apporto dato da aziende del territorio e/o del settore tech, grandi e piccole. Dove queste sinergie si sono verificate le scuole ora si ritrovano a essere più avanti e in grado da subito di parare – almeno in parte – il colpo inferto dal virus, attivando lezioni a distanza con piattaforme e strumenti diversificati ma che mirano e ottengono tutti lo stesso risultato: continuare a insegnare e mantenere il contatto con e tra studenti e professori. E anche con le famiglie.

Ma gli istituti che ora sono in cima alla piramide dei virtuosi non si sono fermati a guardare: da subito – scattata l’emergenza – non solo si sono attivati per sostenere gli studenti più deboli perchè sforniti di tecnologie attraverso prestiti di tablet e supporti, ma si sono anche messi a disposizione delle scuole più in emergenza e/o più arretrate sul fronte digitale. Una scuola insegna all’altra, in una catena di solidarietà che supera spesso le difficoltà anche strutturali, per favorire in tutto il territorio l’attivazione della didattica a distanza.

I primi giorni di “zone rosse” hanno registrato molti gemellaggi con istituti chiusi per il coronavirus, con ore di webinar rese disponibili a tutti. Ora, che la scuola intera ha sospeso le lezioni, questa attività di supporto reciproco si sta moltiplicando, coadiuvata sempre più dal ministero dell’Istruzione che cerca di incanalare, guidare e moltiplicare sul territorio il meglio delle esperienze già in atto. Mettendo in campo tutti gli animatori digitali previsti dal Piano nazionale e formati negli anni scorsi e i poli innovativi, i ”Future labs” chiamati a guidare il cambiamento.

L’opportunità della scuola

da la Repubblica

Riccardo Luna

È un lunedì diverso da tutti gli altri, non solo per noi. Per 861 milioni di studenti nel mondo le scuole sono chiuse. Certo sono chiuse anche le fabbriche, gli uffici, i negozi, le chiese e gli stadi. Ma le scuole mi colpiscono di più. Un mondo senza scuole è un mondo senza futuro. Sì certo c’è la scuola digitale, “la scuola continua”, ci hanno detto in Italia dal primo giorno. A volte sì, ma sono eccezioni. Il corpo docente nel suo complesso era totalmente impreparato al digitale: i pomposi piani ministeriali degli anni scorsi hanno generato solo qualche coraggiosa esperienza pilota.

Non che mancassero le soluzioni tecnologiche, c’erano, ci sono e funzionano piuttosto bene; ma a due settimane dal blocco della didattica ancora moltissime classi devono fare la prima lezione; alcune fanno un’ora o due al giorno; altre si vedono col prof in qualche videochat rocambolesca con i ragazzi che assistono disorientati al goffo tentativo di riprodurre su pc le dinamiche di una classe reale. Il programma ministeriale così è un miraggio, gli esami di fine anno un mistero. Con questo non voglio dire che i docenti non ci stiano provando: lo fanno, ma non ci si inventa digitali all’improvviso. Eppure questi tre mesi sono una opportunità irripetibile di apprendimento e maturazione per gli studenti.

Stiamo vivendo un momento storico enorme, e non c’è miglior maestro della Storia. Partiamo da qui. Invece di riempire i ragazzi e i bambini di compiti per tenerli impegnati (lo ha detto anche il ministero: quella non è didattica), parlategli di quello che sta accadendo, della salute e della globalizzazione, dell’economia che si ferma di botto e del digitale che ci aiuta a resistere, raccontate loro che gli eroi del nostro tempo hanno la mascherina e stanno negli ospedali, spiegategli che se ce la faremo, perché ce la faremo, lo dovremo a una virtù che prima si faceva fatica a portare a lezione, il senso civico; e, prima ancora, al talento degli scienziati. Sì, ci salverà la scienza a un certo punto, la conoscenza: non c’è spot più bello per far nascere in loro l’amore per lo studio.

La dimensione umana dello studio

da Corriere della sera

Nuccio Ordine

In tempo di coronavirus anche le scuole e le università si attrezzano per reagire all’emergenza e adeguarsi alla sospensione delle attività didattiche. In rete e nei media dominano sempre più parole-chiave che evocano l’universo dell’insegnamento virtuale. L’eccezionalità della situazione ci ha fatto anche capire l’importanza di un coordinamento nazionale e i pericoli che si potrebbero correre consegnando l’istruzione e il servizio sanitario all’arbitrio delle singole Regioni. Mi preoccupano, però, alcuni interventi che considerano l’epidemia come una straordinaria occasione per rilanciare l’«educazione digitale». Riconoscere l’indispensabilità della tecnologia è una cosa. Pensare, invece, che si possa fare a meno del libro e delle relazioni umane tra professori e studenti è una follia. Non è vero che leggere l’Orlando furioso in digitale è lo stesso che leggerlo in formato cartaceo (recenti studi sostengono che, pur essendo identico il testo, il dispositivo distrae e non facilita l’attenzione necessaria alla comprensione!). Così come non è vero che essere perennemente connessi favorisca i rapporti umani (il virtuale sta creando una nuova terribile solitudine!). Lo scopo dell’educazione non è l’acquisizione di un diploma. È soprattutto l’esperienza umana e intellettuale che si compie, giorno per giorno, in un mondo fatto di incontri e scambi concreti, in praesentia, tra professori e studenti. Nessuna piattaforma digitale potrà cambiare la vita di un allievo. Ridurre questa esperienza a una relazione virtuale significherebbe trasformare l’istruzione in un mercato di diplomi e gli studenti in clienti da fidelizzare. Gestiamo adesso l’emergenza con i corsi a distanza, pensando anche a un piano straordinario per recuperare comunque le lezioni in aula durante l’estate.Trasformare l’eccezione in una regola, dimenticando l’autentica missione dell’istruzione e la centralità della dimensione umana nell’insegnamento, sarebbe un errore gravissimo.

Nuovo decreto coronavirus, confermate misure per la Scuola. Ecco quali

da Orizzontescuola

di redazione

Firmato nella giornata di ieri un nuovo DPCM: tutto invariato per le istituzioni scolastiche.

Coronavirus, nuova stretta: testo del Decreto. Chi potrà lavorare e chi no

DPCM 22 marzo del 2020

Nella giornata di ieri, il Presidente del Consiglio Conte ha firmato un nuovo DPCM, che impone nuove misure più stringenti, al fine di contrastare l’emergenza Coronavirus.

Il testo del DPCM

Vediamo cos’è previsto per le pubbliche amministrazioni, compresa la scuola, fermo restando la sospensione delle attività didattiche sino al prossimo 3 aprile e la didattica a distanza.

Conferma misure decreto cura Italia

L’articolo 1, comm1 lettera a), del DPCM del 22 marzo, così dispone:

a) sono sospese tutte le attività produttive industriali e commerciali, ad eccezione di quelle indicate nell’allegato 1 e salvo quanto di seguito disposto. Le attività professionali non sono sospese e restano ferme le previsioni di cui all’articolo 1, punto 7, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020. Per le pubbliche amministrazioni resta fermo quanto previsto dall’articolo 87 del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18

Per le pubbliche amministrazioni, scuola compresa, resta confermato quanto previsto dall’articolo 87 del decreto cura Italia, secondo cui:

  • il lavoro agile diviene per il periodo dell’emergenza la modalità ordinaria di lavoro;
  • gli uffici devono restare aperti solo per attività indifferibili, limitando al minimo, in tali casi, la presenza del personale;
  • laddove non sia possibile applicare il lavoro agile, di deve ricorrere a ferie pregresse, congedo, banca ore,  rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva, e in ultimo all’esenzione dal servizio del personale (il servizio in tal caso è ritenuto prestato a tutti gli effetti).

Scuole

Le scuole, come riferito in diversi nostri articoli, restano aperte virtualmente ed aprono fisicamente soltanto in casi di attività e/o esigenze indifferibili, come illustrato dal Ministero con la nota del 18 marzo.

In sintesi questi i servizi che le istituzioni scolastiche devono garantire:

Le istruzioni scolastiche, leggiamo nella nota summenzionata, devono assicurare i seguenti servizi:

a)  servizi erogabili da remoto mediante ricorso al lavoro agile;
b) servizi erogabili solo in presenza qualora necessari, adottando la necessaria programmazione e rotazione, con l’assunzione di tutte le misure idonee a prevenire il contagio disposte dalle autorità sanitarie competenti;
c) corretto svolgimento degli adempimenti amministrativi e contabili.

Ata e dirigenti scolastici

Di seguito, la gestione del personale ATA e la modalità di svolgimento dell’attività da parte dei dirigenti scolastici.

ATA – Per quanto gli ATA,  fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019,  il lavoro agile diviene la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa,  eccetto i casi in cui non può essere svolto, come ad esempio nel caso dei collaboratori scolastici. Per questi ultimi e, per tutti colori i quali non possono svolgere il lavoro in modalità agile, la gestione avviene ricorrendo agli “strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva” e, in ultimo, all’esenzione dal servizio, considerato svolto a tutti gli effetti.

Dirigenti scolastici – I dirigenti scolastici svolgono la propria attività organizzandone modi e tempi autonomamente e assicurando il funzionamento dell’istituzione scolastica quanto più possibile da remoto, in modo virtuale. Pertanto, i dirigenti non dovono avanzare richiesta di lavoro agile. Durante l’emergenza coronavirus, va assicurato lo svolgimento della didattica a distanza e dell’attività amministrativa; i dirigenti devono inoltre “limitare la presenza del personale negli uffici per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza

93% studenti raggiunto da didattica a distanza. Adesso fondi alle scuole, si parte con mille euro per animatori digitali

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Secondo i dati non ancora completi sul monitoraggio della didattica a distanza avviata dal Ministero a seguito della chiusura causa emergenza Coronavirus, sarebbe una percentuale decisamente confortante degli studenti che in un modo o in un altro ha mantenuto contatto con la scuola

I dati saranno presto diffusi a breve dal Ministero, ma già dalle prime indiscrezioni sembrerebbero confortanti. Anche se ci sarà da distinguere tra gli interventi strutturati delle scuole con piattaforme e metodologie adatte alla didattica a distanza e quanti nell’emergenza si sono dovuti dar da fare e avviare una didattica a distanza di “emergenza”

Mille euro agli animatori digitali

Ieri, il ministero ha emanato la nota n. 4203 del Ministero dell’istruzione del 20 marzo 2020, con la quale si assegnato mille euro ad ogni scuola che potranno essere spesi per la formazione dei docenti, creazione di metodologie innovative e coinvolgimento della comunità scolastica.

Una occasione per le scuole che potranno formare il proprio personale e avviare una didattica a distanza più strutturata venendo incontro alle esigenze di docenti e studenti. I dettagli della nota

In arrivo altri fondi

Ricordiamo che il Governo, con decreto, ha stanziato fondi per potenziare la didattica a distanza, per un totale di 85 milioni.

Le risorse stanziate, complessivamente 85 milioni di euro, sono destinate a:

  1. acquisto di piattaforme e di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, o  potenziamento di quelli già in dotazione, nel rispetto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità;
  2. messa a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato
    d’uso, di dispositivi digitali individuali e connessione internet;
  3. formazione del personale.

Gli 85 milioni sono così ripartiti:

  • 10 milioni di euro nel 2020 per le spese di cui al punto 1 sopra riportato;
  • 70 milioni di euro nel 2020 per le spese di cui al punto 2 sopra riportato;
  • 5 milioni di euro nel 2020 per le spese di cui al punto 3 sopra riportato.

Come procedere agli acquisti

Le scuole acquistano le piattaforme e i dispositivi sopra riportati (ai punti 1 e 2), mediante ricorso agli strumenti di cui all’articolo 1, commi 449 e 450, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

Qualora non sia possibile ricorrere ai predetti strumenti, le scuole provvedono succitati acquisiti anche in deroga alle disposizioni del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.

Corsi di formazione gratuiti

Didattica a distanza con Google Classroom
Corso organizzato e certificato da SO.GE.S, ente accreditato al Miur (Società del gruppo Orizzonte Scuola). Vai alla descrizione del corso

Classi virtuali ai tempi del Coronavirus, farlo con Edmodo. Video lezioni gratuite

Edmodo si presenta come un qualsiasi social network, può essere utilizzato come luogo per gestire l’apprendimento della propria classe, ma anche per facilitare la collaborazione e la pubblicazione di materiale creativo con altri insegnanti in tutto il mondo. Vai alla descrizione del corso

Bisogna saper scegliere in tempo

Bisogna saper scegliere in tempo; non arrivarci per contrarietà…

di Maria Grazia Carnazzola

Inizio con i versi di una canzone di moltissimi anni fa. Quanto mai attuale ora se pensiamo a ordini, contrordini, aggiustamenti di misure assunte, via via che il virus si diffondeva, ogni volta con la tecnica dell’aggiungere una pezza. Con gli esiti che tutti conosciamo. A volte non serve aggiungere, bisognerebbe avere il coraggio di “togliere”, per riuscire a vedere le cose comerealmente stanno, per guardare i fatti, che in questo caso devono essere letti e analizzati scientificamente, e non per puntare sull’intrattenimento o su meschini calcoli elettorali.

1. I fatti.

Misure sempre più restrittive, contagi e decessi in aumento.  La Cina ci è passata prima di noi, ma quello che sta accadendo ora in Italia, al nord e in Lombardia in particolare, non ha paragoni. 

Le cause sono tante, si intrecciano e si sovrappongono e riuscire a spiegare, a trovare il bandolo della matassa per capire non è facile. Da una parte c’è la crescita della conoscenza scientifica, in aumento esponenziale con i suoi linguaggi tecnici sempre meno accessibili al grande pubblico, dall’altra il numero crescente di “esperti” che snocciolano opinioni contrastanti, generando la convinzione che nessuna posizione sia accoglibile, che tutti esprimano pareri più o meno fondati e più o meno interessati. Le informazioni ci giungono da canali diversissimi, in un clima ditotale confusione che ne offusca la scientificità, l’attendibilità e la veridicità.

Dovremmo tutti avere ben chiaro che le informazioni veicolano valori di verità differenti: la conoscenza scientifica è cosa diversa dall’opinione; l’opinione fondata su evidenze è altra cosa rispetto all’opinione arbitraria; l’opinione interessata e strumentale non è la stessa cosa dell’opinione disinteressata. I media non possono porre sullo stesso piano competenti e incompetenti, perché in questo modo impediscono, di fatto, ai cittadini di comprendere a fondo la gravità della situazione e del momento che stiamo vivendo. La pericolosità del virus non si decide per alzata di mano. Non si può fingere che questo sia uno sgradevole passaggio, certamente “ha da passà ‘a nuttata”, ma non èaltrettanto certo che all’alba tutto sarà di nuovo come prima.

2. L’informazione scientifica e i ciarlatani

L’informazione scientifica postula che si possano distinguere i fatti dalle opinioni: le tesi dei diversi “esperti”- in questo caso scienziati, medici, ricercatori…-, per quanto influenzate dagli orientamenti politici e dai contesti sociali di appartenenza, possono essere oggettive, cioè intersoggettivamente valide in un confronto tra veri esperti che al centro pongono le evidenze dei fatti, osservandoli e cercando ogni volta di verificare fino a quando l’ipotesi formulata resiste( principio di falsificazione). Il coronavirus è pericoloso, è un’opinione. A oggi, 20 marzo 2020, la Provincia di Bergamo è quella che registra il maggior numero di contagi con 4.645 casi, è un fatto. Qual è il senso del ragionare sulle opinioni dei seminatori di dubbi e di sedicenti competenti che si possono raccogliere sotto l’etichetta di “ciarlatani?”. La controllabilità e la critica delle ipotesi sono il fondamento di tutte le scienze che giustificano davanti all’opinione pubblica le proposte di soluzione. “La giustificabilità è un valore etico fondamentale in tutte le pratiche umane, perché è legato alla responsabilità delle opinioni che adottiamo” (M. Dorato) e di cui rispondiamo, aggiungo. Perché scelta si coniuga necessariamente con responsabilità: chi decide e sceglie, risponde.

Anche in questo nostro mondo globalizzato dove tutto è (o era) a disposizione qui ed ora, virus compresi.

3. Perché facciamo così fatica a comprendere la gravità della situazione?

C’è il nostro particolare modo di funzionare come umani. Pensiamo che il mondo sia realmente come ci appare, come lo interpretiamo sulla base delle personali conoscenze, credenze o miscredenze, delle aspirazioni, dei nostri interessi a volte meschini. Tra due informazioni discordanti sullo stesso evento, privilegiamo quello che conferma la nostra visione delle cose, quello che va nella direzione della percezione del reale, fortemente influenzata dalle aspirazioni, dalle aspettative, dai desideri. Lo ha spiegato bene Leon Festinger con la teoria della dissonanza cognitiva, che riguarda tutti gli aspetti della vita e la nostra necessità di mantenere una certa coerenza tra le conoscenze che possediamo, e che determinano il nostro modo di vivere, e gli eventi perturbanti che accadono. Cerchiamo di rimuovere e di ridurre il disagio cioè la dissonanza che ne deriva, minimizzando quegli elementi che ci creano maggior disagio cognitivo edevitiamo attivamente tutte quelle situazioni e conoscenze che potrebbero riproporcelo. Cioè selezioniamo la parte di informazione che più si accorda con la nostra visione del mondo,ricercando e selezionando quelle informazioni che confermano e avvalorano i nostri comportamenti. È faticoso e molto oneroso mettere in pratica le regole imposte per difendersi dal Covid-19, più semplice è convenire che il virus non sia poi così contagioso né pericoloso: si sceglie quello che richiede meno sforzo. Allora la colpa non è solo delle notizie false o tendenziose, per tornare al tema della responsabilità: se ho la febbre, non è colpa del termometro, per dirla con leggerezza.

4.Per concludere

Leggerezza dicevo. Leggerezza di cui avremmo estremo bisogno e che deve partire esattamente da dove siamo: dalla paura e dal disorientamento che proviamo tutti, giovani e meno giovani,sentimenti che vanno riconosciuti come “normali” in questa situazione che normale non è, perché non diventino disperazione e angoscia. La scuola anche di questo dovrebbe parlare, nei modi e con le parole che i docenti scelgono perché sanno essere le più adatte ai bambini/ragazzi delle loro classi o dei loro gruppi di apprendimento, perché la scuola, al di là delle polemiche, non tutte infondate, che l’insegnamento a distanza ha innescato, è il luogo dove si possono costruire significati e senso di quello che accade. E la scuola non è solo didattica a distanza.

Nota 23 marzo 2020, AOODGOSV 4810

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Ufficio II

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
e p.c. Alla Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie Ufficio IX SEDE

OGGETTO: Decreto Direttoriale prot. n. 323 del 19.3.2019 e Decreto Direttoriale prot. n. 320 del 19.3.2019, attuativi dell’articolo 9 e dell’articolo 13 del Decreto Ministeriale 14 novembre 2018, n. 721- PROROGA ADEMPIMENTI –