PROPOSTE ALLA TASK FORCE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

PROPOSTE ALLA TASK FORCE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE

Premessa

L’emergenza del Coronavirus ha colpito le scuole del nostro Paese tra cui le scuole paritarie che più di altre devono la loro sussistenza all’impegno economico delle famiglie e alla dedizione di gestori e docenti.

La crisi obbliga i Responsabili di ogni scuola a progettare, per tempo, una ripresa che tenga conto di fattori che riguardano una molteplicità di piani e di diritti: la sicurezza, la didattica, la convivenza sociale, i bisogni speciali di alunni con disabilità o fragilità (BES-DSA) così come degli alunni eccellenti, il lavoro in team dei docenti, il dialogo con le famiglie, investimenti in strumentazioni e riorganizzazione degli spazi.

La scuola, anche in tempo di emergenza dev’essere una SCUOLA VERA e per certi aspetti NUOVA, cioè una scuola che non viene meno alle sue finalità, anzi proprio nello sforzo di far fronte alla crisi contingente, le ricomprende in modo più dinamico e declinate in traguardi innovativi e adeguati alle esigenze di ciascun alunno. A coloro che lavorano nella scuola, è richiesta non solo qualche strategia innovativa, ma principalmente una intelligenza vigile, critica e tempestiva nell’intervenire e nel monitorare una realtà in movimento che pur preoccupandoci insieme ci provoca.

Rispondiamo alla sfida del Coronavirus con la stesura di questo Documento che contiene una lettura della situazione e delle proposte frutto di lavoro e di accordi delle Associazione AGeSC, CDO Opere Educative, CIOFS scuola, CNOS Scuola, FAES, FIDAE, FISM e Fondazione Gesuiti Educazione

1. SICUREZZA SANITARIA: UN PATTO PER LA SALUTE

Con ogni probabilità la scuola riaprirà in un momento in cui la diffusione del coronavirus non sarà totalmente finita pertanto con un rischio di contagio ancora incombente anche se con intensità disomogenea nel Paese.

Riteniamo che i tre soggetti protagonisti, Scuola, Famiglia e Istituzioni (in tutte le loro esplicitazioni), debbano stringere un patto per la salute in cui ognuno si assuma la propria responsabilità, metta in atto con ogni mezzo quanto è necessario a garantire l’operatività della scuola stessa, con una sorta di “immunità”, ovvero senza la possibilità di agire per vie legali nel caso di nuovi casi di positività al covid19.

La Scuola pertanto dovrà garantire il rispetto delle disposizioni in ogni fattispecie (disinfezione, uso DPI, rilevazione temperatura, distanziamenti ecc.).

La Famiglia dovrà garantire il rispetto delle regole imposte ed il mantenimento di comportamenti idonei al fine di ridurre il rischio di contagio.

Le Istituzioni dovranno garantire la sorveglianza sanitaria periodica, così come verrà indicata dalle autorità sanitarie, affinché la scuola possa lavorare in sicurezza.

Comitato di esperti con il compito di formulare e presentare idee e proposte per la scuola con riferimento all’emergenza sanitaria in atto, ma anche guardando al miglioramento del sistema di Istruzione nazionale

2. FLESSIBILITÀ E AUTONOMIA

È fondamentale che le istituzioni governative si esprimano enunciando i princìpi regolatori a cui tutti i soggetti dovranno attenersi. È di altrettanta importanza che venga normata la totale autonomia delle scuole di poter tradurre nel modo ritenuto più idoneo tali princìpi in coerenza con la propria realtà specifica.

I campi di applicazione del principio di autonomia scolastica sono i più svariati; dagli orari delle lezioni alla modalità delle stesse (in presenza o on‐line, in piccoli gruppi o in sessioni più ampie), dal numero massimo degli studenti per “piccolo” gruppo al calendario scolastico.

Difficilmente le attuali disposizioni normative (rapporto alunni/docenti, lezioni cross su più classi, spazi alunni ecc..) così come sono attualmente configurate permettono di esercitare una reale autonomia. Ciò vale sia per la scuola paritaria sia per la scuola statale. Per esempio, solo rimettendo all’autonomia delle singole realtà quali discipline possano essere oggetto di particolare flessibilità, e al loro interno quali moduli di docenza possano essere più utilmente ed efficacemente svolti con modalità differenziate (es. lezione di italiano in compresenza di più classi in spazi ampi, altre lezioni ripetute in presenza sui due gruppi che compongono la classe…) ciascuna scuola potrà riuscire a rispondere ai bisogni della propria utenza e ad un proprio modello di attività didattica. Perciò il panorama così variegato della scuola in Italia, associato ad una diffusione disomogenea del coronavirus, non può che far pensare ad una flessibilità e disomogeneità anche nelle modalità per la riapertura della scuola, per essere pronti a cambiare con maggiori o minori restrizioni al mutare degli eventi e con le necessarie differenze tra regione e regione e con il coinvolgimento degli uffici scolastici territoriali.

3. PERSONALE DOCENTE E NON

La possibilità di garantire il raggiungimento degli obiettivi didattico/educativi nel rispetto delle restrizioni e/o norme comportamentali che verranno definite avrà un impatto sul rapporto numerico tra studenti e personale docente. Questo impatto non sarà uguale in tutti gli ordini scolastici, è facile infatti intuire che se in una secondaria di secondo grado, con un mantenimento anche parziale di una didattica a distanza, sarà possibile mantenere lo stesso numero di ore (non entriamo qui in merito ad altri temi correlati quali la didattica o la gestione degli studenti con disabilità) man mano che si scende con l’età questo diventa difficile. Se pensiamo infatti ad una prima classe della primaria o addirittura alla scuola dell’infanzia, riteniamo indispensabile una didattica diretta. Abbiamo letto in molti documenti la possibilità di suddividere le sezioni della scuola dell’infanzia in piccoli gruppi (5? 6? 10? bambini); oggi la normativa consente mediamente circa 25 bambini per sezione (il numero preciso dipende dalla dimensione della classe) gestiti da una maestra. La riduzione in piccoli gruppi comporterebbe immediatamente un incremento del costo del personale educativo da 3 a 5 volte. Non è un problema solo economico: il personale con i titoli adeguati non è sufficiente a rispondere ad un incremento così repentino della domanda, saranno pertanto indispensabili azioni normative per garantire l’abilitazione (anche in deroga transitoria) a quelle figure che già operano nella scuola, come tirocinanti, assistenti ecc.

Sarebbe auspicabile in tal senso consentire alle scuole la possibilità di avvalersi di diverse professionalità educative (non solo docenti) per gestire gli eventuali piccoli gruppi all’interno della classe, ovviamente sempre sotto la responsabilità dell’insegnante.

Per tutti gli ordini di scuola sarà importante l’impegno nella formazione, sia relativa a tutte le nuove procedure da covid19 sia per garantire l’elevata qualità didattica nelle sue nuove forme.

Per il personale non docente valgono le stesse considerazioni per la formazione ma con percorsi differenti a seconda degli incarichi: personale per le pulizie e la sanificazione degli ambienti, la refezione, portierato ecc… Una cosa è certa, il rispetto di nuove norme di comportamento e l’incremento dell’intensità dell’attività non potrà che aumentarne il costo e/o generarlo laddove oggi assente.

4. SPACE PLANNING

Per il mantenimento delle distanze, in particolare nell’uso delle aule, chiediamo che non venga stabilito per decreto il numero massimo di bambini/studenti, bensì che ne vengano enunciati i principi e regole a cui ispirarsi per individuare le soluzioni più idonee che per ogni scuola potrebbero essere differenti.

Questo è applicabile a tutti gli ambiti regolatori, basti pensare ad esempio alle modalità di accesso al complesso scolastico: vi sono realtà che hanno logistiche di accesso e spazi interni o esterni custoditi, mentre altre hanno diretto accesso dalla sede stradale. Allo stesso modo sembra inevitabile che in molte situazioni gli spazi saranno insufficienti.

Si apprezza l’apertura del Governo là dove suggerisce la possibilità di utilizzare spazi limitrofi, ancorché disponibili. Osserviamo però che se questa possibilità, anche solo riferita ad altri ambienti della scuola stessa, se non venisse accompagnata da una deroga transitoria alle norme di edilizia scolastica siamo convinti che molte scuole non saranno in grado di recuperare le risorse e il tempo necessari per l’adeguamento di tali ambienti entro settembre.

5. TEMPI

Com’è noto tutto il comparto scolastico è organizzato per far consumare le ferie al personale docente e non docente nei periodi di chiusura della scuola, in via privilegiata nei mesi di luglio e agosto. La definizione di una nuova organizzazione e la predisposizione di quanto necessario necessita di un impegno rilevante. Per cui il protrarsi di un periodo di incertezza sui tempi (apertura il 1 settembre?) sui protocolli sanitari e sulla normativa, nonché in ultimo sulle risorse economiche disponibili o non, sta mettendo in serio dubbio la fattibilità di una riapertura in sicurezza.

Moltissime scuole, singolarmente o a gruppi, stanno già lavorando per anticipare problemi e ipotizzare soluzioni ed una conoscenza tempestiva delle linee guida risulta indispensabile, così come indispensabile e necessaria la più ampia autonomia nell’attuazione delle stesse nelle singole realtà.

6. INIZIATIVE ESTIVE

Non c’è apprendimento significativo senza esperienza e senza il protagonismo di bambini e ragazzi. Non c’è educazione al comprendere senza la fisicità del corpo, senza mettere in gioco il piacere, senza il contatto con l’ambiente naturale. Nel periodo estivo si potrebbero pensare “aule a cielo aperto” (piazze, portici, cortili…) tra distanziamento fisico e vicinanza educativa, come occasione per ripensare la scuola e le relazioni tra comunità educante e territorio.

Le iniziative estive potrebbero essere un’opportunità per sperimentare quelle procedure di sicurezza sanitaria che occorrerà mettere a regime con la ripresa dell’anno scolastico. Potrebbe essere inoltre l’occasione per redigere protocolli specifici per tutti i momenti della giornata, così da divenire gradualmente consapevoli delle problematiche al fine di gestire la ripresa dell’anno scolastico in modo efficace.

In considerazione del fatto che questo tipo di sperimentazione possa comportare dei rischi, risulta fondamentale ogni forma di tutela sia di tipo giuridico, sia di assunzione collettiva di responsabilità.

Richiediamo quindi l’emanazione, AL PIÙ PRESTO, di Linee guida per una contrattazione con regioni, enti locali e autonomie scolastiche per l’avvio di attività educative estive in vista dell’apertura del prossimo anno scolastico

7. DIDATTICA COORDINATA IN PRESENZA E A DISTANZA

Il mondo virtuale della didattica a distana è stata come una zattera in mezzo alla tempesta, nella maggior parte dei casi, ha offerto la possibilità di mobilitare energie cognitive per l’apprendimento, tenendo i bambini/ragazzi aggrappati sia all’apprendimento sia alla relazione costruttiva con i propri ‘maestri’. La passione educativa degli insegnanti si è trasformata in ricerca/azione costante per offrire a “tutti gli studenti” opportunità di incrementare, in modalità diversa, le conoscenze e l’esperienza del crescere insieme. Si sono realizzate esperienze straordinarie, sia per l’aspetto didattico sia per quello cooperativistico, anche se non sono mancate criticità quali in particolare la discriminazione tra alunni in possesso di mezzi tecnologici e quelli che ne sono privi; la difficoltà nell’organizzazione del sostegno didattico ed educativo.

La didattica dopo questa esperienza, dovrà inevitabilmente mutare accogliendo i contenuti digitali e l’approccio multimediale ad integrazione dei metodi tradizionali del fare scuola.

La proposta è quella di una didattica coordinata in presenza e a distanza: l’apprendimento in presenza risulta insostituibile, da un punto di vista formativo, per la profondità della traccia che lascia nello studente e quello a distanza come integrazione o approfondimento delle infinite possibilità che il sapere oggi offre. Tutto ciò ha permesso e potrà continuare a permettere agli studenti di uscire dal vincolo spazio-temporale che caratterizza la routine quotidiana scolastica in verso una logica di apprendimento permanente collegato maggiormente alle azioni concrete della vita.

Rimane comunque necessario, come già detto in precedenza, che le prime classi di ogni ordine scolastico possano iniziare il prossimo anno con una didattica in presenza.

Riteniamo inoltre necessario qualificare la didattica a distanza con una formazione (di tipo tecnico e di tipo pedagogico) a per tutti i docenti del Sistema nazionale d’istruzione così come potenziare le infrastrutture di rete per garantire adeguate connessione e dotare tutte le scuole delle strumentazioni necessarie.

8. UN PATTO EDUCATIVO RINNOVATO

Non era mai capitato di cogliere, trasversalmente, dal bambino della scuola dell’Infanzia all’adolescente della scuola secondaria di II grado il desiderio di tornare presto a scuola. Ciò che manca alla scuola, in questo tempo di crisi, è il valore aggiunto della comunità fatta di relazioni, di regole, di condivisioni, di successi e di sconfitte, il confronto con il compagno e con l’insegnante. Non va dunque persa di vista la relazione educativa, che deve conservare la sua natura di vicinanza per garantire forme nuove di fiducia e di accompagnamento.

È fondamentale promuovere e favorire la creatività pedagogica anche con scelte innovative da condividere attraverso il confronto e la raccolta di esperienze significative da parte di tutte le componenti della Comunità Educante. In particolare, va rimesso a fuoco il rapporto tra autonomia e responsabilità. Solo da questa connessione il patto educativo assume serietà e concretezza. In fondo, ciò che gli alunni vogliono percepire è proprio una alleanza tra famiglia e scuola nel rispetto dei ruoli e delle competenze. La NUOVA SCUOLA di settembre può suggerire parole e gesti nuovi per dire che si RIPARTE migliori di prima, tutti, grandi e piccoli. Il percorso che offriremo ai bambini e agli adolescenti sarà educativo e non innanzitutto terapeutico, anche se siamo consapevoli che non mancheranno, nei nostri alunni, i traumi e le sofferenze che dovranno essere accompagnati. Ma la scuola, rimanendo se stessa, può aiutare a ritrovare fiducia e serenità favorendo “un patto educativo rinnovato”, in cui si ritrovino la scuola, la famiglia, gli enti locali, la parrocchia, le associazioni che svolgono sostegno educativo extrascolastico nel territorio, specie in zone a rischio, dove la collaborazione di tutta la comunità risulta determinante. Si auspica per questo un intervento educativo diffuso di rinascita, centrato sull’educazione.

Per poter garantire e favorire il lavoro che tutte le scuole stanno mettendo in atto, comprese quelle rappresentate dalle nostre Associazioni, si ritiene dunque indispensabile l’emissione di LINEE GUIDA E PRONUNCIAMENTI quanto prima e comunque non oltre il 30 giugno 2020.

Roma, 16 maggio 2020

Giancarlo Frare – Presidente AGeSC
Marco Masi – Presidente CdO Opere Educative
Pietro Mellano – Presidente CNOS Scuola
Marilisa Miotti – Presidente CIOFS scuola
Giovanni Sanfilippo – Delegato per le Relazioni Istituzionali FAES Virginia Kaladich – Presidente FIDAE
Luigi Morgano – Segretario Nazionale FISM
Vitangelo Denora – Delegato Fondazione GESUITI EDUCAZIONE

ESAMI DI STATO E VALUTAZIONE PER L’A.S. 2019-2020

ESAMI DI STATO E VALUTAZIONE PER L’A.S. 2019-2020

La  scheda  UIL SCUOLA

Il 16 maggio 2020 sono state pubblicate le ordinanze  sulle attività di valutazione  del corrente anno scolastico, caratterizzato dalla sospensione delle lezioni  di poco successiva alla metà del suo corso e sugli esami di stato conclusivi dei due cicli di istruzione. Sulla scuola secondaria di primo grado si è  intervenuti  recuperando quanto espresso anche dalla UIL a proposito dei tempi incongruenti  considerati  per la presentazione dell’ elaborato dei candidati entro la data di svolgimento degli scrutini, che rischiava  di vanificare sforzo ed impegno profuso per affrontare quella parvenza di esame di fronte ad uno schermo. Sarebbe staro opportuno dare una veste giuridica di “Esame di Stato” costituendo il consiglio di classe come commissione d’esame,  in considerazione del valore legale  del titolo rilasciato.

Per il secondo ciclo tutte le incertezze restano appese alla elaborazione di un protocollo sicurezza da parte del CTS, per gli adempimenti e le procedure per la protezione e la prevenzione del contagio, a cui ha lavorato il comitato tecnico scientifico insediato presso la Protezione Civile per la gestione della emergenza epidemiologica. Una prospettiva zeppa di dubbi ed incertezze,  a cui dovrà dare risposte il protocollo che i sindacati e il MI stanno discutendo per rendere esigibili le prescrizioni di sicurezza. Definire chi fa che cosa , per il riconoscimento dei diversi livelli di responsabilità, anche per le problematiche che una  ripartenza “in piccolo”  comporta, sempre però con il coinvolgimento di 500.000 studenti e 160.000 tra insegnanti e collaboratori va risolto in modo chiaro. Certo è che le scuole sono tutte impegnate nella consuete attività di fine anno, calendarizzazioni di scrutini, predisposizione  del documento del 15 maggio,   slittato al 30, adozione dei libri di testo da confermare o modificare,  entro la fatidica data dell’8 giugno, e discussioni parlamentari , che pur nel rispetto della democrazia,  tengono ancora in ansia  la scuola, i suoi insegnati, studenti e famiglie, già provate dal coronavirus e dalle misure di contenimento che avranno un impatto incalcolabile sulla vita di tutti.

ORDINANZE SULLA VALUTAZIONE E GLI ESAMI FINALI I CICLO E II CICLO

Le Ordinanze con le indicazioni per lo svolgimento degli Esami di Stato e la valutazione finale degli alunni sono provvedimenti che tengono conto di quanto previsto dal decreto scuola, approvato ad aprile, e dell’emergenza coronavirus.

Si tratta di tre testi:

  1. uno per la valutazione di fine anno delle studentesse e degli studenti e per il recupero degli apprendimenti;
  2. uno per gli Esami del primo ciclo;
  3. uno per gli Esami del secondo ciclo.

ORDINANZA SULLA VALUTAZIONE FINALE E RECUPERO DEGLI APPRENDIMENTI

Il collegio dei docenti è chiamato ad integrare i criteri di valutazione degli apprendimenti e del comportamento degli alunni. La necessità deve essere valutata in base agli esiti derivanti dalle conseguenze del COVID in merito alle modalità di organizzazione della didattica, della partecipazione, degli strumenti messi a disposizione dalla scuola e quant’altro.   

La valutazione avverrà sulla base di quanto effettivamente svolto: gli alunni potranno essere ammessi alla classe successiva anche in presenza di voti inferiori a 6 decimi, in una o più discipline. Le insufficienze, però, messe a verbale, compariranno anche nel documento di valutazione.

In presenza di livelli di apprendimento non consolidati sarà predisposto dai docenti un piano individualizzato per recuperare, nella prima parte di settembre, o comunque nel corso dell’anno scolastico 2020/21, quanto non è stato appreso. Il piano sarà allegato al documento di valutazione finale.

 Resta ferma la possibilità di non ammettere all’anno successivo studentesse e studenti per i quali il Consiglio di classe non è in possessi di elementi valutativi per mancata o  sporadica frequenza già perduranti e opportunamente verbalizzate per il primo periodo didattico.

Sono esclusi dagli scrutini e dagli esami gli alunni sottoposti a gravi provvedimenti disciplinari, ai sensi dello Statuto delle studentesse e degli studenti.

L’Ordinanza tiene conto degli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES)e della loro specificità e prevede anche le integrazioni attraverso opportuni piani di apprendimento riferiti al loro PEI o PDP.

 Per quanto riguarda il recupero degli apprendimenti, le scuole, nel prossimo anno scolastico, utilizzeranno tutte le opportunità di flessibilità didattica e organizzativa, rese disponibili anche dall’organico dell’autonomia e previste dal dpr 275/99.

Per tutti gli alunni deve essere redatto il documento di certificazione delle competenze.

L’organizzazione del recupero necessita di indicazioni chiare per il prossimo anno scolastico ed annette direttamente alle modalità con cui questo potrà essere avviato, influenzato come sarà da fattori al momento non prevedibili.

ORDINANZA ESAMI DEL PRIMO CICLO

In linea con quanto contenuto nel decreto scuola di aprile, la valutazione degli studenti avverrà attraverso lo scrutinio finale che terrà conto anche di un elaborato.

L’argomento dell’elaborato sarà concordato con i docenti, valorizzando il percorso fatto da ciascuno studente.

Sarà presentato oralmente, in modalità telematica, davanti al Consiglio di classe, entro la data dello scrutinio finale e comunque non oltre il 30 giugno, secondo il calendario fissato dal Dirigente scolastico.

Sarà valutato sulla base dell’originalità, della coerenza con l’argomento assegnato, della chiarezza espositiva.

Istruzione degli adulti 

Lo stesso tipo di esame è previsto per il primo periodo dell’educazione degli adulti  e per i privatisti.

BES/DSA

Per gli alunni BES e DSA si agisce in continuità con la normativa vigente.

ORDINANZA ESAMI DEL II CICLO

Gli Esami del secondo ciclo avranno inizio il 17 giugno alle ore 8.30.

È previsto, per quest’anno, il solo colloquio orale.

Voti e valutazione

I crediti di accesso e il voto finale si baseranno sul percorso realmente fatto dagli studenti. Per dare il giusto peso al percorso scolastico, il credito del triennio finale viene rivisto e aumentato: potrà valere fino a 60 punti, anziché 40, come prima dell’emergenza.

Al colloquio orale si potranno conseguire fino a 40 punti. Il voto massimo finale possibile resta, infatti, 100/100. Si potrà ottenere la lode, come ogni anno. I crediti del triennio finale saranno ricalibrati secondo le tabelle allegate all’Ordinanza ministeriale. L’anno in corso avrà un peso fino a 22 crediti.

Svolgimento della prova

La prova orale si svolgerà in presenza (a meno che le condizioni epidemiologiche non lo consentano e con specifiche deroghe per casi particolari) davanti a una commissione composta da 6 membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio.

Ciascun candidato affronterà la prova d’esame secondo le seguenti modalità:

– in apertura di colloquio, discuterà un elaborato concernente le discipline di indirizzo.

I docenti possono assegnare a ciascun candidato un argomento diverso, o assegnare a tutti o a gruppi uno stesso argomento.

L’argomento è assegnato entro l’ 1 giugno;l’elaborato è trasmesso dal candidato entro il 13 giugno;

-è prevista, poi, la discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno. Si farà riferimento ai testi contenuti nel documento elaborato dal Consiglio di classe;

– il candidato analizzerà, a seguire, un materiale assegnato dalla commissione sempre coerente con il percorso svolto; 

 – saranno infine esposte le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e saranno accertate le conoscenze relative a “Cittadinanza e Costituzione” secondo quanto effettivamente svolto dalla classe.

-il colloquio potrà prevedere un intervento sulla metodologia CLIL se il docente fa parte della Commissione d’esame .

LE ATTIVITÀ COLLEGIALI

Il documento, con quanto effettivamente svolto, sarà prodotto dai Consigli di classe entro il 30 maggio.

A quel documento farà riferimento la commissione per la predisposizione dei materiali che saranno proposti ai candidati alla prova orale.

 Un allegato  alle ordinanze definisce le griglie di valutazione a cui su cui le commissione fonda i riferimenti per l’assegnazione dei punteggi alla prova.

DISPOSIZIONI ORGANIZZATIVE

Le disposizioni tecniche concernenti le misure di sicurezza per le prove d’esame saranno diramate successivamente, sentite le autorità competenti e condivise con le Organizzazione Sindacali.

C. Ruta, I giorni della peste

Non allarmismo, ma messa in guardia: I giorni della peste, di Carlo Ruta

di Pino Blasone

Forse, ci si può chiedere perché mai uno storico si avventuri nell’impresa di una specie di diario contemporaneo, peraltro alquanto drammatico come lo stesso titolo denota. Una probabile risposta è che spesso si immagina la mente dello storico rivolta al passato. Al contrario e più di frequente, essa lo è al presente, qualche volta perfino al futuro, cercando nel passato ragioni e analogie utili a chiarire quel presente o a prevedere e prevenire quel futuro. Non sempre tuttavia la storia appare logica. Così, la mente storica è indotta a essere analogica. Le sue analogie possono consistere nel confrontare fra loro eventi del passato, per capirne meglio il significato o per conferire loro un senso il più possibile attendibile. L’analogia di fondo, tuttavia, resta quella col presente, anche quando non si pretende che gli avvenimenti trascorsi impartiscano una lezione, ma che almeno offrano un suggerimento. 

Tale è la «forma mentis» riflessiva, suppongo, che ha spinto Carlo Ruta a calarsi nel e a misurarsi col presente, con un orecchio pur sempre teso ai «richiami della storia», dicitura pure compresa nel sottotitolo. Ma veniamo al titolo, I giorni della peste. Essi sono innanzitutto quelli che ancora viviamo, laddove «peste» è colloquialmente intesa come pestilenza, epidemia, pandemia. Né l’avverbio «colloquialmente» è qui usato in maniera del tutto accidentale, poiché l’ideale di uno storico dovrebbe appunto essere un costante colloquio tra presente e passato. Quando l’ascolto della storia viene interrotto – e questa è una delle tesi del nostro –, allora il tempo stride e rischia di scivolare «fuori dei cardini», come nel famoso benché enigmatico modo di dire recitato dall’«Amleto» scespiriano. 

Una questione cruciale è quella della sospensione delle libertà costituzionali, durante l’emergenza determinata dalla diffusione epidemica del Coronavirus, premesso che il nostro migliore passato è rappresentato dalla Costituzione repubblicana e dall’assetto democratico che essa comporta. D’altro canto, se vi sono state spinte autoritarie in passato, è pur vero che sussistono tendenze tecnocratiche al presente, pronte ad approfittare della situazione per sperimentare forme di controllo sociale e politico impensabili appena qualche tempo fa. Ad esempio, la Costituzione Italiana, art. 16, prescrive: «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente, in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche». 

Ora, è evidente, il realizzarsi di tali circostanze limitanti eccezionali e circoscritte può alimentare la tentazione di convertirle in un assetto politico stabile o a tempo indeterminato. Qual è il nostro grado medio di memoria e di accortezza collettive, affinché ciò non avvenga? Quali sono le garanzie e il potere effettivo, che operino in tal senso? È opportuno interrogarsi in merito, adottando tutte le precauzioni possibili che scongiurino un abuso prolungato ed estensivo di dette restrizioni, prima che possa essere troppo tardi. Paradossalmente, ciò può configurarsi come la trasformazione dello Stato liberale di diritto nel simulacro rassicurante ma ingannevole di uno paternalistico e iperprotettivo: uno Stato della Cura e Prevenzione, secondo quanto anche analizzato a suo tempo dal filosofo francese Michel Foucault. 

Non allarmismo, quindi, ma piuttosto messa in guardia. «Melius abundare quam deficere», avvertiva un noto proverbio latino. In effetti, in questo frangente e analoghi purtroppo l’esperienza storica insegna o suggerisce che gli avvertimenti non sono mai troppi. Dopotutto, le peggiori involuzioni autoritarie europee del Novecento sorsero proprio nel rispetto formale delle regole del gioco democratico, o come apparente sospensione temporanea delle stesse, durante periodi reali o presunti di emergenza nazionale di varia natura e determinata da diversi fattori, in uno scenario internazionale inerte o connivente. 

In un crescendo di ragionata preoccupazione, l’analisi critica di Ruta si articola per gradi temporali e datati, che sono altrettanti capitoli: dodici, più una breve introduzione e un prologo. Giova citare almeno da questo, intitolato La civiltà e il crepuscolo che avanza, se non altro perché esso è l’ultimo steso in ordine di tempo, riassumendo motivazioni e argomentazioni le quali informano i capitoli successivi. Peraltro, nei paragrafi iniziali, la visuale si allarga a un contesto, che è esplicitamente europeo e insieme implicitamente globale: 

 «Fino alla metà del febbraio 2020 tutto appariva normale, in Italia, in Europa, in altri continenti. L’infezione da Covid 19 sembrava una delle tante epidemie destinate a rimanere in larga misura mimetiche e territorializzate, controllabili senza impieghi straordinari di risorse. Già verso la fine di gennaio, quando la marcia di avvicinamento del virus verso l’Europa progrediva giorno dopo giorno, si avvertiva in realtà, in profondo, qualcosa di anomalo. Ma la prima reazione fu meno che blanda: di fatto inesistente. È mancata in realtà la capacità di un’analisi fredda di quanto stava avvenendo. 

Mentre l’infezione ghermiva l’Italia, che diventava il focolaio più propriamente pandemico mentre quello cinese veniva spento velocemente con un numero contenuto di morti, ogni paese, semplicemente, si è rinserrato nei propri confini. Si è annichilita ogni forma di solidarietà civile. L’Unione Europea ha toccato platealmente il fondo, al punto che ha dovuto ammetterlo, con le scuse ufficiali presentate agli italiani un mese e mezzo dopo, quando il Paese era nel pieno del disastro e l’intero continente era ormai infettato».

Carlo Ruta, I giorni della peste. Il presente tragico e i richiami della storia, Edizioni di Storia e Studi Sociali, 2020 ( edizionidistoria@gmail.com ).

La mia didattica laboratoriale

La mia didattica laboratoriale

di Patricia Tozzi

Le ragioni di una “didattica laboratoriale” da adottare nelle nostre scuole sono molteplici, anche e soprattutto perché si tratta di una didattica vincente. E non lo dico io. Sul sito dell’Indire leggiamo: “La metodologia del laboratorio è un approccio che dà spazio ad un potenziamento dell’offerta formativa della scuola e nella quotidianità scolastica, incentiva un atteggiamento attivo nei confronti della conoscenza sulla base della curiosità e della sfida. La didattica laboratoriale comprende qualsiasi esperienza o attività nella quale lo studente riflette e lavora insieme agli altri, utilizzando molteplici modalità apprenditive, per la soluzione di una situazione problematica reale, l’assolvimento di un incarico o la realizzazione di un progetto. Lo sviluppo di competenze e l’apprendimento concreto sono risultati di un percorso pratico, di riflessioni fatti sul proprio agire e in conseguenza di una interiorizzazione del processo di apprendimento sperimentato”. In effetti, come sostiene Giuseppe Giusti in un noto epigramma inviato a Gino Capponi, “Gino mio, l’ingegno umano partorì cose stupende, quando l’uomo ebbe tra mano meno libri e più faccende”. Insomma, se nel rapporto tra il sapere e il fare, il sapere vuole farla da padrone, il fare viene meno.

Ovviamente in tempi di corona virus e di didattica a distanza, l’assenza dell’aula, delle aule laboratorio e, soprattutto del contatto vis a vis docente/alunni, rendono di difficile attuazione una didattica laboratoriale. Che, a giudizio di tutti, è sempre quella vincente. Una didattica che io, insegnante di matematica e scienze nella scuola media, oggi in pensione dal settembre 2017, di fatto ho sempre adottata. Al proposito ho ritrovato alcuni appunti che mi piace riproporre. E proprio oggi, in tempi di corona virus, in cui sembra dominare un’altra didattica, quella “a distanza”, la quale per altro, se concretamente attuata, poco o nulla dovrebbe togliere a quella in presenza. Ovviamente, ad alcune condizioni che non sono materia di queste mie riflessioni. Anche perché oggi una “didattica laboratoriale”, in tempi di corona virus è una didattica impossibile.

Procedo con i miei ricordi. Come fossero realtà! I miei alunni del corso D dell’Istituto Comprensivo “Leonardo da Vinci” di Roma sono stati coinvolti nell’intero triennio in un percorso laboratoriale che riguarda lo studio della matematica e delle scienze. Ho chiamato il mio progetto “TUTTO A SCUOLA”, perché i miei alunni lavorano solo a scuola e, grazie a questa metodologia laboratoriale, riesco a ottenere straordinari risultati senza che io debba assegnare, se non in casi rarissimi, i tradizionali “compiti a casa”. Ho capovolto l’azione didattica con una didattica “rovesciata” che mette al centro l’alunno, il quale costruisce in itinere in aula il suo percorso di apprendimento.

Non c’è la lezione frontale di una certa cattiva tradizione, non ci sono compiti aggiuntivi oltre l’orario scolastico: si lavora in laboratorio, in aula, in gruppo; l’apprendimento è fortemente cooperativo e condiviso. Una metodologia che il mio amico, l’ispettore Maurizio Tiriticco, ama definire dell’“insegnante muto”. O meglio che poco parla, ma molto fa e fa fare. Perché in effetti, un po’ “muta” sono anch’io, quando assisto ai lavori dei miei alunni in aula. Perché sono loro che apprendono lavorando. Il mio “fare” è un sostegno, una sollecitazione, una guida, una correzione quando necessita. In effetti non voglio che loro credano che io sia depositaria della verità. Il vero si scopre, non viene proposto, tanto meno imposto! Basti pensare alla lezione cattedratica! “Io sono il verbo”: sembra dire l’insegnante!No! Io sono per la metodologia dell’”insegnante muto”.

Il mio progetto è molto diverso dalle ormai famose FLIPPED CLASSROOM e da tutti quei metodi che prevedono che sia il docente a preparare e mettere on line il materiale che poi gli alunni debbano studiare a casa. I miei alunni studiano a scuola e sono veramente bravi!

L’ambiente in cui operiamo può essere l’aula, se l’attività non richiede particolari attrezzature; comunque, può essere anche qualsiasi laboratorio attrezzato (aula Lim, laboratorio multimediale, laboratorio scientifico, biblioteca, ecc.) e può essere variato durante l’anno a seconda delle esigenze e di ciò che è stato programmato. In questo laboratorio si progetta, si sperimenta, si ricerca e tutti esercitiamo la nostra creatività. Io stessa mi sono ritrovata a guidarli a produrre inviti, volantini, brevi articoli, addirittura bellissime poesie!!! In tal modo ogni attività è fortemente personalizzata, ma anche condivisa nel gruppo, perché consente a ciascun allievo di acquisire un metodo di lavoro personale e di utilizzare le sue attitudini e la sua personale intelligenza.

La motivazione, la curiosità, il metodo della ricerca, l’uso di uno stile cognitivo piuttosto che un altro permettono agli alunni di costruire un percorso individuale mediato poi con il gruppo. Le ricerche vengono tutte fatte a scuola, nel laboratorio informatico, dove vengono anche letti libri, articoli di giornale. Viene usato materiale che documenta il lavoro svolto dagli alunni negli anni precedenti e che è diventato una ricca fonte di documentazione. I concetti vengono rielaborati, sintetizzati; il confronto fra gli alunni e con me è continuo. L’approccio ad internet è fortemente controllato, programmato, guidato e procede per gruppi. Non lascio mai che l’intera classe vada contemporaneamente in internet, non potrei controllare tutto; l’organizzazione prevede che i gruppi possano accedere un quarto d’ora/venti minuti a turno secondo quanto programmato (ad esempio i gruppi della prima fila il primo quarto d’ora, i gruppi della seconda il secondo quarto d’ora e così via…).

Nella mia carriera non ho mai assegnato ricerche da fare a casa: le ritengo inutili e distraenti. In realtà, quando sono condotte nel laboratorio informatico o con la Lim, generano curiosità, motivazione e apprendimento. E non si riducono al solito copia/incolla, perché necessitano di rielaborazione continua e di sintesi.

Penso, tuttavia, che occorre intendersi meglio sul significato di “insegnante muto”. Nella mia esperienza alterno momenti di breve lezione a momenti di interlocuzione con i gruppi, a momenti di osservazione dei processi. Il primo quarto d’ora è, di solito, un brainstormingdi riflessione, durante il quale io guido e modero gli interventi per costruire con gli alunni una mappa concettuale. Poi loro lavorano e io faccio il tutor.

Il lavoro svolto viene salvato su chiavette usb che rimangono sempre a scuola e alla fine dell’anno tutti i prodotti che sono il risultato di un anno di apprendimento, e sui quali sono stati condotte verifiche orali e scritte, vengono illustrati ai genitori e a tutti quelli che vogliono partecipare, che possono fare domande e sentono e vedono per la prima volta parlare i loro figli in modo diffuso su un dato argomento. I genitori non hanno mai visto studiare a casa i propri figli e rimangono strabiliati dalle loro capacità di comunicare, argomentare, confrontare e rielaborare e soprattutto dalla loro creatività, che viene sintetizzata in power point straordinari o in progetti di ricerca sul territorio elaborati con la statistica e spiegati in quel contesto.

Tutto il lavoro, svolto a scuola, diventa un bellissimo e sintetico “libro di testo”, con i contenuti essenziali relativi al programma di quell’anno, oppure un testo divulgativo e creativo, divertente ed originale, sulla storia della matematica e delle scienze, punto di partenza per la trattazione approfondita di alcuni argomenti. Se, ad esempio, parliamo di Archimede, approfondiremo poi le leve, il principio di Archimede ecc. Se parliamo di Newton, parleremo della luce, della gravitazione universale, dei principi della dinamica, ecc. Nella classe terza spesso introduciamo un percorso statistico di ricerca sul territorio inerente sempre agli apprendimenti da promuovere.

Questa attività laboratoriale l’ho pensata inizialmente soprattutto per motivare gli alunni con qualche difficoltà, in particolare gli alunni con Bisogni Educativi Speciali, perché progetti mirati permettono la personalizzazione degli apprendimenti e ogni alunno fa ciò che può con quello che sa e apprende facendo.

Ho superato da tempo l’organizzazione rigida della classe e la concezione trasmissiva dell’apprendimento che, nelle nostre scuole, è ancora invece prevalente. Io taccio e osservo ma, lo confesso, non è stato semplice accettare una classe non muta ma vivace e dialogante! Il lavoro di gruppo non è quasi mai silenzioso.

Va, secondo me, superata la concezione trasmissiva dell’insegnamento, che dà maggiore sicurezza agli insegnanti, ma non consente di cogliere tutti quei processi in cui gli alunni sono coinvolti. Il dialogo, il confronto continuo sono alla base della mia “classe rovesciata” e in questo sono certamente più “muta” di prima. La mia classe è un osservatorio privilegiato anche delle competenze di cittadinanza, che gli alunni via via acquisiscono; l’interlocuzione è continua e anche io mi immergo in una affascinante avventura di ricerca, non finisco mai di imparare e di stupirmi della bravura dei miei alunni.

Alla fine dell’anno i miei alunni costruiscono il loro prodotto finale, un bellissimo libro di testo che rimarrà sia in formato Word o Power point che in formato cartaceo ed avranno acquisito, oltre che competenze disciplinari, anche competenze trasversali e di cittadinanza attiva: hanno imparato a imparare, comunicano correttamente i risultati del loro lavoro, hanno conoscenze matematiche, scientifiche e tecnologiche, competenze digitali, sociali e civiche (imparano a confrontarsi e a rispettare le opinioni, a gestire i conflitti) e imprenditoriali (sanno fare un progetto e portarlo a termine nei tempi previsti).

In matematica, dopo l’inevitabile spiegazione, lavorano in gruppi eterogenei, anche fuori dall’aula (se un alunno si assenta, ha un quarto d’ora di recupero della attività svolta nelle lezioni precedenti da parte di un compagno) e uso molto il peer-tutoring perché i più portati fanno da guida a quelli con intelligenze di tipo diverso. E i risultati sono sempre estremamente positivi. Qualche compito a casa talvolta viene assegnato per consolidare alcuni percorsi, ma è tutto organizzato per un giorno settimanale concordato con i genitori ad inizio anno. Quando assegno i pochissimi compiti, i ragazzi sanno che sono obbligatori.

La lezione di matematica comincia con l’esposizione degli obiettivi che si intendono raggiungere e alla fine della lezione si ripercorrono gli obiettivi prima enunciati e gli apprendimenti conseguiti, per verificare se sono stati raggiunti.

Il venerdì si riepilogano obiettivi e contenuti trattati durante la settimana. S appositi fogli di sintesi, che consegno a genitori e alunni all’inizio dell’anno, sono indicati i nuclei fondanti della matematica e delle scienze.L’apprendimento in verità è un percorso a due sensi: tanto imparano gli alunni e altrettanto imparo io continuamente da loro.

E’ per me bellissimo vederli lavorare curiosi e motivati, vederli ricercare, creare e inventare interviste immaginarie, costruire i loro libri. Mi diverto e mi rimotivo anch’io ogni volta, e questo è uno degli aspetti più belli dell’insegnamento: fare insieme un percorso di crescita, confrontarsi, imparare e sorridere molto insieme. Cerco sempre di lasciare la loro creatività intatta. Ci sono testi più approfonditi e testi più semplici e superficiali. Ma i ragazzi sono assai diversi, per cui ognuno va motivato e valorizzato per le sue caratteristiche.

Questa è in estrema sintesi la mia DIDATTICA LABORATORIALE. Che amo moltissimo, anche se molto faticosa! E sulla quale ormai da anni conduco con gli insegnanti attività di aggiornamento… pardon, di “formazione continua in servizio”! Attività che svolgo con piacere e, ritengo, con successo. Dalle Alpi alle Piramidi: come su suo dire. Si tratta di quella formazione che, secondo l’articolo 1, comma 124, della legge 107/2015 viene definita “obbligatoria, permanente e strutturale”. Anche se successivamente la Nota 2915/2016, che ha fornito le necessarie indicazioni di carattere operativo, ne ha attenuato l’obbligo.

Ma in un oggi difficile ed un domani forse più difficile, io ci sono! Con la mia esperienza e con la mia buona volontà!

Maturità: due metri di distanza tra il candidato e i professori

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Ingressi scaglionati, con i candidati che per evitare assembramenti dovranno presentarsi a scuola solo 15 minuti prima dell’orario di convocazione. Aule sanificate, mascherine per commissari e studenti. E distanza di almeno due metri tra i professori e il maturando durante il colloquio. Maturità, ora ci sono le linee guida del comitato tecnico scientifico per sostenere l’orale, dal 17 giugno, in presenza. E non a distanza, come suggerito dal Consiglio superiore dell’istruzione in assenza di un protocollo “stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto”, e come richiesto da professori e presidi.

Il protocollo ora c’è. Insieme alla convenzione tra il ministero all’Istruzione e la Croce Rossa che si impegna, con i proprio volontari, ad aiutare le scuole ad organizzare l’esame di Stato. In particolare, recita la convenzione, la Croce Rossa viene coinvolta per la formazione del personale scolastico in materia sanitaria e da supporto, su richiesta, ai singoli istituti durante la prova.

Le misure del Comitato tecnico scientifico riguardano tutto lo svolgimento dell’esame, dalla pulizia delle aule sino all’uso dei dispositivi di protezione. Le operaizoni di pulizia dovranno essere effettuate ogni giorno, così come dovrà essere assicurato il ricambio d’ara nei locali. L’assetto di banchi e cattedre dovrà essere tale da permettere il distanziamento non inferiore a due metri per i commissari e tra questi ultimi e il candidato.

Obbligatorio l’uso delle mascherine, non dei guanti: dovranno esserci dispenser agli ingressi con prodotti igienizzanti per la pulizia delle mani. Ciascun commissairo dovrà dichiarare di non avere sintomi o febbre superiore ai 37.5 gradi nel giorno dell’avvio delle procedure d’esame e nei tre giorni precedenti; di non essere stato in quarantena negli ultimi 14 giorni; di non essere stato a contatto con persone positive nello stesso periodo di tempo (per quanro di sua conoscenza).

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Il maturando dovrà essere accompagnato solo da una persona. Non è necessaria la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso della scuola, ma insieme all’accompagnatore, dovrà autodichiarare le stesse condizioni richieste ai docenti commissari.

Il tutto sarà legato all’andamento della pandemia. Le misure di prevenzione, si legge nel protocollo, dovranno essere comunicate dai presidi almeno dieci giorni prima dell’inizio dell’esame.

La scuola ha tradito i più deboli

da La Stampa

Chiara Saraceno

ll’inizio della pandemia, quando l’intero sistema è stato stravolto e tutti – insegnanti, studenti, genitori – hanno dovuto rivedere radicalmente ciò che davano per scontato, dalle modalità di insegnamento e apprendimento agli spazi e orari quotidiani, sembra che le preoccupazioni principali della ministra dell’Istruzione siano state il mantenimento del calendario scolastico, la garanzia che nessuno sarebbe stato bocciato e la valutazione degli apprendimenti. Che intere settimane di scuola siano saltate prima che qualche cosa si mettesse in moto, che questo “qualcosa”, sotto l’etichetta di “didattica a distanza” si sia realizzato in modi diversissimi per impegno degli insegnanti, tempo, grado di coinvolgimento forzato dei genitori necessario, accessibilità da parte degli studenti, efficacia a seconda, non solo della capacità degli insegnanti, ma dell’età degli studenti e delle condizioni ambientali in cui vivono – tutto questo non sembra entrato nelle priorità della ministra.

Certo, tardivamente si è preoccupata di far arrivare tablet e computer là dove mancavano a studenti che non potevano permettersene l’acquisto. Meno messa a fuoco è stata la questione della insufficiente copertura di internet e il “banale” problema del costo della quantità di giga necessari ad una famiglia per far seguire la didattica a distanza ai propri figli, specie se più di uno. Ancor meno messa a fuoco è stata ed è la questione delle competenze necessarie per utilizzare la didattica on line. Colpisce soprattutto l’apparente sottovalutazione del fatto che, in un Paese in cui la dispersione scolastica è molto elevata, soprattutto nelle aree e nei gruppi sociali più svantaggiati, il rischio dell’abbandono e della demotivazione da parte di molti studenti sarebbe aumentato esponenzialmente. Nulla è stato previsto per contrastarlo, al di là della generosa iniziativa di molti, ma non la maggioranza, docenti e dell’associazionismo civile.

La scuola come istituzione, a partire dal ministero e dalla ministra, si è sottratta alle proprie responsabilità proprio nel momento in cui il diritto all’istruzione (che non coincide con l’essere promossi) veniva messo più a rischio e nei confronti dei bambini e ragazzi che più erano esposti a quello di non vederselo garantito. Non basta, come ha fatto la ministra nell’audizione alla Commissione Cultura della Camera due giorni fa, ventilare la possibilità di una bocciatura, nel caso una cattiva performance in questi mesi sia stata preceduta da una analoga performance nel primo quadrimestre, se nulla è stato fatto per consentire, stimolare, i ragazzi a recuperare carenze, a rimettersi in carreggiata, anzi il mutato contesto li ha demotivati o ulteriormente respinti. E dire che chi sarà promosso con “debiti” dovrà recuperarli, con il sostegno di attività ad hoc, nei primi quindici giorni di settembre è insieme una delegittimazione dell’utilità della didattica ed una tragica presa in giro. Altro non è, mi sembra, l’idea che si possa recuperare in quindici giorni ciò che si è perso – in termini di apprendimento, ma anche di motivazione, fiducia, riconoscimento – in sei mesi (includendo l’estate) di scuola intermittente, talvolta inaccessibile. Tanto più se coincideranno con la ripresa di una frequenza scolastica in condizioni che saranno ben diverse da quelle “normali” e probabilmente ancora in fase di rodaggio e che richiederanno per tutti un periodo di assestamento riflessivo, di elaborazione dell’accaduto.

Non sarebbe meglio organizzarsi per dedicare i mesi da qui a settembre ad attività che aiutino questi bambini e ragazzi non solo a recuperare gli apprendimenti persi, ma la capacità e il desiderio di farlo, aprendo su questo una discussione con gli insegnanti, ma anche con i soggetti della società civile che con quei bambini e ragazzi lavorano?

Dubbi sul rientro a scuola e la Maturità è in alto mare

da Il Messaggero

Annunci, pareri e stroncature, proteste da un lato e bozze di ordinanze dall’altro, sulla scuola sta andando in scena un tira e molla che assolutamente non fa bene agli studenti. Né alle loro famiglie. Tra le riserve da sciogliere, una volta per tutte, ci sono le indicazioni per le procedure con cui si svolgeranno gli esami di Stato e il rientro tra i banchi a settembre. In attesa dei testi ufficiali, gli alunni stanno assistendo ad una babele di annunci da perderci la testa. Oltre che la pazienza.

LA TEMPISTICA

Prima si passa per l’esame di terza media: annullato e poi sostituito da un colloquio online. Si sarebbe dovuto svolgere entro la fine dell’anno scolastico ma i presidi, calendario alla mano, hanno chiesto di avere più tempo. E allora le indicazioni sono cambiate: si potrà svolgere anche dopo la fine delle lezioni. Ma ad oggi molte scuole non sanno ancora come organizzarsi. Si arriva poi al grande tema dell’esame di maturità: quando sembrava che fosse stato detto davvero tutto, è arrivato il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione e ha posto problemi non da poco.
Da un lato il ministero dell’istruzione che, su indicazione del comitato tecnico scientifico, ha stabilito che l’unica prova d’esame potrà svolgersi in presenza a scuola con il candidato seduto difronte alla commissione: vale a dire uno studente, sei docenti interni e un presidente esterno. Per un totale di 8 persone. A cui però potrebbero aggiungersi amici o genitori per ascoltare e questo è un primo dilemma. Sul fronte dei dispositivi di sicurezza va stabilito come sanificare i locali, quante aule utilizzare e con quali spazi. La mascherina sarà obbligatoria? I guanti o il disinfettante ci saranno? E il termoscanner? Sono tutte domande che le scuole si pongono, sia per l’esame di maturità sia per il ritorno a settembre. E’ ormai chiaro infatti che la maturità sarà il banco di prova per capire se gli istituti sono pronti alla riapertura in sicurezza. Quindi i due passaggi sono legati a filo doppio.

I DUBBI

Così come le preoccupazioni delle famiglie italiane che aspettano il ritorno a scuola, in sicurezza ovviamente, per riprendere a lavorare a pieno regime. E questa serie di norme in divenire non rende certo vita facile alle famiglie.
L’Associazione nazionale dei presidi si è rivolta alla ministra Azzolina frenando sugli esami in presenza: «Ribadisco le perplessità ha sottolineato il presidente Antonello Giannelli – in merito all’opportunità di far svolgere i colloqui in presenza. Sebbene il Comitato tecnico scientifico lo abbia autorizzato». Non solo, ieri è arrivata la stroncatura degli esami in presenza anche da parte del Consiglio superiore della pubblica istruzione, dopo una riunione plenaria durata 12 ore: «Serve un protocollo di sicurezza nazionale stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto e degli alunni. In sua assenza o nell’impossibilità di poterne applicare le prescrizioni è indispensabile prevedere che gli esami di maturità avvengano a distanza».
Un nuovo cambio all’orizzonte? Probabilmente no, perché dal ministero dell’istruzione fanno sapere che «il protocollo di sicurezza per gli esami di Stato è praticamente pronto e sarà reso noto a breve. Il lavoro va avanti da giorni insieme al comitato tecnico-scientifico del ministero della salute e consentirà di svolgere gli esami in sicurezza. Si tratta di regole chiare, attuabili, che tuteleranno studenti e docenti». Probabilmente il candidato alla maturità potrà avere un solo accompagnatore e l’aula verrà pulita dopo ogni sessione con uscite ed entrate scaglionate.

LE REGOLE

A breve dovrà essere pubblicato anche il protocollo per la sicurezza a scuola. Se l’esame di maturità interessa mezzo milione di studenti e decine di migliaia di docenti, il rientro tra i banchi interessa 8 milioni di studenti e qualcosa come un milione tra docenti e personale amministrativo. Anche qui le questioni da chiarire non mancano: i bambini della scuola materna e delle elementari come potranno sedersi in classi pollaio? Probabilmente saranno divisi in gruppi mai docenti per tutti non ci sono, avranno ore alternative come musica e teatro ma si andranno a perdere ore di lezione? Per i più grandi torna invece la didattica a distanza, probabilmente a gruppi alterni: è questa una delle idee al vaglio. Ma in questo modo potrebbero tornare anche i problemi vissuti, fino ad oggi, con la didattica online tra connessioni mancanti e dispositivi da acquistare. I fondi alle scuole stanno arrivando ma bisognerà mettersi in riga per settembre.
Lorena Loiacono

Esami di maturità, i docenti saranno addestrati dalla Croce Rossa per affrontare le emergenze

da Orizzontescuola

di redazione

I corsi saranno svolti online e in presenza e insegneranno ai docenti come affrontare une emergenza causata da infezione, come contenerla e come comportarsi.

Si tratta di un intervento della CRI contenuto in un protocollo di intesa sottoscritto con il Ministero dell’istruzione ai fini degli esami di maturità

Gli esami in presenza necessitano di affrontare situazioni anomale per i docenti e per le quali è necessario formazione, assistenza nelle scuole anche su chiamata dei dirigenti scolastici.

La Croce Rossa realizzerà incontri in presenza e on-line per la formazione del personale scolastico in materia sanitaria a livello regionale e provinciale», il personale Cri sarà rappresentato al tavolo nazionale permanente e potrà essere chiamato in supporto alle singole istituzioni scolastiche sede degli esami di Stato.

Inoltre, la CRI siederà al tavolo nazionale permanete, coordinato dal Ministero dell’Istruzione, e un rappresentate per ciascun tavolo regionale coordinato dagli Uffici Scolastici Regionali

Scarica il protocollo sicurezza esami maturità

Si tratta del testo del Documento trasmesso al Ministero dal Comitato Tecnico Scientifico. Non sappiamo ancora se saranno apportate delle modifiche.

Organici Ata, confermati i posti nonostante il calo di 80.000 alunni

da Orizzontescuola

di redazione

Il 15 maggio 2020, alle ore 10.30, c’è stata una prima riunione tra Organizzazioni sindacali e amministrazioni per una prima informativa sugli organici del personale ATA per l’anno scolastico 2020/2021.

Il MI ha illustrato la sua proposta per la determinazione dell’organico ATA 2020/2021, che è stato pressoché confermato nonostante la diminuzione di oltre 80.000 alunni.

I criteri di rideterminazione dell’organico per l’a.s. 2020/2021 sono gli stessi utilizzati lo scorso anno.

Per i profili di Assistente amministrativo e di Collaboratore scolastico è stato utilizzato il criterio d’incidenza degli alunni con disabilità che ha consentito di mantenere inalterate, a livello nazionale, le medesime dotazioni organiche dell’anno precedente, con degli interventi per tutelare le immissioni in ruolo degli ex LSU della provincia di Palermo e la trasformazione dei contratti, da tempo parziale a tempo pieno, dei restanti ex co.co.co.

Si attende ora solo l’autorizzazione del MEF.

Le tabelle saranno consegnate ai sindacati la prossima settimana, dopo i calcoli sui dimensionamenti.

Germani (Anquap): si concluda al più presto il concorso DSGA. A scuola si può tornare anche d’estate

da Orizzontescuola

di Ilenia Culurgioni

Giorgio Germani, Presidente Anquap, Associazione nazionale quadri delle Amministrazione Pubbliche, spiega in un’intervista gli emendamenti presentati al decreto scuola in discussione al Senato, le problematiche relative al concorso DSGA rimasto inconcluso.

Il bando del concorso DSGA è stato emanato nel dicembre 2018, sono trascorsi oltre 16 mesi, ma l’approdo alle graduatorie sembra essere lontano. Si riuscirà ad assumere a settembre?

Si è svolta la preselettiva, hanno svolto le prove scritte che sono state corrette solo in sette regioni e delle altre non ne sappiamo nulla. Precisamente, le prove scritte sono state corrette in Sardegna, Marche, Umbria, Abruzzo, Campania, Piemonte e Friuli. Sette su diciotto quindi, perché ovviamente le due regioni autonome Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige sono fuori da questa operazione.

E sulla prova orale?

Sulla prova orale non si sa nulla. Alcuni avevano fissato i calendari prima che succedesse l’emergenza, ma poi li hanno annullati. Noi continuiamo a sostenere che le prove orali possano essere svolte a distanza, con modalità telematica. Facciamo gli esami universitari e le sedute di laurea.

Decreto scuola 8 aprile, n. 22 in discussione al Senato: avete presentato degli emendamenti? Cosa riguardano?

Sì, li abbiamo presentati con Anp e FP Cida. Gli emendamenti sono stati presentati per finanziamenti ulteriori per l’acquisto di strumenti digitali; sugli assistenti tecnici affinché diventino una figura presente nelle scuole di ogni ordine e grado e quindi anche nel primo ciclo; per superare le scuole sottodimensionate, dove non si può mandare in via esclusiva un dirigente e un direttore: noi riteniamo che ogni scuola autonoma debba avere a tempo pieno un dirigente e un direttore. Ce ne sono in giro 360, mandiamo il dirigente in reggenza, un direttore in assegnazione e si ritrova così con due croci: la croce della sua scuola e quella di una seconda scuola. Tra l’altro i direttori non vengono pagati da sei anni, c’è un’indennità mensile di appena 214 euro e dall’anno scolastico 2014/15 non viene corrisposta. Se per avere ciò che ci spetta dobbiamo ricorrere al giudice, è un po’ imbarazzante.

Cosa chiedete alla Ministra Azzolina?

Che si concluda il concorso e si assumano su tutti i posti vacanti e disponibili, perché non si ha nemmeno certezza se si assumeranno tutti. Noi riteniamo che debbano essere assunti tutti i vincitori del concorso, che si fa dopo vent’anni ed è il primo. I posti ci sono – oltre 3000 – assumiamoli tutti. Chiediamo inoltre che si assumano coloro che sono rimasti nelle graduatorie del 2010 dal passaggio dal B al D. Chiediamo che si faccia una graduatoria permanente per i facenti funzione, per gli assistenti laureati con laurea specifica e per chi è ancora nella ex graduatoria dei responsabili amministrativi. Chiediamo che gli emendamenti vengano accolti e che si torni a scuola il prima possibile.

Noi crediamo molto alla didattica in presenza, molto meno alla didattica a distanza. Deve essere complementare ma non sostitutiva, deve essere una scelta e non un obbligo. Crediamo che tra nessuno a scuola e tutti a scuola vi sia uno spazio perché qualcuno a scuola ci possa tornare anche d’estate.

Quindi prima di settembre?

Se si ipotizzano i centri estivi, non capisco perché non si possano organizzare i corsi estivi negli edifici scolastici anche utilizzando i docenti, senza far rimettere le ferie a nessuno. Rientrare prima soprattutto per i ragazzi che hanno più bisogno e disagio. Mi è stato raccontato che ci sono scuole dove sono stati comprati dei dispositivi e le imprese non riescono a fornirli perché le scuole sono chiuse: questo è assurdo.

Come sono stati questi mesi di lavoro agile per il personale ATA? 

Le segreterie erano le più organizzate, perché molte avevano server dati, c’era la possibilità di accesso da remoto sia al server sia al SIDI con le credenziali. Alcune scuole hanno messo a disposizione i propri strumenti, altri hanno lavorato con strumenti individuali. Si è riusciti a lavorare. Il lavoro agile può diventare la regola per una buona parte degli amministrativi, o perlomeno si può alternare il lavoro in presenza con quello a distanza.

Situazione diversa per i collaboratori scolastici

Mi consenta una battuta: la scopa digitale non l’hanno ancora inventata. Questa poteva essere l’occasione per fare le pulizie a fondo. Non entro nella polemica sanificazione o pulizia dei locali, intanto facciamo bene le pulizie con i prodotti adatti. Poi sono state date delle risorse per la sanificazione e se c’è da fare si fa.

I collaboratori scolastici potrebbero dover misurare la temperatura a studenti e docenti a settembre

Se daranno queste prescrizioni, si farà. Il Ministro ha costituito un comitato in cui c’è appena un docente, non c’è nemmeno un Direttore SGA. Per affrontare i problemi reali è necessario coinvolgere chi li conosce e li vive.

Rifletto infine su un dato: da qui alla fine dell’anno perderemo 76 giorni di scuola, con una media di 5 ore sarebbero quindi 380 ore. Quando le recuperiamo?

Concorsi scuola, timore di partecipare per spostamento tra regioni. Azzolina: prove in sedi decentrate

da Orizzontescuola

di redazione

Concorsi scuola: le finestre temporali per la presentazione della domanda è fissata al 28 maggio per il concorso straordinario e la procedura per l’abilitazione, al 15 giugno per i concorsi ordinari.

Una decisione veramente compiuta sulla regione da scegliere per il concorso o concorsi ai quali partecipare non può essere definita, in quanto ci sono ancora 16.000 posti da distribuire.

Potrebbe accadere che ci siano posti per classi di concorso che in alcune regioni adesso hanno zero posti.

Timore per la scelta della regione

Ma al di là dei posti, la scelta potrebbe essere condizionata anche delle condizioni di emergenza sanitaria in cui versa il paese.

La previsione del Ministero – secondo i dati epidemiologici attuali –  è quella di far svolgere in estate solo la prova del concorso straordinario, rimandando all’autunno quelle degli altri concorsi.

Il Ministero – ha riferito il Ministro in audizione alla Camera –  sta lavorando per permettere lo svolgimento delle prove in sicurezza.

Nel Decreto Rilancio approvato in Consiglio dei Ministri il 14 maggio inoltre è stata prevista la possibilità di svolgere le prove in sedi decentrate.

Pertanto, si attendono indicazioni dal Ministero sulle decisioni assunti a tal proposito.

Tale decisioni a nostro parere andranno comunicate ai candidati prima dell’apertura della funzione per la domanda.

A preoccupare infatti sono le aggregazioni territoriali, per cui procedure con pochi posti banditi sono previste in forma aggregata per le prove in un’unica regione. Un  modello improponibile in questa fase.

Si attendono quindi modifiche al bando anche su questo argomento.

Sospensione delle attività didattiche, prevista una proroga fino a giugno

da La Tecnica della Scuola

Le disposizioni del DPCM 26 aprile 2020, a partire dal 4 maggio 2020 hanno sostituito quelle del DPCM 10 aprile 2020 e saranno efficaci fino al 17 maggio 2020, tra queste disposizioni c’è la proroga della sospensione delle attività didattiche. A partire dal prossimo 18 maggio, forse attraverso un decreto legge, sarebbe prevista una proroga della sospensione delle attività didattiche fino al mese di giugno.

Ecco quali sono le attività didattiche

L’art.74 del d.lgs. 297/94 spiega bene che “le attività didattiche”, comprensive anche degli scrutini e degli esami, e quelle di aggiornamento, si svolgono nel periodo compreso tra il 1° settembre ed il 30 giugno con eventuale conclusione nel mese di luglio degli esami di maturità. In tale periodo di attività didattiche i docenti svolgono la loro funzione definita dall’art.395 del Testo Unico. In buona sostanza svolgono, ai sensi dell’art. 28 e art.29 del CCNL scuola, le attività di insegnamento e le attività funzionali all’insegnamento comprese le attività delle riunioni collegiali. Quindi con il termine sospensione delle attività didattiche si sospendono non solo le lezioni in presenza ma anche i Collegi docenti, i Consigli di classe, i rapporti Scuola-Famiglia e anche gli scrutini in presenza.

Dad e attività collegiali in videoconferenza

L’art. 2, comma 3, del decreto legge 22/2020 specifica che in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione, inoltre é importante ricordare che, ai sensi dell’art.73, comma 2 bis, della Legge n.27 del 24 aprile 2020, fino alla fine dell’emergenza, le sedute degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono svolgersi in videoconferenza, anche ove tale modalità non sia stata prevista negli atti regolamentari interni di cui all’articolo 40 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297.

Il combinato di queste norme se verranno prorogate ancora dal 18 maggio fino a giugno, impediranno ai Dirigenti scolastici di convocare a scuola, quindi in presenza, qualsiasi tipo di attività didattiche.

Nota Ministero su proseguimento lavoro agile

In riferimento ad alcuni quesiti pervenuti al Ministero dell’Istruzione, il Capo Dipartimento dott. Marco Bruschi, ha prodotto la nota n.682 del 15 maggio 2020, in cui si ritiene opportuno confermare, fino ad ulteriore avviso ovvero a specifici interventi normativi, le disposizione di cui alla nota Dipartimentale 622/2020 sul proseguimento del lavoro agile, considerando l’esigenza di usufruire del personale in presenza, limitatamente a situazione indifferibili e nel rispetto delle condizioni di sicurezza.

Maturità 2020, ecco il protocollo di sicurezza con modello di autodichiarazione per docenti e studenti

da La Tecnica della Scuola

Ecco le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico per sostenere l’esame di maturità, in programma mercoledì 17 giugno in presenza e non a distanza come suggerito dal CSPI.

Le misure del Comitato tecnico scientifico riguardano tutto lo svolgimento dell’esame, dalla pulizia delle aule sino all’uso dei dispositivi di protezione. Il testo è stato trasmesso al Ministero dell’Istruzione, ma ancora non si sa se saranno apportate delle modifiche dai tecnici ministeriali.

Maturità 2020, le linee guida del Comitato Tecnico Scientifico

Ingressi scaglionati, con i candidati che dovranno presentarsi a scuola solo 15 minuti prima dell’orario di convocazione. Le aule saranno sanificate, mascherine per commissari e studenti e distanza di almeno due metri tra i professori e il maturando durante il colloquio.

Linee guida (PDF)

Modello di autodichiarazione (PDF)

Non ammissione alunni disabili: Comitato per l’integrazione contro proposta del CSPI

da La Tecnica della Scuola

La proposta del CSPI di inserire nell’OM sulla valutazione degli alunni una norma specifica per gli alunni con disabilità certificata in modo da consentire ai consigli di classe di non ammetterli alla classe successiva sta creando non pochi malumori.

Nei social non mancano le prese di posizione sull’argomento soprattutto da parte di docenti che, non da oggi, si occupano di inclusione.
E incominciano anche ad arrivare comunicati di comitati e associazioni, come quello del Comitato torinese per l’integrazione che in un documento diffuso in queste ore dichiara: “Il Comitato per l’integrazione prende atto con preoccupazione nella proposta del CSPI di introdurre nell’OM sulla valutazione degli alunni un comma che consenta ai consigli di classe di non ammettere alla classe successiva gli alunni con disabilità certificata, seppure in casi particolari”.
“Ci sembra – continua il Comitato – che una proposta del genere trasmetta una idea distorta di cosa si debba intendere per inclusione. Il progetto di inclusione, infatti, non consiste semplicemente nel garantire agli alunni disabili più tempo-scuola pur che sia”.
“L’inclusione – si legge ancora nel documento – è anche relazione e socialità. Trattenere l’alunno disabile nella stessa classe non garantirebbe il mantenimento delle relazioni sociali con i pari e con i docenti del team. La proposta ci sembra sbagliata anche perché può far pensare che l’inclusione sia legata principalmente alla presenza dell’insegnante di sostegno e non, come è e come dovrebbe essere, ad un progetto organico che coinvolge l’intera comunità scolastica”.
“E’ probabile – conclude il Comitato – che la richiesta del CSPI sia legata a legittime e comprensibili aspettative delle famiglie alle quali però, a nostro parere, si deve dare risposta attivando tutti i servizi educativi e territoriali che possono apportare un contributo alla realizzazione di un più ampio progetto di vita delle persone disabili”.

INAIL: ‘I danni a scuola per Covid-19 non sono collegati alla responsabilità del dirigente scolastico’

da Tuttoscuola

L’INAIL ha diramato un comunicato dal titolo significativo: “L’infortunio sul lavoro per Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro – Il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa”.

La questione riguarda direttamente anche i dirigenti scolastici, in quanto datori di lavoro e assoggettati agli obblighi per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro secondo il decreto legislativo n. 81/2008.

L’INAIL ha comunicato che “In riferimento al dibattito in corso sui profili di responsabilità civile e penale del datore di lavoro per le infezioni da Covid-19 dei lavoratori per motivi professionali, è utile precisare che dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l’accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro”.

Nel comunicato si precisano le condizioni per individuare eventuali responsabilità del datore di lavoro nel caso di infortuni/danni conseguenti al contagio.

Il comunicato si conclude con questa ulteriore precisazione: “si deve ritenere che la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità in relazione all’andamento epidemiologico, rendano peraltro estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro.