Dopo lo sciopero gli studenti attendono un segnale

Dopo lo sciopero gli studenti attendono un segnale dalla Ministra Azzolina

In migliaia hanno aderito ieri allo sciopero dalle videolezioni a distanza. Le “storie” raccolte nella pagina Instagram @nomaturita2k20.

Nella giornata di giovedì 21 maggio migliaia di studenti in tutta Italia non si sono presentati alle lezioni online perché hanno aderito allo sciopero indetto dalla pagina Instagram @nomaturita2k20 che attualmente conta oltre 46mila followers.

I ragazzi, dopo aver elaborato opinioni e proposte riguardo l’esame di Stato, hanno più volte cercato invano il dialogo con la Ministra Azzolina. “Ci hanno risposto la Ministra Bonetti, i membri del Comitato di esperti istituito dal Ministero dell’Istruzione, alcuni senatori e deputati, ma di Lucia Azzolina nessuna traccia”.

Dopo l’iniziale delusione hanno deciso di reagire: “Per questo abbiamo deciso di scioperare. Il dialogo è un aspetto fondamentale della democrazia e non si può negare a nessuno, tantomeno a più di 45mila maturandi che attendono indicazioni chiare sul loro futuro”.

Accanto al grande successo, in termini di partecipazione, dello sciopero, ci sono state molte adesioni al flash mob a distanzaorganizzato sui social.

Gli studenti che hanno aderito allo sciopero hanno pubblicato sui loro profili una foto con l’hashtag #lascuolasiamonoi, lanciato dalla pagina @nomaturita2k20, scritto con un rossetto sgargiante.

“Questo slogan è un simbolo della nostra identità e della situazione che la scuola di oggi sta vivendo – spiegano gli amministratori – #lascuolasiamonoi 170mila precari che non hanno certezze

#lascuolasiamonoi 8milioni di studenti non ascoltati

#lascuolasiamonoi 17mila privatisti dimenticati

#lascuolasiamonoi 1,5 milioni di studenti non raggiunti dalla dad

#lascuolasiamonoi 1.7 milioni di studenti disabili penalizzati da questo periodo

#lascuolasiamonoi con i nostri insegnanti messi in difficoltà da questo Ministero e che riescono a guidare come vorrebbero i loro alunni

#lascuolasiamonoi non le parole della Ministra

#lascuolasiamonoi studenti/lavoratori o genitori che prima di ogni impegno scolastico hanno altri grandissimi problemi

#lascuolasiamonoi presidi che non hanno disposizioni chiare ma un’enorme responsabilità per la riapertura delle scuole

#lascuolasiamonoi docenti e ATA che rischiano conseguenze irreparabili se esposti al contagio #lascuolasiamonoi 515mila maturandiignorati”.

Gli studenti si sono coalizzati per chiedere ascolto. Non sono pochi gli insegnanti che li hanno appoggiati e alcuni hanno addirittura aderito. 

“L’obiettivo era far capire alle istituzioni scolastiche che gli studenti non possono essere ignorati. Non è rispettoso, né responsabile. Speriamo che questo simbolo così forte e deciso sia servito”.

Concorsi per i precari, Conte prova la mediazione

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Possibile fumata bianca sui concorsi per i precari della scuola. In un vertice convocato inizialmente per ieri sera a Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte e poi rinviato a oggi, a cui sono attesi anche i capigruppo di maggioranza, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, illustrerà la sua mediazione sulla selezione da 32mila docenti con 3 anni di servizio negli ultimi 12 (a cui si aggiungono altre due selezioni “ordinarie” da 46mila cattedre aperte ai neolaureati su cui però non c’è conflitto). Pur mantenendo il punto sullo svolgimento di una prova scritta (un quiz al Pc di 80 quesiti in 80 minuti da tenersi tra luglio e agosto) la titolare di viale Trastevere punta a inserire una”clausola di salvaguardia” pronta a scattare in caso di quadro epidemiologico sfavorevole.

Il possibile compromesso
Agli aspiranti stabilizzandi verrebbe offerto un contratto a tempo determinato e la prova si svolgerebbe (sempre in forma scritta) più avanti. Si tratta del secondo tempo di un compromesso più ampio che il Governo ha avviato aumentando con il decreto Rilancio di 16mila le cattedre a disposizione tra selezioni straordinaria e ordinarie. Resta ora da capire se la mediazione, caldeggiata anche da Conte, basterà a LeU e ai senatori del Pd (tra i deputati le sfumature sarebbero diverse, ndr) che da settimane chiedono di portare a 40mila le assunzioni e di sostituire il quiz con un concorso per soli titoli seguito da un orale ex post. Sull’onda delle richieste avanzate dai sindacati che anche ieri, soprattutto da parte della Flc Cgil, sono tornati a minacciare lo sciopero.

L’impatto sulla maturità
Trovare la quadra significherebbe superare l’impasse che blocca da oltre un mese il Dl a Palazzo Madama e farlo arrivare in aula il 26 maggio. Così da passare alla Camera per ottenere l’ok definitivo (pena decadenza) entro il 7 giugno. Riuscirci metterebbe anche in sicurezza la maturità solo orale e in presenza) prevista nello stesso Dl e voluta dalla ministra per la «salvaguardia» dei maturandi e del loro percorso, come ha sottolineato lei stessa in audizione a Montecitorio.


Via libera dalla Conferenza Stato-Città a 855 milioni per investimenti nelle scuole superiori

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Accelerare e semplificare le procedure per permettere a Province e Città metropolitane di potere investire, nel più breve tempo possibile, gli 855 milioni in 5 anni per gli interventi di manutenzione straordinaria e incremento dell’efficienza energetica delle 7.400 scuole superiori, previsti dalla legge di Bilancio 2020.

Queste le richieste che il presidente di Anci, Antonio Decaro, e il Presidente di Upi Michele de Pascale, hanno presentato ieri alla Conferenza Stato Città presieduta dal sottosegretario Achille Variati, e che sono state accolte dal Governo, e in particolare dalla viceministra all’istruzione Anna Ascani.

«In queste settimane – hanno detto i presidenti – grazie a un percorso positivo di collaborazione intrapreso con il ministero dell’Istruzione, siamo riusciti a recuperare un ritardo iniziale e oggi con l’intesa sul Dpcm che stabilisce i criteri e le modalità di riparto dei fondi, abbiamo avuto l’impegno del Governo ad emanare il decreto interministeriale con il riparto delle risorse per le prime 5 annualità, dal 2020 al 2024, per un ammontare complessivo di 855 milioni nei prossimi giorni. L’obiettivo di Province e Città metropolitane – concludono Decaro e de Pascale – è di riuscire ad effettuare gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle scuole prima dell’inizio dell’anno scolastico. Una sfida complessa, ma essenziale per preparare le scuole superiori al meglio al rientro dei 2milioni e 500 mila studenti all’avvio del nuovo anno scolastico».


La ripartenza dimentica otto milioni di bambini

da la Repubblica

Maria Novella De Luca e Corrado Zunino

L’erba è alta, al parco. Nasconde pericoli, e i bimbi non ci possono andare. Figuriamoci quelli sotto i tre anni. Lo sport è di nuovo possibile solo a porte chiuse, e niente agonismo: allenamento puro. In piscina devi arrivare già vestito da nuoto, sotto: ti ricambierai a casa. Se giochi a basket il pallone lo devi portare tu e niente contrasti. I centri estivi, poi, apriranno a giugno, il prossimo 15, tra venticinque giorni. Ma ogni regione ha un suo percorso e avrà un suo approdo, per ora non chiarito. E tutte le famiglie, adesso, dopo la lunga clausura, hanno paura a consegnare i figli agli operatori: «Questo timore lo vediamo tutti i giorni», racconta Giuseppe Bruno, presidente di Cgm, seicento cooperative sociali. La riapertura, delockdown come la chiamano al Comitato tecnico scientifico, non prevede bambini al seguito. Non importa siano i più stressati, patiscano le lezioni a distanza e le sue liturgie. Niente giochi al parco, che comunque va sfalciato. Sport solo a distanza. E per gli asili nidi, poi, non c’è neppure una prospettiva. «Sono la cosa più complicata da prevedere», spiegano i tecnici del Comitato che suggerisce alla politica. I nidi saranno gli ultimi a ripartire, l’ansia cresce in famiglia.

Per gli asili niente Fase 2

In Italia ci sono 7 milioni e 962 mila persone nella fascia 0-14 anni. Lo dice l’Istat. La generazione che soffre di più, e qui ci affidiamo ai dati del ministero dell’Istruzione, è quella che va dalla scuola dell’infanzia (901 mila alunni) alla primaria (altri 2 milioni e 443 mila). Tre milioni e tre, bambini e preadolescenti compresi tra i tre e gli undici anni.

La fascia “0-3”, che con la “Buona scuola” e le sue riforme aveva trovato una centralità, è di nuovo in fondo alle attenzioni. Nel progetto messo a punto dal tavolo tra ministero della Famiglia, Istruzione, Lavoro e Salute, con loro i sindaci, le regole per riaprire i nidi erano previste. Il Comitato tecnico scientifico, però, le ha bocciate. La curva epidemiologica si è abbassata, se pure lentamente, per tutti, ma non per questi “quasi immuni” dal forte potere contagiante. La cronica mancanza di personale, poi, lascia scienziati e governo timorosi: «La riapertura degli asili nido è il nostro pensiero più presente», spiega a Repubblica una fonte, «studiamo l’argomento anche dieci ore al giorno, ma la soluzione non l’abbiamo ancora trovata ».

Entro la fine del mese arriverà un’indicazione. La gestione dei nidi pubblici è spesso una mescolanza di pubblico-privato e la relativa precarietà lavorativa complica gli incastri. La ministra Elena Bonetti, Famiglia e Pari opportunità, ieri ha detto che qualcosa potrebbe cambiare. «Stiamo lavorando insieme al ministero dell’Istruzione per aprire in estate alcuni servizi come attività sperimentali 0-3, per chi vuole, con linee guida dedicate». Ma se i nidi non apriranno a giugno, visto che a fine luglio tutto si ferma, l’estate sarà perduta. Giuseppe Bruno dice ancora: «Come si fa ad aprire parchi e giardini pubblici anche ai bambini sotto i tre anni e non riuscire a predisporre un piano di rientro strutturato e qualificato per chi è in età pre-scolare? ».

Il Comune di Pianoro, alle porte di Bologna, si è mosso in anticipo: giardino del nido riaperto alla presenza di un genitore. Prima di entrare si misura la temperatura a entrambi. Dove si ospitavano ottanta bambini, quest’anno ne entreranno quindici.

Parchi senza giochi

I parchi sono aperti, ma i giochi all’interno quasi mai. Dice Virginio Merola, sindaco di Bologna: «Il governo ci impone di sanificare le aree una volta al giorno, noi abbiamo 1.250 giochi, non è possibile gestirli. Gli scivoli li tengo chiusi». Stessa linea la sindaca Virginia Raggi, 1.600 parchi a Roma: «Ci mancano le risorse e nei parchi non si deve giocare a pallone ». Varese ha 42 aree verdi, 7 aree storiche e 150 tra scivoli e altalene. Troppo costoso sanificare, restano serrati.

Centri estivi dal 15 giugno

Il decreto dello scorso 17 maggio ha offerto le linee guida per riaprire i centri estivi («anche non formali») e una data, il 15 giugno. Ogni regione, però, procede per conto proprio. Potranno essere «al chiuso o all’aria aperta, affidati a personale certificato». La Lombardia con il vicepresidente Fabrizio Sala fa sapere: «Il governo non ha dato grandi prescrizioni, ci prendiamo del tempo per far approfondire il tema dal nostro comitato tecnico scientifico ». A Bologna i centri estivi partiranno il 20 giugno e resteranno aperti tutto agosto. I costi cresceranno, lo dicono tutti gli operatori. A Rimini si inizia il 22 giugno: i lavoratori a rischio Covid (medici, infermieri, forze di polizia) avranno un punteggio superiore per accedere a un servizio che sarà, comunque, ristretto. Si passa, qui, da un educatore ogni venti bimbi a un educatore ogni cinque. Per la fascia 6-11 anni, il rapporto diventa uno ogni sette.

Per le famiglie con due genitori lavoratori c’è una cifra per sostenerli nell’iscrizione: le famiglie monoreddito protestano.

Rientro a scuola: «A settembre a lezione nei cinema (inutilizzati) e anche al museo»

da Corriere della sera

Si farà lezione nei cinema che verranno riconvertiti in aule scolastiche O anche nei musei e nei teatri. Lo ha confermato la viceministra Anna Ascani: a settembre, poiché le aule non basteranno, i presidi potranno fare accordi con gli enti locali per farsi assegnare spazi inutilizzati da riadattare a scuole. «Mi sto spendendo in prima persona affinché si riparta in massima sicurezza e si riduca l’impatto della didattica a distanza , che è uno strumento importante ma non sostituisce la scuola».

Il calendario regionale

La didattica a distanza dunque resterà, ma limitata nel tempo: solo una parte delle lezioni saranno via video ed eventualmente nelle Regioni che dovessero confinarsi per via di una ripresa del virus: «La calendarizzazione dell’anno scolastico spetta alle regioni – ha detto Ascani a Scuolazoo – e l’indice di contagio sarà sicuramente un criterio fondamentale. Dal 1 settembre partiranno le attività integrative per chi deve recuperare insufficienze, che non saranno dei veri debiti da superare ma semplicemente carenze da colmare». Ma dove, si tornerà? « Chiederemo agli enti locali di mettere a disposizione alcuni edifici da convertire in aule scolastiche. Si potrà quindi fare lezione nei cinema, nei musei e nei teatri».

Le lezioni di 45 minuti

La task force guidata da Patrizio Bianchi intanto sta studiando come rimodulare gli orari, permettendo agli studenti di stare in classe il più possibile ma senza stravolgere il calendario e gli orari dei professori che potrebbero essere modificati solo per legge e contrattazione. L’idea su cui si stanno confrontando gli esperti è quella di ridurre il numero degli studenti e il numero di minuti di ogni lezione, passando da 60 a 45 minuti.

Concorso scuola, alta tensione Azzolina-Pd per la sanatoria dei precari

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Dopo il caso Bonafede, un altro scontro politico sta facendo fibrillare la maggioranza. Il nodo del contendere sono i concorsi della scuola: le norme che regolano il concorso straordinario che permetterà a 32 mila supplenti con almeno tre anni di anzianità di avere una cattedra di ruolo sono contenute nel decreto del 7 aprile, in discussione al Senato da un mese e mezzo. La prova per i precari è unica, un quiz di 80 domande, che la ministra Azzolina immagina si possa tenere tra luglio e agosto. Non proprio una sanatoria ma quasi. Eppure da quando lo scorso dicembre si erano cominciate a mettere le basi per questo concorso semplificato, prima i sindacati e poi anche Pd e Leu si erano schierati contro Azzolina chiedendo di semplificare ulteriormente. Ma neppure l’emergenza ha smosso la ministra: i bandi sono pubblicati, manca soltanto la data della prova, che nei progetti della ministra dovrebbe essere entro l’estate.

La super sanatoria

Dall’arrivo del decreto scuola in Parlamento prima Leu e poi il Pd hanno presentato emendamenti per trasformare il concorso in una graduatoria per titoli. Trovandosi curiosamente in sintonia con i partiti dell’opposizione da Meloni a Salvini. Non sono bastate lunghe riunioni di maggioranza in questo mese e mezzo. Neppure la norma – contenuta nel decreto rilancio – che aumenta da 24 mila a 32 mila i posti del concorso ha placato gli animi. Mercoledì si sarebbe dovuto finalmente votare il decreto in commissione al Senato, per poi farlo passare velocemente per l’Aula del Senato e alla Camera: entro il 7 giugno infatti deve essere approvato definitivamente e il tempo è pochissimo, specie se si considera che oltre alle norme dei concorsi, il decreto è la cornice legislativa per la Maturità di quest’anno.

La mediazione

Tant’è. A questo punto il Pd è diviso tra chi pensa di chiudere lo scontro e chi non vuole mollare. Il confronto di mercoledì sera tra Azzolina (accompagnata dal ministro dei rapporti con il Parlamento D’Incà) e gli esponenti del partito per trovare una mediazione è finito senza accordo. L ministra ha proposto di mettere una clausola di emergenza nella legge per cui, nel caso di riemergere del coronavirus, i 32 mila docenti vengano comunque assunti a tempo determinato per l’anno prossimo rinviando la prova alla prima data utile. Il no di Leu ha trascinato con sé una parte della maggioranza. Mentre il M5S, non senza qualche malumore si è allineato alle decisioni della sua ministra, appoggiata in questa circostanza da Italia Viva. Ma le tensioni arrivano fino a dentro il ministero dell’Istruzione con il sottosegretario Peppe De Cristofaro (Leu) apertamente schierato con i sindacati e contro il concorso. Il clima resta molto teso. Non solo la ministra Bellanova (Iv) proprio ieri ha trovato l’occasione di attaccare Azzolina dicendo che le scuole si sarebbero dovute aprire già ora, ma le malelingue riferivano di manovre, al momento fantasiose, di una sostituzione della ministra con il presidente della commissione dei saggi Patrizio Bianchi, o addirittura con la sua vice ministra Anna Ascani.

I sindacati

C’è tempo fino a martedì per arrivare ad una soluzione, da inserire in un emendamento del governo sul quale ormai non si può fare a meno di mettere la fiducia, visto il ritardo nella discussione. Difficile immaginare che lo scontro arrivi al punto di compromettere la maggioranza. In più i sindacati che in questi mesi hanno avuto rapporti molto burrascosi con la ministra e che sui concorsi hanno fatto la loro prima battaglia al suo arrivo a viale Trastevere, da due giorni hanno ottenuto di sedersi ad un tavolo permanente al ministero per gestire la ripartenza di settembre e nelle prossime settimane la Maturità, un risultato per loro insperato solo qualche settimana fa quando della decisione di passare alla didattica online lo hanno letto dai giornali.

Scuola e digitale il nostro futuro

da Corriere della sera

L’articolo di de Bortoli di domenica scorsa sul Corriere chiama giustamente la classe dirigente privata all’impegno per un ambizioso progetto sul capitale umano e ho letto con piacere l’intervento in tal senso dell’«imprenditore» Berlusconi e il contributo di Guzzetti. In questi ultimi mesi molti di noi imprenditori, chi a titolo personale, chi attraverso le aziende, abbiamo contribuito a sostenere il servizio sanitario messo sotto pressione dalla pandemia. L’impegno straordinario di medici e infermieri meritava e merita aiuto concreto e riconoscenza. Tutti ci auguriamo che il peggio sia passato, dal punto di vista sanitario, ma una crisi economica senza precedenti ci ha colpito in pieno. Il passaggio alla crisi sociale è già in atto. I tanti notevoli esempi di filantropia individuale delle ultime settimane non basteranno più.

Lo Stato deve fare la sua parte e sappiamo bene che semplificazione, lavoro, investimenti, denaro a fondo perduto ai piccoli imprenditori, assistenza alle famiglie e ai lavoratori, sono le priorità su cui intervenire in tempi rapidissimi, superando ogni intralcio burocratico perché il denaro arrivi immediatamente a chi ne ha bisogno. Siamo già in gravissimo ritardo visto che troppi ancora non hanno ricevuto nulla.

Voglio però qui parlare di cosa è richiesto alla classe dirigente imprenditoriale. Tocca anche a noi dimostrare di essere all’altezza della sfida immane che abbiamo davanti. La mia proposta è semplice: mettiamoci insieme e investiamo massicciamente in un grande progetto a favore della crescita del capitale umano. Penso ad un «Telethon dell’istruzione», finanziato da imprenditori che contribuiscano anche a raccogliere ulteriori fondi con l’obbiettivo primario di combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica con progetti concreti, ben gestiti e con una totale trasparenza della destinazione dei fondi. Oggi infatti per molte famiglie in stato di necessità l’istruzione dei figli sta diventando inevitabilmente secondaria rischiando così di ipotecare il futuro di una generazione. Ogni bambino deve essere messo in condizione di iniziare la competizione della vita dalla stessa linea di partenza. Non c’è cosa più importante. La povertà materiale segue sempre quella educativa.

La situazione in Italia era già per molti versi drammatica prima del coronavirus. Un sistema educativo fatto di punte di eccellenza certo, ma di ben più numerose situazioni di degrado. Gli indicatori internazionali segnalano l’Italia come il Paese occidentale con il più alto tasso di analfabetismo funzionale sulla popolazione. I giovani senza diploma sono il doppio rispetto alla media europea. I giovani che hanno competenze fragili o limitate sono il 40% (ancora una volta il doppio della media europea). Siamo quartultimi in Europa per competenze in lettura e scienze alla fine delle medie.

L’incompetenza  ha fatto disastri in Italia in periodi tutto sommato normali, oggi rischia di affondarci in pochissimo tempo

L’Italia, patria della cultura, è diventata una delle nazioni più ignoranti del mondo sviluppato. Non è accettabile.

La crisi del Covid-19 ha dato vita ad una sperimentazione senza precedenti della didattica online anticipando forse il futuro della scuola, a cui però eravamo drammaticamente impreparati. È certo che, superata l’emergenza, i giovani dovranno tornare anche nelle aule che rimarranno fondamentali per la scuola del futuro perché si impara attraverso la socialità e l’incontro con gli altri. Nel frattempo l’improvvisa irruzione del digitale ha escluso 1,2 milioni di ragazzi da un insegnamento continuativo. L’Italia è ventiquattresima in Europa come tasso di digitalizzazione. La banda larga è ancora colpevolmente assente in molte zone del Sud. Circa un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o un tablet. Il 24% delle famiglie non ha accesso a Internet e i dati del Mezzogiorno, come al solito, sono ancora peggiori. Potrei citare molti altri dati per dimostrare che un «Telethon dell’istruzione» deve nascere subito, non solo per contrastare la povertà educativa, ma anche per garantire agli studenti più meritevoli e privi di mezzi, attraverso borse di studio ad hoc, l’accesso a percorsi di alta formazione per creare la classe dirigente che dovrà guidare la nazione del domani.

Impreparazione e incompetenza hanno già fatto disastri in Italia in periodi tutto sommato normali, oggi rischiano di affondarci in pochissimo tempo. Ma esiste anche un problema su cui riflettere cioè quei 2 milioni di giovani che oggi non studiano né lavorano che bisogna attivare attraverso il volontariato ma anche creando dei percorsi formativi tecnici che riacquistino la dignità e l’importanza di un recente passato, formando periti di cui industria e artigianato hanno enorme bisogno.

Einstein diceva che «la crisi porta progressi perché la creatività nasce dall’angoscia come il giorno dalla notte» e se in Italia oggi esiste una vera classe dirigente imprenditoriale, per essere tale, deve dimostrare non solo di saper creare lavoro e ricchezza, com’è suo dovere, ma anche di avere responsabilità nazionale facendosi carico dello sviluppo del capitale umano.

Esame di Stato in presenza: per la sicurezza in arrivo 754.000 mascherine e 4.500 euro per igiene delle aule

da Orizzontescuola

di redazione

Per attuare le procedure di sicurezza stabilite in un apposito protocollo, firmato con i sindacati, arriveranno alle scuole 754.000 mascherine per studenti (541.000) e docenti per affrontare gli esami di Stato in presenza.

Il Governo ha stanziato nel DL rilancio 39,2 milioni di euro per gli esami di Maturità: 36 milioni sono stati stanziati per la pulizia straordinaria di 8.000 scuole.

Le mascherine per gli studenti costeranno 324.000 euro. Stanziati 308.000 euro per i 25.000 dispositivi destinati al personale ATA.

Per proteggere i 180.000 commissari d’esame previsti 2,1 milioni di euro.

Per presidi e DSGA si compreranno 8.568 mascherine per una spesa di 102.000 euro.

Per igienizzare le aule si spenderanno 36 milioni di euro. Ognuna delle 8.006 scuole ((6.406 statali e 1.600 paritarie) avranno 4.500 euro per tenere puliti tutti gli oggetti, che verranno toccati durante la giornata.

Da settembre aggiornamento SNV, RAV e PTOF, nota Ministero

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

E’ stata pubblicata la nota 7851 del 19 maggio 2020 in cui si comunicano le nuove scadenze relative all’aggiornamento dei documenti di autovalutazione delle scuole e della valutazione del Sistema Nazionale.

Pubblicato dal “Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione Ufficio 9° -Valutazione del sistema nazionale di istruzione e formazione”, con protocollo 7851 la circolare avente come oggetto “Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) – aggiornamento dei documenti strategici delle istituzioni scolastiche (Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano triennale dell’offerta formativa)”.

Come, infatti, è a tutti noto il corrente anno scolastico ha scandito l’inizio del nuovo triennio del Sistema nazionale di valutazione, delineato nelle sue fasi dal D.P.R. 28 marzo 2013, n. 80, e del Piano triennale dell’offerta formativa, predisposto ai sensi della legge 13 luglio 2015, n. 107.

I documenti strategici e l’epidemia

In realtà, ancora prima che l’epidemia costringesse a chiudere tutte le scuole e a rivoluzionare le modalità di erogazione della didattica (e non solo quello) tutte le Istituzioni scolastiche avevano avuto la possibilità di allineare i documenti strategici e in particolare di rivedere e ridefinire le priorità di miglioramento interne al RAV e gli obiettivi formativi del PTOF.

Naturalmente, però, l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e le connesse disposizioni per fronteggiarla, tra cui la sospensione delle attività didattiche e l’introduzione della didattica a distanza quale modalità ordinaria di insegnamento/apprendimento a cui fare ricorso, hanno avuto un grande impatto sulle pratiche educative e didattiche e, allo stesso tempo, sui processi gestionali ed organizzativi.

Scrive il direttore generale Maria Assunta Palermo che “di fatto sono mancate le condizioni per realizzare i percorsi di miglioramento e le attività legate all’offerta formativa dell’Istituto inizialmente progettati. Il Sistema di valutazione deve necessariamente ripartire dalla nuova situazione determinata a seguito dell’emergenza per facilitare il lavoro delle scuole che intendano rivedere la propria progettualità strategica”.

Con la nota del 19 maggio vengono fornire alle istituzioni scolastiche alcune indicazioni rivolte all’aggiornamento dei documenti strategici.

L’innovazione indispensabile e i documenti strategici

La rete di scuole innovative nata nell’ambito dell’iniziativa “Avanguardie Educative” che, a partire dalla condivisione dei principi ispiratori del Movimento descritti nel Manifesto per l’Innovazione, declina una serie di proposte operative (le “idee per l’innovazione”) e la DaD di questi ultimi mesi impongono più d’una riflessione organizzativa, strategica e metodologica.

Il “Manifesto dell’innovazione” possiamo dire che avesse ampiamente anticipato queste riflessioni e queste scelte metodologiche-didattiche-formative da operare. Se le elencassimo siamo certi che, ciascun docente, a vario modo, ci si ritroverebbe. Proviamoci:

1. Trasformare il modello trasmissivo della scuola: oltre l’erogazione della lezione dalla cattedra verso modalità di apprendimento attivo, anche con l’ausilio di simulazioni, giochi didattici, attività “hands-on”, ecc.

2. Sfruttare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per supportare nuovi modi di insegnare, apprendere e valutare: le ICT non sono né ospiti sgraditi né protagonisti, sono opportunità che consentono di personalizzare i percorsi di apprendimento, rappresentare la conoscenza, ampliare le fonti del sapere, condividere e comunicare.

3. Creare nuovi spazi per l’apprendimento: la fluidità dei processi comunicativi innescati dalle ICT si scontra con ambienti fisici non più in grado di rispondere a contesti educativi in continua evoluzione e impone un ripensamento degli spazi e dei luoghi in cerca di soluzioni flessibili, polifunzionali, modulari e facilmente configurabili in base all’attività svolta.

4. Riorganizzare il tempo del fare scuola: il superamento di steccati rigidi come il calendario scolastico, l’orario delle lezioni e la parcellizzazione delle discipline in unità temporali minime distribuite nell’arco dell’a.s. può avvenire tenendo conto della necessità di una razionalizzazione delle risorse, di una programmazione didattica articolata in segmenti, unità e moduli formativi, dell’affermarsi delle ICT che favoriscono nuove modalità di apprendimento e che necessitano di nuovi tempi. 5. Riconnettere i saperi della scuola e i saperi della società della conoscenza: l’espansione di internet ha reso la conoscenza accessibile in modo diffuso; non solo il patrimonio di fatti e nozioni (una volta monopolio esclusivo di pochi) oggi è aperto alla comunità e ai cittadini, ma la società contemporanea valorizza competenze nuove, difficilmente codificabili nella sola forma testuale e nella struttura sequenziale del libro di testo.

6. Investire sul “capitale umano” ripensando i rapporti (dentro/fuori, insegnamento frontale/apprendimento tra pari, scuola/azienda, ecc.): una scuola d’avanguardia è in grado di individuare (nel territorio, nell’associazionismo, nelle imprese e nei luoghi informali) le occasioni per mettersi in discussione in un’ottica di miglioramento, per arricchire il proprio servizio attraverso un’innovazione continua che garantisca la qualità del sistema educativo.

7. Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile: obiettivo delle scuole d’avanguardia è individuare l’innovazione, connotarla e declinarla affinché sia concretamente praticabile, sostenibile e trasferibile ad altre realtà che ne abbiano i presupposti.

Aggiornamento RAV

Nello scorso ciclo di valutazione delle istituzioni scolastiche è costantemente stata data l’occasione, alle scuole, a partire dal mese di maggio, di rivedere ed aggiornare le analisi e le autovalutazioni effettuate nel RAV e di procedere, solo se indispensabile ed al cospetto di mutamenti significativi intervenuti nell’istituzione scolastica, alla revisione delle priorità, dei traguardi e degli obiettivi di processo.

Ciascuna possibile modifica all’interno del RAV conduceva dopo ad una sistemazione organica e coerente del PdM nell’ambito della revisione che, anno per anno, si dispone per il PTOF.

“Nel corrente anno scolastico, a causa delle ripercussioni dell’emergenza epidemiologica ed in particolare con riferimento al ricorso alla didattica a distanza – si legge nella nota ministeriale – è probabile che ogni scuola debba procedere ad una ponderata revisione di quanto predisposto nel RAV 2019 per quanto attiene le diverse dimensioni che caratterizzano le aree del Contesto, dei Processi e soprattutto degli Esiti. Considerato che l’autovalutazione è un processo che coinvolge tutta la comunità professionale e tenuto conto che la conclusione dell’anno scolastico sarà particolarmente gravosa per le situazioni determinate dall’emergenza, le funzioni per l’eventuale aggiornamento del RAV saranno messe a disposizione delle scuole all’interno della Scrivania del Portale SNV a partire dal mese di settembre”.

Monitoraggio, verifica e aggiornamento PTOF e Piano di miglioramento

Per effetto del comma 12, dell’articolo unico della legge 13 luglio 2015, n. 107, il Piano Triennale dell’Offerta Formativa è modificabile annualmente entro il mese di ottobre, termine ordinatorio che negli ultimi anni scolastici è stato prolungato fino all’inizio della fase delle iscrizioni, vista la funzione del documento quale massimo strumento di informazione tra la scuola e la famiglia e di mostra dell’offerta formativa di ciascuna istituzione scolastica.

La revisione del PTOF, di fatto, presuppone un dibatto educativo e formativo molto articolato sugli aspetti più importanti affiorati nel corso dell’anno scolastico che ha preceduto, che implicano un rinnovamento dei contenuti del documento, con peculiare riferimento alle scelte progettuali.

Il ministero, nella nota, porta degli esempi, precisando che “le varie disposizioni ministeriali connesse alla gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 ed in particolare il ricorso alla didattica a distanza come modalità didattica ordinaria hanno senz’altro avuto un forte impatto e, probabilmente, portano alla necessità di rivedere diversi aspetti del PTOF. L’aggiornamento del Piano deve inoltre tenere conto delle richieste specifiche provenienti dall’evoluzione della normativa, che richiedono all’interno del documento la declinazione di specifici contenuti (si veda a tale riguardo l’introduzione dell’insegnamento scolastico di educazione civica ai sensi della legge 92/2019)”.

Cosa succederà al portale SIDI

A settembre 2020 sarà attivata una quinta sezione denominata “Il monitoraggio, la verifica e la rendicontazione”.

Sempre dallo stesso mese saranno rese attive tutte le funzioni per provvedere alla revisione annuale e alla pubblicazione del PTOF.

Successivamente, informa la direzione generale, saranno fornite comunicazioni “in relazione al quadro che si determinerà per il rientro a scuola e la ripresa delle attività didattiche. In tal modo, sarà possibile allineare in modo organico e coerente tutti i documenti strategici all’inizio del prossimo anno scolastico. Indicazioni specifiche verranno inoltre successivamente fornite per i Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti, interessati, con la predisposizione del RAV, all’inserimento nel secondo ciclo del procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche che copre il triennio 2019/2022, come anticipato dalla Nota DGOSV prot. 24187 del 4 dicembre 2019”.

Castoldi e gli indici di qualità del Piano di Miglioramento

In attesa di lavorare al PdM, nell’articolo “Dagli obiettivi di processo al piano di miglioramento” Mario Castoldi, per l’Indire, sintetizza i requisiti di qualità di un progetto di miglioramento:

 fondarsi su un’analisi preventiva del contesto in cui si inserisce: tanto del contesto interno (deve autoconcepirsi come un tassello di un puzzle complessivo e rapportarsi con le altre attività dell’istituto in termini di compatibilità e sinergie), quanto del contesto esterno (evidenziando risorse esterne cui attingere, interlocutori, sinergie con altre iniziative).

 chiarire su quali situazioni problematiche intende intervenire. Non sempre un progetto è mirato in modo tale da avere un impatto diretto sulle acquisizioni formative degli studenti: in questi casi, tuttavia, è opportuno chiarire attraverso quali mediazioni il progetto sia destinato ad avere effetti positivi per i bisogni formativi degli studenti (chiarendo anche quali precisi bisogni); ciò consente di correlare in modo esplicito l’obiettivo di processo su cui si è centrata l’attenzione al traguardo/i di esito individuati nel RAV.

 situarsi in modo chiaro e coerente all’interno di quella che è l’identità progettuale, l’insieme di priorità di fondo condivise, proprie dell’istituto in questione (esplicitata nel POF).

 rendere esplicita una strategia d’azione che sia conseguente rispetto all’analisi della situazione effettuata: “l’iniziativa x viene ritenuta adeguata per risolvere il problema y, perché…a…b…c…”. In questa parte dovrebbero essere esplicitati gli interventi volti a potenziare le forze favorenti e a ridurre l’intensità delle forze ostacolanti lo sviluppo del processo.

 fare propria una filosofia d’azione esplicita, chiara e coerente relativa al metodo (o ai metodi) cui il progetto si affida per ottenere i risultati desiderati.

 precisare su quali risorse può contare l’iniziativa (denaro, tempo, persone disponibili a impegnarsi, competenze particolari) ed entro quali vincoli può operare (in particolare specificare se vi sono sostegni o ostacoli normativi).

 articolare l’ipotesi di azione in un piano operativo che specifichi dettagliatamente: tempi, fasi d’azione, azioni specifiche fase per fase, soggetti responsabili delle varie azioni previste, modalità di lavoro, risultati intermedi previsti.

 prefigurare degli specifici indicatori (che potranno per esempio riguardare apprendimenti degli studenti, altri prodotti della scuola, ricadute organizzative, ecc.) in base a cui verificare l’efficacia dell’azione progettata; in altri termini, i risultati attesi verificabili.

 predisporre in anticipo strumenti di valutazione, sia di controllo per la valutazione in itinere – nel corso dell’attuazione del progetto – sia per la valutazione conclusiva, per verificare se il progetto ha raggiunto i suoi obiettivi e eventualmente per rilanciarlo in forma revisionata.

I Learning Scenarios e la nuova dimensione della didattica

In “Avanguardie educative e la dimensione “didattica” dell’innovazione” a cura di Alessandra Anichini e Chiara Laici si tenta di percorrere (meglio di farla percorrere ai docenti) la strada dell’innovazione. Strada che i nuovi strumenti strategici devono necessariamente percorrere per permettere la riconfigurazione del ruolo docente e della sua capacità progettuale, ovvero quella di operare per “Didattica per scenari”.

L’idea ‘Didattica per scenari’ tenta di coinvolgere il docente in un importante processo di progettazione, facendo sua una nuova visione metodologica che fa leva sulla narrazione.

Questa idea muove dal progetto iTEC (Innovative Technologies for an Engaging Classroom), già concluso, che ha appassionato un numero cospicuo di docenti di numerosi paesi europei impegnandoli nella progettazione e nella creazione di scenari innovativi di apprendimento. Il progetto di cui si è detto sopra ha avuto come focus principale l’innovazione digitale. Inoltre, ha indagato i processi di cambiamento richiesti perché le tecnologie siano integrate in maniera virtuosa nelle pratiche quotidiane. Scrivono Anichini e Laici “L’approccio di iTEC prevede lo sviluppo di Learning Scenarios e Learning Activities che guidano il docente nella progettazione e implementazione in classe della propria, personale, Learning Story. Alla base vi sono alcuni presupposti che delineano una precisa idea di innovazione come qualcosa di vincolato a uno specifico contesto, mai definibile in termini assoluti e anche suscettibile di gradualità, un processo progressivo, cioè, che si sviluppa per passi successivi. I Learning Scenarios sono descrizioni puntuali di esperienze di apprendimento innovative, che combinano tecnologia, opportunità concrete per i docenti, obiettivi politici strategici. Descrivono le interazioni tra docenti e studenti ed eventuali altri soggetti, strumenti e risorse, contesti e ambienti di apprendimento e si ispirano a temi di spicco della cultura contemporanea (trasformazioni economiche o tecnologiche, movimenti di opinione, pratiche sociali e comportamenti emergenti)”.

Possiamo, dunque, affermare che le Learning Activities sono attività didattiche strutturate che, armonizzate in “pacchetti”, favoriscono e aiutano l’attuazione di uno o piu scenari.

Tali attività descrivono in termini svariate concrete interazioni, molteplici strumenti e numerose risorse l’attuazione vera della pratica di insegnamento/apprendimento. Dagli scenari e dalle learning activities gli insegnanti sono stimolati nella realizzazione di Learning Stories, documenti di progettazione didattica in forma narrativa, “declinati in base al contesto didattico in cui il docente si trova ad operare. Alla fine il docente è chiamato ad utilizzare la narrazione per progettare percorsi, abituandosi a quell’atteggiamento riflessivo che, strettamente connesso con la pratica scrittoria, rappresenta la strategia più idonea per perseguire una buona consapevolezza professionale” concludono Anichini e Laici.

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Granato, aggiornamento graduatorie provinciali abbiamo l’ok

da Orizzontescuola

di redazione

“L’emendamento sull’aggiornamento e la riapertura delle graduatorie provinciali ha il parere positivo della Ragioneria Generale dello Stato.”

“Non ci dovrebbero essere intoppi per l’approvazione definitiva, salvo ulteriori diversivi imprevisti da parte di chi, attraverso pressioni sulle forze di maggioranza, crea tensioni interne ai gruppi che stanno rallentando l’iter del provvedimento.
Ci auguriamo che prevalga in tutti, forze di maggioranza e di opposizione, quel senso di responsabilità che ci deve guidare verso una celere e non più differibile conclusione dei lavori.
Il mondo della scuola ha diritto ad avere risposte e certezze. Noi abbiamo il dovere di dargliele.”

Commissioni d’esame: situazione sotto controllo, secondo il Ministero

da La Tecnica della Scuola

Il problema della formazione delle commissioni degli esami di stato del secondo ciclo non sarebbe così grave come sembra: è quanto abbiamo appreso in queste ore da fonte ministeriale.
Stando all’ultima rilevazione le commissioni sono state completate in almeno 9 regioni:  Basilicata, Calabria, Liguria, Toscana, Puglia, Molise, Sardegna, Trentino e Sicilia.
Stanno per chiudere Abruzzo, Umbria, Campania e Marche.
Qualche difficoltà – dicono sempre dal Ministero – in Lombardia e in Lazio, ma per i motivi noti: la prima perché regione capofila nei contagi, la seconda perché regione con tanti docenti fuorisede.
Al Ministero però si dicono tranquilli e pensano che il quadro si potrebbe completare nei prossimi giorni.
Un aiuto potrebbe arrivare dall’help desk attivato da poco e, soprattutto, dal lavoro continuo che stanno svolgendo i funzionari degli USR per “convincere” i dirigente scolastici ad accettare l’incarico di presidente di commissione.

Maturità 2020, le mascherine per gli studenti deve fornirle la scuola?

da La Tecnica della Scuola

Pochi giorni fa è stato pubblicato il documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’esame di stato nella scuola secondaria di secondo grado.

Il documento prevede che il candidato e l’eventuale accompagnatore dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione.

Nel testo leggiamo anche che i componenti della commissione dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici mascherina chirurgica che verrà fornita dal Dirigente Scolastico che ne assicurerà il ricambio dopo ogni sessione di esame (mattutina /pomeridiana).

Anche per tutto il personale non docente, in presenza di spazi comuni con impossibilità di mantenimento del distanziamento, è necessario indossare la mascherina chirurgica.

Per quanto riguarda invece eventuali soggetti (candidati, componenti della commissione, altro personale scolastico) che dovessero manifestare una sintomatologia respiratoria e febbre, il documento prevede che il soggetto dovrà essere immediatamente condotto in un locale appositamente dedicato all’isolamento, in attesa dell’arrivo dell’assistenza necessaria attivata secondo le indicazioni dell’autorità sanitaria locale. Tale soggetto dovrà essere inoltre dotato immediatamente di mascherina chirurgica qualora dotato di mascherina di comunità.

Quindi, dalla lettura di queste linee guida, la scuola dovrà fornire le mascherine chirurgiche alla commissione, al personale e, qualora ne fosse sprovvisto anche al candidato che dovesse manifestare sintomi riconducibili al Covid-19. Invece, candidati e accompagnatori utilizzeranno un dispositivo di propria dotazione.

Decreto Rilancio: acquisto delle mascherine anche per gli studenti

Se non che, l’art. 231 del decreto 34/2020, al comma 6, prevede che: “al fine di garantire il corretto svolgimento degli esami di Stato per l’anno scolastico 2019/2020, assicurando la pulizia degli ambienti scolastici secondo gli standard previsti dalla normativa vigente e la possibilità di utilizzare, ove necessario, dispositivi di protezione individuale da parte degli studenti e del personale scolastico durante le attività in presenza, il Ministero dell’istruzione assegna tempestivamente alle istituzioni scolastiche statali e paritarie, che sono sede di esame di Stato, apposite risorse finanziarie tenendo conto del numero di studenti e di unità di personale coinvolti”.

Si parla quindi di acquisto dei dispositivi individuali anche per gli studenti.

E in effetti, leggendo la relazione tecnica al decreto emerge che una parte dei 39,23 milioni stanziati per le scuole statali e paritarie per le pulizie e per acquistare i DPI sarà destinata alla fornitura di mascherine per gli studenti.

Nel dettaglio, il Ministero prevede che si dovrà comprare una mascherina chirurgica per studente per un totale di 541.657 dispositivi al costo unitario di 60 centesimi (324.994,20 euro) più un 10% di riserva (32.499,42 euro). In totale quindi lo Stato spenderà per le mascherine degli studenti, che verranno utilizzate un solo giorno, più di 350.000 euro.

A questo punto ci chiediamo: le mascherine per gli studenti dovrà fornirle la scuola? O, come indicato del documento tecnico, gli esaminandi dovranno sostenere l’esame con una mascherina di propria dotazione?

Forse sarebbe opportuno in proposito un chiarimento da parte del Ministero.

Quanto costano le mascherine per commissari e personale

Alle cifre di cui sopra deve aggiungersi l’acquisto dei dispositivi per le commissioni e il personale per i 20 giorni previsti per le operazioni: 308.000 euro per le circa 25.000 mascherine per il personale ATA, 102.000 euro per gli 8.500 tra Dirigenti scolastici e Dsga, e ben 2.170.000 euro per i 7 membri delle commissioni d’esame.

Aggiungendo le quote di riserva arriviamo in totale, tra studenti e personale, a circa 3,2 milioni di euro solo per i dispositivi individuali.

Azzolina al bivio, Di Maio la sostiene: sta portando avanti un compito difficile

da La Tecnica della Scuola

Per il Governo il Decreto Scuola n. 22 sta diventando un bel problema: la questione – con due problemi su tutti, i precari da assumere e i soldi per la ripresa – è diventata primaria, con alcuni sindacati che il 21 maggio hanno minacciato lo sciopero.

L’alto pericolo di dissenso popolare

Il pericolo del dissenso popolare è alto. Tanto da costringere il premier Giuseppe Conte ad intervenire, con una riunione con i capigruppo della maggioranza e la ministro Lucia Azzolina.

In difesa dell’operato della titolare del ministero dell’Istruzione, che in diversi, tra cui l’ex numero uno del Miur Lorenzo Fioramonti, definiscono sempre più isolata, si sono posti alcuni ministri. Che in questo modo hanno tenuto a tutelare anche l’impianto normativo sulla ripresa della scuola approvato ad inizio aprile dal CdM.

Di Maio: ci sono 80mila insegnanti da assumere

Ad uscire allo scoperto è stato anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio. “C’è un decreto da approvare – ha detto su facebook – per mettere in sicurezza l’anno scolastico e gli Esami di Stato. Ci sono anche 80mila insegnanti da assumere (ma il nodo è capire con quale procedura ndr). Insomma non c’è tempo da perdere. Tutto il mio sostegno alla ministra Azzolina per il compito che sta portando avanti in questa fase difficile. Continuiamo a lavorare senza sosta, con impegno, umiltà e responsabilità”.

Speranza: siamo al fianco del mondo dell’Istruzione

A parlare è stato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Tutto il mondo della scuola ha fatto un grande sacrificio in queste settimane – ha detto -, fondamentale per salvaguardare la salute di tanti cittadini. Di questo siamo tutti consapevoli. Il Ministero della Salute, in piena sintonia con il Comitato tecnico-scientifico, continuerà ad essere al fianco del mondo dell’Istruzione, per far sì che il rientro nelle aule avvenga a settembre e in piena sicurezza”.

In una nota congiunta con la stessa ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sempre Speranza ha tenuto a dire che “siamo al lavoro incessantemente per consentire il rientro nelle aule in sicurezza a settembre. Il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver definito il documento, presentato la scorsa settimana, relativo agli esami di Stato, è ora concentrato sul protocollo di sicurezza che guarda al nuovo anno scolastico. Le misure saranno consegnate al Ministero dell’Istruzione la prossima settimana”.

“La scelta di chiudere le scuole – ribadiscono – è stata dura ma necessaria e ha consentito di tutelare la salute di tutti noi. Ora lavoriamo per settembre con indicazioni che saranno improntate alla massima sicurezza, chiarezza e attuabilità”

I fondi stanziati dal Governo

Secondo i piani del Governo, la riapertura graduale, che avverrà iniziando con gli esami di maturità e poi proseguendo con il ritorno in classe a settembre, sarà sancita da una serie di protocolli che garantiranno la sicurezza di tutti ed è finanziata da ingenti fondi messi dallo Stato.

Ammonta ad 1 miliardo il Fondo per la gestione del rientro a scuola a settembre (400 mln nel 2020, 600 nel 2021); 331 milioni per device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medica, adattamento spazi in vista del rientro; 39 milioni per consentire esame di maturità in presenza in sicurezza, comprando tutti i dispositivi di protezione necessari e assicurando l’igienizzazione costante degli ambienti; 120 milioni per le istituzioni scolastiche non statali, per la fascia d’età da 0 a 16 anni per coprire le mancate rette (105 milioni) e aumentare il fondo regionale (15 milioni); 30 milioni per gli Enti locali per interventi di edilizia scolastica cosiddetta “leggera”.

Concorso DSGA, al via l’orale (anche in videoconferenza) e assunzioni a settembre

da La Tecnica della Scuola

La Ministra Azzolina, nel corso dell’audizione alla Camera di oggi, 21 maggio, ha anche parlato del concorso a 2.004 posti di Dsga.

Nonostante la grave situazione epidemiologica e le limitazioni ad essa correlate, – ha spiegato – la maggior parte delle commissioni ha sostanzialmente concluso le operazioni di valutazione delle prove scritte e sta procedendo finalmente allo scioglimento dell’anonimato. In alcune regioni è già stata fissata la data di inizio delle prove orali”.

La Ministra ha poi detto che “ai sensi dell’articolo 249 del DL 34/2020 (cd. Decreto Rilancio) le pubbliche amministrazioni, con riferimento alle prove orali dei concorsi, possono procedere con lo svolgimento in videoconferenza della prova, garantendo comunque l’adozione di soluzioni tecniche che assicurino la pubblicità della stessa: identificazione dei partecipanti, la sicurezza delle comunicazioni e la loro tracciabilità. Si tratta di una clausola di maggiore tutela, che ove dovesse essere necessario nell’ipotesi di mutamento in peggio delle condizioni epidemiologiche consentirà comunque lo svolgimento delle prove orali in tempi utili per l’assunzione dei nuovi Dsga”.

In proposito, la Ministra ha annunciato che nelle prossime ore il Ministero emanerà una nota specifica, contenete istruzioni precise sulle modalità di prosecuzione del concorso, al fine di raggiungere l’obiettivo di assumere a settembre i vincitori nelle varie regioni.

Concorsi docenti, al vaglio alternative se lo scenario epidemiologico dovesse cambiare

da La Tecnica della Scuola

L’art. 230 del Decreto Rilancio ha incrementato di 16.000 unità i posti per i concorsi straordinario e ordinario già banditi. Abbiamo quindi avviato le procedure per assumere quasi 80.000 docenti. È un grandissimo risultato che permetterà di dare stabilità a un gran numero di docenti e di garantire la continuità didattica nell’insegnamento per i nostri studenti“.

Così la Ministra Azzolina in audizione alla Camera dei Deputati nella mattinata di oggi, 21 maggio.

In merito allo svolgimento delle prove, la Azzolina ha fatto sapere che al Minsitero sono al lavoro affinché le procedure si svolgano in condizioni di sicurezza, per i partecipanti e per il personale coinvolto. E ha aggiunto: “Stiamo anche valutando possibili alternative qualora lo scenario epidemiologico dovesse cambiare improvvisamente“.

Una proposta, credo di buon senso: sono una docente che ha vissuto la precarietà lavorativa. Il mio obiettivo è assumerli i precari nel rispetto della Costituzione. La scuola è dinanzi a una svolta epocale, la pandemia ha cambiato la vita di ciascuno di noi e avrà riflessi per sempre. La scuola ha saputo e saprà essere comunità educante, solidale, esempio per la ripartenza del paese” ha concluso la Ministra.