Presenza e distanza

Presenza e distanza
Riflessioni di pedagogia come scienza filosofica in vista del prossimo settembre

di Gabriele Boselli

Sintesi – L’attuale iperpragmatismo del discorso sulla riapertura delle scuole lascia del tutto in ombra gli aspetti fondazionali dell’esistere pedagogico.
Vedere/sentire una persona nella sua fisicità non solo elettronica pro-voca nuove espansioni del pensare. Di qui la conoscenza, figlia del conoscere, la scienza costituita, la fusione storicamente sedimentata di esperienze ordinata secondo le categorie della ragione. S’avvia così, solo se detonato da significative presenze, un virtuoso girotondo tra il pensare e il conoscere.

Anche nelle circostanze più tranquille, siamo sempre altra cosa rispetto a qualche secondo prima. Ma quando un evento si abbatte come un asteroide sul pianeta, l’identità dei soggetti personali e istituzionali è colpita nel profondo, va davvero in crisi, talvolta in catalessi o in implosione. Una delle pratiche più seguite è allora quella di dichiarare solennemente che “nulla potrà essere più come prima” e poi limitarsi a piccoli accomodamenti teorici e a modeste innovazioni organizzative come variare il numero degli alunni, gli orari etc. senza riconsiderare il paradigma complessivo, i nodi essenziali di quel che è andato in crisi. Così si sta facendo nella scuola come del resto nell’economia, nella politica, in tutte le strutture istituzionali messe loro malgrado in questione.   Nota Daniele Bruzzone (Encyclopaideia n 56, UNIBO) come nella parola crisi consistano o siano stati creati dall’uso sia il significato di opportunità sia quello, filologicamente più fondato, di rischiosa contingenza, di situazione cruciale che comporta una svolta nel cammino successivo. Dopo la “spagnola” la “cinese” è la crisi sanitaria quella che più potrebbe mettere a rischio la qualità della vita delle persone sul piano economico, politico, sociale e -aspetto che qui esaminerò più ravvicinatamente- pedagogico e didattico. Quella che può più potentemente accelerare la transizione al post-umano.

Presenza

Presenza è presenza di-a, requisito di comunanza, partecipazione. immediatezza dell’intuizione. E’ in potenza esperienza pura, quando vissuta aprendosi alla penetrazione nell’interiorità. Opera attraversando rapporti spaziali e temporali tra i corpi. E denotativa e denotata dai luoghi,  dalle voci, dalla luce che viene dalle finestre dell’aula. La Presenza si fa presente attivando -se l’insegnante è anche un Maestro-  circolarità di concetti ed emozioni. Presenza fisica è qualcosa che non si attiva con un doppio clic e non si cancella con un clic. E’ già li, sta,  senza bisogno di accensione di un apparecchio.  Non si può spegnere una presenza sostenuta da un corpo anche se certo, per cogliere autenticamente qualsiasi tipo di presenza occorre un poco o un tanto di epochè, di sospensione del giudizio.  La presenza di un insegnante/Maestro, di uno che abbia qualcosa da dire e da dare forza le iperdifese psicologiche, annulla o riduce la distanza che ordinariamente intercorre tra un soggetto e un altro. Lo fa assai meglio una persona in carne ed ossa per il suo non-esser-cosa laddove la cosalità della presenza elettronica per la sua distanza lascia nella didattica ampi spazi alla dis-trazione; molto di più, certamente rispetto alla soggettualità di quella fisica (questa un vero Dasein, per dirla  con Heidegger). La presenza fisica in varia misura fa avvertire le cose “con animo perturbato e commosso” (quel che non commuove non muove, Vico); è il ci dell’esserci, consente l’accesso a una manifestazione  originaria dell’ essere. Assistere a una lezione in presenza di un insegnante presente a se stesso e agli alunni comporta curvature dell’intenzionalità, nuove aperture verso il conoscere. Vi è un’originaria apertura all’ essere.  L’alunno è colui per il quale un mondo viene dischiuso. Nella Presenza la presenza appare spazializzandosi,  temporalizzandosi, mondanizzandosi,  co-esistendo. Presenza didattica è entrare anche con il corpo entro l’orizzonte, essere visti e non solo guardati. Una persona non è un aggregato di LED, una cosa.

Distanza

Nell’atmosfera (scolastica e non solo) rarefatta e sterilizzata di questi ultimi tre mesi quasi ogni tipo di relazione è stata caratterizzata dalla distanza. Tranne che al supermercato e in casa, abbiamo interagito a metri o migliaia di chilometri di distanza fisica: smart Working, home banking e per miliardi di alunni e insegnanti, forme didattiche distanziate. I mesi (o gli anni?) del coronavirus saranno ricordati come la stagione della distanza, della partecipazione sterilizzata, della mascherina, del non-abbraccio, delle mancate cene tra amici  e della sospensione – e spesso della fine- degli amori clandestini. Distanza è inter-vallo,  fossato che separa tra un lato e l’altro il vallum.  Distanza è anche spazio di garanzia e di difesa. Mentre la presenza induce a una costituzione ontologica, nella didattica a distanza  si cede facilmente alla considerazione della natura degli enti (ontica), quella in cui anche l’uomo è una “cosa del mondo”. Il suo corrispondervi “correttamente” è premiato, a scuola il risultato è valutabile dai test INVALSI. Per i test INVALSI la didattica a distanza è perfetta.

Critica della ragion distante

Ora, ogni nostra possibile intuizione è sensibile e per essere piena deve attivare tutti i sensi; ricordiamo anche il profumo di una nostra professoressa o il fiato d’alcool di qualche nostro professore. Il pensiero dunque di un oggetto in generale può in noi diventare conoscenza solo in quanto questo concetto è messo in relazione complessa con il soggetto e altri oggetti dei sensi (Kant).

La deriva tardomodernista ha colpito meno nella vita scolastica reale che nell’ufficialità poichè gli insegnanti e soprattutto le insegnanti sanno che se non si passa dal cuore non si arriva da nessuna parte. La scuola a distanza può andar bene per i curricula che sono stati e sono disegnati, sia nei ministeri che in alcune scuole efficientiste, astraendo dalla vivente concretezza del soggetto docente e discente. Come se il bambino fosse una primitiva macchina di Turing e non sentisse, come se i suoi pensieri più importanti non venissero dal profondo. A mio avviso l’  affettivo non solo è una condizione del cognitivo e della conoscenza creatrice,  ma è la scaturigine del conoscere. La conoscenza viene anche dall’eros (Platone), senza l’amore è il Nulla o l’interminabile accademica iterazione di un sapere estinto perchè non incessantemente nuovo (Gentile).

In pedagogia il soggetto e l’oggetto del discorso sono costituiti dalla singolarità dell’esistente umano nel suo Intero.

LA FORZA NUCLEARE DEBOLE E LA QUANTIZZAZIONE DELL’ATOMO

LA FORZA NUCLEARE DEBOLE E LA QUANTIZZAZIONE DELL’ATOMO

di Paolo Manzelli

La quantizzazione atomica e molecolare che conosciamo e relativa alla quantizzazione dei livelli energetici degli elettroni che nel 1913 Niels Bohr defini come /stati stazionari / di energia . Successivamente il modello quantico di Bohr fu reinterpretato ed esteso come Orbitale Molecolare (O.M.) che riguarda la quantizzazione dei livelli energetici degli elettroni più esterni ( di Valenza) che formano i legami molecolari. Anche questo modello quantico lascia indifferente il Nucleo che viene trattato matematicamente come una costante di derivazione.  Pertanto l’atomo nel suo complesso di nucleo ed elettroni non e ancora quantizzato.

UN TEMA FONDANTE del cambiamento paradigmatico  promosso dalla R&S fi  Egocreanet, consiste nella rivalutazione scientifica della FORZA NUCLEARE DEBOLE ( FND),  che Enrico  Fermi (1935).limito alla osservazione del comportamento dei Neutroni . 

La FND e QUELLA CHE TIENE ASSIEME nuclei ed elettroni di tutti gli atomi del Sistema Periodico di Mendeleev ed inoltre agisce a distanza nella formazione di legami intramolecolari come i ponti ad idrogeno ed infine  interagisce nella formazione delle aggregazioni attribuite alle Forze  di van del Waals .

L’atomo quantico nel nuovo paradigma Bioquantico, va compreso  in termini innovativi di ONDA/PARTICELLA che ha in sé  due componenti : 

1) la Forza Nucleare Forte, che agisce come PARTICELLA in seguito ad una implosione finalizzata a  tenere uniti protoni e nucleoni

2) COME ONDA che agisce come esplosione che si diffonde a  distanza ed interagisce come forza flessibile capace di coordinamento e guida della coerenza del flusso di energia  nelle molteplici reazioni chimiche e biochimiche che conducono alla formazione e stabilizzazione di molecole.

Questa semplificazione integrata  Nucleo-elettroni, si propone di comprendere  la  attività di coordinamento quantico  coerente  dalla FND  sul flusso quantico di /eccitoni/  prodotti da attività metaboliche e fotochimiche ed altre interazioni energetiche della biochimica e  da approfondire e sviluppare… 

Pertanto questa semplice riflessione iniziale sul ruolo della FND sulla QUANTIZZAZIONE ATOMICO-MOLECOLARE, permette di intuire quanto dovremo impegnarci  per favore un netto cambio del OBSOLETO  paradigma /Meccanico  e Quanto-meccanivo  ormai concettualmente riduttivo ,limitato ed insufficiente a dare una prospettiva di innovazione scientifica e culturale al futuro della Scienza.

Scuola, manifestazioni in 16 città. Azzolina: necessario tornare tra i banchi a settembre

da Il Sole 24 Ore

di Nicola Barone

Il commissario per l’emergenza Arcuri: gesto di civismo far svolgere le lezioni in sicurezza. Sul concorso per i precari maggioranza ancora senza accordo

Da Roma a Firenze, da Milano a Bologna, da Genova a Napoli insegnanti, studenti, genitori, educatrici sono scesi in piazza per chiedere l’«apertura delle scuole in presenza e in continuità da settembre». Le manifestazioni sono state organizzate in 16 città italiane dal comitato «Priorità alla scuola». In oltre 350 hanno manifestato a Roma, 2.000 persone a Milano distribuite di fronte a cento scuole, 500 a Napoli, 1.200 a Firenze, 400 a Bologna e 200 a Faenza, spiegano dal Comitato. «L’istruzione è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana, la scuola deve riaprire in sicurezza dando priorità alla didattica in presenza – sottolinea il comitato – A settembre, a ben sei mesi dalla chiusura, non si potrà più parlare di emergenza. La “didattica a distanza” è la didattica dell’emergenza, non è possibile proporla come soluzione per il nuovo anno scolastico 20/21».

«Ritrovata socialità nel rispetto delle regole»
«È andata molto bene, c’è stata grande partecipazione – spiega la referente romana del Comitato Cristina Tagliabue al termine della manifestazione a Trastevere, vicino al Miur – genitori, insegnanti, bambini, associazioni e sindacati sono scesi in piazza uniti per chiedere che da settembre si torni in classe. Abbiamo cercato di mantenere le distanze, disinfettato il megafono tra un intervento e l’altro. È stato un momento gioioso e di festa per i bambini che hanno ritrovato dopo tanto la loro socialità, pur rispettando le regole».

Azzolina: necessario tornare a scuola a settembre
«Condivido la necessità di quanti chiedono di tornare tra i banchi a settembre. È una priorità per il governo. Come già detto più volte siamo al lavoro insieme al Cts per la ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza a settembre», scrive su Twitter la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. «Sono contento che la prima manifestazione civile e politica dopo la fine del lockdown sia per dare “Priorità alla Scuola” – commenta su Facebook il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro – . Una manifestazione che vede insieme studenti, famiglie e docenti oggi pomeriggio in decine di piazze italiane, anche se giustamente distanziati e protetti, e che spero apra quel dibattito pubblico in Italia necessario per ridare centralità all’istruzione e alla formazione delle giovani generazioni nel sistema Paese».

Mascherine alle scuole dal 17 giugno
L’incubo della carenza di mascherine sembra alle spalle, per questo il commissario per l’emergenza è al lavoro per gli approvvigionamenti a professori e studenti nelle scuole. A partire dagli esami di giugno, per poi proseguire con l’inizio del prossimo anno scolastico a settembre, dove sembra ormai certo che i ragazzi le indosseranno durante le lezioni. La collaborazione tra Arcuri e il Miur riguarda alunni, personale docente e non docente già alle prese con la maturità dal 17 del prossimo mese. Gli esami «devono essere fatti assolutamente in sicurezza» e «stiamo cominciando a studiare come approcciare la ripresa dell’anno scolastico. Abbiamo qualche mese di tempo e certamente è un argomento sensibile. Penso sia un gesto di civismo definitivo quello di far svolgere le lezioni in sicurezza», chiarisce il commissario spiegando che le modalità sulla distribuzione ai vari istituti non sono ancora stabilite. Un tema nel quale saranno coinvolti anche i provveditorati e gli uffici scolastici regionali.

Muro contro muro su precari, mediazione di Conte
Intanto proprio sulla scuola è in corso un nuovo braccio di ferro all’interno della maggioranza. Dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte si attende una mediazione in vista del vertice (forse già domani) che il capo del governo vuole sia risolutivo. È in buona sostanza sul concorso straordinario per i nuovi insegnanti che le parti restano distanti. La linea del M5S è definita come «ferma», quella del Pd è chiaramente fotografata dagli emendamenti presentati al decreti. «Per noi bisogna valorizzare immediatamente il patrimonio di conoscenze dei precari ed inserire il primo settembre 40.000 insegnanti, non rinunciando al merito ed alla selezione con una prova vera a fine anno scolastico», osserva il capogruppo dei senatori dem Andrea Marcucci tornando a bocciare il quiz a crocette che vuole il Movimento e aspettando una soluzione giusta dal premier. Sulla linea del Pd anche LeU e Italia con una sponda anche in Forza Italia. «Sarebbe meglio destinare tempo all’organizzazione del nuovo anno scolastico in totale sicurezza, si riconosca il giusto merito a questi docenti rimasti troppo a lungo precari», sottolinea la vicecapogruppo azzurra al Senato Licia Ronzulli.

Scuola, concorso ancora in stallo Sui precari ora si aspetta Conte

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Non sono bastati l’intervento del premier Giuseppe Conte e un lungo, affollato vertice a Palazzo Chigi con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il suo collega dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e i capi delegazione della maggioranza e i capigruppo. Sulla sorte dei precari della scuola e del concorso straordinario previsto per quest’estate si gioca un’altra battaglia politica dentro il governo: sembra sempre più probabile il voto di fiducia sul decreto scuola, che oltre a disciplinare i concorsi detta le regole per la maturità eccezionale di quest’anno. Scade il 7 giugno e deve ancora essere approvato al Senato per poi passare alla Camera. Dunque il tempo stringe e si procederà a tappe forzate domani e dopo per provare a trovare una soluzione e arrivare ad una tregua tra gli alleati.

La sorte dei precari della scuola da mesi è terreno di scontro tra la ministra, appoggiata non senza qualche iniziale mal di pancia, dai Cinque Stelle, e Pd e Leu che si sono fatti portavoce delle rivendicazioni dei sindacati. Dopo diversi tentativi falliti di trovare un accordo su numeri, modalità della prova, requisiti e persino il numero delle domande della prova del concorso, dopo uno sciopero proclamato e poi rinviato per via dell’epidemia, nelle ultime settimane, cioè da quando la discussione è arrivata in commissione al Senato, lo scontro da sindacale è diventato politico. Contro la proposta di Azzolina c’è ora un’inedita sintonia tra Pd-Leu e Lega-Fratelli d’Italia, tutti contrari a far svolgere la prova scritta.

Nel merito infatti la ministra, difesa ieri sera dal premier Conte, vuole far svolgere un concorso superleggero con un test a risposte multiple come unico requisito per l’assunzione di 32 mila precari con almeno tre anni di anzianità. Pd e Leu in nome dell’emergenza Covid-19 vogliono imporre una graduatoria per titoli, senza concorso. «Il merito e la qualità dell’insegnamento non si misurano con una prova a crocette», sostiene il vicepresidente Pd della commissione Cultura Francesco Verducci, che preferirebbe misurarli con i punteggi delle graduatorie. Con Azzolina si schierano anche Italia viva e Più Europa che chiedono «selezione e concorsi». «Purché si arrivi ad avere gli insegnanti di ruolo in cattedra a settembre», chiosa Gabriele Toccafondi (Iv). Perché è proprio sui tempi che si gioca la contesa, che negli ultimi mesi ha assunto toni via via più duri: secondo la ministra il concorso si può fare ad agosto, con tutte le misure di sicurezza del caso, ma la metà della sua maggioranza ritiene di no. Qualche dubbio ce l’hanno anche al ministero e infatti due giorni fa Azzolina ha provato a proporre una mediazione: sì al mini-concorso d’estate con la prova scritta, come stabilito, ma se tornasse qualche rischio sanitario si potrebbero assumere i docenti in base ai titoli e poi svolgere una prova scritta durante l’anno scolastico per confermare l’assunzione. Insomma una soluzione mista, che però Pd e Leu hanno seccamente rifiutato.

Il limite: Il decreto che regola le assunzioni e anche la maturità scade il prossimo 7 giugno

Neppure il fatto che il numero di posti disponibili nel concorso sia passato da 24 mila a 32 mila, con una norma contenuta nel decreto Rilancio che aumenta i posti anche per il concorso ordinario che per ora è rinviato, ha rasserenato il clima. Ora toccherà a Conte trovare la via d’uscita, senza delegittimare Azzolina e il suo partito, ma evitando che la settimana prossima il Senato si trasformi di nuovo in un campo di battaglia per la maggioranza. Oggi farà una nuova proposta che tenga conto dei due scenari.

Scuola, genitori in piazza per riprendere a settembre: “La didattica a distanza non basta”

da la Repubblica

Lo slogan in tutte le diciotto piazze, da Torino a Trapani, è lo stesso: una citazione di Antonio Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”. Muniti di striscioni e cartelli i genitori sono scesi in strada dalle ore 15.30 per chiedere la riapertura della scuola a settembre. In presenza e in sicurezza.

Le piazze della protesta: Bologna – Firenze – Genova – Napoli – Milano – Torino

Niente cortei: proteste ‘a distanza’

E’ una delle prime mobilitazioni con le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria: piazze contingentate nei numeri, niente cortei, obbligo di mascherine e di mantenere le distanze. Ma la protesta si fa sentire forte uguale, promossa dal Comitato “Priorità alla Scuola”, nato su spinta di un gruppo di genitori di Firenze, poi allargato ad altre città: il 18 aprile scorso scrissero una lettera aperta alla ministra Lucia Azzolina che raccolse 85mila firme.

Le richieste? Le stesse che portano ora mamme e papà – appoggiati da comitati e realtà come “Non una di meno” – nelle piazze. “La scuola deve ripartire in presenza, continuità e sicurezza. Su questo vanno concentrati gli investimenti. Se oggi il distanziamento è la misura di prevenzione più efficace, allora ci vogliono più scuole, più spazi consegnati a studenti e docenti anche per l’educazione all’aperto, più insegnanti e personale Ata” scrivono i promotori dell’iniziativa Costanza Margiotta, Filippo Benfante, Cristina Tagliabue, Maddalena Fragnito, Gloria Ghetti.

I limiti della didattica a distanza

Dopo un quadrimestre imposto dal coronavirus con lezioni a distanza, insistono: “La scuola esiste se è in presenza, perché non è possibile svuotare la funzione educativa della scuola della componente della socializzazione, dello sviluppo delle relazioni e dell’autonomia, della convivenza, confronto e condivisione con altri in uno spazio pubblico, di cui si è allo stesso tempo fruitori e custodi. Con lo sforzo di insegnanti, studenti e genitori la didattica a distanza ha permesso di tenere in piedi una parvenza di anno scolastico. Ma i suoi limiti sono sotto gli occhi di tutti, approfondisce le disuguaglianze già abissali e toglie ogni argine alla dispersione scolastica”.

Un movimento nato dal basso

I genitori, gli insegnanti ed educatori di questo movimento nato dal basso sono chiari. Non vogliono una ripartenza con classi a metà, a fare lezione una parte da casa e l’altra in aula, temono doppi turni e soluzioni fai-da-te, chiedono che si possa prevedere soluzioni in presenza anche se dovesse ripartire il contagio. “A settembre – scrivono – non intendiamo assistere all’avvio di una sperimentazione, con ibridi e turni. Vogliamo che parta un anno scolastico con una scuola potenziata e migliorata in tutti i suoi ordini e gradi, dai nidi alle superiori, in presenza e in sicurezza. Per questo facciamo sentire la nostra voce reinaugurando anche un altro diritto costituzionale sospeso per mesi (quello di manifestare), e continueremo a farlo finché necessario”.

Prof per concorso o per anzianità? Scontro su 80 mila assunzioni

da la Repubblica

C.Z.

Lo scontro sui concorsi estivi per i docenti non viene smontato dal vertice serale di Palazzo Chigi. Davanti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra dell’Istruzione ha tenuto il punto: «I tre concorsi si possono fare in estate e all’inizio dell’autunno. In sicurezza. È così in tutto il mondo e, da noi, nuovamente all’università. Perché non possiamo selezionare i precari migliori per la scuola?».

Ha detto Lucia Azzolina, nel corso dell’ultimo scontro in questi sei mesi complicati e conflittuali: «Per la prova straordinaria abbiamo predisposto il test al computer con il distanziamento necessario. Saranno a disposizione 33 mila postazioni in 8 mila istituti. Entreranno solo dieci candidati alla volta e le prove saranno spalmate su più giorni ».

La posizione della ministra ha trovato l’appoggio del premier e di Italia Viva, presente al tavolo con Davide Faraone, capogruppo al Senato: «Siamo contrari a qualsiasi sanatoria ». Dall’altra parte Pd e Leu hanno continuato a sostenere le ragioni della sicurezza clinica e di 80 mila precari: «Devono essere stabilizzati per anzianità di servizio e titoli, la selezione sarà fatta dopo un anno, orale. Il test a crocette, previsto ora, è una pessima prova e porterà i docenti in cattedra tardi».

Il vertice è stato aggiornato ad oggi, ma il livello della tensione è alto. In Senato, dove si sta discutendo il Decreto scuola, è depositato un emendamento ancora del Partito democratico e di Liberi e uniti che prevede, appunto, un concorso facilitato con ingresso in cattedra legato all’esperienza di insegnamento fin qui fatta e ai requisiti di partenza dei singoli docenti. «Il problema centrale», dice il senatore Francesco Verducci, vicepresidente della Comissione Istruzione al Senato, «è che con le prove in estate e ad ottobre non si riuscirà a portare due terzi dei docenti in cattedra subito in una stagione che si annuncia straordinariamente complicata ».

I concorsi sono tre, più il bando di una prova abilitativa. Daranno stabilità a 80 mila docenti. Il primo, straordinario, è per le scuole medie e superiori ed è previsto dal ministero a fine luglio. È necessario per stabilizzare il lavoro dei precari che già insegnano. Quindi, è previsto un concorso ordinario sempre per medie e superiori, in ottobre. Infine, c’è il bando per la scuola dell’infanzia e primaria.

I sindacati, uniti, dopo un passaggio dagli iscritti hanno sciolto le remore e minacciato uno sciopero. Anche in tempi di pandemia.

Concorso straordinario, proposta Conte forse domani. Alta tensione in maggioranza

da Orizzontescuola

di redazione

Sono ore decisive per una possibile intesa sul nodo scuola. Giuseppe Conte lavora sotterraneamente alla mediazione in vista del vertice che il capo del governo vuole sia risolutivo sullo scontro tra due fazioni della maggioranza: PD, LeU da un lato e M5S appoggiato da Italia Viva.

Sul nodo della scuola – in particolare del concorso straordinario per 25mila nuovi insegnanti per i precari da almeno tre anni – le parti restano distanti.

La proposta di Conte potrebbe arrivare domani, salvo colpi di scena che farebbero slittare in anticipo l’incontro al vertice.

Le posizioni

Il primo per una assunzione immediata per titoli dei precari con 36 mesi di servizio, il secondo gruppo per una selezione fin da subito, perché le condizioni sanitarie lo permettono tanto che i concorsi stanno ripartendo.

Ieri il tentativo di mediazione da parte del Primo Ministro Conte durante una riunione durata tre ore che ha visto i capigruppo di maggioranza, lo stesso Conte e il Ministro Azzolina confrontarsi senza trovare la quadra.

Decisione a fine serata: sarà il Primo Ministro a presentare una proposta di mediazione tra le due fazioni. Proposta che potrebbe arrivare oggi, ma potrebbe anche slittare a domani. Infatti, secondo quanto risulta alla nostra redazione, alle ore 15 e 15 ancora nessuna convocazione di un nuovo vertice.

Nel frattempo, a distanza i protagonisti dello scontro politico difendono le proprie posizioni a suon di comunicati.

Partito Democratico

Marcucci, capogruppo del PD al Senato, ribadisce la posizione del suo partito “l’emergenza sanitaria porta ad evitare il concorso a crocette e a sostituirlo con una prova che tutti i candidati potranno svolgere a fine anno scolastico”. Negli emendamenti, è bene ribadirlo, è presente una assunzione per titoli con un esame orale finale corrispondente a quello di fine anno di prova.

“Quindi per noi – aggiunge l’esponente Dem – bisogna valorizzare immediatamente il patrimonio di conoscenze dei precari ed inserire il primo settembre 40.000 insegnanti, non rinunciando al merito ed alla selezione con una prova vera a fine anno scolastico. Aspettiamo dal presidente Conte e dalla ministra Azzolina una mediazione nella direzione giusta”.

Sul tema è intervenuto oggi anche  il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, a ‘L’intervista di Maria Latella’, su SkyTg24, mostrando ottimismo: “penso che si troverà un equilibrio. Bisogna trovare un punto di equilibrio tra la selezione di chi entra e il momento emergenziale da Covid”, ha spiegato

Liberi e Uguali

Sulla questione anche LeU ha ribadito le sue posizioni, con un comunicato inviato alla nostra redazione. LeU che si trova sulla stessa lunghezza d’onda del Partito Democratico ed autore di emendamenti che chiedono anch’essi una assunzione senza prova selettiva. “La mediazione sul dl Scuola – scrive la De Petris – che il premier Conte si è impegnato a presentare non può essere basata sull’equilibrismo tra forze politiche, dando qualcosa a uno e qualcosa all’altro. Non è di una mediazione politicista che la scuola ha oggi bisogno ma di soluzioni efficaci e giuste”

“Deve essere garantito – prosegue la presidente De Petris – il rispetto dei precari, che in questi anni hanno tenuto in piedi il sistema scolastico. Bisogna dare certezze agli studenti e alle famiglie. Deve essere certo che la scuola ripartirà il primo settembre con i docenti al loro posto. Il concorso previsto attualmente dal dl Scuola, senza contare i rischi che comporta sul piano della sanità, non garantisce affatto questa certezza. Casomai assicura che la situazione sarà opposta. Per questo e non per difendere bandierine politiche bisogna trovare soluzioni diverse e che rispondano davvero alle esigenze del mondo della scuola, degli studenti e delle famiglie”, conclude la De Petris.

Forza Italia

Anche in FI si prendono posizioni:  “Sarebbe meglio destinare tempo all’organizzazione del nuovo anno scolastico in totale sicurezza, si riconosca il giusto merito a questi docenti rimasti troppo a lungo precari”, sottolinea la vice capogruppo al Senato, Licia Ronzulli.

Movimento 5 Stelle

In risposta il Movimento 5 Stelle, con un comunicato della Senatrice Granato che marca la linea politica condivisa anche con il Ministro Azzolina.
“La linea del Movimento 5 Stelle sulla scuola e sui concorsi in particolare, non cambia. Il merito resta l’elemento centrale ed imprescindibile per accedere al ruolo di insegnante. Accogliamo comunque con favore le parole del capogruppo del Partito democratico Andrea Marcucci, che dichiara di non voler rinunciare al merito ed alla selezione”.

“Su questa base – conclude la Granato – è possibile trovare un accordo, purché la selezione sia davvero meritocratica e che si evitino soluzioni pasticciate. Restiamo aperti al dialogo ed al confronto, ma indisponibili a derogare a questi principi”.

Esonero docenti e ATA da esami di maturità: scuole si organizzano. Cautele anche per donne in gravidanza

da Orizzontescuola

di redazione

Numerose scuole già al lavoro per gli esami di maturità 2020 che, come risaputo, saranno svolti in una versione inedita sia per quanto riguarda le prove che le modalità. Al centro la sicurezza sia degli studenti che dei docenti.

Protocollo sicurezza

Nel documento tecnico sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e dal Ministero sono molte le precauzioni da attuare per garantire il massimo della sicurezza.

  • pulizia approfondita dei locali
  • presenza di prodotti igienizzanti quali dispenser per candidati e personale
  • segnaletica di Ingresso e Uscita per gestire i flussi
  • ambiente ampio del locale adibito all’esame, che permetta distanziamento e cambio aria
  • uso delle mascherine
  • presenza di un solo accompagnatore
  • possibilità di decidere per gli alunni con handicap lo svolgimento da casa dell’esame

Relativamente alle persone coinvolte nell’esame, questi dovranno dichiarare:

  • assenza di sintomatologia
  • di non essere stato a contatto con persone positive da 14 giorni

Chi può essere esonerato dallo svolgimento dell’esame?

Nel documento tecnico sottoscritto, in riferimento all’adozione di misure specifiche per i lavoratori nell’ottica del contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e di tutela dei lavoratori “fragili”, si legge che sarà attivata quella che viene chiamata la “sorveglianza sanitaria eccezionale” contenuta all’articolo 88 del Decreto Rilancio.

Nell’articolo in questione si fa riferimento ai lavoratori “maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.”

L’individuazione dei lavoratori “fragili” potrà essere effettuata anche dal medico di base, qualora non sia possibile ricorrere al medico competente o ai servizi ASL.

Per questi lavoratori, la cui condizione dovrà essere accertata e certificata, sarà possibile non partecipare agli esami. Il personale sarà considerato “momentaneamente inidoneo”.

Come individuare questi lavoratori?

Molte scuola hanno già emanato circolari con le quali si chiede al personale di presentare certificazione medica per essere esonerati dagli esami.

Alcuni di essi hanno anche organizzato incontri a scuola con il Medico Competente dell’istituzione scolastica, con tanto di data ed orario per le visite.

L’ANP ha diffuso un comunicato con il quale vengono date alcune indicazioni sulle modalità di individuazione dei docenti non ideonei.

Secondo il sindacato, i dirigenti:

  • non sono tenuti alla nomina del medico competente
  • possono nominarlo per il periodo emergenziale, con nomina temporanea
  • possono ricorrere ai servizi territoriali dell’INAIL che vi provvedono con propri medici del lavoro, su richiesta del datore di lavoro.

Al fine di individuare il personale, l’ANP consiglia di effettuare una ricognizione dei lavoratori che ritengono di trovarsi in condizione di fragilità.

E’ giunta in redazione una segnalazione che riteniamo degna di nota. Infatti, una scuola ha ritenuto di dover adottare un approccio cautelativo anche per le donne in stato di gravidanza, come previsto dalla Legge 151 del 2001.

Documento tecnico

Convenzione-per-il-supporto-delle-istituzioni-scolastiche

Protocollo d’intesa

A settembre in classe con le mascherine? Arcuri: stiamo valutando

da Orizzontescuola

di redazione

Le mascherine sono presidio obbligatorio per commissari, Presidenti, personale ATA e studenti impegnati negli esami di Stato dal 15 giugno.

Ma a settembre sarà ancora necessario utilizzare la mascherina per le normali attività didattiche?

Nulla è ancora deciso, né escluso. Un accenno è stato fatto dal commissario all’emergenza Domenico Arcuri durante la conferenza stampa per il punto sull’emergenza sanitaria in Italia.

“Con l’inizio delle scuole a settembre stiamo valutando una distribuzione di mascherine con il Miur – ha affermato  il commissario -per il personale docente, non docente e studenti. Il dispositivo sarà disponibile per tutte le scuole già il 17 giugno. Gli esami di maturità devono essere fatti assolutamente in sicurezza

Conversione crediti scolastici, penalizzanti per alcuni maturandi

da La Tecnica della Scuola

Nell’Ordinanza Ministeriale n.10 del 16 maggio 2020 concernente gli esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione per l’anno scolastico 2019/2020, si parla anche di credito scolastico e della sua conversione da un massimo di 40 punti ad un massimo di 60.

Credito scolastico fino ad un massimo di 60 punti

L’art.10 dell’OM 10 sugli esami di Stato specifica che per l’esame di Stato 2019/2020 il credito scolastico è attribuito fino a un massimo di sessanta punti di cui diciotto per la classe terza, venti per la classe quarta e ventidue per la classe quinta. In buona sostanza, tenendo conto che di norma il credito è sempre stato calcolato in modo che la somma totale degli ulti tre anni raggiungesse il massimo di 40 punti,  Il consiglio di classe, in sede di scrutinio finale, provvederà alla conversione del credito scolastico attribuito al termine della classe terza e della classe quarta e all’attribuzione del credito scolastico per la classe quinta sulla base rispettivamente delle tabelle A, B e C di cui all’allegato A alla presente ordinanza.

In tale conversione, qualche studente, in particolare gli studenti che avevano ottenuto 20 o 21 punti di credito nella somma della terza e quarta classe degli anni precedenti al 2019/2020, si troverà ad essere oggettivamente penalizzato tanto da non potere raggiungere il massimo del punteggio ovvero il 100 su 100.

Spieghiamo la penalizzazione in cosa consiste

Prendiamo il caso di uno studente che allo scrutinio della terza classe abbia ottenuto 10 punti di credito ( su un massimo di 12) e allo scrutinio di quarta abbia ottenuto 11 punti di credito ( su un massimo di 13). Tale studente ha cosi accumulato, con il vecchio calcolo dei crediti, 21 punti di credito scolastico. Questi 21 punti di credito per la tabella A allegata all’Ordinanza Ministeriale n.10 del 16 maggio 2020, verranno convertiti dal Consiglio di classe in 32 punti di credito che saranno 15 crediti al posto dei 10 avuti in terza e 17 crediti al posto degli 11 avuti in quarta.

In buona sostanza lo studente con 32 punti di credito convertiti, che allo scrutino finale della classe quinta dell’anno scolastico 2019/2020 dovesse prendere il massimo del punteggio di credito, arriverebbe ad avere un totale di 54 punti, ovvero 32 punti più 22 punti del credito massimo per l’ammissione agli esami di Stato. Senza la conversione lo stesso studente avrebbe avuto 36 punti di credito totale.

Lo studente con i 54 punti di credito scolastico se prendesse il massimo al colloquio orale, ovvero 40 punti di credito, arriverebbe ad ottenere 94 punti su 100 e, se la Commissione d’esame, concedesse i 5 punti aggiuntivi di bonus, arriverebbe al massimo a 99 punti su 100. Una vera e propria beffa!

Con il vecchio punteggio di credito lo studente, con il massimo del punteggio nelle prove, avrebbe avuto 96 punti su 100 e con 4 punti aggiuntivi avrebbe comodamente raggiunto il 100.

Conversione penalizzante, voluta o per errore?

Se i tecnici del Ministero avessero voluto evitare una situazione penalizzante, avrebbero potuto inserire 16 punti di credito convertito a chi aveva avuto 10 punti in terza e il problema non si sarebbe posto. Tuttavia ormai le tabelle sono state inserite in OM e la questione non è più risolvibile, resta solo da domandarsi: “Si tratta di una penalizzazione voluta o di un semplice errore?”.

Riapertura a settembre: proteste in tutta Italia perchè sia garantita

da La Tecnica della Scuola

Nonostante i limiti imposti dalle norme “anti-assembramento” le manifestazioni promosse dal Comitato “Priorità alla Scuola” hanno riscosso un buon successo.

In quasi venti città italiane molti genitori (e anche un certo numero di insegnanti) sono scesi in piazza per chiedere che a settembre l’attività didattica riprenda normalmente e senza surrogati (lezioni a distanza o video conferenze).
Una protesta di cui la politica dovrà tenere conto anche se è del tutto evidente che riprendere alle stesse condizioni di qualche mese fa è del tutto impensabile: raddoppiare organici, locali e attrezzature e modificare le modalità di pulizia degli spazi scolastici nell’arco di poco tempo sarà difficile per non dire impossibile.
Senza considerare che anche fra il personale della scuola non mancano perplessità o addirittura posizioni contrarie alla riapertura delle attività didattiche.

Il punto di vista di Alessandra Cenerini

A sostegno della protesta delle famiglie arriva intanto Alessandra Cenerini, presidente della Associazione docenti italiani che dichiara: “La nostra associazione sostiene i genitori che richiedono una riapertura quotidiana  della scuola a settembre  per almeno due ragioni: 1) la scuola è fatta di relazioni, di socialità, di emozioni, di convivenza con i pari e con gli adulti al di fuori dell’ambiente domestico, 2) non si possono perpetuare i danni già enormi provocati ai tanti alunni e studenti che non hanno potuto seguire le lezioni a distanza o che nella primaria non hanno avuto il sostegno dei genitori”.
“Peraltro – aggiunge Cenerini – abbiamo da tempo indicato, anche al comitato di esperti, le modalità per ricominciare con una frequenza quotidiana, pur con orario ridotto”

Parla Raffaele Iosa

“La scuola – sostiene Raffaele Iosa, già dirigente tecnico, impegnato in questi mesi in una serie di iniziative che mettano al centro i diritti dei bambini – è stata la prima a chiudere e i bambini i primi ad essere confinati. Adesso appena appena nei giardini ma sorvegliati.  Solo un po’ di centri estivi, ma anche questi così così. Basta dire questo per comprendere e condividere le ragioni dei genitori che oggi in modo ‘sicuro’ hanno manifestato in tutta Italia”.
Prosegue Iosa: “Dovevamo avere il coraggio degli altri paesi europei, che hanno riaperto nelle zone a basso R0 e Rt. Il buio attuale su cosa sarà settembre a scuola, e il rischio di una riapertura con metodi simili allo zoo spiegano una più che giustificata critica”.
“Sento aria di catastrofismo e poca capacità di accomodamento ragionevole tra epidemiologia e pedagogia – conclude Iosa – alla pandemia virale non può succedere una pandemia pedagogica e psicologica. Si deve lavorare con intelligente realismo perché il ritorno a scuola sia certo, vero e sereno. Un bravo quindi ai genitori. Siamo in debito coi bambini. Bisogna fare presto e bene”.

Concorsi precari: stallo a Palazzo Chigi, Conte farà proposta di mediazione

da Tuttoscuola

Quasi quattro ore di confronto a Palazzo Chigi non sono bastate per trovare un’intesa all’interno della maggioranza sul reclutamento dei precari della secondaria. Fonti giornalistiche parlano di toni molto accesi e di radicalizzazione delle posizioni con uno stallo che sembra essere senza via di uscita. Toccherà al premier Conte trovare una mediazione in questo fine settimana prima che in Senato inizino da lunedì le votazioni degli emendamenti per la conversione in prima lettura del decreto legge 22 sulla scuola (la Camera dovrà approvare in via definitiva entro il 7 giugno).

Si sono confrontati da una parte il M5S e, forse, Italia Viva e, dall’altra PD e Leu con due procedure di reclutamento divergenti: il concorso straordinario sostenuto dai primi (che fanno quadrato intorno al ministro Azzolina) e il concorso per soli titoli proposto dai secondi che hanno l’appoggio esterno di alcuni sindacati della scuola che minacciano lo sciopero.

Si tratta di due percorsi divergenti che, tuttavia, hanno in comune l’obiettivo di reclutare per il prossimo 1° settembre migliaia di precari storici con almeno tre anni di anzianità di servizio.

Non si tratta di 32 mila precari da stabilizzare a settembre, come sostiene qualche esponente grillino per evidenziare la portata dell’azione del ministro.

Infatti i 32 mila precari saranno assunti in ruolo nell’arco dei prossimi quattro anni, come previsto dal bando del concorso straordinario e ribadito dal recente DL 33 “Rilancio”.

A settembre, con l’una o l’altra procedura, potranno essere assunti soltanto circa 10 mila precari.

Soddisfatto dei contrasti il sen. Pittoni, presidente della Commissione istruzione a Palazzo Madama, e responsabile scuola della Lega, che spera venga accolta la sua proposta di utilizzare direttamente le graduatorie d’istituto esistenti, senza dover impiegare un tempo infinito per valutare i titoli di circa 70 mila potenziali candidati che vorranno concorrere al reclutamento.

Nelle ultime ore lo stesso Pittoni ha difeso indirettamente la posizione del PD, ricordando al M5S che il reclutamento per soli titoli non viola la Costituzione, considerato il fatto che da anni si può entrare nei ruoli della scuola attraverso le GAE senza avere sostenuto o superato un concorso per esami.