A rischio chiusura centinaia di asili nido e scuole per l’infanzia

UGL Scuola: a rischio chiusura centinaia di asili nido e scuole per l’infanzia


 “Ancora una volta – afferma il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupisiamo costretti a denunciare una situazione di drammatica confusione nell’ambito della scuola. A poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico mancano le linee guida per la riapertura degli asili e delle scuole per l’infanzia private”. 

Una situazione sconcertante – secondo l’UGL Scuola – che non consente ad oggi di poter definire il numero dei piccoli da destinare ad ogni educatore e quindi di non poter disegnare il numero di classi, nonostante reiterate richieste  ad uopo inviate al Ministero dalla nostra Organizzazione Sindacale .

“Questo  – continua Cuzzupi – mette a rischio la possibilità per migliaia di famiglie di usufruire di strutture specializzate per l’accudimento dei loro bimbi. Infatti, sebbene molte strutture sono disponibili ad assumere ulteriore personale con l’inevitabile aumento delle rette, appare irrisolvibile il nodo degli spazi e del conseguente distanziamento sociale dei bimbi”.

La soluzione sino ad ora ipotizzata dei cosiddetti “piccoli gruppi”, così come fatto per i Centri Estivi, diventa in realtà improponibile considerato gli spazi limitati ove operare e le esigue risorse a disposizione delle scuole private, portate allo stremo delle forze per l’emergenza Covid e per il mancato ricevimento degli ammortizzatori sociali.  

Questeafferma amara il Segretario Nazionale UGL Scuola –  sono le premesse per complicare la vita a migliaia di famiglie italiane e portare alla chiusura definitiva di almeno il 20% delle attuali strutture per l’infanzia con una conseguente perdita di posti di lavoro. Per tale motivo riteniamo necessario che il Governo si attivi urgentemente per predisporre valide, concrete e realistiche misure di sostegno per andare incontro a bambini, lavoratori e famiglie”. 

Federazione Nazionale UGL Scuola   

Il Segretario Nazionale

Orrnella Cuzzupi

“Ora il pericolo più grande è la fuga degli studenti Cancellerò le classi pollaio”

da La Stampa

«Il centrosinistra è il nostro naturale interlocutore. Sui territori è più complicato, ma a livello nazionale la direzione deve essere quella di un dialogo serrato tra il Movimento e il Pd». La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, M5S, non ha mai mostrato rimpianti per aver archiviato l’esperienza di governo con la Lega. Men che mai lo fa ora, subissata quotidianamente dalle critiche di Matteo Salvini: «Ma la verità è che fugge dal confronto con me in tv sulla scuola» punge. Gli attacchi del Carroccio aumentano di intensità, a meno di due mesi dal nuovo anno scolastico, tra le critiche per i banchi singoli con le ruote e le ore da 45 minuti, «ma sono polemiche stucchevoli – taglia corto Azzolina –. Con una crisi economica alle porte, il pericolo maggiore invece è quello di avere ragazzi costretti a lasciare la scuola per cercare lavoro».

Siamo già in testa alle classifiche europee sul tema dell’abbandono scolastico. Dopo il lockdown e in previsione di una crisi economica, come vuole intervenire?

«Iniziamo valorizzando gli istituti tecnici e professionali, che in alcuni territori danno lavoro a oltre il 90 per cento degli studenti già dal primo anno dopo la scuola. Durante il lockdown abbiamo deciso che chi è rimasto indietro a causa dell’emergenza non perde l’anno, ma ricomincia insieme agli altri a settembre. E comprando computer e tablet per la didattica digitale abbiamo usato un principio che favoriva le famiglie più disagiate. Stesso criterio dei libri di testo gratis a settembre, destinati a centinaia di migliaia di studenti. Nella programmazione di spesa dei fondi europei del Next generation Ue, poi, il mio primo obiettivo sarà quello di combattere la dispersione scolastica».

In che modo intende indirizzare i fondi europei?

«Voglio archiviare definitivamente le classi pollaio, che impoveriscono la didattica, e intervenire sugli edifici. Lavoriamo per scuole aperte oltre l’orario delle lezioni. Abbiamo messo 6 miliardi sulla scuola da inizio anno – 2,9 miliardi solo per settembre – ma siamo a un punto di svolta: gli investimenti europei per

la scuola italiana sono un’opportunità irripetibile».

Ci sarà particolare attenzione per il Sud? Il divario tra l’istruzione del Nord e quella del Mezzogiorno, secondo i dati Istat, sta aumentando ancora…

«Non riguarda solo la scuola, purtroppo. Ci sono però tanti istituti d’eccellenza al Sud e tante regioni che stanno lavorando bene in vista della riapertura di settembre. Il divario esiste, ma non può essere combattuto solo dalla scuola, deve essere un tema del sistema Paese».

Per la riapertura del 14 settembre lei ha promesso che sarà tutto pronto, ma i sindacati lamentano ancora troppa confusione. Non si capisce, ad esempio, cosa succederà se uno studente risulterà contagiato…

«In quel caso, il modello potrebbe essere simile a quello utilizzato di recente per gli esami di Stato. Tutti i compagni dovrebbero fare i tamponi e l’intera classe, temporaneamente, non si presenterebbe a scuola. Ma sono misure che stiamo ancora scrivendo con i sindacati e con il Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute. Faranno parte di un protocollo di sicurezza che contiamo di chiudere al più presto».

Non ha l’impressione che con i sindacati si sia rotto qualcosa?

«Abbiamo avuto momenti di criticità, come sul concorso straordinario, e i riverberi ci sono ancora adesso. Ma io devo tutelare l’intero mondo dell’istruzione, non solo una parte. Famiglie e docenti vogliono la riapertura a settembre: su questo dovremmo essere tutti d’accordo».

Lei è diventata anche un bersaglio fisso delle opposizioni. Crede che il fatto di essere una donna in politica incida sul fatto di finire spesso nel mirino?

«Non è una questione personale. E non riguarda le donne in politica, ma le donne con ruoli di potere. I commenti sessisti spesso nascondono un coefficiente di maschilismo, è evidente a tutti. Io chiedo solo che si parli del lavoro e non del costume da bagno o del rossetto. È troppo? » .

Il caso della deputata americana Alexandra Ocasio Cortez e della sua denuncia contro gli insulti sessisti ricevuti da un collega repubblicano sta facendo il giro del mondo. Cosa ha provato quando l’ha ascoltata?

«Grande empatia. Mi ritrovo moltissimo in quel che ha detto e credo lo abbia espresso nel miglior modo possibile. Il suo è il pensiero di moltissime donne. L’istruzione ha un ruolo importante per combattere certi fenomeni, ma non si può delegare tutto alla scuola, è un problema culturale che riguarda tutti. In Parlamento ho assistito a insulti sessisti rivolti a colleghe che arrivavano da ogni forza politica».

I suoi colleghi M5S l’hanno difesa, ma dal Pd non si è mai sollevata una voce. Eppure lei è considerata una dei Cinque stelle più vicini all’area Dem. Si aspettava una solidarietà maggiore dagli alleati di governo?

«Ci sono sempre grandi discussioni sulla scuola in questo Paese, niente di nuovo. Ma non mi sento isolata. Con molti colleghi della maggioranza come i ministri Manfredi e Speranza, o la ministra Bonetti, ad esempio, lavoro benissimo. Abbiamo affrontato tante difficoltà insieme e so che c’è pieno sostegno da parte loro».

In vista delle prossime regionali, però, questa sintonia stenta a decollare. Ritiene si debba provare a correre insieme, come ha chiesto il premier Giuseppe Conte?

«Ho sempre pensato che le collaborazioni politiche, soprattutto per le elezioni locali, si debbano costruire a partire dalle persone e dai territori. A livello nazionale la direzione deve essere assolutamente quella di un dialogo serrato e in passato ho spinto perché si formasse questo governo. Per me che vengo dalla scuola è più facile essere vicina ai valori di inclusione del centrosinistra, ma se ci sono rapporti deteriorati sui territori è difficile correre insieme. I problemi riemergerebbero al momento di prendere le decisioni».

Il progetto di Conte – e di Beppe Grillo – va però in quella direzione. Crede che il premier possa essere un buon capo politico per il M5s?

«Ha enormi responsabilità da gestire e penso sia totalmente concentrato sul fare il presidente del Consiglio. Ci sono poi tante affinità valoriali con il Movimento, altrimenti Di Maio non lo avrebbe scelto. Lo vedo come una persona che può dare ancora tantissimo al Paese, compreso il Movimento». —


Inizio anno scolastico, i posti dell’organico aggiuntivo non andranno alle assegnazioni provvisorie

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

Il termine per la presentazione delle domande di assegnazione provvisoria è stato superato e i docenti interessati hanno avuto tempo per inviare la loro istanza fino al 24 luglio.

Inizia ora l’attesa dei risultati che si auspica siano pubblicati entro il 31 agosto per consentire ai docenti soddisfatti nella richiesta di prendere servizio il 1° settembre nella scuola ottenuta con l’assegnazione provvisoria.

La legge 41/2020 ha infatti prorogato al 20 settembre il termine ultimo per ultimare le operazioni di avvio anno scolastico, provocando grande preoccupazione tra gli interessati.

Posti disponibili per le assegnazioni provvisorie

Inizia l’ansia dei docenti causata anche dall’incognita delle disponibilità di posti o cattedre.

Molto spesso, infatti, le domande vengono fatte “alla cieca”, non essendo state pubblicate da tutti gli Uffici Scolastici Provinciali le disponibilità di cattedre o posti per la mobilità annuale ( utilizzazioni e assegnazioni provvisorie).

Le assegnazioni provvisorie vengono disposte su posti o cattedre disponibili per l’intero anno scolastico.

Queste cattedre o posti possono essere vacanti nell’organico dell’autonomia in quanto non occupate da docenti titolari, oppure, nella maggior parte dei casi, disponibili in organico di fatto, ma non vacanti in quanto occupate da docenti titolari.

Nel caso di disponibilità in organico di fatto, queste cattedre o posti vengono liberati per un anno scolastico in seguito ad aspettativa, mandato politico, part-time o tutte le altre motivazioni che consentono al docente titolare di “liberare” la sua cattedra per un anno scolastico.

Oltre alle disponibilità indicate possono liberarsi cattedre o posti anche nella fase di elaborazione dei movimenti annuali, con l’utilizzazione o l’assegnazione provvisoria del docente titolare in altra sede.

Nessuna disponibilità per l’assegnazione provvisoria dall’ organico aggiuntivo

La speranza dei docenti è che le disponibilità di cattedre o posti siano tali da consentire il soddisfacimento della loro domanda di assegnazione provvisoria, ottenendo il movimento richiesto.

In vista della possibilità che per il prossimo anno scolastico in molte scuole aumenti il numero di cattedre o posti in virtù dell’organico aggiuntivo previsto dal Decreto Rilancio, molti docenti si chiedono e pongono il quesito alla nostra redazione, se questo potrà garantire una maggiore disponibilità per le assegnazioni provvisorie.

Purtroppo dobbiamo annullare questa speranza in quanto non è previsto che l’incremento temporaneo nell’organico 2020/21 (organico aggiuntivo) possa condizionare le disponibilità per la mobilità annuale.

Questi posti aggiuntivi saranno destinati tutti alle supplenze, quindi agli incarichi a tempo determinato.

Riferimenti normativi

Il riferimento normativo è il Decreto Rilancio convertito in via definitiva al Senato nella Legge n. 77 del 17 luglio 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.180 del 18 luglio 2020 – Suppl. Ordinario n. 25.
La Legge n. 77/2020 comporta diverse modifiche rispetto al D.L. n.34 del 19 maggio 2020, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Nel succitato Decreto sono previste diverse disposizioni per il rientro in sicurezza a scuola per il prossimo anno scolastico 2020/21 a decorrere dal 1° settembre.

Tra queste, nell’art.231-bis, avente come oggetto “Misure per la ripresa dell’attività’ didattica in presenza”, si fa un importante riferimento all’organico e alla necessità, da parte delle istituzioni scolastiche, di più personale e in particolare di un maggior numero di docenti per consentire l’attività didattica in presenza, organizzata in maniera tale da garantire il rispetto delle disposizioni di sicurezza necessarie a causa dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, così come stabilite nel documento del Comitato tecnico-scientifico.

L’articolo succitato, nel comma 1, stabilisce quanto segue:

“1. Al fine di consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, con ordinanza del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti,misure volte ad autorizzare i dirigenti degli uffici scolastici regionali, nei limiti delle risorse di cui al comma 2, a:

a) derogare, nei soli casi necessari al rispetto delle misure di cui all’alinea ove non sia possibile procedere diversamente, al numero minimo e massimo di alunni per classe previsto, per ciascun ordine e grado di istruzione, dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81;

b) attivare ulteriori incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell’attività’ in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo;
c) prevedere, per l’anno scolastico 2020/2021, la conclusione degli scrutini entro il termine delle lezioni.

In relazione all’organico aggiuntivo sarà, quindi, possibile assumere docenti a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o della presa di servizio, fino al termine delle lezioni per le attività di didattica in presenza.
Nel caso in cui l’emergenza epidemiologica determini di nuovo il lockdown, con conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza e necessità di attivare la didattica a distanza, il contratto dei docenti a tempo determinato così nominati potrà essere interrotto senza alcun diritto di indennizzo.

I posti dell’organico aggiuntivo, quindi, sono destinati esclusivamente a supplenza e non possono essere utilizzati per la mobilità annuale, sia utilizzazioni che assegnazioni provvisorie.

Queste cattedre e posti non determinano, quindi, un incremento nelle disponibilità per le assegnazioni provvisorie, in quanto questi movimenti possono essere disposti soltanto su cattedre e posti che risultano disponibili per l’intero anno scolastico a decorrere da 1° settembre 2020 e fino al 31 agosto 2021.

In base al Decreto Rilancio, invece, la disponibilità di queste cattedre e posti dell’organico aggiuntivo decorre dalla data di inizio delle lezioni (prevista dal MI per il 14 settembre, con la possibilità di modifiche da parte delle Regioni) o dalla presa di servizio, se la nomina viene fatta successivamente.

Conclusioni

Con l’organico aggiuntivo, quindi, nessun incremento di posti per le assegnazioni provvisorie, ma una maggiore opportunità di supplenze per i docenti precari, con incremento del numero degli incarichi a tempo determinato.

I numeri non sono indicati nel Decreto Rilancio, ma, come segnalato da OrizzonteScuola, la Ministra Azzolina ha indicato in 50.000 le potenzialità di assunzione temporanea. “Avremo bisogno di più docenti e personale non docenti. Possiamo assumere fino a 50 mila tra docenti e ATA a tempo determinato.”


La pandemia COVID-19 ha causato un trauma emotivo diffuso, cosa possono fare le scuole?

da Orizzontescuola

di Antonio Fundaro

Mentre ogni crisi è diversa, esiste una realtà comune che modella la ripresa: le crisi rivelano sempre sia i punti di forza che le vulnerabilità negli individui e nei sistemi. La rapidità con cui rispondiamo per rafforzare questi punti di forza e mitigare tali vulnerabilità è fondamentale. Mentre i dirigenti scolastici e i direttori generali delle USR e del Ministero dell’Istruzione coordinano tale risposta tra le mille preoccupazioni scientifiche, fisiche e finanziarie, non possono ignorare i bisogni emotivi degli studenti e degli adulti (i docenti, il personale ATA) nelle loro comunità scolastiche.

La scuola e il mondo virtuale

Abbiamo già visto abbondantemente, questa primavera appena trascorsa, come questi fattori si sono manifestati mentre il ministero e le scuole continuavano a riconfigurare il lavoro multidimensionale cercando (ci sono riusciti?) di orientarlo alle relazioni della scuola in un mondo virtuale. L’urgenza si è scontrata, purtroppo, con la praticità. La risoluzione dei problemi creativi si è scontrata con le preoccupazioni legali (rientro sì, rientro no) ed etiche. E in alcuni casi, la necessità è diventata la straordinaria capacità del rimodellamento (a costo di chi? Con quali competenze?), del riposizionamento delle risorse (per far che cosa, poi?) e dell’esperienza professionale sempre insufficiente in un momento d’emergenza imprevedibile (ovunque, naturalmente) e con un sistema formativo che nonostante la legge 107 avesse (per fortuna, diremo) risuscitato, è tornato in letargo (tra è obbligatorio e non lo è affatto).

Il ruolo degli psicologi e dei pedagogisti per una eventuale ripartenza

Gli psicologi e i pedagogisti scolastici (perché non introdurli, definitivamente, mettendo a sistema una necessità inderogabile?) stanno servendo negli altri Stati (noi non ne abbiamo a sistema) perché sono stati sempre in prima linea in queste realtà, lavorando con i loro colleghi educatori per capire come supportare l’apprendimento e soddisfare le esigenze di salute mentale degli studenti anche in un contesto virtuale.

Gli psicologi e i pedagogisti negli altri sistemi scolastici

Poiché le scuole per la prima volta nella storia di quasi tutti i paesi democratici chiudevano, come chiudevano, di fatto, i Paesi, le preoccupazioni immediate degli psicologi o dei pedagogisti scolastici sono state, inizialmente, di tipo procedurale. Come aggiornare, ad esempio, i programmi di ammissibilità e di istruzione personalizzati per gli studenti con disabilità? Come completare le valutazioni e rispettare le scadenze obbligatorie? Tuttavia, queste preoccupazioni sono state presto eclissate dall’enormità delle sfide che le famiglie hanno dovuto affrontare e dalle enormi disuguaglianze che hanno inciso sulla capacità delle famiglie e delle scuole per sostenere i bambini e i ragazzi.

Non vi è dubbio che ci sono stati sostanziali aumenti dei problemi legati alla salute mentale e alla sfera del comportamento per studenti e adulti.

La domanda, oggi, è se ve ne saranno quando le scuole riapriranno i loro edifici fisici. E se fossimo costretti ad una didattica mista o, peggio, nuovamente a distanza?

Molti psicologi scolastici, anche in Italia, per la verità, hanno rivolto la loro attenzione a capire quali servizi possono fornire eticamente ed efficacemente le scuole. E lo hanno fatto usando la tecnologia. Stanno fornendo, già da tempo, consulenza virtuale, hanno aiutato e lo stanno ancora facendo, gli insegnanti ad adattare le strategie di gestione del comportamento a una classe virtuale e stanno creando (le hanno già creato, in alcuni casi) lezioni di apprendimento socio-emotivo per il contesto familiare.

Raggiungere le famiglie e gli studenti

Raggiungere gli studenti e le famiglie a grave rischio per comportamenti dannosi è una delle preoccupazioni più urgenti per gli psicologi scolastici in questo momento. Come proteggiamo gli studenti che subiscono violenza e abusi domestici, dato il crescente stress per le famiglie? Come supportiamo gli studenti con problemi psicologici (già dichiarata) o emergenti? Gli psicologi scolastici (per le scuole se ne potrebbero occupare le OPT) stanno sperimentando (in alcuni casi, sono operativi a tutti gli effetti) come condurre efficaci valutazioni relative alle minacce per il rischio da suicidio quando gli studenti minacciano danni a se stessi (o anche agli altri) e come accedere ai supporti e alle cure per questi giovani.

Il trend è in aumento, anche in Italia, e alcune scuole incontreranno maggiori difficoltà

Non vi è dubbio che ci saranno aumenti sostanziali dei problemi di salute mentale e comportamentale per gli studenti e gli adulti quando le scuole riapriranno i loro edifici. Tutti sono stati colpiti da questa pandemia e restiamo tutti a rischio a causa del virus e delle conseguenti tensioni economiche. Ma mentre ogni scuola è stata toccata da questa pandemia, gli effetti non saranno equamente distribuiti. Le scuole già stressate da risorse limitate, alti tassi di povertà o altre recenti crisi probabilmente incontreranno le maggiori difficoltà.

Quindi, cosa dovrebbero fare le scuole per prepararsi a questo evento, visto che mancano poco più di un mese e mezzo? Sebbene la situazione attuale non abbia precedenti nella nostra vita, ci sono protocolli consolidati di risposta alle crisi per guidare la strada. Ad esempio, la National Association of School Psychologists ha pubblicato un “Vademecum” che delinea cosa le scuole dovrebbero adottare per prevenire attraverso il recupero.

Ogni scuola sta predisponendo il suo piano operativo per le emergenze, sta adottando protocolli, facendo conti e misurando aule e probabilmente sta scoprendo i suoi limiti. I dirigenti scolastici devono affrontare gli aspetti scolastici, i problemi fisici legati alle strutture, fiscali, psicologici ed emotivi legati alla imminente riapertura dei loro edifici.

Cosa faranno i dirigenti scolastici? Cosa potrebbero fare?

Ecco solo alcune delle molte domande alle quali i dirigenti scolastici potrebbero rispondere:

  1. Quali orari e quali disposizioni spaziali dovrebbero essere attuati per soddisfare le crescenti esigenze di servizi igienico-sanitari e di allontanamento sociale?
  2. Come saranno gestite le istruzioni mancate, in particolare per gli studenti con disabilità che potrebbero richiedere un’istruzione compensativa?
  3. Come saranno finanziati i supporti necessari alla luce della riduzione dei budget dei comuni a cui spetta, per esempio, fornire l’assistente alla comunicazione e quello igienico-sanitario?

Le misure adottabili

Gli psicologi scolastici sanno che gli sforzi non possono procedere senza affrontare il trauma psicologico ed emotivo degli studenti e dei docenti (inutile nascondercelo, la ripartenza sarà dura, in questa dimensione). L’apprendimento non avverrà se non vengono affrontati i bisogni emotivi di studenti e adulti. In effetti, fingere che tutto sia “normale” probabilmente aggraverà i traumi sottostanti e ritarderà ulteriormente la vera ripresa.

Cosa dovrebbero adottare i dirigenti generali delle USR?

Il dirigente generale di ciascuna USR dovrebbero adottare le seguenti misure:

  1. Sviluppa un piano di risanamento a lungo termine. Non fare affidamento su singoli psicologi scolastici (o OPT) per creare e attuare piani di supporto. La leadership è necessaria per garantire che un sistema multilivello di supporto che affronti sia le competenze scolastiche sia la salute emotiva e comportamentale sia disponibile per tutti gli studenti e gli adulti di ogni istituzione scolastica del territorio di loro pertinenza (la regione, dunque).
  2. Valuta, non assume scelte. Tutte le scuole dovranno affrontare sfide, ma non saranno le stesse sfide. Le valutazioni strutturate dei bisogni che identificano le difficoltà specifiche che gli studenti e il personale guideranno l’intervento. Preparare supporti e metodi universali completi per identificare coloro che richiedono interventi più intensivi, è necessario e urgente. Il processo di valutazione dovrebbe essere già in corso (non parlarne solamente), riconoscendo che alcuni studenti (e adulti) potrebbero ritenersi pronti al ritorno a scuola solo per non dimostrare battute d’arresto a pochi mesi dal recupero.
  3. Sviluppa una mappa delle risorse. Identificare fornitori qualificati di servizi di salute mentale e comportamentale in ogni scuola (facendo riferimento, naturalmente, alla ASL competente per territorio) e assicurarsi che il loro lavoro sia strutturato in modo tale da avere il tempo di dedicarsi a tali servizi. Psicologi scolastici, consulenti scolastici e assistenti sociali scolastici dovrebbero essere in prima linea in questo lavoro. Identificare le lacune nei servizi necessari e cercare i supporti della comunità per colmare tali lacune, è indispensabile.
  4. Fornire sviluppo professionale e assistenza emotiva agli adulti. Gli insegnanti dovranno affrontare enormi responsabilità nel riconoscere i segni di ansia, depressione e trauma nei loro studenti. Gestiranno anche le sfide in corso nelle proprie famiglie. Gli USP dovrebbero fornire una formazione professionale (anche d’ambito, se necessaria) che prepari a supportare gli studenti bisognosi.

In qualunque modo, il rientro a scuola e il recupero dalla crisi saranno lunghi. Prepararsi ora è fondamentale. È necessario che ciascun dirigente scolastico e ciascun direttore generale abbracci una mentalità sperimentale che incoraggi a provare nuove attività e a valutare i risultati.

Azzolina, con i fondi europei stop a classi pollaio e scuole aperte di pomeriggio

da Orizzontescuola

di redazione

Sì dall’Europa ad un pacchetto da 1800 miliardi di euro per affrontare le problematiche legate al Covid. Di questi, 750miliardi hanno scopo di stimolare la ripresa economica degli stati membri. Soldi che sono divisi in due parti: crediti e sovvenzioni. I primi contano 390 miliardi e non dovranno essere ripagati dai Paesi destinatari, mentre 360 miliardi di euro verranno distribuiti sotto forma di crediti.

Quanto spetta all’Italia?

208,8 così ripartiti:

  • 81,4 mld in sussidi a fondo perduto,
  • 127,4 mld saranno i prestiti.

Soldi anche alla scuola

Una quota di questi fondi andrà anche al sistema scuola italiano, “una opportunità irripetibile” dice il Ministro durante una intervista al quotidiano “La Stampa”. Non sono ancora state date le cifre che spetteranno al settore, ma il Ministro ha già le idee chiare su come saranno spesi.

Classi pollaio e scuole aperte anche di pomeriggio

“Voglio archiviare definitivamente le classi pollaio, – dice – che impoveriscono la didattica, e intervenire sugli edifici. Lavoriamo per scuole aperte oltre l’orario delle lezioni. Abbiamo messo 6 miliardi sulla scuola da inizio anno – 2,9 miliardi solo per settembre – ma siamo a un punto di svolta: gli investimenti europei per la scuola italiana sono un’opportunità irripetibile”.

Refendum ed elezioni, si voterà il 20 e 21 settembre e le scuole saranno seggio

da La Tecnica della Scuola

Domenica 20 settembre e lunedì 21 settembre 2020 si svolgerà il referendum popolare confermativo relativo all’approvazione della legge costituzionale recante “modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.240 del 12 ottobre 2019.

Il DPR del 17 luglio, che fissa la data, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.180 del 18 luglio 2020.

Con Decreto del Ministro dell’Intemo del 15 luglio 2020 è stata fissata, per gli stessi giomi di domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020, la data di svolgimento del tumo ordinario annuale di elezioni amministrative nelle regioni a statuto ordinario, con eventuale turno di ballottaggio per l’elezione dei Sindaci domenica 4 e lunedì 5 ottobre 2020.

Per tutte le consultazioni, le operazioni di voto si svolgeranno la domenica, dalle ore 7 alle ore 23, e il lunedì, dalle ore 7 alle ore 15.

Le operazioni di scrutinio relative al referendum confermativo avranno inizio subito dopo la chiusura della votazione e l’accertamento del numero dei votanti.

Lo scrutinio relativo alle elezioni amministrative è rinviato alle ore 9 di martedì 22 settembre 2020.

No all’utilizzo delle scuole come seggio elettorale

La questione continua a fare discutere. Come abbiamo già riportato, dopo  il no del Viminale ad utilizzare altre sedi come seggi elettorali e non le scuole, alcuni parlamentari della maggioranza hanno scritto alla Ministra Luciana Lamorgese per chiedere che le procedure elettorali vengano svolte non nelle scuole ma in altri locali disponibili sul territorio. “Una decisione di questo tipo – ha dichiarato l’onorevole Alessandro Fusacchia – avrebbe un impatto reale sugli studenti e servirebbe anche a dimostrare nei fatti come la scuola sia davvero la nostra priorità e come l’interesse di milioni di bambini e ragazzi venga prima di tutto il resto“.

L’obiettivo è dunque evitare che le scuole, la cui riapertura è ormai ufficializzata al 14 settembre, dopo pochi giorni non debbano nuovamente chiudere, perdendo almeno 3 giorni di lezione: sabato 19 settembre (laddove si svolgano lezioni in quel giorno), lunedì 21 e martedì 22.

Al momento solo la Regione Campania ha deliberato, per questa ragione, di posticipare il rientro a scuola al 24 settembre (calendari scolastici regionali).

Ripresa a settembre: “centralisti” vs “autonomisti”

da La Tecnica della Scuola

Sulle modalità di riapertura delle scuole a settembre si stanno scontrando due diverse “filosofie”, almeno secondo quanto si legge nei social.

Per il momento, la linea vincente sembra essere quella “centralista”: le scuole devono essere aperte (o rimanere chiuse, a seconda dei casi) in modo uniforme e con regole del tutto identiche da Belluno fino a Trapani.
Ma si sta facendo strada anche una posizione di apertura alle autonomie locali: molti, infatti, sostengono che solo chi sta a Belluno ed opera in quel contesto conosce le caratteristiche del territorio, le strutture, la popolazione scolastica e le modalità di funzionamento dei servizi collaterali (trasporti innanzitutto).

I “centralisti”, però, obiettano che lasciando troppa autonomia ai territori si rischia di far venir meno il carattere unitario del sistema scolastico nazionale e temono che una soluzione del genere potrebbe rappresentare il primo passo verso l’autonomia differenziata che molti considerano la morte sicura della scuola così come l’abbiamo conosciuta fino ad ora.

I problemi che si dovranno affrontare con la riapertura saranno però davvero tanti e molto spesso legati proprio alle caratteristiche del territorio.
Per esempio nelle grandi città gli orari scolastici (soprattutto nelle secondarie di secondo grado) saranno inevitabilmente molto legati anche al funzionamento dei trasporti pubblici.
Per le scuole dell’infanzia si dovrà fare necessariamente i conti con situazioni locali del tutto particolari: ci sono nel Paese migliaia di scuole monosezioni che accolgono cioè una sola sezione (si tratta prevalentemente di scuole collocate nelle frazioni o nei piccoli centri) e che quindi non possono essere considerate alla stregua di scuole di città di 5 o anche 10 sezioni.

Ovviamente i “centralisti” hanno le loro buone ragioni e sostengono che si dovrà tenere conto anche delle situazioni locali da trattare però come “eccezioni” rispetto a regole che dovranno valere per tutti.

Rientro a scuola, un alunno prende il Covid? Azzolina: stop lezioni, la classe farà il tampone. Pure i prof

da La Tecnica della Scuola

Cosa accadrà in una classe a settembre qualora un alunno dovesse risultare contagiato di Coronavirus? È semplice: si adotterà il modello introdotto a giugno con gli Esami di Stato della secondaria, con la classe in quarantena e sotto controllo individuale. A ricordarlo è stata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Il modello degli Esami di Stato

In un’intervista a La Stampa, la titolare del ministero dell’Istruzione ha detto che alla riapertura delle scuole nel caso uno studente risultasse contagiato ” il modello potrebbe essere simile a quello utilizzato di recente per gli Esami di Stato”.

“Tutti i compagni – ha spiegato Lucia Azzolina – dovrebbero fare i tamponi e l’intera classe, temporaneamente, non si presenterebbe a scuola. Ma sono misure che stiamo ancora scrivendo”.

In caso di positività scatta la quarantena

Il modello base, dunque, rimane quello degli esami di maturità. Lo studente, ma vale anche per i docenti e il personale della scuola con cui è venuto a contatto, dovrà effettuare il tampone di conferma.

In caso di positività, lo studente verrebbe messo in isolamento casalingo e posto in quarantena. Lo stesso vale per tutti coloro a cui fosse riscontrato il Coronavirus con il tampone.

Possibilità non proprio remota

Ma quante possibilità vi sono che un alunno possa ritrovarsi contagiato dal Covid-19? Premesso che l’età media di contagiati si sta progressivamente riducendo, a preoccupare sono le condizioni “fisiologiche” della scuola e gli atteggiamenti poco responsabili dei giovani.

Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in una intervista a La Repubblicaalcune settimane fa ha parlato dei punti deboli della crisi Covid-19, sostenendo: “Resta l’incognita della scuola. Con le scuole dobbiamo stare attenti. Il tema è di importanza vitale, ma i dati sono contraddittori. E un contagio lì rischia di diventare una bomba. I giovani che si sentono inattaccabili. Situazioni di convivialità senza regole”. Appunto.

Decreto Dirigenziale 27 luglio 2020, AOODPIT 893

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione

Elenco istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado in cui verrà attuato, a partire dall’a.s. 2020-2021, il percorso di “Biologia con curvatura biomedica”